Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Federazione Russa
Serie: Schede Paese politico-parlamentare    Numero: 3    Progressivo: 1
Data: 15/03/2011
Descrittori:
RUSSIA     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

Casella di testo: SCHEDA PAESE
politico-parlamentare

n. 3/1 (edizione aggiornata) 15  marzo 2011

Federazione russa                            

 


Il quadro istituzionale

La Costituzione del 1993 definisce, all’art. 1, la Federazione russa (fino al 1991 Repubblica socialista sovietica federativa di Russia; Stato successore, alla fine del medesimo anno, della disciolta URSS e membro fondatore, insieme ad altre repubbliche ex-sovietiche, della Comunità di Stati indipendenti) come Stato democratico federale di diritto con una forma repubblicana di governo.

 

La forma di governo è presidenziale; il presidente è eletto a suffragio universale diretto con un sistema a doppio turno (con secondo turno di ballottaggio tra i due candidati con più voti, nel caso nessuno ottenga al primo turno la maggioranza assoluta dei voti validi). Il mandato presidenziale, inizialmente previsto in quattro anni, è stato elevato nel dicembre 2008 a sei anni a decorrere dalla prossima elezione presidenziale del 2012, per non più di due mandati. Il presidente nomina il primo ministro e, su sua proposta, nomina e revoca i ministri, così come può far dimettere l’intero governo. Il primo ministro deve essere confermato dalla Duma (una delle due Camere del Parlamento cfr. infra) che però viene sciolta in caso di tre voti contrari alla conferma del primo ministro, così come in caso di due voti consecutivi di sfiducia al Governo o di respingimento della questione di fiducia.

Il potere legislativo è attribuito al Parlamento (Assemblea federale), costituito dalla Duma di Stato e dal Consiglio della federazione.

La Duma di Stato, 450 membri, è eletta a suffragio universale diretto, ogni quattro anni che, per effetto della riforma costituzionale, dalle prossime elezioni del 2011 saranno elevati a cinque. Dalle elezioni del 2007 il precedente sistema elettorale misto (metà dei seggi assegnati con sistema maggioritario uninominale, metà con sistema proporzionale) è stato sostituito da un sistema proporzionale sulla base di liste politiche nazionali (che concorrono cioè in un’unica circoscrizione nazionale) con una soglia di sbarramento del 7 per cento. Le candidature possono essere effettuate unicamente da un partito politico registrato; per i partiti non già rappresentati alla Duma è richiesta, per la presentazione delle liste, la sottoscrizione di 200.000 elettori, dei quali non più del cinque per cento deve provenire dalla medesima regione (il che costituisce, date le dimensioni della Federazione, un significativo disincentivo). Con una riforma approvata nel 2009, è stato riconosciuto un diritto di tribuna, con l’attribuzione di uno o due seggi alla Duma per i partiti che abbiano superato il cinque per cento dei voti.

Il consiglio della Federazione, competente nelle materie di interesse della federazione nel suo insieme, è costituito da due rappresentanti per ciascuno degli 83 soggetti della Federazione, uno dei quali designato dal potere legislativo regionale ed uno dal potere esecutivo regionale. Da segnalare che, con una riforma introdotta alla metà del decennio, i vertici degli esecutivi regionali non sono più eletti direttamente dai cittadini, ma nominati dal presidente federale e confermati dai legislativi regionali.

Gli 83 soggetti della Federazione sono 21 repubbliche; una regione autonoma; quattro distretti autonomi; nove territori;  quarantasei regioni e due città federali. Sono di competenza esclusiva della Federazione gli affari esteri, la politica socio-economica, il bilancio, l’energia; sono di competenza concorrente l’educazione, la salute, la sicurezza sociale; le rimanenti competenze sono dei soggetti della federazione.

