Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Vietnam
Serie: Schede Paese politico-parlamentare    Numero: 16
Data: 09/03/2011
Descrittori:
VIETNAM     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

n. 16 – 9 marzo 2011Casella di testo: SHEDA PAESE
politico-parlamentare

Vietnam                             

 


Il quadro istituzionale

Il Vietnam è una repubblica socialista. In base alla costituzione del 1992, il partito comunista risulta il solo partito legale. Il potere legislativo è esercitato dall’Assemblea nazionale, composta da 493 deputati eletti per cinque anni. L’Assemblea si riunisce tre volte all’anno. Essa elegge il Presidente della Repubblica e il primo ministro e gli altri membri del governo, che esercita il potere esecutivo.

Possono presentare candidature per le elezioni dell’Assemblea nazionale unicamente il partito comunista ovvero il fronte patriottico, che raccoglie diverse organizzazioni sociali; sono anche ammesse però candidature individuali indipendenti. A seguito delle ultime elezioni tenutesi il 20 maggio 2007, 450 deputati risultano membri del partito comunista, 42 del fronte patriottico, mentre è risultato eletto un solo candidato indipendente.

Per Freedom House, il Vietnam è uno “Stato non libero” non in possesso dello status di “democrazia elettorale”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit lo classifica come “regime autoritario” (cfr. infra“Indicatori internazionali sul paese”).  Se gli ultimi anni hanno registrato aperture per quel che concerne la libertà di iniziativa economica (cfr. infrala situazione politica), la libertà di associazione e di riunione appare, secondo fonti internazionali, sottoposta a significative restrizioni: la costituzione di associazioni è subordinata ad un’autorizzazione governativa; esistono associazioni indipendenti nel campo della conservazione dell’ambiente, dell’emancipazione femminile e della salute pubblica, ma non nel settore della tutela dei diritti umani e civili; l’unico centro di ricerca indipendente, l’Istituto per gli studi dello sviluppo è stato chiuso nel 2009, a seguito della decisione del governo di limitare i compiti di ricerca nel settore delle politiche pubbliche alle organizzazioni del partito comunista. Anche la libertà di manifestazione del pensiero e di stampa appare in concreto debolmente tutelata: tutti gli organi di stampa e tutti i mezzi di comunicazione di massa risultano sotto il controllo diretto o indiretto del partito comunista; una legge del 1999 impone ai giornalisti il pagamento di danni nei confronti di gruppi o individui che risultino danneggiati dalla pubblicazione di notizie, anche quando queste risultino vere o comunque fondate, mentre nel 2006 è stata imposta una multa ai giornalisti che neghino i “risultati rivoluzionari”, diffondano informazioni dannose ovvero esibiscano “un’ideologia reazionaria” (l’entità delle multe è stata aumentata nel gennaio 2011). Sono state poi denunciate significative restrizioni all’uso di Internet: la legge proibisce l’inoltro e la ricezione di messaggi di posta elettronica dal contenuto antigovernativo, blocca l’accesso ai siti internet giudicati reazionari e i proprietari di siti privati devono sottoporre tutti i contenuti all’approvazione delle autorità statali. Gli Internet café devono registrare le informazioni personali e i siti visitati da tutti gli utenti, mentre nel 2008 sono stati definiti per legge i contenuti ammessi nei blog. Inoltre, nel 2010, sarebbero stati registrati attacchi cibernetici provenienti da server vietnamiti contro siti riconducibili a dissidenti. Anche la libertà religiosa appare sottoposta, in base agli osservatori internazionali, a restrizioni, anche se Freedom House ha registrato nel 2009 alcuni miglioramenti. Infatti, tutti i gruppi religiosi devono ottenere un’autorizzazione allo svolgimento delle proprie attività da parte di un’autorità di vigilanza controllata dal partito. La Chiesa cattolica può ora nominare in proprio i propri vescovi ma la nomina necessita di una conferma governativa. Sono state invece eliminate, secondo Freedom House, restrizioni presenti in passato allo svolgimento delle attività caritatevoli, mentre il clero appare godere di una maggiore libertà di movimento. Ciononostante, il rapporto sulla libertà religiosa 2010 del Dipartimento di Stato USA continua ad includere il Vietnam tra gli Stati di maggiore preoccupazione.

