Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||||
Titolo: | Incontro con una delegazione di parlamentari della Repubblica Ceca presso la XIV Commissione - (10 maggio 2011) | ||||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 231 | ||||
Data: | 09/05/2011 | ||||
Descrittori: |
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Camera dei deputati |
XVI LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Incontro con una delegazione di parlamentari della Repubblica Cecapresso la XIV Commissione
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(10 maggio 2011) |
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n. 231 |
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9 maggio 2011 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri ( 066760-4939 – * st_affari_esteri@camera.it
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Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici: |
Servizio Rapporti internazionali ( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1i@camera.it Ufficio Rapporti con l’Unione europea ( 066760-2145 / 066760-2146 – * cdrue@camera.it
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File: es0789.doc |
INDICE
Tabella di raffronto parametri economici Italia-Repubblica Ceca rilevanti in sede di Unione Europea
La nuova governance economica europea (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione Europea)
L’adeguamento del ciclo di bilancio italiano alla nuova governance economica europea
Recenti iniziative UE in materia di immigrazione (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione Europea)
Appendice 1 (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
Appendice 2 (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
Appendice 3 (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
§ S.E. Vladimír ZAVÁZAL, Ambasciatore della Repubblica Ceca in Italia e Malta
§ Sen. Luděk SEFZIG, Presidente della Commissione per gli Affari della UE del Senato
§ Sen. Otakar VEŘOVSKÝ, Vicepresidente della Commissione per gli Affari della UE del Senato
§ Sen. Zdeněk BESTA, componente della Commissione per gli Affari della UE del Senato
§ Sen. Tomáš GRULICH, componente della Commissione per gli Affari della UE del Senato
Il quadro istituzionale
La Repubblica Ceca, nata il 1° gennaio 1993 dalla divisione della Cecoslovacchia, è una Repubblica parlamentare.
Capo dello Stato è il Presidente
della Repubblica, eletto dal Parlamento a Camere riunite con mandato quinquennale, rinnovabile una
volta. Il Presidente della Repubblica non
ha diretti poteri di governo; nomina però il primo ministro e i ministri; può
rinviare le leggi alle Camere e può , in specifici casi (impossibilità di
formare il Governo; fiducia negata al Governo; assenza di numero legale per più
di tre mesi) sciogliere la sola Camera
dei Deputati.
Il Parlamento delle Repubblica Cecaè composto da Camera e Senato. Il Senato (Senat) conta 81 seggi i titolari dei quali, eletti con sistema maggioritario uninominale a doppio turno e con mandato di sei anni, vengono rinnovati nella misura di un terzo (27 seggi) ogni due anni. La Camera dei Deputati (Poslanecka Snemovna) è composta da 200 seggi e la durata del mandato è quadriennale; i deputati sono eletti sulla base di un sistema proporzionale (metodo D’Hondt). Per accedere alla rappresentanza alla Camera i partiti devono raggiungere almeno il 5% dei voti espressi (10% in caso di lista tra due partiti, 20% per liste tra quattro o più partiti). Hanno diritto al voto per entrambe le Camere i cittadini della Repubblica Ceca che abbiano compiuto il 18° anno di età, per essere eletti deputati è necessario aver compiuto 21 anni; per essere eletti senatori 40. Le funzioni delle due Camere sono differenziate; solo alcuni disegni di legge (in materia costituzionale, in materia elettorale; attinenti alle funzioni delle Camere o determinate tipologie di trattati internazionali) necessitano dell’approvazione di entrambe le Camere; gli altri disegni di legge (anche quelli proposti al Senato) iniziano l’iter alla Camera e, se approvati, vengono trasmessi al Senato che può approvarli, respingerli o emendarli entro trenta giorni. In caso di mancata pronuncia entro tale termine la legge si ritiene approvata; in caso di modifiche la Camera può o approvare il testo modificato ovvero confermare il testo precedente che in tal caso è definitivamente approvato; se il Senato respinge il disegno di legge trasmesso dalla Camera, la Camera lo può riapprovare definitivamente con la maggioranza assoluta.
Il Governo è composto dal primo ministro e dai ministri nominati dal Presidente della Repubblica (i ministri su proposta del primo ministro). Entro un mese dalla nomina il nuovo governo deve ricevere la fiducia della sola Camera dei Deputati; se la fiducia è negata al governo nominato dal Presidente della Repubblica per due volte consecutive, Il Presidente della Repubblica nominerà primo ministro il candidato proposto dal Presidente della Camera, il cui governo dovrà poi ricevere la fiducia della Camera. Il Governo può essere sfiduciato; la mozione di sfiducia deve essere sottoscritta da almeno cinquanta deputati. Il Governo può inoltre chiedere alla Camera un voto di fiducia.
Per quanto concerne il rispetto in concreto delle libertà politiche e civili, per Freedom House la repubblica Ceca è uno “Stato libero” in possesso dello status di “democrazia elettorale”, mentre per il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit è una “democrazia piena” (cfr. infra “Indicatori internazionali sul Paese”).
La situazione politica interna
Attuale presidente della Repubblica è Vaclav Klaus, rieletto il 15 febbraio 2008 per un secondo mandato che terminerà nel 2013.
Vaclav Klaus (n. 1941), principale protagonista, insieme (e spesso in contrapposizione) a Vaclav Havel, della scena politica ceca postcomunista e noto all’opinione pubblica internazionale per le sue posizioni liberiste ed euroscettiche (è stato l’ultimo Capo di Stato a ratificare il Trattato di Lisbona), iniziò la sua carriera governativa come ministro delle finanze nel primo governo multipartitico cecoslovacco nato dalla “Rivoluzione di velluto” del novembre 1989 e guidò la transizione all’economia di mercato. Fondatore e Leader del partito di centrodestra ODS, nato dalla dissoluzione del Forum civico di Havel che aveva guidato la “Rivoluzione di velluto”, e primo ministro ceco dal giugno 1992, negoziò con il leader slovacco Vladimir Meciar la dissoluzione della federazione; primo ministro della Repubblica Ceca indipendente fino al 1997, si dovette dimettere in quell’anno a causa della crisi economica e valutaria, seguita ad anni di rapido sviluppo dell’economia ceca, a cui si accompagnarono anche scandali finanziari che coinvolsero il governo (al governo di Klaus succedette un governo tecnico guidato da Josef Tosovsky fino alle elezioni anticipate del 1998, e quindi, nelle legislature 1998-2002 e 2002-2006, governi guidati dai socialdemocratici Milos Zeman, Vladimir Spidla, Stanislav Gross, Jiri Paroubek; solo nel 2006, come si vedrà meglio più avanti, la guida del governo è tornata al centrodestra). Klaus è stato eletto Presidente della Repubblica per la prima volta nel 2003, al termine dei due mandati di Vaclav Havel.
Primo ministro è, dal luglio 2010 Petr Necas (n. 1964, leader del partito di centrodestra ODS, già viceministro della difesa e ministro del lavoro), alla guida di una coalizione di centro-destra composta oltre che dall’ODS da due partiti di più recente formazione: TOP 09, partito fondato nel giugno del 2009 e guidato dall’ex ministro degli esteri, Karel Schwarzenberg e dal Partito degli Affari pubblici (VV), di orientamento liberal-conservatore fondato nel 2001 e guidato dallo scrittore e giornalista investigativo Radek John, che ha fatto della lotta alla corruzione politica uno dei punti qualificanti del suo programma (il governo, in carica dal 13 luglio, ha ottenuto la fiducia della Camera con 118 voti il 10 agosto).
La formazione di una maggioranza parlamentare di centro-destra ha fatto seguito alle elezioni della Camera svoltesi il 28-29 maggio 2010 (affluenza 62,6%), dalle quali in realtà è stato il partito socialdemocratico ceco (CSSD) ad emergere con il gruppo parlamentare più forte (56 seggi, anche se in diminuzione rispetto ai 74 precedenti). I due partner di governo dell’ODS, TOP09 e Partito degli Affari pubblici hanno rappresentato, insieme alla crisi dei partiti maggiori, la principale novità delle elezioni: TOP09 ha ottenuto 41 seggi, mentre il Partito degli affari pubblici ha ottenuto 24 seggi. Dai risultati elettorali si può dedurre come i due partiti abbiano raccolto voti principalmente nel bacino elettorale delle altre forze di centro-destra: si è avuta infatti una riduzione del peso dell’ODS, passato da 81 a 53 seggi e la scomparsa dalla Camera dei precedenti alleati dell’ODS, KDU-CSL (Unione democratico cristiana-partito popolare), che ha perso tutti i suoi precedenti 13 seggi, e i Verdi (SZ) che non hanno confermato nessuno dei loro 6 seggi precedenti.
Anche le elezioni parziali del Senato svoltesi nell’ottobre 2010 (il 15-16 e il 22-23 rispettivamente il primo e il secondo turno) appaiono confermare un’erosione di consensi del partito di governo ODS, di cui però si è avvantaggiato il partito di opposizione socialdemocratico (dei 27 seggi in palio 12 sono andati ai socialdemocratici, 8 all’ODS ed i rimanenti a forze politiche minori).
Il principale tema affrontato nella campagna elettorale di maggio è stato quello del deficit pubblico (5,9 % del PIL nel 2009), sullo sfondo della crisi greca delle medesime settimane. Nel progetto di bilancio per il 2011 il nuovo governo si è impegnato ad un obiettivo di deficit del 4,6 % nel 2011, del 3,5 % nel 2012 e del 2,9 % nel 2013 ed al raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2016, attraverso la riforma delle pensioni, dell’assistenza sanitaria e del sistema universitario, nonché tagli agli stipendi pubblici.
Le elezioni del maggio 2010 hanno posto termine ad una legislatura, inaugurata nel 2006 e caratterizzata da una forte instabilità, che aveva visto succedere, nel maggio 2009, ad un governo di minoranza di centrodestra, sostenuto anche dall’astensione dei socialdemocratici e guidato dal precedente leader dell’ODS Mirek Topolanek, un governo tecnico sostenuto sia dall’ODS sia dai socialdemocratici e guidato dal direttore dell’Ufficio nazionale di statistica Jan Fisher.
L’instabilità governativa si è però nuovamente manifestata nell’aprile 2011, quando accuse di corruzione avanzate da alcuni colleghi di partito hanno determinato le dimissioni di Vit Barta, ministro dei trasporti, esponente del partito degli affari pubblici. Alle dimissioni del ministro hanno fatto seguito quelle dell’intero esecutivo, successive rientrate grazie ad un rimpasto operato dal primo ministro Necas, che ha comunque confermato la coalizione di governo tra ODS, TOP09 e partito degli affari pubblici.
Indicatori internazionali sul paese[1]:
- Libertà politiche e civili: “Stato libero” (Freedom House); “democrazia piena” (16 su 178 Economist)
- Indice della libertà di stampa: 23 su 178
- Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); situazione di rispetto in concreto (USA)
- Corruzione percepita: 53 su 178
- Variazione PIL: 2009 – 4,14 per cento; 2010: + 2,31 per cento
- Libertà economica: “Stato libero” (28 su 179)
Tabella
di raffronto parametri economici
Italia-Repubblica Ceca rilevanti in sede di Unione Europea
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2010 (%) |
2011 (%) |
2012 (%) |
Italia |
4,6 |
4,3 |
3,5 |
Repubblica Ceca |
4,7 |
4,6 |
4,2 |
|
2010 (%) |
2011 (%) |
2012 (%) |
Italia |
119 |
120,2 |
119,9 |
Repubblica Ceca |
38,5 |
43,1 |
45,2 |
Per i dati 2010 si sono utilizzati i dati certificati da Eurostat il 26 aprile 2011, mentre per le previsioni per il 2011 e il 2012 le previsioni economiche d’autunno della Commissione europea del 29 novembre 2010
Il nuovo sistema di governanceeconomica dell’UE si è delineato, in seguito all’acuirsi della crisi economica e finanziaria e alla definizione della nuova strategia dell’Unione per la crescita e l’occupazione (Europa 2020), attraverso la combinazione di iniziative, legislative e non legislative, assunte dalle istituzioni dell’UE e dagli Stati membri e riconducibili a sei assi di intervento:
1) un meccanismo per il coordinamento ex ante delle politiche economiche nazionali (c.d. “semestre europeo”), che è già stato avviato, per la prima volta, nel 2011;
2) una più rigorosa applicazione del Patto di stabilità e crescita;
3) l’introduzione, mediante appositi regolamenti, di una sorveglianza sugli squilibri macroeconomici che include anch’essa meccanismi di allerta e di sanzione;
4) l’introduzione di requisiti comuni per i quadri nazionali di bilancio;
5) l’istituzione di un meccanismo permanente per la stabilità finanziaria della zona euro;
6) il patto “europlus”, che impegna gli Stati membri dell’area euro e alcuni altri Stati aderenti a porre in essere ulteriori interventi in materia di politica economica.
Il semestre europeo
Il semestre europeo consiste in un ciclo di procedure volto ad assicurare un coordinamento ex-ante delle politiche economiche nell’Eurozona e nell’UE, articolato nelle seguenti fasi:
Ø gennaio: presentazione da parte della Commissione dell’analisi annuale della crescita (la prima è stata presentata il 12 gennaio scorso);
Ø febbraio/marzo: il Consiglio europeo stabilisce le priorità di politica economica e di bilancio a livello UE e per gli Stati membri (per il 2011 le priorità sono state definite dal Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011) ;
Ø metà aprile: gli Stati membri sottopongono contestualmente i Piani nazionali di riforma (PNR, elaborati nell’ambito della nuova Strategia UE 2020) ed i Piani di stabilità e convergenza (PSC, elaborati nell’ambito del Patto di stabilità e crescita), tenendo conto delle linee guida dettate dal Consiglio europeo;
Ø inizio giugno: sulla base dei PNR e dei PSC, la Commissione elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati;
Ø giugno: il Consiglio ECOFIN e, per la parte che gli compete, il Consiglio Occupazione e affari sociali, approvano le raccomandazioni della Commissione, anche sulla base degli orientamenti espressi dal Consiglio europeo di giugno;
Ø seconda metà dell’anno: gli Stati membri approvano le rispettive leggi di bilancio, tenendo conto delle raccomandazioni ricevute. Nell’indagine annuale sulla crescita dell’anno successivo, la Commissione dà conto dei progressi conseguiti dai Paesi membri nell’attuazione delle raccomandazioni stesse.
La Strategia Europa 2020
L’obiettivo principale del semestre europeo è quello di assicurare l’effettiva attuazione dei cinque obiettivi principali della Strategia Europa 2020 per la crescita e l’occupazione:
1)portare al 75% il tasso di occupazione per la popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni, anche mediante una maggiore partecipazione dei giovani, dei lavoratori più anziani e di quelli poco qualificati e una migliore integrazione dei migranti nella popolazione attiva. Secondo gli ultimi dati Eurostat, diffusi il 4 maggio 2011 e riferiti al 2010, il tasso di occupazione ha raggiunto il 68,6% nell’UE a 27; il 68,4% nell’Eurozona; i Paesi con le migliori performances risultano essere la Svezia (78,7%), i Paesi Bassi (76,8%) e la Danimarca (76,1%), e; tra i Paesi di maggiori dimensioni economiche e demografiche, nel Regno Unito si è registrato un tasso del 73,6% di occupati, in Germania il 74,9%, in Francia il 69,2%, in Spagna il 62,5%, in Italia il 61,1% (soltanto Ungheria e Malta registrano una percentuale più bassa); la Repubblica ceca registra il 70,4%;
2) migliorare le condizioni per la ricerca e lo sviluppo, in particolare allo scopo di portare al 3% del PIL la spesa per investimenti pubblici e privati combinati in tale settore. Il 4 maggio 2011 Eurostat ha reso noti i dati relativi alla quota di PIL investita nel settore ricerca e sviluppo tecnologico, a livello dell’UE e dei singoli Stati membri, nel 2009: nell’UE a 27 tale quota è pari al 2,01% del PIL, (+0,09% rispetto al 2008). In Italia la quota in termini percentuali del PIL risulta pari all’1,27% (+0,04 rispetto al 2008). Gli investimenti più consistenti in R&S in percentuale del PIL sono state registrati in Finlandia (3,96%), in Svezia (3,62% del PIL), Danimarca (3,02%), Germania (2,82%) e Austria (2,75%), mentre quelle più basse sono state rilevate a Cipro e Lettonia (0,46%), in Slovacchia (0,48 %), e in Bulgaria (0,53%). Si segnalano inoltre i dati di Francia, (2,21%), Regno Unito (1,87%) e Spagna (1,38, e Repubblica ceca (1,53%).
3) ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20% - rispetto ai livelli del 1990 - o del 30%, se sussistono le necessarie condizioni, ovvero nel quadro di un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012, a condizione che altri Paesi si impegnino ad analoghe riduzioni delle emissioni; contestualmente, si intende portare al 20% la quota delle fonti di energia rinnovabile e migliorare del 20% l'efficienza energetica (obiettivo già previsto nel pacchetto clima-energia approvato nel 2009). Secondo i dati Eurostat, l’UE-27 nel 2008 avrebbe ridotto dell’11,3% le emissioni rispetto al 1990; l’Italia ha conseguito un aumento del 4,7%; la Francia ha ridotto del 6,4%; la Germania -22,2% (riduzione superiore all’obiettivo richiesto); il Regno Unito -18,6%; la Spagna ha registrato un aumento del 42,3%. In Repubblica ceca la riduzione è stata del 27,5%. Per quanto concerne la quota di energie rinnovabili sul totale del fabbisogno, l’Italia nel 2008 ha registrato una percentuale del 6,8%, a fronte del dato complessivo dell’UE-27 pari al 10,3% (Germania: 9,1%; Francia: 11%; Regno Unito: 2,2%; Spagna: 10,7%; Repubblica ceca: 7,2%);
4) migliorare i livelli d'istruzione, in particolare riducendo i tassi di dispersione scolastica al di sotto del 10% e aumentando la percentuale delle persone tra i 30 e i 34 anni che hanno completato l'istruzione terziaria o equivalente almeno al 40%. Il Consiglio europeo ha ribadito la competenza degli Stati membri a definire e attuare obiettivi quantitativi nel settore dell'istruzione. Secondo i dati diffusi da Eurostat il 4 maggio 2011, il tasso di dispersione scolastica dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni è stato, nel 2009, pari al 14,4% nell’UE-27; al 19,2% in Italia, al 12,3% in Francia, all’11,1% in Germania, al 15,7% nel Regno unito, al 31,2% in Spagna, al 5,4% in Repubblica ceca. Sempre secondo dati Eurostat, nel 2009 la percentuale delle persone tra i 30 e i 34 anni che hanno completato l'istruzione terziaria o equivalente risulta invece pari al 32,3% nell’UE a-27; al 19% in Italia; 43,3% in Francia; 29,4% in Germania; 41,5% in Regno Unito; 39,4% in Spagna; 17,5% in Repubblica ceca;
5) promuovere l'inclusione sociale, in particolare attraverso la riduzione della povertà, mirando a liberare almeno 20 milioni di persone dal rischio di povertà e di esclusione. Il 4 maggio 2011 Eurostat ha pubblicato i dati relativi alla quota di popolazione che nel 2009 risultava a rischio di povertà o esclusione sociale: nell’UE-27, il 23,1%;in Italia il 24,7%; in Francia il 18,4%; in Germania il 20%; nel Regno unito il 22%; in Spagna il 23,4%; in Repubblica ceca il 14%.
