Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||||
Titolo: | Approfondimenti sulla crisi politica in Nord Africa e Medio Oriente ' Laicità e pluralismo nel mondo islamico | ||||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 220 Progressivo: 2 | ||||
Data: | 12/04/2011 | ||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari | ||||
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Camera dei deputati |
XVI LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Approfondimenti sulla crisi politica in Nord Africa e Medio Oriente |
Laicità e pluralismo nel mondo islamico |
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n. 220/2 |
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12 aprile 2011 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri ( 066760-4939 / 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it |
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File: es0722b.doc |
INDICE
Laicità e pluralismo nel mondo islamico
Pubblicistica
Democrazie occidentali ed integrazione delle minoranze islamiche
§ A. Boncompagni, Il velo islamico di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo tra laicità e pluralismo, in Rivista di studi politici internazionali, n. 293/2007
§ L. Lionello, Lo sviluppo dell’Islam nel Vecchio Continente e la sfida della laicità, in Il federalista: rivista di politica, n. 3/2009
§ M.G. Belgiorno de Stefano, Lo Stato laico senza il foulard islamico, secondo la Corte europea dei diritti umani, in Rivista della cooperazione giuridica internazionale, n. 23/2006
§ M.G. Belgiorno de Stefano, Foulard islamico e Corte europea dei diritti dell’uomo (modello laico e modelli religiosi di genere di fronte al diritto alla libertà di coscienza e religione, in Rivista della cooperazione giuridica internazionale, n. 9/2001
§ A. Schulman, Stockholm Syndrome: Radical Islam and the Euroepean Response, in Springerlink.com, 30 gennaio 2009
§ M.S. Berger, Legal Trends in Western Europe Related to Freedom of Religion, in Religion and Human Rights, 4/2009
Democrazia e processi di secolarizzazione nel mondo islamico
§ M. LeVine, Heavy metal Muslims: the rise of a post-Islamist public sphere, in Springerlink.com, 19 novembre 2008
§ J.L. Esposito, Retreat from the Secular Path: The Democracy-Secularism Debate in teh Muslim World, in Quaderni di Relazioni Internazionali, n. 12 – aprile 2010
§ M. Freeman, The Problem of Secularism in Human Rights Theory, in www.swetswise.com, 2004
§ G. Joffé, Democracy, Islam and the Culture of Modernism, in Democratization, n. 3 – autunno 1997
§ D. Philpott, The Challenge of september 11 to Secularism in International Relations, in World Politics, n. 55 – ottobre 2002
§ G. Starrett, The Varieties of Secular Experience, in Comparative Studies in Society and History, n. 52/2010
Islam e diritti umani
§ Universal Islamic Declaration of Human Rights (UIDHR), 1981
§ Cairo Declaration of Human Rights in Islam (CDHRI), 1990
§ R. Bettini, Considerazioni finali. Islam tra protagonismo religioso e sfida laica, in Rivista trimestrale di scienza della amministrazione, n. 1/2 del 2007
§ P.S.J. Vanzan e M. Scatena, L’Islam tra noi, da Regensburg alla Carta dei valori. Fede e ragione, laicità e pluralismo religioso, dialogo e integrazione, in Studium 5/2006
§ F. Facchini, Religion, law and development: Islam and Christianity – Why i sit in Occident and not in the Orient that man invented the institutions of freedom?, in Springerlink.com, 30 giugno 2009
Il “modello turco”
§ F. Margiotta Broglio, Principio costituzionale di laicità e partiti politica islamici nell’ordinamento della Turchia, in Rivista di studi politici internazionali, n. 276/2002
§ E. Oktem, Evoluzione del rapporto tra laicità e Islam in Turchia. Specificità della laicità turca, in Rivista della cooperazione giuridica internazionale, n. 16/2004
§ S. Petroni, Dietro la porta d’Oriente. La Turchia tra islamismo e laicità, in Rivista della cooperazione giuridica internazionale, n. 13/2003
§ J. N. Grigoriadis, Islam and democratization in Turkey: secularism and trust in a divided society, in Democratization, n. 6 – dicembre 2009
§ M. Somer, Moderate Islam and Secularist Opposition in Turkey: implications for the world, Muslmis and secular democracy, in Third World Quarterly, n. 7/2007
§ A. Göl, The Identity of Turkey: Muslim and secular, in Third World Quarterly, n. 4/2009
§ J.G. Mellon, Islamism, Kemalism and the Future of Turkey, in Totalitarian Movements and Political Religions, n. 1 – marzo 2006
La “conciliazione” fra Islam e Occidente
§ L. Ozzano, Il dibattito internazionale sulla compatibilità fra Islam e democrazia: alcune tesi a favore, in Teoria politica, 3/2004
§ Imad-ad-Dean Ahmad, Conflict within Islamic Civilisation: The Challenge of Disentangling Culture from Religion, in Global Dialogue, inverno 2004
§ T. Hussain Jillani, Democracy and Islam: An Odyssey in Braving the Twenty-First Century, in Brigham Young University Law Review, 2006
§ M. M. Shabestari, The Secular Nature of Law in Islam: A Basis for Democracy, in Global Dialogue, inverno 2004
§ M.A. Muqtedar Khan, Islamic Democratic Theory: Between Political Philosophy and Jurisprudence, in Global Dialogue, inverno 2004
§ A. Priego, ¿Son el Islam y la democrazia incompatibles? El caso de Asia central, in UNISCI Discussion Papers n. 21, ottobre 2009
La crisi identitaria che attraversa i continenti nella fase più matura della globalizzazione ha riproposto un tema che da secoli non occupava una posizione centrale nella riflessione sulla politica e sulle relazioni internazionali: quello della religione come elemento rilevante nella determinazione degli equilibri e delle tensioni internazionali.
