Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Altri Autori: Servizio Rapporti Internazionali , Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Missione nella Confederazione elvetica - (17-18 marzo 2010)
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 127
Data: 15/03/2010
Descrittori:
POLITICA ESTERA   SVIZZERA
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Missione nella Confederazione elvetica

(17-18 marzo 2010)

 

 

 

 

 

 

n. 127

 

 

 

15 marzo 2010

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Esteri

( 066760-3855– * st_affari_esteri@camera.it

Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici:

Servizio Rapporti Internazionali

( 066760-3948 – * cdrin1@camera.it

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

 

 

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

File: ES0407

 


INDICE

Programma della missione

§      Commissione Esteri, Missione nella Confederazione elvetica (17-18 marzo 2010) 3

Schede di lettura

Gli sviluppi del quadro politico interno  9

Le recenti tensioni nelle relazioni libico-elvetiche  12

Lo scudo fiscale ed i rapporti italo-elvetici 15

Scheda politico-istituzionale (a cura del Servizio Rapporti internazionali) 21

Rapporti tra Unione europea e Confederazione elvetica (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 39

Relazioni parlamentari tra l’Italia e la Confederazione elvetica (a cura del Servizio Rapporti internazionali) 45

Profili biografici (a cura del Servizio Rapporti internazionali)

§      Pascale Bruderer Wyss, Presidente della Commissione Politica estera del Consiglio nazionale  55

§      Christa Markwalder Bär, Presidente del Consiglio nazionale  57

Documentazione

Relazioni bilaterali italo-elvetiche (a cura del Ministero degli Affari esteri) 61

§      USB Off the Hook, but Is Swiss Banking?, tratto dal sito: www.isn.ethz.ch, 17 agosto 2009  77

§      Switzerland: A Country of Poiticians, tratto dal sito: www.isn.ethz.ch, 26 agosto 2009  77

§      French Tax Evasion targets Swiss Banking, tratto dal sito: www.isn.ethz.ch, 1 settembre 2009  77

§      Swiss Mule New Libyia Hostage Strategy, tratto dal sito: www.isn.ethz.ch, 29 ottobre 2009  77

§      Swiss Foreign Policy 2009: Crises and Changes, in: CSS Analyses in security Policy, ottobre 2009  77

§      Swiss Minaret Ban Sends Ripples Worldwide, tratto dal sito: www.isn.ethz.ch, 1 dicembre 2009  77

§      The Danger of Majority Tyranny, tratto dal sito: www.isn.ethz.ch, 3 marzo 2010  77

 


SIWEB

Schede di lettura

 


Gli sviluppi del quadro politico interno

Dopo le elezioni legislative per la Camera bassa dell’ottobre 2007,  l’elezione  nel dicembre 2007 del nuovo Consiglio federale - nel quale, nella logica caratteristicamente svizzera della forma di governo direttoriale, siedono dal 1959 rappresentanti di tutti i principali quattro partiti – ha riservato un’inaspettata clamorosa sorpresa, ovvero la mancata riconferma di uno solo dei sette membri del Consiglio federale precedente, ma proprio di Christoph Blocher, leader del partito nazional-conservatore dell’Unione democratica di centro, che aveva riportato il maggior numero di consensi (29%) in ottobre. In tal modo è venuto sostanzialmente meno dopo mezzo secolo il tradizionale assetto dell’esecutivo elvetico, poiché Blocher ha annunciato di costituire il proprio partito quale opposizione, per dar voce soprattutto alle istanze popolari nei confronti dell’élite politica sulle questioni in cui si registrano le maggiori distanze, come ad esempio le relazioni con l’Unione europea. La candidata dell’UDC designata al posto di Blocher, la moderata Eveline Widmer-Schlumpf, dopo una prima esitazione ha accettato l’elezione, e assieme al riconfermato Samuel Schmid .- anch’egli dell’ala moderata - ha costituito la rappresentanza dell’UDC nell’Esecutivo, prontamente sconfessata dalla maggioranza del partito, che ha negato ogni appoggio ai due componenti del Consiglio federale, nonché ogni loro possibilità di partecipare in quanto parlamentari alle riunioni del gruppo dell’UDC, con una vera e propria espulsione de facto. La soluzione di continuità nella tradizione di governo svizzera è stata poi tuttavia parzialmente attenuata un anno dopo, quando nel dicembre 2008, dimessosi Schmid dalla responsabilità della Difesa - ufficialmente per ragioni di salute, ma dopo essere stato coinvolto in una serie di scandali nell’ambito delle forze armate elvetiche -, è stato eletto al suo posto l’ultraconservatore Ueli Maurer.

La vita politica ha poi conosciuto un primo momento di verifica referendaria il 1° giugno 2008, con il voto sulla consultazione promossa dall’Unione democratica di centro, mirante a restringere le possibilità di acquisire per naturalizzazione la cittadinanza elvetica. In particolare, il quesito referendario mirava a trasferire ai Comuni l’autonoma facoltà di individuare quali organismi dovessero essere deputati a concedere la cittadinanza, giungendo finanche a delegare tale facoltà a un pronunciamento elettorale inappellabile degli abitanti dei Comuni. La motivazione del partito promotore del referendum consisteva da un lato nell’asserita necessità di prevenire la diffusione della criminalità nel paese, e dall’altro di porre fine allo sfruttamento del generoso welfare elvetico da parte di stranieri in malafede. Il risultato del referendum ha visto bocciare con un’ampia maggioranza di quasi il 64% dei voti la proposta dell’Unione democratica di centro.

Una nuova tornata referendaria alla fine di novembre 2008 ha sostanzialmente confermato la sintonia del pragmatico elettorato svizzero con le autorità di governo: in una consultazione relativa a più argomenti, infatti, gli elettori hanno anzitutto approvato una nuova legge federale sugli stupefacenti, che ha dato una specifica base legale alla tradizionale politica di distribuzione di eroina sotto controllo medico nei casi di maggiore dipendenza. Inoltre, è stato parallelamente bocciato il testo di un’iniziativa popolare per la depenalizzazione del consumo e della coltivazione di cannabis, che avrebbe conferito al governo elvetico anche il compito di regolarne la produzione e il commercio - la legge federale sugli stupefacenti in precedenza richiamata contiene peraltro criteri per l’uso terapeutico della stessa cannabis. Nel campo del welfare, gli elettori hanno respinto un’iniziativa sindacale per consentire il pensionamento anticipato, senza penalizzazione e su base volontaria, agli appartenenti alle fasce di reddito meno elevate già a partire dai 62 anni di età. L’unico momento di distonia dell’elettorato rispetto gli orientamenti del governo è stato segnato dal referendum con il quale, seppure di strettissima misura, i cittadini svizzeri hanno detto sì alla imprescrittibilità degli atti di pedofilia.

Alla fine di novembre 2009, invece, le autorità elvetiche di governo sono state spiazzate dal successo del referendum nazional-conservatore sul divieto di costruzione in Svizzera di nuovi minareti, a seguito del quale la proibizione è stata addirittura incorporata nella Costituzione del paese. La reazione del governo è stata quella di mettere in evidenza come l’esito referendario non abbia alcuna influenza sui quattro minareti già esistenti in Svizzera, né tantomeno sulla costruzione di nuove moschee. Il segnale degli elettori è stato piuttosto, secondo le autorità di Berna, diretto contro il pericolo di affermazione di correnti islamiche fondamentaliste miranti ad affermare gli aspetti giuridico-comunitari della religione musulmana, dei quali il minareto sarebbe un simbolo eloquente. Va registrato come le reazioni islamiche livello internazionale siano stati effettivamente moderate, unendo al dispiacere per la decisione il rispetto per gli elettori elvetici e il richiamo a un atteggiamento moderato e costruttivo di tutti i musulmani: hanno fatto eccezione la Libia e i Fratelli musulmani egiziani, la cui Guida suprema ha definito la decisione svizzera contraria alle prassi internazionali e ai diritti umani. In modo apparentemente paradossale, il risultato del referendum elvetico è sembrato allarmare maggiormente la Santa sede, il cui  quotidiano ha tracciato un parallelo tra la questione del divieto di esposizione del Crocifisso e quello di costruire nuovi minareti, considerati entrambi espressioni di minaccia alla libertà di religione e all’integrazione. Anche l’allora presidenza svedese di turno dell’Unione europea ha criticato sia il risultato del voto, sia la stessa sottomissione a referendum di materie delicate come quella in discussione; e lo stesso segretario generale del Consiglio d’Europa Jagland ha posto la questione della legittimità di un pronunciamento popolare su questioni riguardanti diritti individuali dei cittadini, lasciando immaginare anche la possibilità di un ricorso sulla materia innanzi alla Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo.

 


Le recenti tensioni nelle relazioni libico-elvetiche

La crisi tra Libia e Svizzera, trae origine dall'arresto il 15 luglio 2008, in un albergo ginevrino, di uno dei figli del colonnello Gheddafi, Hannibal, e di sua moglie, dopo una denuncia di alcuni loro domestici per maltrattamenti. Dopo un paio di giorni di detenzione la coppia fu rilasciata su cauzione, ma successivamente un periodico ginevrino pubblicava delle foto di Hannibal Gheddafi durante il fermo in commissariato.

La Libia, già per il solo fatto dell'arresto di Hannibal Gheddafi, reagiva con una serie di misure di ritorsione, tra le quali la sospensione temporanea delle forniture di petrolio alla Confederazione elvetica, il blocco dei voli e il ritiro di depositi dalle banche svizzere per un totale di circa 5 miliardi di euro. Inoltre, già il 19 luglio 2008, due uomini d'affari svizzeri venivano trattenuti in Libia e accusati di violazione delle norme sul soggiorno. I due cittadini svizzeri, dopo dieci giorni di detenzione, vennero rilasciati a condizione di rimanere in Libia, ove sono ospiti dell'Ambasciata svizzera: per la verità vi è stato anche un episodio poco chiaro, quando con la motivazione di una necessità di analisi cliniche, i due sono stati prelevati dall'Ambasciata svizzera a metà settembre e trattenuti in un luogo segreto fino al 9 novembre.

Le decisioni giudiziarie sulla sorte dei due cittadini elvetici si sono poi trascinate per diverso tempo, pendendo sul loro campo anche un'accusa per esercizio di attività economiche illegali. Nonostante un viaggio in Libia del presidente di turno della Confederazione elvetica Hans-Rudolf Merz, durante il quale sono state rivolte scuse ufficiali al governo di Tripoli, i rapporti tra i due paesi sono rimasti piuttosto tesi. Il 31 gennaio 2010 uno dei due cittadini svizzeri, Rachid Hamdani, è stato dichiarato innocente dalla Corte d'appello di Tripoli con riferimento all'accusa di soggiorno illegale. Il 7 febbraio è stato reso noto che l'altro cittadino elvetico, Max Goeldi, si è visto comminare il pagamento di una multa pari a circa 585 euro a chiusura della procedura nei suoi confronti per esercizio di attività economica illegale in Libia. Quattro giorni dopo lo stesso Goeldi si è visto ridurre la pena per soggiorno illegale da 16 a 4 mesi di prigione -ma con la possibilità di un ulteriore ricorso all'Alta corte libica -, mentre veniva reso noto che il 12 febbraio sarebbe stato consegnato il passaporto a Hamdani, ormai praticamente libero di lasciare la Libia.

