Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Altri Autori: Servizio Studi - Dipartimento difesa , Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: Visita di una delegazione parlamentare della Repubblica socialista del Vietnam presso la Commissione Difesa - 10 marzo 2011
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 204
Data: 09/03/2011
Descrittori:
DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE   DIFESA NAZIONALE
VIETNAM     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

 

Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Visita di una delegazione parlamentare della Repubblica socialista del Vietnam presso la Commissione Difesa

10 marzo 2011

 

 

 

 

 

 

n. 204

 

 

 

9 marzo 2011

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di politica internazionale

( 066760-4939 / 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici:

Servizio Studi – Dipartimento Difesa

( 066760-4939– * st_difesa@camera.it

 

Servizio Rapporti Internazionali

( 066760-3948 – * cdrin1@camera.it

 

 

 

 

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: es0706.doc

 


INDICE

 

 

 

 

Contesto della visita  1

Composizione della delegazione  5

Scheda politico-istituzionale sul Vietnam

La difesa in Vietnam  (a cura del dipartimento difesa)

Scheda-Paese (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

Rapporti bilaterali (a cura del Ministero degli Affari esteri)

Relazioni parlamentari (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

Allegato  Profili biografici (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

 


SIWEB

Scheda politico-istituzionale sul Vietnam

 


Vietnam                                 

 


Il quadro istituzionale

Il Vietnam è una repubblica socialista. In base alla costituzione del 1992, il partito comunista risulta il solo partito legale. Il potere legislativo è esercitato dall’Assemblea nazionale, composta da 493 deputati eletti per cinque anni. L’Assemblea si riunisce tre volte all’anno. Essa elegge il Presidente della Repubblica e il primo ministro e gli altri membri del governo, che esercita il potere esecutivo.

Possono presentare candidature per le elezioni dell’Assemblea nazionale unicamente il partito comunista ovvero il fronte patriottico, che raccoglie diverse organizzazioni sociali; sono anche ammesse però candidature individuali indipendenti. A seguito delle ultime elezioni tenutesi il 20 maggio 2007, 450 deputati risultano membri del partito comunista, 42 del fronte patriottico, mentre è risultato eletto un solo candidato indipendente.

Per Freedom House, il Vietnam è uno “Stato non libero” non in possesso dello status di “democrazia elettorale”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit lo classifica come “regime autoritario” (cfr. infra “Indicatori internazionali sul paese”).  Se gli ultimi anni hanno registrato aperture per quel che concerne la libertà di iniziativa economica (cfr. infra la situazione politica), la libertà di associazione e di riunione appare, secondo fonti internazionali, sottoposta a significative restrizioni: la costituzione di associazioni è subordinata ad un’autorizzazione governativa; esistono associazioni indipendenti nel campo della conservazione dell’ambiente, dell’emancipazione femminile e della salute pubblica, ma non nel settore della tutela dei diritti umani e civili; l’unico centro di ricerca indipendente, l’Istituto per gli studi dello sviluppo è stato chiuso nel 2009, a seguito della decisione del governo di limitare i compiti di ricerca nel settore delle politiche pubbliche alle organizzazioni del partito comunista. Anche la libertà di manifestazione del pensiero e di stampa appare in concreto debolmente tutelata: tutti gli organi di stampa e tutti i mezzi di comunicazione di massa risultano sotto il controllo diretto o indiretto del partito comunista; una legge del 1999 impone ai giornalisti il pagamento di danni nei confronti di gruppi o individui che risultino danneggiati dalla pubblicazione di notizie, anche quando queste risultino vere o comunque fondate, mentre nel 2006 è stata imposta una multa ai giornalisti che neghino i “risultati rivoluzionari”, diffondano informazioni dannose ovvero esibiscano “un’ideologia reazionaria” (l’entità delle multe è stata aumentata nel gennaio 2011). Sono state poi denunciate significative restrizioni all’uso di Internet: la legge proibisce l’inoltro e la ricezione di messaggi di posta elettronica dal contenuto antigovernativo, blocca l’accesso ai siti internet giudicati reazionari e i proprietari di siti privati devono sottoporre tutti i contenuti all’approvazione delle autorità statali. Gli Internet café devono registrare le informazioni personali e i siti visitati da tutti gli utenti, mentre nel 2008 sono stati definiti per legge i contenuti ammessi nei blog. Inoltre, nel 2010, sarebbero stati registrati attacchi cibernetici provenienti da server vietnamiti contro siti riconducibili a dissidenti. Anche la libertà religiosa appare sottoposta, in base agli osservatori internazionali, a restrizioni, anche se Freedom House ha registrato nel 2009 alcuni miglioramenti. Infatti, tutti i gruppi religiosi devono ottenere un’autorizzazione allo svolgimento delle proprie attività da parte di un’autorità di vigilanza controllata dal partito. La Chiesa cattolica può ora nominare in proprio i propri vescovi ma la nomina necessita di una conferma governativa. Sono state invece eliminate, secondo Freedom House, restrizioni presenti in passato allo svolgimento delle attività caritatevoli, mentre il clero appare godere di una maggiore libertà di movimento. Ciononostante, il rapporto sulla libertà religiosa 2010 del Dipartimento di Stato USA continua ad includere il Vietnam tra gli Stati di maggiore preoccupazione.

Infine Human Rights Watch ha denunciato un significativo aumento dei processi politici e degli arresti di dissidenti nel 2010, in vista dell’undicesimo congresso del partito comunista vietnamita previsto per il gennaio 2011: tra questi merita richiamare l’avvocato Le Cong Dinh, l’attivista Pham Thanh Nghien, lo scrittore Tran Khai Thanh Thuy, il pastore mennonita Duong Kim Khai. Da ultimo, il Financial Times ha denunciato l’arresto, il 28 febbraio 2011, di Nguyen Dan Que, medico e dissidente.

 

La situazione politica

Capo dello Stato vietnamita è, dal giugno 2006, Nguyen Minh Triet (n. 1942), mentre primo ministro, sempre dal luglio 2006, è Nguyen Tan Dung (n. 1949). La costituzione materiale vietnamita affida però una posizione preminente di leadership al segretario del partito comunista: l’undicesimo congresso del gennaio 2011 ha eletto a tale incarico Nguyen Phu Trong (n. 1944), già presidente dell’Assemblea nazionale, che ha sostituito Nong Duc Manh (n. 1940), eletto nel 2001. Il Congresso, oltre a confermare Tan Dung nell’incarico di primo ministro, ha anche designato alla presidenza della Repubblica Truong Tan Sang (l’elezione da parte dell’Assemblea nazionale avverrà il prossimo maggio).

Il Vietnam sta proseguendo nella politica di liberalizzazione economica avviata dalla metà degli anni Ottanta che ha introdotto alcune libertà economiche e che ha consentito, nell’ultimo decennio una consistente crescita economica (la povertà è stata ridotta da oltre il 50 per cento della metà degli anni Novanta al 16 per cento del 2006). All’interno di questo processo, si può poi ricordare la normalizzazione dei rapporti con gli USA (nel 1994 è stato soppresso l’embargo USA nei confronti del Vietnam, mentre nel 1995 sono state riallacciate le relazioni diplomatiche); l’ingresso, nel 1995, nell’ASEAN; l’accordo commerciale USA-Vietnam del 2001, l’ingresso del Vietnam nel WTO  nel 2007. L’obiettivo del Vietnam è quello di raggiungere lo status di economia sviluppata entro il 2020.

 

Nel corso del 2010 si è inoltre accentuata la disputa tra Vietnam e Cina per il controllo delle isole Paracel nel Mar della Cina meridionale, occupate dalla Cina nel 1974 e rivendicate dal Vietnam. Il controllo delle isole Paracel rimane fondamentale per la Cina nell’ambito di una più ampia politica cinese volta ad accentuare il controllo del Mar cinese meridionale divenuto essenziale per il transito delle merci cinesi. Nel quadro di tale contenzioso, e in funzione quindi anticinese, può essere anche interpretato il Memorandum of Understanding di cooperazione nucleare civile tra USA e Vietnam del marzo 2010.

 

In questo contesto, la scelta di Nguyen Phu Trong come nuovo segretario generale del partito comunista è stata valutata da osservatori internazionali come la scelta di un candidato di compromesso, impegnato a costruire il consenso, piuttosto che a delineare nuove politiche, sostanzialmente conservatore e incline a più strette relazioni con la Cina.

 

Per approfondimenti sulla realtà istituzionale e politica vietnamita si rinvia alla scheda-paese predisposta dal Servizio Rapporti Internazionali riportata nel presente dossier.

 


 

Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Freedom House, Human Rights Watch, BBC World Service, CIA World Factbook

Indicatori internazionali sul paese[3]:

Libertà politiche e civili: “Stato non libero” (Freedom House); “regime autoritario” (Economist)

Indice della libertà di stampa: 165 su 178

Libertà religiosa: limitazione alla libertà religiosa e violenze da parte delle istituzioni (ACS); situazione di particolare preoccupazione (USA)

Corruzione percepita: 116 su 178

Variazione PIL 2009: +5,3 per cento

 

 

 


La difesa in Vietnam
(a cura del dipartimento difesa)

 


 

Ministero della Difesa

Il Ministero della Difesa della Repubblica socialista del Vietnam gestisce, coordina e supervisiona gli affari militari, comprese tutte le unità militari, le agenzie e le unità paramilitari, secondo quanto previsto dalla Costituzione vietnamita del 1992 e dalle leggi nazionali. La sede del Ministero si trova all'interno dell’antica cittadella di Hanoi.

Organizzazione

Il Ministero della Difesa mantiene il comando supremo dell’Esercito popolare del Vietnam e delle altre unità paramilitari. L'organizzazione di comando del ministero è composta: dall’Ufficio centrale, dallo Stato Maggiore, dalla Direzione Generale Politica, dai Dipartimenti Generali e da altri Dipartimenti.

Lo Stato Maggiore è l’organo di comando e coordinamento dell'Esercito popolare del Vietnam e delle altre unità paramilitari, ed è diretto dal Capo di Stato Maggiore Generale e il Vice Ministro della Difesa, che sostituisce il Ministro in caso di assenza.

La Direzione Generale Politica si occupa del raccordo delle attività politiche e morali delle Forze armate con il Partito Comunista del Vietnam (la politica militare è infatti, in ultima analisi, diretta dalla Commissione Militare Centrale del Partito Comunista del Vietnam); il Dipartimento di Politica gestisce anche la procura e i tribunali militari.

Gli altri Dipartimenti del Ministero sono: il Dipartimento Generale Tecnico, il Dipartimento Generale Logistica, il Dipartimento Generale Industria Militare e il Dipartimento Generale dell’Intelligence militare.

Sono alle dirette dipendenze del Ministero anche il Dipartimento di polizia marittima, il Dipartimento per il soccorso ed il Dipartimento per le relazioni con l’estero.

La struttura di comando del ministero è coordinata dall'Ufficio centrale che agisce allo stesso tempo come ufficio del Comitato Centrale del Partito per le Forze armate.

Il Ministero della Difesa gestisce inoltre un insieme di 21 tra Accademie, Università e Istituti di ricerca. L'a principale Accademia vietnamita della Difesa, che è l'unica istituzione per la formazione di ufficiali specializzati in strategia militare.

Il Ministero della Difesa è inoltre proprietario della società Viettel, l’operatore di telefonia mobile leader in Vietnam e di altri Paesi del Sud Est asiatico.

 

L’Esercito Popolare del Vietnam

Al Ministero della Difesa è attribuito il comando supremo dell’Esercito Popolare vietnamita (che comprende diverse Armi e Corpi), della Marina Popolare vietnamita, dell’Aeronautica Popolare vietnamita e della Guardia di frontiera vietnamita.

Ai fini dell’organizzazione delle attività militari e delle unità, il territorio del Vietnam è suddiviso il sette regioni militari e l'Alto Comando della Capitale (1a, 2a, 3a, 4a, 5a, 7a, 9a e Hanoi).

La componente principale delle Forze armate del Vietnam è costituita dall’Esercito Popolare vietnamita, che conta (secondo i dati forniti dal Military Balance 2010) 455.000 effettivi e cinque milioni di riservisti. Le unità terrestri dell’Esercito si articolano in quattro Corpi d’armata (1°, 2°, 3° e 4°), sei Armate: Artiglieria, Carri armati e Mezzi corazzati, Genio, Segnalazioni e Chimica; sette regioni militari. L’Aeronautica (30.000 unità), la Marina (13.000 unità) e la Guardia di frontiera (40.000 unità) sono organizzate come Armate dell’Esercito Popolare; in particolare la Marina Popolare è suddivisa in cinque regioni navali.

Il servizio militare è obbligatorio per gli uomini (18 anni di età) e volontario per le donne; il periodo obbligatorio di servizio militare di leva varia tra i 2 anni per l’Esercito e la difesa aerea e i 3 anni per l’Aeronautica e la Marina.

Le Forze di Terra sono costituite da 10 brigate corazzate, 3 divisioni meccanizzate, 58 divisioni di fanteria; nonchè 15 reggimenti indipendenti di fanteria, una brigata aviotrasportata; numerose brigate e battaglioni di difesa locale, oltre a 10 brigate di artiglieria campale e otto divisioni e 20 brigate di genieri.

Il Military Balance 2010 valuta la dotazione militare vietnamita (principalmente di provenienza sovietica o cinese, cui si aggiunge materiale americano catturato dopo il crollo del Vietnam del Sud) nei seguenti termini:

 

Ø      1.935 carri armati (1.315 carri pesanti e 620 carri leggeri).

Ø      2.000 veicoli corazzati trasporto truppe.

Ø      Più di 3.000 pezzi d'artiglieria

Ø      2 sottomarini, 5 fregate, 6 corvette, 38 unità da pattugliamento costiero, 14 unità dragamine e antimine

Ø      219 aerei da combattimento, 28 aerei da trasporto e 43 da addestramento

Ø      90 elicotteri.

Risultano ordinati e in via di consegna i seguenti mezzi: 150 carri armati T72 (dalla Polonia), 2 fregate leggere multiruolo classe Gepard (dalla Russia); 12 caccia multiruolo Sukhoi Su-30 (dalla Russia); 10 aerei da trasporto leggero PZL-Mielec M-28 (dalla Russia).

Bilancio della difesa

L’incidenza delle spese per la Difesa in Vietnam è pari al 3% circa del PIL. Il bilancio della Difesa è prevalentemente destinato alle spese relative al personale ed al mantenimento delle sue capacità operative. Di seguito sono riportati i dati relativi ai bilanci del ministero degli ultimi anni:

 

Anno

2006

2007

2008

2009

Budget di bilancio (in dollari)

2.054.000

2.159.000

2.907.000

2.800.000

% PIL

3,37%

3,04%

3,19%

3,0%

 

 

 

 

 

I dati relativi all’organizzazione, alla dotazione ed alla spesa militare sono tratti da: International Institute for Strategic Studies: The Military Balance 2010

 

 

 


Scheda-Paese
(a cura del
Servizio Rapporti Internazionali)

 


 

Repubblica socialista del Vietnam

 

 

Map of Vietnam

 

CENNI STORICI

Parte del grande Impero Cinese dal II sec. a.C., il Vietnam divenne indipendente nel X sec. e nei secoli successivi conquistò i territori posti lungo la costa del Mar Cinese Meridionale fino al Grande Delta del Mekong.

