Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Turchia
Serie: Schede Paese politico-parlamentare    Numero: 2
Data: 30/11/2010
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

Casella di testo: SCHEDA PAESE
politico-parlamentare

n. 2 –  30 novembre  2010

Turchia                              Turkey

 


Il quadro istituzionale

La Repubblica di Turchia è una repubblica parlamentare, negli ultim anni interessata da un profondo processo di riforme costituzionali, come testimoniato da ultimo dal referendum del settembre 2010 (per dettagli cfr. infra). Come è noto, la peculiarità dell’assetto istituzionale turco è data dai significativi poteri di controllo sui partiti e sulla vita politica democratica da parte delle forze armate e della Corte costituzionale, a tutela del carattere laico e secolare dello Stato, come definito dal fondatore della Turchia moderna Kemal Ataturk (la Corte costituzionale può in particolare procedere allo scioglimento di partiti politici per contrasto con i principi costituzionali). Questo assetto appare entrato in crisi con le vittorie elettorali nel 2002 e nel 2007 del partito conservatore di ispirazione islamica AKP, nonché con le riforme richieste alla Turchia nell’ambito dei travagliati negoziati per l’adesione all’Unione europea. 

In questo contesto, in base alla riforma costituzionale approvata nel 2007, il Capo di Stato turco, il Presidente della Repubblica, sarà a partire dal 2014 (scadenza del mandato dell’attuale presidente) eletto a suffragio universale diretto, a doppio turno (con secondo turno di ballottaggio tra i due candidati più votati nel caso in cui nessun candidato ottenga la maggioranza assoluta dei voti validi al primo turno; art. 102 Cost.; l’attuale presidente, Abdullah Gül, è stato invece eletto, in base al sistema previgente dal Parlamento). La durata del mandato, rinnovabile una volta, è stato ridotto a cinque anni (art. 101 Cost; in precedenza sette).Il Presidente della Repubblica, provvede, in base all’art. 104 Cost., alla promulgazione delle leggi, ha facoltà di porre il veto sulle leggi approvate (veto superabile dalla riapprovazione parlamentare del medesimo testo), indice, ove lo ritenga necessario, il referendum sulle modifiche alla Costituzione, può sollevare direttamente questioni di legittimità  di leggi ed atti equiparati dinnanzi alla Corte costituzionale; nomina il presidente del Consiglio - solitamente il leader del principale partito - nomina i ministri, designati dal premier, presiede il Consiglio dei ministri o lo convoca nei casi ritenuti “necessari”. Il Consiglio dei ministri, rappresenta la seconda componente dell’esecutivo turco, deve avere la fiducia parlamentare (conferita a maggioranza semplice al momento dell’investitura del nuovo governo, mentre per respingere la questione di fiducia richiesta nel corso del mandato è necessaria la maggioranza assoluta).

Il potere legislativo è affidato al Parlamento unicamerale (Türkiye Büyük Millet Meclisi – TBMM: Grande Assemblea nazionale turca) composto da 550 membri il cui mandato, ai sensi di una riforma costituzionale del 2007, è stato ridotto da cinque a quattro anni. E’ stato confermato invece il sistema elettorale proporzionale (metodo D’Hondt), con voto di preferenza e soglia di sbarramento al 10 per cento. Si vota compiuti i 18 anni di età; il voto è obbligatorio. I poteri parlamentari afferiscono alle funzioni legislative e di controllo verso il Consiglio dei ministri e i singoli ministri; il Parlamento può delegare il Governo ad emanare decreti con forza di legge su materie precostituite.  Il Parlamento ratifica i trattati internazionali ed è titolare del potere di dichiarazione di guerra.

Per modificare la Costituzione è necessaria una doppia deliberazione parlamentare, la seconda della quale richiede una maggioranza di tre quinti. Se nella seconda deliberazione la maggioranza è inferiore ai due terzi le modifiche sono sottoposte a referendum; il Presidente della Repubblica può richiedere una nuova deliberazione parlamentare sulle modifiche e, in tal caso, anche se il Parlamento approva nuovamente le modifiche con una maggioranza di due terzi, il Presidente può richiedere l’indizione di un referendum sulle modifiche. Particolarmente significative sull’evoluzione della forma di Stato e di governo turco appaiono alcune modifiche da ultimo approvate con il referendum del 12 settembre 2010, quali la limitazione delle competenze dei tribunali militari esclusivamente alle infrazioni commesse dai militari nello svolgimento dei loro compiti e la riforma della Corte costituzionale (art. 146 Cost.), i membri della quale passano da undici a diciassette, tre dei quali selezionati dal parlamento, e gli altri dal presidente, tra i candidati prescelti dall’ordine indipendente dei magistrati (nell’assetto attuale i componenti della Corte erano tutti nominati dal Presidente, tra liste di candidati predisposte dalle alte Corti dello Stato e dal Consiglio di istruzione superiore).

La situazione politica interna

L’attuale Presidente della Repubblica è Abdullah Gül (n. 1950), esponente dell’AKP,mentre Presidente del Consiglioè il leader del medesimo partito Recep Tayyip Erdogan (n. 1954).

Nelle ultime elezioni parlamentari del 2007, l’AKP ha conquistato una solida maggioranza parlamentare: il suo gruppo parlamentare attualmente conta 341 seggi; il principale partito di opposizione, il CHP di ispirazione laica e kemalista, moderatamente progressista, ha 99 seggi; consistente in parlamento anche la presenza dell’MHP partito nazionalista di destra, con 70 seggi.