Il Consiglio europeo del 24-25 marzo ha approvato, sulla base dell’analisi annuale della crescita presentata dalla Commissione europea nel gennaio 2011 (COM(2011)11), le priorità in materia di risanamento di bilancio e riforme strutturali che gli Stati membri dovranno tradurre in misure concrete inserite nei rispettivi programmi di stabilità o di convergenza e nei PNR.
Per quanto riguarda la sostenibilità dei conti pubblici, il Consiglio europeo ha impegnato gli Stati membri:
· a presentare un piano di risanamento pluriennale recante obiettivi precisi in merito al disavanzo e ad entrate e spese, nonché la strategia e il calendario per raggiungerli e ad elaborare politiche di bilancio che assicurino la sostenibilità del debito;
· ad elaborare politiche di bilancio per il 2012 che assicurino la sostenibilità del debito e la riconduzione dei disavanzi al di sotto del 3% del PIL secondo la tempistica convenuta dal Consiglio. A tal fine, la maggior parte degli Stati membri dovrebbe procedere ad un aggiustamento strutturale su base annua superiore allo 0,5% del PIL. Il risanamento dovrebbe essere accelerato negli Stati che abbiano un forte disavanzo strutturale o un debito pubblico molto alto o in rapida crescita.
Con riguardo alle riforme strutturali necessarie ad attuare la strategia Europa 2020, il Consiglio europeo ha raccomandato dieci azioni prioritarie, indicate nell’analisi annuale della crescita, relative a tre aspetti principali:
a) prerequisiti fondamentali per la crescita:
1. attuazione di un risanamento di bilancio rigoroso
2. correzione degli squilibri macroeconomici
3. garanzia della stabilità del settore finanziario
b) mobilitare i mercati del lavoro, creare opportunità occupazionali:
4. rendere il lavoro più attraente
5. riformare i sistemi pensionistici
6. reinserire i disoccupati nel mondo del lavoro
7. conciliare sicurezza e flessibilità
c) accelerare la crescita:
8. sfruttare il potenziale del mercato unico
9. attrarre capitali privati per finanziare la crescita
10. creare un accesso all'energia che sia efficace in termini di costi
Nell'attuazione di queste azioni, gli Stati sono invitati ad agire in stretta cooperazione con il Parlamento europeo e le altre istituzioni e organi dell’UE, coinvolgendo pienamente i Parlamenti nazionali, le parti sociali, le regioni e gli altri soggetti interessati.
Modifiche ed integrazioni del Patto di stabilità e crescita
Le modifiche al Patto di stabilità e crescita sono prospettate da tre proposte di regolamento[2] incluse in più ampio pacchetto di proposte legislative per la riforma della governance economica europea che la Commissione ha presentato, il 29 settembre 2010. Il pacchetto include anche due proposte di regolamento sulla sorveglianza sugli squilibri macroeconomici ed una proposta di direttiva sui quadri nazionali di bilancio (cfr. i paragrafi successivi).
Le sei proposte legislative sono all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo; quattro proposte seguono la procedura legislativa ordinaria (per cui il Parlamento europeo avrà poteri codecisori e il Consiglio delibererà a maggioranza qualificata); due proposte seguono invece una procedura legislativa speciale, secondo la quale il Consiglio dovrà deliberare invece all’unanimità (con possibilità quindi di veto da parte di ciascuno Stato) e con il mero parere del Parlamento europeo e della BCE.
Il Consiglio ECOFIN del 15 marzo 2011 ha raggiunto un orientamento generale, accolto con favore dal Consiglio europeo del 24-25 marzo, che ha ribadito l’esigenza di pervenire ad un accordo con il Parlamento sull'intero pacchetto in prima lettura entro giugno 2011. La Commissione affari economici e monetari del PE ha concluso l’esame delle proposte il 19 aprile, approvando emendamenti. Le proposte saranno ora oggetto di negoziato nell’ambito del “trilogo” informale Consiglio-Parlamento-Commissione al fine di raggiungere un accordo per l’adozione del testo in prima lettura.
Il braccio preventivo del PSC viene fondato sul nuovo concetto di “politica di bilancio prudente”, incentrata sulla convergenza verso l'obiettivo a medio termine del pareggio di bilancio. A questo scopo gli Stati membri dovrebbero assicurare un miglioramento annuale della propria posizione di bilancio pari ad almeno lo 0,5%; per i Paesi con alto livello di debito e/o squilibri macroeconomici eccessivi il Consiglio potrebbe richiedere un aggiustamento superiore allo 0,5%.Deviazioni significative da una politica di bilancio prudente, identificate in uno scostamento dello 0,5% rispetto al percorso di raggiungimento dell’obiettivo di medio termine. comporterebbero per lo Stato membro interessato l'obbligo di costituire un deposito fruttifero pari allo 0,2% del PIL. Il deposito, con gli interessi maturati, verrebbe restituito una volta che il Consiglio abbia verificato che la situazione di bilancio sia stata risanata.
Con riferimento all’obiettivo a medio termine del pareggio di bilancio, l’orientamento generale definito dal Consiglio ECOFIN del 15 marzo 2011 prevede di inserire un considerando aggiuntivo (che dunque non avrebbe carattere vincolante) nella apposita proposta di regolamento, in base al quale è richiesto un percorso più rapido di avvicinamento (superiore dunque allo 0,5%) agli obiettivi di bilancio a medio termine per gli Stati membri con un livello di indebitamento superiore al 60% del PIL o che presentano rischi considerevoli in termini di sostenibilità del debito globale.
Le proposte della Commissione prevedono – tra le altre cose - che gli Stati il cui debito supera il 60% del PIL dovrebbero adottare misure per ridurlo ad un ritmo soddisfacente, definito come una riduzione di 1/20 dell’eccedenza, registrata nel corso degli ultimi tre anni, rispetto alla soglia del 60%. La valutazione dell’andamento del debito, secondo la proposta della Commissione, dovrebbe tuttavia tener conto anche di alcuni fattori di rischio, quali: tassi di crescita della ricchezza nazionale particolarmente bassi; la struttura del debito; il livello di indebitamento del settore privato; le passività sia implicite che esplicite connesse all’invecchiamento (ovvero, la sostenibilità a lungo termine dei sistemi previdenziali).
L’orientamento generale raggiunto dal Consiglio ECOFIN conferma l’obiettivo quantitativo della riduzione di 1/20 della eccedenza di debito pubblico rispetto alla soglia del 60%, precisando tuttavia che per uno Stato membro soggetto a una procedura per i disavanzi eccessivi alla data di adozione del regolamento e per un triennio a decorrere dalla correzione del disavanzo eccessivo, il requisito del criterio del debito è considerato soddisfatto se lo Stato membro interessato compie progressi sufficienti verso l'osservanza come da valutazione contenuta nei pareri del Consiglio sul suo programma di stabilità o di convergenza. Inoltre, nella loro valutazione Commissione e il Consiglio devono tenere nella debita considerazione l'attuazione di riforme delle pensioni che introducono un sistema multipilastro comprendente un pilastro obbligatorio, finanziato a capitalizzazione, ed il costo netto del pilastro a gestione pubblica. In particolare si prendono in considerazione i criteri dell'intero sistema pensionistico creato dalla riforma, ossia se promuove la sostenibilità a lungo termine senza d'altra parte aumentare i rischi per la posizione di bilancio a medio termine.
Ai Paesi che registrano un disavanzo eccessivo si applicherebbe un deposito non fruttifero pari allo 0,2% del PIL, convertito in ammenda in caso di non osservanza della raccomandazione di correggere il disavanzo eccessivo. La decisione di comminare le sanzioni, proposta dalla Commissione, si considererebbe approvata dal Consiglio a meno che esso non la respinga con voto a maggioranza qualificata ("maggioranza inversa") degli Stati dell'area euro (non si tiene conto del voto dello Stato interessato). In caso di mancata restituzione, le entrate derivanti da queste ammende (o dagli interessi maturati sul deposito fruttifero) verrebbero distribuite, sulla base dei rispettivi PIL, tra i Paesi membri dell’area euro non sottoposti ad alcuna procedura.
L’orientamento generale raggiunto dal Consiglio ECOFIN conferma i meccanismi sanzionatori proposti dalla Commissione, incluso il meccanismo di maggioranza inversa, prevedendo tuttavia che il Consiglio possa modificare la raccomandazione della Commissione a maggioranza qualificata (mentre nella proposta iniziale della Commissione si prevedeva l’unanimità).
Inoltre, l’ECOFIN ha stabilito che, in caso di mancata restituzione, le entrate derivanti dalle ammende siano assegnati al fondo europeo di stabilità finanziaria (vedi infra).
La proposta di direttiva concernente i requisiti per i quadri di bilancio[3] nazionali fissa le seguenti regole minime:
· introdurre la corrispondenza tra i sistemi contabili nazionali ed il sistema ESA95 (sistema europeo dei conti nazionali e regionali), attraverso la fornitura di dati di cassa su base mensile, che verrebbero riportati nel sistema ESA su base trimestrale.
· inserire negli ordinamenti nazionali regole di bilancio e parametri numerici che recepiscano i valori di riferimento previsti a livello europeo e fissino procedure di controllo, precisando gli effetti del mancato rispetto delle medesime regole da parte dei soggetti interessati;
· stabilire una pianificazione pluriennale (almeno triennale) del bilancio nazionale, con una indicazione di entrate e spese programmate e degli aggiustamenti richiesti per realizzare l’obiettivo di finanze pubbliche solide;
· comprendere in ciascun quadro nazionale di bilancio l’intero sistema di finanza pubblica, in particolare nei Paesi con assetti decentrati: l’assegnazione delle responsabilità di bilancio tra i diversi livelli di governo dovrebbe essere chiaramente definita e soggetta ad adeguate procedure di controllo.
L’accordo raggiunto dall’ECOFIN mantiene sostanzialmente invariate le misure proposte della Commissione.
Sorveglianza sugli squilibri macroeconomici
La sorveglianza sugli squilibri macroeconomici, in base alle proposte della Commissione[4], si articola in meccanismi sia presentivi sia correttivi.
Nell’ambito della parte preventiva la Commissione effettuerebbe una valutazione periodica dei rischi derivanti dagli squilibri macroeconomici in ciascuno Stato membro, che andrebbe operata nel contesto dell’esame dei Programmi nazionali di riforma, e dei Programmi di stabilità e convergenza. La valutazione sarebbe basata su un quadro di riferimento composto da indicatori economici (scoreboard, la cui individuazione è rinviata ad una fase successiva, ma che potrebbero comprendere: il bilancio delle partite correnti; il tasso di cambio effettivo basato sui costi unitari del lavoro; il debito del settore pubblico e privato - famiglie e imprese). Sulla base della valutazione, la Commissione avvierebbe un riesame approfondito riguardante gli Stati membri a rischio per individuare i problemi sottostanti e potrebbe rivolgere ai medesimi Stati un “allerta preventivo”. Per gli Stati membri che presentano gravi squilibri, tali da mettere a rischio il funzionamento dell'Unione economica e monetaria, il Consiglio adotterebbe raccomandazioni e avvierebbe una procedura per gli squilibri eccessivi. Lo Stato oggetto di tale procedura dovrebbe sottoporre un piano di azione correttivo al Consiglio, il quale fisserebbe un termine per l'adozione di misure correttive.
Con riguardo alla parte correttiva, lo Stato dell'eurozona che ometta ripetutamente di dare seguito alle raccomandazioni del Consiglio formulate al fine di porre fine ad una situazione di squilibrio, pagherebbe un'ammenda annua pari allo 0,1% del suo PIL. La decisione di comminare un’ammenda è proposta dalla Commissione e si considera approvata dal Consiglio a meno che esso non la respinga con voto a maggioranza qualificata “inversa" degli Stati membri dell’eurozona (non si tiene conto del voto dello Stato interessato). L’ammenda sarebbe restituita al Paese interessato qualora desse seguito alle raccomandazioni del Consiglio. In caso di mancata restituzione le entrate derivanti dalle ammende verrebbero distribuite, sulla base dei rispettivi PIL, tra i Paesi membri dell’area euro non sottoposti ad alcuna procedura.
Analogamente a quanto concordato con riguardo alle sanzioni del Patto di stabilità, anche in questo caso il Consiglio ECOFIN ha stabilito che, in caso di mancata restituzione, le entrate derivanti dalle ammende siano assegnati al fondo europeo di stabilità finanziaria. Inoltre, come nel caso delle norme in materia di disciplina di bilancio, l’ECOFIN conferma il meccanismo di maggioranza inversa, prevedendo tuttavia che il Consiglio possa modifica la raccomandazione della Commissione a maggioranza qualificata (mentre nella proposta iniziale della Commissione si prevedeva l’unanimità).
Il Patto "euro plus"
Il Patto euro plus è stato approvato dal Capi di Stato o di governo della zona euro nella riunione dell’11 marzo 2011 e avallato dal Consiglio europeo del 24-25 marzo facendo seguito ad una iniziativa franco-tedesca (c.d. Patto per la convergenza e la competitività);hanno aderito al Patto – che resta aperto all'adesione di altri Stati membri - anche Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania.
Il Patto impegna gli Stati partecipanti ad adottare le misure necessarie per realizzare quattro obiettivi: promuovere la competitività; stimolare l'occupazione; concorrere ulteriormente alla sostenibilità delle finanze pubbliche; rafforzare la stabilità finanziaria. Specifico rilievo viene inoltre attribuito al coordinamento delle politiche fiscali.
Ogni anno gli Stati membri partecipanti converranno a livello di Capi di Stato e di Governo le azioni concrete da realizzare nei dodici mesi successivi, che dovranno riflettersi anche nei programmi nazionali di riforma e nei programmi di stabilità presentati ogni anno. La scelta delle misure specifiche da attuare resterà di competenza di ciascun Paese, che dovrà dedicare particolare attenzione agli obiettivi e agli interventi di seguito indicati:
• assicurare un'evoluzione dei costi in linea con la produttività, attraverso misure quali:
- riesaminare gli accordi salariali e laddove necessario, il grado di accentramento del processo negoziale e i meccanismi d'indicizzazione, nel rispetto dell'autonomia delle parti sociali nella negoziazione dei contratti collettivi;
- assicurare che gli accordi salariali del comparto pubblico corrispondano allo sforzo di competitività del settore privato.
• incrementare la produttività, mediante riforme quali:
- l'ulteriore apertura dei servizi professionali e al settore del commercio al dettaglio, nell'intento di stimolare la concorrenza e l'efficienza;
- il miglioramento dei sistemi di istruzione e la promozione della ricerca e dello sviluppo, l'innovazione e le infrastrutture;
- il miglioramento del contesto imprenditoriale, in particolare per le PMI, segnatamente, eliminando gli oneri amministrativi e migliorando il quadro normativo.
• stimolare il mercato del lavoro mediante:
- riforme del mercato del lavoro per promuovere la "flessicurezza", ridurre il lavoro sommerso e aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e l’apprendimento permanente;
- riforme fiscali, quali la riduzione dell'imposizione sul lavoro.
• assicurare ulteriormente sostenibilità delle finanze pubbliche, mediante:
- la sostenibilità di pensioni, assistenza sanitaria e prestazioni sociali, ad esempio allineando l'età pensionabile effettiva alla speranza di vita, limitando i regimi di pensionamento anticipato e ricorrendo ad incentivi mirati per assumere lavoratori anziani (fascia superiore ai 55 anni);
- il recepimento nelle Costituzioni o nella legislazione nazionale delle regole del Patto di stabilità e crescita. L'esatta forma e natura della regola sarà decisa da ciascun Paese (ad esempio sotto forma "freno all'indebitamento" o di regole collegate al saldo primario o alla spesa), ma dovrebbe garantire la disciplina di bilancio a livello sia nazionale che subnazionale.
In merito al coordinamento delle politiche fiscali, il Patto, pur riconoscendo che l'imposizione diretta resta di competenza nazionale, ne sottolinea la rilevanza ai fini del sostegno al risanamento di bilancio e alla crescita economica. In tale contesto gli Stati membri si impegnano ad avviare discussioni strutturate sulle questioni di politica fiscale, segnatamente per assicurare che si scambino migliori prassi, si evitino prassi dannose e si presentino proposte di lotta contro la frode e l'evasione fiscale.
Il meccanismo di stabilità
Il Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011 ha adottato la decisione che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’UE (TFUE) al fine di consentire agli Stati membri la cui moneta è l'euro di istituire un meccanismo di stabilità permanente per l’area euro.
Il Consiglio europeo ha chiesto il rapido avvio delle procedure nazionali di approvazione, affinché la modifica possa entrare in vigore il 1º gennaio 2013 (prima della scadenza dell’attuale meccanismo transitorio di stabilizzazione).[5]
Il Consiglio europeo ha altresì confermato le decisioni adottate l'11 marzo 2011 dai Capi di Stato o di governo della zona euro relative alle caratteristiche del meccanismo europeo di stabilità (MES), che sarà istituito con un trattato tra gli Stati membri della zona euro quale organizzazione intergovernativa nel quadro del diritto pubblico internazionale e avrà sede in Lussemburgo. Lo statuto del MES sarà riportato in un allegato del Trattato. Il Consiglio europeo auspica che il trattato MES possa essere firmato entro fine giugno 2011, contestualmente alle modifiche dell'accordo sul fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF).
