Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Croazia
Serie: Schede Paese politico-parlamentare    Numero: 35
Data: 12/07/2011
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

n. 35 – 12 luglio  2011Casella di testo: SCHEDA PAESE
politico-parlamentare

                                        Croazia                           

In occasione dell’esame della proposta di legge C. 3744 recante ratifica ed esecuzione dell’Accordo di cooperazione culturale e d’istruzione tra Italia e Croazia si forniscono elementi di informazione in ordine alla realtà istituzionale e politica croata.

 


Il quadro istituzionale

Dal punto di vista della forma di governo, la Croazia, resasi indipendente dalla Jugoslavia nel giugno 1991, appare unire alcuni tratti del sistema semipresidenziale e alcuni tratti del sistema parlamentare.

Infatti, il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale diretto con un sistema a doppio turno per un mandato di cinque anni rinnovabile. Il Presidente nomina il primo ministro (per consuetudine il leader del partito di maggioranza in Parlamento) che deve ricevere la fiducia del Parlamento. Il primo ministro nomina a sua volta i ministri. Il Parlamento è, a seguito della riforma del 2001 che ha abolito la Camera delle province, monocamerale: il Sabor è composto  da 153 deputati, eletti per quattro anni, dei quali 140 sono eletti con un sistema proporzionale a liste chiuse, otto sono eletti con sistema maggioritario in rappresentanza delle minoranze nazionali e cinque con sistema proporzionale dai cittadini croati residenti all’estero.

Per Freedom House, la Croazia è uno “Stato libero”, in possesso dello status di “democrazia elettorale” mentre secondo il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit la Croazia è una “democrazia imperfetta” (cfr. infra “Indicatori internazionali sul paese”).

Per quel che concerne la condizione di effettivo rispetto delle libertà politiche e civili, in base alle valutazioni di osservatori internazionali, le libertà di espressione e di stampa, così come quelle di associazione e di manifestazione appaiono tutelate e garantite in concreto, per quanto si siano registrati negli ultimi anni casi di omicidi di giornalisti che stavano investigando su casi di corruzione. Anche la libertà religiosa è effettivamente garantita, sia pure in presenza di alcuni episodi di vandalismo nei confronti della Chiesa serba-ortodossa e nonostante sia ancora in atto un contenzioso per il recupero da parte delle confessioni religiose non cattoliche dei beni confiscati durante il regime comunista jugoslavo. Anche il rispetto per i diritti delle minoranze è significativamente migliorato negli ultimi anni, anche se la minoranza serba risulta ancora sottorappresentata nella politica e nell’amministrazione croata e i rom vivono situazioni di disagio economico e sociale.

Infine, risultano caratterizzati ancora da una certa lentezza i procedimenti giudiziari per crimini di guerra commessi nel corso della guerra civile degli anni 1991-1995.

La situazione politica e socio-economica

Presidente della Repubblica croata è, dal 18 febbraio 2010, Ivo Josipovic (n. 1957), del partito socialdemocratico SDP mentre primo ministro è, dal luglio 2009, Jadranka Kosor (n. 1953), dell’Unione democratica croata HDZ.

La coalizione di governo è composta dal partito di centrodestra Unione democratica croata HDZ, dal partito croato social-liberale, dal partito dei contadini croati e dal partito serbo democratico.

Le prossime elezioni parlamentari sono previste per l’autunno 2011.

La vicenda politica croata successiva alla fine della guerra civile jugoslava nel 1995, ha conosciuto un momento di cesura con la morte del presidente e leader dell’indipendenza croata Franjo Tudjiman, fondatore del partito di destra HDZ, nel 1999, il cui stile di governo si era caratterizzato per tendenze autoritarie e centralizzatrici, con una riduzione della libertà di stampa e delle autonomie locali. Le successive elezioni sia parlamentari sia presidenziali del 2000 videro per la prima volta dall’indipendenza la sconfitta della destra nazionalista e la vittoria dei gruppi dell’opposizione coalizzati attorno ai partiti riformisti di centrosinistra. Ivica Račan, presidente del partito socialdemocratico, diventò primo ministro con un programma orientato in senso decisamente europeista, di riconciliazione nazionale, di lotta alla corruzione e di riforma democratica delle istituzioni; nelle successive elezioni presidenziali, sempre nel 2000, risultò vincitore Stipe Mesić, che promosse immediatamente una stretta collaborazione con il Tribunale internazionale dell’Aia per i crimini di guerra nella ex Iugoslavia, segno della volontà della nuova Croazia di porre fine a un decennio di guerre e di nazionalismi. L’orientamento europeista fu anche alla base del profondo rinnovamento delle forze di centrodestra avviato all’indomani della morte di Tudjiman e portato avanti da Ivo Sanader, che nelle elezioni del 2003 guidò l’HDZ alla riconquista della maggioranza parlamentare e subentrò a Račan nella carica di primo ministro. La coalizione di centrodestra fu confermata nelle elezioni del 2007. Dimessosi Sanader nel luglio 2009, gli è subentrata nella carica di primo ministro la collega di partito Jadranka Kosor. Le presidenziali del 2010, invece, hanno visto il successo del candidato del centrosinistra Ivo Josipović, anche lui favorevole all'ingresso della C. nell'UE. Nel 2008 la Croazia è entrata nella NATO. L’ingresso della Croazia nell’Unione europea è previsto per il 1° luglio 2013.

In base al censimento 2001, la Croazia ha 4.437.460 abitanti (90% croati, 5% serbi); per il 2010 si stima che il PIL abbia subito una contrazione dell’1,4 per cento, il PIL pro-capite è di 17.400 dollari USA.  

 


 

Indicatori internazionali sul paese[1]:

Libertà politiche e civili: “Stato libero” (Freedom House); “democrazia difettosa” (Economist)

Indice della libertà di stampa:62 su 178

Libertà di Internet  -

Libertà economica: 82 su 178 (Heritage Foundation)

Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); situazione di rispetto in concreto (USA)

Corruzione percepita: 62  su 178

Variazione PIL 2010: - 1,4 per cento (stima)

 


 


Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, IFES, Freedom House, CIA World Factbook, Enciclopedia Treccani.

 

 

 


Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale

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File: es0856paese.doc



[1]    Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà di Internet secondo Open Net Iniziative; la condizione della libertà economica secondo l’Heritage Foundation il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo Monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulterioriinformazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).