Tra il 1859 e il 1890 la Francia conquistò dapprima l’area del Delta del Mekong, che divenne colonia francese con il nome di Cocincina, e successivamente rese l’intero Vietnam parte dell’Indocina francese.

Con la seconda guerra mondiale e l’invasione giapponese si sviluppò un movimento di resistenza armata guidato dai comunisti di Ho Chi Minh. Il 2 settembre del 1945 venne proclamata la Repubblica Democratica del Vietnam, ispirata ai principi del marxismo-leninismo. I francesi cercarono di ripristinare l’ordine coloniale, ma nel 1954 furono costretti alla resa. Gli accordi di Ginevra del 20 luglio 1954 sancirono la fine del dominio coloniale francese e la nascita di uno Stato indipendente vietnamita nel nord, di ispirazione comunista. Nel Sud l’Imperatore Bao-Dai fu deposto nel 1955 dal dittatore cattolico Ngo Dinh Diem.

Gli Usa insediarono a Saigon un governo anti-comunista sostenuto dalla minoranza cattolica del Sud, ma non dalla popolazione delle campagne. Nel 1960 con l’istituzione del Fronte di Liberazione Nazionale riprese la lotta armata, con l’intento di eliminare il protettorato statunitense e unirsi alla Repubblica del Nord. Condizionati dal “gioco” triangolare USA-URSS-Cina, gli Stati Uniti si trovarono coinvolti in un difficile conflitto fino ad oltre il 1968, quando venne avviato il progressivo disimpegno americano dal Vietnam,  conclusosi con gli accordi di Parigi del 1973 e la conquista di Saigon nel 1975 da parte delle forze comuniste del Nord. Il Paese, riunificato nel 1975, si rivelò difficile da governare, a causa dell’economia dissestata dal lungo conflitto e dell’esodo della piccola borghesia di Saigon verso Nord-America ed Europa (oltre un milione di boat-people nel decennio1976-86, di cui circa 3000 in Italia).

Sul piano esterno, il deterioramento delle relazioni con i Khmer Rossi cambogiani ed i loro alleati cinesi portarono nel 1978 all’invasione della Cambogia. Il Vietnam del Nord fu invaso brevemente dalla Cina, ma, nonostante ciò, gli scontri con i Khmer Rossi proseguirono negli anni ottanta. Il paese si ritrovò isolato a livello internazionale, godendo del solo appoggio di Mosca e dei suoi alleati del COMECON.

Nel 1986 fu varato il Doi Moi (Nuovo Corso), un programma economico di rinnovamento finalizzato alla graduale transizione all’economia di mercato che contribuì alla spettacolare crescita economica sperimentata dal Paese a partire dal 1992. Nell’aprile del 2001 il Partito Comunista del Vietnam ha varato una strategia di sviluppo socio-economico del Paese per il decennio 2001-2010 che mira a trasformare la società da rurale ad industriale e tecnologicamente avanzata entro il 2020.

Il sistema politico vietnamita resta tuttavia monopartitico, con l’esclusivo esercizio del potere da parte del Partito Comunista del Vietnam. Il Paese è governato da una troika composta dal Segretario Generale del Partito Comunista (il moderato Nong Duc Manh, rieletto dal decimo congresso del PCV, che rappresenta di fatto la massima autorità nella gerarchia vietnamita), dal Presidente della Repubblica e dal Primo Ministro. Negli ultimi anni l’Assemblea Nazionale ha assunto un crescente prestigio e potere nel quadro istituzionale vietnamita e si va affermando come il motore di un processo di rinnovamento del sistema politico.

Il Vietnam gode di stabilità sul piano politico ed il monopolio del Partito Comunista non appare minacciato. Esso può infatti ancora contare su una base di consenso che gli deriva dal ruolo giocato nella lotta di liberazione nazionale e nella riunificazione del Paese, rafforzato dai risultati conseguiti dalla politica di sviluppo e riforme, tradottasi in un rilevante e costante miglioramento delle condizioni di vita di ampi strati della popolazione. La crescente integrazione del Paese nel sistema e nell’economica internazionale (adesione al WTO 11 gennaio 2007) ha indirettamente determinato un ampliamento delle libertà dei singoli e una timida apertura, seppure il regime continui ad esercitare un rigido controllo sul dissenso politico interno.

 

 

 

Dati generali 2011[4]

Superficie

329.560 Kmq

Capitale

HANOI

Abitanti

90.549.390; il 30% della popolazione vive nelle aree urbane

Tasso crescita popolazione

1,07%

Speranza di vita

72 anni

HIV / AIDS (2009)

incidenza su adulti 0,4%; infettati 280.000; morti 14.000

Mortalità infantile

20,9 per mille

Tasso alfabetizzazione

90,3%

Lingue ufficiali

Vietnamita

Composizione etnica (1999)

Viet o Kinh (86,2%); sono presenti 53 minoranze etniche che costituiscono il 13,7% della popolazione e sono concentrate prevalentemente negli Altipiani Centrali (etnie Gia Rai, E-de, Ba-na, Co-ho, Xo-dong) e Nord-occidentali ( Tay, Thai, Muong, Nung, Hmong, Dao, San Chay, San Din) del Paese. Nel sud e nell’area del Delta del Mekong vi sono anche minoranze cinesi e khmer.

Religioni praticate

Buddista (70%); cattolica-evangelica (10%); altri (Caodaismo, Hoa Hao, islamismo, chiese protestanti)

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Cariche dello Stato[5]

 

 

Segretario generale del Partito comunista

 

Nguyen Phu TRONG[6] (eletto dall’XI Congresso del PCV nel gennaio 2011)

 

Presidente della Repubblica 

 

Nguyen Minh  TRIET, in carica dal 2006 (sarà sostituito da Nguyen Trong SANG)

 

Primo Ministro 

Nguyen Tan  DUNG (dal giugno 2006, riconfermato nell’agosto 2007 e nel gennaio 2011)

 

Presidente dell’Assemblea Nazionale

 

Nguyen Phu TRONG (dal giugno 2006 riconfermato nell’agosto 2007)

 

 

 

 

Scadenze elettorali

 

 

Elezioni politiche

 

 

22 maggio 2011[7]

 

 


 

 

Quadro politico

 

 

Governo in carica

L’XI Congresso del Partito Comunista vietnamita (unico partito nel Paese), che si è concluso il 19 gennaio 2011, ha delineato il nuovo corso del Vietnam e deciso le principali cariche governative (Segretario Generale, Primo Ministro, Presidente della Repubblica, membri del Politburo e del Comitato Centrale del Partito Comunista), senza nessun colpo di scena. La nuova Assemblea Nazionale vietnamita, che si formerà a seguito delle elezioni del 22 maggio 2011, dovrà poi “ratificare” tali nomine. 

Il Vietnam si trova in una fase di rapido cambiamento per effetto delle molteplici spinte che provengono dal mondo esterno, di cui subisce l’influenza sul piano economico, culturale e sociale. Da egualitaria che era fino a 20 anni fa, la società vietnamita si avvia verso una nuova realtà caratterizzata da crescenti disuguaglianze sociali e da contrasti fra le condizioni di vita e di istruzione delle diverse fasce della popolazione, fenomeni che stanno minando la coesione sociale, tradizionale punto di forza dell’esperienza vietnamita. Posta dinanzi alle sfide dell’integrazione internazionale, delle distorsioni del frenetico sviluppo socio-economico e del ricambio generazionale della sua popolazione (costituita per il 70% da giovani sotto i 35 anni), la sopravvivenza del sistema politico attuale appare sempre più legata alle capacità di trasformazione del PCV, alla sua abilità di cooptare al suo interno le classi medie, le forze imprenditoriali giovani ed emergenti e di attribuirsene i successi.

Il prossimo importante appuntamento saranno le elezioni parlamentari del 22 maggio 2011.

Dopo le elezioni diverrà prioritario affrontare la questione della gestione dell’economia del Paese: inflazione, indebolimento della valuta e un grave deficit commerciale esterno, insieme al caso Vinashin, colosso della cantieristica navale vicina al collasso. Sia Dung che Sang sono pro-mercato e anche Trong ha affermato pubblicamente che le questioni economiche sono al primo punto dell’agenda del governo. Assicurare una crescita stabile così come mantenere la stabilità politica e sociale saranno le sfide da affrontare.

 

Composizione del Parlamento

Alle elezioni del 20 maggio 2007 il Partito comunista vietnamita ha conquistato il 91,28% dei seggi e quindi 450 dei 493 seggi del Parlamento. Solo 42 seggi sono andati a dei non-membri del Partito e uno solo ad un "candidato libero". La nuova Assemblea conta inoltre 127 donne (25,76%), contro le 136 della precedente, e 87 (17,65%) rappresentanti di minoranze etniche.

Le elezioni vietnamite non hanno il significato di libere elezioni democratiche, ma costituiscono un passaggio significativo per il rinnovo della classe politica e l’ingresso nel Parlamento di nuove forze emergenti della società vietnamita.

Tra le priorità dell’agenda politica vietnamita figurano il completamento delle riforme economiche, la modernizzazione del sistema produttivo, la riforma della pubblica amministrazione e la ristrutturazione del sistema giudiziario.

Si ricorda che il meccanismo di selezione dei candidati è controllato dal Fronte della Patria del Vietnam, un organismo che raccoglie organizzazioni di massa quali i Sindacati, l’Unione delle Donne, l’Unione della Gioventù ed altre associazioni controllate a sua volta dal Partito Comunista. Tuttavia, come già rilevato nel corso delle ultime tornate elettorali, via via sono emersi elementi di autentico dibattito tra candidati concorrenti per lo stesso seggio e la presenza anche di candidati indipendenti, ossia non presentati da alcuna organizzazione (anche se ovviamente non sgraditi al Partito).

 

 

Quadro istituzionale

 

 

Sistema politico

Il Vietnam è una Repubblica socialista. Il sistema politico è di tipo monopartitico ed il potere è concentrato nelle mani del Partito Comunista guidato dagli eredi di Ho Chi Minh, che hanno sposato i dettami dell’economia di mercato, pur mantenendo stretto e saldo il controllo del processo decisionale. Non è ammessa, in via di principio, alcuna forma di opposizione, se non nell'ambito della dialettica interna; è ancora forte l’influenza dei militari sulla vita politica.

Il Paese è governato da una trojka composta dal Segretario Generale del Partito comunista, che rappresenta di fatto la massima autorità nella gerarchia vietnamita, dal Primo Ministro e dal Presidente della Repubblica. Qualsiasi affermazione importante fatta da uno dei tre leaders è vagliata attentamente dagli altri, con il risultato che la maggior parte degli interventi e delle dichiarazioni politiche sono vaghi ed equivoci. In un simile contesto, è importante la gestione del complesso gioco di equilibri tra le diverse correnti di partito onde evitare critiche e eventuali defenestrazioni.

La Costituzione della Repubblica Socialista del Vietnam del 1946 è stata più volte emendata, da ultimo nel 2001. La Costituzione del 2001 impegna lo Stato a proteggere i “diritti legittimi” dei Vietnamiti residenti all’estero (Viet Kieu). Con la revisione del 1992 è stata introdotta la distinzione funzionale tra Stato e Partito, si sono conferiti poteri di controllo sul Governo al Parlamento e si sono posti come obiettivi la modernizzazione del sistema politico e la promozione della crescita economica riconoscendo all’economia privata un ruolo esplicito. La Costituzione del 2001 ha quindi rafforzato il principio dell’economia privata affermando che non devono esserci limitazioni alle dimensioni delle operazioni o degli ambiti in cui agisce il settore privato.

 

Assemblea Nazionale (Quoc Hoi)

Il Parlamento vietnamita (a struttura monocamerale, denominato Quoc Hoi, Assemblea nazionale) mira ad assumere un ruolo sempre più assertivo e potrebbe diventare il vero motore del processo di democratizzazione del sistema politico vietnamita.

La Quoc Hoi è composta da 493 membri[8] eletti per un periodo di 5 anni. In casi eccezionali, se i 2/3 dei membri dell’Assemblea sono d’accordo, la durata della legislatura può essere prolungata o abbreviata. L’Assemblea si riunisce due volte all'anno in sessione plenaria (a maggio e a ottobre), su convocazione del Comitato Permanente, e ciascuna sessione dura circa 30 giorni. Durante le due sessioni viene concentrata la maggior parte del lavoro parlamentare dato che i deputati vietnamiti non sono parlamentari a tempo pieno (solo il 25% di questi può svolgere la funzione parlamentare full time). L’Assemblea Nazionale ha tre funzioni principali: legislativa, di controllo e di decisione sulle questioni rilevanti per il Paese.

Con le riforme costituzionali del 1992, che l’hanno riconosciuto come l’organo supremo dello Stato, i poteri del Parlamento sono stati rafforzati e l’Assemblea ha progressivamente iniziato a rivendicare ed esercitare le sue prerogative di legislatore e controllore dell’operato del Governo. Da organo ratificatore delle decisioni assunte dal Partito, è diventata il foro di dibattito sulle riforme del Paese e il luogo dove il Governo – incluso il Primo Ministro – è chiamato a rispondere alle interrogazioni dei deputati. Particolare risalto ha infatti assunto recentemente il dibattito che si svolge nell’ambito del “question time” nel corso del quale i rappresentanti del Governo e lo stesso Primo Ministro sono chiamati a rispondere all’Assemblea. Con le riforme del 2001 gli è stato conferito, inoltre, il potere di sfiduciare i leader governativi da esso stesso eletti. Nel maggio 2004 ha sfiduciato il Ministro dell’agricoltura, Le Huy Ngo, per avere permesso una truffa ai danni di un’industria controllata dal ministero stesso. Le decisioni del Parlamento vengono inoltre largamente pubblicizzate, anche se alcune aree decisionali rimangono ancora fuori del controllo dell’Assemblea. 

Il Parlamento ha, inoltre, assunto un ruolo politico molto delicato, ovvero quello di captare e canalizzare le nuove forze ideologiche, economiche e sociali nate e cresciute con il Doi Moi e con l’apertura del Paese che si riflettono anche sull’attuale profilo sociologico dell’Assemblea Nazionale, pur rilevando che essa è ancora soggetta alle direttive del partito e che oltre l’80% dei deputati ne fa parte. L’Assemblea è in prima linea nel processo di rinnovamento delle istituzioni e di riforma del sistema giuridico-legale del Paese, il cui adeguamento è imposto dalla piena integrazione del Vietnam nel sistema e nell’economia internazionale.

Al suo interno l’Assemblea si articola nel Comitato Permanente, nel Consiglio delle Nazionalità, nelle Commissioni.

Il Comitato Permanente è l'organo permanente ed esecutivo dell'Assemblea e ne fa, pertanto, le veci tra una sessione e l'altra. Il Comitato permanente è composto dal Presidente dell’Assemblea Nazionale, dai Vicepresidenti e dai membri designati dal Presidente dell’Assemblea Nazionale; i membri del Comitato permanente non possono essere contemporaneamente membri del governo.

Il Consiglio delle Nazionalità interviene nelle materie concernenti le nazionalità con potere di proposta e di supervisione, mentre le sette Commissioni svolgono funzioni consultive e di indagine nelle materie assegnate.

Il Presidente dell’Assemblea Nazionale presiede le sessioni dell’Assemblea; firma l’approvazione delle leggi; dirige i lavori del Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale ed organizza l’esecuzione dei rapporti internazionali dell’Assemblea Nazionale.