Le elezioni municipali del 2009 hanno confermato l’AKP come partito di maggioranza relativa; il partito ha però perso voti, scendendo dal 46,6 per cento del 2007 al 38,1 per cento, a vantaggio del CHP (che ha incrementato i suoi voti del 2,2 per cento, arrivando al 23,1) e dell’MHP (+ 1,8 per cento; per un risultato complessivo del 16,1 per cento).

Le prossime elezioni politiche nazionali sono previste per il luglio 2011.

Tra i principali temi dell’agenda politica turca merita qui sinteticamente ricordare:

- il processo di riforme politiche del paese: al centro della vita politica turca vi è, sin dal 2002, il programma del primo ministro Erdogan volto a superare le istituzioni della “democrazia protetta” turca (in particolare il ruolo di “supervisione” su Parlamento e Governo esercitato da forze armate e Corte costituzionale), nonché la rigida esclusione della religione islamica dalla vita pubblica turca (come testimoniato ad esempio dalle limitazioni all’uso del velo nelle università e negli uffici pubblici); i critici di tale programma hanno denunciato i rischi di una deriva islamista, nonché lo stile di governo eccessivamente accentratore ed insofferente delle critiche di Erdogan. La situazione ha determinato momenti di tensione nel 2007, in occasione delle elezioni del presidente della Repubblica, per la forte opposizione della Corte costituzionale e delle forze armate all’elezione di un esponente dell’AKP come Gül; ciò ha provocato elezioni politiche anticipate che hanno rafforzato la maggioranza dell’AKP, consentendo l’elezione di Gül e l’avvio del processo di riforme costituzionali sopra richiamato. Ancora nel 2008 è stato richiesto alla Corte costituzionale, per attività antisecolari, lo scioglimento dell’AKP, richiesta che la Corte ha respinto di misura; nello stesso anno è stata però dichiarata l’incostituzionalità della legge che aboliva il divieto di velo islamico nelle università. Ad aumentare la tensione dal gennaio 2008 concorrono le inchieste giudiziarie su tentativi di colpo di stato volti a rimuovere dal governo l’AKP, la più significativa delle quali è quella diretta contro la c.d. organizzazione Ergenekon; a queste si sono aggiunte nel 209 le inchieste per reati di natura fiscale contro Aydin Dogan, a capo del principale gruppo editoriale del paese, di orientamento laico ed avverso ad Erdogan;

- il dibattito sulla collocazione internazionale del paese: i negoziati per l’adesione all’Unione europea, aperti, dopo una lunga attesa della Turchia, nel 2005, hanno visto la sospensione già l’anno successivo dei più importanti capitoli negoziali a causa dei contenzioso tra Turchia e Cipro (dal 2004 membro dell’Unione europea); allo stato solo il capitolo negoziale in materia di Scienza e Ricerca risulta provvisoriamente chiuso. Importanti Stati membri dell’Unione, come Francia e Germania, sono contrari all’ingresso della Turchia; gli argomenti contrari all’ingresso attengono sia all’identità culturale europea, cui la Turchia sarebbe estranea, sia alla piena coerenza delle istituzioni turche con i principi democratici dell’Unione; gli argomenti favorevoli sostengono invece che l’ingresso potrebbe favorire il rafforzamento delle istituzioni democratiche turche. Insieme, il ministro degli esteri turco Davutoglu ha sviluppato una dottrina di politica estera volta a potenziare relazioni amichevoli con tutti i vicini del paese, compresi Siria e Iran (da segnalare la proposta di mediazione turca, insieme al Brasile, tra comunità internazionale e Iran sulla questione nucleare del maggio 2010); nell’ambito di questa politica rientra anche il tentativo in corso di superamento dello storico contrasto con l’Armenia. Suscettibili di notevoli conseguenze appaiono anche le prese di posizione turche contrarie alla politica di Israele (in precedenza saldo alleato della Turchia), assunte ad esempio in occasione dell’operazione militare israeliana “Piombo fuso” a Gaza, (dicembre 2008-gennaio 2009) e, soprattutto, in occasione dell’attacco israeliano alla cosiddetta “Freedom Flottilla” (tra gli organizzatori della quale vi era peraltro un’organizzazione turca);

- il ruolo economico del paese: la Turchia sta rafforzando il proprio ruolo nell’economia globale, come testimoniato dalla sua partecipazione al G20: Diciassettesima economia mondiale ha previsioni di crescita per il 2010 intorno al 4 per cento;

- la questione curda: mentre il PKK alterna  cessate il fuoco unilaterali e ripresa delle azioni, la Corte costituzionale ha sciolto, nel dicembre 2009, il partito curdo DTP, i cui parlamentari, eletti come indipendenti nelle elezioni del 2007, avevano anche un gruppo autonomo di 20 componenti. Il Governo ha nel frattempo lanciato “l’iniziativa democratica” nei confronti delle popolazioni curde, che include la facoltà per i partiti curdi di svolgere la propria propaganda nella lingua locale (la misura fa seguito all’apertura nel 2009 del canale televisivo statale in lingua curda e all’abrogazione, nello stesso anno, del divieto di trasmissione televisive private nella medesima lingua). Gli esponenti politici curdi del disciolto DTP richiedono più ampie riforme, quali il riconoscimento costituzionale dell’autonomia culturale e linguistica curda, un sistema di più ampie autonomie locali; l’amnistia per gli esponenti del PKK.