Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Romania
Serie: Schede Paese politico-parlamentare    Numero: 26
Data: 21/04/2011
Descrittori:
ROMANIA     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

n. 26 21 aprile 2011Casella di testo: SCHEDA PAESE
politico-parlamentare

Romania                               



Il quadro istituzionale

Dal punto di vista della forma di governo, la Romania è una Repubblica semipresidenziale. In base alla nuova Costituzione del 2003, il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale diretto con un sistema elettorale a doppio turno (per essere eletti al primo turno è necessaria la maggioranza assoluta dei voti) per non più di due mandati consecutivi di cinque anni. Il Presidente nomina il primo ministro che però deve essere confermato dal Parlamento. Il Presidente ha potere di veto sulle leggi approvate dal Parlamento, veto che può essere superato con una maggioranza parlamentare dei due terzi. Il Parlamento è bicamerale: la Camera dei Deputati è composta da 315 membri e il Senato da 137 membri, in entrambi i casi eletti per quattro  anni con un sistema elettorale misto basato su collegi uninominali e circoscrizioni plurinominali (alla Camera i seggi sono ripartiti proporzionalmente ai partiti che abbiano superato la soglia di sbarramento del cinque per cento dei voti, dando la priorità ai candidati che abbiano ottenuto la maggioranza assoluta nei collegi uninominali; diciotto seggi della Camera sono poi riservati alle minoranze etniche; al Senato vige lo stesso sistema elettorale, con diverse soglie di sbarramento per l’accesso alla ripartizione dei seggi: cinque per cento o tre seggi in collegi uninominali del Senato o sei seggi della Camera per i singoli partiti; otto per cento per le coalizioni tra due partiti; nove per cento per le coalizioni tra tre partiti; dieci per cento per le coalizioni tra quattro o più partiti).

Per “Freedom House” la Romania è uno “Stato libero”, in possesso dello status di “democrazia elettorale”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit la definisce “democrazia difettosa” (cfr. infra “Indicatori internazionali del paese”).  Per quel che concerne il rispetto in concreto delle libertà politiche e civili, fonti indipendenti rilevano come in Romania appaiano effettivamente tutelate le principali libertà di associazione e riunione; si registri un buon pluralismo nei media di comunicazione; non si segnalino restrizioni all’accesso nella rete Internet. Per quel che concerne la libertà religiosa, la Romania riconosce ben 18 comunità religiose (la Chiesa ortodossa rimane la comunità principale, influente anche in ambito politico). Per essere ufficialmente riconosciuta, qualsiasi religione deve avere un seguito di fedeli pari almeno allo 0,1 per cento della popolazione totale nazionale. Sul territorio romeno sono presenti anche altri piccoli gruppi religiosi non tradizionali: a questi è richiesto un “periodo di attesa” di dodici anni prima di poter essere ufficialmente riconosciuti. La corruzione appare come un problema significativo del paese.

La situazione politica e sociale

L’attuale Presidente della Repubblica è Traian Basescu (n.1951), rieletto per il suo secondo mandato nel 2009, dopo essere stato eletto la prima volta nel 2004. Nelle elezioni del 2009 Basescu è stato rieletto al secondo turno con il 50,3 per cento dei voti, suscitando accuse di brogli da parte dello sfidante socialdemocratico Mircea Genoana. Primo ministro è Emil Boc (n. 1966), alla guida di una coalizione tra partito liberaldemocratico (PDL; aderente al Parlamento europeo al gruppo del partito popolare europeo) e Unione democratica degli ungheresi di Romania (UDMR; anch’esso aderente al Parlamento europeo al gruppo del partito popolare europeo).

La coalizione ha sostituito alla fine del 2009 la precedente coalizione di governo tra PDL e partito socialdemocratico, venuta meno a causa dell’approvazione (primo caso nella storia rumena) di una mozione di sfiducia promossa dallo stesso partito del primo ministro a seguito delle dimissioni dei ministri socialdemocratici dal governo, che contestavano la politica economica dell’esecutivo e accusavano il PDL di preparare brogli elettorali in vista delle prossime elezioni presidenziali. La recente instabilità di governo appare da collegarsi agli incerti risultati delle elezioni del 2008. Infatti, in tali elezioni, il PDL ha ottenuto 115 seggi (32,4 per cento dei voti) alla Camera e 51 seggi (33,6 per cento dei voti) al Senato; il partito socialdemocratico 114 seggi (nonostante il 33,1 per cento dei voti) alla Camera e 49 (nonostante il 34,2 per cento dei voti) al Senato; terzo partito è il partito nazionale liberale (aderente al Parlamento europeo al gruppo dell’Alleanza dei liberali e democratici per l’Europa) con 65 seggi (e il 18,6 per cento dei voti) alla Camera e 28 seggi (e il 18,7 per cento dei voti al Senato); l’Unione degli ungheresi di Romania ha ottenuto 22 seggi (6,2 per cento dei voti) alla Camera e 9 seggi (6,4 per cento) al Senato.

All’instabilità della situazione parlamentare si è aggiunta la pesante crisi economica, che, riflesso della crisi economica e finanziaria internazionale, ha colpito la Romania.  Il PIL rumeno è calato del 7,5 nel 2009, il deficit ha raggiunto nello stesso anno il 7,3 per cento del PIL, rendendo necessario l’intervento a sostegno del paese del Fondo monetario internazionale.

Con riferimento ad alcuni dati economici e sociali si segnala che il PIL romeno ha registrato per l’anno 2010 una contrazione dell’1,2 per cento, mentre il PIL pro-capite è di 11500 dollari. Circa il 57 per cento della popolazione vive in zone urbane, mentre il tasso di scolarizzazione primaria è del 97 per cento (98 per cento maschile, 96 per cento femminile). Infine, il tasso di disoccupazione, sempre per il 2010, è pari all’8,2 per cento.

Membro della NATO  dal 2004 e dell’Unione europea dal 2007 la Romania sta cercando di consolidare la sua integrazione nel sistema di alleanza occidentale, come testimonia, da ultimo, la sua adesione, pur non appartenendo ancora all’area dell’Euro, al patto “Euro-plus” varato dal Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011.

 


 


 

 

 

 

Indicatori internazionali sul paese[1]:

Libertà politiche e civili: Stato “libero” (Freedom House); democrazia difettosa (Economist)

Indice della libertà di stampa: 52  su 178

Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); situazione di rispetto in concreto  (USA)

Corruzione percepita: 69 su 178

Variazione PIL 2010: -1,2 per cento

 

 

 

 

 


 


 

Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Unione interparlamentare, Freedom House, Human Rights Watch, IFES-Election Guide, Fondazione Robert Schuman

 

 

 

Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale

( 06 6760-4939 – *st_affari_esteri@camera.it

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File: es0771paese.doc



[1]    Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).