Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: La condizione delle comunità cristiane in Pakistan: recenti sviluppi
Serie: Note di politica internazionale    Numero: 88
Data: 07/02/2012
Descrittori:
LIBERTA' RELIGIOSA   MINORANZE RELIGIOSE
ORDINI RELIGIOSI CRISTIANI   PAKISTAN
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

SIWEB

Casella di testo: Note di politica internazionalen. 88  7  febbraio 2012

La condizione delle comunità cristiane in Pakistan: recenti sviluppi


 


Secondo il Rapporto annuale 2012di Human Rights Watchdiffuso il 22 gennaio scorso, le minoranze religiose del paese sud asiatico hanno dovuto affrontare, nel 2011, “livelli di insicurezza e persecuzione senza precedenti” [1].

L’entità della minaccia alla libertà religiosa e di espressione del pensiero - prosegue il report – è valutabile dai due assassini perpetrati nell’anno passato da gruppi islamisti militanti: quello (4 gennaio 2011) del governatore del Punjab, Salman Taseer, musulmano, che si era mobilitato personalmente a favore della grazia per Asia Bibi[2], ad opera di una guardia del corpo, e l’omicidio del ministro federale delle minoranze, Shahbaz Bhatti assassinato il 2 marzo 2011 da talibani pakistani a causa della sua campagna contro la legge antiblasfemia.

La legge antiblasfemia (sezione 296, paragrafi B e C del Codice penale pakistano) venne introdotta nel 1986 dal dittatore Zia-ul-Haq. La norma punisce con l’ergastolo chi offende il Corano prevedendo la condanna a morte per chi insulta il Profeta. Secondo la Catholic Church’s National Commission for Justice and Peace (NCJP) pakistana, delle 993 persone incriminate ai sensi di tali norme nel periodo 1986-2010, 120 (12%) sono cristiani. Sebbene non vi siano state sino ad oggi esecuzioni capitali in applicazione della legge antiblasfemia, dall’interpretazione discriminatoria di tale normativa derivano abusi e violenze connessi all’utilizzo pretestuoso edextragiudiziale delle norme, spesso invocate strumentalmente per perseguire obiettivi di vendetta nei confronti di gruppi o individui.

Sebbene laCostituzione pakistana stabilisca che la Repubblica islamica del Pakistan è ufficialmente un paese laico, la legge antiblasfemia e le Ordinanze Hudood[3], anch’esse in vigore in Pakistan, continuano ad affliggere le minoranze religiose.

La reazione del Governo a tali omicidi, sostanziatasi – si legge nel documento – in un atteggiamento più orientato a placare gli estremisti che a ritenerli responsabili, ha incoraggiato questi ultimi a porre in essere ulteriori azioni intimidatorie dando esito a un incremento dei casi di accusa per blasfemia.

A tale riguardo possono menzionarsi le manifestazioni fondamentaliste svoltesi a Islamabad ed in altre città del Paese a seguito della recente condanna (ottobre 2011) alla pena capitale di Mumtaz Qadri, l’assassino del governatore Taseer. La condanna in primo grado di Qadri – in un paese nel quale è vigente de facto una moratoria delle esecuzioni capitali - è stata, invece, accolta come un segnale positivo da larghi settori della società civile, preoccupati dai sempre più frequenti atti di violenza.

La recente vicenda dell’abbattimento della Gosha-e-Aman di Lahore, un “luogo di pace” che accoglieva cristiani e musulmani, demolito il 10 gennaio 2012 per ordine dell’esecutivo regionale del Punjab è stata definita un abuso del governo locale” contro il quale, il 17 gennaio, si è svolta una manifestazione cui hanno preso parte centinaia di persone fra cui sacerdoti, suore, pastori, attivisti, rappresentanti della società civile e membri di organizzazioni cristiane[4].

