Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||||
Altri Autori: | Servizio Studi - Dipartimento istituzioni , Servizio Rapporti Internazionali , Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera , Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||||
Titolo: | Politiche europee dell'immigrazione - Missione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen (Parigi, 25-26 febbraio 2010) | ||||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 118 | ||||
Data: | 23/02/2010 | ||||
Descrittori: |
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Nota: | Questo dossier contiene materiale protetto dalla legge sul diritto d'autore, pertanto la versione html è parziale. La versione integrale in formato pdf può essere consultata solo dalle postazioni della rete Intranet della Camera dei deputati (ad es. presso la Biblioteca) |
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Camera dei deputati |
XVI LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Politiche europee dell’immigrazione
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Missione del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen |
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(Parigi, 25-26 febbraio 2010) |
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n. 118 |
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23 febbraio 2010 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri ( 066760-4939 – * st_affari_esteri@camera.it
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Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici: |
Servizio Rapporti Internazionali ( 066760-3948 – * cdrin1@camera.it Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea ( 066760-2145 – * cdrue@camera.it Servizio Studi – Dipartimento Istituzioni ( 066760-3855– * st_istituzioni@camera.it Servizio Biblioteca – Osservatorio della legislazione straniera ( 066760-2278 – * bib_segreteria@camera.it
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I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. |
File: es0401.doc |
INDICE
Scheda-paese (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
Biografie (a cura del Ministero degli Affari esteri)
Eric Besson - Ministro dell’Immigrazione, dell’integrazione, dell’identità Nazionale e dello Sviluppo Solidale
Pierre Lequiller - . Presidente della Commissione Affari Europei dell’Assemblea nazionale
Hubert Haenel - Presidente della Commissione Affari Europei del Senato
Jean Pierre Garson - Capo della Divisione Immigrazione dell’OCSE
I contenuti del Programma di Stoccolma
Il dibattito UE sull’immigrazione clandestina nell’area mediterranea
Le politiche in materia di immigrazione (a cura del Servizio Studi)
Le dimensioni del fenomeno migratorio
La programmazione dei flussi migratori
Il contrasto all’immigrazione clandestina
L’integrazione degli stranieri regolari
Interventi recenti e prospettive future in materia di immigrazione
L’immigrazione in Francia (a cura del Servizio Biblioteca)
Politica dei visti e rilascio dei titoli di soggiorno
Misure a favore dell’immigrazione professionale
Lotta all’immigrazione irregolare
Acquisizione della cittadinanza
Misure per lo sviluppo solidale. L’aide au retour
Rapporti parlamentari Italia-Francia (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
Programma della missione
COMPOSIZIONE DELLA DELEGAZIONE
Giovedì 25 febbraio 2010
Ore 7.45 |
Appuntamento in via della Missione e trasferimento con vetture della Camera dei deputati all’aeroporto di Roma Ciampino (lato 31° stormo) |
Ore 9 |
Partenza del volo per Parigi Orly |
Ore 12 circa |
Arrivo all’aeroporto di Parigi Orly |
A seguire |
Trasferimento, con pulmini, in hotel |
Ore 13 circa |
Colazione offerta dall’Ambasciatore italiano presso l’OCSE, Antonio Armellini |
Ore 14.40 |
Trasferimento al Senato (15bis, rue de Vaugirard) |
Ore 15 |
Incontro con la Commissione Affari europei del Senato francese |
Ore 17 |
Incontro con Jean-Pierre Garson, Capo della divisione immigrazione dell’OCSE |
Al termine |
Rientro in hotel |
Ore 19.30 |
Conferenza stampa e cena offerta dall’Ambasciatore d’Italia a Parigi, Giovanni Caracciolo |
Venerdì 26 febbraio 2010
Ore 8.15 |
Trasferimento al Ministero dell’Immigrazione |
Ore 8.30-9.15 |
Incontro il Ministro dell’Immigrazione, Eric Besson (101, rue de Grenelle, 75007) |
Al termine |
Incontro il Direttore generale dell’Immigrazione, Etienne |
Ore 10 circa |
Trasferimento ad un Centro di detenzione amministrativa per immigrati (circa 30 minuti di percorrenza) |
Ore 10.30 circa |
Visita al Centro di detenzione amministrativa per immigrati |
Ore 12 circa |
Trasferimento all’Ufficio di Immigrazione ed Integrazione (XV arr.) |
Al termine (ore 13.30 circa) |
Colazione offerta dal Direttore generale dell’Immigrazione |
Al termine (ore 14.45 circa) |
Trasferimento all’aeroporto di Parigi Orly e punto stampa |
Ore 15.45 circa |
Partenza del volo per Roma Ciampino |
Ore 19 circa |
Arrivo all’aeroporto di Roma Ciampino (lato 31° stormo) |
Scheda-paese
(a cura del Servizio Rapporti
Internazionali)
Francia[1]
Settembre 2009
DATI GENERALI |
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Superficie |
643.427 Kmq |
Capitale |
Parigi |
Abitanti |
64.057.792 |
Tasso crescita popolazione |
0,574% |
Aspettativa di vita |
81 anni |
Tasso di emigrazione |
1,48 (su mille abitanti) |
Gruppi religiosi |
Cattolici (83-88%); protestanti (2%) ebrei (1%); musulmani (5-10%) |
Lingua nazionale |
Francese |
Principali cariche dello stato |
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Presidente della Repubblica
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Nicolas Sarkozy, (Union pour un Mouvement Populaire – UMP), dal 16 maggio 2007 |
Presidente dell’Assemblea nazionale |
Bernard Accoyer (Union pour un Mouvement Populaire – UMP), dal 27 giugno 2007 |
Presidente del Senato |
Gérard Larcher (Union pour un Mouvement Populaire – UMP), dal 1° ottobre 2008 |
Primo Ministro |
François Fillon (Union pour un Mouvement Populaire – UMP), dal 19 giugno 2007 |
Ministro degli Affari esteri ed europei |
Bernard Kouchner (Parti Socialiste - PS), dal 19 giugno 2007 |
Scadenze elettorali
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Presidente della Repubblica |
Si sono svolte il 22 aprile e il 6 maggio 2007 (prossime elezioni primavera 2012) |
Assemblea Nazionale |
Si sono svolte il 10 e 17 giugno 2007 (prossime elezioni giugno 2012) |
Senato |
Si sono svolte il 21 e 22 settembre 2008 e hanno riguardato la metà dei seggi senatoriali[2] (prossime elezioni settembre 2011) |
QUADRO ISTITUZIONALE
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Sistema politico
La Costituzione della V Repubblica francese, adottata il 4 ottobre 1958 dopo il referendum del 28 settembre 1958 e da ultimo modificata nel luglio 2008, riserva un posto di primo piano al Presidente della Repubblica, che è Capo dello Stato mentre il Primo Ministro è il Capo del Governo. Le diverse e penetranti funzioni di governo attribuite al Presidente della Repubblica hanno fatto spesso parlare del sistema francese come di un sistema bicefalo: al Presidente della Repubblica, cui è attribuita una missione di arbitrato estremamente attiva, spetta un ruolo di preminenza, mentre compete al Primo Ministro, in qualità di capo dell’Esecutivo, la responsabilità di attuare le politiche e le misure concrete.
