Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Indonesia | ||
Serie: | Schede Paese politico-parlamentare Numero: 24 | ||
Data: | 16/12/2011 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
n. 24 – 16 dicembre 2011
Indonesia
Il quadro istituzionale
La
Repubblica di Indonesia, resasi indipendente dall’Olanda nel 1945, è, dal 2002,
una repubblica presidenziale. Il Presidente della Repubblica è anche capo del
governo ed è eletto per cinque anni con un sistema elettorale a doppio turno
(risulta eletto al primo turno il candidato che ottiene la maggioranza assoluta
dei voti; le prime elezioni presidenziali dirette si sono svolte nel 2004). Non
sono previsti limiti alla rieleggibilità. Possono presentare candidati per la
presidenza della Repubblica i partiti
che abbiano ottenuto il 25 per cento dei voti nelle ultime elezioni o detengano
il 20 per cento dei seggi complessivi in Parlamento. Il Parlamento è,
dal 2004, bicamerale.
Per Freedom House,
l’Indonesia è uno “Stato libero”, in possesso dello status di “democrazia
elettorale”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence
Unit la definisce “democrazia difettosa” (cfr. infra “Indicatori
internazionali sul Paese”). Per quel che concerne l’esercizio concreto delle
libertà politiche e civili, le libertà di associazione, di riunione e di
manifestazione del pensiero appaiono, secondo fonti indipendenti, tutelate
nella pratica, con restrizioni nelle aree teatro di conflitti etnici o
religiosi. Anche la libertà di stampa risulta effettiva e l’Indonesia vanta una
stampa indipendente e vivace; tuttavia l’esercizio di tale libertà appare
limitato da alcune restrizioni legali: in particolare, la disciplina severa
delle licenze per l’apertura di stazioni radio-televisive costringe alcuni
operatori del settore ad operare illegalmente. Risulterebbe poi accertato il
ricorso a pratiche di autocensura da parte dei giornalisti per evitare rischi
di azione legale (l’articolo 311 del codice penale del 2007 punisce la
diffamazione a mezzo stampa con la reclusione per quattro anni; tuttavia, con
alcune recenti sentenze, appare affermarsi in sede giurisdizionale un indirizzo
maggiormente garantista nei confronti dei giornalisti). Nel 2008 la legge sulle
informazioni e le transazioni elettroniche ha esteso ai contenuti diffusi on
line e via Internet la disciplina restrittiva in materia di diffamazione,
criminalizzando la distribuzione e la diffusione d’informazioni o
documentazione contrari alle norme morali dell’Indonesia.
Infine, secondo osservatori indipendenti, la corruzione continua a essere problema endemico e diffuso in Indonesia. Nel settembre 2010, inoltre, il Parlamento ha approvato un provvedimento legislativo che potrebbe indebolire l’autorità della Commissione speciale per l’eradicazione della corruzione e la connessa attività giudiziaria. L’approvazione ha fatto seguito allo scoppio di uno scandalo dai contorni non chiariti che ha coinvolto i vertici della Commissione, ma che, secondo i critici, sarebbe stato il risultato di una manovra volta a screditarne l’operato.
La situazione politica e sociale
L’attuale Presidente della Repubblica è Susilo Bambang Yudhoyono (n. 1949), rieletto per il suo secondo mandato nel luglio 2009.
Yudhoyono è leader del Partito Democratico, da lui
fondato nel
Con l’elezione nel 2004 di Yudhoyono, succeduto alla presidente Megawati Sukarnoputri (figlia del leader dell’indipendenza indonesiana, Sukarno), si è compiuta la prima alternanza pacifica al governo della storia indonesiana, a suggello del processo di transizione alla democrazia apertosi nel 1998 quando le proteste di piazza, associate anche alle conseguenze della crisi finanziaria asiatica del 1997, costrinsero alle dimissioni il generale Suharto, al potere, insieme al suo partito Golkar, dal 1968. Nell’ambito di questa transizione, che ha visto alla carica di presidente dapprima (1998-1999) il vicepresidente di Suharto, Bacharrudin Habibie, quindi Abdurrahman Wahid, di orientamento islamico (1999-2001) e poi, a seguito delle dimissioni di Wahid a causa di accuse di corruzione, la già ricordata Sukarnoputri (2001-2004), l’Indonesia ha anche concesso, a seguito del referendum del 1999 e delle pressioni della comunità internazionale che inviò nel medesimo anno una missione militare, l’indipendenza di Timor Est, ex-colonia portoghese invasa dall’Indonesia nel 1975.
Le tensioni separatiste ed interreligiose (in
particolare tra cristiani e musulmani) rappresentano tuttora uno dei temi
fondamentali nell’agenda politica indonesiana, mentre prosegue l’attuazione
dell’accordo di pace raggiunto nell’agosto del 2005 con il movimento
separatista della regione di Aceh. Altra regione sottoposta a tensioni
separatiste, che hanno conosciuto una recrudescenza nel corso del 2011, è
quella di Papua, al confine con
Con riferimento ad una serie di dati socio-economici assumibili come possibile parametro interpretativo del contesto indonesiano si segnala che l’Indonesia ha una popolazione complessiva di 232 milioni di persone; il tasso di crescita del PIL nel 2010 è stato del 6,1 per cento, mentre il PIL pro-capite è di 4.300 dollari. Il tasso di disoccupazione, nel medesimo anno, è del 7,1 per cento, mentre il 44 per cento della popolazione vive in agglomerati urbani; il tasso di scolarizzazione primaria è del 90,4 per cento (maschile: 94 per cento; femminile: 86,8 per cento). Infine, il 13,3 per cento della popolazione complessiva vive sotto la soglia di povertà. L’Indonesia, per le sue ingenti risorse forestali e naturali, risulta avere un ruolo strategico anche nella lotta contro il cambiamento climatico. Nello scorso maggio, il governo indonesiano ha varato un piano per un valore di un miliardo di dollari volto a fermare la deforestazione e a ridurre le emissioni di gas serra, che prevede, tra le altre cose, una moratoria di due anni sui nuovi permessi di sfruttamento delle aree forestali. Il piano è stato criticato come insufficiente da alcune associazioni ambientaliste.
Indicatori internazionali sul paese[1]:
Libertà politiche e civili: Stato “libero” (Freedom House); democrazia difettosa (Economist)
Indice della libertà di stampa: 100 su 178
Libertà religiosa: limitazioni alla libertà religiosa (ACS); limitazioni e provvedimenti governativi, episodi di intolleranza religiosa (USA)
Libertà di Internet: “filtraggio” selettivo in materia politica e sostanziale in materia sociale
Libertà economica: Stato “prevalentemente non libero” (116 su 179)
Corruzione percepita: 110 su 178
Variazione PIL 2010: + 6,1 per cento
Accordo di pace in conflitto armato interno (Aceh); significativi episodi di terrorismo
Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Unione interparlamentare, Freedom House, Human Rights Watch, Economist Intelligence Unit, International Institute for Strategic Studies, Strategic Survey 2010.
Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale |
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File: es0989paese.doc
[1] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della Libertà di Internet secondo OpenNet Initiative; la condizione della libertà economica secondo l’Indice della libertà economica dell’Heritage Foundation; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla note esplicative presente nel dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (documentazione e ricerche 29 luglio 2011) e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).