L'iniziativa legislativa è riconosciuta in capo al Presidente della Repubblica, al Comitato Permanente, al Consiglio delle Nazionalità ed alle Commissioni, al Governo, alla Corte Suprema del Popolo, al Fronte della Patria del Vietnam (un’organizzazione che fa capo al Partito comunista) oltre che ai singoli deputati. Prima di essere esaminate dall'Assemblea, le proposte di legge vengono esaminate dal Consiglio delle Nazionalità o dalla Commissione di merito. Successivamente, il testo viene inviato a tutti i deputati entro 20 giorni dalla seduta. I disegni di legge devono essere resi pubblici tramite i mezzi di comunicazione di massa, di modo che gli organi statali a tutti i livelli ed il popolo siano in grado di esprimere un parere prima della presentazione all’Assemblea Nazionale. Per l'approvazione di una proposta di legge è prevista la maggioranza semplice.

In qualità di principale istituzione dello Stato, l’Assemblea Nazionale decide sulle seguenti materie: progetti di sviluppo socioeconomico a carattere nazionale; politiche nazionali finanziarie e monetarie; stanziamenti di spesa e bilancio statale; introduzione, modifica ed abolizione delle imposte. Inoltre, elegge e destituisce il Presidente della Repubblica, il Presidente dell'Assemblea Nazionale, il Primo Ministro e il Presidente della Corte Suprema del Popolo.

L'Assemblea Nazionale esercita inoltre una funzione di controllo su tutte le attività dello Stato anche attraverso il Comitato Permanente, il Consiglio delle Nazionalità, le Commissioni nonché i singoli deputati. In particolare, l'Assemblea ha il potere di abrogare quegli atti del Presidente della Repubblica, del Comitato Permanente, del Governo, del Primo Ministro e della Corte Suprema del Popolo che sono in contrasto con la Costituzione, le leggi o le risoluzioni dell'Assemblea.

Si ricorda che l’esercizio dell’elettorato attivo richiede i 18 anni di età, mentre per l’elettorato passivo sono richiesti 21 anni. La lista di candidati viene redatta, dopo una serie di consultazioni a livello locale e centrale dal Fronte della Patria del Vietnam e presentata all’elettorato. Particolarmente sentito nella fase di preparazione della campagna elettorale, è stato il problema della “qualità” dei candidati e della necessità di garantire una percentuale minima di deputati (la soglia è stata fissata al 25%) in grado di dedicarsi all’attività parlamentare a tempo pieno. Il sistema elettorale adottato è quello maggioritario.

L’Assemblea Nazionale del Vietnam fa parte dell’Unione interparlamentare, dell’Associazione dei Parlamentari Francofoni (APF), dell’Unione Parlamentare dell’Asia e del Pacifico (APPU), del Forum Parlamentare dell’Asia e del Pacifico (APPF) e dell’Assemblea Interparlamentare dell’ASEAN (AIPA). Il Parlamento vietnamita aderisce, inoltre, all’Associazione dei Parlamenti Asiatici per la Pace. L’Assemblea Nazionale intrattiene, infine, relazioni bilaterali con numerosi Parlamenti del mondo e dà molto risalto alla cooperazione parlamentare; un’attenzione particolare viene rivolta ai rapporti bilaterali con i paesi limitrofi in un ottica di integrazione regionale. 

 

Presidente della Repubblica

Il Capo dello Stato è il Presidente della Repubblica. E' eletto ogni 5 anni dall'Assemblea Nazionale tra i suoi membri e rappresenta la nazione. Promulga le leggi approvate dall'Assemblea, propone all'Assemblea la nomina e la revoca del Vicepresidente, del Primo Ministro e del Presidente della Corte Suprema. Al Presidente spettano compiti di comando delle forze armate e di garanzia della sicurezza interna. Il Presidente della Repubblica, nella troika dei leader, è la figura meno importante rispetto al Segretario Generale del Partito e al Primo Ministro.

 

Governo

Il potere esecutivo è esercitato dal Governo, il massimo organo amministrativo dello Stato. Il Governo rappresenta il “volto esterno” del sistema ed è il braccio esecutivo incaricato di dare attuazione alle politiche di sviluppo e di rinnovamento, decise, comunque, a livello di Partito.

È composto dal Primo Ministro (eletto dall'Assemblea Nazionale tra i suoi membri), da 5 Vice Primi Ministri e dai Ministri, le cui nomine sono presentate dal Primo Ministro e ratificate dal Parlamento. La durata di questo organo (cinque anni) è legata a quella dell'Assemblea Nazionale nei confronti della quale esso è responsabile.

 

Magistratura

I tribunali regionali del popolo e i tribunali militari operano quali tribunali di primo e secondo grado, con al vertice la Corte Suprema.

La Corte Suprema del Popolo è il massimo organo giudiziario con funzioni di direzione e controllo. E' presieduta da un Presidente eletto dal Parlamento per 5 anni. Spetta invece alla Suprema Procura del Popolo esercitare le funzioni di pubblico ministero oltre a garantire l'applicazione uniforme della legge.

La magistratura rimane abbastanza debole e tuttora controllata dal Partito. Vi sono pochi avvocati e le procedure processuali sono rudimentali. La pena di morte è applicata regolarmente, in particolare nei casi di corruzione e traffico di droga. L’eccessiva burocratizzazione, associata ad una mancanza di trasparenza, genera una corruzione elevata e diffusa a tutti i livelli.

 

Governo locale

Per ciò che concerne l’articolazione territoriale dello Stato, essa prevede la suddivisione in Province e Città nell’ambito delle quali operano organismi locali quali i Consigli del Popolo (eletti direttamente dai cittadini e a cui spetta garantire l’applicazione locale della politica nazionale), i Comitati del Popolo (eletti dai primi e con funzioni amministrative) e i Tribunali del Popolo.

 

L’esercito

L’Esercito del popolo del Vietnam, istituito nel 1944 come la “Propaganda Armata del Partito”, conserva tuttora una forte influenza ed è ben radicato nella società.

L’esercito ha sempre avuto una dimensione politica[9] e molti degli alti ufficiali delle forze armate (incluso l’ex Segretario generale del Partito Le Kha Phieu) hanno occupato le più alte posizioni nel Comitato Centrale e nel Politburo. Ai 412.000 uomini delle forze terrestri, si aggiungo 42.000 uomini della marina, 30.000 dell’aeronautica, 40.000 guardie speciali di frontiera, oltre ai 4 milioni di riservisti che fanno parte delle forze urbane di Autodifesa del Popolo e della Milizia rurale del popolo.

 

 

Il Partito comunista vietnamita

Nel quadro istituzionale vietnamita il Partito esercita la direzione sulle politiche e sulle strategie del Paese. Il governo, l’esercito, la burocrazia sono ad esso subordinati. In Vietnam, come in Cina, il processo di apertura economica non ha intaccato il monopolio del Partito Comunista, nonostante il progressivo indebolimento dei suoi valori e delle sue tradizionali basi ideologiche.

Il sistema vietnamita continua però a distinguersi da regimi analoghi vigenti in Paesi aventi la stessa connotazione per il suo carattere dialettico e “non accentrato”, legato all’assenza di un leader forte e all’esistenza di un vero e proprio “centralismo democratico”. Il Partito conserva una struttura ramificata ed una presenza capillare a livello locale, dove - affiancate dalle organizzazioni di massa che fanno capo al Fronte della Patria - le cellule del PCV vigilano con l’aiuto dell’esercito e della polizia sul rispetto dell’ortodossia, favorita dall’acquiescenza generale che ha le sue radici nella tradizione confuciana basata sull’obbedienza all’autorità. Il Partito ha comunque perso molta influenza a partire dalla fine degli anni ottanta, per effetto principalmente della disaffezione e della disillusione che sono all’origine del forte calo di consensi soprattutto tra le nuove generazioni, estranee alla propaganda della guerra e dell’indipendenza e sempre più sensibili a modelli culturali alternativi. Il marxismo-leninismo ed il pensiero di Ho Chi Minh, sebbene costantemente presenti nella retorica del PCV, hanno perso il loro significato originario e servono oramai da vecchia copertura per una nuova dottrina basata sulla filosofia del mercato e dello sviluppo, che ha sostituito l’ideologia e la propaganda della guerra come fonte di legittimazione del potere degli attuali vertici del Partito e della sua ristretta oligarchia. 

Il Partito si riunisce in Congresso ogni 5 anni per definire gli obiettivi del partito e del governo. L’ultimo, l’undicesimo, si è svolto dal 12 al 19 gennaio 2011.

Nel 2002, dopo un tormentato dibattito interno, il partito ha deciso di consentire a propri membri di poter intraprendere un’attività privata al fine di incentivare le adesioni e per ridurre la resistenza dei manager alla privatizzazione delle aziende che dirigono.

Il Partito - come vuole la tradizione leninista – si compone di un Comitato Centrale di 160 membri (al cui interno opera un Segretariato con funzioni direttive) e di un direttorio, il Politburo, di 15 membri  che sono i reali detentori del potere decisionale (vi siedono tra gli altri, oltre al Segretario Generale del Partito Comunista, il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro, il Presidente dell’Assemblea Nazionale).

Il Politburo rappresenta l’organo di vertice ed esecutivo del partito; definisce, infatti, la politica di governo e decide in merito alle nomine più importanti. Viene eletto dai 160 membri del Comitato Centrale in occasione dei Congressi.

C’è un’evidente sovrapposizione tra il Partito e il Governo; infatti, quasi tutti i ministri sono membri del Comitato Centrale. Comitati di partito esistono a tutti i livelli dell’amministrazione e si è cercato anche di garantire la presenza del Partito nelle imprese private. I manager o i vice spesso sono anche segretari di Partito nelle imprese dello Stato, il che spiega una certa resistenza a riformare tale settore. 

Il sistema del partito unico non lascia spazio ad organizzazioni politiche alternative che sono considerate fuorilegge. Sono però attivi gruppi clandestini guidati da dissidenti ed intellettuali di alto profilo che si sono fatti interpreti del crescente disagio manifestato dai giovani, dalle classi medie, dagli intellettuali, dalle élites urbane e da semplici cittadini vittime delle speculazioni e delle distorsioni dello sviluppo. Le divisioni interne e la loro estrema frammentazione, unite alla scarsa capacità di mobilitazione del consenso presso strati significativi della popolazione, costituiscono la principale debolezza di questi movimenti, che non appaiono in grado – almeno nelle attuali circostanze - di mettere in discussione il monopolio del potere del Partito Comunista.

Si susseguono arresti di persone accusate di colludere con stranieri e di progettare azioni sovversive, come l’influente avvocato Le Cong Dinh (arrestato nel 2009), e continua il costante controllo sui blog con arresti e intimidazioni ai gestori dei forum telematici dove circolano forme di discussione e dissenso.

 


 

 

Focus di politica interna ed internazionale

 

 

L’XI Congresso del Partito Comunista Vietnamita, 12-19 gennaio 2011

Il 19 gennaio 2011, dopo otto giorni di negoziati dietro le quinte ma senza sorprese rispetto alle aspettative della vigilia, si è concluso l’XI Congresso del Partito Comunista vietnamita. Il Partito ha confermato l'attuale Premier Nguyen Tan Dung per un nuovo mandato di cinque anni; il conservatore Nguyen Phu Trong, attuale Presidente dell’Assemblea Nazionale, è stato eletto nuovo Segretario Generale del partito (di fatto la carica più alta nel quadro istituzionale vietnamita, dove gli organi dello Stato rappresentano una emanazione diretta del Partito e continuano ad essere sottoposti alla supremazia di quest’ultimo); Truong Tan Sang - considerato un rivale del Premier -  è stato indicato per la carica di Presidente della Repubblica. Le nomine saranno poi approvate a maggio dall'Assemblea Nazionale, con un voto che rappresenta poco più di una formalità.

Il Congresso si è aperto con l’ammissione da parte dei funzionari del partito che la corruzione, l’inefficienza e una gestione economica incapace stanno facendo arretrare il paese. Alla cerimonia di apertura il Segretario uscente Manh ha affermato che la qualità, l’efficienza e la competitività  rimangono ad un basso livello e che la burocrazia, la corruzione, lo spreco ed il degrado morale e nello stile di vita non sono stati debellati.

Nel corso del Congresso è stato rinnovato anche un terzo del Politburo (con la sostituzione dei membri che avevano raggiunto il limite di età di 65 anni). Allo stesso tempo, nel nuovo Comitato Centrale del partito, che elegge il Politburo, avrà inoltre più peso rispetto a prima l'esercito, grazie all'ingresso di diversi ufficiali. Anche se i nuovi entrati sono over 50, la nuova leadership riflette una spinta a cooptare i più istruiti e i più disponibili ad avere una visione più aperta rispetto ai vecchi eroi della guerra che hanno guidato il paese. 

Con il sistema politico a partito unico non in discussione, gli analisti non si attendono cambi sostanziali del modello di sviluppo seguito nell'ultimo decennio, con l'economia in mano a gruppi industriali statali - come la Vinashin, colosso della cantieristica navale - gonfiatisi oltre le proprie possibilità in altri settori, accumulando debiti. Problemi strutturali che hanno portato il Paese a un deficit commerciale in espansione, una progressiva svalutazione del dong - mentre le altre valute asiatiche si rafforzano su euro e dollaro - e un'inflazione crescente. Di fatto, la sfida sarà quella di stabilizzare l'economia senza compromettere una crescita messa in pericolo da gravi squilibri finanziari.

Nel corso del Congresso sono state elencate alcune cifre previsionali, tra le quali merita menzionare il tasso di crescita del PIL per i prossimi 5 anni, che dovrà oscillare tra il 7 ed il 7,5%, l’eliminazione del deficit della bilancia dei pagamenti entro il 2020 e la creazione nel prossimo quinquennio di 8 milioni di posti di lavoro.

 

L’arresto di Nguyen Dan Que

Il 28 febbraio 2011  Nguyen Dan Que, tra i più noti attivisti e dissidenti vietnamiti, è stato arrestato dopo aver invitato i suoi connazionali a manifestare contro il governo, sulla scia delle proteste che da due mesi scuotono il Nodafrica, il Medio Oriente e l'Asia. Lo scrive il Financial Times, che cita un sito governativo e spiega che il medico 69enne, che è stato in carcere già tre volte per la sua opposizione al sistema politico comunista in vigore in Vietnam, è stato arrestato. Secondo il sito governativo, Que ha ammesso di aver invitato a protestare con l'obiettivo di destituire il governo, diffondendo documenti tra "elementi reazionari e ostili, all'interno e all'esterno del paese".

 

Libertà di informazione

Ai primi di gennaio 2011 il Vietnam ha adottato un nuovo decreto che mira a restringere ulteriormente i diritti dei giornalisti e dei blogger, aumentando fino a 2 mila dollari le multe per chi diffonde informazioni ''non autorizzate'' o non conformi agli “interessi del popolo”, secondo quanto denunciato dal Comitato americano per la protezione dei giornalisti (Cpj).  Il provvedimento rimpiazza  i testi precedenti, e obbliga i giornalisti a rivelare le proprie fonti e impedisce ai blogger di usare uno pseudonimo. Particolarmente limitati sono i diritti dei giornalisti non autorizzati dal governo.

