Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Le elezioni presidenziali e parlamentari nella Repubblica democratica del Congo ' i risultati (28 novembre 2011) | ||
Serie: | Note elezioni nel mondo Numero: 128 | ||
Data: | 21/12/2011 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
n. 128 – 21 dicembre 2011
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elezioni presidenziali e parlamentari nella |
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Il 28 novembre 2011 si sono svolte le elezioni presidenziali e parlamentari nella Repubblica Democratica del Congo. I seggi di alcune zone del paese sono rimasti aperti per tre giorni consecutivi a causa di problemi logistici. Quattro candidati alle presidenziali hanno chiesto l’annullamento della consultazione denunciando frodi nei seggi estese in tutto il Congo, l’utilizzo di fondi dello Stato per finanziare la campagna elettorale di Joseph Kabila, la scarsa distribuzione di materiale elettorale allo scopo di ridurre l’affluenza elettorale, e il rifiuto di garantire ai rappresentanti dell’opposizione d’assistere allo spoglio. I risultati sono stati annunciati dalla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) il 9 dicembre confermando il Presidente uscente Joseph Kabila, leader del Partito del Popolo per la Ricostruzione della Democrazia (PPRD), con il 48,95 per cento di voti rispetto al suo rivale Etienne Tshisekedi del partito dell’Unione per la Democrazia e per il Progresso Sociale (UDPS) che ha ottenuto il 32 per cento dei suffragi. Etienne Tshisekedi ha contestato i dati provvisori della Commissione elettorale indipendente. Il 16 dicembre scorso la Corte Suprema ha dichiarato eletto a maggioranza semplice, il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila per un secondo mandato di cinque anni, dopo aver respinto la domanda di annullamento presentata dal candidato Etienne Tshisekedi. Tshisekedi ha comunque annunciato che si proclamerà presidente.
Numerosi episodi di irregolarità e di violenza sono stati denunciati nel corso delle elezioni. USA, Unione europea e Unione africana hanno richiesto di indagare sulle irregolarità denunciate.
La Repubblica Democratica del Congo, considerata uno Stato “non libero” da Freedom House, ha una forma di governo presidenziale. Il potere legislativo è affidato a un parlamento bicamerale composto di un’Assemblea nazionale e da un Senato. L’Assemblea Nazionale è composta di 500 membri eletti per 5 anni, 60 con sistema maggioritario uninominale a turno unico, 440 con sistema proporzionale a lista aperta. Il Senato è invece composto da 112 membri, eletti per cinque anni indirettamente dalle Assemblee regionali. Il Presidente è eletto a suffragio universale diretto con un sistema a turno unico, non più a doppio turno, in seguito alla riforma costituzionale approvata agli inizi del 2011, per cinque anni e senza limiti alla rieleggibilità. Il Presidente nomina il Primo ministro, scegliendo un rappresentante del partito di maggioranza in Parlamento. L’attuale presidente è Joseph Kabila, eletto nel 2006 con un sistema elettorale a doppio turno; sono state quelle le prime elezioni libere e multipartitiche. La riforma alla Costituzione del 2005, riguardo le modalità di elezione del Presidente è stata approvata dall’ Assemblea Nazionale a metà giugno, nonostante i partiti di opposizione abbiano boicottato il voto.
Secondo i dati dell’IFES gli elettori registrati sono 25.421.249 (aggiornati al Novembre 2011).
Si sono presentati alle elezioni presidenziali undici candidati, mentre per i 500 posti del Parlamento si sono candidati più di 18.000 candidati e si pensi che in alcuni distretti 1400 candidati si stanno contendendo un solo posto. Principale oppositore di Kabila è risultato proprio Etienne Tshisekedi, già oppositore del regime di Mobutu, rovesciato dal padre dell’attuale presidente Kabila nel 1997. Tshisekedi aveva invece invitato al boicottaggio delle elezioni del 2006.
L'avvio delle elezioni legislative e presidenziali nella Repubblica Democratica del Congo è stato contrassegnato da un crescendo di violenze che già avevano funestato la compagna elettorale.
Tali elezioni, le seconde multipartitiche dopo quelle del 2006, rivestono un’importanza cruciale per il consolidamento della pace e della stabilità nel paese e nell’intera regione dei Grandi Laghi, reduce da una lunga stagione di ribellioni e di conflitti interstatali.
Si ricorda che dopo gli accordi di Nairobi e di Goma che, tra fine 2007 e inizio 2008, hanno visto, superando le precedenti divisioni, l’impegno comune di Congo, Ruanda, Repubblica centrafricana ed Uganda contro i movimenti di insorgenza nella zona orientale del paese, consentendo in particolare l’uccisione di Nkunda, leader ribelle tutsi del CNDP in precedenza appoggiato dal Ruanda, l’esercito congolese è ancora impegnato contro le forze ribelli hutu dell’FLDR (le forze residue del CNDP sono state invece integrate nelle forze armate congolesi). Nella regione di Kivu sono presenti anche in modo consistente le forze del Lord Resistence Army provenienti dall’Uganda.
Indicatori internazionali sul paese[1]:
Libertà politiche e civili: Stato “non libero” (Freedom House); “regime autoritario” (155 su 167 Economist)
Libertà di stampa: 148 su 178
Libertà di Internet –
Libertà religiosa: conflitti locali (ACS); generale rispetto nella pratica (USA)
Libertà economica: regime oppressivo (172 su 179)
Corruzione percepita: 168 su 178
Variazione PIL 2009: + 2,8 per cento; 2010: +7,2 per cento (stima)
Situazione di conflitto armato interno
Fonti: IFES, Economist Intelligence Unit ViewsWire, Agenzie di stampa
Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica Internazionale |
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File: es0996ele
[1] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).