La durata del mandato del Presidente della Repubblica è stata ridotta, dopo la riforma costituzionale intervenuta nel settembre 2000, da sette a cinque anni. Oltre che Capo dello Stato, egli è anche capo del potere esecutivo, nomina il Primo Ministro e, su proposta di questi, i Ministri. Secondo una consolidata prassi istituzionale, instauratasi già sotto la presidenza de Gaulle, il potere di nomina e di revoca del Primo Ministro si è configurato come una prerogativa spettante al Capo dello Stato: tuttavia, con la cohabitation tra un Presidente ed un Primo Ministro appartenenti a coalizioni politiche di segno opposto, - verificatasi per la prima volta dopo le elezioni politiche del marzo 1986 (Presidenza Mitterrand) e successivamente nel maggio 1993 e, da ultimo, a partire dal giugno 1997 fino ad oggi (Presidenza Chirac) - tale prerogativa è stata fortemente limitata, conferendo maggiore autonomia al ruolo del Primo Ministro.
Il Presidente è eletto per cinque anni ed è rieleggibile una sola volta; comanda le Forze Armate, è garante della indipendenza nazionale, dell’integrità del territorio e del rispetto dei trattati; svolge un ruolo fondamentale in politica estera assieme all’Esecutivo; vigila sul rispetto della Costituzione ed assicura il funzionamento regolare dei pubblici poteri; promulga le leggi; è il garante dell’indipendenza dell’Autorità giudiziaria e nomina le alte cariche civili e militari.
Il Primo Ministro dirige l'azione dell’Esecutivo intervenendo a tutti i livelli: dalla scelta dei membri della compagine governativa, alla definizione e all’esecuzione degli obiettivi politici da perseguire. Politicamente il Primo Ministro rappresenta l’azione collettiva del governo e conduce la politica del Paese. Nominato dal Presidente della Repubblica, e’ responsabile davanti al Parlamento. E’ responsabile della difesa nazionale, dell’esecuzione delle leggi ed esercita il potere regolamentare. Infine, il Primo Ministro può decidere di sollevare la questione della fiducia innanzi all’Assemblea Nazionale. Il Presidente della Repubblica pone fine al mandato del Primo Ministro a seguito della presentazione da parte di questo delle dimissioni del Governo.
Uno degli aspetti più dibattuti nella fase iniziale della Presidenza Sarkozy è stato quello dei ruoli e dei rapporti istituzionali fra il Capo dello Stato ed il Primo Ministro. Secondo alcuni, si è determinato un ridimensionamento del ruolo del Primo Ministro, quasi a configurare una Repubblica di tipo presidenziale puro; un’altra ipotesi vede il Primo Ministro trasformato in Vice Presidente; a parere di altri editorialisti, infine, il rapporto che intercorre tra Sarkozy e Fillon sarebbe invece del tutto simile a quello che intercorreva già fra de Gaulle e Pompidou.
Parlamento
L’iniziativa legislativa spetta al Primo Ministro ed ai membri del Parlamento. Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento (bicamerale): Assemblea Nazionale (577 membri, eletti per 5 anni a suffragio universale diretto) e dal Senato (343 membri, eletti per 6 anni a suffragio universale indiretto). Per i senatori infatti possono votare circa 150.000 grandi elettori, eletti a suffragio universale diretto, per la più parte costituiti da amministratori locali (sindaci, consiglieri municipali, consiglieri dipartimentali e consiglieri regionali), oltre che dai deputati dell'Assemblea Nazionale.
Si segnala che la legge elettorale del Senato è stata modificata con la riforma del 2003 (legge organica n° 2003-696), completata nel 2007 (legge organica n° 2007-224), che ha ridotto la durata del mandato elettorale dei senatori da 9 a 6 e ha modificato la composizione del Senato al fine di adeguarla alla modificata realtà demografica e amministrativa. Si prevede infatti un graduale ampliamento del numero dei senatori, che da 321 sono passati a 331 con le elezioni del 2004, poi a 343 con le elezioni del 2008 e arriveranno a 348 con le elezioni del 2011. Ogni tre anni si procedeva all'elezione di un terzo dei senatori; ma anche questo aspetto è in progressivo cambiamento, fino ad arrivare al rinnovo di metà Senato ogni tre anni. La riforma ha modificato inoltre l’età minima per essere eletti, che è passata da 35 a 30 anni. Il sistema parlamentare francese è caratterizzato da un bicameralismo diseguale. Il voto contrario del Senato su un disegno di legge è infatti superato da una seconda votazione positiva dell'Assemblea Nazionale. Il voto di sfiducia è sostituito con un voto di censura, che non obbliga il Governo alle dimissioni.