 

Santa Sede e Vietnam

Il 13 gennaio 2011 il Papa, come aveva annunciato personalmente al Corpo diplomatico ricevuto in udienza il 10 gennaio 2011, ha nominato il rappresentante della Santa Sede in Vietnam. Si tratta dell'arcivescovo Leopoldo Girelli, destinato alla nunziatura apostolica di Singapore, che avrà anche gli incarichi di delegato apostolico in Malaysia e in Brunei e di rappresentante pontificio non residente per il VietNam. Tale nomina rappresenta un importante passo nella normalizzazione dei rapporti tra Vaticano e Vietnam, interrotti dal 1975 dopo l'occupazione di Saigon. Il rappresentante non residente non ha il rango di nunzio e non siamo ancora alle piene relazioni diplomatiche.

Il fallimento di un tentativo delle autorità di costruire una Chiesa patriottica sul modello cinese e il lavoro paziente del Vaticano per convincere il governo dell'utilità della collaborazione con la Chiesa cattolica, hanno permesso a Vaticano e Vietnam di trovare negli ultimi anni un modus vivendi, soprattutto circa le nomine dei vescovi, quasi impedite dopo l'unificazione del Vietnam: i due Stati hanno firmato nel 1992 un protocollo di intesa che disciplina, tra l'altro, le nomine dei vescovi e degli alti prelati vietnamiti, riconoscendo al Governo di Hanoi il diritto di concedere il proprio exequatur. Una certa utilità è riconosciuta alla Chiesa in campo sociale e ciò facilita la sua attività caritativa e pastorale. Ciò non toglie che ci siano frequenti episodi di repressione, in quanto il governo vorrebbe il pieno controllo sui cattolici, che rappresentano circa il 10 per cento della popolazione. Così ci sono violazioni dei diritti umani, ma anche confische di beni delle istituzioni cattoliche. Alla nomina di oggi si è giunti dopo una serie di scambi di delegazioni, tra cui la visita del primo ministro Nguyen Tan Dung in Vaticano nel 2007 e quella del presidente Nguyen Minh Triet l'11 dicembre 2009, la prima volta che un presidente vietnamita in Vaticano dal 1975. Lo scorso giugno inoltre si e' svolto il secondo incontro del Gruppo di lavoro congiunto che ha l'obiettivo di portare avanti la normalizzazione dei rapporti diplomatici.

 

La corruzione

La corruzione, diffusa nell’amministrazione vietnamita e nei ranghi del PCV, è ritenuta la principale causa del crescente indebolimento del potere del Partito e un conseguente potenziale fattore di implosione del sistema. Da giugno 2006 è in vigore una nuova legge anti-corruzione, alla quale ha fatto seguito una serie di provvedimenti attuativi, inclusa la costituzione presso il Ministero della Pubblica Sicurezza di un Dipartimento ad hoc cui fa capo una speciale unità anti-corruzione.

Il 30 giugno 2009, il Vietnam ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione.

 

Il rispetto dei diritti dell’uomo

Il rispetto dei diritti dell’uomo è uno degli aspetti più critici del dialogo tra il Vietnam e la comunità internazionale. Il quadro complessivo della tutela dei diritti umani che aveva conosciuto negli ultimi anni un’evoluzione positiva soprattutto nella libertà di religione e delle minoranze etniche, ha fatto registrare nel 2009 e nei primi mesi del 2010 un netto peggioramento non solo per i numerosi arresti ma anche per le tensioni con parte delle comunità cattoliche e buddiste. In positivo va invece rilevato che i reati passibili di pena di morte sono stati ridotti da 29 a 21. Quest’ultima rimane in vigore, oltre che per categorie di reati particolarmente efferati, per la produzione e lo spaccio di stupefacenti, per terrorismo, per crimini di guerra o contro l’umanità ed infine per una serie di reati attinenti al tradimento della Patria, alla sicurezza dello Stato e del Governo.

Secondo il Rapporto 2010 di Amnesty International, non si sono allentate le forti restrizioni alla libertà di espressione e di riunione. La repressione del dissenso si è intensificata con nuovi arresti di attivisti politici e dei diritti umani, la maggior parte dei quali avevano criticato la dilagante corruzione e le politiche del governo relative alla Cina. Nella maggior parte dei casi, le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale sono state usate come pretesto per arresti e indagini penali. Proteste pacifiche attuate dai cattolici riguardo alla proprietà della terra sono state gestite con un uso eccessivo della forza e arresti parte della polizia. Membri di gruppi di minoranze etniche e religiose sono stati vittime di minacce e vessazioni. L'Assemblea Nazionale ha approvato l'abolizione della pena di morte per otto reati, ma sono stati mantenuti 21 reati capitali. Sono state comminate almeno 59 condanne a morte e i media hanno dato notizia di nove esecuzioni. Non sono state rese pubbliche statistiche ufficiali sulla pena capitale.

Il Vietnam si trova in una nuova fase di rapido cambiamento per effetto delle molteplici spinte che provengono dal mondo esterno, di cui subisce l’influenza sul piano economico, culturale e sociale e la società vietnamita si avvia verso una nuova realtà caratterizzata da crescenti disuguaglianze sociali. Posta dinanzi alle sfide dell’integrazione internazionale, delle distorsioni del frenetico sviluppo socio-economico e del ricambio generazionale della sua popolazione (costituita per il 70% da giovani sotto i 35 anni), la sopravvivenza del sistema politico attuale appare sempre più legata alle capacità trasformistiche del PCV, alla sua abilità di cooptare al suo interno le classi medie, le forze imprenditoriali giovani ed emergenti e di attribuirsene i successi.

 

Libertà religiosa

La libertà religiosa, seppure formalmente riconosciuta dalla Costituzione, è nei fatti negata[10] (anche se si registrano lievi miglioramenti) richiamandosi alla stessa norma costituzionale che prevede anche che “nessuno può strumentalizzare credi e religioni per violare la legge e le politiche dello Stato”. Numerosi fedeli protestanti degli altipiani centrali, c.d. Montagnards, sono in prigione così come i leader della Chiesa Buddista Unificata, dichiarata illegale. Secondo la United States Commission on Internazional Religious Freedom (USCIRF) continuano le vessazioni nei confronti di alterr comunità religiose come gli Hoa Hao, i Cao Dai e altri gruppi di Protestanti. Si ricorda che nel novembre 2006 il Vietnam è stato rimosso dalla lista dei Paesi of particular concern (CPC countries) dove era stato inserito dal Governo USA nel 2004 per le violazioni ai danni delle comunità protestanti non riconosciute[11]. Anche nel 2010 l’USCIRF ha presentato all’Amministrazione Obama la richiesta di reinserire il Paese come nella lista dei Paesi of particular concern.

Secondo il Rapporto 2010 di Amnesty International, agenti della sicurezza hanno continuato ad arrestare, vessare e porre sotto stretta sorveglianza membri di gruppi religiosi ritenuti essere oppositori del governo. Thich Quang Do, sommo patriarca della Chiesa buddista unificata del Vietnam (Ubcv) messa al bando, è rimasto agli arresti domiciliari de facto e altri leader sono incorsi in restrizioni alla libertà di movimento e sono stati posti sotto stretta sorveglianza.

Le forze di sicurezza si sono scontrate con cattolici e membri della minoranza khmer krom in dispute riguardo alla proprietà della terra, ricorrendo a un uso non necessario della forza e arrestando manifestanti pacifici. Almeno sei membri della minoranza Montagnard degli altipiani centrali sono stati condannati ad aprile e settembre da otto a 12 anni di carcere con l'accusa di "compromettere la solidarietà nazionale". Un numero imprecisato di persone rimaneva in carcere a seguito delle proteste su vasta scala riguardanti la confisca della terra e la libertà di culto religioso del 2001 e 2004.

 

 

 

 

Politica estera

 

 

Priorità di politica estera

Da una politica ispirata alla conquista ed alla difesa dell’unità nazionale e dell’integrità territoriale ed alla lotta al capitalismo ed all’imperialismo, dopo il crollo dell’URSS – principale alleato e finanziatore – il Vietnam ha dovuto ripensare il suo sistema di relazioni internazionali, spinto anche dalla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento e di nuovi partner che possano essere co-garanti della sicurezza e della stabilità del quadro regionale ed internazionale. Dai primi anni novanta il Vietnam persegue quindi la politica friend with all, basata su:

·         piena integrazione nel sistema delle relazioni internazionali e multilateralismo;

·         rafforzamento della cooperazione regionale soprattutto in ambito ASEAN;

·         apertura a nuovi partner strategici, in particolare agli Stati Uniti e all’Unione Europea;

·         mantenimento di relazioni amichevoli con i Paesi socialisti ed altri partner tradizionali;

Il nuovo corso “friend with all” riflette il crescente pragmatismo subentrato all’approccio ideologico come fondamento ispiratore della politica estera vietnamita e risponde all’esigenza di garantire il mantenimento di un ambiente internazionale stabile e funzionale al processo di rinnovamento e sviluppo economico del Paese. Il Vietnam vuole tornare a giocare quel ruolo di media potenza regionale che ha storicamente svolto ed a riconquistare un profilo ed una credibilità internazionale. Coronamento di questa nuova politica è l’ingresso per la prima volta nel Consiglio di Sicurezza, dove Hanoi è stata presente come membro non permanente dall’1 gennaio 2008 al 31 dicembre 2009.

 

 

Rapporti con i principali Paesi partner

Cina

Hanoi si destreggia con abilità tra i due principali partner bilaterali, Cina e Stati Uniti, entrambi storici antagonisti del Vietnam fino ad epoca recente. Washington, Bruxelles, Tokyo ma anche Mosca, sono oggi corteggiate dalla leadership vietnamita in una tela diplomatica che mira a bilanciare l’influenza cinese. I rapporti sino-vietnamiti hanno conosciuto una fase di graduale normalizzazione a partire dagli anni novanta. Nel 2009 è stata completata la delimitazione delle frontiere terresti, si sono moltiplicati i contatti tra i due partiti comunisti e le relazioni economiche e commerciali continuano a crescere.

Sul rafforzamento delle relazioni sino-vietnamite pesano però i ripetuti incidenti nel Golfo del Tonkino per incomprensioni sullo sfruttamento comune in base all’accordo del 1999 e la questione della sovranità delle isole Spratleys e Paracel – dove si troverebbero importanti giacimenti di gas e petrolio – che Hanoi vede minacciata dalla nuova politica marittima cinese. Il progetto di sfruttamento della bauxite negli Altipiani centrali, dietro al quale ci sono forti investimenti cinesi, ha suscitato non solo l’opposizione delle popolazioni locali ma anche di voci autorevoli come quella del Generale Giap che non ha nascosto i timori di un controllo cinese di un’area di strategica importanza per il Vietnam.

Sullo sfondo del 60mo anniversario dei rapporti diplomatici con la Cina, se da un lato permangono fattori di ambivalenza con questo Paese sul piano economico, dall’altro, sul piano politico, esso rappresenta un modello di stabile coesistenza tra sviluppo economico e negazione delle libertà democratiche, che partito e governo sono intenti ad emulare.

L’azione del Vietnam è, pertanto, volta ad acquisire una leadership nel quadro ASEAN, grazie anche alla Presidenza dell’organizzazione nel 2010, e nello sforzo di integrazione economica nell’area del Basso Mekong e nei rapporti economici con Cambogia e Laos.

 

Stati Uniti

La crescente integrazione nell’economia globale è alla base del pragmatismo divenuto filo conduttore dei rapporti del Vietnam con il mondo esterno e con i partner occidentali in particolare. Da questo approccio hanno tratto grande beneficio i rapporti con gli Stati Uniti, ufficialmente ristabiliti nel 1995, e che hanno avuto una svolta decisiva nel 2000 con la firma di un trattato bilaterale di libero commercio che ha moltiplicato l’interscambio, favorendo un sensibile aumento delle esportazioni di prodotti vietnamiti (principalmente nel settore tessile e calzaturiero) verso il mercato americano. Tappe storiche nel processo di piena normalizzazione nei rapporti sono state la visita ad Hanoi del Presidente Bush nel novembre 2006 – la seconda di un Presidente americano dopo quella compiuta da Clinton nel 2000 – a cui ha fatto seguito la visita del Presidente Triet a Washington nel giugno del 2007 e la visita nel giugno 2008 del Primo Ministro Dung. Hanoi punta a stabilire con Washington una partnership strategica di medio lungo termine, che gli consenta di imprimere ulteriore slancio alla propria crescita economica e di assumere, grazie al sostegno americano, un ruolo importante nell’ASEAN e nello scacchiere regionale.

 

Asia Orientale

I legami con il Giappone, dopo un rallentamento dovuto alla decisione di Tokyo di sospendere l’APS a seguito di un caso di corruzione ad ampio risalto mediatico, sono ripresi a pieno ritmo nel febbraio 2009 con l’annuncio della ripresa dell’APS di Tokyo ad Hanoi (circa 2 miliardi di USD per il 2009). Il Giappone ha rinnovato anche per il 2010 il proprio pledge al Vietnam (anticipando che il proprio impegno non supererà prevedibilmente quello del 2009) facendo così segnare al Vietnam un nuovo record assoluto nella ricezione di APS, che ha superato gli 8 miliardi di USD. Il rilancio dei rapporti bilaterali è stato confermato dalla visita in Giappone nell’aprile 2009 del Segretario Generale del Partito Comunista Manh, che ha nuovamente posto l’accento sulla cooperazione economica e sull’attrazione degli investimenti in Vietnam quale perdurante potenziale polo di sviluppo e di crescita nonostante il rallentamento indotto dalla crisi globale e dal crescente interesse di Tokyo per l’area del Mekong, anche in un’ottica di contenimento della presenza cinese nella zona.

Dagli anni novanta sono sensibilmente migliorati i rapporti con la Corea del Sud, considerata da Hanoi un modello di sviluppo replicabile in Vietnam, una importante fonte di investimenti diretti (nei settori dell’elettronica, dell’industria pesante, immobiliare) e negli ultimi anni anche una rilevante fonte di aiuti pubblici allo sviluppo e scambi di visite ad alto livello (da ultimo quella del Presidente Lee Myung-bak che si è recato in visita in Vietnam nell’ottobre 2009). Dopo anni di “congelamento” dei rapporti tra Hanoi e Pyongyang, nell’ultimo quinquennio si è assistito ad una graduale ripresa delle relazioni con la Corea del Nord testimoniata dall’intensificazione delle visite bilaterali e dalle reazioni molto prudenti del Vietnam ai lanci missilistici nordcoreani. Tale prudenza si spiega anche con la volontà del Vietnam di non precludersi la possibilità di svolgere un ruolo più influente ed incisivo nello scacchiere regionale. Tuttavia, il Vietnam non ha esitato ad associarsi alle espressioni di preoccupazione in sede ASEM ed in altri fori multilaterali per il pericolo rappresentato da Pyongyang in tema di proliferazione nucleare.

 

Sud-est Asiatico

Dopo l’adesione all’ASEAN, nel 1995, il Vietnam ha rafforzato la cooperazione con i partner dell’area del Sud-est asiatico a cominciare dalla Thailandia e dai suoi due vicini, Cambogia e Laos. Il Primo Ministro thailandese Vejjajiva si è recato nel luglio 2009 in visita ufficiale in Vietnam per discutere del rafforzamento della cooperazione economico-commerciale bilaterale, l’impulso agli investimenti, ai rapporti culturali, all’istruzione e formazione professionale, nei campi sanitario, del turismo e degli scambi scientifici e tecnologici. Altrettanta attualità hanno rivestito i temi della collaborazione tra i due Paesi nei fori multilaterali e regionali. Il Vietnam punta in particolare ad un rafforzamento del raccordo con Thailandia, Cambogia e Laos nel quadro della Commissione per il fiume Mekong, nel timore che lo sfruttamento intensivo del fiume a monte della valle del Mekong ne possa compromettere l’equilibrio idrogeologico con ricadute sull’ecosistema e sulle attività economiche dei Paesi interessati. Il Vietnam intende rappresentare per l’ASEAN un punto di riferimento affidabile sia sul piano politico che organizzativo, e trarne il massimo vantaggio per la propria immagine internazionale.