Con riferimento alle condizioni di esercizio concreto delle libertà politiche e civili, Freedom House classifica la Federazione russa come “Stato non libero”, non in possesso dello status di “democrazia elettorale”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit la classifica come “regime ibrido” (cfr. infra “Indicatori internazionali sul paese”). In particolare le valutazioni degli osservatori internazionali sono risultate negativamente influenzate da alcune misure adottate e da alcune tendenze registrate negli ultimi anni (nel rapporto Freedom in the World di “Freedom House” la Russia postsovietica è stato classificato come “Stato parzialmente libero” dal 1991 al 2003, e solo successivamente come “Stato non libero”)

Al riguardo, merita ricordare ad esempio, la legge sui partiti approvata nel 2001, che ha introdotto criteri più severi per la registrazione dei partiti politici, registrazione che deve essere confermata ogni due anni. Per ottenere la registrazione i partiti politici devono avere almeno 50.000 membri e, dal gennaio 2006, più d 45 articolazioni regionali ciascuna delle quali con almeno 500 membri.

 

In maniera analoga, la legge sulle organizzazioni non governative del 2006 ha reso maggiormente difficoltosa la procedura per il riconoscimento di tali associazioni, rendendo più ampi i margini di intervento da parte del governo, che, per esempio, può negare l’autorizzazione nel caso in cui il suo nome offenda la pubblica morale. Dal 2008 un decreto governativo ha ridotto da 102 a 12 le ONG straniere esenti da tassazione in Russia. Da segnalare anche il controllo statale dei principali mezzi di comunicazione.

 

 

La situazione politica interna

Attuale Presidente della Federazione è Dimitri Medvedev (n. 1965), primo ministro è l’ex-presidente Vladimir Putin (n. 1952).

 

Dimitri Medvedev, nato a Leningrado (ora San Pietroburgo),  laurea e dottorato in legge, collaboratore, al pari di Putin, del sindaco riformista della città, Anatoli Sobchak a partire dall’elezione di quest’ultimo nel 1991; successivamente a capo dell’amministrazione presidenziale del presidente Putin, vicepresidente di Gazprom (compagnia di Stato per l’energia), viceprimo ministro.

Vladimir Putin, anch’egli nato a Leningrado, laureato in legge, per quindici anni al servizio del KGB, prima a Leningrado, quindi nell’allora Germania Est; collaboratore del già ricordato sindaco Sobchak; chiamato dal Presidente Eltsin nel 1996 come vicecapo dell’amministrazione presidenziale; dal 1998 capo dei servizi segreti federali FSB e segretario del consiglio di sicurezza nazionale; dall’agosto 1999 primo ministro; eletto presidente della Federazione nel 2000 e rieletto per il secondo mandato nel 2004.

 

Nelle ultime elezioni parlamentari del 2007, il partito fondato dall’allora presidente Putin “Russia Unita” ottenne il 64,1 per cento dei voti e 315 seggi; il partito comunista l’11,6 per cento dei voti e 57 seggi; il partito liberaldemocratico (partito di estrema destra) l’8,2 per cento dei voti e 40 seggi.

Nelle successive elezioni presidenziali, Dimitri Medvedev è stato eletto presidente al primo turno con il 70,3 per cento dei voti; il leader comunista Gennady Zyuganov ha ottenuto il 17,7 per cento dei voti; il leader nazionalista del partito liberaldemocratico Vladimir Zhirinovsky il 9,3 per cento dei voti.

Per la fine del 2011 sono previste le elezioni per il rinnovo della Duma.

Come è noto, dopo la crisi del primo decennio post-sovietico, nel corso della presidenza Eltsin, la Russia è tornata a ricoprire un maggiore ruolo nella scena internazionale nel primo decennio del nuovo secolo, agevolata in ciò in particolare dal recupero di potenza economica che è stato alimentato dal periodo di alti prezzi dei prodotti energetici (dei quali la Russia è tra i principali produttori mondiali) precedente alla crisi economica del 2008.

