Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Repubblica Ceca
Serie: Schede Paese politico-parlamentare    Numero: 1
Data: 14/02/2012
Descrittori:
REPUBBLICA CECA     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

SIWEB

Casella di testo: SCHEDA PAESE
politico-parlamentare

n. 1 –  14 febbraio  2012

Repubblica Ceca                     

 


Il quadro istituzionale

La Repubblica Ceca, nata il 1° gennaio 1993 dalla divisione della Cecoslovacchia, è una Repubblica parlamentare.

Capo dello Stato è il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento a Camere riunite con mandato quinquennale, rinnovabile una volta. Il Presidente della Repubblica non ha diretti poteri di governo; nomina però il primo ministro e i ministri; può rinviare le leggi alle Camere e può, in specifici casi (impossibilità di formare il Governo; fiducia negata al Governo; assenza di numero legale per più di tre mesi) sciogliere la sola Camera dei Deputati. Con una riforma costituzionale approvata in via definitiva dal Senato il 9 febbraio 2012, è stata introdotta, a poteri invariati, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.

Il Parlamento delle Repubblica Ceca è composto da Camera e Senato. Il Senato (Senat) conta 81 seggi i titolari dei quali, eletti con sistema maggioritario uninominale a doppio turno e con mandato di sei anni, vengono rinnovati nella misura di un terzo (27 seggi) ogni due anni. La Camera dei Deputati (Poslanecka Snemovna) è composta da 200 seggi e la durata del mandato è quadriennale; i deputati sono eletti sulla base di un sistema proporzionale (metodo D’Hondt). Per accedere alla rappresentanza alla Camera i partiti devono raggiungere almeno il 5% dei voti espressi (10% in caso di lista tra due partiti, 20% per liste tra quattro o più partiti). Hanno diritto al voto per entrambe le Camere i cittadini della Repubblica Ceca che abbiano compiuto il 18° anno di età, per essere eletti deputati è necessario aver compiuto 21 anni; per essere eletti senatori 40. Le funzioni delle due Camere sono differenziate; solo alcuni disegni di legge (in materia costituzionale, in materia elettorale; attinenti alle funzioni delle Camere o determinate tipologie di trattati internazionali) necessitano dell’approvazione di entrambe le Camere; gli altri disegni di legge (anche quelli proposti al Senato) iniziano l’iter alla Camera e, se approvati, vengono trasmessi al Senato che può approvarli, respingerli o emendarli entro trenta giorni. In caso di mancata pronuncia entro tale termine la legge si ritiene approvata; in caso di modifiche la Camera può o approvare il testo modificato ovvero confermare il testo precedente che in tal caso è definitivamente approvato; se il Senato respinge il disegno di legge trasmesso dalla Camera, la Camera lo può riapprovare definitivamente con la maggioranza assoluta.

Il Governo è composto dal primo ministro e dai ministri nominati dal Presidente della Repubblica (i ministri su proposta del primo ministro). Entro un mese dalla nomina il nuovo governo deve ricevere la fiducia della sola Camera dei Deputati; se la fiducia è negata al governo nominato dal Presidente della Repubblica per due volte consecutive, Il Presidente della Repubblica nominerà primo ministro il candidato proposto dal Presidente della Camera, il cui governo dovrà poi ricevere la fiducia della Camera. Il Governo può essere sfiduciato; la mozione di sfiducia deve essere sottoscritta da almeno cinquanta deputati. Il Governo può inoltre chiedere alla Camera un voto di fiducia. La Camera ha approvato in prima lettura una riforma costituzionale che ha introdotto l’obbligo di indicare un candidato alla carica di primo ministro in caso di mozione di sfiducia (la c.d. “sfiducia costruttiva”).

Per quanto concerne il rispetto in concreto delle libertà politiche e civili, per Freedom House la repubblica Ceca è uno “Stato libero” in possesso dello status di “democrazia elettorale”, mentre per il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit è una “democrazia piena” (cfr. infra “Indicatori internazionali sul Paese”).

 

 

 

La situazione politica interna

Attuale presidente della Repubblica è Vaclav Klaus, rieletto il 15 febbraio 2008 per un secondo mandato che terminerà nel 2013.