A fronte di questi sviluppi della vicenda, il 14 febbraio veniva comunicata la decisione elvetica di vietare a 188 personalità libiche l'ingresso in Svizzera: nell'elenco, oltre allo stesso colonnello Gheddafi e alla sua famiglia, figurano parlamentari, membri del governo, operatori economici, alti ufficiali delle forze armate e dei servizi di sicurezza libici. Il provvedimento di Berna - duramente criticato da Tripoli, che in caso di mancata revoca ha minacciato misure dissuasive in base al principio di reciprocità -, essendo la Svizzera dal dicembre 2008 entrata a far parte del sistema Schengen[1], ha avuto ripercussioni sulla possibilità di ingresso dei personaggi elencati nel provvedimento svizzero in tutti i Paesi dell'area Schengen. Il 14 febbraio stesso le preannunciate misure di ritorsione libiche si sono concretizzate nella decisione di chiudere l'ingresso in Libia a tutti cittadini provenienti dall'area Schengen, indipendentemente dalla loro nazionalità o provenienza.

Sul piano diplomatico, una reazione particolarmente energica è stata quella dell'Italia e di Malta, molto interessate al mantenimento di buoni rapporti con la Libia: il Ministro degli esteri italiano Frattini, nel preannunciare che avrebbe interposto i suoi buoni uffici con Tripoli, ha messo in chiaro che non è possibile un uso del trattato di Schengen per una disputa bilaterale, perché in tal modo si rende l'Europa intera - non si dimentichi che nel patrimonio giuridico consolidato dell'Unione europea, il cosiddetto acquis communautaire, il sistema Schengen è stato ormai pienamente integrato - ostaggio di una vicenda in cui è parte soltanto la Confederazione elvetica, che oltretutto non è parte dell’UE. Il sottosegretario agli esteri Stefania Craxi, in visita il 16 febbraio nella capitale maltese, ha definito l'iniziativa svizzera alla stregua di un abuso.

Sul piano della diplomazia europea l'accento è sembrato spostarsi maggiormente verso critiche alla Libia, la cui decisione di impedire l'ingresso a tutti i cittadini dell'area Schengen è stata definita dalla Commissione europea un atto unilaterale e sproporzionato. Da parte italiana è emersa intanto la proposta che da parte dei paesi Schengen si debbano concedere visti ai cittadini libici, precludendo loro meramente l'ingresso in Svizzera; il viceministro dello sviluppo economico Adolfo Urso, dal canto suo, ha caldeggiato parimenti la possibilità di poter aggirare quella che ha definito un'applicazione perlomeno incongrua del trattato di Schengen, venendo così incontro alle preoccupazioni delle imprese italiane operanti in Libia. Va detto tuttavia che per alcuni paesi Tripoli non ha applicato in modo troppo rigido il provvedimento di chiusura, e tra questi figura proprio l'Italia, verosimilmente anche sulla scorta del recente Trattato di amicizia e cooperazione tra le due paesi.

Il 17 febbraio il Ministro degli esteri libico è intervenuto a Roma in una riunione trilaterale con gli omologhi italiano e maltese, i quali hanno sostenuto la richiesta libica affinché la Svizzera cancelli la black list nei confronti delle numerose personalità libiche. Il Ministro Frattini non ha mancato però di richiedere al collega libico il rilascio dei due cittadini svizzeri trattenuti in Libia, come atto di disponibilità e di buona volontà, atteggiamento che la stessa Svizzera è sembrata condividere in ordine alla ulteriore richiesta libica di aprire un'indagine sulle responsabilità della distribuzione alla stampa delle foto segnaletiche di Hannibal Gheddafi in stato di fermo in un commissariato elvetico. Frattini è tornato inoltre a chiedere alla Libia flessibilità nei confronti dei paesi Schengen che nulla hanno a che vedere con il contenzioso libico-svizzero. Giungeva intanto la notizia che tutti gli italiani che in un primo tempo erano stati coinvolti nella decisione di Tripoli, già il 17 febbraio avevano potuto fare ingresso regolarmente nel paese.

Il 18 febbraio i Ministri degli esteri elvetico e libico sono stati ospiti a Madrid del loro omologo spagnolo (la Spagna è, come noto, Presidente di turno dell'Unione europea): il risultato più importante del colloquio è stata la conferma elvetica di aver avviato una procedura penale per violazione del segreto di funzione, in relazione alla diffusione delle foto segnaletiche di Hannibal Gheddafi durante il fermo in un commissariato svizzero. Al proposito la Procura generale del Cantone ginevrino ha definito la diffusione delle foto un comportamento inammissibile e una violazione del segreto di funzione, ribadendo con forza la propria determinazione a proseguire l'indagine.

Il 22 febbraio vi è stata una svolta nei confronti dei due cittadini elvetici trattenuti in Libia, giacché è stato restituito il passaporto e concesso il visto necessario a  Rachid Hamdani, che ha potuto raggiungere la Tunisia in automobile. Per quanto riguarda Max Goeldi, invece, dopo qualche ulteriore tensione - con la polizia libica che ha circondato l’ambasciata svizzera - questi si è consegnato alle autorità di Tripoli per scontare la pena residua di quattro mesi di detenzione.

La tensione non è tuttavia affatto diminuita, poiché appena tre giorni dopo il leader libico Gheddafi ha invocato una guerra santa islamica contro Berna come reazione al referendum di novembre che ha imposto il divieto di nuova costruzione di minareti nella Confederazione elvetica. La presa di posizione del colonnello Gheddafi ha suscitato proteste ad ampio raggio nella Comunità internazionale: il Ministro degli esteri italiano Frattini ha dichiarato non essere interesse di nessuna delle parti un inasprimento ulteriore delle relazioni.

Le prese di posizione internazionali non sembrano tuttavia aver contribuito a disinnescare le tensioni, giacché il 3 marzo il portavoce del governo libico ha annunciato l’embargo economico e commerciale totale nei riguardi della Svizzera.

 


Lo scudo fiscale ed i rapporti italo-elvetici

Lo scudo fiscale, introdotto con decreto-legge n. 78/2009 e modificato dai decreti legge n. 103/2009 e n. 194/2009, consente la “regolarizzazione” o il “rimpatrio” delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero in violazione degli obblighi valutari e tributari sanciti dal D.L. n. 167/1990.

L’emersione, ammessa per le attività detenute all’estero in data non successiva al 31 dicembre 2008, si perfeziona con il pagamento di un’imposta straordinaria la cui misura corrisponde, sostanzialmente, al 5% del valore emerso per le operazioni eseguite entro il 15 dicembre 2009, al 6% per le operazioni eseguite nel periodo compreso tra il 30 dicembre 2009 e il 28 febbraio 2010 nonché al 7% qualora lo scudo fiscale sia applicato tra il 1° marzo 2010 e il 30 aprile 2010.

Nei confronti del contribuente che ha effettuato l’emersione è preclusa ogni attività di accertamento tributario e contributivo limitatamente ai periodi d’imposta e agli imponibili che sono oggetto di rimpatrio o regolarizzazione. Inoltre, l’emersione comporta effetti estintivi di reati penali tra i quali la omessa o infedele dichiarazione e il falso in bilancio. Inoltre, i dati e le notizie emersi per l’operazione di rimpatrio o di regolarizzazione non possono costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente sia in sede giudiziaria, civile, amministrativa e tributaria, sia in sede amministrativa.

Con riferimento ai soggetti residenti in Italia che prestano la propria attività all'estero (c.d. frontalieri), la disciplina dello scudo fiscale è stata oggetto di una prima specifica interpretazione fornita dall’Agenzia delle entrate e, successivamente, di un intervento legislativo operato con il decreto-legge n. 194/2009 (mille proroghe).

L'Agenzia delle entrate, nella circolare n. 48/E del 17 novembre 2009, ha precisato che, mentre i dipendenti pubblici in servizio all'estero per la maggior parte del periodo d'imposta non sono soggetti agli obblighi sul monitoraggio fiscale in quanto non aventi il requisito della residenza, i lavoratori frontalieri e i dipendenti di imprese multinazionali che lavorano all'estero e che risultano titolari di depositi e/o conti correnti esteri di ammontare superiore a 10.000 euro, sono invece tenuti ad adempiere agli obblighi in materia di monitoraggio fiscale. Tali ultimi soggetti, evidenzia la circolare, "possono regolarizzare la propria posizione fiscale con riferimento agli anni pregressi, presentando la dichiarazione dei redditi integrativa relativamente al periodo d'imposta 2008"; ciò in quanto si tiene conto della "carenza, nei casi in esame, della volontà di porre in essere comportamenti illeciti (è sintormatica, al riguardo, la circostanza che si tratta di disponibilità detenute all'estero derivanti da redditi di lavoro dipendente e assimilato generalmente assoggettati a tassazione alla fonte a cura del datore di lavoro)".

Sul piano normativo si è intervenuti con l'articolo 2, comma 7, del decreto-legge n. 194 del 30 dicembre 2009 ("milleproroghe") ai sensi del quale i lavoratori dipendenti e i pensionati che hanno omesso la presentazione del modello RW della dichiarazione dei redditi per il 2008 possono ripresentare la suddetta dichiarazione, al fine di indicare le attività detenute all’estero nel 2008, entro il 30 aprile 2010 con applicazione delle sanzioni minime previste dalla legge (c.d. ravvedimento operoso).

Inoltre, secondo quanto affermato nella relazione illustrativa allegata al D.L. n. 194, la richiamata disposizione consente di "regolarizzare l'intera posizione fiscale anche con riferimento agli anni pregressi secondo le modalità illustrate nella circolare dell'Agenzia delle entrate n. 48/E del 17 novembre 2009".

 

L’emersione delle attività effettuata da soggetti residenti in Italia che prestano la propria attività all'estero (c.d. frontalieri) è stata oggetto di una prima specifica interpretazione fornita dall’Agenzia delle entrate e, successivamente, di un intervento legislativo operato con il decreto-legge n. 194/2009 (mille proroghe).

L'Agenzia delle entrate, nella circolare n. 48/E del 17 novembre 2009, ha precisato che, mentre i dipendenti pubblici in servizio all'estero per la maggior parte del periodo d'imposta non sono soggetti agli obblighi sul monitoraggio fiscale in quanto non aventi il requisito della residenza, i lavoratori frontalieri e i dipendenti di imprese multinazionali che lavorano all'estero e che risultano titolari di depositi e/o conti correnti esteri di ammontare superiore a 10.000 euro, sono invece tenuti ad adempiere agli obblighi in materia di monitoraggio fiscale. Tali ultimi soggetti, evidenzia la circolare, "possono regolarizzare la propria posizione fiscale con riferimento agli anni pregressi, presentando la dichiarazione dei redditi integrativa relativamente al periodo d'imposta 2008"; ciò in quanto si tiene conto della "carenza, nei casi in esame, della volontà di porre in essere comportamenti illeciti (è sintormatica, al riguardo, la circostanza che si tratta di disponibilità detenute all'estero derivanti da redditi di lavoro dipendente e assimilato generalmente assoggettati a tassazione alla fonte a cura del datore di lavoro)".

