Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Le elezioni parlamentari in Oman ' i risultati (15 ottobre 2011)
Serie: Note elezioni nel mondo    Numero: 121
Data: 23/11/2011
Descrittori:
ELEZIONI POLITICHE   OMAN
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

SIWEB

Casella di testo: Elezioni parlamentari e presidenziali nel mondon. 121 – 23 novembre 2011

 


Le elezioni parlamentari in Oman – i risultati
(15 ottobre 2011)

 

 

Il 15 ottobre si sono svolte le elezioni parlamentari per gli 84 seggi della Camera bassa (Majlis al –Shura) nell’ Oman. 

 

Si ricorda che l’ Oman è un sultanato. Fino alle riforme del marzo 2011, la forma di Stato poteva essere considerata una monarchia assoluta ereditaria. E’ presente un parlamento bicamerale, composto da una Camera alta (Majlis al-Dawla) con 59 membri nominati dal sultano, e una Camera bassa (Majlis al-Shura) di 84, in carica per quattro anni rinnovabili. Questi ultimi sono eletti in 59 distretti elettorali (plurinominali e uninominali); i distretti con una popolazione superiore alle 30.000 unità presentano un sistema elettorale plurinominale e nominano due rappresentanti ciascuno. In questo quadro la Camera bassa in particolare, prima delle riforme di marzo, si occupava di questioni legate alla politica interna ma non godeva di poteri legislativi né di veto. Con le modifiche introdotte alla Costituzione con il decreto n. 99/2011, il sistema istituzionale ha conosciuto un’evoluzione verso una forma di Stato di monarchia costituzionale, attraverso il riconoscimento di poteri legislativi alla Camera bassa: si prevede che il Consiglio dei ministri presenti le iniziative legislative alla Camera bassa, che entro tre mesi deve approvarle o modificarle. La proposta passa poi alla Camera alta; in caso di disaccordo tra le due Camere deve essere approvato a maggioranza assoluta un testo unitario da sottoporre al Sultano. La riforma costituzionale ha inoltre introdotto il requisito del possesso di un’istruzione secondaria attestata per l’elettorato passivo (scopo della misura potrebbe essere quello di limitare l’influenza degli anziani delle tribù, ancora determinanti nella società ma in media scarsamente istruiti); l’elettorato attivo e passivo è stato riconosciuto anche alle donne nel 1996, mentre nel 2003 l’età per l’elettorato attivo è stata abbassata da 30 a 21 anni.

 

Promotore della riforma, per arginare le proteste scoppiate nel mese di febbraio in particolare nella città portuale di Sohar, è stato il sultano Qaboos bin Said al-Said, al potere dal 1970.

Insieme alla riforma costituzionale, il sultano ha posto in essere misure sociali come l’erogazione di sussidi contro la disoccupazione fino a 390 dollari al giorno; l’Oman ha inoltre ricevuto un prestito dal Consiglio di cooperazione del Golfo di 10 miliardi di dollari USA da restituire dilazionati in dieci anni. All’origine delle proteste vi era anche infatti la difficile situazione sociale dell’Oman, caratterizzata da alta inflazione e alta disoccupazione (provocata, quest’ultima, anche dagli aumenti salariali concessi dal Sultano nel 2010 che hanno costretto molte imprese a licenziare manodopera, oltre che dalla scarsità di manodopera specializzata locale richiesta invece da strutture moderne come, appunto, il porto di Sohar); a questa si unisce l’insoddisfazione nei confronti dell’élite di governo, percepita come corrotta e inefficiente.  

 

Secondo alcuni i dati, gli elettori registrati risultano 522.000 (aggiornati all’agosto 2011).

Per quanto riguarda la partecipazione elettorale, l’affluenza alle urne è stata pari al 76% degli aventi diritto, un aumento del 14 % rispetto al 2007.

Si sono presentati 1133 candidati, ognuno concorrente come indipendente essendo banditi per legge i partiti politici nel paese ed essendo invece ancora prevalenti logiche tribali e claniche.

Di questi candidati 77 erano donne, una sola di queste è stata eletta : Nu’ Amah Bint Jamayel Al Busaidi. Assai significativa è risultata poi l’elezione di tre candidati protagonisti delle proteste di inizio anno: Taleb Al Maamari, Salim Al Oufi e Salim Bin Mohammed Al Mashani (quest’ultimo arrestato durante i disordini di Salalah). In seguito alla composizione della Camera, i suoi membri hanno eletto il Presidente delle stessa: Khalid Al Malawi, giovane imprenditore proveniente dalla regione di Batinah.

 

Tra i temi dell’agenda politica del Paese vi è anche la successione al Sultano, settantenne, al trono da oltre quaranta anni, e senza figli maschi: in assenza di figli maschi la Costituzione rimette la scelta prima al Consiglio della famiglia regnante e poi al Consiglio della difesa. Secondo alcuni analisi, si potrebbe profilare la designazione di un successore tra i discendenti della famiglia Al Sa’id, di un sovrano esterno alla famiglia, o, assai meno probabile, la trasformazione del Sultanato in Repubblica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Indicatori internazionali sul paese[1]:

Libertà politiche e civili: Stato “non libero” (Freedom House); “regime ibrido" (143 su 167 Economist)

Libertà di stampa: 124  su 178

Libertà di Internet 2009: “filtraggio” selettivo per tematiche politiche, pervasivo per le sociali, sostanziale per quanto riguarda gli strumenti di internet; assenza di censura su temi legati ai conflitti e alla sicurezza (OpenNet Initiative)

Libertà religiosa: limitazione della libertà religiosa (ACS);

Libertà economica: (34 su 179)

Corruzione percepita: 41 su 178

Variazione PIL 2009: + 1,1 per cento circa

 

 

 

Fonti: IFES, Economist Intelligence Unit ViewsWire, www.equilibri.net

 

 

 

 

 


 

 

 

Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica Internazionale

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File: es0956ele



[1]    Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (29 luglio 2011)e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).

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