Questo tema – riportato nuovamente alla ribalta dalla crisi del 2011 che sta investendo quasi l’intera area di espansione dell’Islam occidentale – ha, a sua volta, dato nuova linfa al dibattito sui rapporti fra religione e politica e quindi sul carattere costitutivo che laicità e pluralismo rivestono nelle democrazie contemporanee.
Laicità è concetto differente da laicismo. Mentre quest’ultimo ha la pretesa di relegare il fenomeno religioso nella sola sfera privata dell’individuo, a soddisfare i presupposti di laicità è sufficiente il rispetto di tre condizioni: neutralità o indifferenza dei pubblici poteri di fronte al fenomeno religioso; assenza di privilegi per particolari confessioni religiose; non identificazione fra strutture statali e organizzazione confessionale. Tuttavia la linea di demarcazione fra le due prospettive può essere a volte difficilmente identificabile.
Il pluralismo, nella elaborazione occidentale (che ha innegabilmente conquistato una posizione egemonica nelle teorie sulla democrazia e nelle esperienze costituzionali contemporanee) viene articolato in pluralismo delle posizioni ideologiche, pluralismo dei comportamenti e pluralismo istituzionale. Appare evidente come il ruolo della religione e della tolleranza religiosa in ciascuna società e lo spazio assicurato alle istituzioni religiose nelle differenti organizzazioni statuali assumano un ruolo decisivo ai fini della concreta realizzazione delle tre forme di pluralismo sopra menzionate.
Oggi queste problematiche – relativamente alla religione islamica - hanno assunto una nuova rilevanza in un duplice senso: ai fini dell’integrazione, nelle società occidentali, delle minoranze islamiche e ai fini della interpretazione dei processi di democratizzazione nei paesi a maggioranza islamica.
Su entrambi i fronti, quello che si richiede oggi è uno sforzo di messa a fuoco dell’assenza (o almeno della debolezza) di ogni distinzione fra sfera religiosa e sfera pubblica nel mondo islamico e delle motivazioni che riconducono tale assenza allo stesso credo religioso. Ne sono testimonianza il nesso fra legittimazione ultima del potere politico e Umma, cioè comunità dei credenti, così come la natura essenzialmente giuridica della religione islamica, laddove concetti centrali come quelli di shari’a (legge islamica) e fiqh (giurisprudenza) e istituzioni come il Califfato, hanno natura indissolubilmente religiosa e giuridica. Un diritto pubblico islamico che non sia riconducibile alla fonte ultima – cioè al Corano – appare insomma difficilmente concepibile. La stessa nozione di diritti umani, per un credente di fede islamica, non può che trovare nel Corano la sua radice e il suo fondamento.
La problematicità e la fragilità e precarietà di istituti collegati ai due suddetti principi (laicità e pluralismo) deriva, pertanto, da fattori storici e culturali, che non possono essere letti semplicemente in termini di “ritardo”, ma che meritano piuttosto di essere considerati nelle loro ragioni e nella loro coerenza con convinzioni di carattere religioso, e quindi diffuse e profonde (si fa spesso riferimento, in questo caso, ad almeno tre questioni cruciali: il concetto di jihad, la tutela delle minoranze religiose e l’apostasia, il ruolo e la posizione della donna secondo il Corano e nella società islamica).
A sciogliere questi nodi problematici serve a poco la nozione di “teocrazia”. Infatti, contrariamente a quanto spesso viene ritenuto, l’Islam non prevede alcuna “teocrazia”: ne mancano le premesse costitutive, cioè l’esistenza di una chiesa e di un sacerdozio. Ma rimane comunque che il motivo di questa assenza è diametralmente opposto rispetto allo sviluppo storico che ha portato in Occidente alla separazione fra i due poteri (il religioso e il politico). L’assenza di una chiesa nell’Islam deriva, infatti, dalla assenza (e impossibilità stessa) di una mediazione fra dimensione trascendente e dimensione umana.