Il Trattato dovrebbe essere incentrato sulle seguenti previsioni:
· l'accesso all'assistenza finanziaria del MES sarà offerto sulla base di una rigorosa condizionalità politica nell'ambito di un programma di aggiustamento macroeconomico e di un'analisi scrupolosa della sostenibilità del debito pubblico effettuata dalla Commissione insieme al Fondo monetario internazionale (FMI) e di concerto con la Banca centrale europea (BCE). Lo Stato membro beneficiario sarà tenuto a realizzare una forma adeguata di partecipazione del settore privato in funzione delle circostanze specifiche e secondo modalità pienamente conformi alle prassi dell'FMI.
· il MES avrà una capacità effettiva di prestito pari a 500 miliardi di euro, soggetta a verifica periodica almeno ogni cinque anni. Si cercherà di integrare la capacità di prestito del MES attraverso la partecipazione dell'FMI alle operazioni di assistenza finanziaria, mentre gli Stati membri che non fanno parte della zona euro potranno anche partecipare su una base ad hoc;
· il MES avrà un capitale sottoscritto totale di 700 miliardi di euro. Di questo importo, 80 miliardi di euro saranno sotto forma di capitale versato fornito dagli Stati membri della zona euro e si aggiungeranno progressivamente a partire dal luglio 2013 in cinque rate annuali di uguale importo. Inoltre, il MES disporrà anche di una combinazione di capitale richiamabile impegnato e di garanzie degli Stati membri della zona euro per un importo totale di 620 miliardi di euro.
· la ripartizione dei contributi di ciascuno Stato membro al capitale sottoscritto totale del MES sarà basata sulla partecipazione al capitale versato della BCE. Gli Stati membri, ratificando il trattato istitutivo del MES, si impegnano giuridicamente a fornire un contributo al capitale sottoscritto totale;
· ai prestiti del MES si applicherà la seguente struttura del prezzo: costi di finanziamento del MES; un onere di 200 punti base sulla totalità dei prestiti; una maggiorazione di 100 punti base per gli importi prestati non rimborsati dopo tre anni. Per i prestiti a tasso fisso con scadenza superiore a 3 anni, il margine sarà una media ponderata dell'onere di 200 punti base per i primi tre anni e 200 più 100 punti base per gli anni successivi;
· è prevista l’istituzione di un consiglio dei governatori composto dai Ministri delle finanze degli Stati membri della zona euro (quali membri con diritto di voto), con il Commissario europeo per gli affari economici e monetari e il Presidente della BCE in qualità di osservatori. Il consiglio dei governatori prenderà di comune accordo le decisioni relative alla concessione di assistenza finanziaria; alla modalità e condizioni dell'assistenza finanziaria; alla capacità di prestito del MES; alle variazioni della gamma di strumenti. Tutte le altre decisioni saranno prese a maggioranza qualificata, salvo disposizione contraria. La ponderazione dei voti nel consiglio dei governatori e nel consiglio di amministrazione sarà proporzionale alle rispettive partecipazioni degli Stati membri al capitale del MES. La maggioranza qualificata è definita come l'80% dei voti.
L’introduzione, a livello di Unione europea, di moduli decisionali ed operativi tesi a favorire, nell’ambito del cosiddetto “Semestre europeo”, un più intenso coordinamento ex ante delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri della UE ed una più stretta sorveglianza in campo fiscale e macro-economico, nonché la revisione dei contenuti e dei tempi di presentazione dell’Aggiornamento del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma[6], hanno indotto il Legislatore a regolamentare in modo nuovo i profili sostanziali e procedurali della normativa contabile nazionale.
Con la recente legge 7 aprile 2011, n. 39[7] sono state pertanto apportate talune modifiche alla legge di contabilità e finanza pubblica (legge 196 del 2009), volte, in via generale, ad assicurare la coerenza della programmazione finanziaria delle amministrazioni pubbliche con le procedure e i criteri stabiliti in sede europea.
A tal fine sono stati rivisitati il ciclo, la denominazione ed il contenuto dei principali strumenti della programmazione economico-finanziaria, nonché introdotte alcune disposizioni volte a rafforzare la disciplina fiscale in linea con le indicazioni formulate dalle istituzioni comunitarie ai fini della riduzione del deficit e del debito. Sono state, invece, confermate le rilevanti innovazioni già introdotte con la riforma del 2009, quali il metodo della programmazione almeno triennale delle risorse, delle politiche e degli obiettivi, la ripartizione degli obiettivi di finanza pubblica per i diversi sottosettori del conto della PA e l’indicazione di previsioni a politiche invariate per i principali aggregati del conto economico della PA.
Per quanto concerne, segnatamente, il ciclo di bilancio, le recenti modifiche apportate alla legge di contabilità - allineandosi con il nuovo calendario stabilito in sede europea[8] - anticipano alla prima parte dell’anno l’intero processo di programmazione nazionale, fissando al 10 aprile la data di presentazione alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, del Documento di Economia e Finanza (DEF).
La presentazione, nella prima metà del mese di aprile, del DEF – che costituisce il principale strumento di programmazione economica e finanziaria, sostitutivo sia della Relazione sull’economia e la finanza pubblica (REF), sia della Decisione di finanza pubblica (DFP) – consente alle Camere di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l’invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma. Quest’ultimo documento potrà, inoltre, tener conto delle indicazioni fornite nell’Analisi annuale della crescita predisposta all’inizio di ciascun anno dalla Commissione europea.
Al fine di garantire una partecipazione degli enti territoriali al processo di programmazione economico-finanziaria, entro il medesimo termine del 10 aprile il DEF è altresì inviato alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica[9], affinché essa esprima il proprio parere in tempo utile per le deliberazioni parlamentari.
Al fine di assicurare, invece, nel corso del Semestre europeo, un pieno e tempestivo coinvolgimento del Parlamento nell’esame dei progetti, degli atti e dei documenti elaborati dalle istituzioni dell’Unione europea, le modifiche introdotte alla disciplina contabile prevedono che tali atti, contestualmente alla loro ricezione, siano trasmessi dal Governo alle Camere ai fini dell'esame e dell’esercizio delle attività di controllo parlamentare. Nella medesima prospettiva si prevede, inoltre, che entro quindici giorni dalla trasmissione delle linee guida di politica economica e di bilancio a livello dell'UE elaborate dal Consiglio europeo, il Ministro dell'economia riferisca alle competenti Commissioni parlamentari, fornendo una valutazione dei dati e delle misure prospettate dalle linee guida, nonché delle loro implicazioni per l'Italia, anche ai fini della predisposizione del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma.
Entro il 30 giugno di ciascun anno il DEF è integratodaun apposito allegato – che il Ministro dell'economia è tenuto a trasmettere alle Camere - in cui sono riportati i risultati del monitoraggio degli effetti sui saldi di finanza pubblica, sia per le entrate sia per le spese, derivanti dalle misure contenute nelle manovre di bilancio adottate anche in corso d'anno, con indicazione degli scostamenti rispetto alle valutazioni originarie e le relative motivazioni.
Sulla base del PNR e del Patto di Stabilità, nel mese di giugno la Commissione europea dovrebbe elaborare le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati. Successivamente, entro il mese di luglio, il Consiglio ECOFIN e, per la parte che gli compete, il Consiglio Occupazione e affari sociali, dovrebbero esaminare ed approvare le raccomandazioni della Commissione, anche sulla base degli orientamenti espressi dal Consiglio europeo di giugno.
Una volta completato il processo di coordinamento delle politiche economiche nell’ambito del Semestre europeo, e al fine di tener conto delle eventuali raccomandazioni formulate dalle autorità europee, è prevista la presentazione, entro il 20 settembre di ciascun anno, di una Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza.
In coerenza con quanto previsto per il DEF, il Governo - qualora sia necessario procedere a una modifica degli obiettivi di finanza pubblica - è tenuto ad inviare, entro il 10 settembre, alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, per il preventivo parere, da esprimere entro il 15 settembre, le linee guida per la ripartizione degli obiettivi. Le linee guida sono altresì trasmesse, entro il 10 settembre, alle Camere, cui è in seguito trasmesso anche il parere espresso su di esse dalla Conferenza.
Quale norma di chiusura, la legge di contabilità - come novellata ai sensi della citata legge 7 aprile 2011, n. 39 – prevede, infine, che il Governo, qualora per le medesime finalità di aggiornamento previste per la presentazione della Nota, ovvero per il verificarsi di eventi eccezionali, intenda aggiornare gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, ovvero in caso di scostamenti rilevanti degli andamenti di finanza pubblica tali da rendere necessari interventi correttivi, sia tenuto a trasmettere una relazione al Parlamento, recante le ragioni dell'aggiornamento ovvero degli scostamenti, nonché l’indicazione degli interventi correttivi che si intendono adottare.
Per quanto concerne gli altri adempimenti del ciclo di bilancio, la riforma introdotta dalla legge 39 del 2011 non ha modificato la fase di attuazione degli obiettivi programmatici, che dovrà essere realizzata in autunno, attraverso la presentazione alle Camere, entro il 15 ottobre di ciascun anno, del disegno di legge di stabilità e del disegno di legge del bilancio dello Stato, che compongono la manovra di finanza pubblica su base triennale.
Entro il successivo mese di gennaio dovranno essere presentati gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica, che sono stati a loro volta precedentemente indicati nel DEF ovvero nella Nota di aggiornamento del medesimo.
Le modifiche apportate alla disciplina contabile non si limitano ad incidere sul complessivo processo di programmazione economica di medio termine, bensì introducono nuovi criteri di prudenzialità della gestione finanziaria, finalizzati ad agevolare il controllo degli andamenti ed il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.
In tale prospettiva, in coerenza con le richieste dell’Unione europea di destinare alla riduzione del deficit e del debito le eventuali maggiori entrate non previste a legislazione vigente, l’articolo 3 della legge 39 del 2011, modificando il disposto dell’art. 11, comma 6, della legge n. 196 del 2009, consente l’utilizzo di del risparmio pubblico a copertura degli oneri correnti della legge di stabilità unicamente per finanziare riduzioni entrata e solo a condizione che risulti assicurato un valore positivo del risparmio pubblico.
Nella medesima logica s’inscrive il comma 1-bis introdotto all’art. 17 della legge di contabilità, recante il divieto di utilizzare a copertura di nuovi oneri finanziari le maggiori entrate correnti che dovessero verificarsi in corso di esercizio rispetto a quelle iscritte nel bilancio di previsione derivanti da variazioni degli andamenti a legislazione vigente, nonché l’espressa previsione che l’eventuale “extra gettito” connesso ad un miglioramento del quadro economico possa essere destinato solo al miglioramento dei saldi di finanza pubblica.
Un ulteriore modifica volta a rafforzare la disciplina fiscale in conformità a uno schema di programmazione e di bilancio ispirato a procedure e regole di tipo “top down”, consiste, infine, nella previsione, introdotta nell’ambito di una delega al Governo per il completamento della riforma del bilancio dello Stato, contenuta nell’art. 40 della legge 196 del 2009, della possibilità di fissare “tetti” di spesa all’intero aggregato delle risorse iscritte nel bilancio, ivi comprese pertanto anche quelle non rimodulabili, ferma restando la necessità di tenere conto della loro peculiarità.
A seguito delle modifiche introdotte alla disciplina di bilancio, il DEF diviene il principale strumento della programmazione economico finanziaria, che ricomprende lo schema del Programma di stabilità e lo schema del Programma nazionale di riforma, documenti, questi ultimi, che dovranno essere presentati al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea entro il 30 aprile.
I contenuti specifici del Documento sono articolati in tre sezioni.
La prima sezione espone lo schema del Programma di stabilità, che dovrà contenere tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico.
In tale ambito, nel confermare il principio, già introdotto dalla legge 196 del 2009, della programmazione triennale delle risorse, si prevede che l’indicazione dell'articolazione della manovra necessaria per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica per i sottosettori del conto della PA - relativi alle amministrazioni centrali, alle amministrazioni locali e agli enti di previdenza e assistenza sociale - sia accompagnata anche da un'indicazione di massima delle misure attraverso le quali si prevede di raggiungere gli obiettivi; la sezione deve, inoltre, contenere le previsioni di finanza pubblica di lungo periodo e gli interventi che si intende adottare per garantirne la sostenibilità, nonché le diverse ipotesi di evoluzione dell'indebitamento netto e del debito rispetto a scenari di previsione alternativi riferiti al tasso di crescita del prodotto interno lordo, della struttura dei tassi di interesse e del saldo primario.
La seconda sezione contiene una serie di dati e informazioni che il Governo era in passato tenuto a fornire nell'ambito della Relazione sull'economia e la finanza pubblica e della Decisione di finanza pubblica. In questa sezione è previsto che siano individuate regole generali sull’evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche, in linea con l’esigenza, evidenziata in sede europea, di individuare forme efficaci di controllo dell’andamento della spesa pubblica, anche attraverso la fissazione di tetti di spesa.
La sezione reca, tra l’altro, un'indicazione delle previsioni a politiche invariate per i principali aggregati del conto economico della PA riferite almeno al triennio successivo, le informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori di spesa, con particolare riferimento a quelli relativi al pubblico impiego, alla protezione sociale e alla sanità, nonché sul debito delle amministrazioni pubbliche e sul relativo costo medio.
All’interno della sezione deve inoltre essere dato conto anche delle risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate, con evidenziazione dei fondi nazionali addizionali.
In allegato alla sezione è riportata una nota metodologica che espone analiticamente i criteri di formulazione delle previsioni tendenziali.
La terza sezione reca, infine, lo schema del Programma Nazionale di riforma (PNR), recante gli elementi e le informazioni previsti dai regolamenti dell'Unione europea e dalle specifiche linee guida per tale Programma.
Il PNR, che costituisce la più rilevante novità del DEF, è un documento strategico che, in coerenza con il Programma di Stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova “Strategia Europa 2020”.
In tale ambito sono indicati:
lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell'eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti;
le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità;
gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività;
i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell'economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione.
In allegato al DEF – ovvero alla Nota di aggiornamento del medesimo - sono indicati gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica, da presentarsi alle Camere entro il mese di gennaio di ogni anno. Ciascun disegno di legge reca disposizioni omogenee per materia, tenendo conto delle competenze delle amministrazioni, e concorre al raggiungimento degli obiettivi programmatici anche attraverso interventi di carattere ordinamentale, organizzatorio ovvero di rilancio e sviluppo dell'economia.
Al DEF devono, infine, essere allegati, sulla base della nuova legge di contabilità, una serie di documenti, recanti:
a) un’unica relazione di sintesi sugli interventi realizzati nelle aree sottoutilizzate, nell’ambito della quale il Ministro dello sviluppo economico è tenuto a evidenziare il contributo dei fondi nazionali addizionali e i risultati conseguiti, con particolare riguardo alla coesione sociale, alla sostenibilità ambientale, nonché alla ripartizione territoriale degli interventi;
b) il Programma delle infrastrutture strategiche previsto dalla legge obiettivo, nonché lo stato di avanzamento del medesimo programma relativo all'anno precedente, predisposto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;
c) un documento, predisposto dal Ministro dell'ambiente, relativo allo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra derivanti dagli obblighi internazionali assunti dall'Italia in sede europea e internazionale, e sui relativi indirizzi;
d) un documento recante l’esposizione, con riferimento agli ultimi dati di consuntivo disponibili, delle risorse del bilancio dello Stato destinate alle singole regioni, con separata evidenza delle categorie economiche relative ai trasferimenti correnti e in conto capitale agli enti locali e alle province autonome di Trento e di Bolzano;
e) uno specifico rapporto sullo stato di attuazione della legge di riforma della contabilità e finanza pubblica.
Il Programma Nazionale di Riforma – Quadro di sintesi del contenuto
In vista dell’avvio del semestre europeo dal gennaio 2011, l’Italia ha presentato, lo scorso autunno, come stabilito per ciascuno Stato membro dalla Commissione europea per la fase transitoria, un progetto preliminare di PNR che aveva già definito quattro questioni essenziali (meridionale, fiscale, nucleare e legale) per favorire la crescita senza incrementare il disavanzo e nel rispetto dei vincoli di riduzione del debito pubblico, indicando una serie di riforme prioritarie in merito a:
- debito pubblico, per garantire stabilità all’economia (riforma pensionistica, completamento del federalismo fiscale e riforma complessiva del sistema tributario);
- competitività del sistema produttivo italiano (introduzione di zone a burocrazia “zero” nel Mezzogiorno, revisione del modello contrattuale di lavoro, approvazione di una legge annuale sulla concorrenza);
- sistema dell’istruzione e formazione, nonché politiche inerenti al lavoro (attuazione di un piano triennale per il lavoro, incremento del tasso di occupazione delle donne e dei giovani);
- incentivazione della ricerca e dell’innovazione (energie rinnovabili e riduzioni delle emissioni e nuovo ruolo dell’energia nucleare).
Nella sua versione aggiornata, contenuta nel DEF 2011, il PNR illustra gli obiettivi e le azioni di riforma tra loro integrate considerate necessarie per eliminare gli squilibri macroeconomici, potenziare la competitività del Paese, stimolare la concorrenza nel mercato dei prodotti e migliorare le condizioni del mercato del lavoro, nel quadro di una rafforzata sostenibilità delle finanze pubbliche.
Le misure descritte nel PNR sono ispirate dall’azione comunitaria per creare un’Europa competitiva, inclusiva e sostenibile, e rispondono alle priorità elencate nell’Analisi annuale sulla crescita (Annual Growth Survey) della Commissione, alle azioni previste dal Patto Euro Plus per aumentare il grado di competitività e convergenza, nonché agli obiettivi specifici previsti dalla Strategia Europa 2020 declinate negli obiettivi nazionali.