Le modifiche costituzionali sono approvate dai due rami del Parlamento e sottoposte a referendum popolare. Non si procede a referendum qualora il Presidente della Repubblica sottoponga le modifiche al Congresso, le due Camere riunite in seduta comune, e questo le approvi a maggioranza dei 3/5 dei voti.
Il sistema elettorale dell'Assemblea nazionale, incentrato su collegi uninominali, è maggioritario a doppio turno (scrutin d'arrondissement): un candidato è eletto al primo turno qualora ottenga la maggioranza assoluta dei voti espressi, purché questa maggioranza equivalga ad un quarto del numero degli elettori iscritti a votare nel collegio. In caso contrario, per poter accedere al secondo turno, un candidato deve ottenere un numero di suffragi pari al 12,5% del totale degli iscritti al voto. Se soltanto un candidato è riuscito ad ottenere questo risultato, il ballottaggio si effettuerà tra i primi due candidati. Nel secondo turno è sufficiente, per essere eletti, ottenere la maggioranza semplice dei voti.
Innovativa sul piano politico-istituzionale è stata la decisione di Sarkozy di affidare a Commissioni di esperti – a carattere politicamente “bipartisan” e anche con componenti stranieri – l’approfondimento di tematiche di particolare rilievo, dalla riforma istituzionale alle questioni economiche.
In particolare, un “Comitato di saggi”, presieduto dall’ex Primo Ministro Édouard Balladur è stato incaricato di predisporre un progetto di riforma della Costituzione, ispirato a tre principi: rafforzamento delle prerogative del Presidente della Repubblica, aumento dei poteri di controllo del Parlamento, più ampia partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
Sulla base di tale progetto è stato elaborata una riforma costituzionale, approvata il 21 luglio 2008 dal Parlamento riunito in Congresso. Sorprendente e' stata l'approvazione finale con 539 voti a favore e 357 contrari, un solo voto in più rispetto alla maggioranza necessaria dei 3/5 dei voti espressi.
La riforma agisce sia sul testo costituzionale del 1958, modificandone circa un terzo (41 articoli su 89), sia sull'assetto del regime semipresidenziale francese. Rimangono intatti i capisaldi dell'”eccezione francese”, come il cumulo dei mandati, il divieto per gli stranieri di voto alle elezioni locali, e un Senato che somiglia più ad una vera e propria "Camera Alta". L’Esecutivo avrà una serie di doveri come l’obbligo di informare il Parlamento in caso di intervento militare all'estero, con necessaria autorizzazione in caso di durata superiore a 6 mesi.
Tra le altre novità: la facoltà per il Presidente della Repubblica di pronunciare interventi dinanzi alle Camere riunite in Congresso, con la possibilità di un successivo dibattito senza voto e in sua assenza; il limite a due mandati presidenziali consecutivi; il conferimento dell'iniziativa referendaria su proposta di un decimo di elettori e un quinto di parlamentari; il limite di utilizzo dell'articolo 49.3 della Costituzione (possibilità per il Governo di adottare una legge senza discussione e senza un voto parlamentare) solamente ad un testo per sessione, che riguardi il bilancio o la sicurezza sociale, e comunque riconoscendo la possibilità per l'opposizione di presentare una mozione di sfiducia; la modifica del Consiglio Superiore della Magistratura, con una riduzione del numero dei membri "togati", controbilanciata peraltro dalla presidenza attribuita non più al Capo dello Stato bensì, a seconda dei casi, al Primo Presidente della Corte di Cassazione o al Procuratore Generale presso la Corte stessa; la possibilità per il cittadino di ricorrere al Consiglio Costituzionale per eccepire l’incostituzionalità di una norma prevista per la propria fattispecie; la ratifica obbligatoria per via referendaria per l'adesione di nuovi paesi all’UE, tranne quando il Presidente della Repubblica, sentite le due Assemblee, scelga la ratifica attraverso il Congresso.
Sono infine sanciti principi generali quali il riconoscimento delle lingue regionali come patrimonio francese, la parità professionale uomo-donna e la garanzia di indipendenza e del pluralismo della stampa.
Per alcune norme del pacchetto l'attivazione sarà immediata; altre sono entrate in vigore il 1° gennaio 2009, mentre per le restanti sarà necessario procedere attraverso legge ordinaria.
Una seconda Commissione, presieduta da Attali (ex consigliere di Mitterand) e costituita di esponenti del mondo accademico, economico e scientifico (inclusi stranieri quale l’italiano Monti), era stata invece incaricata di formulare proposte per eliminare gli ostacoli che si frappongono alla crescita economica. Nel rapporto presentato nel gennaio 2008 era contenuto un pacchetto di 316 proposte: partendo dalla necessità di rimuovere le rigidità del sistema economico francese, ci si concentrava sulla formazione della gioventù, la competitività delle imprese, il pieno impiego. Alcune di tali misure sono state riprese nella legge sulla “modernizzazione dell’economia”, operativa dal primo trimestre del 2009. Tale legge ha tra gli obiettivi principali lo sviluppo dei settori dell’economia che appaiono frenati, la creazione di nuovi impieghi, l’abbassamento dei prezzi.