La conferenza sulla cooperazione tra le province di confine tra Vietnam e Cambogia svoltasi nel giugno 2009, l’accordo di cooperazione firmato tra Laos e Vietnam firmato nel mese di maggio e l’apertura di nuovi posti di frontiera dimostrano la volontà di Hanoi di approfondire le relazioni con i due Paesi limitrofi anche attraverso un rafforzamento sia delle relazioni economiche e commerciali che nei trasporti e nell’energia, nonché nel turismo e telecomunicazioni.

Il Vietnam, in qualità di Paese ASEAN, potrebbe giocare un ruolo importante anche riguardo la crisi in Birmania. Ma la sua posizione non si deve sopravvalutare. Sul piano politico Hanoi mantiene una certa cautela per il principio della non ingerenza negli affari interni, né appare realistico auspicare che sia proprio Hanoi a propugnare altrove quel multipartitismo che ancora nega al proprio interno. Il Vietnam potrebbe invece essere un modello per lo sviluppo economico della Birmania. L’aspettativa che il Vietnam possa svolgere un ruolo più attivo nella regione e dare un contributo decisivo alla stabilità dell’area, specie durante la propria presidenza dell’ASEAN, è stata l’oggetto dei colloqui tra autorità vietnamite e l’On. Piero Fassino, Inviato Speciale UE per Burma/Myanmar, svoltisi nell’ambito di una visita di quest’ultimo ad Hanoi il 27 novembre 2009.

 

Russia e Paesi dell’Europa Centrale e Orientale

Un sentimento di tradizionale simpatia e fratellanza permane tra il Vietnam ed i Paesi dell’Europa Centrale ed Orientale ora membri dell’UE, che possono fare da àncora con l’Europa ed arricchire di contenuti il dialogo con l’Europa allargata.

Un posto speciale nella politica estera vietnamita spetta alla Russia, considerato un partner privilegiato e sotto certi aspetti strategico, anche se in chiave non più ideologica. In occasione della visita nel 2008 in Russia del Presidente della Repubblica Nguyen Minh Triet le parti hanno confermato l’importanza del rafforzamento delle relazioni economiche e commerciali con l’obiettivo di raggiungere un fatturato di 3 mld di dollari nel 2010 (1,9 circa nel 2009) e 10 mld di dollari nel 2015. In tale occasione sono stati firmati diversi accordi nei settori energetici, bancario e delle telecomunicazioni. I positivi risultati della visita sono stati testimoniati dall’ampio numero di documenti di carattere economico-commerciale firmati a margine dei colloqui, soprattutto nel campo della cooperazione energetica. Proseguendo la collaborazione avviata in epoca sovietica, i principali Gruppi russi del settore (Gazprom e controllate) hanno concluso intese con Petrovietnam per l’esplorazione delle risorse di gas e petrolio localizzate in Russia, nella costa vietnamita, nonché in Paesi terzi. Sono inoltre previsti progetti di cooperazione nei settori della metallurgia, dei trasporti, delle comunicazioni, dell’alta tecnologia, nel settore bancario e nel settore scientifico e della formazione.

 

Relazioni con le principali Organizzazioni Internazionali

ONU

Membro dell’ONU e delle relative agenzie, il Vietnam si professa convinto sostenitore del ruolo svolto dalle NU come garante della pace e della stabilità internazionale. La posizione vietnamita sulla questione della riforma del Consiglio di Sicurezza risulta distante dalla nostra: Hanoi si è infatti più volte pronunciata a favore dell’aumento sia dei membri permanenti sia di quelli non permanenti ed in passato ha espresso sostegno alle ispirazioni di Germania, Giappone, India e (anche se non pubblicamente) del Brasile.

Il Vietnam ha fatto parte per la prima volta del Consiglio di Sicurezza in qualità di membro non permanente nel biennio 2008-2009 (l’Italia ha appoggiato la candidatura vietnamita in base ad un accordo di reciproco sostegno). Hanoi mantiene in materia di riforma del CdS una posizione (nonostante le disponibilità di dialogo) pesantemente condizionata dalla forte presenza economica del Giappone, come investitore, come partner commerciale e come donatore. In occasione del dibattito annuale dell’Assemblea Generale svoltosi a metà novembre 2009, il rappresentante vietnamita ha ribadito il sostegno di Hanoi ad una riforma che preveda un allargamento di entrambe le categorie di membership, con rappresentanza dei PVS e un uso limitato del veto.

A supporto della sua aspirazione ad assumere un ruolo più attivo nell’ambito delle Nazioni Unite e a dare prova della sua vocazione multilateralista, il Vietnam intende dotarsi della capacità necessaria per partecipare alle missioni di peace keeping sotto egida ONU.

 

OMC

In questi ultimi anni l’accesso all’Organizzazione Mondiale del Commercio ha rappresentato per Hanoi la priorità della politica estera economica ed il traguardo essenziale nel processo di piena integrazione nel sistema degli scambi internazionali. La necessità di adeguarsi alle normative OMC ha contribuito a mantenere viva la spinta riformista in campo economico e continuerà anche nella fase post-accesso a stimolare il completamento del processo di riforma. L’accessione, divenuta effettiva dall’11 gennaio 2007, ha contribuito al consolidamento dell’immagine del Paese come promettente destinazione per gli investimenti stranieri.

Con l’adesione all’OMC il Vietnam si è impegnato ad introdurre una riduzione generalizzata delle linee tariffarie sulla maggior parte dei prodotti, che scenderanno ad un livello medio del 12,4%. E’ inoltre prevista una graduale apertura del mercato dei servizi alle imprese straniere, mentre saranno aboliti i sussidi all’export di prodotti agricoli ed alcuni incentivi agli investimenti stranieri, legati alla percentuale di produzione destinata all’esportazione. Al tempo stesso le imprese vietnamite stanno beneficiando di un maggiore accesso ai mercati internazionali e dell’abolizione delle quote sulle esportazioni di prodotti tessili. Significativo anche l’impegno assunto dal Vietnam nel quadro dell’adeguamento alle norme contenute nell’accordo TRIPS in materia di tutela della proprietà intellettuale. Nonostante i grandi sforzi compiuti dalle autorità, si prevedono nei prossimi anni difficoltà nell’attuazione di quanto convenuto in sede negoziale, soprattutto con riferimento all’applicazione della normativa a livello locale.

 

ASEAN

Membro attivo dell’ASEAN dal 1995, il Vietnam ha assunto dal gennaio 2010 la Presidenza annuale. Hanoi sostiene la necessità di rafforzare la cooperazione regionale per giungere ad una vera e propria integrazione economica tra gli Stati del Sud-est asiatico e negli ultimi anni ha contribuito concretamente alla realizzazione degli obiettivi dell’Associazione passando da un ruolo di “consumatore” ad un ruolo di “contributore” dell'Organizzazione, facendosi portavoce di quei Paesi membri di più recente sviluppo economico. Il Primo Ministro ha designato il Ministro degli Esteri coordinatore per la cooperazione regionale nel processo di attuazione della Carta ASEAN con l’obiettivo di assicurare un buon coordinamento nel formulare e mettere in pratica le politiche nazionali riguardanti la cooperazione ASEAN.

Il Vietnam ha partecipato attivamente ai negoziati per un accordo di libero commercio tra UE e l’ASEAN (in stand by dal marzo 2009) e sostiene il processo di integrazione commerciale regionale nel quadro dell’AFTA (ASEAN Free Trade Area). Ciò premesso il Vietnam è consapevole che non è al momento prefigurabile una “soluzione asiatica” all’attuale crisi finanziaria internazionale senza un più stretto raccordo con gli orientamenti e gli interventi delle atre principali economie mondiali (in primis US e UE, in sede G8 e G20). Persistono infatti  nell’area interessi diversi e talvolta confliggenti, carenze in risorse umane, in capacità di leadership, in tecnologie e governance. È quindi plausibile pensare che solo un rafforzamento dei rapporti tra ASEAN e UE possa contribuire a valorizzare l’impatto ed il contributo dell’ASEAN al processo di ripresa economica regionale e globale. A maggio 2009 si è svolto a Phnom Penh l’incontro dei Ministri degli Esteri ASEAN-UE a cui ha partecipato il Sottosegretario Craxi.

Un altro settore in cui il Vietnam si dimostra particolarmente attivo è quello della difesa, anche attraverso il rafforzamento della cooperazione militare tra gli Stati membri ed ha già attivato accordi di cooperazione militare e di formazione linguistica delle forze armate con la Thailandia ed intende avviare collaborazioni per i pattugliamenti costieri anche con altri Paesi dell’area. 

Il Vietnam è membro dal 1996 dell’Asia-Europe Meeting (ASEM), principale foro multilaterale delle relazioni euro-asiatiche. In occasione del Vertice ASEM di Pechino del 2008 il Presidente del Consiglio Berlusconi ha incontrato il suo omologo Dung. Nel maggio 2009 si è svolta ad Hanoi la riunione dei Ministri Esteri ASEM a cui ha partecipato il Sottosegretario Craxi.

La Presidenza vietnamita dell’ASEAN si è aperta con una sottolineatura del Primo Ministro Nguyen Tan Dung, sul fatto che l’organizzazione asiatica rappresenti per il Vietnam sia una componente della propria politica estera di promozione del multilateralismo, sia un’occasione per trasformare l’organizzazione in uno strumento concreto ed incisivo ed in un’alleanza più forte e coesa in vista dell’obiettivo di “Comunità ASEAN” entro il 2015.

L’ASEAN costituirà, inoltre, per il Vietnam una piattaforma di rilancio della propria immagine internazionale, della sua cultura, delle sue tradizioni e della sua storia.

Infine, il Vietnam annette particolare importanza alla propria partecipazione, nella veste di Presidenza dell’ASEAN ai vertici del G-20 previsti nel 2010.

 

 

 

 

 

 

 


 

Relazioni con l’Unione Europea

 

 

Rapporti bilaterali

Il Vietnam riconosce all’UE il ruolo di partner strategico, alla luce dei seguenti fattori:

·         l’UE costituisce un contrappeso importante alla tradizionale politica di equilibrio perseguita da Hanoi con la Cina e gli Stati Uniti, in particolare sul piano commerciale;

·         l’UE inizia ad essere percepita come un attore importante sul piano politico, come testimoniano i negoziati per l’Accordo di Partenariato e Cooperazione (PCA), che rafforza gli ambiti della cooperazione UE-Vietnam;

·         il ruolo dei Paesi europei e della Commissione come fonti di aiuto pubblico allo sviluppo;

·         l’importanza del mercato europeo per le esportazioni vietnamite (il secondo dopo gli Stati Uniti). L’UE è anche un significativo fornitore di investimenti diretti.

 

Dal 2003 è stata istituzionalizzata una formula di dialogo sui diritti umani che si svolge in due sessioni annuali ad Hanoi a livello di Capi Missione UE ed alti funzionari vietnamiti. Da parte europea è stato proposto un nuovo formato con il quale si intende conferire al dialogo una maggiore efficacia per affrontare le tematiche di precipuo interesse per l’UE, quali la tutela dei diritti delle minoranze degli Altipiani Centrali e Nord-occidentali del Paese, l’esercizio delle libertà civili (in particolare libertà di espressione, stampa e religione) e l’applicazione della pena di morte.

Su piano bilaterale, il partner europeo che vanta legami più forti con il Vietnam è la Francia, ex potenza coloniale con la quale Hanoi mantiene ottimi rapporti. La Francia continua infatti ad essere il primo donatore europeo bilaterale, nonché il principale investitore UE ed è molto attiva nel campo della formazione universitaria, dello sviluppo delle infrastrutture e dell’assistenza istituzionale nel settore della riforma del sistema giudiziario. Tra i Paesi europei tradizionalmente vicini al Vietnam spetta un posto speciale anche alla Svezia, che fu la prima in Europa a stabilire rapporti diplomatici con Hanoi nel 1969 e ad avviare un intenso programma di assistenza allo sviluppo.

In merito all’Accordo di Cooperazione e Partenariato tra l’UE ed il Vietnam, il negoziato in atto ha permesso di completare gran parte del testo dell’accordo. E’ forte, da parte vietnamita, l’interesse politico a concludere la trattativa possibilmente entro l’ottobre 2010 (meeting ASEM Asia-Europa a Bruxelles), il negoziato attualmente prosegue.

La parte vietnamita continua ad esprimere rincrescimento per la decisione dell’UE di rinnovare i dazi antidumping sulle importazioni di calzature vietnamite in pelle. L’Unione Europea, ha per parte sua evidenziato negativamente il trend involutivo sui diritti umani di cui il Vietnam è stato protagonista negli ultimi mesi, difficoltà che l’UE spera siano superabili in considerazione dell’ottica di medio lungo periodo con la quale l’UE guarda ai rapporti con il Vietnam.

 

 

Relazioni commerciali

Secondo l’Ufficio Generale di Statistica del Vietnam, l’Unione Europea è stata nel corso del 2009 il secondo mercato per l’export di Hanoi, dietro agli USA e prima del Giappone (oltre il 20% del totale). La bilancia commerciale è tradizionalmente favorevole al Vietnam, anche se il deficit è fortemente sceso nel 2009 (-27%, causa della contrazione degli scambi dovuta alla crisi mondiale). I primi due partner europei, Francia e Paesi Bassi, figurano a fine 2009 rispettivamente al 13mo e 14mo posto tra gli investitori in termini di valore dei progetti registrati. Attualmente, due sono le questioni centrali nelle relazioni economiche e commerciali tra Vietnam ed UE: da una parte, l’aspirazione di Hanoi a vedersi riconosciuto lo status di economia di mercato, dall’altra l’annunciato lancio di un negoziato per la definizione di un Accordo di libero scambio (FTA) fra Vietnam ed UE (primo Paese ASEAN dopo Singapore a raggiungere questo obiettivo, dopo lo stallo marcato dai negoziati per la firma di un FTA UE-ASEAN).

Dal 2005 le relazioni bilaterali UE-Vietnam hanno risentito delle difficoltà sorte riguardo alla procedura antidumping sulle calzature in pelle, che ha portato all’adozione dapprima di misure provvisorie e, dal 2006, all’imposizione di dazi antidumping definitivi del 10% per un periodo di due anni (rinnovati a fine 2009). Da parte vietnamita la questione è stata oggetto di attenzione ad alto livello politico e si è insistito soprattutto sulle ricadute negative sulla manodopera impiegata nel settore calzaturiero, sebbene le autorità non abbiano mai fornito dati al riguardo. Le misure antidumping, che hanno interessato il 20% circa dell’export calzaturiero vietnamita verso l’UE, sembrano avere avuto un impatto limitato sull’andamento delle esportazioni e, stando alle statistiche locali, avrebbero solo rallentato la crescita delle esportazioni di calzature vietnamite. A partire dall’1 gennaio 2009, nonostante un’intensa offensiva diplomatica di Hanoi, l’export calzaturiero vietnamita è inoltre escluso dal trattamento preferenziale in base al Sistema Generalizzato delle Preferenze (GSP), dell’export di calzature vietnamite, in quanto, in base ai calcoli effettuati dalla Commissione Europea, il valore dell’export di calzature è sceso al di sotto del 50% del totale delle esportazioni dal Vietnam verso l’UE coperte dal GSP, la soglia prevista da una clausola del regolamento GSP che mira a tutelare i Paesi con una forte dipendenza dall’export di un solo tipo di bene (solo il Vietnam di fatto ne ha sin qui beneficiato).