I pilastri principali sui cui fondare un’azione di riforma volta a superare le principali criticità dell’economia italiana sono rinvenibili nell’attuazione del federalismo fiscale; nel riordino del sistema fiscale; nella promozione di interventi di tipo regolatorio finalizzati ad incrementare l’efficienza del sistema economico e nell’adozione di iniziative per orientare il risparmio privato verso obiettivi di politica economica.
Tali indirizzi dovrebbero stimolare il tasso di crescita dell’economia - contribuendo in tal modo al processo di riduzione del debito – nonché favorire la riduzione dei divari territoriali – qualificati nel Documento come “vero problema per l’Italia” – e rendere più competitive le imprese nazionali.
L’indicazione delle riforme già avviate e di quelle programmate per il raggiungimento dei target nazionali fissati nella Strategia Europa 2020 è preceduta da un’analisi quantitativa, realizzata sulla base della metodologia sviluppata nell’ambito del Lisbon Assessment Framework (LAF), che ha svolto un ruolo significativo nell’individuazione delle priorità di politica economica e le aree di policy critiche dei Paesi membri, contribuendo alla definizione di quelli che sono stati definiti i “colli di bottiglia” (bottlenecks), ossia i fattori checostituiscono un impedimento alla crescita del Paese e su cui è necessario intervenire.
A tale riguardo, la Commissione europea ha analizzato le componenti del PIL per l’Italia che contribuiscono negativamente alla crescita, sia in termini assoluti che in relazione alla media EU15, evidenziando come il significativo rallentamento dell’economia italiana degli ultimi anni sia dovuto sostanzialmente alla permanenza di numerosi aspetti critici nelle componenti strutturali della crescita, come la persistente rigidità nel mercato del lavoro e il basso grado di competizione nel mercato dei prodotti.
Per l’Italia i principali ostacoli alla crescita individuati dal Consiglio europeo del giugno 2010 sono:
- il consolidamento fiscale durevole e la riduzione del debito pubblico;
- l’incremento della produttività in termini di allineamento dei salari alla produttività e di riduzione delle disparità regionali;
- l’aumento del tasso di occupazione delle donne, dei giovani e dei lavoratori anziani;
- l’apertura ulteriore del mercato dei servizi e delle industrie di rete e il miglioramento dell’efficienza amministrativa;
- il miglioramento del capitale umano, attraverso il collegamento tra scuola e mercato del lavoro, nonché l’aumento della spesa privata in ricerca e sviluppo.
Le principali misure nel Programma Nazionale di Riforma sono state sinteticamente riportate in un prospetto, posto in calce alla terza sezione del DEF, che si compone di diverse voci che hanno lo scopo di descrivere le riforme, quantificarne l’impatto sul bilancio pubblico ed evidenziarne la loro funzionalità rispetto agli obiettivi comunitari.
Le azioni di riforma sono state raggruppate nelle seguenti macro-aree d’intervento:
1) contenimento della spesa pubblica;
2) energia e ambiente;
3) federalismo;
4) infrastrutture e sviluppo;
5) innovazione e capitale umano;
6) lavoro e pensioni;
7) mercato dei prodotti, concorrenza ed efficienza amministrativa;
8) sostegno alle imprese.
Per ciascuna misura viene individuato il riferimento normativo, cui segue una breve descrizione della misura stessa e l’indicazione dello stato di implementazione e avanzamento, con specifiche indicazioni anche in ordine alla tempistica di attuazione. Per ciascuna misura si valuta, laddove possibile, l’impatto sulla finanza pubblica, in termini di maggiori-minori spese o maggiori-minori entrate. Nel prospetto, sono inserite misure con impatto negativo sulla finanza pubblica, fermo restando che vi possono essere anche misure senza nessun impatto e altre che consentono risparmi di spesa e aumenti di entrate. Le misure sono quindi ordinate in base agli obiettivi e alle priorità definite a livello europeo. Con specifico riferimento ai “colli di bottiglia” (bottleneck) dell’economia italiana ciascuna misura è stata inclusa in una delle seguenti aree:
- Consolidamento fiscale e debito pubblico (bottleneck n. 1);
- Competitività salari e produttività (bottleneck n. 2);
- Mercato Prodotti - Concorrenza ed efficienza amministrativa (bottleneck n. 3);
- Innovazione – Ricerca Sviluppo (bottleneck n. 4);
- Ridurre le disparità regionali (bottleneck n. 5).
Se la misura risulta di pronta attuazione (frontloading) per rafforzare la crescita, essa è classificata come segue: incentivi al lavoro; riforma del sistema di contrattazione salariale; competizione di settore e liberalizzazione del mercato; miglioramento dell'ambiente imprenditoriale.
Sono, inoltre, indicati gli obiettivi in base alla “Strategia Europa 2020”:
- aumento della quota di fonti rinnovabili
- aumento del tasso di occupazione
- aumento dell’efficienza energetica
- riduzione dell’abbandono scolastico
- miglioramento dell’istruzione universitaria;
- aumento della spesa in Ricerca e Sviluppo e innovazione.
Infine, ciascuna misura è classificata secondo la priorità indicate nell’Analisi annuale della crescita.
In attuazione delle indicazioni della legge n. 39 del 2011, il 30 aprile il Governo italiano ha trasmesso alle istituzioni dell’UE il Programma nazionale di riforma (PNR) per il perseguimento degli obiettivi della Strategia 2020 per la crescita e l’occupazione, unitamente al Programma di stabilità. I due documenti sono parte integrante del Documento di economia e finanza (DEF), il nuovo strumento di programmazione economico-finanziario introdotto dalla legge n. 39 del 2011, approvato dal Governo e trasmesso alle Camere l’8 aprile 2011. Il 28 aprile la Camera dei deputatiha approvato una risoluzione (n. 6-00080) di approvazione del DEF.
1. La Comunicazione della Commissione europea del 4 maggio 2011
Rispondendo alle richieste avanzate dal Consiglio europeo nelle riunioni dell’11 marzo e del 24-25 marzo scorsi (si veda infra), il 4 maggio 2011 la Commissione europea ha presentato una comunicazione (COM(2011)248) nella quale illustra il suo programma di iniziative di breve e lungo termine intese a migliorare l’efficacia della gestione dei flussi migratori, anche in considerazione della attuale situazione nei paesi del Nord Africa.
Il piano di misure previste sarà sottoposto al Consiglio giustizia e affari interni del 12 maggio 2011. Un pacchetto di misure verrà già predisposto dalla Commissione europea il 24 maggio prossimo al fine della presentazione Consiglio europeo di giugno.
Le misure - comprendenti sia relazioni sul funzionamento degli strumenti esistenti che nuove proposte legislative, in parte già previste nel programma di Stoccolma per lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia 2010-2014 - riguardano la governance di Schengen, l’attraversamento e il controllo delle frontiere esterne dell’UE, la prevenzione dell’immigrazione clandestina e il sostegno all’immigrazione legale e all’integrazione, la politica di asilo nonché la cooperazione con i paesi terzi.
La comunicazione contiene inoltre indicazioni relative alla revisione dei programmi finanziari in materia di flussi migratori .
Per quanto riguarda la governance di Schengen la Commissione europea intende promuovere la adozione di modifiche al meccanismo di valutazione Schengen, completando l’attuale sistema di valutazioni inter pares, con la partecipazione di esperti degli Stati membri e di FRONTEX, sotto l a direzione dalla Commissione stessa.Saranno inoltre pubblicare orientamenti per garantire che le regole Schengen vengano applicate e interpretate in modo coerente. L’intervento più rilevante riguarda tuttavia la presentazione di una proposta volta all’istituzione di un un meccanismo che permetta all'Unione di gestire sia le situazioni in cui uno Stato membro non adempie all'obbligo di controllare la propria sezione di frontiera esterna, sia quelle in cui un tratto particolare della frontiera esterna diventa oggetto di pressione inaspettata e grave a seguito di eventi esterni. Secondo la Commissione europea,una risposta coordinata a livello UE in situazioni critiche aumenterebbe senza dubbio la fiducia reciproca degli Stati membri e ridurrebbe inoltre il ricorso a iniziative unilaterali degli Stati membri volte a reintrodurre temporaneamente i controlli alle frontiere interne o ad intensificare i controlli di polizia nelle regioni frontaliere interne, con un inevitabile rallentamento degli attraversamenti delle frontiere interne per chiunque. Il meccanismo dovrebbe consentire di adottare a livello europeo una decisione che definisca quali Stati membri possano reintrodurre eccezionalmente i controlli alle frontiere interne e per quanto tempo. Questo meccanismo si applicherebbe per un periodo limitato e predeterminato, fino all'adozione di altre misure (di emergenza) per stabilizzare la situazione nella sezione interessata della frontiera esterna a livello europeo, in spirito di solidarietà, e/o a livello nazionale, per conformarsi meglio alle norme comuni.
In particolare, tra le misure previste in materia di attraversamento delle frontiere esterne e mobilità, la Commissione europea, al fine di migliorare l’applicazione del codice dei visti, in vigore da aprile 2010 soprattutto per quanto riguarda l’ancora scarsamente diffuso rilascio di visti per ingressi multipli per chi viaggia di frequente, prevede la prossima presentazione di una relazione sull cooperazione locale Schengen. In tale relazione la Commissione intende presentare proposte concrete sul funzionamento della cooperazione locale Schengen destinate ai consolati degli Stati membri e ai richiedenti il visto, e riguardanti ad es. l'armonizzazione degli elenchi dei documenti giustificativi che devono presentare i richiedenti il visto e l'ottimizzazione del rilascio dei visti per ingressi multipli ai viaggiatori in buona fede. Allo scopo di migliorare l’accessibilità dei servizi consolari. La Commissione presenterà inoltre nel 2011, una comunicazione sui programmi di cooperazione consolare regionale ed esaminerà in particolare come facilitare l'istituzione di centri comuni per la presentazione delle domande di visto. Nel corso del mese di maggio, dovrebbe inoltre essere presentata una proposta di modifica regolamento (CE) n. 539/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio sui visti, al fine di introdurre una clausola di salvaguardia che consentirebbe, a certe condizioni, il ripristino temporaneo dell'obbligo del visto per i cittadini di un paese terzo. Una comunicazione su un Programma per un sistema di ingresso/uscita e per i viaggiatori registrati, che agevoli l’ingreso dei viaggiatori in buona fede dovrebbe infine essere presentata nel settembre 2011.
Per quanto riguarda il controllo dellel frontiere esterne, la Commissione europea ritiene necessario migliorare laq collaborazione tra Stati membri limitrofi. A tale scopo si prevede nel corso del 2011 la presentazione di una proposta legislativa per consentire alle autorità degli Stati membri che effettuano attività di sorveglianza delle frontiere di scambiarsi informazioni operative e collaborare tra loro e con Frontex, secondo quanto previsto dal sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR), sviluppato progressivamente a partire dal 2008.
La Commissione adotterà a giugno una versione aggiornata del manuale pratico per le guardie di frontiera e avvierà l’esame sulla fattibilità di un sistema europeo di guardie di frontiera, non necessariamente basato sull'istituzione di un'amministrazione europea centralizzata, bensì sula creazione di una cultura comune e di capacità e standard condivisi, affiancati da una cooperazione pratica.
La Commissione ritiene inoltre fondamentale l’approvazione, entro la fine di giugno 2011, della proposta di regolamento vota al rafforzamento di Frontex (COM(2010)61), tuttora all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio. Una comunicazione su una maggiore solidarietà in seno all’UE dovrebbe infine essere adottata nel novembre 2011
La Comunicazione della Commissione sottolinea che nel 2009 i cittadini di paesi terzi in posizione irregolare fermati nell'UE sarebbero stati circa 570 000 (il 7% in meno del 2008) e gli Stati membri avrebbero rimpatriato circa 250 000 persone (il 4,5% in più rispetto al 2008).
Considerando come uno dei fattori che attira l'immigrazione irregolare e lo sfruttamento dei cittadini di paesi terzi è l'esistenza di un mercato del lavoro informale, la Commissione europea ritiene fondamentale che gli Stati membri recepiscano pienamente e nei termini stabiliti la direttiva sulle sanzioni nei confronti dei datori di lavoro (direttiva 2009/52/CE) e sottolinea l’importanza della recente adozione della direttiva sulla tratta di esseri umani.
Per garantire che la politica di rimpatrio dell'UE sia coerente, equilibrata ed effettiva, la Commissione sollecita gli Stati membri ad adottare ed applicare senza indugio le disposizioni nazionali necessarie all’attuazione della direttiva 2008/115/CE ( cd. Direttiva rimpatri). La Commissione prevede inoltre la presentazione, nel 2012, di una comunicazione che indicherà le misure da prendere per promuovere il rimpatrio volontario, migliorare lo sviluppo delle capacità degli Stati membri, favorire il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio e affrontare la situazione dei migranti in posizione irregolare che non possono essere rimpatriati. La Commissione ritiene infine necessario rafforzare il ricorso agli accordi di riammissione, anche attraverso l'inclusione di obblighi di riammissione rafforzati nel quadro degli accordi conclusi con i paesi terzi.
Per quanto riguarda il sostegno alll’mmigrazione legale, la Commissione europea sta valutando di presentare entro il 2012 un Libro verde su come affrontare le carenze di manodopera attraverso l'immigrazione negli Stati membri dell'UE. La Commissione ritiene inoltre urgente il raggiungimento di un accordo tra le istituzioni UE in merito alla proposta di direttiva recante istituzione di un "permesso unico", che semplificherà le procedure amministrative per i migranti e conferirà un insieme chiaro e comune di diritti COM(2007)n. nonché sulle proposte di direttiva, presentate nel 2010, relativamente ai lavoratori stagionali e sui lavoratori trasferiti all'interno di società. Nel maggio 2011 la Commissione prevede la presentazione di una Comunicazione su un'agenda europea per l'integrazione. Un Libro verde sulla direttiva 2003/86/CE relativa al diritto al ricongiungimento familiare sarà presentato nel novembre 2011
Al fine di istituire un sistema comune europeo in materia di asilo, la Commissione prevede la presentazione nel giugno 2011 di una proposta modificata di direttiva sulle procedure d'asilo e di una proposta modificata di direttiva sulle condizioni di accoglienza. Tali proposte si affiancheranno al pacchetto già in corso di esame da parte delle istituzioni UE, comprendente : una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide;una proposta modificata che istituisce l'"EURODAC"; una proposta di direttiva recante norme minime sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, nonché norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta già presentata ; una proposta sull'istituzione di un programma comune di reinsediamento UE già presentata
Per quanto riguarga le relazioni con i paesi terzi, la Commissione europa nel corso del 2011 intende presentare una comunicazione sull'approccio globale in materia di migrazione, a cinque anni dal suo lancio- la Commissione sottolinea in proposito che finora l'approccio globale si è concentrato soprattutto sull'Africa e sull'Europa orientale e sudorientale e auspica una revisione delle priorità geografiche, in particolare alla luce dei recenti sviluppi in Medio Oriente e nell'Africa settentrionale.
Nelle prossime settimane la Commissione presenterà inoltre una comunicazione relativa ad una politica europea di vicinato riveduta e un insieme di proposte relative all'approccio dell'UE nel settore della migrazione, della mobilità e della sicurezza con i paesi del Mediterraneo meridionale.
La Commissione ritiene inoltre necessario avviare un dialogo strutturato con i paesi del Mediterraneo su migrazione, mobilità e sicurezza, al fine di istituire partenariati di mobilità sulla base del merito specifico di ogni singolo paese. I partenariati di mobilità, per i quali l’UE fornirà anche un sostegno finanziario, dovrebbero comprendere, tra l'altro, modi per agevolare e organizzare meglio la migrazione legale, misure efficaci e umane per lottare contro la migrazione irregolare e iniziative concrete per potenziare i risultati della migrazione in termini di sviluppo. Potranno essere attuati soltanto se i paesi terzi interessati si impegneranno realmente a riammettere i migranti irregolari non autorizzati a soggiornare nel territorio degli Stati membri, ed a prendere provvedimenti efficaci per impedire la migrazione irregolare, istituire una gestione integrata delle frontiere, controllare la sicurezza dei documenti e combattere la criminalità organizzata, ivi compresi la tratta di esseri umani e il traffico di migranti..
In questo ambito la Commissione europea prevede inoltre la presentazione delle seguenti iniziative:
- Proposta della Commissione per le decisioni del Consiglio relative alla firma e alla conclusione dell'accordo fra l'Unione europea e la Repubblica di Capo Verde sulla mobilità e la riammissione novembre 2011
- Documento di lavoro dei servizi della Commissione in materia di migrazione e sviluppo novembre 2011
- Documento di lavoro dei servizi della Commissione in materia di migrazione e cambiamento climatico novembre 2011
- Piano d'azione per la cooperazione con i paesi del partenariato orientale settembre 2011
- Proposta della Commissione per le decisioni del Consiglio relative alla firma e alla conclusione dell'accordo fra l'Unione europea e l'Armenia sulla facilitazione del visto e la riammissione luglio 2011
- Proposta della Commissione per le decisioni del Consiglio relative alla firma e alla conclusione dell'accordo fra l'Unione europea e l'Azerbaigian sulla facilitazione del visto e la riammissione luglio 2011.
La Commissione europea sottolinea che le risorse finanziarie disponibili a titolo del programma generale "Solidarietà e gestione dei flussi migratori"[10] sono insufficienti per rispondere a tutte le richieste di assistenza, anche in considerazione del fatto che questi fondi non possono essere mobilitati facilmente, essendo stati concepiti per intervenire in situazioni stabili e non per far fronte ad emergenze e crisi. Nell'ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale, la Commissione ritiene necessario adattare i finanziamenti UE in modo da poterli mobilitare molto più velocemente e con maggior flessibilità, anche in paesi terzi. Inoltre, nell'ambito della revisione in corso del regolamento finanziario dell'UE, la Commissione auspica l’appoggio del Parlamento europeo e del Consiglio dovrebbero alla proposta della Commissione stessa, di permettere all'Unione di creare i propri fondi fiduciari, che metterebbero insieme i contributi dei donatori specie in situazioni di crisi e post-crisi.