Sul piano normativo si è intervenuti con l'articolo 2, comma 7, del decreto-legge n. 194 del 30 dicembre 2009 ("milleproroghe") ai sensi del quale i lavoratori dipendenti e i pensionati che hanno omesso la presentazione del modello RW della dichiarazione dei redditi per il 2008 hanno la possibilità di regolarizzare la posizione entro il 30 aprile 2010 con applicazione delle sanzioni minime (ravvedimento operoso).

Inoltre, secondo quanto affermato nella relazione illustrativa allegata al D.L. n. 194, la richiamata disposizione consente di "regolarizzare l'intera posizione fiscale anche con riferimento agli anni pregressi secondo le modalità illustrate nella circolare dell'Agenzia delle entrate n. 48/E del 17 novembre 2009".

 

Le relazioni tra Italia e Svizzera hanno conosciuto negli ultimi mesi qualche difficoltà, in relazione agli accresciuti sforzi, a livello internazionale e da parte dell’Italia, per rendere trasparenti i mercati dei servizi bancari e finanziari a livello globale.

Si ricorda infatti che già nel Vertice G-20 di Londra del 2 aprile 2009, al culmine di un periodo di intensa cooperazione internazionale per far fronte alla grave crisi finanziaria i cui effetti tuttora perdurano, era stato deciso di porre fine sostanzialmente all’istituto del segreto bancario, autorizzando l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) a pubblicare l’elenco dei cosiddetti paradisi fiscali, e mettendo inoltre a punto una serie di sanzioni mirate. La Svizzera è risultata inclusa nella cosiddetta lista grigia, quella dei Paesi che pur avendo formalmente accettato di collaborare nel rispetto delle regole di trasparenza finanziaria dell’OCSE, si sono poi nella sostanza scarsamente adeguati. Va peraltro ricordato che nel successivo Vertice G-20 di Pittsburgh (settembre 2009) il tema del contrasto ai paradisi fiscali è rimasto sull osfondo, nonostante l’interesse manifestato dalla Germania.

Comunque, nel contesto della crisi finanziaria internazionale e della necessità anche per il nostro Paese di favorire al massimo il rientro dei capitali, il Governo ha messo a punto a partire dal mese di luglio 2009 un’apposita normativa, comunemente nota come “scudo fiscale”, che dopo un complesso iter parlamentare è stata definitivamente approvata all’inizio di ottobre, e successivamente prorogata con il D.L. 194/2009. Sono evidenti i riflessi del provvedimento nei confronti della Svizzera (e in particolare del Canton Ticino), ove si stima siano stati depositati illecitamente oltre cento miliardi di euro da cittadini italiani, quasi sessanta dei quali sarebbero peraltro già rientrati nel nostro Paese alla metà di febbraio 2010, come comunicato dalla Banca d’Italia.

Un ulteriore volet dei recenti rapporti italo-elvetici, sempre in relazione alla dimensione finanziaria, è rappresentato dalla necessità di una revisione della Convenzione bilaterale contro le doppie imposizioni, che risale alla fine degli Anni Settanta. Al proposito va ricordato che le Convenzioni in tale materia si basano su un modello evolutivo redatto dall’OCSE, nel quale nel corso degli anni sono state incluse numerose nuove previsioni. La Convenzione in vigore tra Italia e Svizzera, ratificata dal nostro Paese con la legge 23 dicembre 1978, n. 943, all’articolo 27 contiene l’esplicito divieto di scambiare tra le due amministrazioni fiscali informazioni suscettibili di rivelare segreti bancari, industriali o professionali. D’altra parte, il modello di Convenzione OCSE del 2008, all’art. 26, stabilisce che non sarà possibile giustificare il diniego di fornitura di informazioni su una data questione, per il solo fatto che tali informazioni siano in possesso di una banca o di altro istituto finanziario. La Confederazione elvetica, perseguendo l’obiettivo di uscire anche dalla “lista grigia” dell’OCSE, dovrà necessariamente stipulare numerose Convenzioni bilaterali sulle doppie imposizioni ispirate ai nuovi standard. In questa prospettiva già nel luglio 2009 sono stati avviati, soprattutto per impulso italiano, colloqui bilaterali per una revisione della citata Convenzione italo-svizzera contro le doppie imposizioni.

Tuttavia, nel mese di ottobre il Ministro delle Finanze e Presidente di turno della Confederazione elvetica, Hans-Rudolf Merz esprimeva preoccupazione per alcune iniziative dell’Italia in campo fiscale – soprattutto, evidentemente, per gli effetti dello “scudo” -, a ciò sollecitato in primis dall’ABT (Associazione bancaria ticinese). Mentre un’intervista di Merz a “Il Sole-24 Ore” pubblicata il 27 ottobre voler ricondurre i problemi sul tappeto a una dimensione di distesa cooperazione bilaterale – senza però mancare di ribadire con forza la solidità del segreto bancario elvetico -; un’iniziativa delle Autorità fiscali italiane riaccendeva nella stessa giornata le polemiche. Infatti veniva effettuata in 22 città italiane un’operazione simultanea di controllo in 76 filiali italiane di banche o intermediari finanziari elvetici, ovvero situate nei dintorni della repubblica di San Marino, allo scopo di verificare l’adempimento degli obblighi di legge in ordine alla comunicazione dei dati sulla clientela all’Archivio dei rapporti finanziari del fisco. L’iniziativa italiana provocava vibrate proteste dell’Associazione svizzera dei banchieri, i cui portavoce hanno definito discriminatoria la scelta di concentrare l’attenzione sulle sole filiali di istituti finanziari elvetici, e stranamente spettacolare la modalità di conduzione dell’operazione. Il 28 ottobre il Ministro dell’interno svizzero Couchepin ha ribadito le accuse di discriminazioni verso il sistema bancario elvetico, qualificando l’operazione italiana dell’epiteto di “razzia”, e nel pomeriggio l’Ambasciatore italiano a Berna è stato convocato dalle Autorità elvetiche per fornire spiegazioni. Nel contempo il Presidente del Canton Ticino Gendotti ha denunciato la presenza sui treni e in territorio elvetico di agenti in borghese della Guardia di Finanza italiana dediti a spiare il comportamento di connazionali: ciò si aggiunge alla pratica diffusa di fotografare le targhe dei veicoli al valico di Ponte Chiasso, collegata ai controlli in corso sui cittadini italiani durante la vigenza dello “scudo fiscale”, la cui scadenza è fissata al 30 aprile 2010. Nei giorni successivi le accuse alla Guardia di Finanza di indagini indebite in territorio elvetico sono state riprese anche dal sindaco di Chiasso, e da parte svizzera si è lasciato chiaramente intendere che come reazione verranno bloccate le trattative per la revisione della Convenzione bilaterale sulle doppie imposizioni.

Comunque il 4 novembre il Governo elvetico ha annunciato la creazione di una specifica task force interministeriale per le questioni fiscali con l’Italia, allo scopo dichiarato di stemperare le tensioni e comporre amichevolmente le controversie, nonché di individuare le misure più appropriate.

I rapporti tra i due Paesi non sembrano tuttavia aver troppo risentito dei momenti di criticità, se già il 5 novembre si sono incontrati a Roma il Ministro dello sviluppo economico Scajola e la sua omologa svizzera Leuthard, per discutere dei rapporti nei settori commerciale ed energetico. Dai colloqui è stato riconfermato l’interesse primario reciproco in campo commerciale, con l’Italia al secondo posto tra i partner UE della Svizzera. Tra l’altro il Ministro Scajola ha assicurato alla controparte che mediante l’Istituto nazionale del commercio con l’estero (ICE) verranno organizzati eventi nel Canton Ticino per un forte coinvolgimento nelle attività infrastrutturali preparatorie dell’EXPO di Milano 2015. Il 17 novembre il Capo del Dipartimento federale elvetico di giustizia e polizia, Sig.ra Widmer-Schlumpf, ha incontrato a Roma i colleghi italiani dell’Interno, Maroni, e della Giustizia, Alfano: nei colloqui intercorsi è stata espressa soddisfazione per l’elevata reciproca cooperazione, in vista di un suo potenziamento soprattutto nella lotta alla criminalità organizzata e nella confisca dei patrimoni illecitamente acquisiti. Altri settori interessati sono stati quello della lotta al traffico di stupefacenti – con la firma di un’apposita intesa – e all’immigrazione clandestina.

Tra le possibili misure ventilate in Svizzera come reazione alle iniziative dell’Italia vi è stata – con grave allarme nei Comuni italiani di frontiera - quella di una sospensione dei ristorni fiscali a vantaggio dei Comuni italiani di confine, a valere sulle imposte pagate in Svizzera dai circa 55.000 lavoratori italiani frontalieri che quotidianamente si recano nella Confederazione, prevalentemente nel Canton Ticino, ma anche nei Grigioni e nel Vallese.

Va ricordato che la realtà dei lavoratori frontalieri in Svizzera – non solo italiani, ma anche francesi, tedeschi e austriaci – è consolidata da molti decenni, tant’è vero che vi è in Italia un’apposita normativa, a partire dalla legge 26 luglio 1975, n. 386 (recante approvazione ed esecuzione dell'Accordo tra l'Italia e la Svizzera relativo alla imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei comuni italiani di confine, firmato a Roma il 3 ottobre 1974). L’Accordo in questione, dopo aver ribadito l’esclusiva imponibilità in Svizzera delle remunerazioni corrisposte ai lavoratori frontalieri italiani, prevede all’articolo 2 che i tre Cantoni elvetici interessati, di cui in precedenza, versino ogni anno a beneficio dei Comuni italiani di confine una parte del gettito fiscale prelevato sulle remunerazioni dei frontalieri italiani, quale compensazione delle spese sostenute dai Comuni italiani in relazione alla residenza dei frontalieri sul loro territorio, a fronte di un’attività lavorativa esercitata in Svizzera. Dopo i primi due anni, la compensazione è stata assestata nella misura del 40% dell’ammontare lordo delle imposte sulle remunerazioni dei frontalieri italiani. L’articolo 5 dell’Accordo prevede che almeno annualmente si svolgerà una riunione mista nel corso della quale “i rappresentanti italiani informeranno quelli svizzeri circa l’utilizzazione delle somme” messe a disposizione con il ristorno fiscale. L’Accordo in oggetto avrebbe dovuto essere parte integrante di una successiva Convenzione sulle doppie imposizioni – che, come si è visto, venne effettivamente stipulata nel 1976.

In attuazione dell’art. 5 della citata legge 26 luglio 1975, n. 386, i criteri di ripartizione e utilizzazione dei fondi provenienti dalla Svizzera sono stati stabiliti con Decreti dei ministri delle Finanze, da ultimo con il Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze 25 luglio 2008.

Con le leggi 12 giugno 1984, n. 228 e 5 giugno 1997, n. 147 sono state in seguito – in attuazione dell’Accordo italo-svizzero del 12 dicembre 1978 per la retrocessione finanziaria in materia di assicurazioni contro la disoccupazione dei lavoratori frontalieri - dettate norme in materia di trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro, con la costituzione di un’apposita contabilità separata presso l’INPS.