Vaclav Klaus (n. 1941), principale protagonista, insieme (e spesso in contrapposizione) a Vaclav Havel (1936-2011), della scena politica ceca postcomunista e noto all’opinione pubblica internazionale per le sue posizioni liberiste ed euroscettiche (è stato l’ultimo Capo di Stato a ratificare il Trattato di Lisbona), iniziò la sua carriera governativa come ministro delle finanze nel primo governo multipartitico cecoslovacco nato dalla “Rivoluzione di velluto” del novembre 1989 e guidò la transizione all’economia di mercato. Fondatore e Leader del partito di centrodestra ODS, nato dalla dissoluzione del Forum civico di Havel che aveva guidato la “Rivoluzione di velluto”, e primo ministro ceco dal giugno 1992, negoziò con il leader slovacco Vladimir Meciar la dissoluzione della federazione; primo ministro della Repubblica Ceca indipendente fino al 1997, si dovette dimettere in quell’anno a causa della crisi economica e valutaria, seguita ad anni di rapido sviluppo dell’economia ceca, a cui si accompagnarono anche scandali finanziari che coinvolsero il governo (al governo di Klaus succedette un governo tecnico guidato da Josef Tosovsky fino alle elezioni anticipate del 1998, e quindi, nelle legislature 1998-2002 e 2002-2006, governi guidati dai socialdemocratici Milos Zeman, Vladimir Spidla, Stanislav Gross, Jiri Paroubek; solo nel 2006, come si vedrà meglio più avanti, la guida del governo è tornata al centrodestra). Klaus è stato eletto Presidente della Repubblica per la prima volta nel 2003, al termine dei due mandati di Vaclav Havel.

Primo ministro è, dal luglio 2010 Petr Necas (n. 1964, leader del partito di centrodestra ODS, già viceministro della difesa e ministro del lavoro), alla guida di una coalizione di centro-destra composta oltre che dall’ODS da due partiti di più recente formazione: TOP 09, partito fondato nel giugno del 2009 e guidato dall’ex ministro degli esteri, Karel Schwarzenberg e dal Partito degli Affari pubblici (VV), di orientamento liberal-conservatore fondato nel 2001 e guidato dallo scrittore e giornalista investigativo Radek John, che ha fatto della lotta alla corruzione politica uno dei punti qualificanti del suo programma (il governo, in carica dal 13 luglio, ha ottenuto la fiducia della Camera con 118 voti il 10 agosto).

La formazione di una maggioranza parlamentare di centro-destra ha fatto seguito alle elezioni della Camera svoltesi il 28-29 maggio 2010 (affluenza 62,6%), dalle quali in realtà è stato il partito socialdemocratico ceco (CSSD) ad emergere con il gruppo parlamentare più forte (56 seggi, anche se in diminuzione rispetto ai 74 precedenti). I due partner di governo dell’ODS, TOP09 e Partito degli Affari pubblici hanno rappresentato, insieme alla crisi dei partiti maggiori, la principale novità delle elezioni: TOP09 ha ottenuto 41 seggi, mentre il Partito degli affari pubblici ha ottenuto 24 seggi. Dai risultati elettorali si può dedurre come i due partiti abbiano raccolto voti principalmente nel bacino elettorale delle altre forze di centro-destra: si è avuta infatti una riduzione del peso dell’ODS, passato da 81 a 53 seggi e la scomparsa dalla Camera dei precedenti alleati dell’ODS, KDU-CSL (Unione democratico cristiana-partito popolare), che ha perso tutti i suoi precedenti 13 seggi, e i Verdi (SZ) che non hanno confermato nessuno dei loro 6 seggi precedenti.

Le elezioni del maggio 2010 hanno posto termine ad una legislatura, inaugurata nel 2006 e caratterizzata da una forte instabilità, che aveva visto succedere, nel maggio 2009, ad un governo di minoranza di centrodestra, sostenuto anche dall’astensione dei socialdemocratici e guidato dal precedente leader dell’ODS Mirek Topolanek, un governo tecnico sostenuto sia dall’ODS sia dai socialdemocratici e guidato dal direttore dell’Ufficio nazionale di statistica Jan Fisher.

Una situazione di instabilità politica ha peraltro continuato a manifestarsi

Al centro dell’agenda politica ceca vi sono le questioni europee: la Repubblica Ceca al momento non ha firmato il nuovo Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’Unione economica e monetaria (cfr. infra nel dossier per approfondimenti), chiedendo una pausa di riflessione di qualche settimana. Inoltre il Parlamento ceco ha approvato solo dopo alcune esitazioni la concessione di un aumento della contribuzione al FMI per far fronte ad eventuali interventi di salvataggio di Stati colpiti dalla crisi dei debiti sovrani.

Anche le riforme costituzionali sopra richiamate sono al centro delle attenzioni: probabili candidati alle prime elezioni presidenziali a suffragio universale diretto del 2013 sono il ministro degli affari esteri Karel Schwazenberg, e gli ex-primi ministri Jan Fischer e Milos Zeman.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Indicatori internazionali sul paese[1]:

Libertà politiche e civili: “Stato libero” (Freedom House); “democrazia piena”  (2011: 16  su 167 Economist)

Indice della libertà di stampa: 14  su 179

Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); situazione di rispetto in concreto  (USA)

Corruzione percepita: 57  su 183

Variazione PIL:   2010: + 2,31 per cento; 2011: + 1,9 per cento (stima)

Libertà economica: “Stato moderatamente libero” (30 su 179)

 


Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 06 6760-4939 – *st_affari_esteri@camera.it

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File: es1039paese.doc

 



[1]   Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà economica come riportata dalla fondazione Heritage la condizione della libertà di Internet come riportata da OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier  dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (documentazione e ricerche 29 luglio 2011) e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).