Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Le elezioni parlamentari in Turchia: 12 giugno 2011 | ||
Serie: | Note elezioni nel mondo Numero: 98 | ||
Data: | 08/06/2011 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
SIWEB
n. 99 – 8
giugno 2011
Le
elezioni parlamentari in Turchia: 12 giugno 2011
Il 12 giugno 2011 si terranno in Turchia le elezioni della Grande Assemblea Nazionale di Turchia.
Parlamento unicamerale, la Grande Assemblea Nazionale è composta da 550 membri, eletti ogni quattro anni a scrutinio proporzionale con liste bloccate in 81 province e soglia di sbarramento al 10 per cento a livello nazionale (l’elevata soglia è stata oggetto di critica in passato sia da parte della Commissione Europea sia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo).
L'età minima per essere eleggibile in parlamento è di 25 anni (era di 30 prima della riforma della leggeelettoraleapprovata nel2010); altro requisito fondamentale per essere eletti è quello di possedere per lo meno un livello minimo di istruzione d’insegnamento primario.
Per essere rappresentati in Parlamento, oltre a superare la soglia di sbarramento nazionale, i partiti politici devono presentare candidature in almeno la metà delle province del paese. Tali disposizioni hanno rappresentato un limite alla partecipazione dei movimenti politici organizzati curdi, i quali tuttavia sono riusciti ad eleggere propri candidati come indipendenti nelle passate elezioni.
Gli elettori registrati a maggio 2011, secondo i dati dell’IFES e della Fondazione Schuman, sono 52.758.907.
Il tasso di partecipazione femminile alla competizione elettorale (numero di candidature femminili) alle elezioni del 12 giugno è rappresentato da un totale di 257 donne: 109 per il Chp, 78 per l'AKP, 57 per il Mhp e 13 per il Partito per la Pace e la Democrazia.
Mentre appare altamente probabile la conferma dell’attuale maggioranza governativa guidata dall’Akp del primo ministro Erdogan, è oggetto di discussione se tale partito riuscirà da solo ad ottenere i due terzi dell’Assemblea necessari per procedere a modifiche della Costituzione (aspetto che dipende, oltre che dal risultato elettorale del partito anche da quanti altri partiti riusciranno a superare la soglia di sbarramento del 10 per cento).
I principali partiti politici turchi che si sfideranno il 12 giugno sono tre.
Il Partito Conservatore “Giustizia e sviluppo” (AKP) del premier Recep Tayyip Erdogan è un’organizzazione di ispirazione islamica moderata, che e' riuscita finora a conciliare ispirazione religiosa e laicità dello Stato. Liberista in economia, il governo monocolore dell'Akp può vantare di aver assicurato al paese tassi di crescita molto elevati (+8,9% nel 2010). Uno degli obiettivi dichiarati fin dal suo avvento al governo nel 2002 del partito di Erdogan è quello di promuovere l’ingresso della Turchia nell'Unione Europea, anche se ultimamente l’appoggio dell’opinione pubblica e della stessa classe governativa turca nei confronti del processo di adesione appare in diminuzione. I sondaggi lo danno vincitore per la terza volta consecutiva con percentuali tra il 40 e il 50%, con un risultato simile a quello ottenuto nelle precedenti elezioni del 2007, quando raggiunse il 46,6%.
Il programma politico per il quadriennio 2011-2015 presentato dal partito prevede di riformare dichiaratamente in senso democratico e liberale la Costituzione turca ed incentivare gli investimenti (prevedendo fra l'altro la costruzione ad Istanbul di un faraonico canale parallelo a quello naturale del Bosforo e due new town in zone non sismiche).
La principale forza di opposizione è il Partito
Repubblicano del Popolo (Chp), socialdemocratico e “ataturchista” (in
quanto formazione laica), il cui leader è, dal 2010, Kemal
Kilicdaroglu. I sondaggi gli accreditano un risultato compreso tra il 25 ed
il 30% dei voti. La campagna elettorale del Chp ha fatto perno sulla promozione
di maggiore libertà e democrazia (in contrapposizione a presunti piani di
accentramento del potere attribuiti da Kilicdaroglu all'Akp), su un maggior
controllo sui militari, sulla riduzione della leva da 15 a sei mesi, sul
dimezzamento della soglia di sbarramento per l'accesso dei partiti al
parlamento e sulla concessione di cospicui assegni familiari per i nuclei più
bisognosi.