 


Scheda politico-istituzionale
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

Confederazione svizzera[2]

 

 

 

Febbraio 2010


 

DATI GENERALI

Superficie

41.277 Kmq

Capitale

BERNA

Abitanti

7.604.467 (età media 41 anni)

Tasso crescita popolazione

0,28%

Aspettativa di vita

81 anni

Tasso di emigrazione

1,8 (su 1000 abitanti)

Gruppi religiosi

Cattolici (42%); protestanti (35%); musulmani (4%); ortodossi (2%);

Lingue nazionali

Tedesco 64%, francese 20%, italiano 6,5%, romancio 0,5%

Fonte: CIA, The world Factbook 2010


CENNI STORICI

 

Nel I secolo A.C. la regione denominata “Helvetia” divenne di interesse per i Romani. Risalgono a quel tempo le costruzioni di Avenches vicino a Berna e di Augusta Raulica (Augst), presso Basilea. La fine dell’Impero Romano aprì le porte all’immigrazione germanica: Burgundi, Alemanni, Franchi e Longobardi popolarono l’attuale territorio elvetico fino all’800 D.C., quando Carlo Magno l’assoggettò al suo dominio.

A partire dal 600 D.C. circa, periodo in cui la popolazione elvetica si convertì al cristianesimo, si stabilirono nella regione monaci irlandesi, dai quali originerà la creazione di numerosi monasteri (San Gallo, Disentis, Lucerna, Einsiedeln).

Alla fine del IX secolo, la frammentazione dell’Impero di Carlo Magno consentì l’affermazione nella regione elvetica di diverse dinastie locali (gli Zaehringer, i Savoia, gli Asburgo). Di fronte ai ripetuti tentativi degli Asburgo di mantenere il controllo dell’accesso al Gottardo, gli abitanti di Uri, Svitto e Untervaldo reagirono, creando nel 1273 una Federazione basata sul principio della comune difesa (Patto del “Grütli”), dando così origine al primo nucleo della nazione elvetica.

L’inizio della neutralità si manifestò in occasione della Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), a partire dalla quale la popolazione svizzera non partecipò più ai conflitti europei. Nel Trattato di Westfalia, la Svizzera vide riconosciuto il suo Statuto e rescissi i vincoli anche formali che ancora la legavano all’antico sistema imperiale.

Dopo l’occupazione della Svizzera da parte delle truppe francesi nel 1798, al Congresso di Vienna del 1815 la Svizzera si costituì in una Confederazione formata da 22 Cantoni.

L’emergere delle borghesie liberali cittadine, a svantaggio delle zone conservatrici rurali della Svizzera centrale, condusse nel 1848 all’approvazione di una nuova Costituzione, i cui principi sono in gran parte validi tuttora.

La revisione della Costituzione del 1848, propiziata dall’affermarsi graduale delle correnti radicali democratiche, sfociò nel nuovo testo del 1874, che sancì l’adozione del sistema della "democrazia diretta" a mezzo del referendum popolare confermativo, ancora oggi caratteristica peculiare del sistema politico svizzero. A tutela della volontà delle minoranze nelle decisioni di maggior rilievo fu altresì sancita la necessità di una doppia maggioranza, popolare e dei Cantoni.

Nel corso del XX secolo la Svizzera ha ulteriormente consolidato il suo sistema politico-istituzionale, attestato sui due principi - cardine della neutralità e della democrazia diretta. Uscita indenne dalla I Guerra Mondiale, la Svizzera ha rafforzato il proprio prestigio internazionale, fino a divenire sede delle principali convenzioni internazionali, oltre che dell’allora Lega delle Nazioni. Alla fine della II Guerra Mondiale, il mantenimento della neutralità ha consentito a Berna di acquisire un posto stabile fra i Paesi industrialmente più avanzati e un ruolo di protagonista nel sistema finanziario internazionale. Oggi la Svizzera è membro dell’ONU e prosegue il suo cammino di avvicinamento all’Unione Europea, pur non ritenendosi mature ipotesi di adesione, di cui condivide da tempo valori e obiettivi.

 

 

PRINCIPALI CARICHE ISTITUZIONALI

Presidente della Confederazione e Presidente del Consiglio federale[3]

Doris LEUTHARD, Partito popolare democratico (PPD), dal 1° gennaio 2010

Vice Presidente della Confederazione e Vice Presidente del Consiglio federale

Moritz LEUENBERGER (Partito Socialdemocratico PS), dal 1° gennaio 2010

Presidente del Consiglio degli Stati (Camera Alta)[4]

Erika FORSTER-VANNINI (Partito Liberale-Radicale) dal 1° gennaio 2010)

Presidente del Consiglio Nazionale (Camera Bassa)

Pascale BRUDERER WYSS, (Partito Socialdemocratico PS), dal 1° gennaio 2010

Capo del Dipartimento federale degli Affari esteri

Micheline CALMY-REY, Partito socialista (PS)

Capo del Dipartimento federale delle Finanze

Hans-Rudolf MERZ, Partito liberale radicale (PLR)

 

 


 

SCADENZE ELETTORALI

Assemblea federale (Consiglio Nazionale e Consiglio degli Stati)

Ottobre 2011

 

 

QUADRO POLITICO

 

In linea con un tradizionale orientamento del popolo svizzero favorevole alla stabilità dell’assetto politico del Paese ed alla sostanziale continuità dell’azione di governo, la politica interna della Confederazione Elvetica si è mossa per decenni nel solco di due principi-cardine.

Il primo, chiamato “principio della concordanza”, impone ai 7 Consiglieri Federali (e quindi, sia pure indirettamente, agli stessi partiti rappresentati nell’Esecutivo) di assumere collegialmente la responsabilità di tutte le decisioni. Il secondo, denominato “formula magica”, dal 17 dicembre 1959 congelava la composizione del Governo (Consiglio Federale), formato da 7 membri candidati dai 4 maggiori partiti, eletti per un quadriennio dall’Assemblea Federale ed appartenenti: 2 al Partito Socialista, 2 al Partito Liberale Radicale, 2 al Partito Popolare Democratico e 1 all’Unione Democratica di Centro. A seguito delle elezioni federali del 2003, dopo più di quarant’anni, la “formula magica” ha registrato una variazione, con l’assegnazione alla UDC di Christoph Blocher di un secondo seggio nel Consiglio Federale, a danno del PPD, rimasto con un solo Consigliere Federale.

 

Le elezioni politiche del 21 ottobre 2007 hanno confermato il rafforzamento della destra conservatrice dell’Unione Democratica di Centro (UDC), il maggior partito svizzero, che ha registrato un ulteriore sensibile balzo in avanti, risultando, nonostante il calo subito in seno al Consiglio degli Stati (Camera Alta), il grande vincitore delle consultazioni elettorali federali. Notevoli progressi sono stati registrati anche per gli ecologisti (Verdi e Verdi Liberali), a spese soprattutto dei Socialisti, penalizzati dall'esito delle urne, anche se il PS rimane la seconda forza politica del Paese. Nel complesso, tuttavia, il polo di sinistra è risultato indebolito, con l'avanzata dei Verdi insufficiente a compensare il calo dei Socialisti. Al centro dello schieramento si è confermata una ripresa dei Popolari-Democratici (PPD) che non sono riusciti tuttavia a realizzare il sorpasso dei Liberali-Radicali (PRL) in flessione dalle elezioni del 2003[5].

Con un tasso d’affluenza alle urne del 48,8% (+3,6% rispetto al 2003), l’UDC, con un distacco di quasi il 10% rispetto ai Socialisti si è imposta per la quinta volta consecutiva nelle elezioni parlamentari grazie ad una campagna elettorale aggressiva, che ha sollevato aspre critiche ma anche grande attenzione verso il partito, a cui hanno altresì contribuito, alla vigilia del voto, le violenti contestazioni di piazza di cui è stato oggetto da parte di frange estremiste di sinistra. 

 

Il 12 dicembre 2007 il Parlamento così composto ha proceduto all’elezione, a camere riunite, del nuovo Governo, del Cancelliere e del Presidente della Confederazione. Sono stati confermati tutti i Ministri uscenti, tranne il controverso leader dell’UDC e Ministro della Giustizia, Cristoph Blocher, che si è visto preferire una rappresentante dell’ala moderata del suo partito. L’UDC ha reagito scegliendo il passaggio all’opposizione ed il ritiro del sostegno ai due Consiglieri Federali provenienti dalle proprie fila. Ha altresì denunciato la costituzione di fatto di un governo di centro-sinistra ed il venir meno del “principio di concordanza”, sebbene il Parlamento abbia sottolineato che la scelta di escluderlo dal governo è stata una misura riguardante la sua persona e non un’azione diretta contro l’Unione Democratica di Centro. Tale situazione ha determinato l’inasprirsi dei toni ed una maggiore incertezza nel tradizionalmente pacato panorama politico elvetico.

La spaccatura dell’UDC tra l’ala nazional-conservatrice (guidata da Blocher) e quella liberale moderata ha portato alla nascita, formalizzata con il primo congresso nazionale nel novembre 2008, di una nuova formazione politica: il Partito Borghese Democratico (PBD), che annovera tra i suoi membri fondatori il Consigliere Federale per la Giustizia (eletto al posto di Blocher), un Senatore e cinque Deputati. Il PBD si richiama ai valori borghesi e democratici e vuole difendere e promuovere gli interessi delle piccole e medie imprese. Contrario all’adesione della Svizzera all’UE, sostiene la via bilaterale, compresa l’estensione degli accordi fra Berna e Bruxelles ai nuovi Stati membri dell’Unione. Difensore della neutralità elvetica, è fautore della cooperazione attiva della Svizzera in seno all’ONU, alle organizzazioni internazionali e agli Accordi di Schengen e Dublino.

Tale scissione ha inoltre determinato le dimissioni del Consigliere Federale per la difesa, Schmid, in quanto appartenente all’ala scissionista e co-fondatore del PDB. Il Parlamento Elvetico ha quindi eletto, nel dicembre 2008, Ueli Maurer, capo della sezione zurighese dell’Unione Democratica di Centro (UDC, destra nazionalista), quale suo sostituto. L’elezione dell’esponente dell’UDC ha messo apparentemente fine ad un periodo di anomalia politica, iniziato nel dicembre 2007, che aveva visto il Partito di maggioranza relativa escluso dal Governo.

Lo scorso 16 settembre 2009 ha avuto luogo l’elezione da parte del Parlamento svizzero di un nuovo Consigliere federale, in seguito alle dimissioni di Pascal Couchepin, Capo del Dipartimento dell’Interno, che aveva ricoperto l’incarico di membro del Governo per ben 11 anni. La scelta è ricaduta sul Consigliere agli Stati (Senato) Didier Burkhalter, membro del Partito liberale radicale (PLR).

 

Di seguito si riportano i dati della composizione dell’Assemblea Federale all’indomani delle elezioni del 21 ottobre 2007 e, successivamente, i dati della composizione attuale, come risulta a seguito della nascita del Partito Borghese Democratico[6].