Al termine del 2009, è stata presa la decisione di prorogare di 15 mesi i dazi antidumping sulle calzature provenienti da Cina e Vietnam. Si tratta di un risultato importante per l’industria italiana, ottenuto grazie all’iniziativa condotta dal Governo, prima istanza verso la Commissione e poi verso alcuni Stati membri. E’ stata altresì determinante l’azione di sensibilizzazione svolta da tutte le Amministrazioni coinvolte, d’intesa con Confindustria e l’Associazione nazionale settoriale.

L’UE (Commissione e Stati membri), in base ai pledge formulati nel 2009, è al quarto posto come fonte di aiuto allo sviluppo dopo la Banca Mondiale, la Banca Asiatica di Sviluppo ed il Giappone. L’APS dell’UE è orientato al consolidamento del processo di transizione verso l’economia di mercato ed alla riduzione della povertà, oltre che ad altri obiettivi come la riforma della pubblica amministrazione, la tutela delle risorse ambientali e la sanità. Il programma di cooperazione della Commissione Europea per il 2007-2013 prevede la concessione di aiuti per 160 milioni di euro destinati prevalentemente al supporto della strategia di riforme istituzionali e di riduzione della povertà attraverso lo strumento del sostegno al bilancio nel quadro dello schema dei Poverty Reduction Support Credit (PRSC) lanciato della Banca Mondiale ed alla cooperazione nel campo della sanità. Due importanti interventi promossi dalla Commissione Europea sono stati il programma di assistenza all’ingresso del Vietnam nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, che prosegue anche nella fase post-accessione, ed il progetto di supporto allo sviluppo del settore privato. Il Vietnam inoltre beneficia di circa 10/20 milioni di euro annui nel quadro dei programmi regionali a favore del Sud-est asiatico.


 

 

Quadro economico

 

 

 

Principali indicatori economici (stime 2010)

 

PIL a parità di potere di acquisto

278,1 miliardi dollari USA

PIL pro capite a parità di potere di acquisto

3.100 dollari USA (Italia: 31.000)

Crescita PIL (%)

6,8%

Composizione per settore

agricoltura 20,6%;  industria 41,1%; servizi  38,3%

Inflazione (%)

11,8%

Tasso di disoccupazione

2,9 %

Tasso di povertà

10,6%

Debito pubblico/PIL

56,7% del PIL

Debito estero

33,45 miliardi di dollari USA

Fonte: The CIA Worldfactbook 2011

 

Dopo anni di ininterrotta crescita economica, a tassi medi del 9-10% annui, il Vietnam ha registrato, dalla seconda metà del 2008, un rallentamento, dovuto sia a fattori interni (inflazione e surriscaldamento dell’economia), che esterni, come conseguenza della crisi finanziaria globale di fine 2008. Nonostante tale rallentamento (relativo, visto che si è comunque registrato un tasso del 6,2% nel 2008 e del 5,3% nel 2009) il Vietnam ha ripreso dalla seconda metà del 2009 un passo sostenuto di sviluppo, tanto che l’obiettivo di crescita 2010 è stato fissato al 6,5%.

La “Strategia per lo sviluppo socio-economico 2006-2010” – adottata durante il decimo Congresso del Partito Comunista dell’aprile 2006 – si prefigge di completare il passaggio dal sottosviluppo alla piena industrializzazione del Paese entro il 2020. Grazie alla sostanziale tenuta, il Vietnam ha di fatto raggiunto in anticipo, con un reddito pro-capite che ha superato la soglia dei 1.000 USD a fine 2009, l’obiettivo intermedio di divenire un “middle income Country” entro il 2010. Sono cinque le principali sfide da affrontare per imprimere maggiore sostenibilità alla sua crescita economica:

1)      formazione professionale e riqualificazione delle risorse umane;

2)      rilancio delle infrastrutture;

3)      riforma, snellimento e semplificazione della Pubblica Amministrazione;

4)      ammodernamento del sistema giudiziario e legale ed infine,

5)      un’adeguata protezione e tutela della proprietà intellettuale.

Nonostante l’ambizioso programma di riorganizzazione e parziale privatizzazione (equitizzazione) delle imprese pubbliche, le trasformazioni si sono sinora realizzate in misura limitata e con estrema lentezza, sia per le resistenze poste dai gruppi di interesse costituitisi intorno alle vecchie imprese di Stato che per la scarsa appetibilità degli asset statali da privatizzare.

Il Vietnam è membro effettivo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio dall’11 gennaio 2007. L’adesione all’OMC si sta rivelando un potente stimolo alle riforme interne e all’adozione di importanti strumenti normativi, quali le leggi in materia di investimenti ed imprese, che hanno semplificato il quadro giuridico e rimosso gran parte delle disparità di trattamento pre-esistenti tra imprese vietnamite e straniere.

La rapida crescita economica ha contribuito al significativo successo nel calo del tasso di povertà, che il Vietnam ha avuto il merito di ridurre costantemente dal 70% degli anni ottanta all’attuale 13% circa, nonostante il rallentamento imposto dalla crisi globale. Resta tuttavia il divario tra le aree urbane e quelle rurali e la povertà rimane radicata negli Altopiani Nord-occidentali e Centrali, abitati in prevalenza da minoranze etniche.

 

Andamento congiunturale

Dopo tre anni consecutivi di crescita superiore all’8%, con un record nel 2007 (8,5%), l’economia vietnamita ha subito un rallentamento nel corso del 2008, attestandosi al 6,2%. Nel 2009, dopo un picco minimo nel primo trimestre (+3,9%), il PIL è tornato a correre, raggiungendo, grazie a una buona performance nel quarto trimestre 2009, il valore del 5,3% annuo. L’impatto della crisi mondiale è stato attutito dal raffreddamento già registrato nel 2008, a causa della stretta monetaria e fiscale introdotta dal Governo per contenere il forte incremento dell’inflazione, che aveva toccato il 26% a fine anno. Nel 2009 hanno pesato anche il contenimento della spesa pubblica ed il deficit commerciale (1,2 miliardi di dollari nei primi 6 mesi), nonché la sensibile contrazione della domanda dall’estero, dovuta alla crisi finanziaria globale. La domanda interna ha tuttavia continuato ad aumentare ad un ritmo sostenuto, trainata da un incremento dei consumi. Nel primo semestre del 2010 i valori della crescita economica hanno continuato ad aumentare su buoni livelli, con circa il 6%, che potrebbe consentire di raggiungere il 6,5 su base annua, che rimane l’obiettivo stabilito dalle Autorità economiche per l’anno in corso. In particolare, per quanto riguarda i singoli comparti, è decisa la ripresa del settore dei servizi con un aumento di oltre il 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2009, quello dell’industria (oltre il 5%), mentre l’agricoltura rimane un po’ indietro. Rimane invece in negativo l’interscambio commerciale, di circa 7 miliardi di USD ad agosto (ciò che ha avuto delle ripercussioni sul cambio del Dong, svalutato del 3% nei confronti del dollaro nel mese di febbraio e di circa il 2% ad agosto).

Nonostante il rapido processo di industrializzazione, l’agricoltura assorbe ancora più della metà della popolazione attiva, sebbene contribuisca solo al 20% del PIL nazionale. Il restante reddito è fornito, in parti pressoché uguali, da industria e servizi. Nel 2009, il comparto agricolo, sempre più esposto alle avverse condizioni atmosferiche (tifoni, siccità ed alluvioni) ed alle epizootie (tra cui l’influenza aviaria), ha visto la produzione crescere del 2,6%. La produzione industriale in volume ha continuato a crescere nel 2009 (7,9%), anche se con un ritmo meno accentuato rispetto agli anni precedenti. Nel 2009 le importazioni del Vietnam hanno subito un decremento, attestandosi a 68,8 miliardi di USD, contro gli 80,4 del 2008; analoga è stata la tendenza delle esportazioni, che hanno totalizzato 56,6 miliardi (62,9). Il deficit della bilancia commerciale è migliorato, portandosi a 12,1 miliardi di USD (dato che dovrebbe essere confermato anche nel 2010, vedi supra). La principale causa della diminuzione di entrambi i flussi rispetto al 2008 sembrerebbe poter imputarsi al rallentamento dell’attività manifatturiera. Il tasso di disoccupazione per il 2009 è stato stimato al 6,5% dall’ufficio centrale di statistica, con un aumento di quasi due punti percentuali rispetto all’anno precedente, quando si era attestato al 4,7%. Le previsioni per il 2010 sono cautamente ottimistiche, stimando un dato di poco più del 6%. Tale indicatore non riflette tuttavia il generalizzato fenomeno della sottoccupazione, diffuso soprattutto nelle campagne.

Un ruolo fondamentale nella crescita del Paese è giocato dagli investimenti diretti esteri, da tempo in espansione. Il 2008 è stato segnato da un livello record, con progetti registrati per 64 miliardi di dollari, più del triplo che nell’anno precedente, e circa 11,5 miliardi di effettivamente implementati. In sesta posizione assoluta al mondo come destinatario di investimenti stranieri il Vietnam ha attratto nel 2008, secondo il World Investment Report dell’UNCTAD, quasi 20 miliardi di dollari di IDE in più dell’India.

Restano dei dubbi sull’effettiva capacità di “assorbimento” e sulla possibilità di realizzazione di alcuni progetti di grandi dimensioni, anche alla luce della crisi finanziaria. Taiwan, Malaysia, Giappone, Corea del Sud e Singapore guidano la classifica dei maggiori investitori. Sono in rapida crescita anche gli investimenti americani, effettuati spesso attraverso filiali estere di multinazionali.

Gli IDE registrati nel 2009, per circa 21 miliardi di dollari, di cui oltre la metà per l’ampliamento di progetti già esistenti, indicano a causa del rallentamento globale una netta riduzione (circa il 70%) rispetto all’anno precedente, in cui si era registrato un record. Nel 2010 si sta registrando un rimbalzo verso l’alto del dato degli investimenti, che dovrebbe superare la cifra globale registrata nel 2009, senza però avvicinare i picchi del 2008. Resta elevato anche l’impegno dei donatori e l’afflusso di APS. Nel corso della sessione di dialogo tra donatori e Governo di dicembre 2009, sono stati annunciati impegni finanziari (bilaterali, multilaterali e ONG) di circa 8 miliardi di dollari, in cui si includono circa 2 miliardi di USD di dollari dal Giappone, che aveva sospeso il suo pledge a causa di un caso di corruzione legato ad un progetto finanziato con APS giapponese, che aveva coinvolto un’impresa giapponese e le autorità locali. La Banca Mondiale e la Banca Asiatica di Sviluppo risultano i maggiori donatori multilaterali. Tra i donatori bilaterali, la Francia figura ai primi posti quanto a risorse annunciate, con oltre 280 milioni di dollari, davanti alla Corea (268 mln), alla Germania (186 mln) ed agli USA (128 mln). Molto ridimensionato nei confronti di quasi tutti i donatori appare invece il ruolo dell’Italia anche se dovremmo recuperare qualche posizione con la programmazione triennale a credito di aiuto per 30 milioni di euro per il periodo 2010-2012, oltre a 10 milioni di riconversione del debito e 5 a dono.

Alla fine del 2010 è stata varata la nuova legge che regola l’utilizzo del Public Private Partnership (la cui entrata in vigore è prevista per il 15 gennaio 2011). Tale strumento, che ha avuto un lungo periodo di gestazione, è stato pensato per facilitare la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali in alcuni settori chiave, di cui il Paese ha bisogno per sviluppare tutto il suo potenziale di crescita economica. Tuttavia, rimane piuttosto una normativa quadro che dovrà essere necessariamente completata con una regolamentazione attuativa. I possibili investitori (soprattutto stranieri) concentreranno verosimilmente la propria attenzione sull’andamento dei primi progetti del programma relativo alle grandi opere infrastrutturali, il cui successo potrebbe essere determinante per consentire un coinvolgimento effettivo nella loro esecuzione da parte del settore privato, domestico ed internazionale.

A fine maggio si è tenuto il “Vietnam Business Forum 2010”, abituale incontro semestrale tra le autorità vietnamite ed i rappresentanti della comunità d’affari, internazionale e locale, promosso dalla Banca Mondiale e dall’International Finance Corporation (IFC), unitamente al Ministero della Pianificazione e degli Investimenti. La riunione, co-presieduta dal Ministro del Piano e degli Investimenti, Vo Hong Phuc, dalla Direttrice dell’ufficio di Hanoi della Banca Mondiale e dal rappresentante dell’IFC si è focalizzato sull’andamento dell’economia del Paese ed ha esaminato, in diverse sessioni tematiche, i problemi che ancora rimangono da superare per migliorare l’efficienza e la “performance” dell’economia vietnamita su numerosi livelli, fra cui gi investimenti, lo sviluppo delle infrastrutture e delle risorse umane, le riforme in ambito fiscale ed amministrativo. I partecipanti hanno tutti encomiato l’eccezionale andamento dell’economia vietnamita sia nel 2009 che nel primo quadrimestre del 2010, risultato raggiunto contestualmente ad una stabilizzazione a livello macroeconomico di un’entità difficilmente ipotizzabile nel 2009. Tuttavia, gli operatori privati non hanno mancato di sottolineare le tematiche in cui le Autorità locali dovranno procedere con maggiore determinazione per raggiungere una maggiore competitività complessiva del sistema Paese. Fra queste, si possono segnalare l’ancora eccessivo peso dei grandi gruppi di Stato, che persistono nell’esporsi con investimenti a rischio anche in settori che esulano dal proprio “core business”, mettendosi in competizione con il settore privato e diminuendo l’efficienza complessiva di sistema. Tutti gli interventi hanno inoltre sottolineato: l’eccessiva complessità e farraginosità delle procedure burocratiche, che spesso scoraggiano gli investitori e rendono molto più complessa la gestione aziendale; la mancanza di politiche chiare in settori strategici quali l’istruzione e la sanità, oltre che alcuni tentativi di combattere rischi inflattivi attraverso il controllo dei prezzi, una politica che non ha mai dato risultati positivi. Non sono mancati i riferimenti alle carenze infrastrutturali che ancora caratterizzano l’economia vietnamita. Particolare spazio ha avuto la problematica del gap energetico del Paese, dovuto al fatto che la domanda sempre crescente di energia elettrica non si affianca ad una corrispondente maggiore offerta da parte dei grandi operatori statali, ciò che porta, in alcuni periodi dell’anno, a frequenti interruzioni dell’erogazione della corrente anche alle zone industriali. Allo sviluppo delle infrastrutture è stata dedicata un’intera sessione tematica, nel corso della quale è stata analizzata la nuova bozza di legge sui Partenariati di investimento Pubblico Privati (PPP). Secondo quanto confermato nel corso del forum, una delle caratteristiche più interessanti della nuova legge, che sarà applicabile in via preliminare ad alcuni progetti pilota, è la creazione di una specifica entità preposta agli investimenti, che consentirà di superare l’attuale procedura che impone attualmente all’investitore di dialogare con una miriade di diverse amministrazioni e autorità locali per ottenere l’autorizzazione ad un singolo progetto di investimento. 

