Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Somalia | ||
Serie: | Schede Paese politico-parlamentare Numero: 33 | ||
Data: | 27/06/2011 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
n. 33 – 27 giugno 2011
Somalia
Il quadro istituzionale
In un quadro in cui la violenza endemica e
il conflitto armato interno rendono assai deboli i presupposti necessari
all’esercizio della statualità, la Repubblica Democratica di Somalia si
configura, in base agli accordi siglati tra i leader dei vari clan somali nel
2004, una repubblica federale.
La Somalia indipendente è nato nel 1960 dalla fusione della ex Somalia italiana (sulla quale l’Italia aveva esercitato il mandato fiduciario ONU dalla fine della seconda guerra mondiale fino a quell’anno) e dell’ex protettorato britannico del Somaliland. La Somalia ha subito la dittatura di Siad Barre dal 1969 al 1991. Dalla caduta di Siad Barre, il Paese non ha raggiunto mai una stabilità politica, ma fu caratterizzato da una continua lotta per il potere tra diverse milizie istituite sulla base dell’appartenenza a differenti clan (cfr. infra la situazione politica).
Sulla base degli accordi del 2004, è stato costituito un governo strutturato su linee di clan, il Governo Federale di Transizione, mentre sulla base di un accordo siglato in Kenia nel medesimo 2004 è stato istituito un Parlamento federale di transizione, in carica per cinque anni, composto da 275 membri, designati dai gruppi che avevano aderito all’intesa. Ad essi, cinque anni dopo, sono stati aggiunti ulteriori 275 membri in base all’accordo di pace firmato a Gibuti tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 (cfr. infra). Contestualmente, il mandato del Parlamento federale transitorio è stato prorogato di due anni e verrà a scadenza nell’agosto 2011 (sul punto cfr. infra paragrafo “La situazione politica”) In base agli accordi, il Presidente è nominato dal Parlamento per un mandato di 5 anni; egli stesso designa poi il primo ministro.
Secondo Freedom House, la Somalia è uno “Stato non libero”, non in possesso dello status di “democrazia elettorale”. In particolare, l’organizzazione rileva come, sotto molti aspetti, il governo centrale non risulti in possesso dell’autorità necessaria alla protezione dei diritti politici e delle libertà civili. Il paese non ha effettivi partiti politici e il processo politico è guidato in gran parte dalla lealtà al clan. La corruzione è molto diffusa, tanto che la Somalia è stata classificata come il paese con la peggior performance tra i 178 esaminati nell’indice di corruzione di Transparency International del 2010.
Le libertà d’espressione e di stampa, nonostante siano formalmente garantite dal Governo Federale di Transizione, non sono rispettate nella pratica. Il governo conserva un controllo significativo sui media, e diversi giornalisti sono stati arrestati o uccisi nel 2009.
La Costituzione riconosce l’Islam quale religione di stato, ma allo stesso tempo garantisce la libertà religiosa, nonostante non sia poi garantita nella pratica.I gruppi radicali islamici impongono versioni radicali della legge islamica nelle zone sotto il loro controllo, vietando la musica, i film, alcuni vestiti, e qualsiasi altro elemento che ritengano immorale e anti-islamico. Chiunque sia accusato di apostasia rischia l'esecuzione. Inoltre, nel 2009, il parlamento somalo ha approvato una legislazione per l’applicazione della sharia su tutto il territorio nazionale. Anche la libertà d’assemblea non è rispettata.
Nella fase politica apertasi con la caduta del regime di Siad Barre nel 1991, alcune regioni del paese hanno proclamato la propria indipendenza. In particolare:
- nel maggio 1991 la regione nordoccidentale del Somaliland ha proclamato la propria indipendenza. Per Freedom House il territorio del Somaliland possiede i parametri dello “Stato semilibero”; il territorio si è dotato di una Costituzione che prevede un sistema presidenziale con un presidente eletto direttamente per un massimo di due mandati di cinque anni e un Parlamento bicamerale composto da una Camera dei rappresentanti composta da 82 deputati eletti per cinque anni a suffragio universale diretto e una Camera degli anziani composta da 82 membri eletti per sei anni dai consigli locali ed espressione delle diverse tribù. Nel giugno 2010 le elezioni per il presidente del Somaliland si sono svolte regolarmente;
- nel luglio 1998 i leader locali hanno proclamato come Stato autonomo anche il Puntland regione nordorientale della Somalia;
- nell’aprile 2002 anche la Somalia sud-occidentale si è proclamata “Stato autonomo”.
La situazione politica
Presidente del governo federale di transizione somale è dal 2009, Sheikh Sharif Sheikh Ahmed(n.1964).