 

COMPOSIZIONE DELL’ASSEMBLEA FEDERALE

(Le ultime elezioni si sono tenute il  21 ottobre 2007)

PARTITI

Consiglio Nazionale

Consiglio degli Stati

Unione Democratica di Centro (UDC)

62

7

Partito Socialdemocratico (PS)

43

9

Partito Radical-liberale (FDP- PRD)

31

12

Partito Popolare Democratico (CVP-PDC)

31

15

Verdi

20

2

Partito liberale svizzero (LPS)

4

0

Partito liberale verde svizzero (GLP)

3

1

Unione democratica federale (PEV-UDF)

2

0

Unione democratica federale

1

 

Altri

3

 

Totale

200

46

 

Gruppi parlamentari rappresentati nella 48^legislatura

Gruppi

Consiglio Nazionale

Consiglio degli Stati

Gruppo dell’Unione democratica di centro

59

6

Gruppo socialista

42

9

Gruppo liberale-radicale

35

12

Gruppo Partito popolare democratico

36

16

Gruppo dei Verdi

22

2

Gruppo del Partito borghese democratico

5

1

Non iscritto

1

0

 


 

QUADRO ISTITUZIONALE

 

La Svizzera è una Repubblica parlamentare con ordinamento federale. Un nuovo testo costituzionale è entrato in vigore il 1° gennaio 2000.

La Costituzione Federale definisce le relazioni tra il Governo federale ed i cantoni (20 cantoni e 6 semicantoni). Il Governo federale è responsabile in materia di politica estera, difesa, sistema pensionistico, poste e telecomunicazioni, ferrovie e moneta. Tutte le altre competenze spettano ai cantoni, comprese quelle relative all’istruzione, alla sanità, al sistema giudiziario e fiscale. Ogni cantone comprende a sua volta numerosi comuni (3.000 in tutta la Svizzera) tutti dotati di un variabile grado di autonomia.

 

PARLAMENTO

Il potere legislativo è esercitato dall’Assemblea federale composta dal Consiglio Nazionale e dal Consiglio degli Stati; le due Camere sono dotate delle stesse competenze.

 

Il Consiglio nazionale è costituito da 200 deputati. I deputati sono eletti dal Popolo a suffragio diretto secondo il sistema proporzionale. I seggi sono ripartiti tra i Cantoni proporzionalmente alla loro popolazione. Ogni Cantone ha diritto almeno ad un seggio.

Il Consiglio degli Stati è composto di 46 deputati dei Cantoni, ciascuno dei quali determina le proprie modalità di votazione.

 

Ciascuna Camera elegge al suo interno, per la durata di un anno, un Presidente nonché il primo e il secondo vicepresidente. La rielezione degli uscenti per l’anno successivo è esclusa.

 

Il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati si riuniscono in Assemblea federale plenaria sotto la direzione del presidente del Consiglio nazionale per:

 

L’Assemblea federale plenaria può inoltre riunirsi per eventi speciali e per prendere atto di dichiarazioni del Consiglio federale.

 

CONSIGLIO FEDERALE

Il Consiglio Federale è l’organo esecutivo della Confederazione. È composto da sette membri, ognuno a capo di un Ministero, eletti dall’Assemblea federale dopo ogni rinnovo integrale del Consiglio nazionale. Sono eletti per quattro anni fra tutti i cittadini svizzeri eleggibili al Consiglio nazionale, in modo da rappresentare equamente le diverse regioni e componenti linguistiche.

 

Il Presidente della Confederazione e il Vicepresidente del Consiglio federale sono eletti per un anno dall’Assemblea federale fra i membri del Consiglio federale. La rielezione degli uscenti è esclusa. È parimenti esclusa l’elezione del Presidente uscente alla carica di vicepresidente.

 

Il Consiglio federale decide in quanto autorità collegiale.

 

ATTUALE COMPOSIZIONE DEL CONSIGLIO FEDERALE ELVETICO

 

- Doris Leuthard (2006, Partito Popolare Democratico, centro): Dipartimento Federale dell'Economia. Presidente di turno della Confederazione per il 2010

- Moritz Leuenberger (Consigliere federale dal 1995, membro del Partito Socialista PS): Dipartimento Federale dell'Ambiente, dei trasporti, dell'Energia e delle Comunicazioni. Vice Presidente di turno della Confederazione per il 2010.
- Micheline Calmy-Rey (2003, PS): Dipartimento Federale degli Affari Esteri.

- Eveline Widmer-Schlumpf (2008, PBD-Partito Borghese Democratico): Dipartimento Federale di Giustizia e Polizia, in carica a partire dal 1° gennaio 2008 come rappresentante UDC; a seguito della scissione della stessa UDC, è rimasta come rappresentante del PBD.

- Ueli Maurer (2009, UDC, destra conservatrice): Dipartimento Federale della    Difesa, della Protezione della popolazione e dello Sport.

 - Didier Burkhalter (2009, Partito Liberale-Radicale, centro-destra): Dipartimento   Federale dell'Interno (vale a dire, Cultura, Istruzione, Universita' e Ricerca, sanità,     Previdenza, Assistenza sociale).

- Hans-Rudolf Merz (2004, Partito Liberale Radicale): Capo del Dipartimento Federale delle Finanze.

 

TRIBUNALE FEDERALE

Il Tribunale federale è la suprema autorità giudiziaria della Confederazione e giudica in materia di:

 

Nell’elezione dei giudici federali l’Assemblea federale prende in considerazione il criterio della rappresentanza delle lingue ufficiali.

 

REFERENDUM

L’istituto del referendum è un elemento portante dell’esercizio della democrazia in Svizzera. La Costituzione prevede infatti l’obbligo di referendum per le modifiche costituzionali, per l’adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva o a comunità sopranazionali e per le leggi federali dichiarate urgenti, prive di base costituzionale e con durata di validità superiore a un anno. Inoltre leggi e decreti federali, come pure trattati internazionali possono essere sottoposti a referendum in base alla richiesta di almeno 50.000 cittadini o otto cantoni.

 

 

POLITICA ESTERA

 

Priorità di politica estera

 

La politica estera della Confederazione Svizzera può considerarsi impostata su tre cerchi concentrici. Il primo, rappresentato dai 4 Paesi confinanti (Italia, Francia, Germania ed Austria), nei cui confronti la qualità e la frequenza delle relazioni è pari alla contiguità geografico-culturale. Il secondo, costituito dalla vasta area europea, che abbraccia sia il rapporto privilegiato - ma sofferto nel travagliato percorso di avvicinamento - con i Paesi membri dell’Unione Europea sia quello con i 3 Paesi dello Spazio Economico Europeo (particolarmente intense, per ovvi motivi, le relazioni con Liechtenstein, più diluite quelle con l’Islanda e la Norvegia). Il terzo, coincidente con quei Paesi del resto del mondo ove più rilevanti sono gli interessi svizzeri, soprattutto di tipo economico.

In base alle priorità fissate dalla nuova Costituzione Federale dell’1° gennaio 2000, la politica estera elvetica è incentrata sull’aiuto umanitario, sulla cooperazione allo sviluppo, sulla prevenzione dei conflitti, sul sostegno allo stato di diritto e sull’impegno ambientale; nonché, ovviamente, sulla tutela degli interessi economici svizzeri all’estero. Le principali aree di intervento sono individuate in Europa sud-orientale e nel bacino del Mediterraneo, in considerazione sia della relativa vicinanza (che amplierebbe le ripercussioni in territorio svizzero di eventuali situazioni di crisi) che della presenza nel Paese di una comunità di 200mila musulmani. Prioritari continuano ad essere considerati anche i Paesi dell’Asia centrale membri del gruppo di voto della Svizzera nel FMI (Uzbekistan, Tajikistan, Turkmenistan e Kyrgyzstan).

Nel nuovo scenario internazionale, che dalla fine della guerra fredda ha visto un progressivo coinvolgimento del Paese nelle maggiori iniziative internazionali, si cerca sempre più di integrare gli interventi di carattere bilaterale con un’accresciuta partecipazione alle attività in sedi multilaterali. In quest’ottica, l’adesione all’ONU il 10 settembre 2002, a seguito della positiva, ma sofferta consultazione popolare del 3 marzo dello stesso anno (54,6% dei votanti e 12 cantoni su 23), è stato un obiettivo precipuo del Governo. Nel frattempo, la nuova legge militare federale, approvata nel giugno del 2002, consentendo per la prima volta di dotare i soldati svizzeri all’estero del loro armamento di reparto, ha posto le basi per una più attiva partecipazione alle operazioni di mantenimento della pace condotte sotto l’egida delle Nazioni Unite.

Anche l’emergenza terrorismo dopo l’11 settembre ha indotto il Governo ad una politica estera più aperta e ad una interpretazione più elastica del principio di neutralità: Berna è pronta a cooperare con gli altri membri della comunità internazionale sia nel campo delle operazioni di polizia che in quello giudiziario (anche rinunciando, nel caso di indagini su crimini di terrorismo, al segreto bancario). La Svizzera è presente in Kosovo e in Afghanistan.

A partire dal 2006 la Svizzera ha intensificato la cooperazione con gli Stati Uniti, attraverso la sottoscrizione di un documento “Memorandum of understanding establishing a framework for intensified cooperation”, che definisce in particolare le modalità per un coordinamento politico più efficace sui numerosi dossier in trattazione tra i due Paesi.

L’approfondirsi dei rapporti con gli Stati Uniti è indicativo del desiderio della Svizzera, per la quale l’Europa rimane comunque l’interlocutore privilegiato, di dare evidenza alla diversificazione non solo dei propri mercati di sbocco, ma anche dei propri interessi geopolitici.

 

Nel dibattito sulla riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la Svizzera ritiene che una soluzione intermedia che comporti la creazione di una terza categoria di seggi possa essere un'opzione da prendere in considerazione. Da parte elvetica il passaggio ad una nuova fase dei negoziati apre una opportunità da sfruttare per superare le polarizzazioni e la situazione di stallo in cui si trova la questione dell'allargamento. Tale soluzione intermedia dovrebbe ovviamente poter contemperare le posizioni dei G4 e quelle dei Paesi United for consensus (UfC[7]) e andrebbe adottata all'unanimità, non essendo sufficiente in una materia così vitale per l'Organizzazione procedere con la sola maggioranza dei due/terzi della membership.

 

Relazioni con le principali Organizzazioni Internazionali

 

La Svizzera è membro di 27 organizzazioni ONU, contribuisce al bilancio di altre 10 e partecipa, ora anche con unità dotate del proprio armamento, ad alcune forze internazionali di peacekeeping; è membro del Consiglio d’Europa (1963), dell’OSCE (1975) e del Patto di Stabilità per l’Europa Sud-Orientale (2000); dal 1997 partecipa alla Partnership for Peace in ambito NATO.

 

Sul piano economico, infine, il Paese è entrato a far parte delle Istituzioni finanziarie internazionali nel 1991 e siede nel G10; partecipa al GATT dal 1966 ed è membro dell’OMC; fa parte dell’EFTA, ma, a differenza di Norvegia, Liechtenstein e Islanda, non è associato allo Spazio Economico Europeo.