L’istituto “Gosha-e-Aman”, la cui fondazione risale al  1887, insiste su una vasta area (circa due acri di terreno) di elevato valore economico. Ubicato in Allama Iqbal Road, nel quartiere di Garhi Shahu, il centro era gestito da Caritas Pakistan e dalla Lahore Charitable Association ed ospitava cristiani e musulmani, poveri e anziani, senza distinzioni di fede o livello sociale. L’ordine di demolizione e di esproprio dei terreni è stato impartito dalle autorità locali volutamente ignorando - riferisce Asianews - una direttiva con la quale il tribunale si era riservato un margine di tempo per decidere sulla proprietà della struttura e dell’area, al centro di una vertenza legale pendente presso l’Alta corte di Lahore.

La decisione del Governo provinciale di Lahore è stata stigmatizzata come l’ennesimo atto di violenza e persecuzione ai danni delle minoranze religiose in Pakistan ed i manifestanti hanno chiesto la restituzione della proprietà e il risarcimento dei danni: di “palese violazione dei diritti delle minoranze nel Paese” ha parlato Monsignor Sebastian Shaw, vescovo ausiliario di Lahore, mentre per il vescovo anglicano Alexander John Malik azioni di questo tipo  manifestano l’uso smodato del potere e testimoniano le gravi ingiustizie verso le minoranze religiose” in Pakistan.

Interpellato da AsiaNews qualche giorno dopo, l’arcivescovo emerito di Lahore, Lawrence Saldanha, nel condannare l’abbattimento di “Gosha-e-Aman” deciso dalle autorità, ha sottolineato che siamo al cospetto di “un’istituzione antica e degna di rispetto”, posseduta “in pace dalla Chiesa per 125 anni” e usata “a fini di carità”; secondo mons. Saldanha si tratta di una “evidente violazione dei diritti delle minoranze” perpetrata alla ricerca di facili obiettivi per sanare il deficit di bilancio che affligge il governo. L’arcivescovo ha auspicato che la pressione internazionale “sortisca un effetto positivo e i mafiosi in cerca di terra non riescano a spuntarla nei loro intenti criminali”.

Nella denuncia sporta alle autorità da una donna, Zenobia Richards, una delle vittime della demolizione viene ipotizzata – riferisce sempre AsiaNews – proprio la violazione della legge sulla blasfemia, per la distruzione di copie della Bibbia e della chiesa esistente sul terreno conteso.

Il 23 gennaio 2012sul sito di Radio Vaticana[5], che riprende AsiaNews, si legge che uno dei funzionari di polizia presenti durante l’abbattimento dell’edificio era il responsabile della sicurezza a Gojra, nell’agosto 2009, “quando una folla di estremisti attaccò la minoranza cristiana locale, causando sette morti, arsi vivi, e incendiando numerose case e proprietà”.

Successivamente la protesta si è concretizzata in un’azione legale; il 3 febbraio 2012, infatti, la Chiesa pakistana ha sottoscritto una petizione presso l'Alta corte di Lahore, contro quella che definisce la "demolizione illegale" dell'istituto cattolico Gosha-e-Aman. L’istanza è stata curata dal direttore della Commissione nazionale Giustizia e pace (Ncjp), Emmanuel Yousaf Mani, che ha ribadito l’impegno a fornire un riparo adeguato alle persone rimaste senza riparo a seguito della demolizione. L’impegno a sollevare la questione in seno all'Assemblea del Punjab e a chiedere spiegazioni ai funzionari di governo “sulle circostanze che hanno portato alla demolizione illegale” è stato assunto dal parlamentare provinciale Pervaiz Rafique.

Il 12 ottobre scorso l'agenzia di stampa Zenit riportava la notizia di una bambina cristiana dodicenne, figlia di un netturbino di Shahdra, cittadina nei pressi di Lahore, rapita da due uomini musulmani il 24 dicembre 2010. Picchiata e violentata per giorni; la bambina è stata costretta a firmare alcuni documenti che attestano la sua conversione ed il matrimonio con uno dei suoi aguzzini, Muhammad Irfan. Tornata a casa, ha riferito al magistrato la sua storia, ma Muhammad Irfan ha presentato un certificato di matrimonio, grazie al quale anche l'accusa di stupro è decaduta. Secondo quanto riportato dall’agenzia vaticana Fides, a seguito della denuncia, la magistratura non  ha disposto misure restrittive nei loro confronti dei violentatori della minori, mentre la polizia ha invitato i genitori della bambina a consegnare la ragazza al "marito legale" in caso contrario, potrebbero subire un procedimento penale»;