Un altro importante incontro, svoltosi tra l’8 e il 9 giugno 2010, è stato quello della Mid-Term review del Consultative Group Meeting che ha riunito a Rac Gia, nel sud del Paese, le autorità vietnamite (fra cui Primo Ministro Nguyen Tan Dung) ed i rappresentanti dei Paesi donatori, promosso dalla Banca Mondiale. La riunione si è tenuta sullo sfondo della preparazione dei due principali documenti programmatici che verranno sottoposti al prossimo congresso del Partito: il piano quinquennale di sviluppo economico e sociale ed il documento di orientamento della strategia di sviluppo decennale ed ha assunto la valenza di momento di verifica internazionale delle politiche governative. Il ventaglio dei temi discussi è stato ampio: valutazione del quadro macroeconomico; piano quinquennale e strategia decennale di sviluppo; riforma degli assetti istituzionali e normativi pro-crescita; impatto dei cambiamenti climatici, risvolti sociali dello sviluppo e formazione delle risorse umane. I partner internazionali hanno, da un lato, sostanzialmente avallato gli interventi del Governo in tema di stabilità macroeconomica, riconoscendone i positivi risultati, incluso il controllo dell’inflazione ed il contenimento del deficit e debito pubblico e dato atto al Vietnam di avere superato agevolmente nel 2009 la fase più critica indotta dalla crisi economico-finanziaria globale, riuscendo a rilanciare la crescita (5,83% nel primo trimestre 2010 con aspettativa di arrivare al 6,5%-7% su base annua). Ma non sono mancati dei momenti di discussione con i rappresentanti governativi su alcuni aspetti: importanza che il Governo non allenti la vigilanza sulla ritrovata stabilità macroeconomica, ritenuta ancora fragile e precaria ed ammonendo sui rischi di sostenibilità del deficit di bilancio; insoddisfazione per l’insufficiente trasparenza circa lo stato delle finanze del Paese; timore di una recrudescenza dell’inflazione e dell’instabilità del tasso di cambio; preoccupazione per l’asserita esiguità delle riserve valutarie e qualche incertezza sulla solvibilità del sistema creditizio e finanziario statale nel suo complesso (in quest’ottica, maggiore autonomia alla Banca Centrale vietnamita sarebbe auspicabile).

Recentemente (dicembre 2010) l’agenzia di rating Moody’s ha abbassato la propria valutazione sul debito del Vietnam da Ba3 a B1 mantenendo un outlook negativo. La decisione si basa sull’osservazione di alcuni segnali di sofferenza registrati dall’economia del Paese, quali la persistenza di un ampio deficit commerciale, l’aumento del tasso di inflazione con conseguenti pressioni sul tasso di cambio del Dong e le linee non sempre chiare ed uniformi che le Autorità di Hanoi adottano nella gestione della politica macroeconomica del Paese.

 

 

Relazioni economiche e commerciali con i principali Paesi partner

La crescente apertura economica, accresciuta con l’ingresso nell’OMC ha determinato un incremento del commercio estero in rapporto al PIL.

L’Unione Europea ha perso dal 2005 il suo ruolo di primo partner commerciale del Vietnam. Le importazioni dalla Cina sono state precedute solo da quelle dall’insieme dell’area ASEAN. Seguono, tra i fornitori, Singapore, Taiwan e l’UE. I principali mercati per l’export sono invece rappresentati dall’UE, Stati Uniti, Giappone, Cina e area ASEAN. Proprio nel 2008 l’UE è divenuta il primo mercato di sbocco dell’export vietnamita ed ha registrato il secondo più elevato tasso di esborso effettivo di investimenti stranieri diretti, dopo il Giappone.

Il Vietnam si trova ancora ad importare buona parte delle materie prime e degli input per alimentare il proprio sviluppo industriale. Il principale prodotto esportato dal Vietnam è il petrolio greggio, cui si affiancano prodotti del settore tessile-abbigliamento, prodotti agricoli (riso, caffè, pepe), prodotti ittici e calzature, prodotti mobili e prodotti in legno e prodotti elettronici. Nonostante sia il terzo produttore di greggio nella regione, il Paese non dispone ancora di un’adeguata capacità di raffinazione e deve pertanto importare prodotti derivati dal petrolio. Solo dal febbraio del 2009, dopo circa un decennio dall’avvio del progetto, è attiva a Dung Quat la prima raffineria. E’ stata inoltre avviata la costruzione di un secondo impianto a Nghi Son, nel centro-nord del Paese. Il progetto, per un investimento complessivo di 6,2 miliardi di dollari vede la partecipazione al capitale di Petrovietnam, Kuwait Petroleum e delle società giapponesi Idemitsu Kosan e Mitsui e riceverà un finanziamento dalla Japan Bank for International Cooperation (JBIC). Un terzo impianto dovrebbe essere realizzato a Long Son, nella provincia di Ba Ria Vung Tau, al Sud.

Le riserve valutarie ammonterebbero a 23 miliardi di dollari USA (dati ufficiali attendibili sono comunque difficilmente reperibili), ma rischiano un’erosione a causa dell’accumularsi del deficit commerciale.

La Cina resta un importante partner commerciale per il Vietnam, come confermato dall’impegno reciproco a consolidare ed approfondire le relazioni economiche. Pechino ed Hanoi puntano a raggiungere la soglia dei 25 miliardi di dollari di interscambio entro il 2010, alla luce del forte dinamismo del 2008, che ha portato a toccare i 20 miliardi di dollari, con un incremento del 27% sull’anno precedente. Nel 2009 l’interscambio ha superato i 20 miliardi di USD con una composizione però molto sbilanciata a favore della Cina (4,9 di export vietnamita, 16,4 di import). Il grande vicino figura ormai stabilmente tra i maggiori mercati di esportazione, sebbene sia in calo la quota dell’export verso la Cina sul totale delle esportazioni vietnamite. La cooperazione economica tra i due Paesi si realizza anche attraverso intensi scambi commerciali tra le rispettive zone di confine e progetti congiunti nel campo delle infrastrutture e dell’energia. Di fatto, dei 25 miliardi di dollari di interscambio prefissati per il 2010, ben 5 sono previsti con la sola regione meridionale cinese del Guan Dong, considerata ad alto potenziale di attrazione degli investimenti. Gli Stati Uniti rappresentano invece il principale mercato per le esportazioni vietnamite (soprattutto per i capi d’abbigliamento) ed una crescente fonte di investimenti diretti. L’Accordo Quadro su Commercio e Investimenti firmato in occasione della visita del Presidente Triet negli USA nel giugno del 2007 ha stimolato ulteriormente le relazioni commerciali ed i flussi di investimento.

 

 

Situazione debitoria

Il debito estero, che secondo alcune stime ha superato i 27 miliardi di USD a fine 2009, è moderatamente alto per un Paese come il Vietnam ma non presenterebbe rischi nell’immediato futuro; il servizio del debito si è attestato attorno a un miliardo di USD, pari a poco più dell’1%. Nei rating delle agenzie specializzate il debito pubblico a lungo termine del Vietnam denominato in valuta straniera è quotato BB da Standard and Poor’s con outlook negativo (giudizio peggiorato a maggio 2008), Ba3 da Moody’s con outlook negativo (giudizio peggiorato a giugno 2008) e B+ da Fitch-IBCA con outlook stabile (giudizio peggiorato a marzo e di nuovo ad agosto 2010). L’OCSE valuta il rischio di credito del Vietnam al livello 5, peggiorato di un punto all’inizio di aprile 2009.

Con la Strategia di Riduzione della Povertà e di Crescita Economica – varata nel 2002 – il Governo promuove una serie di riforme che hanno favorito la successiva approvazione da parte dei Boards del Fondo Monetario e della Banca Mondiale rispettivamente del Poverty Reduction and Growth Facility (PRGF) e del Poverty Reduction Support Credit (PRSC).

A partire dal 2008 il Vietnam ha iniziato ad accedere ai finanziamenti IBRD della Banca Mondiale e OCR (Ordinary Capital Resources) della Banca Asiatica di Sviluppo in aggiunta ai tradizionali strumenti concessionali (IDA e ADF).

 

 


SIWEB

Relazioni parlamentari
(
a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 


 

RELAZIONI PARLAMENTARI CON IL VIETNAM

 

 

Ambasciatore d’Italia ad Hanoi                       LORENZO ANGELONI

Ambasciatore del Vietnam a Roma                 KHANH THOAI DANG

 

 

XVI LEGISLATURA

 

Incontri bilaterali

Il 10 dicembre 2009 il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha  incontrato il Presidente della Repubblica socialista del Vietnam, Nguyen Minh Triet. I due interlocutori si sono soffermati sui rapporti bilaterali, politici ed economici, rispetto ai quali è stato auspicato l’ulteriore rafforzamento; inoltre, da parte vietnamita è stato caldeggiato un incremento degli investimenti italiani in Vietnam. Il Presidente Triet si è soffermato sul passato del suo paese evidenziando come oramai il Vietnam stia superando i rancori nei confronti degli USA e dei vietnamiti fuggiti all’estero; ha quindi sottolineato gli sforzi del Vietnam dopo il suo ingresso nel WTO per allinearsi agli standards internazionali. Il Presidente Triet ha infine fatto riferimento al contenzioso tra la Vietnam Airlines ed un cittadino italiano, chiedendo al Presidente Fini di spendersi al fine di addivenire ad una giusta sentenza. Il Presidente Fini è stato invitato a compiere una visita nel Paese. Si segnala che della delegazione facevano inoltre parte tra gli altri Pham Gia Khiem, Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri e Le Doan Hop, Ministro dell’Informazione e della Comunicazione. 

Il 30 maggio 2008, il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha  ricevuto l’Ambasciatore della Repubblica socialista del Vietnam, Nguyen Van Nam. Nel corso del colloquio l'Ambasciatore Van Nam, dopo aver ricordato la contemporanea presenza di Italia e Vietnam nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha sostenuto l’opportunità di un maggiore coinvolgimento delle imprese italiane nel suo Paese e ha auspicato il consolidamento dei contatti tra il Parlamento vietnamita e la Camera dei deputati, invitando il Presidente Fini a compiere una visita ufficiale a ad Hanoi. 

Si segnala, inoltre, che il Presidente della Camera on. Gianfranco Fini ha ricevuto il 7 maggio 2008 la lettera del suo omologo vietnamita, Nguyen Phu Trong, nella quale quest’ultimo si congratulava della elezione alla Presidenza della Camera dei deputati e auspicava l’ulteriore  rafforzamento dei contatti tra i due Parlamenti.

 

Commissioni parlamentari

Il 20 novembre 2008 la I Commissione Affari costituzionali ha incontrato una delegazione della Commissione giuridica dell'Assemblea nazionale del Vietnam in missione di studio in Europa per conoscere l’organizzazione, le procedure e la struttura amministrativa dei Parlamenti e delle Corti costituzionali italiane e spagnole. Nel corso dell’incontro i parlamentari vietnamiti hanno chiesto ai loro colleghi della Camera di dare loro un quadro dell’assetto costituzionale italiano e di approfondire il meccanismo di controllo parlamentare sull’esecutivo ed il ruolo della Corte costituzionale.

Il 24 luglio 2008, una delegazione dalla Commissione Scienza, tecnologia e Ambiente dell’Assemblea Nazionale vietnamita, guidata dal Vicepresidente Nguyen Dang Vang, 2008, ha incontrato la Commissione Ambiente della Camera, guidata dal Presidente Alessandri, con la quale ha dibattuto i temi dello sviluppo sostenibile e della biodiversità. Nella stessa giornata la delegazione vietnamita ha incontrato il Presidente della Commissione Affari esteri, onorevole Stefano Stefani.

Una delegazione della Commissione cultura dell’Assemblea nazionale vietnamita ha incontrato, il 17 giugno 2008, la Commissione cultura della Camera, presieduta dall’on. Valentina Aprea. L’incontro si è incentrato sul funzionamento dei processi legislativi. La delegazione, guidata dal Presidente della Commissione, Dao Trong Thi, ha inoltre chiesto di approfondire i temi della legislazione italiana sui beni culturali. Al termine del colloquio, i componenti della Commissione sono stati invitati dall’on. Dao Trong Thi a svolgere una missione in Vietnam.

La delegazione vietnamita ha inoltre incontrato, sempre il 17 giugno 2008, il Presidente della Commissione Affari esteri della Camera, onorevole Stefano Stefani.

Si segnala inoltre che nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui diritti umani nel mondo promossa dalla Commissione Affari esteri, il “Comitato permanente sui diritti umani” il 19 novembre 2009 ha audito il sig. Kok Ksor, Presidente della Montagnard Foundation[12]. Nel corso dell’audizione Kok Ksor ha denunciato il persistere della persecuzione delle comunità cristiane clandestine da parte del governo vietnamita. Ha quindi affermato che il Vietnam le terre ancestrali di tali popolazioni sono state illegalmente confiscate, condannando la gente a una vita di povertà e di stenti. Secondo l’interlocutore il Vietnam ha fatto ben pochi progressi verso i diritti umani e il Paese rimane oggi uno Stato a partito unico, con ben poca tolleranza anche per la critica pacifica. Ha poi concluso asserendo che il Vietnam sta portando avanti una politica di pulizia etnica che mira a distruggere la razza e la cultura di queste popolazioni.

 

 

Cooperazione amministrativa

Il 5 novembre 2009, una delegazione parlamentare vietnamita, guidata da Nguyen Dinh Phach, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista del Vietnam, ha incontrato il Consigliere Capo del Servizio Assemblea, Dr. Giacomo Lasorella. Al centro dell’incontro le funzioni ispettive del Parlamento italiano.

 

Il 7 dicembre 2007, una delegazione dell'Assemblea nazionale del Vietnam, composta da parlamentari e da funzionari, ha svolto una giornata di formazione sui processi di informatizzazione e di modernizzazione dell'attività parlamentare presso la Camera dei Deputati, nel corso della quale ha incontrato il Vice Segretario Generale della Camera, dott. Alessandro Palanza.

 

Il 3 maggio 2007 il Vice Segretario Generale della Camera, dott. Alessandro Palanza, ha incontrato una delegazione vietnamita composta da Tran Dinh Hoan, ex membro dell'ufficio politico del Partito, Nguyen Khanh, ex Vice Primo Ministro, e dal prof. Do Hoai Nam, Presidente della Accademia delle Scienze Sociali del Viet Nam nonché deputato dell'Assemblea Nazionale.

 

 

Sedi multilaterali

Il Dialogo Eurasiatico(ASEP – ASEF)

Sempre sul piano multilaterale, i contatti tra le due Assemblee parlamentari hanno una sede privilegiata nell’ambito delle riunioni dell’ASEP e dell’ASEF: in tali fora, infatti, i deputati italiani hanno modo oltre che di avere uno scambio di opinioni sui temi inerenti le due macro aree regionali, di interloquire direttamente con i deputati asiatici.