Il 23 giugno il presidente Sheick Ahmed ha nominato primo ministro, in luogo di Mohamed Abdullahi Mohamed rientrato in Somalia dagli USA, dei quali era divenuto cittadino, per guidare il governo solo nel novembre 2010, Abdiweli Mohamed Alì, già vice-primo ministro ed anch’egli cittadino USA.
Altro leader politico somalo è, che è andato sempre più contrapponendosi a Sheick Ahmed negli ultimi mesi, è il presidente del Parlamento federale transitorio Sharif Hassan.
Nella situazione di caos che ha caratterizzato la Somalia, dopo il crollo del regime di Siad Barre e il ritiro della missione internazionale UNOSOM tra il 1994 e il marzo 1995 (per una ricostruzione storica degli sviluppi della situazione somala successiva al 1991 cfr. infra Box 1), trovò radicamento il movimento islamista dell’Unione delle corti islamiche.
Nel 2006 il movimento occupò la capitale Mogadiscio, provocando l’intervento armato a sostegno del governo federale transitorio dell’Etiopia. Le truppe etiopi, insieme a quelle del governo federale transitorio, sottrassero rapidamente la capitale Mogadiscio alle Corti islamiche ma nel 2008 i combattimenti con le Corti si intensificarono e queste si garantirono la conquista di gran parte della Somalia centro-meridionale. Le truppe etiopi si sono ritirate nel 2009 ed un nuovo accordo di pace venne mediato dall’ONU a Gibuti tra il governo federale transitorio e l’Alleanza per la riconquista della Somalia, guidata dalle Corti islamiche: a seguito dell’accordo, esponenti delle Corti e dell’Alleanza hanno integrato la composizione del Parlamento federale transitorio e alla presidenza dello Stato è stato eletto un esponente delle medesime Corti, vale a dire l’attuale presidente Sheick Ahmed. L’instabilità è però tornata ad aumentare a causa principalmente dell’insorgenza contro il governo federale transitorio del movimento islamista radicale degli Al Shabaab. In Somalia è anche presente, dal 2007, su mandato ONU, la missione militare internazionale AMISOM dell’Unione africana.
Violenti combattimenti si sono succeduti anche negli ultimi mesi. In questo quadro, il 19 dicembre 2010 il movimento islamista Hizbul Al Islam ha unito le sue forze a quelle delle milizie Al Shabaab. A partire dal mese di febbraio gli scontri tra le forze fedeli al governo transitorio federale e le truppe della missione AMISOM, da un lato, e le forze islamiste radicali degli Shabaab, dall’altro si sono intensificati, specialmente nelle zone di confine con Kenya ed Etiopia e nella capitale Mogadiscio. Sul piano politico si è rafforzata la contrapposizione tra il presidente Sheick Ahmed e il presidente del Parlamento Hassan Eden. In particolare, il governo il 24 aprile ha annunciato l’intenzione di rinviare per ragioni di sicurezza al 2012 le previste elezioni, nonostante le sollecitazioni del rappresentante del Segretario generale ONU a svolgere entro l’agosto 2011, alla scadenza del mandato delle attuali istituzioni transitorie, le elezioni per il presidente e per il presidente del Parlamento. In questa situazione di tensione il governo federale transitorio ha impedito dal 9 maggio i viaggi all’estero dei componenti del Parlamento. L’Ufficio marittimo internazionale ha stimato che nei primi tre mesi del 2011 gli attacchi di pirateria sono aumentati del 25 per cento rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.
Secondo le ultime stime, negli ultimi due anni, più di ventiduemila civili sarebbero state uccisi, circa 1.100.000 persone risulterebbero sfollate all’interno della Somalia e 476.000 somali sono rifugiati negli Stati confinanti.
Indicatori internazionali sul paese[1]:
Libertà politiche e civili: “Stato non libero” (Freedom House);
Indice della libertà di stampa: 161 su 178
Libertà religiosa: Islam religione di stato,limitazione della libertà religiosa nella pratica (ACS);
Libertà di Internet: N/A (OpenNet Initiative)
Corruzione percepita: 178 su 178 (Transparency International)
Variazione PIL 2009: N/A (FMI)
Libertà economica: N/A (Heritage Foundation)
Situazione di conflitto armato interno
Maggiori clan e sottoclan somali
Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Unione interparlamentare, Freedom House, Congressional Research Service, Economist Intelligence Unit, Ansa.
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File: es0841paese.doc
[1] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà di Internet come riportata da Open Net Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la condizione della libertà economica come riportata dall’Index of Economic Freedom dell’Heritage Foundation;la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).