 

SITUAZIONE ECONOMICA

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI 2009[8]

PIL (a parità di potere di acquisto)

316, 1 miliardi di dollari

PIL al cambio ufficiale

484,1 miliardi di dollari

Crescita del PIL

-1,8%

PIL pro capite (a parità di potere di acquisto)

41.600 dollari (Italia: 30.200 dollari)

Disoccupazione

3,7%

Rapporto debito pubblico / PIL

43,5% del PIL

Inflazione

0,6%

Debito estero

1,3 miliardi di dollari

 

 

1. Andamento congiunturale

 

Nel secondo trimestre del 2009 la diminuzione del PIL è rallentata anche in Svizzera. L’economia svizzera potrebbe dunque superare un po’ più rapidamente la recessione e, nel corso del 2009, subire una contrazione inferiore a quella pronosticata nelle previsioni di giugno (-1,7% contro -2,7%). Benché questa sia la più forte regressione registrata su base annua dal 1975, nel confronto internazionale la recessione in Svizzera appare relativamente moderata. Ciò è da attribuire principalmente alla solida domanda interna, soprattutto del consumo privato e degli investimenti nell’edilizia, che hanno in parte compensato il crollo nell'industria d’esportazione e nel settore finanziario. Inoltre, nonostante i pesanti contraccolpi della recessione sull’industria, il calo del valore aggiunto è comunque molto inferiore rispetto a quello riscontrato in altri Paesi (ad es. Germania e Giappone). I principali impulsi negativi sull’evoluzione del PIL sono derivati, come già nell'ultima fase regressiva intervenuta tra il 2001 e il 2003, dalla netta diminuzione del valore aggiunto nel settore finanziario.

Secondo il SECO, nel 2010 la ripresa congiunturale in Svizzera proseguirà, anche se con scarso slancio visti i deboli stimoli provenienti dall'economia mondiale. Di conseguenza, è prevista una crescita modesta del PIL dello 0,4% (contro il calo supplementare di -0,4% previsto in giugno). Nel 2010 le esportazioni di merci e servizi dovrebbero ricominciare a aumentare (+3,2%), senza tuttavia riuscire a compensare la netta flessione del 2009 (-9,5%). Anche gli investimenti in impianti e attrezzature riprenderanno solo lentamente quota a causa della scarsa capacità produttiva di molte aziende. La robusta dinamica del consumo, sostenuta anche dall’immigrazione, dovrebbe regredire a causa degli effetti negativi derivanti dal peggioramento della situazione sul mercato del lavoro e del probabile aumento più contenuto dei salari reali. Considerata la lentezza della ripresa nel 2010, le prospettive per il mercato del lavoro rimangono fosche. Nei prossimi trimestri l'occupazione dovrebbe registrare un’ulteriore diminuzione e solo verso la fine del 2010 dovrebbe verificarsi una leggera ripresa. Si presume che il tasso di disoccupazione subirà un ulteriore aumento, passando dal 3,8% in media annuale 2009 a 5,2% .

Il leggero calo dell’indice dei prezzi al consumo dovrebbe arrestarsi nei prossimi mesi. Sarà determinante il fatto che nei prossimi mesi gli effetti mitiganti dei prezzi del petrolio si annulleranno. Per il 2010 è quindi previsto un nuovo aumento dei prezzi dell’0,9% (dopo il -0,4% del 2009). Il pericolo di inflazione dovuto al lento ritmo della crescita, con una sotto utilizzazione delle capacità e una disoccupazione elevata, rimane comunque per il momento contenuto.

 

 

2. Relazioni economiche e commerciali con i principali Paesi partner

 

Come riportato dal comunicato stampa dell’Amministrazione Federale delle Dogane (AFD) del 4 febbraio 2010, lo scorso anno, nell’ambito della crisi economica mondiale, il commercio estero svizzero ha subito un collasso non più registrato da parecchi decenni. Dopo le cifre record dell’anno 2008, sia le esportazioni che le importazioni sono diminuite di 26 miliardi ciascuna, ricadendo così ai livelli dell’anno 2006. Tuttavia, durante l’ultimo trimestre, qualche schiarita è apparsa all’orizzonte. Il traffico commerciale con l’UE è risultato vistosamente regressivo in ambedue le direzioni. La bilancia commerciale è salita ad un nuovo livello massimo presentando un surplus di 20,2 miliardi di franchi superiore del 3,7% rispetto al 2008.

Dopo il loro record del 2008 le esportazioni sono diminuite del 12,6% nel 2009 per stabilirsi a 180,3 miliardi di franchi (reale – 14,7%).

Le importazioni sono ugualmente regredite con una flessione del 14,3% a 160,1 miliardi di franchi. Dopo un terzo trimestre ancora mediocre la recessione si è contratta verso la metà del quarto trimestre.. Senza tenere conto del settore farmaceutico i prezzi all’ingrosso hanno subito una caduta del 7,5% (reale –7,4%).

 

 

Importazioni svizzere (saldo finale 2009)

            180.287 milioni di franchi

Esportazioni svizzere (saldo finale 2009)

            160.123 milioni di franchi

Bilancia Commerciale Svizzera (saldo finale 2009)

            20.164 milioni di franchi

 

3. Investimenti diretti esteri     

 

Gli investimenti diretti svizzeri verso l’estero.

Secondo quanto riportato nel bollettino mensile di dicembre 2009 della BNS (Banca Nazionale Svizzera) le esportazioni di capitali per gli investimenti diretti verso l’estero sono aumentati di 55 miliardi di franchi nel 2008 contro i 68 miliardi registrati nel 2007.

Questa dinamica è dovuta al calo delle esportazioni di capitale delle società finanziarie e delle holdings. Gli stocks di investimenti diretti svizzeri presso le imprese all'estero sono aumentati di 44 miliardi per raggiungere gli 809 miliardi di miliardi di franchi, grazie soprattutto alle esportazioni di capitali.

Gli introiti degli investimenti diretti all'estero sono passati da 55 miliardi a 8 miliardi di franchi. Gli investimenti diretti esteri in Svizzera hanno provocato l'importazione di capitale di 6 miliardi di franchi nel 2008. L’anno precedente, questo importo aveva raggiunto i 62 miliardi di franchi, un livello eccezionalmente elevato dovuto agli acquisti e agli utili reinvestiti.

Nel 2008 gli stocks di investimenti diretti esteri, in Svizzera sono aumentati da i 36 miliardi di franchi raggiungendo un totale di 467 miliardi di franchi.

I redditi provenienti da una parte da un afflusso di capitale e d’altra parte il fatto che le imprese hanno trasferito la loro sede dall'estero in Svizzera.

Gli introiti provenienti da investimenti diretti esteri in Svizzera sono stati stimati nel 2008 a 47 miliardi di franchi, contro i 54 miliardi nel 2007.

In totale, 395 000 persone lavoravano in Svizzera presso società straniere, 16.000 di più rispetto al 2007.

Il numero di imprese svizzere a partecipazione maggioritaria straniera è salito a 8.537 a fine 2008 (contro i 8.389 a fine 2007), il che rappresenta circa il 3% di tutte le imprese in Svizzera.

 

4. Gli investimenti diretti dall’estero verso la Svizzera

 

Alla fine del 2008 sia gli attivi all’estero che i passivi verso i paesi stranieri erano significativamente inferiori rispetto alla fine del 2007.              

Le attività hanno raggiunto 3.080 miliardi e le passività, 2147 miliardi di franchi, in modo che sono diminuite rispettivamente di 505 miliardi e 417 miliardi di franchi. Essi sono ridiscesi al loro livello di fine 2006.         

Questo declino è dovuto tre fattori: in primo luogo, le banche hanno drasticamente ridotto i loro crediti e gli investimenti interbancari.

 In secondo luogo, i titoli hanno perso molto del loro valore a causa della caduta dei prezzi azionari.

In terzo luogo, la valutazione del franco ha comportato perdite sulle valute nelle monete straniere.

 Le banche hanno ridotto notevolmente le loro posizioni interbancarie a causa del forte aumento dei rischi nelle operazioni corrispondenti.

I crediti hanno raggiunto i 365 miliardi di franchi e gli investimenti sono stati pari a 401 miliardi.

La Banca nazionale ha messo grandi liquidità in franchi svizzeri e dollari per gli Stati Uniti a disposizione delle banche e delle banche centrali all'estero, al fine di garantire un adeguato approvvigionamento dei mercati.

 


Rapporti tra Unione europea e Confederazione elvetica
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

L’UE è il principale partner commerciale della Svizzera, che a sua volta è il quarto partner commerciale dell’UE. Nel 2008 i paesi UE hanno importato beni per un valore di 80 miliardi di euro ed esportato per un valore di 97,6 miliardi di euro. Per quanto riguarda i servizi, i paesi UE hanno importato servizi per un totale di 47,2 miliardi di euro ed esportato per un totale di 67 miliardi di euro.

La base giuridica delle relazioni tra UE e Svizzera è tuttora rappresentata dall’Accordo di libero scambio del 1972, che ha eliminato i diritti di dogana e i contingenti di importazione ed esportazione per i prodotti industriali.

Nel corso degli anni ottanta la Svizzera ha partecipato ai negoziati per l’accordo sullo Spazio economico europeo[9], firmato il 2 maggio 1992. Pochi giorni dopo, il 20 maggio, il governo svizzero ha presentato richiesta di adesione all’Unione europea. In un referendum tenutosi nel dicembre dello stesso anno, gli svizzeri hanno respinto la ratifica dell’Accordo e, come conseguenza, il governo ha deciso di sospendere i negoziati per l’adesione benché la richiesta resti tuttora aperta.

Al fine di ridurre al minimo le conseguenze negative della mancata ratifica dell'Accordo, nel 1994 sono stati avviati i negoziati su sette accordi settoriali tra l’Unione europea e la Svizzera nei settori della libera circolazione delle persone, dei trasporti terrestri e aerei, della cooperazione scientifica e tecnologica, degli appalti pubblici, degli scambi agricoli, e del reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità (il cosiddetto pacchetto bilaterale I). Gli accordi firmati il 21 giugno 1999, a Lussemburgo, sono entrati in vigore il 1° giugno 2002.

Un secondo round di negoziati bilaterali (il pacchetto bilaterale II) è stato avviato nel 2001, per tenere conto dei nuovi interessi economici (industria dei prodotti alimentari, turismo, affari finanziari) ed estendere la cooperazione tra Svizzera e UE ad altri settori. Tali negoziati hanno riguardato tra l’altro l’associazione della Svizzera all’acquis di Schengen, la partecipazione alla convenzione di Dublino[10], all’Agenzia europea per l’ambiente e al programma MEDIA, la cooperazione in materia di statistica, lotta alla frode, fiscalità.

Gli accordi del pacchetto bilaterale II, firmati il 26 ottobre 2004, sotto tutti in vigore ad eccezione di quello contro la frode. In particolare, l’accordo Schengen è formalmente in vigore dal 1° marzo 2008; per quanto riguarda invece l’aspetto operativo, a margine del Consiglio giustizia e affari interni del 27 novembre 2008, il Comitato misto a livello ministeriale (Ministri degli Stati membri dell’UE e della Norvegia, Islanda, Lichtenstein e Svizzera) ha annunciato che, in seguito alla conclusione positiva del processo di valutazione, la Svizzera soddisfa i requisiti per la piena applicazione dell’acquis di Schengen, comprese le disposizioni relative al Sistema informativo Schengen. L’abolizione dei controlli alle frontiere è stata pertanto attuata dal 12 dicembre 2008 per le frontiere terrestri e dal 29 marzo 2009 per quelle aeree.