A fine ottobre 2008 lo stesso Balladur è stato incaricato di guidare una nuova Commissione ristretta, incaricata di studiare una possibile riforma degli enti territoriali, ispirata alle seguenti linee: semplificazione delle strutture, chiarificazione delle competenze, razionalizzazione delle spese. Il rapporto è stato pubblicato il 5 marzo 2009, con proposte quali: riduzione delle Regioni da 22 a 15, eliminazione dei cantoni, rafforzamento delle strutture intercomunali creando 11 aree metropolitane.
La legge organica sulla riforma dei lavori parlamentari
Il 24 marzo 2009 l’Assemblea Nazionale francese ha definitivamente approvato, in seconda lettura, con il voto favorevole dell’UMP e del Nuovo Centro, il testo di legge organica sulla riforma dei lavori parlamentari, resosi necessario dopo la revisione della Costituzione adottata nel luglio 2008. L’approvazione è avvenuta in un clima di contrapposizione frontale tra maggioranza e opposizione, nonostante i tentativi esperiti dal Presidente Accoyer di trovare un’intesa che mettesse d’accordo i due schieramenti.
La principale modifica riguarda l’esame in aula dei progetti di legge, che non verte più sul testo trasmesso dal Governo, ma su quello approvato in commissione, ad esclusione delle leggi finanziarie, di finanziamento della sicurezza sociale e di revisione costituzionale. Rafforzando le funzioni delle commissioni, il cui numero passerà da sei a otto, di conseguenza viene alleggerito il lavoro dell’assemblea.
Per quanto riguarda il diritto di emendamento è stato specificato che gli emendamenti sono giudicati ammissibili in prima lettura, quando presentano un legame, anche indiretto, con il testo depositato o trasmesso. Gli emendamenti dei parlamentari non saranno più ammissibili dopo l’inizio dell’esame del testo in seduta plenaria, rafforzando così la Commissione competente per materia, che rimane l’unica, assieme al Governo, a poter presentare emendamenti in un momento successivo.
Per le proposte di legge, ai Presidenti delle Camere, congiuntamente, è data la possibilità di convocare una Commissione mista paritetica, organo cui è affidato l’incarico di elaborare un testo di compromesso in caso di disaccordo tra le due assemblee, che finora era riservato al Governo. Quest’ultimo conserva invece il potere esclusivo di attivare la commissione mista paritetica se è in esame un progetto di legge.
E’ stata limitata alle leggi finanziarie e ad un testo per sessione la possibilità di ricorso alla procedura prevista dall’articolo 49-3 Cost. che consente al Governo di ottenere l’adozione di un provvedimento senza voto, ponendo la questione di fiducia dinanzi all’Assemblea nazionale.
Di particolare importanza sono le modifiche delle disposizioni riguardanti la fissazione dell’ordine del giorno e l’organizzazione dei lavori parlamentari su cui, fino ad ora, l’esecutivo aveva avuto un’influenza determinante. La riforma ha stabilito che la discussione di un progetto o di una proposta di legge, in prima lettura, può essere posta all’ordine del giorno dell’assemblea solo dopo sei settimane dalla sua presentazione; un termine di quindici giorni è previsto per le leggi finanziarie e per i progetti di legge per i quali il Governo abbia richiesto una procedura accelerata. Inoltre, per quanto riguarda il calendario dei lavori, il Governo mantiene la priorità per due settimane mensili su quattro relativamente ai progetti e ai dibattiti di cui richiede l’iscrizione. Una settimana al mese è riservata alle attività di indirizzo e controllo ed un giorno al mese è riservato alle iniziative dei gruppi minoritari.
Al fine di favorire l’iniziativa legislativa dei parlamentari, la legge prevede la possibilità di sottoporre al parere del Consiglio di Stato non solo i progetti governativi, ma anche le proposte di legge.
Al Parlamento è stata attribuita la facoltà, finora non prevista, di votare risoluzioni che, tuttavia, non possono mettere in causa il rapporto fiduciario.
L’obbligo per il Governo di informare le Camere, entro tre giorni, in merito alla decisione di impegnare le Forze armate all’estero e di sottoporre all’approvazione del Parlamento il prolungamento degli interventi conferisce in materia di politica estera e di difesa un ruolo maggiormente incisivo alle assemblee parlamentari.
Riguardo alla politica europea, e conformemente al disposto del Trattato di Lisbona, alle Camere saranno obbligatoriamente trasmessi tutti gli atti delle Comunità europee, sui quali possono essere adottate risoluzioni. Inoltre in ogni Assemblea parlamentare viene istituita una Commissione per gli affari europei.
Relativamente alla composizione delle Camere, la riforma stabilisce che il numero dei deputati non può essere superiore a 577 e quello dei senatori a 348. I francesi residenti al’estero saranno rappresentati non solo al Senato, ma anche all’Assemblea nazionale. E’ richiesto il parere di una Commissione indipendente sui progetti di legge volti a ridisegnare le circoscrizioni elettorali e la ripartizione dei seggi.
QUADRO POLITICO |
Sin dal suo avvio, la Presidenza Sarkozy si è caratterizzata per un approccio profondamente innovativo, con un forte dinamismo sul piano delle riforme, ispirato alla politica di “rottura” rispetto ai predecessori. Sicuramente rileva il percorso politico del Presidente, uno dei pochi uomini politici francesi a non aver frequentato l’ENA, che ha costruito la sua carriera sempre all’interno del partito di ispirazione gollista. Sarkozy affida l’incarico di formare il Governo a Francois Fillon, che aveva organizzato la sua campagna per le presidenziali: l’Esecutivo ottiene la fiducia il 3 luglio 2007, con 321 voti favorevoli, 224 contrari e 4 astenuti. Si compone di 16 Dicasteri, di cui 7 affidati a donne; dei 22 Segretari di Stato, 7 sono donne. A un popolare uomo di sinistra e ad un centrista vengono attribuiti due dicasteri chiave: il socialista Bernard Kouchner, tra i fondatori di “Medici senza Frontiere”, è il Ministro degli Esteri; il centrista Hervé Morin è invece nominato Ministro della Difesa.