2. Misure adottate dall’Unione europea per l’emergenza immigrazione nel Mediterraneo
Una ricognizione delle iniziative assunte a livello UE per far fronte all’emergenza immigrazione nel Mediterraneo, è contenuta in un comunicato della Commissione europea, pubblicato l’8 aprile scorso. Il comunicato menziona i seguenti interventi:
La Commissione europea riferisce che secondo le stime ufficiali circa 430.000 persone sarebbero fuggite dal conflitto in Libia nelle ultime settimane. La Commissione europea si è attivata fronte a questo esodo attraverso la mobilizzazione di due strumenti: il meccanismo di protezione civile e il finanziamento umanitario tramite ilServizio per l’aiuto umanitario della Commissione europea (ECHO). Si è inoltre provveduto al coinvolgimento di 16 esperti in aiuto umanitario e protezione civile inviati in Libia, Tunisia e d Egitto per monitorare la situazione e cooperare con l’ONU. L’aiuto finanziario UE per l’emergenza ammonta a 30 milioni di euro destinati a migliorare l’accoglienza dei profughi nei campo di transito presso la frontiera con la Libia e per sostenere iniziative analoghe nella Libia stessa.
Il massiccio spostamento di popolazioni da numerosi paesi del Nord Africa ha messo sotto crescente pressione i sistemi di protezione e di accoglienza di alcuni Stati membri UE, in particolare l’Italia e Malta. L’Unione europea ha risposto, secondo la Commissione, in modo rapido e efficace allo scopo di stabilizzare la situazione. Il 20 febbraio, quattro giorni dopo la richiesta italiana, Frontexha lanciato l’operazione congiunta Hermes Extention 2011 per assistere le autorità italiane nella gestione dell’afflusso di migranti dal Nord Africa in direzione, per lo più, di Lampedusa. La Commissione ritiene che tale operazione sia un chiaro segno della solidarietà degli altri Stati membri. Al fine d rafforzare la missione tuttora in corso, la Commissione europea sta avviando le procedure necessarie per aumentare di 30 milioni il budget di Frontex per il 2011.
Anticipando una missione già prevista per il mese di giugno 2011, il 20 febbraio 2011 l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea (Frontex), e l’Italia hanno avviato l’operazione congiunta HERMES 2011 il cui scopo è aiutare l’Italia nella gestione dei flussi migratori effettivi e potenziali dal nord Africa. L’operazione, a cui partecipano, oltre all’Italia - Stato membro ospitante - anche Francia, Malta, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Austria, Belgio, Romania e Svizzera, prevede il dispiegamento di unità navali ed aeree nonché l’invio di 30 esperti, allo scopo di: fornire assistenza nell’individuazione della nazionalità dei migranti, prevenire attività criminali alle frontiere esterne UE, organizzare operazioni di rimpatrio, collaborare con le autorità italiane nell’elaborazione di analisi dei rischi. L’operazione vede coinvolta anche l’agenzia Europol. Secondo un rapporto di FRONTEX datato 11 marzo 2011 sono stati già impiegati 20 esperti presso i centri di accoglienza di Crotone, Caltanissetta Trapani e Bari. Secondo il medesimo rapporto, oltre agli 8 Stati sopra citati già direttamente operativi, altri 6 Stati hanno previsto lo stanziamento di mezzi e personale, in attuazione dell’operazione HERMES 2011.
In particolare:
- i mezzi navali sono assicurati dall’Italia;
- i mezzi aerei da Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Malta e Spagna;
- il personale di esperti da Italia, Austria, Belgio, Francia, Germania, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Svezia, Svizzera e Spagna.
Anche Europol ha inviato in Italia un team di esperti, per assistere le autorità nella individuazione e prevenzione della tratta di essere umani.
Per quanto riguarda gli aiuti finanziari, sono a disposizione degli Stati membri i quattro fondi UE relativi all’immigrazione (frontiere esterne, rifugiati, rimpatri, immigrazione). La Commissione sottolinea che l’Italia costituisce uno dei maggiori beneficiari dei finanziamenti UE, avendo ottenuto 55 milioni di euro per il 2010 e 75 milioni di euro per il 2011.
La Commissione europea ha inoltre reso disponibile un fondo addizionale complessivo di 25 milioni di euro per interventi di emergenza negli Stati membri che ne facciano richiesta, a titolo del Fondo per le frontiere esterne e del Fondo per i rifugiati, che potranno essere rapidamente mobilizzati.
3. Le indicazioni del Consiglio europeo
Nella dichiarazione adottata nella riunione straordinaria dell’11 marzo 2011 e nelle conclusioni del 24-25 marzo, il Consiglio europeo ha sottolineato la necessità di una fattiva solidarietà nei confronti degli Stati membri più direttamente interessati dai movimenti migratori, richiedendo in particolare agli Stati membri di fornire a Frontex ulteriori risorse umane e tecniche in funzione delle esigenze della missione Hermes 2011 e alla Commissione di mettere a disposizione risorse supplementari. Il Consiglio europeo ha inoltre invitato il Consiglio, in cooperazione con la Commissione, a presentare, prima del Consiglio europeo di giugno, un piano per lo sviluppo di capacità di gestione della migrazione e dei flussi di rifugiati. e auspicato auspicato il raggiungimento entro giugno 2011 di un accordo sulla proposta di regolamento (COM(2010)61) che rafforza le capacità di Frontex, tuttora all’esame delle istituzioni UE. Nel constesto della promozione dell’approccio globale ai fenomeni migratori, il Consiglio europeo ha infine assicurato l’impegno dell’UE nel dialogo con i con i paesi terzi interessati della regione per quanto riguarda il sostegno tecnico-finanziario atto a migliorare il controllo e la gestione delle frontiere, nonché le misure atte a facilitare il rimpatrio dei migranti nei paesi d'origine e ha auspicato il ricorso a partenariati per la mobilità con tutti i partner che siano sufficientemente avanzati nei processi di riforma e la cooperazione nella lotta alla tratta degli esseri umani e all'immigrazione irregolare.
4. Le conclusioni del Consiglio Giustizia e affari interni dell’11-12 aprile 2011
Sulla base delle indicazioni del Consiglio europeo, nelle conclusioni relative alla gestione della migrazione dai paesi del vicinato meridionale adottate nella riunione dell’11-12 aprile 2011, il Consiglio giustizia e affari interni:
- ribadisce la necessità di dimostrare solidarietà concreta e autentica agli Stati membri esposti più direttamente ai flussi migratori e chiede all'UE e agli Stati membri di continuare a fornire il necessario sostegno a seconda dell'evolversi della situazione, assistendo le autorità locali degli Stati membri più colpiti nell'affrontare le ripercussioni immediate dei flussi migratori sull'economia e sulle infrastrutture locali. Il Consiglio accoglie con favore l’intenzione della Commissione europea di estendere, con il sostegno delle Presidenze attuale e futura del Consiglio, l’esistente progetto pilota, su base volontaria, per le persone beneficiarie di protezione internazionale nell’isola di Malta[11].
- accoglie con favore l'intenzione della Commissione di mobilitare fondi supplementari, che potranno essere messi a disposizione degli Stati membri o di Frontex in tempi rapidi, qualora necessario.
- chiede a Frontex di continuare a monitorare la situazione e di predisporre analisi dettagliate del rischio sugli scenari possibili in modo da individuare le risposte più efficaci da darvi, e invita inoltre Frontex ad accelerare i negoziati con i paesi della regione - in particolare la Tunisia - al fine di concludere accordi di lavoro operativi e organizzare pattugliamenti congiunti in cooperazione con le autorità Tunisine e in applicazione delle pertinenti convenzioni internazionali, in particolare la Convenzione ONU sulla Legge del mare (Convenzione di Montego Bay).
- sollecita gli Stati membri a mettere ulteriori risorse sia umane che tecniche a disposizione delle operazioni dell'Agenzia, in particolare le operazioni congiunte esistenti Hermes e Poseidon, nelle componenti terrestre e marittima, nonché l'eventuale schieramento di un'operazione RABIT a Malta, conformemente alle esigenze individuate dall'Agenzia alla luce dell'evolversi della situazione.
- conviene di accelerare i negoziati per la modifica del regolamento Frontex, in cooperazione con il Parlamento europeo, nell'ottica di giungere a un accordo entro giugno 2011.
- sottolinea la necessità di compiere progressi rapidi nel settore dei ritorni e delle riammissioni nei paesi terzi interessati e ricorda in particolare che tutti gli Stati hanno l'obbligo di riammettere i propri cittadini.
- esprime soddisfazione per i risultati delle visite compiute dalla Presidenza e dalla Commissione in Egitto e Tunisia, nonché per l'intenzione della Commissione di darvi seguito attraverso l'istituzione di un dialogo con le autorità di questi paesi a livello di alti funzionari, cui parteciperanno anche gli Stati membri e che avrà lo scopo di promuovere lo sviluppo celere di una cooperazione sulla gestione dei flussi migratori..
- sottolinea l'importanza di offrire soluzioni durature di protezione alle persone che hanno bisogno di protezione internazionale e che si trovano nei paesi del vicinato meridionale e, a questo proposito, chiede alla Commissione e agli organi preparatori del Consiglio di esaminare la possibilità di prestare a detti paesi assistenza per lo sviluppo di capacità in materia di protezione internazionale, anche attivando i programmi già esistenti di protezione regionale e sondando la necessità di istituire altri programmi nella regione.
- ricorda che la ricollocazione dei rifugiati su base volontaria, in particolare di coloro che da alcuni anni vivono in situazioni di sfollamento e di vulnerabilità protratti e non hanno altre prospettive, può rappresentare per loro una soluzione duratura. Il Consiglio prende atto che taluni Stati membri sono disposti a valutare l'eventualità di offrire possibilità di ricollocazione ai rifugiati presenti nella regione del Nord Africa .
Come risulta dalle conclusioni, il Consiglio giustizia e affari interni non ha accolto la richiesta italiana di attivare la direttiva 2001/55/CEsulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione dell'equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell'accoglienza degli stessi. Notizie stampa informano che alcuni Stati membri avrebbero eccepito che l’afflusso verso l’Italia non avrebbe attualmente dimensioni tali da giustificare l’attivazione del meccanismo e sarebbe composto essenzialmente da migranti economici e non da potenziali beneficiari di protezione internazionale. Dubbi circa la sussistenza delle condizioni di applicazione della direttiva 2001/55/CE, erano stati espressi anche dal Commissario Malmström in una lettera indirizzata al ministro dell’Interno Roberto Maroni alla vigilia del Consiglio. Si ricorda che l’attivazione della direttiva 2001/55/CE era invece stata auspicata dal Parlamento europeo in una risoluzione adottata il 5 aprile scorso (si veda paragrafo seguente).
5. Attività del Parlamento europeo
Il 5 febbraio 2011 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul tema “Flussi migratori causati dall'instabilità: portata e ruolo della politica estera dell'UE”.
Il testo, approvato senza emendamenti, corrisponde ad una proposta di risoluzione presentata dalla Commissione affari esteri del Parlamento europeo il 23 marzo 2011 (relatore on. Fiorello Provera - gruppo Europa della libertà e della democrazia).
Nella risoluzione il Parlamento europeo, in particolare:
· chiede all'Unione europea e agli Stati membri di agire, sia a livello interno che internazionale, in modo tale da incoraggiare i paesi di origine dei migranti a elaborare e attuare misure e politiche che permettano il rispettivo sviluppo sociale, economico e democratico, al fine di risolvere alla radice i problemi connessi con la migrazione;
· insiste sulla necessità di una reale attenzione ai dialoghi sui diritti umani e la democrazia nella politica europea di vicinato (PEV) riveduta; ritiene che i movimenti e le manifestazioni pro-democrazia e la loro repressione brutale da parte delle autorità in paesi quali la Tunisia e l'Egitto dimostrino che i dialoghi PEV sulla democrazia e i diritti umani non sono stati efficaci;
· invita la Commissione a prendere in considerazione, nel quadro della sua attuale revisione della PEV, la messa a disposizione di un finanziamento specifico destinato allo sviluppo, di un'agenda economica forte rinnovata, che comprenda un programma per l'occupazione;
· invita la Commissione a intensificare la cooperazione con i paesi di transito e di origine dei migranti illegali, ai sensi degli accordi che l'UE ha concluso o si appresta a concludere e degli accordi bilaterali tra Stati membri e paesi terzi, al fine di contenere l'immigrazione illegale e incoraggiare il rispetto della legge a beneficio dei migranti e degli abitanti degli Stati membri e dei paesi di origine;
· ritiene che l'UE e i suoi Stati membri debbano rispettare pienamente, nella gestione dei flussi di immigrazione irregolare, i diritti dei richiedenti asilo e astenersi dall'intraprendere azioni che dissuadano i potenziali rifugiati da chiedere protezione;
· invita la Commissione a istituire un sistema di monitoraggio per verificare che i controlli effettuati all’ingresso (e pre-ingresso) in applicazione del Codice frontiere Schengen rispettino i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo;
· ritiene che la sospensione dell'accordo di cooperazione UE-Libia in materia di immigrazione, firmato nell’ottobre 2010, debba essere revocata non appena sia formato un nuovo governo di transizione intenzionato a promuovere l'applicazione dei diritti democratici e umani alla base dell'accordo stesso: sottolinea in tale contesto la necessità che l'UE attivi la propria influenza per convincere la Libia a consentire all'Alto commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR) di rientrare nel paese;
· osserva, in relazione all'attuale crisi umanitaria nell'Africa settentrionale, che l’Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne dell’Unione europea (Frontex) non può continuare ad essere lo strumento principale per far fronte ai flussi migratori provenienti dalla regione e invita l'UE a elaborare una risposta rapida e coordinata in quanto elemento di una strategia coerente a lungo termine mirata ad affrontare le transizioni politiche e gli Stati fragili, puntando a risolvere le cause profonde dei flussi migratori;
· sollecita il Consiglio ad attuare un piano d'azione con oneri ripartiti per sostenere il reinsediamento dei rifugiati della regione sulla base della clausola di solidarietà di cui all'articolo 80 del TFUE nonché a fornire aiuto agli sfollati in conformità delle disposizioni stabilite dalla direttiva 2001/55/CE del Consiglio, del 20 luglio 2001, sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e su misure per promuovere l'equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell'accoglienza degli stessi;
· invita il Consiglio a procedure d'urgenza all'adozione del regime comune europeo in materia di asilo e a completare le procedure di codecisione relative alla definizione di un programma comune di reinsediamento UE e del Fondo europeo per i rifugiati per il periodo 2008-2013; ricorda che gli Stati membri sono tenuti a rispettare il principio del non respingimento;
· sottolinea il valore aggiunto che l'Unione per il Mediterraneo (UpM) e l'iniziativa del partenariato orientale (IpO) potrebbero apportare nell'affrontare la questione della migrazione e le sue implicazioni; invita il Vicepresidente/Alto rappresentante e gli Stati membri a intensificare gli sforzi per rendere l'UpM pienamente operativa; ritiene che la questione dei flussi migratori debba essere una priorità d'azione nel quadro dell'UpM e dell'IpO.
Il Consiglio affari esteri del 12 aprile 2011 ha chiesto un immediato cessate il fuoco e il rispetto dei diritti umani e la protezione della popolazione civile in Libia. Come riportato nelle conclusioni adottate, coloro che collaborano con il regime si trovano di fronte ad una scelta: continuare ad essere associati alla repressione brutale del colonnello Gheddafi oppure sostenere una transizione ordinata verso la democrazia.
In merito alla situazione umanitaria nel paese e ai suoi confini, il Consiglio ha manifestato profonda preoccupazione: se il conflitto continua, vi è un grave rischio di ulteriore deterioramento della situazione a causa dei flussi di sfollati e di migranti. Secondo il Consiglio, la preparazione dell'operazione "EUFOR Libia" (vedi infra) per fornire sostegno all'assistenza umanitaria nella regione è a buon punto ed essa sarà avviata, se richiesta dalle Nazioni Unite.
Di fronte al numero crescente di rifugiati che arrivano sulle sue coste meridionali, l’UE è pronta a dimostrare concreta solidarietà agli Stati membri più direttamente interessati.
Il Consiglio ha inoltre esteso ad altre persone ed entità le sanzioni contro il regime adottare il 28 febbraio scorso (vedi infra) e ha stabilito che continuerà a privare completamente il regime di Gheddafi di tutti i finanziamenti risultanti dalle esportazioni di petrolio e gas.
In occasione del Consiglio, i ministri hanno inoltre incontrato Mahmud Jibril, del Consiglio nazionale transitorio dell'opposizione, per uno scambio informale di opinioni.
Della situazione in Libia si è occupato anche il Consiglio del 21 marzo, che ha espresso soddisfazione per l’adozione della risoluzione n. 1973 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, sottolineando la determinazione dell’UE e dei suoi Stati membri a contribuire alla sua attuazione, e ha salutato il Vertice di Parigi come un decisivo contributo in questo senso. Pur contribuendo in maniera differente, UE e Stati membri sono determinati ad agire collettivamente e risolutamente con i partner internazionali, e in particolare con la Lega araba, per dare pieno effetto a tali decisioni.
Soddisfazione per l’adozione della risoluzione dell’ONU è stata espressa anche dal Presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek, il quale ha contestualmente ricordato che il 10 marzo scorso il Parlamento europeo si era già espresso, in una risoluzione comune approvata a larga maggioranza, in favore dell’istituzione di una no fly zone sul territorio libico.
Il Consiglio europeo
L'11 marzo 2011 – su iniziativa del Presidente Van Rompuy – si è tenuta a Bruxelles una riunione straordinaria del Consiglio europeo per discutere le linee strategiche della reazione dell'Unione agli sviluppi in Libia e nell'Africa settentrionale. In quell’occasione, i leader europei hanno dichiarato che Muammar Gheddafi deve abbandonare il potere immediatamente, avendo il suo regime perso la propria legittimazione. L'Unione europea accoglie con favore e incoraggia il Consiglio nazionale di transizione provvisorio con sede a Bengasi, che considera un interlocutore politico.
Al fine di proteggere la popolazione civile, gli Stati membri si sono impegnati ad esaminare tutte le opzioni possibili, a condizione che vi fosse una necessità dimostrabile e una base giuridica chiara. L'evacuazione dei cittadini dell'UE è stata fin da subito considerata una priorità, così come l’assistenza umanitaria alla popolazione libica.