A tale proposito si segnala che il Consiglio affari esteri del 22 febbraio 2010 si è occupato della controversia sui visti in corso tra Libia e Svizzera, che concerne il rifiuto da parte della Svizzera di rilasciare visti Schengen per alcuni cittadini libici e il conseguente rifiuto della Libia di rilasciare visti ai cittadini dell’area Schengen. Come si legge nel comunicato stampa del Consiglio, nel corso della riunione i ministri spagnolo e tedesco hanno riferito al Consiglio sugli sforzi diplomatici in corso ed hanno espresso la speranza che un accordo possa essere annunciato al più presto. La questione è stata affrontata anche dal Consiglio giustizia e affari interni del 25 febbraio che – come dichiarato in conferenza stampa dal ministro spagnolo dell’interno, Alfredo Perez Rubalcaba – ha concordato su tre aspetti: ha espresso il suo sostegno alla Svizzera come membro dello spazio Schengen; ha chiesto alla Svizzera e alla Libia di rafforzare i loro sforzi diplomatici per porre fine alla crisi; ha rivolto il medesimo invito anche al Consiglio e alla Commissione[11].

Tra UE e Svizzera sono inoltre in vigore più di 100 accordi tecnici.

Tra le iniziative più recenti, si segnala che:

·       il 15 febbraio 2010, UE e Svizzera hanno concluso un accordo che consente alla Svizzera di partecipare fino al 2013 al programma Gioventù in azione nonché al programma d’azione sull’apprendimento permanente;

·       l’11 dicembre 2009, i rappresentanti dell’Unione europea e della Svizzera hanno concluso i negoziati di un accordo bilaterale sulla protezione delle rispettive indicazioni geografiche dei prodotti agricoli e alimentari. Una volta ultimato l’iter procedurale preliminare, tale progetto di accordo permetterà la protezione delle indicazioni geografiche di ciascuna Parte sul territorio dell’altra. Il progetto di accordo contempla circa ottocento indicazioni geografiche attualmente registrate nell’UE e una ventina di geografiche registrate in Svizzera. Come segnalato dalla Commissione, la conclusione di un accordo di protezione delle indicazioni geografiche tra l’Unione europea e la Svizzera avrà certamente ricadute positive sugli scambi bilaterali e in particolare sulle esportazioni comunitarie di prodotti agricoli ad alto valore aggiunto. Va ricordato che la Svizzera occupa il terzo posto, dopo gli Stati Uniti e la Russia, in termini di valore delle esportazioni (4,8 miliardi di euro) nell’ambito del commercio bilaterale di prodotti agricoli e di prodotti agricoli trasformati. Una quota ragguardevole di tali esportazioni è costituita da un vastissimo numero di prodotti di qualità;

·       dal 4 novembre 2008 sono inoltre in corso i negoziati per la liberalizzazione totale degli scambi agricoli tra l’UE e la Svizzera. Data la vicinanza geografica e il volume degli scambi bilaterali, tale liberalizzazione è nell’interesse di entrambe le parti.

 



Relazioni parlamentari tra l’Italia e la Confederazione elvetica
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

 

 

 

Presidenti di Assemblea (2009/2010[12]):

 

Consiglio nazionale:

 

Pascale Bruderer Wyss, eletta il 23 novembre 2009, in carica dal 1° gennaio 2010.

 

Consiglio degli Stati:

 

Erika Forster-Vannini, eletta il 23 novembre 2009, in carica dal 1° gennaio 2010.

 

Rappresentanze diplomatiche

 

Ambasciatore italiano a Berna:

 

S.E. Giuseppe Deodato, dal 30 novembre 2006.

 

Ambasciatore svizzero a Roma:

 

S.E. Bernardino Regazzoni, dal 14 dicembre 2009.

 


XVI Legislatura

 

 

Deputati eletti all’estero

 

On. Gianni Farina (PD), deputato eletto nella Circoscrizione A (Europa), residente a Pfaffikon (Svizzera); on. Franco Narducci (PD), deputato eletto nella Circoscrizione A (Europa), residente a Wohlen (Svizzera); on. Antonio Razzi (IdV), deputato eletto nella Circoscrizione A (Europa), residente a Lucerna (Svizzera).

 

 

Corrispondenza

 

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, dopo l’elezione dell’allora Presidente del Consiglio nazionale Chiara Simoneschi-Cortesi, inviò a quest’ultima una lettera di congratulazioni nella quale ricordava l’eccellente collaborazione che ha sempre caratterizzato i rapporti tra le due Assemblee parlamentari ed evidenziava altresì come l’impegno nelle sedi internazionali manifestato dalla Presidente Simoneschi – in particolare la partecipazione alla "Conferenza mondiale delle donne parlamentari per la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza" tenutasi a Roma, nell’ottobre 2004 – costituisse un valore aggiunto per sviluppare ulteriormente, sotto la Sua Presidenza, la cooperazione tra le due Camere. Il Presidente Fini formulava altresì alla Presidente Simoneschi un invito per una visita presso la Camera dei deputati.

 

 

Incontri bilaterali

 

Il 25 febbraio 2010, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato una delegazione parlamentare della Svizzera, guidata dal Presidente della Sezione bilaterale di amicizia Italia-Svizzera dell’Unione Interparlamentare, sen. Filippo Lombardi.

Il 13 maggio 2009, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato il Presidente del Consiglio Nazionale della Confederazione Elvetica, Chiara Simoneschi-Cortesi.

All’incontro hanno preso parte anche i deputati Antonio Razzi (IdV), Franco Narducci (PD) e Gianni Farina (PD), rispettivamente Presidente e membri della sezione bilaterale di amicizia Italia-Svizzera della UIP.

Al centro del colloquio la cooperazione tra le due Assemblee parlamentari, l’Expo che si terrà nel 2015, le problematiche relative all’integrazione degli immigrati, i rapporti con l’Unione europea e l’ipotesi di un eventuale ingresso della Svizzera nella stessa Unione, la legge sul segreto bancario, la collaborazione tra Italia e Svizzera nell’ambito di progetti relativi ai trasporti.

La Presidente Simoneschi ha infine consegnato l’invito da parte della Commissione Trasporti del Consiglio Nazionale all’omologa commissione della Camera per andare a visitare i cantieri delle opere transfrontaliere co-finanziate dai due paesi.

 

Il 9 giugno 2008 il Presidente della Camera, on.le Gianfranco Fini, ha incontrato l’allora Ambasciatore svizzero in Italia, S.E. Bruno Spinner.

Tema centrale del colloquio sono state le relazioni interparlamentari tra i due paesi. L’ambasciatore Spinner ha sollecitato il rinnovo del Gruppo di amicizia UIP, di cui ha fornito la lista dei 10 componenti dal lato elvetico, gruppo che nella XV legislatura era presieduto dall’on. Antonio Razzi, e il Presidente Fini ha dichiarato che avrebbe sensibilizzato a tal proposito l’on. Razzi.

Si è parlato poi di immigrazione e integrazione e di fiscalità federale. L’ambasciatore ha espresso grande interesse per due questioni in particolare: il completamento delle infrastrutture ferroviarie che riguardano i collegamenti del Nord Italia con la Svizzera e la politica energetica italiana, con l’annunciato ritorno al nucleare ed il ricorso ad energie alternative (il 40% delle importazioni di energia elettrica provengono dalla Svizzera).

 

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato il 26 maggio 2008 l’Ambasciatore italiano in Svizzera, S.E. Giuseppe Deodato.

 

 

Incontri delle Commissioni

 

Il 24 febbraio 2010, una delegazione parlamentare della Svizzera, guidata dal Presidente della Sezione bilaterale di amicizia Italia-Svizzera dell’Unione Interparlamentare, sen. Filippo Lombardi, ha effettuato una visita alla Camera ed ha incontrato una delegazione della Commissione Affari Esteri, composta dal presidente, Stefano Stefani, e, in rappresentanza del gruppo di amicizia Italia-Svizzera UIP, i deputati Antonio Razzi (Idv) (presidente), Emerenzio Barbieri (PDL) e Jonny Crosio (Lega Nord Padania).

Durante l’incontro sono stati affrontati temi quali il federalismo fiscale, la querelle diplomatica tra Tripoli e Berna sfociata nel blocco degli ingressi dei cittadini Schengen a Tripoli, la normativa elvetica in materia di traffico delle merci e legislazione doganale e la possibile adesione della Svizzera all’UE.

La delegazione ha altresì avuto incontri con le Commissioni Finanze, Ambiente e Trasporti.

 

Il 23 febbraio 2010, il Presidente della Commissione Affari Esteri, on. Stefano Stefani, ha incontrato l'Ambasciatore della Confederazione Svizzera, S.E. Bernardino Regazzoni.

 

Il 26 gennaio 2010 il Presidente della Commissione Affari esteri, Stefano Stefani, ha incontrato una delegazione svizzera dell'Associazione Iniziativa delle Alpi.

Tema dell’incontro la ratifica dei protocolli allegati alla Convenzione per la Protezione delle Alpi, in particolare quello riguardante i trasporti. Al termine dell’incontro, l'on. Narducci e il sen. Micheloni hanno chiesto di svolgere un'audizione congiunta delle Commissioni Trasporti ed Affari esteri di Camera e Senato sui temi del trasporto ferroviario europeo.

 

Il 19 e 20 ottobre 2009, l'Ufficio di Presidenza della Commissione Trasporti, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha effettuato una missione di studio per visitare l'aeroporto di Zurigo, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema aeroportuale italiano.

 

Il 13 e 14 ottobre 2009, una delegazione di componenti della Commissione Trasporti della Camera ha effettuato una missione di studio in Svizzera ed ha incontrato alcuni componenti della Commissione Trasporti del Consiglio Nazionale svizzero, facendo seguito all’invito consegnato al Presidente Fini dall’allora Presidente Simoneschi.

 

Il 1° ottobre 2009 una delegazione del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Schengen si è recata in Svizzera per svolgere incontri sui temi di competenza del Comitato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle nuove politiche europee in materia di immigrazione. La delegazione era composta dagli onn. Ivano Strizzolo (PD), Vice Presidente del Comitato, Teresio Delfino (UDC) e Vincenzo Taddei (PDL), nonché dai senn. Pierluigi Stiffoni (Lega Nord Padania) e Mauro Del Vecchio (PD).

 


 

Cooperazione multilaterale

 

La Svizzera invia proprie delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d’Europa e dell’OSCE nonché all’Assemblea parlamentare della NATO, in qualità di membro associato.

 

Unione Interparlamentare (UIP)

Nell'ambito dell'Unione Interparlamentare, opera la sezione bilaterale di amicizia Italia-Svizzera, presieduta dall’on.le Antonio Razzi (Italia dei Valori) e composta dai deputati Emerenzio Barbieri (UDC), Daniele Toto (PDL), Jonny Crosio (Lega), Francesco S. Romano (UDC) e dai senatori Valter Zanetta (PDL) e Mauro Del Vecchio (PD).

Nel corso della XV legislatura ha operato la sezione bilaterale di amicizia Italia-Svizzera, con l’on.le Antonio Razzi (Italia dei Valori) come Presidente, e gli on.li Gino Capotosti (Udeur), Sesa Amici (L’Ulivo), Emerenzio Barbieri (UDC) e il senatore Ettore Pirovano (Lega Nord) come membri.

 Dal 25 al 27 settembre 2007 l’on. Antonio Razzi ha svolto una missione in Svizzera, su invito del Parlamento di quel Paese.

 

 

Disegni di legge di ratifica di trattati internazionali

 

Atto Senato n. 2019 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese, fatto a Roma il 20 ottobre 2008 (l’Assemblea della Camera dei Deputati lo ha approvato nella seduta del 16 febbraio 2010, il provvedimento è passato al Senato, dove è stato assegnato alla Commissione Affari esteri che ne ha iniziato l’esame il 3 marzo 2010).