I risultati delle elezioni legislative svoltesi nel giugno 2007 confermano la vittoria della maggioranza presidenziale (UMP e gli alleati del “Nouveau Centre”) che ottiene il 44% dei voti, contro il 38,3% del Partito Socialista, sinistra “antiliberale” e Verdi. Lo schieramento di centrodestra ottiene la maggioranza assoluta dei seggi, ma con un margine di vantaggio inferiore alle previsioni e perdendo un discreto numero di deputati rispetto al 2002 (317 contro 365). Al contrario, il Partito Socialista, sebbene sconfitto, ottiene un incremento nei seggi (da 141 a 204).
Nelle elezioni parziali per il rinnovo del Senato, svoltesi nel settembre 2008, si registra un rafforzamento della sinistra (+21 seggi), anche se la maggioranza (pur arretrando di 8 seggi) mantiene comunque il controllo della Camera Alta.
Le elezioni municipali del marzo 2008 confermano il forte radicamento del Partito Socialista nel contesto locale: il PS conquista città come Lione e Digione, confermandosi anche a Parigi. Nonostante il successo, il Partito Socialista continua tuttavia ad attraversare una crisi interna di natura ideologica e politica, accentuata anche dalla “strategia di apertura” attuata da Sarkozy che, favorendo l’ingresso nel governo di alcune personalità socialiste, contribuisce a generare nel partito un clima di instabilità. A novembre, nel congresso a Reims, la sfida per la successione a François Hollande quale Primo Segretario del partito è tra Ségolène Royal e il Sindaco di Lilla Aubry, che si è imposta con un margine di 102 voti.
Il Movimento Democratico (“MoDem”) di François Bayrou sembra invece relegato ai margini del panorama politico, disponendo di soli 3 seggi in Parlamento e senza risultati di rilievo nelle amministrative.
A maggio 2009 la ripartizione tra gruppi dei seggi dell’Assemblea Nazionale risulta la seguente:
Gruppi |
Seggi |
Union pour un Mouvement Populaire (UMP) |
317 |
Socialiste, Radical, Citoyen Et Divers Gauche |
204 |
La Gauche Démocrate et Républicaine |
25 |
Le Nouveau Centre |
23 |
Deputati che non appartengono ad alcun gruppo |
8 |
TOTALE |
577 |
A maggio 2009 la ripartizione tra gruppi dei seggi del Senato risulta la seguente:
Gruppi |
Seggi |
Union pour un Mouvement Populaire (UMP) |
151 |
Socialiste (SOC) |
115 |
Union Centriste |
29 |
Groupe Communiste Républicain et Citoyen (CRC) |
24 |
Rassemblement Démocratique et Social Européen (RDSE) |
17 |
Senatori che non appartengono a nessun gruppo |
7 |
TOTALE |
343 |
Nel suo discorso programmatico del luglio 2007, Fillon pone al centro dell’azione del Governo le misure di carattere economico e sociale ed in particolare la lotta alla disoccupazione, con l'obiettivo di giungere al pieno impiego nell'arco di cinque anni; la politica economica viene incentrata sulla valorizzazione del lavoro, sull'equilibrio di bilancio, sulla riduzione del debito pubblico e sulla compressione delle spese dello Stato. Il Primo Ministro pone inoltre l'accento sull'educazione e sulla ricerca. Ampio spazio è riservato a temi quali l'ordine pubblico, la tutela dell'ambiente, l'immigrazione, la riforma della giustizia, la modernizzazione dello stato sociale e le riforme istituzionali.
Sin dall’insediamento dell’Esecutivo, prende il via un’intensa attività normativa: dalla legge sulla recidiva e sulla delinquenza minorile, a quella sul “pacchetto fiscale” (a favore del “lavoro, impiego, e potere d’acquisto”), la riforma sull’autonomia universitaria, la legge sui servizi minimi garantiti, quella sull’immigrazione, fino alla deregolamentazione in materia di orari di lavoro che rende non obbligatorio il limite delle 35 ore lavorative settimanali. Da ultimo è approvata la riforma dell’audiovisivo, che porterà alla graduale eliminazione della pubblicità sui canali della televisione pubblica.
Alcune delle riforme summenzionate provocano forti reazioni sul piano sociale, ad esempio quella sull’abolizione dei regimi previdenziali speciali previsti per i dipendenti delle ferrovie, del trasporto pubblico urbano, delle aziende elettriche e del gas (numero di anni di contribuzione inferiore e un trattamento di quiescenza calcolato su basi di favore), e quella sull’innalzamento del periodo contributivo a 41 anni. Numerosi scioperi coinvolgono tanto il settore pubblico quanto il privato e quindi numerose categorie lavorative (dall’educazione ai trasporti, dalla posta al settore sanitario). Scendono in piazza docenti e ricercatori universitari contro il decreto che modifica lo statuto dei ricercatori. Infine, si tiene una giornata di mobilitazione contro le politiche economiche del Governo, indetta dai sindacati, con una partecipazione complessiva stimata in 3 milioni di persone.
Nel contesto di forti difficoltà, il Presidente il 16 gennaio 2009 decide un rimpasto governativo, limitato ma significativo: il titolare del Lavoro, Xavier Bertrand, lascia il Governo per essere nominato Segretario Generale dell'UMP; al suo posto è promosso Brice Hortefeux, grande amico e sodale politico di Sarkozy; all'Immigrazione si trasferisce il tecnocrate socialista Eric Besson, nuova tappa della campagna di "apertura" operata nel 2007 da Sarkozy tra le file dell'opposizione.