Ai risultati del Consiglio europeo straordinario dell’11 marzo, è stata dedicata una riunione straordinaria della Conferenza dei presidenti dei gruppi politici del Parlamento europeo con il Presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy. In tale occasione, da più parti, sono state avanzate critiche per l’inazione dell’Unione europea e la mancanza di decisioni più incisive. In particolare, il capogruppo dei liberali, Guy Verhofstadt, è stato molto critico verso i governi dell’UE, affermando di non contare più sull’Unione europea ma su Francia, Regno Unito e Stati Uniti; Joseph Daul, leader del PPE, ha sottolineato che l’intervento dell’UE dovrebbe essere volto a favorire il cambiamento e la solidarietà. Il gruppo dei Verdi, attraverso la sua co-presidente Rebecca Harms, si è chiesto se l’intervento non sia mosso più da ragioni economiche e ha evidenziato la debolezza mostrata in questa occasione. Il gruppo dei conservatori e riformisti ha sottolineato che gli interventi devono necessariamente essere calibrati ed adattati in base alle diverse realtà. Nigel Farage - il leader di Europa per la Libertà e la Democrazia - ha invitato Van Rompuy a "resistere alle pressioni per un'azione militare, perché non c'è consenso". "E' facile entrare in una guerra", ha messo in guardia Farage "più difficile è uscirne".
Gli obiettivi politici dell’Unione europea – fissati dal Consiglio europeo straordinario dell’11 marzo scorso – restano immutati: il colonnello Gheddafi deve abbandonare il potere e la transizione politica deve essere condotta dagli stessi libici e basata su un ampio dialogo politico. E’ quanto ha dichiarato il Presidente Herman Van Rompuy, il 24 marzo, alla fine del primo giorno del Consiglio europeo di primavera.
Come si legge nelle conclusioni adottate dal Consiglio europeo, le azioni intraprese in conformità al mandato del Consiglio di sicurezza hanno contribuito in maniera significativa a proteggere la popolazione civile libica; quando essa sarà al sicuro e gli obiettivi della risoluzione n. 1973 del Consiglio di sicurezza dell’ONU saranno stati raggiunti, le operazioni militari cesseranno. Di concerto con la Lega degli Stati arabi – il cui ruolo chiave è stato sottolineato dal Consiglio europeo -, le Nazioni Unite e l'Unione africana, l’UE intensificherà gli sforzi per trovare una soluzione alla crisi che risponda alle legittime richieste del popolo libico. Il Consiglio europeo ha inoltre manifestato la disponibilità dell’Unione europea ad adottare ulteriori sanzioni, ivi incluse misure volte ad assicurare che gli introiti generati dal petrolio e dal gas non vadano al regime di Gaddafi.
Per quanto riguarda la situazione umanitaria in Libia e lungo i suoi confini, che rimane motivo di grave preoccupazione, l'UE continuerà a fornire assistenza a tutte le persone colpite, in stretta cooperazione con tutte le agenzie umanitarie e ONG coinvolte, proseguendo la sua attività di pianificazione a sostegno delle operazioni di assistenza umanitaria/protezione civile, anche con mezzi navali.
Le sanzioni
Come anticipato, il 28 febbraio il Consiglio ha adottato la decisione 2011/137/PESC, in attuazione della risoluzione n. 1970 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, che ha introdotto misure restrittive nei confronti della Libia e nei confronti di persone ed entità coinvolte in violazioni gravi dei diritti umani in Libia, ivi compreso il coinvolgimento in attacchi nei confronti della popolazioni e delle infrastrutture civili in violazione del diritto internazionale.
In particolare l’Unione europea, anche in aggiunta alle misure previste dalle Nazioni Unite, ha previsto:
· il divieto di fornire alla Libia armi, munizioni e materiale bellico. L’UE ha altresì vietato gli scambi con la Libia di attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna;
· un divieto di visto per 16 persone, tra cui Muammar Gheddafi, parti della sua famiglia strettamente legate al regime e altre persone responsabili della repressione violenta contro la popolazione civile del 15 febbraio;
· il congelamento dei beni di Muammar Gheddafi e di cinque membri della sua famiglia.
Il Consiglio ha inoltre adottato misure autonome, come il divieto di visto per ulteriori 10 individui e il congelamento dei beni per ulteriori 20 individui responsabili della violenza. Il 10 marzo, l’UE ha imposto ulteriori sanzioni alla Libia, alcune delle quali riguardano le principali istituzioni finanziarie libiche. Un’ulteriore estensione delle sanzioni è stata decisa in occasione del Consiglio del 12 aprile.
Inoltre, a decorrere dal 22 febbraio i negoziati su un accordo quadro UE-Libia e i contratti di cooperazione in corso con il paese sono stati sospesi.
L'operazione EUFOR Libia
Il 1° aprile, con procedura scritta, il Consiglio ha adottato una decisione concernente un’operazione militare dell’Unione europea a sostegno delle operazioni di assistenza umanitaria, denominata “EUFOR Libia”.
In base a tale decisione, l’UE, qualora richiesto dall’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA), condurrà un’operazione militare nel quadro della politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) volta a sostenere l’assistenza umanitaria e la protezione alla popolazione civile nella regione, in conformità ai mandati delle risoluzioni 1970 e 1973 del Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Il contrammiraglio italiano Claudio Gaudiosi è stato nominato Comandante dell’operazione, la cui sede operativa sarà ubicata in Italia, a Roma.
La decisione adottata dal Consiglio stabilisce il quadro giuridico dell’operazione. A seguito dell’approvazione del Piano di funzionamento e delle regole d’ingaggio, il Consiglio adotterà una decisione separata per avviare l’operazione.
A meno che il Consiglio non decida diversamente, l’operazione “EUFOR Libia” si concluderà entro e non oltre quattro mesi, a partire dalla data di inizio delle attività. L’importo finanziario di riferimento per i costi comuni sarà di 7,9 milioni di euro.
Aiuto umanitario e assistenza
In occasione del Consiglio straordinario energia del 21 marzo, la Presidenza ungherese ha dichiarato che fornire assistenza tecnica e umanitaria alla Libia rappresenta una priorità dell’UE.
A tale proposito, il Presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, nel suo discorso al Vertice di Parigi per il sostegno al popolo libico tenutosi il 19 marzo, ha affermato la necessità che l'attuale regime libico si ritiri da tutti i settori in cui è entrato con la forza, consentendo l’accesso agli aiuti umanitari. Il Presidente ha sostenuto la necessità di dare immediatamente inizio ad una transizione politica, ribadendo il ruolo fondamentale del Consiglio nazionale di transizione. Egli ha ricordato che l'Unione europea è stata sin dall'inizio della crisi in prima linea, da un lato imponendo dure sanzioni (ancora di più di quanto deciso nel Consiglio di sicurezza dell'ONU) e, dall’altro, fornendo aiuti umanitari. Infine, ha ribadito che l'UE è pronta ad aiutare la Libia sia economicamente che nella costruzione delle sue nuove istituzioni.
Secondo quanto indicato dalla Commissione, la situazione umanitaria in Libia è in gran parte sconosciuta, poiché l'accesso è molto limitato e la presenza delle organizzazioni umanitarie rimane scarsa. Esperti della Commissione sono stati inviati nella parte orientale della Libia, dove si è lavorato ad una prima valutazione dei bisogni umanitari. Inoltre, già dagli inizi di marzo due squadre di esperti dell’UE in materia di aiuti umanitari e protezione civile sono state dispiegate al confine tra Libia, Tunisia ed Egitto per analizzare la situazione.
La Commissione ha stanziato 30 milioni di euro per rispondere ai bisogni umanitari in Libia e nei paesi limitrofi. Un primo aiuto (medicinali, cibo, alloggi) è stato fornito ai profughi giunti in Tunisia e in Egitto. Non appena la situazione sotto il profilo della sicurezza in Libia lo consentirà, gli aiuti saranno forniti anche all'interno del Paese.
Il partenariato con i paesi del bacino meridionale del Mediterraneo
L'Alto Rappresentante dell’UE, Catherine Ashton, ha istituito una task force volta a riunire il Servizio europeo di azione esterna e gli esperti della Commissione per adattare gli strumenti già a disposizione dell’UE al fine di aiutare i Paesi del Nord Africa. L'obiettivo è quello di fornire un pacchetto completo di misure adeguate alle esigenze specifiche di ciascun Paese.
A tale scopo, già durante il Consiglio europeo dell’11 marzo, l’Alto rappresentante e la Commissione hanno presentato un documento orientativo, predisposto l’8 marzo, volto a proporre un nuovo partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale. Tale partenariato dovrebbe essere fondato su una maggiore integrazione economica, un accesso al mercato più ampio e la cooperazione politica.
A partire dal 1°maggio sono state eliminate le restrizioni al diritto di lavorare in qualsiasi Stato membro che riguardavano i cittadini della Repubblica ceca, dell'Estonia, della Lettonia, della Lituania, dell'Ungheria, della Polonia, della Slovenia e della Slovacchia. Il 30 aprile si è infatti concluso il periodo di transizione, previsto nei trattati di adesione del 2003, che consentiva agli Stati membri dell'UE-15 di limitare, per un periodo transitorio di sette anni, il diritto dei lavoratori di otto dei dieci paesi che hanno aderito all'UE nel 2004 (UE-8), di spostarsi liberamente in un altro Stato membro a fini lavorativi. L'obiettivo di queste disposizioni transitorie era consentire agli Stati membri di introdurre gradualmente la libera circolazione durante tale periodo per evitare turbative del mercato del lavoro dovute a un afflusso improvviso di lavoratori in seguito all'adesione dei nuovi paesi.
Gli accordi transitori del 2003 contemplavano tre fasi (2+3+2 anni) durante le quali si applicavano restrizioni sempre più rigorose alle condizioni a cui gli Stati membri avevano facoltà di limitare l'accesso al loro mercato del lavoro. Gli Stati membri potevano inoltre aprire i loro mercati del lavoro in qualsiasi momento. Il comunicato della Commissione europea ricorda che:
- Tre Stati membri (Irlanda, Regno Unito e Svezia) hanno aperto i loro mercati del lavoro a partire dal 1° maggio 2004, mentre i rimanenti 12 paesi hanno limitato l'accesso ai loro mercati del lavoro.
- Nel corso della seconda fase, vale a dire nei tre anni intercorsi tra il 2006 e il 2009, ai lavoratori dell'UE-8 è stato gradualmente concesso un libero accesso ai mercati del lavoro in altri 8 Stati membri (2006: Grecia, Spagna, Portogallo, Finlandia, Italia, 2007: Paesi Bassi, Lussemburgo, 2008: Francia).
- Dall'inizio della terza e ultima fase, a partire dal 1° maggio 2009, due altri Stati membri (Belgio e Danimarca) hanno abolito le restrizioni e hanno aperto i loro mercati del lavoro ai lavoratori dell'UE-8.. Negli ultimi due anni del periodo di transizione pertanto soltanto due Stati membri (la Germania e l'Austria) hanno continuato ad applicare restrizioni sostanziali nell'accesso al mercato del lavoro.
La Commissione europea sottolinea che l’afflusso di lavoratori dai paesi dell'UE-8 sono stati relativamente contenuti: il loro numero sarebbe aumentato (soprattutto in alcuni Stati membri come l'Irlanda o il Regno Unito) passando da circa un milione nel 2004 (0,3% della popolazione totale) a poco più di 2,3 milioni nel 2010 (0,6% della popolazione totale); tale afflusso risulterebbe tuttavia limitato rispetto al totale di 19 milioni di cittadini non UE che risiedono nei paesi dell'UE-15 (poco meno del 5% della popolazione totale). La Commissione europea ritiene peraltro che, dopo il 1°maggio 2011, sia da escludere un forte incremento di lavoratori dei paesi dell'UE-8 nei paesi dell'UE-15: sulla base delle stime attuali il totale di cittadini dei paesi dell'UE-8 che vivono negli Stati membri dell'UE-15 dovrebbe passare a 3,3 milioni nel 2015 e a 3,9 milioni nel 2020 e la loro percentuale rispetto alla popolazione totale dovrebbe subire un limitato aumento, dall'attuale 0,6% allo 0,8% nel 2015 e a poco meno dell'1% nel 2020.
Appendice 1
(a cura del Servizio Rapporti
Internazionali)
La Repubblica Ceca considera l'Italia un partner di primaria importanza, sia per il ruolo rivestito dal nostro Paese nell'UE e nella NATO, sia per il costante incremento delle relazioni economico-commerciali.
Il Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, ha effettuato una visita a Praga il 3 dicembre 2008, mentre il Presidente della Camera ceca Miroslava Nemcova è stata ricevuta a Roma il 15 – 16 novembre 2010. Il Ministro per la Gioventù, Giorgia Meloni, ha effettuato una missione a Praga il 16 gennaio 2009, intrattenendo un colloquio con l’allora Ministro dell’Istruzione Liška su possibili programmi di cooperazione per la valorizzazione della figura di Jan Palach. Il Ministro per le Politiche Europee Ronchi ha visitato Praga il 21 gennaio 2010, nell’ambito di colloqui bilaterali con l’allora Vice Primo Ministro con delega agli Affari Europei, Vondra: si è discusso in particolare di sicurezza energetica e ambiente nel quadro europeo.
Il 14 novembre 2009, il Primo Ministro Fischer è stato ricevuto a Roma dal Ministro degli Esteri Frattini, in occasione del deposito dello strumento di ratifica del Trattato di Lisbona. Lo stesso Ministro Frattini si è recato in visita a Praga lo scorso 8 febbraio 2011. In tale occasione, è stato firmato il nuovo Accordo Culturale Scientifico e Tecnologico tra l’Italia e la Repubblica Ceca.
Dal 13 al 15 aprile 2011 ha avuto luogo una visita di Stato del Presidente Napolitano. La visita del Presidente della Repubblica ha celebrato gli aspetti economici e culturali dei rapporti bilaterali con due eventi di particolare valore simbolico: l’inaugurazione della Stazione Centrale di Praga (ristrutturata dal gruppo Grandi Stazioni) ed un concerto dell’Orchestra sinfonica della Scala di Milano. L’ultima visita di un Presidente Ceco in Italia risale invece al 23 aprile 2007
Se, rispetto alla riforma del Consiglio di Sicurezza, Praga ha sposato la tesi tedesca, antitetica a quella italiana, essa ha invece offerto risposte nella maggior parte dei casi positive alle nostre richieste di sostegno a candidature internazionali. Per importanza, va ricordato l’accordo di reciproco sostegno per il Consiglio dei Diritti Umani.
Nel 2009 la Repubblica Ceca ha registrato un saldo attivo di 245 milioni di euro nella bilancia commerciale con l’Italia (nell’anno precedente il surplus era stato di 303 milioni di euro). L’interscambio commerciale fra i due paesi ammonta a 6.821 milioni di euro, con una diminuzione di 2.118 milioni di euro rispetto all’anno precedente. Il totale delle importazioni è stato di 3.288 milioni di euro mentre le esportazioni hanno raggiunto i 3.533 milioni di euro.
L’Italia nel primo semestre 2010 è stato il sesto fornitore della Repubblica Ceca, con il 4% del totale (era il 4,4% nel primo semestre 2009) con 1.758 milioni di Euro.
La struttura delle importazioni dall’Italia non registra particolari cambiamenti rispetto agli anni precedenti, confermandosi tra le voci più significative: macchine e mezzi di trasporto, beni lavorati intermedi e manufatti vari. Simile composizione mostrano anche le esportazioni.
Tabella Interscambio commerciale Repubblica Ceca – Italia (valori in milioni di Euro)
Fonte: Elaborazione I.C.E. su dati
dell´Istituto di Statistica della
Repubblica Ceca
Un’analisi effettuata sulla dinamica dei diversi comparti produttivi evidenzia come i settori delle macchine ed apparecchiature elettriche e di precisione, delle macchine e apparecchi meccanici, degli articoli in gomma e in plastica, dei prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali, del metallo e degli autoveicoli, presentino gli andamenti più interessanti in termini di incremento delle importazioni e opportunità per le imprese italiane. Parimenti in sviluppo è il settore alimentare, dove i prodotti della tradizione eno-gastronomica italiana, grazie anche all’aumento di reddito che consente acquisti di qualità, trovano sempre una maggiore affermazione. Per quanto riguarda i beni di consumo, i prodotti italiani godono di una valutazione molto favorevole da parte del mercato ceco. Ciò offre delle interessanti opportunità di sviluppo a settori come abbigliamento, pelletteria, calzature, prodotti ottici, arredamento casa, ecc.
Nel primo semestre 2010 le esportazioni ceche verso il nostro Paese hanno raggiunto i 2.315 Milioni di Euro, con un aumento del 24,4% rispetto allo stesso periodo del 2009. Il nostro Paese è il quinto cliente, con una quota del 4,5% del totale (nel 2009 era settimo), dopo Germania (31,5%), Slovacchia (8,5%), Polonia (6%) e Francia (5,8%).
In totale, nel primo semestre 2010 l’interscambio bilaterale è stato di 4.073 milioni di Euro, con un aumento di 750 milioni rispetto al primo semestre 2009.
Per quanto riguarda gli investimenti diretti italiani, i dati statistici (che nel primo semestre 2010 collocano il nostro Paese al 9° posto fra i partner europei) non tengono in considerazione il fatto che numerose imprese italiane investono nel Paese attraverso consociate registrate in Paesi terzi. Tra i principali investitori italiani figurano Agip, Candy, Gruppo FIAT, Siad Spa (gas speciali), Gruppo Radici, Gruppo Marzotto, Beghelli, Vitrablock. I flussi di investimento italiani hanno peraltro registrato nell´anno 2009 un andamento negativo per 127,2 milioni di euro in totale (dovuto ai prestiti rimborsati dalle controllate ceche). Il primo semestre 2010 ha invece visto IDE italiani per 36,1 milioni (nono posto tra i partner europei).