Infine Human Rights Watch ha denunciato un significativo aumento dei processi politici e degli arresti di dissidenti nel 2010, in vista dell’undicesimo congresso del partito comunista vietnamita previsto per il gennaio 2011: tra questi merita richiamare l’avvocato Le Cong Dinh, l’attivista Pham Thanh Nghien, lo scrittore Tran Khai Thanh Thuy, il pastore mennonita Duong Kim Khai. Da ultimo, il Financial Times ha denunciato l’arresto, il 28 febbraio 2011, di Nguyen Dan Que, medico e dissidente.

La situazione politica

Capo dello Stato vietnamita è, dal giugno 2006, Nguyen Minh Triet (n. 1942), mentre primo ministro, sempre dal luglio 2006, è Nguyen Tan Dung (n. 1949). La costituzione materiale vietnamita affida però una posizione preminente di leadership al segretario del partito comunista: l’undicesimo congresso del gennaio 2011 ha eletto a tale incarico Nguyen Phu Trong (n. 1944), già presidente dell’Assemblea nazionale, che ha sostituito Nong Duc Manh (n. 1940), eletto nel 2001. Il Congresso, oltre a confermare Tan Dung nell’incarico di primo ministro, ha anche designato alla presidenza della Repubblica Truong Tan Sang (l’elezione da parte dell’Assemblea nazionale avverrà il prossimo maggio).

Il Vietnam sta proseguendo nella politica di liberalizzazione economica avviata dalla metà degli anni Ottanta che ha introdotto alcune libertà economiche e che ha consentito, nell’ultimo decennio una consistente crescita economica (la povertà è stata ridotta da oltre il 50 per cento della metà degli anni Novanta al 16 per cento del 2006). All’interno di questo processo, si può poi ricordare la normalizzazione dei rapporti con gli USA (nel 1994 è stato soppresso l’embargo USA nei confronti del Vietnam, mentre nel 1995 sono state riallacciate le relazioni diplomatiche); l’ingresso, nel 1995, nell’ASEAN; l’accordo commerciale USA-Vietnam del 2001, l’ingresso del Vietnam nel WTO  nel 2007. L’obiettivo del Vietnam è quello di raggiungere lo status di economia sviluppata entro il 2020.

Nel corso del 2010 si è inoltre accentuata la disputa tra Vietnam e Cina per il controllo delle isole Paracel nel Mar della Cina meridionale, occupate dalla Cina nel 1974 e rivendicate dal Vietnam. Il controllo delle isole Paracel rimane fondamentale per la Cina nell’ambito di una più ampia politica cinese volta ad accentuare il controllo del Mar cinese meridionale divenuto essenziale per il transito delle merci cinesi. Nel quadro di tale contenzioso, e in funzione quindi anticinese, può essere anche interpretato il Memorandum of Understanding di cooperazione nucleare civile tra USA e Vietnam del marzo 2010.

In questo contesto, la scelta di Nguyen Phu Trong come nuovo segretario generale del partito comunista è stata valutata da osservatori internazionali come la scelta di un candidato di compromesso, impegnato a costruire il consenso, piuttosto che a delineare nuove politiche, sostanzialmente conservatore e incline a più strette relazioni con la Cina.

 

Per approfondimenti sulla realtà istituzionale e politica vietnamita si rinvia alla scheda-paese predisposta dal Servizio Rapporti Internazionali riportata nel dossier documentazione e ricerche n. 204.

 


 

Indicatori internazionali sul paese[1]:

Libertà politiche e civili: “Stato non libero” (Freedom House); “regime autoritario” (Economist)

Indice della libertà di stampa: 165 su 178

Libertà religiosa: limitazione alla libertà religiosa e violenze da parte delle istituzioni (ACS); situazione di particolare preoccupazione (USA)

Corruzione percepita: 116 su 178

Variazione PIL 2009: +5,3 per cento

 

Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Freedom House, Human Rights Watch, BBC World Service, CIA World Factbook



[1] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).