Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Elezioni parlamentari in Iran (Quadro pre-elettorale) (2 marzo 2012)
Serie: Note elezioni nel mondo    Numero: 134
Data: 28/02/2012
Descrittori:
ELEZIONI POLITICHE   IRAN
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

SIWEB

Casella di testo: Elezioni parlamentari e presidenziali nel mondon. 134 – 28 febbraio 2012

 


Elezioni parlamentari in Iran – (Quadro pre-elettorale)

(2 marzo2012)

 

Il 2 marzo 2012 si svolgeranno le elezioni legislative in Iran.

 

Il 23 febbraio si è aperta in Iran la campagna ufficiale per le elezioni parlamentari, sono quasi 3500 i candidati per il prossimo parlamento iraniano che si sfideranno nelle legislative del 2 marzo: il primo appuntamento con le urne dopo il contestato voto che ha confermato il presidente Mahmoud Ahmadinejad nel secondo mandato (in scadenza nel 2013).

Dal punto di vista della forma di Stato e di governo, l’Iran è, sulla base della Costituzione approvata con referendum nel 1979, una repubblica islamica. Una posizione preminente nell’ordinamento costituzionale iraniano è occupata dal leader spirituale (wali faqih). I poteri di designazione (e di revoca) del leader spirituale sono detenuti dall’Assemblea degli esperti, corpo di 86 membri eletti popolarmente con un mandato di otto anni. Le candidature per le elezioni devono essere approvate dal Consiglio dei guardiani, composto da dodici membri, sei nominati dal Leader spirituale e sei dal potere giudiziario. Alla Guida suprema sono ricondotte insieme la tutela dei principi dell’Islam e le decisioni fondamentali della politica interna e della politica estera (come la dichiarazione di guerra), nonché nomine importanti come quella del Capo dell’ordine giudiziario, del capo della radiotelevisione iraniana dei vertici delle forze armate e delle Guardie rivoluzionarie (i pasdaran, corpo paramilitare creato con la rivoluzione islamica ed elemento essenziale della vita politica iraniana). A fianco della Guida Suprema, vi è la figura elettiva del Presidente della Repubblica, eletto a suffragio universale a doppio turno. Il Presidente ha la responsabilità del potere esecutivo e nomina i ministri che però devono ricevere la fiducia individuale del Parlamento (nell’ambito della riforma costituzionale del 1989 è stata soppressa la figura del primo ministro e, conseguentemente, la previsione della fiducia collettiva al Governo).Il potere legislativo è detenuto, nei fatti, dall’Assemblea consultiva islamica e dal Consiglio dei guardiani. Infatti, le leggi approvate dall’Assemblea consultiva islamica, composta da 290 membri, eletti per quattro anni a suffragio universale maschile e femminile (partecipato al voto tutti i cittadini con più di 17 anni) con un sistema maggioritario uninominale a turno unico, devono essere sottoposte all’approvazione del Consiglio dei guardiani. I conflitti tra Assemblea consultiva e Consiglio dei guardiani, sono sottoposti ad un organo terzo, il Consiglio per il discernimento. Anche le candidature all’Assemblea consultiva islamica devono essere approvate dal Consiglio dei guardiani.

 

 