Il tasso di gradimento per Sarkozy, ridotto al 28% a maggio 2008, torna sopra il 50% a fine 2008, a seguito anche dell’efficace gestione del semestre di presidenza francese dell’Unione Europea; fenomeno inedito nella storia della V Repubblica, il consenso nei confronti del Primo Ministro è sempre rimasto superiore a quello del Presidente. Dall’inizio del 2009 il Presidente torna a calare nei sondaggi, dal 41% di gennaio al 37% di febbraio; non sembra quindi trarre giovamento dal rimpasto governativo, dal piano di rilancio economico e dalle numerose riforme annunciate. In un sondaggio reso pubblico ad inizio maggio 2009, cioè a 2 anni dall’elezione, il 65% dei Francesi si dice deluso dal Presidente.
Nel contesto di dilagante crisi economica, il rinnovato Governo Fillon deve affrontare numerose sfide. In primis, le già citate proteste di piazza, a partire dallo sciopero generale del 29 gennaio 2009.
Anche in due importanti dipartimenti di Oltremare, Guadalupa e Martinica, le proteste si uniscono a quelle in atto sul territorio metropolitano. In Guadalupa uno sciopero blocca l’isola e le rivendicazioni delle due isole caraibiche riflettono un forte malcontento causato dall’alto costo della vita, molto maggiore rispetto alla “metropoli”. Numerosi scontri tra manifestanti e polizia si susseguono tra il 16 e il 17 febbraio 2009.
La soluzione è raggiunta all’inizio di marzo 2009, con l’avvio di un serrato confronto negoziale centrato sulle misure necessarie a ridurre le disparità sociali nei due territori.
Altro momento cardine è la presentazione del piano di rilancio da parte del Primo Ministro Fillon, per un valore complessivo 26,5 mld di euro. Il piano dovrebbe ridurre i problemi di liquidità delle PMI e finanziare progetti d’investimento nei settori delle infrastrutture, dei trasporti, dell’insegnamento superiore, della ricerca e del patrimonio immobiliare dello Stato. Il Governo e il Presidente rispondono al dilagante malcontento con importanti aiuti nel settore automobilistico, per un importo di 8 miliardi a grandi costruttori: PSA (Citroen - Peugeot) e Renault.
In parallelo i partiti di opposizione si organizzano e di ricompattano per meglio contrastare la politica del Governo. La neo-segretaria del Partito Socialista, Martine Aubry, avvia un ricco programma di controproposte: a gennaio 2009 i socialisti annunciano un contro-piano di rilancio economico da 50 miliardi di euro, incentrato sul sostegno al consumo. Anche i deputati del PS in Assemblea Nazionale si rendono protagonisti di una clamorosa azione di protesta contro l’asserito autoritarismo del Governo, a conferma dell’intenzione della Aubry di passare ad un’opposizione più dura a Sarkozy.
Il 23 giugno 2009 Sarkozy annuncia un altro rimpasto di governo, per sostituire il Guardasigilli, Rachida Dati, e Michel Barnier, ministro dell'Agricoltura, entrambi eletti deputati al Parlamento europeo. Il ministro degli Interni, Michelle Alliot-Marie prende il posto alla giustizia di Rachida Dati e Brice Hortefeux, gia' ministro del Lavoro, prende il posto di Alliot-Marie come ministro degli Interni. Il ministro dell'Istruzione, Xavier Darcos, sostituisce Hortefeux. E il portavoce del governo, Luc Chatel e' il nuovo ministro dell'Istruzione. Il nuovo ministro della cultura è Frederic Mitterrand, direttore dell'Accademia di Francia a Roma e nipote di Francois Mitterrand. Il ministro per le questioni europee, Bruno Le Maire diventa ministro dell'agricoltura al posto di Michel Barnier, eletto al Parlamento europeo.
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A quasi tre anni dal suo arrivo all’Eliseo, Sarkozy sta perseguendo con estrema determinazione un’azione di riposizionamento della Francia sui vari scacchieri internazionali. L’obiettivo del Presidente francese anche per il 2010 sembra quello di voler proseguire il cambiamento (la “rupture”) per contrastare il declino “annunciato” e mantenere la Francia nel “plotone di testa” dei paesi che dovranno contribuire ad assicurare la “governance” dell’evoluzione in atto e dei futuri assetti mondiali.
Viene riconosciuta alla Francia una gestione molto dinamica ed efficace della Presidenza di turno dell’Unione Europea nel 2° semestre del 2008. Anche sul lato della politica europea, Sarkozy non manca del resto di rivendicare i meriti dell’azione da lui condotta all’insegna della “rupture”. Non si può negare che il suo “volontarismo”, soprattutto con la proposta di Trattato semplificato, abbia contribuito in modo visibile al superamento dell’impasse istituzionale dell’Unione, con la finalizzazione del Trattato di Lisbona (poi bloccato dal referendum irlandese). E nel contesto non è trascurabile che la Francia, con una rapida procedura parlamentare, già a febbraio 2008 avesse ratificato il Trattato di Lisbona (dopo l’approvazione di una modifica costituzionale).
La Francia vuole un’Europa più forte anche nei settori della sicurezza e della difesa. Tale obiettivo ha rappresentato una delle priorità della presidenza dell’Unione, oltre all’immigrazione, all’energia e all’ambiente. In cambio di una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei Paesi europei nella gestione della propria sicurezza, con un decisivo rafforzamento della PESD, ha annunciato il rientro della Francia nelle strutture militari dell’Alleanza. La NATO e la PESD non vanno viste come strutture in competizione ma in modo complementare, anche in relazione all’esigenza di razionalizzazione delle risorse da destinare alla Difesa.