Tra i più recenti sviluppi della presenza economica italiana effettuati nel 2009 si segnalano: ACERBIS (nuovo stabilimento per la produzione di componenti per l’industria automobilistica e motociclistica: la produzione di prova è stata avviata a settembre 2009), ITT Friction Technologies (azienda produttrice di componenti per freni, ha avviato, nel marzo 2009, la produzione di pastiglie per freni, per l’Aftermarket ed i veicoli pesanti), GRANDI STAZIONI (sta procedendo alla ristrutturazione delle stazioni centrali di Praga, e Marianske Lazne; ha inaugurato in giugno 2009 la prima metà della nuova stazione di Praga). Di contro, la crisi economica ha indotto l’italiana Fiamm, proprietaria dal 1998 della ditta ceca Akuma di Mladá Boleslav, a trasferire in Italia la produzione di batterie nell’agosto del 2009.
In aggiunta a questo elenco, è necessario ricordare la presenza italiana nel settore bancario e finanziario: UNICREDIT sta operando attraverso Unicredit Bank Czech Republic a.s.,quartabanca sul mercato ceco, mentre il BANCO POPOLARE ha acquistato la IC Banka e riserva un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese. Nel dicembre 2009, Banco Popolare ha peraltro firmato un accordo per la cessione del 100% di Banco Popolare Česká Republika ad una società appartenente al fondo di private equity inglese AnaCap. La vendita è al vaglio della Banca Nazionale.
Nel settore delle infrastrutture, grandi lavori e immobiliare, secondo stime di Unicredit, il 60-70% del patrimonio immobiliare della zona centrale di Praga sarebbe nelle mani di italiani, molto attivi fin dai primi anni ‘90 nell’acquisto, ristrutturazione e gestione di vecchi palazzi.
Nel settore industriale vanno ricordate anche: IVECO, con uno stabilimento per la produzione di autobus e la VELM SpA che ha UNO stabilimento per la produzione di tettucci scorrevoli e a sollevamento. A queste aziende si aggiungono AMETEK ITALIA (elettromotori per aspirapolveri); la ITT Friction Technologies, produttrice di componenti per freni; TESSITURA MONTI CEKIA, proprietaria di due stabilimenti per la produzione di stoffe per camicie di lusso; FIDENZA VETROARREDO che ha dato vita a una joint venture con VITRABLOK, unico produttore locale di mattoni di vetro; e BEGHELLI S.p.A., che produce apparecchi per l’illuminazione.Nel settore siderurgico il gruppo industriale italiano LUCEFIN ha uno stabilimento siderurgico - Trafil Czech - con un investimento di 10 milioni di euro; la TECNOCAP produce i sistemi di chiusura per contenitori in vetro e plastica, dando lavoro ad oltre 200 persone, mentre l’ACERBIS intende investire 3,7 milioni di Euro in un nuovo stabilimento per la produzione di componenti per l’industria automobilistica e motociclistica. Infine, BIOMEDICA ha inaugurato nel 2008 una nuova linea produttiva di medicinali, investendo 63 milioni di corone ceche. Nei prossimi mesi, BREMBO investirà 35 milioni di Euro per la realizzazione di un nuovo polo produttivo a Ostrava per componenti in alluminio.
Tra le altre presenze economiche italiane in Repubblica Ceca si segnalano inoltre: l’AGIP, con 102 stazioni di servizio; ENI con una quota di 32% nella società di raffinazione ceca, Ceska Rafinerska; AUTOGRILL che prevede l’apertura di 5 punti ristoro sulle bretelle autostradali Praga-Rozvadov e Praga-Brno: SACE BT, che ha acquistato 66% di KUP, società attiva nell’assicurazione del credito a breve termine la quale detiene il 50% del mercato locale, stimato in 20 milioni di euro; e SAVE GROUP che attraverso la controllata Airest ha acquisito nel settembre 2008 la ceca Fast Food Servis (principale operatore di attività di Food&Beverage presso l’aeroporto di Praga).
Tra le attività ceche in Italia, particolare interesse riveste il contratto della Skoda Transportation con la Fabiani S.p.A. per il primo lotto della metropolitana di superficie di Cagliari, per la fornitura di 9 tram e la previsione di possibili estensioni delle linee con successivi acquisti fino a 30 ulteriori tram. La modifica dell’attuale tram “Cagliari” verrebbe adottata anche per il prosieguo della tranvia di Sassari. Il collegamento alle periferie satelliti avverrebbe (in alternativa alla vecchia soluzione del tram-treno) tramite dei tram progettati con una motorizzazione adeguata a raggiungere una velocità di trasferimento di 100 Km. Orari. La fornitura ed il montaggio della catenaria (linea di contatto) della Metropolitana di Cagliari è appannaggio di un’altra società ceca, la Elektroline di Praga, la quale ha avuto in appalto anche ricostruzione di tutti gli incroci filoviari per la città di Milano
La Skoda Transportation ha inoltre stipulato un contratto con le Officine Ferroviarie Veronesi (OFV) per la fornitura di carrelli per il treno la linea Locarno Domodossola. Anche in questo caso è in corso di perfezionamento un’estensione del contratto di fornitura.
La Skoda Electric è stata inoltre incaricata dalla Bredamenarinibus (società del gruppo Finmeccanica) della fornitura degli equipaggiamenti elettrici e la motorizzazione di 45 filobus autosnodati da 18 mt. per l’ATAC di Roma, con opzione per ulteriori 45 mezzi.
La cooperazione culturale tra l’Italia e la Repubblica Ceca si fonda sull’Accordo culturale del 1971, cui fanno riferimento i Programmi esecutivi (l’ultimo dei quali è peraltro scaduto nel 2001). Tra i due Paesi è in vigore altresì dal 1990 un Accordo di Cooperazione Scientifica e Tecnica, i cui Protocolli Esecutivi hanno via via previsto i seguenti settori di collaborazione prioritari: Fisica; Chimica; Agricoltura e Ambiente; Biologia; Medicina; Zootecnia; Matematica e Informatica; Geologia e Scienze della terra; Nuove tecnologie. Il nuovo Accordo Culturale Scientifico e Tecnologico con la Repubblica Ceca, firmato dall’On. Ministro in occasione della sua visita a Praga l’8 febbraio è ora in attesa di ratifica.
Il rapido aumento del numero di accordi interuniversitari tra atenei italiani e controparti ceche, passati da 56 nell’anno accademico 2008/2009 a 86 nel 2009/2010, testimoniano il crescente interesse reciproco, a livello accademico tra i due Paesi. Tra le università maggiormente coinvolte nel processo di internazionalizzazione si segnala in particolare il ruolo svolto dall’Università La Sapienza di Roma, dall’Università degli Studi di Milano e dall’Università degli studi di Verona. Il numero totale degli atenei italiani che hanno siglato un accordo con una controparte ceca è pari a 40. Per l’A.A. 2010-2011 il Ministero degli Affari Esteri ha offerto ai cittadini cechi 87 mensilità dell’importo di euro 620. Su base di reciprocità sono concesse borse di studio presso Università ceche a studenti italiani.
La domanda di lingua e cultura italiana, per motivi di studio o di lavoro, è in aumento tra i cittadini cechi. Il contesto è favorevole alla nostra attività culturale, che riscuote un ampio successo di pubblico, non soltanto per le attività promosse nella capitale, ma anche per le iniziative realizzate, in collaborazione con le istituzioni locali, nel resto del Paese. Per rispondere a tali istanze è stata istituita, sin dal 1991, una sezione bilingue presso il liceo “Ustavni” di Praga, i cui programmi prevedono l'insegnamento dell'italiano e di alcune discipline in lingua italiana e presso il quale operano 4 docenti inviati dal MAE. Dal 1996 il corso di studi della sezione italiana ha una durata di sei anni. Gli esami finali si svolgono alla presenza di un Osservatore Governativo di Parte italiana e i titoli di studio sono validi per la prosecuzione degli studi nelle Università dei due Paesi. Gli studenti del Liceo Ustavni che seguono corsi di italiano sono al momento 172. A Praga opera altresì un liceo privato con una sezione bilingue.
L’italiano viene insegnato anche presso sei università ceche da 4 lettori di ruolo inviati dal MAE presso l'Università di Praga (uno alla Facoltà di Lettere ed uno presso la Vysoka Economicka Škola, la più prestigiosa Università di Economia del Paese), all'Università di Brno ed all’Università di Olomouc. Nel corso del 2010 è stato concesso un contributo di euro 4000 all’Università Slesiana di Opava e di euro 4800 all’Università della Boemia Meridionale di Ceske Budejovice per la creazione di cattedre di italiano.
La promozione della lingua e della cultura italiana in Repubblica Ceca è curata inoltre dall’Istituto Italiano di Cultura di Praga, in collaborazione con l’Ambasciata. L’IIC conta annualmente circa 800 iscritti ai propri corsi di lingua.
Viceversa, da parte ceca è stata sollevata la questione della riduzione dell’insegnamento della propria lingua nei programmi scientifici e didattici delle Università italiane.
In particolare, alla luce degli orientamenti più restrittivi introdotti negli ultimi anni nell’ambito dell’attivazione di una disciplina curriculare, gli atenei italiani in grado di soddisfare questo requisito sono rimasti tre (Udine, Padova e Napoli), mentre fino a due anni fa la letteratura e la cultura ceca erano presenti a vario titolo in otto università italiane. Tale situazione è considerata particolarmente dolorosa soprattutto per quanto concerne l’Università “La Sapienza” di Roma, che nel passato ha rappresentato il fulcro per la storia della boemistica italiana, fondata dallo studioso Angelo Maria Ripellino, e che a tutt’oggi, dopo il pensionamento nel 2009 del titolare della disciplina di Lingua e letteratura ceca e slovacca, non ha ripristinato l’insegnamento, di cui si sta facendo carico un docente appartenente ad un altro Ateneo.
La questione ha formato recentemente oggetto anche di una lettera dell’Ambasciatore ceco a Roma al Ministro Gelmini. Essa dipende in larga parte dalle contrazioni finanziarie imposte dalla razionalizzazione e dalla ristrutturazione del settore che hanno introdotto una serie di vincoli amministrativi per gli Atenei.
Sullo sfondo di tale delicata congiuntura, le scelte delle singole università sono state peraltro operate in piena autonomia, sulla base delle priorità individuate, e senza sostanziali possibilità di intervento da parte del MIUR.
La recente Convenzione tra MAE ed UNICREDIT potrebbe avere ripercussioni positive anche nel settore culturale. Dopo alcuni incontri preparatori, sembra, infatti, che da parte dell’istituto di credito vi sia l’interesse ad un piano di formazione specifica destinato a studenti dell’Università di Economia di Praga in vista di futuri inserimenti lavorativi.
L’Università degli Studi di Trento, nella persona del suo Magnifico Rettore Prof. Davide Bassi, ha conferito, il 10 marzo 2006, il titolo di Professore Onorario dell’Ateneo di Trento al Presidente della Repubblica Ceca, Prof. Vaclav Klaus.
VISITE ED INCONTRI RECENTI
20 marzo 2008 |
Praga |
Consultazioni bilaterali del Direttore Generale per i Paesi dell’Europa del MAE, Amb. Mirachian |
25 maggio 2008 |
Italia |
Incontro tra il Presidente Berlusconi ed il Primo Ministro Topolanek, durante una vacanza di questi nel nostro Paese |
30 maggio 2008 |
Italia |
Incontro tra il Ministro per le Infrastrutture e Trasporti Matteoli ed il Ministro dei Trasporti ceco Rebicek. |
16 settembre 2008 |
Roma |
Visita a Roma del Ministro senza portafoglio Cyril Svoboda. Incontri con il Presidente della Camera dei Deputati On. Gianfranco Fini e con l’On. Ministro |
9 ottobre 2008 |
Praga |
Visita del Sottosegretario Sen. Mantica per colloqui con il Vice Primo Ministro Alexandr Vondra |
18 novembre 2008 |
Praga |
Consultazioni bilaterali al livello Direttori Politici MAE |
3 dicembre 2008 |
Praga |
Visita del Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini |
15 – 16 gennaio 2009 |
Praga |
Partecipazione del Ministro Alfano e del Ministro Maroni all’incontro informale organizzato dal GAI |
16 gennaio 2009 |
Praga |
Incontro tra il Ministro della Gioventu’ Giorgia Meloni ed il Ministro dell’Istruzione Liška |
21 gennaio 2009 |
Praga |
Incontro tra il Ministro per le Politiche Europee Ronchi e il Vice Primo Ministro degli Affari Europei Vondra. |
3 marzo 2009 |
Roma |
Visita del Ministro degli Esteri Schwarzenberg |
4-5 aprile 2009 |
Praga |
Partecipazione dell’On.Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi e dell’On.Ministro Frattini al Vertice UE - USA |
19 maggio 2009 |
Roma |
Incontro tra il Ministro degli Affari Esteri Frattini e il Ministro degli Affari Europei Štefan Füle. |
22 – 23 ottobre 2009 |
Praga |
Visita del Sottosegretario all’Istruzione Giuseppe Pizza (Conferenza sulla Ricerca Spaziale) |
18 febbraio 2010 |
Roma |
Incontro del Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, con il Presidente della Camera della Repubblica Ceca, Milosav Vlcek |
30 giugno-2 luglio 2010 |
Stresa |
Visita privata del Presidente della Repubblica Ceca Klaus per partecipazione ad un convegno economico |
29 settembre 2010 |
Praga |
Visita del Presidente della Commissione Esteri, Lamberto Dini (in ambito NATO) |
15 – 16 novembre 2010 |
Roma |
Visita Ufficiale del Presidente della Camera dei Deputati ceca, On. Miroslava Nemcova (colloqui con il Presidente della Camera Fini, il Ministro degli Esteri Frattini ed il Presidente del Senato Schifani) |
8 Febbraio 2011 |
Praga |
Visita dell’On. Ministro degli Esteri, Franco Frattini (colloqui con Presidente della Repubblica, Premier e Ministro degli Esteri) |
12-14 Aprile 2011 |
Praga |
Visita di Stato del Signor Presidente della Repubblica a Praga |
Denominazione |
Data firma |
In vigore |
|
Accordo relativo ai trasporti internazionali su strada |
26.05.66 |
03.11.66 |
|
Accordo sul regolamento delle questioni finanziarie e patrimoniali in sospeso fra i due Paesi |
27.07.66 |
03.07.66 |
|
Accordo sulla coproduzione cinematografica e norme di coproduzione di cortometraggi |
25.03.68 |
25.03.68 |
|
Convenzione riguardante la cooperazione in campo veterinario, con accordo annesso |
03.09.70 |
08.03.75 |
|
Accordo culturale (sarà sostituito da quello firmato l’8.02.11) |
18.05.71 |
30.12.71 |
|
Scambio di note per l’Istituzione a Praga di un Ufficio dell’Istituto Nazionale del Commercio Estero (ICE) |
06.09.72 |
06.09.72 |
|
Accordo sui trasporti aerei, con allegato |
02.10.75 |
11.07.78 |
|
Convenzione Consolare |
10.10.75 |
06.01.79 |
|
Convenzione per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e prevenire le evasioni fliscali, con protocollo |
05.05.81 |
26.06.84 |
|
Convenzione relativa all’assistenza giudiziaria in materia civile e penale |
06.12.85 |
01.11.90 |
|
Accordo relativo alla cooperazione industriale sui mercati terzi, con allegati |
08.01.87 |
08.01.87 |
|
Accordo effettuato mediante scambio di note per il rinnovo della linea di credito da 100 milioni di dollari USA |
08.01.87 |
08.01.87 |
|
Accordo in materia di visti |
29.03.90 |
28.05.90 |
|
Accordo in materia di cooperazione scientifica e tecnologica |
30.11.90 |
30.11.90 |
|
Scambio di lettere che modifica l’accordo del 29.03.1990 in tema di visti |
04.07.91 |
Retroattivo al 28.05.90 |
|
Accordo sulla protezione e promozione degli investimenti |
22.01.96 |
01.1997 |
|
Trattato di amicizia e collaborazione |
23.01.96 |
21.03.98 |
|
Accordo sulla reciproca cooperazione |
07.12.96 |
14.12.99 |
|
Accordo per lo sviluppo della cooperazione economica |
04.11.97 |
08.02.01 |
|
Scambio di note, costituente un accordo, che modifica l’accordo del 29.03.1990 in materia di visti, come gia’ modificato in data 04.07.1991 |
04.02.98 |
11.02.98 |
|
Accordo di cooperazione in materia di lotta contro il terrorismo, la criminalita’ organizzata e il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope |
22.03.99 |
15.12.99 |
|
Accordo di sicurezza per la reciproca tutela delle informazioni classificate |
25.05.04 |
01.12.04 |
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Accordo per la Cooperazione in campo culturale, scientifico e tecnologico |
08.02.11 |
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MoU di cooperazione e consultazione tra i Ministeri degli Esteri |
08.02.11 |
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Appendice 2
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)
Presidenti delle Camere |
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Presidente della Camera dei Deputati |
Miroslava NĚMCOVÁ, dal 24 giugno 2010 |
Presidente del Senato |
Milan STECH, dal 24 novembre 2010 |
Rappresentanze diplomatiche |
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Ambasciatore ceco in Italia: |
S.E. Vladimír ZAVÁZAL, dal 15 dicembre 2006 |
Ambasciatore d’Italia a Praga: |
S.E. Fabio PIGLIAPOCO, dal 6 ottobre 2007 |
XVI LEGISLATURA
Il Presidente della Camera Ceca, signora Miroslava Němcová, ha scritto al Presidente Fini una lettera, pervenuta alla Presidenza il 1° marzo 2011, in cui si dice preoccupata per la riduzione della presenza dell’insegnamento della lingua, della letteratura e della cultura ceca nei programmi didattici delle università italiane. Il Presidente Fini ha risposto alla Presidente Němcová il 28 marzo 2011, riferendole di essere consapevole dell’importanza della questione da lei sollevata e informandola di aver trasmesso copia della sua lettera alla Presidente della VII Commissione (Cultura), on. Valentina Aprea.
Il 21 maggio 2010 è pervenuta al Presidente Fini una lettera del Presidente della Camera della Repubblica Ceca, Miloslav Vlček, con la quale il medesimo annuncia le sue dimissioni da Presidente e da deputato (a decorrere dal 30 aprile 2010), esprimendo al contempo stima per il Presidente Fini[12]. Il Presidente Fini ha risposto l’8 giugno 2010, ringraziandolo e ricordando la collaborazione fra le due Assemblee parlamentari.