A contendersi i 290 seggi del nuovo Majlis, Parlamento di Teheran, saranno infatti 3.444 candidati, sui quasi 5.200 presenatosi a dicembre e  sottoposti al vaglio del Consiglio dei Guardiani (cfr. supra).
A votare sono chiamati oltre 48 milioni di elettori in quasi 48 mila seggi elettorali. Il grande interrogativo è rappresentato dall'affluenza al voto, da mesi incoraggiata anche dalla stessa Guida Suprema, Ali Khamenei.
Alle ultime elezioni legislative del 2008, vinte dai conservatori (cfr. infra), aveva votato circa il 60% degli elettori contro il 51% del 2004, mentre alle elezioni presidenziali del 2009 - sfociate nella repressione del movimento 'verde' che ne contestava l'esito - si era sfiorato l'85%.
Le prossime legislative si distinguono per la scarsa partecipazione dei riformisti, i cui leader Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi sono da oltre un anno agli arresti domiciliari: gli organi di coordinamento dei movimenti riformisti hanno infatti deciso il boicottaggio delle elezioni e solo alcuni singoli esponenti hanno deciso a titolo personale la propria partecipazione (come gli appartenenti ai tre raggruppamenti “Fronte popolare dei riformisti”, la “Casa dei lavoratori” e la lista “Nardom Salari”)
Il fronte conservatore appare invece diviso tra i sostenitori della Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, e quelli di Mahmoud Ahmadinejad, con una frattura che cambia sensibilmente gli equilibri rispetto alle elezioni del 2008 (nella tabella dei risultati elettorali del 2008 sotto riprodotta con “conservatori pro-Ahmadinejad” sono infatti indicati sia gli attuali sostenitori di Ahmadinejad, sia i sostenitori di Khamenei, laddove i conservatori anti-Ahmadinejad erano riconducibili ad esponenti del regime più pragmatici come l’ex-presidente Rafsajani)

Infatti, lo scontro tra le due personalità è divenuto eclatante dalla primavera 2011: Ahmadinejad si è visto negare dal Parlamento, i cui esponenti sono in larga misura legati a Khamenei, la fiducia a molti suoi ministri, nonché l’assunzione dell’interim del potente ministero del petrolio mentre Khamenei non ha ratificato le dimissioni del ministro responsabile per i servizi segreti richieste da Ahmadinejad. Da ambienti parlamentari si sono levate richieste di dimissioni e addirittura di soppressione della carica di Presidente. Preso di mira in particolare è stato poi il consigliere capo dello staff presidenziale, mentore (e consuocero) di Ahmadinejad, Esfandiar Meshaei, accusato di tendenze blasfeme. Ahmadinejad fa infatti spesso riferimento nei suoi interventi ad un imminente ritorno del dodicesimo Imam occultato: l’accusa avanzata nei confronti di Meshaei (e, velatamente, nei confronti dello stesso Ahmadinejad) è quella di ritenersi in contatto con l’Imam nascosto, posizione blasfema perché una simile fede rende inutile l’intermediazione della Guida suprema e del clero sciita. Da ultimo, con un’iniziativa senza precedenti, un centinaio di deputati ha chiesto la convocazione di Ahmadinejad in Parlamento subito dopo le elezioni.

Così i sostenitori di Khamenei sono raccolti nel Fronte dei principalisti, mentre i sostenitori del presidente sono raccolti nel gruppo Paidari (“Resistenza”)



 

Nella tabella sottostante è riportata la composizione dell’Assemblea islamica iraniana nelle elezioni del 2008 (fonte: Congressional Research Service):

 

 

Orientamento politico

Numero seggi

Conservatori pro-Ahmadinejad

117

Conservatori anti-Ahmadinejad

53

Riformisti

46

Indipendenti

71

Seggi annullati

3

Totale

290

 

 

Fonti: Congressional Research Service; Economist Intelligence Unit – ViewsWire; Agenzie di stampa

 

Indicatori internazionali sul paese[1]:

Libertà politiche e civili: “Stato non  libero” (Freedom House); “regime autoritario” (159 su 167 Economist)

Libertà di stampa: 175  su 178

Libertà di Internet:  “filtraggio” pervasivo per le questioni politiche, sociali e gli strumenti di internet, selettivo sui conflitti e la sicurezza

Libertà religiosa: Gravi limitazioni alla libertà religiosa con violenze da parte delle istituzioni (ACS); Islam è la religione di Stato e secondo la Costituzione tutte le leggi e le normative devono essere basate su criteri islamici (USA)

Libertà economica: Stato “parzialmente libero” (171 su 178)

Corruzione percepita: 2011: 120 su 178

Variazione PIL 2011: + 2,5 per cento  2012: + 3,4 per cento (stima);

 

 

 


 

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File: es1052ele.doc



[1]    Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier Analisi dei rischi globali.