Tra i principali temi dell’agenda politica russa merita qui sinteticamente richiamare:

- l’apertura ad un graduale processo di riforme politiche del paese manifestata dal presidente Medvedev. In alcuni interventi pubblici (da ultimo il 23 novembre) Medvedev ha invitato ad una maggiore vivacità nella vita civile e nella vita politica del paese, invocando riforme nella disciplina delle organizzazioni non governative ed anche dei partiti politici. In particolare, alla fine del 2008, Medvedev ha prospettato una riduzione delle firme necessarie per la presentazione delle liste elettorali e l’introduzione di un “diritto di tribuna” per i piccoli partiti (misura quest’ultima poi effettivamente introdotta cfr. supra).Alcuni osservatori hanno ipotizzato, a partire da queste prese di posizione, l’emersione di un dualismo Putin-Medvedev, del quale però non appaiono fin qui ulteriori significative manifestazioni (segno di forza da parte di Medvedev è stata comunque la rimozione del potente sindaco di Mosca Yuri Luzhkov, in carica ininterrottamente dal 1991);

- la politica estera: la politica di “Reset” avviata dall’amministrazione Obama per ottenere migliori relazioni con la Russia ha ottenuto risultati quali il nuovo trattato Start (la cui ratifica però non è stata ancora effettuata né dal Senato USA né dalla Duma) e la riattivazione, al vertice di Lisbona, del consiglio NATO-Russia a livello di capi di Stato e di governo, con l’impegno per la realizzazione di una difesa missilistica comune: permangono il contenzioso sulla Georgia e la sospensione unilaterale della Russia del trattato sulla riduzione delle forze convenzionali in Europa;

- la crisi economica: l’economia russa, pesantemente dipendente dall’andamento dei prezzi energetici, ha risentito del consistente calo di tali prezzi seguito alla crisi economica e solo la presenza di ingenti risorse valutarie ha evitato più gravi effetti sociali ed economici (il calo del PIL è stato del 7,9 per cento nel 2009; per il 2010 si prevede una crescita del 4 per cento); nell’ottica di un rilancio e di una modernizzazione dell’economia, il presidente Medvedev ha prospettato la necessità di favorire gli investimenti e l’iniziativa economica, combattendo corruzione e burocrazia ed aumentando le garanzie dello Stato di diritto;

- la situazione dei diritti umani: organizzazioni di tutela dei diritti umani hanno in più occasioni denunciato la situazione della Cecenia e i ripetuti attentati nei confronti di giornalisti e attivisti dei diritti umani: tra le vittime più significative degli ultimi anni si possono richiamare la giornalista Anna Politkovskaja e l’esponente di Memorial Natalia Estemirova.

 

Da ultimo merita poi segnalare la recrudescenza, lo scorso gennaio, delle tensioni in Cecenia e nel Caucaso settentrionale: in particolare, all’insorgenza cecena riconducibile a Doku Umarov appare riconducibile l’attentato del 24 gennaio all’aeroporto di Mosca che ha provocato 35 morti.

Nelle elezioni amministrative dello scorso 13 marzo 2011, che hanno interessato 74 degli 83 soggetti della federazione ed il 25 per cento della popolazione, i risultati hanno confermato la preminenza di Russia Unita che tuttavia, in un numero significativo di regioni, non avrebbe raggiunto la maggioranza assoluta.

 


 

 

 

Indicatori internazionali sul paese[1]:

Libertà politiche e civili: “Stato non libero” (Freedom House); “regime ibrido” (107 su 167) (Economist)

Indice della libertà di stampa: 140  su 178

Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); generale rispetto in concreto pur in presenza di discriminazioni nei confronti di alcune minoranze come Scientology e i testimoni di Geova; infrazioni da parte del governo del principio di separazione tra Chiesa e Stato (USA)

Corruzione percepita: 154  su 178

Variazione PIL 2009: -7,9 per cento

Situazione di conflitto armato interno (Cecenia)

 

 

 

Fonti: Unione interparlamentare; IFES, Freedom House, Human Rights Watch; East Journal; ANSA; BBC

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1]    Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).

 

 

 

 

 

 

Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale

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