Il giudizio che ricorre piu' spesso sul semestre di Presidenza francese e' che, marcato pesantemente da crisi impreviste e da un'eclisse dell'iniziativa americana nell'ultima fase della presidenza Bush, Sarkozy e' riuscito a restituire peso e voce all'Europa: ha mediato tempestivamente e con successo sulla crisi russo-giorgiana; ha ottenuto al Consiglio Europeo l'adozione di un pacchetto "clima-energia" irto di difficolta' e particolarmente sofferto; ha riaperto la prospettiva di riforma istituzionale con l'impegno irlandese a tenere un secondo referendum; ha rilanciato gli obiettivi della difesa europea in termini di capacita' e approntamento; ha raccolto l'accordo degli altri membri su un "Patto per le Migrazioni e l'asilo". Infine, viene generalmente dato atto alla capacita' di leadership della presidenza francese di aver dato la sua prova migliore nell'approntare, in sinergia con Gordon Brown, una risposta coordinata dell'UE alla crisi finanziaria e creditizia, nel condurre un'attiva opera di convincimento sugli USA per avviare un processo di concertazione internazionale e di riforme del sistema finanziario a livello mondiale, nel promuovere sugli stessi temi l’adozione di una piattaforma comune con i paesi asiatici al Vertice UE-ASEM.
Sul piano degli equilibri interni, Sarkozy ha avviato una vasta azione di recupero dei rapporti con i Paesi di nuova adesione: in un’Europa a 27, il motore franco-tedesco costituisce ormai soltanto una condizione necessaria, ma non sufficiente, per il conseguimento del consenso, che va costruito con nuove maggioranze, anche a geometria variabile. In tale contesto si colloca il rilievo attribuito alle visite effettuate in Romania, in Polonia, in Ungheria e nella Repubblica ceca. Sempre in tale ottica, egli ha prestato molta attenzione anche a sviluppare un rapporto costruttivo con il Regno Unito, nella convinzione del ruolo prezioso che esso può svolgere per modernizzare il continente.
Il Consiglio dei Ministri congiunto franco-tedesco, svoltosi il 12 marzo, ha peraltro segnato una forte ripresa della collaborazione tra i due Paesi, che hanno assunto una posizione comune in vista del vertice G20 sulla crisi mondiale.
Sull’adesione della Turchia, Sarkozy continua a non fare mistero della sua assoluta contrarietà e del suo profondo convincimento che il posto di Ankara non sia nell’Unione, adducendo ragioni culturali (un paese a larga maggioranza musulmana) e istituzionali (la Turchia sarebbe un “peso massimo” difficile da gestire in Europa per la sua forte crescita demografica), economiche (divario di reddito e forte squilibrio regionale, che imporrebbero un peso insostenibile sul bilancio comunitario), politiche (ammissione di un Paese non disposto a riconoscere uno Stato membro dell’Unione) e geo-strategiche (ampliamento delle frontiere dell’Unione fino al confine con l’Iraq). L’alternativa all’adesione continua ad essere individuata nella creazione di un partenariato strategico che si concentri sulle questioni concrete per le quali vi è evidente interesse a collaborare.
Tra le principali innovazioni figura indubbiamente, al primo posto, il mutato atteggiamento nei confronti degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica. Fin dall’inizio del suo mandato Sarkozy si è adoperato per ricostruire una nuova relazione di fiducia con Washington, annunciando la volontà di procedere nel 2009 al pieno reintegro della Francia nella struttura militare dell’Alleanza. Nella visione dell’Eliseo tale scelta viene motivata con la necessità, a fronte della rapida ascesa delle nuove potenze emergenti, di riaffermare e rafforzare il senso di appartenenza della Francia alla famiglia dei Paesi occidentali, in modo da concorrere con maggior peso e credibilità alla definizione delle regole che dovranno organizzare la nuova realtà multipolare, di cui la comunità euroatlantica non potrà non essere protagonista. Nell’attuale fase di transizione, Sarkozy ha inteso affermare con nettezza dove la Francia si situa, a quali valori intende ispirarsi e quali interessi vengono ritenuti essenziali.
Sarkozy ha ufficializzato il 12 marzo 2009, in un discorso all'Ecole Militare, la decisione di rientrare nel dispositivo militare integrato della NATO. Il discorso di Sarkozy e' apparso calibrato in funzione delle critiche che vengono tanto dalle opposizioni quanto dalla componente di piu' stretta osservanza gollista della maggioranza. Sarkozy ha insistito soprattutto sul recupero di influenza; ha precisato che la dissuasione nucleare restera' sotto esclusivo controllo nazionale e che la Francia restera' fuori dal Comitato di pianificazione nucleare della NATO. La Francia non ospitera' basi americane, mentre generali francesi assumeranno due comandi finora detenuti dagli americani: quello strategico di Norfolk e quello della Forza di reazione rapida di Lisbona.
La filosofia che ispira il Presidente francese appare quella di un rafforzamento della componente decisionale europea nelle scelte della NATO, senza che cio' vada a scapito dell' apporto americano, essenziale in una serie di campi, da quello satellitare al trasporto strategico, dagli armamenti alla tecnologia, al sistema di comando e controllo integrato.
L’arrivo di Obama alla Casa Bianca ha ulteriormente accelerato tale processo. Sarkozy non ha nascosto le sue simpatie verso il Presidente americano anche durante la campagna elettorale. E’ stato uno dei primi leader europei a mettersi in contatto telefonico con lui ed ha avuto frequenti colloqui con il Presidente in occasione della sua visita in Europa ad inizio aprile. In particolare, nell’incontro al vertice NATO si è registrata un’ampia convergenza di vedute sui principali temi: sull’Afghanistan, sul rilancio del dialogo con la Russia, sull’Iran. Rimane invece la divergenza sulla prospettiva di adesione della Turchia, fortemente caldeggiata da parte americana.