Il 13 luglio 2010 il Presidente Fini ha scritto al nuovo Presidente della Camera Ceca, signora Miroslava Němcová, felicitandosi per la sua elezione e invitandola in visita a Roma. La Presidente Němcová ha risposto con lettera pervenuta il 31 agosto 2010, con la quale ha ringraziato e accettato l’invito e ha indicato il mese di novembre 2010 come periodo di sua preferenza.
Il 4 dicembre 2009 è pervenuta al Presidente della Camera Fini una lettera del Presidente del Senato della Repubblica Ceca Přemysl Sobotka, con la quale egli invia copia della sua Proclamazione pronunciata nel corso della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dei paesi europei post–comunisti, denominata “Fuori dalle catene”, tenutasi a Praga il 17 novembre 2009.
Il 15 novembre 2010, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato la nuova Presidente della Camera della Repubblica Ceca, signora Miroslava Němcová.
La Presidente Němcová era accompagnata dal Vicepresidente della Commissione per la Sanità on. Jaroslav Krakora, dall’on. Gabriela Peckova, membro della Commissione Affari sociali e della Commissione Affari esteri, dall’on. Pavel Kovacik, Vicepresidente della Commissione Agricoltura e membro della Commissione per il Regolamento, e dall’on. Kristyna Koci, membro della Commissione per il Regolamento, della Commissione Sviluppo Regionale ed Amministrazione Pubblica e della Commissione Affari esteri, nonché dall’Ambasciatore della Repubblica Ceca in Italia, S.E. Vladimir Zavázal. Tra i temi trattati la nuova governance europea, il ruolo dei Parlamenti nazionali nel Trattato di Lisbona, le energie alternative, la politica estera europea, l’immigrazione.
Il 18 febbraio 2010 il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato a Roma il Presidente della Camera della Repubblica Ceca, Miloslav Vlček.
Tra i temi dell’incontro, le ripercussioni parlamentari della applicazione del Trattato di Lisbona: il Presidente Vlček ha ipotizzato anche collaborazioni bilaterali e di gruppi ristretti nella fase parlamentare ascendente, per le quali, ha però ricordato il Presidente Fini, bisogna evitare che esse appaiano come propense alla esclusione e non invece all’inclusione. La Conferenza dei Presidenti di Parlamenti UE e la COSAC possono svolgere un ruolo significativo. La Camera italiana sta sperimentando una procedura parlamentare per la verifica del principio di sussidiarietà nel diritto comunitario. La priorità è comunque definire le principali politiche europee, ed il ruolo dei Parlamenti rispetto ad esse. Il Presidente Fin ha poi ricordato l’APEM tra le tematiche prioritarie per l’Italia. Sono stati altresì affrontati il tema della integrazione europea dei Balcani occidentali e quello della crisi economica mondiale e, infine, gli aspetti della dipendenza energetica.
Il 3 dicembre 2008 il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha incontrato a Praga il Presidente della Camera dei deputati della Repubblica Ceca, Miloslav Vlček.
Tra i temi dell’incontro, le prospettive della Unione europea, anche alla luce del processo di ratifica del Trattato di Lisbona, nonché il ruolo e il contesto della Alleanza NATO.
Il 16 settembre 2008 il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha incontrato il Presidente del Consiglio Legislativo del Governo della Repubblica Ceca, il Ministro senza portafoglio Cyril Svoboda.
Temi dell’incontro sono stati principalmente la questione della ratifica del Trattato di Lisbona - da parte della Repubblica Ceca e degli altri paesi che ancora devono portare a termine il processo di ratifica - e la situazione di Israele, con particolare riferimento alle possibili iniziative dell’Unione Europea nei confronti della questione palestinese.
Il 18 febbraio 2010 il Presidente della Camera della Repubblica Ceca, Miloslav Vlček, si è incontrato a Roma con la Commissione politiche dell’Unione europea della Camera dei Deputati, presieduta dal Presidente, Mario Pescante.
Tra i temi trattati durante l’incontro, la ratifica del Trattato di Lisbona, il ruolo dei Parlamenti rispetto ad esso e le collaborazioni tra Parlamenti. E’ stata inoltre auspicata una sempre maggiore collaborazione parlamentare tra Italia e Repubblica Ceca, pur nell’ambito della collaborazione globale di tutti e 27 i paesi UE. Ricordata anche l’utilità dei semplici scambi informativi.
Il 25 febbraio 2009 una delegazione della Commissione per le questioni regionali ha incontrato una delegazione di deputati del Comitato Permanente per lo sviluppo regionale ed amministrazione pubblica della Camera dei deputati del Parlamento della Repubblica Ceca.
Il 10 novembre 2009 la XII Commissione (Affari Sociali) ha incontrato una delegazione della Commissione Sanità della Camera dei Deputati della Repubblica Ceca, guidata dal Presidente Jaroslav Krakora.
Durante l’incontro sono stati tra l’altro toccati i temi della distribuzione per fasce di età della popolazione nella Repubblica Ceca ed il connesso problema della assistenza agli anziani. Citato anche il tema del tasso di diffusione di droga e alcol e il problema della carenza di medici nella Repubblica Ceca.
Il 22 ottobre 2008 si è svolto presso la Camera dei Deputati un Convegno su Eredità e attualità della Primavera cecoslovacca, organizzato dalla Fondazione della Camera dei Deputati in collaborazione con le Ambasciate della Repubblica Ceca e della Repubblica Slovacca in Italia e con le Università di Bologna e di Udine.
Il Convegno è stato introdotto da una relazione del Presidente Fini, seguita da altri interventi. Per la parte ceca, ha svolto una relazione Miroslava Němcová, Primo Vice Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Ceca.
La Repubblica Ceca invia proprie delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, della NATO (di cui è membro dal marzo 1999), dell’OSCE, della UEO e dell’InCE.
Il Parlamento ceco prende inoltre parte alla cooperazione parlamentare euromediterranea e, quindi, alle riunioni dell’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP–UpM). All’ultima sessione plenaria, la 7^, svoltasi a Roma il 3 e 4 marzo 2011, presso la Camera dei deputati - che insieme al Senato della Repubblica ha esercitato la Presidenza di turno dell'Assemblea da marzo 2010 a marzo 2011 – per la Camera dei deputati ceca ha partecipato l’on. Frantisek Novosad, per il Senato ceco la sen. Dagmar Zverinova.
Nella XVI legislatura opera la sezione bilaterale di amicizia Italia – Repubblica Ceca e Ungheria, presieduta dall’on. Giuseppe Moles (PdL).
Disegni di legge di ratifica di trattati internazionali riguardanti la Repubblica Ceca approvati durante la XVI legislatura:
Legge n. 71/09 del 29 maggio 2009: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'adesione della Repubblica Ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca alla Convenzione firmata a Bruxelles il 23 luglio 1990, relativa all'eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate, fatta a Bruxelles l'8 dicembre 2004, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Allo stato attuale non risultano disegni di legge di ratifica di trattati internazionali riguardanti la Repubblica Ceca.
Appendice 3
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)
S.E. Vladimír ZAVÁZAL
Ambasciatore della Repubblica Ceca in Italia e Malta[13]
Data di Nascita: 13 maggio 1953
Luogo di Nascita: Praga
Istruzione:
1971 – 1976: Università Carolina, Praga, Facoltà di matematica e fisica, specializzazione: cibernetica teorica – Dottore
1981 – 1982 : Università Carolina, Praga, Facoltà di matematica e fisica, specializzazione: logica matematica – Dottore in Scienze Naturali
1986 – 1991: Politecnico ceco, Praga, Facoltà di ingegneria edile, specializzazione cibernetica tecnica – CSc.
1991: Congresso USA, Washington D.C., A Program of Orientation at the Congressional Research Service of the Library of Congress
Attività professionale:
1976 – 1978: Centro cecoslovacco di costruzioni e architettura, Praga, matematico – analitico
1979 – 1988: Centro elaborazioni dati dell’impresa Stavební závody (Impresa delle costruzioni), Praga, matematico – analitico
1988 – 1991 : Skanska CZ (allora IPS), Praga, matematico – analitico
1991 – 1992 : Istituto del Parlamento dell’Assemblea Federale della Repubblica Federativa Ceca e Slovacca (ČSFR), matematico- analitico e vice direttore dell’Istituto
1992 – 1993: Assemblea Federale della ČSFR, responsabile dell’Ufficio dell’Assemblea Federale
1993 – 1994: Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Ceca, consigliere del Ministro
1994 – 1997 :Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Ceca, D.G. della sezione logistica
1997 – 2002: Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Ceca, Ambasciatore ceco in Grecia
2002 – 2004: Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Ceca, Segretario generale
2004 – 2006: Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Ceca, Segretario di Stato
2006 Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Ceca, Ambasciatore ceco in Italia ed a Malta
L’ambasciatore Zavázal è sposato e ha due figli.
Luogo e data di Nascita: Rokycany, 15 Febbraio 1957.
Istruzione:
Universita‘ Carlo - Facolta‘ di Medicina di Plzen: Laurea in Chirurgia di primo e secondo livello
Esperienza Professionali:
dal 1995 Medico chirurgo privato
1990 – 1998 Presidente del Comitato Distrettuale della Camera dei Medici della Repubblica Ceca
1991 Internship presso il Pirmasens Hospital (Germania)
1990 Internship presso il Bad Aussee Hospital (Austria)
1989 Internship presso l’ospedale di Karlovy Vary
1982 – 1995 chirurgo presso l’Ospedale di Rokycany
Carriera politica:
dal 2004 Presidente della Commissione per gli Affari Europei del Senato ceco
2003 Osservatore presso il Parlamento Europeo (Commissioni per l’Ambiente, la Sanita‘ e le Politiche per i Consumatori)
2002 – 2004 Vice Presidente della Commissione per l’Integrazione Europea del Senato ceco
2000 Eletto senatore
Membro della Commissione per l’Integrazione Europea
Membro della Delegazione del Parlamento ceco presso il Parlamento Europeo
dal 2000 Affilato al Partito Civico-Democratico (Občanská demokratická strana – ODS)
dal 1994 Consigliere municipale a Rokycany
Incarichi nella legislatura attuale:
- Presidente della Commissione per gli Affari Europei del Senato ceco
- Membro della Commissione Permanente sulla Costituzione e le Procedure Parlamentari del Senato ceco
- Membro del gruppo del Partito Civico-Democratico al Senato ceco
Luogo e data di nascita: Přerov, 27 marzo 1944
Stato civile: Coniugato, tre figlie
Affiliazione politica: Partito socialdemocratico ceco
Distretto elettorale: Ostrava citta’
Eletto senatore nel 2006, con scadenza del mandato nel 2012.
Nell’ambito della attuale legislatura è Vice Presidente della Commissione Affari Europei del Senato ceco, membro della Commssione Permanente per i cechi all’estero e membro del Gruppo socialdemocratico (CSSD) presso il Senato ceco.
Dati biografici:
Data di nascita: 2 maggio 1948
Stato civile: coniugato, due figli
Istruzione:
1982 : Laurea in Economia presso la VŠB - Technical University of Ostrava
Esperienze professionali:
1998 ad oggi: Sindaco di Zbyslavice
1992- 1998: Agente pubblicitario presso la Advertising Agency Silver BC di Ostrava
1982- 1992: Responsabile della qualita’ presso la Vítkovice a.s. di Ostrava
1966- 1978: Elettricista presso il Vítkovice Machinery Group di Ostrava
Altre attività:
Dall’ottobre 2010 ad oggi:
Giugno 2009 – Maggio 2010:
Dal 2008 ad oggi:
Affiliazione Politica:
Membro del Partito Socialdemocratico ceco (CSSD), Vice Presidente del Comitato CSSD di Novy Jicin
Il senatore Besta parla il Ceco (madrelingua), il Tedesco, il Polacco ed il Russo (solo passivo).
Senatore Tomáš GRULICH
componente della Commissione per gli Affari della UE del Senato[17]
Nato il 14 gennaio 1951 a Praga, coniugato con due figli.
Membro del Partito Civico-Democratico (ODS) dal 1992.
Istruzione
1980 Laurea in Storia ed etnologia presso l’Universita‘ Carlo di Praga
1981 Dottore in Filosofia
Esperienze Professionali
1975 – 1992 Etnologo (Museo nazionale di Praga, Museo regionale di Teplice)
1989 – 1994 Membro del Consiglio Municipale di Praga 12
1994 – 1998 Membro del Consiglio Municipale di Praga
Presidente della Commissione Conciliare per la Cultura e la Protezione del patrimonio culturale di Praga
1998 ad oggi Membro del Consiglio Municipale di Praga 12
Presidente della Commissione Conciliare per la Cultura e la Protezione del patrimonio culturale di Praga
2006 ad oggi Senatore
Membro della Commissione per gli Affari Europei del Senato ceco
Membro della Commissione Permanente per i cechi all’estero
Altre attività:
· Autore di numerose pubblicazioni di argomento storico, etnologico ed etnografico
· Conosce le lingue inglese e tedesca
[1] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la libertà di Internet come riportata da OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la condizione della libertà economica come riportata dall’Heritage Foundation; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).
[2] - Proposta di modifica del regolamento (CE) n.1466/97 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (COM(2010)526).
- Proposta di modifica del regolamento (CE) n.1467/97 per accelerare e chiarire le modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi (COM(2010)522).
- Proposta di regolamento sull'effettiva applicazione della sorveglianza di bilancio nell'area dell'euro (COM(2010)524).
[3] - Proposta di direttiva concernente i requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri (COM(2010)523).
[4] - Proposta di regolamento sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (COM(2010)527).
- Proposta di regolamento sulle misure per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell'area dell'euro (COM(2010)525).
[5] All'articolo 136 è stato aggiunto il seguente paragrafo: "Gli Stati membri la cui moneta è l'euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell'ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità." La modifica è stata approvata secondo la procedura semplificata di revisione dei trattati, di cui all’articolo 48, paragrafo 6 del TUE, che richiede, ai fini della entrata in vigore della decisione relativa decisione la previa approvazione da parte di tutti gli Stati membri conformemente alle rispettive norme costituzionali.
[6] Il nuovo sistema di governance economica dell’UE, delineato in seguito all’acuirsi della crisi economica e finanziaria e alla definizione della nuova strategia dell’Unione per la crescita e l’occupazione (Europa 2020), è articolato in una serie di iniziative, legislative e non legislative, assunte dalle istituzioni dell’UE e dagli Stati membri e riconducibili a sei assi di intervento:
1) un meccanismo per il coordinamento ex ante delle politiche economiche nazionali (c.d. “semestre europeo”), che è già stato avviato, per la prima volta, nel 2011; 2) una più rigorosa applicazione del Patto di stabilità e crescita; 3) l’introduzione, mediante appositi regolamenti, di una sorveglianza sugli squilibri macroeconomici che include anch’essa meccanismi di allerta e di sanzione; 4) l’introduzione di requisiti comuni per i quadri nazionali di bilancio; 5) l’istituzione di un meccanismo permanente per la stabilità finanziaria della zona euro; 6) il patto “europlus”, che impegna gli Stati membri dell’area euro e alcuni altri Stati aderenti a porre in essere ulteriori interventi in materia di politica economica.
[7] Modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall’Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.
[8] Il ciclo di procedure volte ad assicurare un coordinamento ex-ante delle politiche economiche nell’Eurozona e nell’UE, previsto dal Semestre europeo, si articola nelle seguenti fasi:
- gennaio: presentazione da parte della Commissione dell’Analisi annuale della crescita;
- febbraio/marzo: il Consiglio europeo stabilisce le priorità di politica economica e di bilancio a livello UE e per gli Stati membri;
- metà aprile: gli Stati membri sottopongono contestualmente i Piani nazionali di riforma (PNR, elaborati nell’ambito della nuova Strategia UE 2020) ed i Piani di stabilità e convergenza (PSC, elaborati nell’ambito del Patto di stabilità e crescita), tenendo conto delle linee guida dettate dal Consiglio europeo;
- inizio giugno: sulla base dei PNR e dei PSC, la Commissione elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati;
- giugno: il Consiglio ECOFIN e, per la parte che gli compete, il Consiglio Occupazione e affari sociali, approvano le raccomandazioni della Commissione, anche sulla base degli orientamenti espressi dal Consiglio europeo di giugno.
Nella seconda metà dell’anno gli Stati membri approvano le rispettive leggi di bilancio, tenendo conto delle raccomandazioni ricevute. Nell’indagine annuale sulla crescita dell’anno successivo, la Commissione dà conto dei progressi conseguiti dai Paesi membri nell’attuazione delle raccomandazioni stesse.
[9] La Conferenza, che si configura quale organismo stabile di coordinamento della finanza pubblica tra i diversi livelli di governo, è stata istituita dal Decreto legislativo – in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale - recanti disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario.
[10] Il programma generale comprende quattro Fondi pertinenti in questo contesto: il Fondo per le frontiere esterne, il Fondo europeo per i rimpatri, il Fondo europeo per i rifugiati e il Fondo per l'integrazione.
[11] Nell’ambito delle iniziative volte ad istituire un meccanismo di reinsediamento intraeuropeo dei rifugiati su base volontaria, come previsto nel programma di Stoccolma, nel settembre 2009 la Commissione europea ha lanciato un progetto pilota volto a permettere il trasferimento dei beneficiari di protezione internazionale da Malta ad altri Stati membri, su base volontaria.
[12] Dalle fonti di stampa sembra che Vlček sia stato costretto alle dimissioni dal suo stesso partito (la CSSD, il Partito socialdemocratico), dopo essere stato coinvolto in un scandalo riguardo a delle sovvenzioni statali fornite a un suo stretto collaboratore.
[13] Fonte: Ambasciata d‘Italia nella Repubblica Ceca.
[14] Fonte: Ambasciata d‘Italia nella Repubblica Ceca.
[15] Fonte: Ambasciata d‘Italia nella Repubblica Ceca.
[16] Fonte: Ambasciata d‘Italia nella Repubblica Ceca.
[17] Fonte: Ambasciata d‘Italia nella Repubblica Ceca.