Il Partito del Movimento Nazionalista (Mhp), di orientamento nazionalista, guidato da Devlet Bahceli si presenta come il custode dei valori di nazione e famiglia e rimprovera a Erdogan debolezza nei confronti del separatismo curdo. I sondaggi lo accreditano di un consenso compreso tra il 10 e il13% del totale dei voti.
Da un punto di vista politico la Turchia è molto frammentata a livello regionale; l'Akp, ad esempio, domina in Anatolia centrale, una regione tradizionalmente conservatrice e religiosa, ed è solido tra la classe media rurale o tra quella che vive in città di medie dimensioni, ma sta perdendo il sostegno della borghesia delle grandi metropoli. Le coste meridionali ed occidentali del paese sono invece le principali roccaforti del partito di opposizione Chp, zone in cui infatti è stata maggiormente respinta la riforma costituzionale del 12 settembre 2010. Inoltre vota per il Chp la classe media urbana delle grandi città come Ankara e Istanbul, che vede l'Akp come una minaccia per il suo stile di vita occidentale.
Altro partito presente in Turchia è il Partito per la Pace e la Democrazia (BDP), il principale partito curdo, fondato nel 2008 e diretto da Selahattin Demirtas.Si presenta come un partito etnico che difende le rivendicazioni della comunità curda (circa il 20 per cento della popolazione totale del Paese), tra cui una maggiore autonomia per i suoi membri, la libertà di rappresentanza e il diritto di parlare la loro lingua. Infatti, è solo dal dicembre del 2002, quando salì al potere l'AKP, che è stato revocato lo stato di emergenza in vigore da 15 anni, si è istituito un canale televisivo curdo, si è autorizzato la creazione di corsi privati in lingua curda e di dipartimenti universitari curdi in alcune università.
La rappresentanza pre-elezioni delle forze politiche in Parlamento era la seguente:
Partito |
Voti (%) |
Seggi |
AKP |
46,66 |
341 |
CHP |
20,85 |
112 |
MHP |
14,29 |
71 |
DP |
5,41 |
0 |
Indipendenti |
5,20 |
26 |
Altri |
7,59 |
0 |
La permanenza della maggioranza al Partito di Giustizia e sviluppo potrebbe essere favorita dai consensi ottenuti per la buona condotta economica del Paese realizzata in questi anni dall’Akp; allo stesso tempo, il partito di Erdogan può vantare di aver accresciuto l'importanza di Ankara sulla scena internazionale.Secondo i dati del partito, un elettore su dieci (5.165.000 persone) è membro dell’AKP.
La campagna elettorale si è
svolta in un clima abbastanza agitato. In particolare, ha suscitato polemiche
l’esclusione da parte del Consiglio Supremo Elettorale di dodici candidati per
presunta ineleggibilità, dei quali sette componenti del Partito per la Pace e
la Democrazia; in seguito la decisione venne mutata, e otto dei dodici (sei su
sette del BDP) sono stati autorizzati a concorrere. Inoltre nel corso della
campagna elettorale intercettazioni illegali a sfondo sessuale hanno colpito
esponenti dell’Mhp. Infine, ha suscitato polemiche la pubblicazione
sull’Economist di un articolo che invitava i cittadini turchi a votare per la
principale forza di opposizione, il partito socialdemocratico Chp e non per
quello conservatore di Erdogan, sostenendo che una maggioranza che consenta al
premier di modificare la costituzione e di realizzare i suoi “sogni
presidenziali” sarebbe un rischio per la Turchia. Tanto il Primo Ministro,
quanto altri esponenti della maggioranza, hanno duramente replicato a tali
affermazioni, definendole contrarie all’etica giornalistica internazionale.
Fonti: Ifes, Ansa, Fondation Robert Schuman
Per ulteriori elementi si rinvia all’approfondimento dell’Osservatorio di politica internazionale sul quadro politico turco alla vigilia delle elezioni curato dall’ISPI.:
Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale |
( 066760-4939; 4172 *st_affari_esteri@camera.it, *st_difesa@camera.it |
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