 

Atto Senato n. 2003 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero relativo alla non imponibilità dell'imposta sul valore aggiunto dei pedaggi riscossi al Traforo del Gran San Bernardo, fatto a Roma il 31 ottobre 2006 (l’Assemblea della Camera dei Deputati lo ha approvato nella seduta del 9 febbraio 2010, il provvedimento è passato al Senato, dove è stato assegnato alla Commissione Affari esteri che ne ha iniziato l’esame il 24 febbraio 2010).

 

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri e la Confederazione svizzera, per lottare contro la frode ed ogni altra attività illecita che leda i loro interessi finanziari, con atto finale, processo verbale e dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 26 ottobre 2004.

Approvato definitivamente. Legge 3 dicembre 2009, n. 187

 

 

Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo ai confini "mobili" sulla linea di cresta o displuviale, effettuato a Roma il 23 e il 26 maggio 2008.

 

Approvato definitivamente. Legge 29 maggio 2009, n. 72

 

 

Atti di indirizzo e di controllo

 

Il 26 novembre 2009 la III Commissione Affari esteri ha approvato le risoluzioni n. 7-00230, Renato Farina, e n. 7-00229, Franco Narducci, alla presenza del Sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica.

 

Le due risoluzioni, dal tenore analogo, sono dedicate alle relazioni bilaterali con la Confederazione Elvetica. In esse, dopo aver richiamato l'intenso dibattito svoltosi sugli organi di informazione sull'impatto del cosiddetto «scudo fiscale» sui rapporti tra l'Italia e la Svizzera, si sottolinea l'importanza delle buone relazioni tra i due Paesi, considerato tra l’altro che vi sono circa 55.000 lavoratori italiani transfrontalieri che ogni giorno si recano al lavoro in Svizzera, i quali potrebbero essere sottoposti ad un rischio di ritorsioni fiscali. Vengono altresì richiamati gli intensi rapporti economici generali tra i due paesi; la mozione Narducci ricorda anche che la Svizzera è stata ritenuta dall’OCSE conforme agli standard fiscali e quindi riammessa nella cosiddetta “Lista Bianca”. Alla luce delle considerazioni richiamate, i proponenti chiedono al Governo di effettuare adeguate iniziative diplomatiche per rasserenare le relazioni bilaterali.

 

 

Interrogazione a risposta orale 3-00755, presentata alla Camera dall’on. Luca Volonte' (Udc), il 10 novembre 2009, al Ministro degli affari esteri, sulla chiusura della delegazione consolare di Coira, capitale del Cantone dei Grigioni. L’iter è ancora in corso.

 

Interrogazione a risposta scritta 4-04955, presentata alla Camera dall’on. Guglielmo Picchi (Pdl), l’11 novembre 2009, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sul trattamento non discriminatorio dei lavoratori italiani frontalieri in Svizzera e negli altri paesi confinanti. L’iter è ancora in corso.

 

Interrogazione a risposta scritta 4-04037, presentata alla Camera dall’on. Gianni Farina (Pd), il 14 settembre 2009, al Ministro degli affari esteri sulla vicenda del signor Antonio Giacchetta, già responsabile del Patronato INCA dell'Ufficio di Zurigo (una delle organizzazioni di tutela e assistenza ai nostri connazionali in Svizzera, in Europa e nel mondo), a carico del quale la Procura di Zurigo ha aperto questa estate un'azione giudiziaria, per verificare le relative responsabilità. L’iter è ancora in corso.

 

Interrogazione a risposta scritta 4-04037, presentata alla Camera dall’on. Antonio Razzi (Idv), il 14 luglio 2009, al Ministro degli Affari esteri, sull’opportunità di istituire una sede consolare onoraria nella città di Lucerna, non ritenendo sufficiente il mantenimento del solo servizio di «antenna consolare», consistente nella presenza in loco, un pomeriggio a settimana, di un funzionario del Consolato generale d'Italia a Zurigo.

Il 12 ottobre 2009 il Governo ha risposto che la richiesta dell'interrogante potrà essere utilmente esaminata, nell'ambito del più ampio processo di razionalizzazione delle strutture consolare all’estero, anche alla luce delle risorse disponibili sul pertinente capitolo di bilancio ed in un'ottica comparativa rispetto alle complessive esigenze della rete onoraria in Europa e, più specificamente, in Svizzera.

 

 

Cooperazione amministrativa

 

Nel mese di aprile 2008 un funzionario dell'Assemblea federale svizzera ha effettuato un periodo di perfezionamento professionale presso l'Ufficio Pubblicazioni e Relazioni con il pubblico della Camera dei deputati. 

 

 


XV Legislatura

 

Incontri bilaterali

Il 5 marzo 2007, il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha ricevuto il Presidente della Confederazione Elvetica, Micheline Calmy Rey.

 

Il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha incontrato il 1° dicembre 2006, il Presidente del Consiglio nazionale della Svizzera, Claude Janiak.

Il colloquio, incentrato sul tema delle relazioni parlamentari, ha fatto emergere una comune volontà di approfondire e rafforzare le relazioni bilaterali, mediante un maggiore scambio di informazioni e l’organizzazione di seminari su argomenti di interesse comune, come le grandi opere infrastrutturali che attraversano le Alpi.

 

 

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Conferenza mondiale delle donne parlamentari per la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza

 

Le onn. Giséle Ory (Consiglio degli Stati) e Chiara Simoneschi-Cortesi (Consiglio nazionale) hanno partecipato ai lavori della “Conferenza mondiale delle donne parlamentari per la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza” (Roma, 17-18 ottobre 2004).

 

Cooperazione amministrativa

 

Nella XIV Legislatura, il 22 e 23 maggio 2003, un funzionario dell’Assemblea federale elvetica si è recato in missione presso la Camera per conoscere i progetti informatici avviati dall’Amministrazione (infrastrutture informatiche, processi di automazione delle attività di resocontazione, etc.).

 

 

 




[1]     Per quanto riguarda i rapporti UE-Svizzera, va inoltre ricordato che l’8 febbraio 2009 una maggioranza del 60 per cento dei cittadini elvetici ha approvato il rinnovo dell’Accordo di libera circolazione delle persone con l’Unione europea, estendendone altresì gli effetti a Bulgaria e Romania, seppure con molta gradualità. Il Governo di Berna annettava grande importanza alla conferma dell’Accordo, anche perché il venir meno di esso avrebbe probabilmente fatto decadere altri sei Accordi che unitamente al primo costituiscono la base delle attuali relazioni UE-Svizzera (si tratta dei cosiddetti Bilaterali I). L’esito referendario ha sconfessato la campagna veemente dei nazional-conservatori, le cui tesi hanno avuto vasto seguito solo nel Canton Ticino.

[2]     Fonti: Ministero degli Affari esteri, CIA The World Factbook 2009, Unione Interparlamentare, fonti di stampa.

[3]     Il Governo della Svizzera è costituito dai sette membri del Consiglio federale, eletti per un quadriennio dall’Assemblea federale plenaria. Il presidente della Confederazione è eletto solo per un anno ed è "primus inter pares", ossia primo fra pari. Dirige le sedute del Consiglio federale e assume particolari funzioni di rappresentanza.

[4]     Le due Camere nominano un presidente nonché un primo e un secondo vicepresidente per un anno. La rielezione per l’anno successivo è esclusa

[5]     Al Consiglio Nazionale l’UDC ha ottenuto il 29% (26,7% nel 2003), pari a 62 seggi (44); il Partito Socialista (PS) ha avuto 19,5% (23,3%), pari a 43 seggi (52); il Partito Liberale Radicale (PLR) il 15,6% (17,3%), pari a 31 seggi (36); il Partito Popolare Democratico (PPD) il 14,6% (14,4%), con 31 seggi (28). Tra i Partiti minori, il Partito Ecologista Svizzero (PES) ha raccolto il 9,6% (7,4%) e 20 seggi (13).

[6]     Il 15 settembre 2008 quattro consiglieri nazionali, nonché un consigliere degli Stati, avevano lasciato l’UDC per aderire al neocostituito Partito borghese democratico ma, poiché per formare un gruppo parlamentare sono necessari almeno 5 consiglieri, essi non risultavano appartenere a nessun gruppo. Il 2 marzo 2009 il Partito borghese democratico ha costituito un proprio gruppo, grazie all’elezione di un deputato subentrato ad un altro dimissionario, gruppo di cui fanno dunque parte 5 consiglieri nazionali più 1 consigliere degli Stati.

[7]     Gruppo informale dei paesi, tra cui l’Italia, che si oppongono alla proposta di aumentare il numero dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza e che da sempre sostengono la necessità di raggiungere consensi molto ampi per riforme di portata costituzionale, come quella del Consiglio di Sicurezza.

[8]     Fonte: Cia wordfactbook 2010

[9]     L’Accordo sullo Spazio economico europeo (SEE), entrato in vigore nel gennaio 1994, istituisce una zona europea in cui è assicurata la libera circolazione di beni, persone, servizi e capitali. Inizialmente firmato dagli allora 12 Stati membri della Comunità europea e da 6 Stati membri dell’EFTA (European Free Trade Association – Associazione europea di libero scambio), vale a dire Austria, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia e Svizzera, attualmente l’Accordo SEE si applica agli Stati membri dell’UE e a Islanda, Liechtenstein e Norvegia.

[10]    La Convenzione di Dublino del 15 giugno 1990, alla quale aderiscono tutti gli Stati membri dell’UE, prevede un meccanismo per la determinazione dello Stato competente ad esaminare la richiesta di asilo avanzata in uno degli Stati membri.

[11]    Secondo notizie di stampa (Agence Europe dell’11 marzo 2010), il direttore per l'immigrazione e le frontiere della Commissione europea, Jean-Louis de Brouwer, avrebbe segnalato che, una volta risolta la crisi libico-svizzera, bisognerebbe riflettere su una revisione dei criteri “troppo vaghi” della Convenzione Schengen che hanno permesso alla Svizzera di iscrivere 180 dignitari libici sulla “lista nera” Schengen.

[12]    Il Presidente dirige le deliberazioni del proprio Consiglio. Fissa l’ordine del giorno delle sedute (tenendo conto del programma della sessione) dirige l’Ufficio del Consiglio e rappresenta il Consiglio all’esterno. Le due Camere nominano un presidente nonché un primo e un secondo vicepresidente per un anno. La rielezione per l’anno successivo è esclusa.

[13]    Fonte: sito del Parlamento svizzero (www.parlament.ch).

[14]    FONTE: Ministero Affari Esteri.

[15]    L’elicottero A109 LHU rispondeva all’impieghi richiesti di addestramento e trasporto militari e ha effettuato con pieno successo le prove di volo, nel corso di una settimana presso la base svizzera di Emmen. Armasuisse non ha collaudato con analoghe prove di volo l’elicottero militare concorrente Eurocopter 635, richiesto in 18 esemplari, ma solo l’elicottero commerciale Eurocopter 135/versione VIP, richiesto in soli due esemplari. Inoltre ha privilegiato la funzione di addestramento, dove risaltava maggiormente l’elicottero militare francese – quando, da bando di gara, erano di pari valore.