In questo dossier viene proposta una selezione di materiali utili a documentare come i principi di pluralismo e laicità – il cui significato assume carattere quasi intuitivo nelle società occidentali – si declinino invece in modo necessariamente differente nei paesi di tradizione islamica e per i credenti di fede islamica.
In primo luogo la presenza di crescenti minoranze di credo islamico in Europa, dovuta all’intensificarsi dei flussi migratori - mette in tensione il sistema dei diritti di molte democrazie del continente europeo, e suscita interrogativi sia sulla evoluzione in senso multiculturale del sistema stesso, sia sulla reale disponibilità e possibilità dei credenti di fede islamica di rispettare lealmente regole giuridiche derivanti da uno sviluppo storico peculiare (e non universale) e che separa – assai più che nella tradizione islamica – la sfera religiosa da quella del diritto. Ad aggiungere complessità al panorama vi è la circostanza che questi sviluppi siano contemporanei ad una nuova fase del processo di secolarizzazionedella società contemporanea. Siamo pertanto in presenza di un vero e proprio ripensamento del valore della laicità nell’insieme delle società europee, di fronte al quale l’islamismo assume il ruolo di principale catalizzatore, se non altro perché destinatario di una legittima pretesa di reciprocità.
Una seconda serie di riflessioni ruota invece intorno alla circostanza che – pur esistendo nella storia e nella realtà contemporanea – esempi di democrazie più o meno compiute in società islamiche – tuttavia all’area culturale dell’islamismo appartengono molti dei paesi oggi ancora privi di istituzioni democratiche. In questo contesto, la proposta da parte dei paesi occidentali di una agenda di democratizzazione rischia di suscitare reazioni di rigetto, soprattutto se associata a messaggi culturali di tipo marcatamente secolarista. Tale rischio è direttamente proporzionale alla povertà di analisi delle specificità che la concezione della democrazia necessariamente assume in contesti culturali (quelli dei paesi a maggioranza islamica) comunque molto lontani da quelli dei paesi occidentali, ai quali risale tanto la teorizzazione sulla democrazia quanto la più lunga e consolidata esperienza storica.
Un terzo insieme problematico - strettamente connesso a quello precedente – è dato dal rapporto fra Islam e diritti umani. Com’è noto, appare problematica la possibilità di riconoscere la Dichiarazione del 1948 e i due Patti del 1966 come momento di confluenza e di espressione di una visione effettivamente universale su questa materia. Una effettiva considerazione della nozione di diritti umani nel mondo islamico richiede – infatti - per lo meno una lettura comparata della Dichiarazione Universale del 1948 e delle due Dichiarazioni – la Universal Islamic Declaration of Human Rights (UIDHR) e la Cairo Declaration of Human Rights in Islam (CDHRI) – rispettivamente del 1981 e del 1990.
Una sezione del dossier è poi dedicata all’esperienza originale e particolarissima della Turchia, paese a maggioranza musulmana che – com’è noto – ha avuto, a partire dagli anni ’20 – uno sviluppo storico di impronta fortemente laica che ne ha favorito la modernizzazione. La Turchia – in quanto paese politicamente laico ma socialmente musulmano - viene proposto oggi da alcuni come modello al quale potrebbero ispirarsi le possibili (e auspicabili) democrazie emergenti dalla attuale crisi. Altri, come si evince anche dalla selezione di articoli che viene presentata, mettono invece in evidenza la crescente presenza e centralità nella scena turca di un partito politico appartenente alla tradizione islamista.
Ovviamente, non si può chiudere questa breve nota di presentazione senza segnalare l’alto rischio di semplificazione ed “essenzializzazione” dell’Islam e dell’islamismo, denunciato in maniera magistrale da Edward Said nel 1978 con la celebre opera “Orientalism”. Questo rischio è insito nella presenza di differenti posizioni e indirizzi (basti pensare alla distinzione fra sunnismo e sciismo) e alla stessa complessità e ricchezza della tradizione intellettuale dell’Islam. Ogniqualvolta si prova a qualificare sinteticamente l’Islam e le sue posizioni sulle differenti questioni in gioco si corre il pericolo di essere unilaterali e arbitrari, e questo pericolo è accentuato anche dalla assenza di una autorità religiosa ufficiale. E’ noto che accanto al wahabismo e al salafismo esiste un ricco filone di riformista che ha conquistato da secoli pieno diritto di cittadinanza nel pensiero islamico. Su queste basi, la selezione di articoli riprodotti nella quinta parte del dossier propone alcune posizioni più “ottimiste” in merito alla possibilità di giungere ad una conciliazione fra il credo e la pratica della religione islamica e le istituzioni e i valori della laicità e del pluralismo e di identificare nello sviluppo storico della civiltà occidentale e nelle scritture dell’Islam un nucleo di valori comuni.