In riferimento all’attività parlamentare, si rammenta che sui temi afferenti alla situazione delle minoranze cristiane in Pakistan presso la Camera dei deputati sono state discusse, in Assemblea, l’interrogazione a risposta immediata n. 3-00834, dell’on. Vietti, (seduta del 13 gennaio 2010) incentrata sulle violenze anche nei confronti di comunità cristiane pakistane e l’interpellanza urgente n. 2-00938 a prima firma dell'on. Renato Farina in merito ai casi di Sakineh Mohammadi Ashtiani e Asia Bibi e nei confronti del Governo del Pakistan in relazione alla legge sulla blasfemia; un'ulteriore interpellanza urgente dell' on. Renato Farina ed altri (2-01048) in tema di iniziative per la salvaguardia della vita di Asia Bibi, è stata svolta dall'Assemblea nella seduta del 14 aprile 2011.

Presso la Commissione Affari esteri si rammenta che sono state discusse l’interrogazione d’iniziativa degli onn. Polledri e Pini n. 5-03573 (seduta del 25 novembre 2010) vertente anche su soprusi e violenze ai danni delle minoranze cristiane del Pakistan, non sempre raggiunte dagli interventi umanitari e di soccorso successivi all’alluvione che all’inizio di agosto 2010 ha colpito il paese e l'interrogazione n. 5-04890 d'iniziativa dell'on. Farina sul rapimento di una studentessa pakistana di religione cristiana svolta nella seduta del 22 giugno 2011. Nella seduta del 9 novembre 2011 è stata invece discussa l’interrogazione 5-05522 di iniziativa dell’on. Renato Farina incentrata sul rapimento e le violenze ai danni della bambina cristiana di Shahdra.


 

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 06 6760-4939 – *st_affari_esteri@camera.it

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: es1026inf



[1]   Rinvenibile, in lingua inglese, all’indirizzo web http://www.hrw.org/world-report-2012/world-report-2012-pakistan

[2]    Quanto alla vicenda della cristiana pakistana Asia Bibi denunciata per blasfemia e condannata alla pena capitale dal Tribunale distrettuale di Nankana (Punjab), nel report si rammenta che la Bibi “ha continuato a languire in carcere dopo che la Corte di Lahore ha ostacolato il Presidente Asif Ali Zardari nella concessione della grazia (novembre 2010)”. Sebbene diversi esponenti del Pakistan People’s Party (PPP) di governo abbiano richiesto il rilascio della donna e la modifica del codice penale pakistano in tema di legge sulla blasfemia, Human Rights Watch sottolinea che il governo ha ceduto alle pressioni dei gruppi estremisti lasciando cadere le proposte di modifica.

[3]Si tratta di norme di diritto penale basate sul Corano approvate nel 1979, sotto la giunta militare del generale Ziaul-Haq. Composte da quattro parti e destinate a regolare i temi della proprietà, dell'adulterio e delle proibizioni religiose, prevedono la flagellazione e la lapidazione per i comportamenti incompatibili con la legge islamica (adulterio, gioco d’azzardo, consumo di alcool).

[4] Lo ha riferito AsiaNews, l’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere, nata nel 1986 e specializzata su società, cultura e religioni dell’Asia (http://www.asianews.it). Si veda anche Aiuto alla chiesa che soffre, recentemente (dicembre 2011) elevata a Fondazione di diritto pontificio dal pontefice Benedetto XVI. La presidenza della Fondazione è stata assegnata al card. Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, il quale ha a sua volta nominato Johannes Freiherr  Heereman von Zuydtwyck Presidente Esecutivo. Nel documento, un chirografo in latino firmato personalmente, il pontefice ricorda i meriti decennali di Aiuto alla Chiesa che Soffre, da sessantacinque anni al fianco della Chiesa, ovunque la mancanza di mezzi economici o la violazione della libertà religiosa, ne rendano difficile o impossibile la missione evangelizzatrice (http://www.acs-italia).

[5]    http://www.radiovaticana.org