 

Le precedenti riunioni ASEP si sono tenute:

la quinta (ASEP V) a Pechino dal 18 al 20 giugno 2008 (la Camera non ha partecipato)

la quarta (ASEP IV) a Helsinki (Finlandia) dal 4 al 6 maggio 2006 in occasione della quale è stato approvato il regolamento dell’ASEP;

la terza (ASEP III) ad Hue City, in Vietnam, dal 25 al 27 marzo 2004;

la seconda (ASEP II) a Manila, nelle Filippine, dal 26 al 28 agosto 2002;

la prima (ASEP I) a Strasburgo, presso il Parlamento europeo, nel 1996. In questo caso si trattava di un incontro propedeutico e nell’incontro, peraltro, erano stati coinvolti solo i Parlamenti dei 10 Paesi asiatici e il Parlamento europeo.

 

ASEF (Asia-Europe Foundation)[13]

L’Asia-Europe Foundation (ASEF), è stata istituita nel 1997 con lo scopo di favorire l’interscambio culturale e intellettuale fra Europa ed Asia e di promuovere una maggiore comprensione tra i popoli dei due continenti. La Fondazione, con sede a Singapore, gestisce una serie di attività articolate in specifici programmi. In particolare, l’iniziativa dei giovani parlamentari eurasiatici, Asia Europe Young Parlamentarians Meeting (AEYPM), che ha assunto una cadenza biennale, qualifica, assieme al Seminario dei Giovani Leaders dell’Asia e dell’Europa (AEYLS), la sezione politica di tali attività.

L’ultimo incontro, il sesto, dei giovani parlamentari eurasiatici (AEYPM6), si è svolto a L’Aja dal 28 febbraio al 3 marzo 2007. La Camera è stata rappresentata dall’On. Sandro Gozi (Ulivo). Il precedente incontro dei Young Parliamentarians Meeting dell’ASEF, il quinto, si è svolto a Guilin (Cina) dal 23 al 26 ottobre 2003. Nell’ottobre 2002 la riunione dei giovani parlamentari è stata invece ospitata dalla Camera dei deputati a Venezia. In precedenza i giovani parlamentari eurasiatici si sono incontrati, nel novembre 1998, a Cebu nelle Filippine, nell’aprile 2000 a Cascais in Portogallo e, nel novembre 2001 a Bali in Indonesia.

 

Unione interparlamentare

In ambito UIP opera la Sezione di amicizia Italia-Asia sud-orientale, Oceania, Pacifico, Antartide, (di cui fa parte anche il Vietnam), la cui presidenza è stata affidata all’on. Roberto ANTONIONE (PdL); ne fanno altresì parte gli onorevoli Sesa Amici (PD), Osvaldo Napoli (PdL) e Antonio Razzi (IR) e i senatori Barbara Contini (FLI) e Gianpiero D’Alia (UDC-SVP-Aut).

Nella XV legislatura tale Sezione italiana ha effettuato una missione in Vietnam (4-13 gennaio 2008).

 

Disegni di legge di ratifica di trattati con il Vietnam

Non vi sono allo stato attuale ddl di ratifica all’esame delle due Camere.

 


Atti di indirizzo e controllo

Si segnalano in particolare:

l’interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-00834 presentata dall’On. Michele Vietti il 12 gennaio 2010, sulle iniziative del Governo presso le istituzioni europee ed internazionali per tutelare la libertà di culto ed i diritti dei cristiani nel mondo (dall'Iraq al Pakistan, dall'India alla Nigeria, dal Vietnam alle Filippine) alla luce dei sempre più numerosi casi di violenze contro i cristiani; ad essa il governo ha risposto il 13 gennaio 2010 sottolineando, tra l’altro, che a livello bilaterale, nel 2008 e nel 2009 sono stati compiuti passi sistematici nei confronti dei Governi dei Paesi in cui si sono verificate violenze contro i cristiani;

l’interrogazione a risposta scritta 4/01841 presentata dall’on. Riccardo Migliori il 23 ottobre 2008 sul rispetto dei diritti umani, civili e politici per i cattolici in Vietnam, a cui il governo ha risposto il 19 gennaio 2009, e l’interrogazione a risposta scritta 4/01423 presentata dall’on. Riccardo Migliori il 10 dicembre 2008 sulla espropriazione di un terreno appartenente alla Chiesa cattolica vietnamita e sul rispetto dei diritti umani, civili e politici per i cattolici in Vietnam, a cui il governo ha risposto il 26 febbraio 2009;

l’interrogazione a risposta scritta 4-00996 presentata dal sen. Marco Perduca il 14 gennaio 2009, sul blocco ad una missione in Vietnam di una delegazione del Partito Radicale deciso dalle autorità vietnamite e sulla questione del rispetto dei diritti umani. Nel testo della risposta del governo del 16 aprile 2009, si evidenzia, tra l’altro, che:

·         la vicenda va collocata in un contesto di diffidenza da parte delle autorità di Hanoi verso il Partito radicale transnazionale, organismo considerato ostile al Paese per le dure posizioni assunte nel recente passato in materia di tutela dei diritti umani in Vietnam ed in particolare per la situazione delle minoranze Montagnards degli Altipiani centrali[14].

·         La tutela dei diritti umani costituisce uno degli elementi più critici del rapporto tra il Vietnam ed i partner occidentali. La situazione nel Paese - che resta preoccupante soprattutto sotto determinati profili, come la libertà di espressione e di stampa e la situazione delle minoranze degli Altipiani nord-occidentali e, ora in misura minore, degli Altipiani centrali - ha tuttavia seguito una traiettoria positiva. (anche in materia di libertà di religione, ambito nel quale, pur permanendo severe limitazioni dovute alla natura stessa del sistema vietnamita, si sono obiettivamente registrati progressi sul piano legislativo e graduali miglioramenti sul terreno).

·         Dal 2004 il Vietnam si è infatti dotato di una nuova legislazione in materia di religione, che, pur ammorbidendo il controllo dello Stato, continua a prevedere un sistema di autorizzazioni e limitazioni. Nel novembre 2006, alla vigilia della visita del Presidente statunitense Bush in occasione del vertice APEC, il Vietnam è stato rimosso dalla lista dei Paesi of particular concern, tenuta dal Dipartimento di Stato, dove era stato inserito nel 2004 per le violazioni ai danni delle comunità protestanti non riconosciute.

·         Dal 2003 l'Unione europea, sotto l'allora Presidenza italiana, ha istituzionalizzato una formula di dialogo sui diritti umani. Tali tematiche sono anche oggetto di discussione nel quadro della Commissione mista UE-Vietnam, prevista dall'Accordo del 1995.

·         Il rispetto dei diritti umani costituisce un aspetto qualificante dei negoziati per la conclusione del nuovo Accordo di cooperazione e partenariato che proseguono con difficoltà. L'Unione europea ha proposto che nell'Accordo sia presente la cosiddetta "clausola standard", che impegna le parti a collaborare per la promozione e l'effettiva protezione dei diritti umani, anche attraverso la ratifica e l'applicazione delle pertinenti convenzioni internazionali e che prevede la possibilità di prestare assistenza tecnica, ove necessaria.

·         I round negoziali tenutisi hanno fatto emergere profonde divergenze di approccio fra le due parti. Hanoi dimostra infatti scarso interesse ad assumere impegni in settori come la good governance ed i diritti umani, ove non desidera ingerenze esterne, e attribuisce importanza prioritaria alle parti dell'accordo relative all'aiuto allo sviluppo socio-economico.

·         L'Italia, insieme ai partner comunitari, promuove il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali anche attraverso lo strumento finanziario europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR). In tale ambito nel 2008 sono stati finanziati programmi per un ammontare di 300.000 euro che hanno riguardato, tra gli altri, il sostegno ai diritti delle donne e dei minori, l'attività di sensibilizzazione per l'abolizione della pena di morte e il rafforzamento della partecipazione e della rappresentanza politica. Per il 2009 è previsto il finanziamento di ulteriori progetti ancora in corso di definizione.

 


XV LEGISLATURA (sintesi)

 

I rapporti instauratisi tra il Parlamento vietnamita e la Camera dei deputati nel corso della XV legislatura evidenziano, in particolare, l’interesse dell’Assemblea Nazionale vietnamita a stabilire un contatto continuativo con la Camera. Sei sono state, infatti, le visite compiute da delegazioni parlamentari vietnamite alla Camera tra il 2006 e il 2007, con incontri che hanno riguardato, tra gli altri, l’allora Vice Presidente della Camera on. Carlo Leoni, il Questore on. Gabriele Albonetti (nella fattispecie si segnala l’incontro con una delegazione vietnamita guidata dal Vice Presidente dell’Assemblea Nazionale on. Truong Quang Duoc), nonché l’allora Presidente della Commissione esteri, on. Umberto Ranieri (con il Vice Ministro degli Esteri, Nguyen Van Tho) e la Commissione Giustizia (con una delegazione della Commissione affari sociali vietnamita). Le missioni hanno avuto un carattere formativo: le delegazioni infatti hanno preso contatto con la struttura amministrativa, approfondendo, tra l’altro, i processi di informatizzazione e di modernizzazione dell’attività parlamentare in atto alla Camera.

In ambito multilaterale, l’ASEP e l’ASEF sono state, e lo sono ancora, le sedi privilegiate di incontro tra i due Parlamenti i quali hanno costantemente inviato proprie delegazioni a tali riunioni.

Giova segnalare, altresì, che nella XV legislatura non vi sono stati disegni di legge di ratifica all’esame delle Camere.

 

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Da ultimo, si ricorda che nel corso della XIV legislatura, nel gennaio 2005 l’allora Presidente Casini aveva effettuato una visita ufficiale in Vietnam.

 




[1] Il processo intergovernativo ASEM (Asia Europe Meeting), è stato avviato nel 1996 tra i 15 Paesi membri dell'Unione europea e 10 Paesi dell'area asiatica (Brunei, Cina, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Indonesia, Malesia, Singapore, Thailandia e Vietnam). In occasione del Vertice di Hanoi dell’ottobre 2004 sono entrati a far parte dell’organismo di cooperazione eurasiatico altri 13 paesi: Cambogia, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Laos, Lettonia, Lituania, Malta, Myanmar/Birmania, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Al vertice ASEM di Helsinki del 2006 era stato deciso di allargare la cooperazione a: Bulgaria, Romania, India, Pakistan, Mongolia e al Segretariato ASEAN (Association of South East Asian Nations). Tale allargamento è stato formalizzato in occasione del vertice ASEM di Pechino del 24 e 25 ottobre 2008 a cui tali paesi hanno partecipato per la prima volta.

[2] Si segnala, tuttavia, che il Parlamento del Myanmar/Birmania non fa parte dell’ASEP per la ferma opposizione dei rappresentanti dei Parlamenti UE manifestata in occasione della riunione di Helsinki del maggio 2006.

[3]     Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale

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File: es0706.doc

[4]     Fonte: The CIA WorldFactoBook ed. 2011.

[5] Il cognome viene prima del nome di battesimo (in grassetto). In Viet Nam ci si rivolge alle persone facendo riferimento al titolo ed al nome di battesimo, ad es. Presidente Trong.

[6] Trong sostituisce Nong Duc MANH, Segretario del Partito dal giugno 2001 e riconfermato nell’aprile 2006 dal X Congresso del Partito comunista.

[7] Le elezioni sono a cadenza quinquennale. Le ultime hanno avuto luogo nel maggio 2007 per il periodo 2007-2011. le prossime elezioni riguarderanno il periodo 2011-2016.

[8] Il numero dei deputati è definito per ogni legislatura. Per l’attuale legislatura, la XII, il numero dei membri è stato fissato a 493.

[9] Un libro bianco della Difesa del 1998 ha rigettato la depoliticizzazione delle forze armate.

[10]    Al riguardo, va ricordato che il 15 novembre 2004 è entrata in vigore l’Ordinanza sulle credenze e le religioni. L’ordinanza regola le attività religiose e quelle correlate alle credenze (culto degli antenati) nel paese. Il documento ribadisce il principio costituzionale della libertà religiosa: “ogni cittadino può seguire o non seguire una religione”. Ma tale premessa viene oscurata negli articoli successivi: in essi si “permettono” diverse attività, ma sempre e solo se vi è previa “autorizzazione” governativa. Il controllo statale si esercita a 3 livelli: distrettuale, provinciale e nazionale. I primi 2 livelli sono gestiti dai Comitati del popolo, mentre l’ultimo è di competenza dell’Ufficio per gli affari religiosi e del Primo Ministro. Il Fronte Patriottico è un altro mezzo di controllo. I suoi membri hanno il dovere di “incoraggiare i fedeli e i religiosi ad applicare l’ordinanza” e possono partecipare alla “stesura e supervisione” di ulteriori ampliamenti all’ordinanza. Lo Stato esercita il suo controllo in tutti i settori delle attività religiose: ogni organizzazione, per vivere, deve essere riconosciuta e registrata. Lo stesso vale per “congregazioni, conventi e forme di vita religiosa in comune”. Lo Stato stabilisce anche i programmi didattici e extra-didattici e seleziona gli iscritti. Le attività e le iniziative vanno programmate annualmente e si possono eseguire solo dopo autorizzazione governativa. Inoltre, le ordinazioni, promozioni e nomine all’interno delle gerarchie religiose sono regolate dai “codici e dalle procedure delle singole comunità”. I candidati, però, vengono valutati dallo Stato, che ne giudica la validità dal punto di vista morale e civico. La predicazione è permessa solo nei luoghi di culto, anche questi stabiliti dalle autorità statali. L’ordinanza prevede però che la libertà religiosa in Vietnam venga sospesa qualora “minacci l’unità dello Stato” (secondo il testo, infatti, ecclesiastici e religiosi “devono” insegnare ai fedeli i “valori della patria e il rispetto delle leggi”);  sia “contraria ai buoni costumi”; minacci “la sicurezza nazionale e l’ordine pubblico”; rappresenti un pericolo per “la vita, la dignità, l’onore e la proprietà”. Il Vietnam conta 52 milioni buddisti, 7 milioni cristiani e 4 milioni di caodaisti. I cattolici – almeno quelli registrati ufficialmente - sono 6 milioni.

[11]    Uno degli atti più significativi in materia di diritti umani del Governo USA è la designazione di “countries of particolar concern”, come conseguenza di gravi violazioni della libertà religiosa. Tale designazione, che viene proposta da una Commissione ad hoc, ovvero la U. S. Commission on International Religious Freedom, può dare luogo - sulla base dell’International Religious Freedom Act adottato dal Congresso nel 1998 - ad importanti azioni diplomatiche ed economiche da parte del governo statunitense.

[12] I montagnards sono minoranze indigene di fede cattolica che vivono negli altopiani centrali vietnamiti.

[13] L'ASEF, assieme ad altre iniziative di tipo economico e politico, è parte integrante del processo intergovernativo ASEM.

[14] Dopo le rivolte scoppiate in queste province, nel 2001 e nel 2004, il Partito radicale transnazionale ha condotto una dura campagna che aveva spinto le autorità vietnamite a chiedere, in ambito ONU, la revoca dello status consultivo all'ECOSOC del Partito, che annoverava tra i suoi membri esponenti delle minoranze Montagnards accusati da Hanoi di portare avanti un'agenda politica separatista. Al riguardo, l'Italia si era a suo tempo mobilitata in sede ONU per contrastare l'azione vietnamita ed aveva al contempo continuato un'azione di dialogo con le autorità locali, lanciando un'iniziativa di sviluppo a favore delle minoranze degli Altipiani centrali ed organizzando, d'intesa con le istituzioni locali, una articolata missione dell'allora Sottosegretario di Stato per gli affari esteri Boniver nell'area.