Sarkozy ha introdotto mutamenti molto importanti nella strategia nazionale di sicurezza e difesa, attraverso un radicale aggiornamento del concetto strategico per adattarlo alle nuove sfide globali. Tale processo di revisione, varato con la pubblicazione del Libro Bianco nel giugno 2008, prevede modifiche in profondità nella struttura di sicurezza nazionale e sarà compiutamente realizzato entro il 2020 con un impegno finanziario programmato di 377 miliardi. Esso include tutti gli interessi di sicurezza francesi, interni e internazionali, essendo stato concepito come una vera e propria risposta agli effetti della globalizzazione e ai nuovi rischi che essa comporta: terrorismo, proliferazione, moltiplicazione delle crisi regionali, attacchi contro i sistemi informatici, rischi climatici, competizione per le materie prime e per l’acqua ecc. In questo processo di rinnovamento la Francia ha deciso di mantenere, come il Regno Unito, la propria capacità autonoma di deterrenza nucleare a titolo nazionale, seppure ridotta al minimo livello possibile.
Sul piano internazionale, per quanto riguarda la difesa, Sarkozy nel discorso di Monaco alla Wehrkunde ha riaffermato che l’Alleanza Atlantica e l’Europa rappresentano i due pilastri della “famiglia” occidentale. Egli intende puntare, con l’aiuto della Germania, ad un decisivo rafforzamento della Politica Europea di Sicurezza e Difesa (la PESD) nonché ad un cambiamento della propria presenza nella NATO, attraverso il rientro nella struttura militare integrata, con l’esclusione delle capacità militari nucleari. Sarkozy intende modificare l’immagine “vetero-gollista” della Francia che “indebolisce” la NATO e guarda al reintegro nella sua struttura militare come alla fine di “un’anomalia” per rafforzare il ruolo dell’Alleanza in modo complementare allo sviluppo dell’Europa della difesa. La decisione è stata ufficialmente annunciata il 18 marzo 2009, dopo il voto favorevole (329 contro 238) dell’Assemblea Nazionale.
Per quanto riguarda il rapporto con la Russia, la Francia guarda con fiducia alla rinnovata volontà di collaborazione che sembra emergere dalla nuova Amministrazione Usa ma anche da Mosca. Parigi ha mostrato particolare attenzione e sensibilità al recupero della cooperazione con Mosca sullo sfondo dei postumi della crisi caucasica. Come Presidente di Turno dell’UE Sarkozy si è impegnato in prima persona per una soluzione politica della crisi. Nel discorso di Monaco alla Wehrkunde, Sarkozy ha ribadito la necessità di ripristinare un rapporto di fiducia con Mosca e di proseguire la cooperazione con l’UE per la costituzione di uno spazio comune nella sfera economica e dei rapporti umani. Così come ha ribadito la disponibilità ad avviare una discussione nel quadro dell’OSCE sulla sicurezza paneuropea. Ciò non implica la disponibilità a rimettere in discussione l’attuale struttura della sicurezza in Europa e la perdurante validità dei fori esistenti, in particolare la NATO e l’UE. La Francia intende avvicinarsi all’esercizio sulla base di parametri precisi ma senza obiettivi predeterminati che dovranno scaturire dalle consultazioni, prima con gli alleati, in sede NATO e UE, poi con i Russi. Più che la data di un eventuale Vertice OSCE appare importante per l’Eliseo fissare un quadro temporale per avviare una dinamica costruttiva di dialogo, il cui obiettivo è quello di contribuire a ripristinare la fiducia reciproca e scoraggiare l’assunzione di decisioni a carattere unilaterale e irreversibile che potrebbero pregiudicare l’ulteriore sviluppo della discussione. Vengono registrati in proposito con sollievo gli ulteriori approfondimenti annunciati da Washington in materia di difesa missilistica come il rientro dei propositi russi circa il ventilato schieramento dei missili Iskander nell’enclave di Kaliningrad. Si auspica inoltre la conclusione entro quest’anno dell’accordo “post-Start” sulla riduzione degli arsenali nucleari. Quanto alla problematica dell’ampliamento della NATO la Francia è molto prudente sulle prospettive di adesione dell’Ucraina e della Georgia. Essa ritiene sia importante far maturare i tempi, senza smentire le decisioni assunte a Bucarest o mettere in discussione la sovranità di ciascuno Stato di scegliere le alleanze internazionali che preferisce, in relazione sia alla capacità di acquisire gli standards richiesti per l’adesione (incluse le necessarie condizioni di stabilità politica interna) sia alla necessità di non urtare ulteriormente le sensibilità di Mosca, agendo la NATO in un contesto strategico internazionale che non può prescindere dal peso e dal ruolo detenuto dalla Russia. Per quanto riguarda i rapporti NATO-Russia, si è pienamente convinti che il contesto più appropriato per il loro rilancio sia la rinnovata valorizzazione del foro creato a Pratica di Mare.
Uno dei temi centrali della politica estera di Sarkozy e' rappresentato dall'"agenda globale". Fin dal suo insediamento Sarkozy ha molto rafforzato i rapporti bilaterali con i Paesi emergenti (in particolare India, Brasile, Messico e Sud Africa) si sta impegnando a fondo per una riforma complessiva delle istituzioni internazionali per renderle piu' idonee a far fronte ai problemi della "governance" mondiale. In tale contesto si guarda quindi con molta attenzione alla Presidenza italiana del G8 in relazione a tre temi di fondo. In primo luogo la riaffermazione del valore aggiunto del G8 come gruppo di Paesi like-minded sullo sfondo del crescente ruolo assunto dal G20 a seguito della crisi economico finanziaria. L'obiettivo francese in vista del Vertice del G8 e' quello di ricercare una migliore articolazione tra i due fori, salvaguardando tuttavia le prerogative e le peculiarita' di tale formato nel quadro piu' ampio che include le economie dei Paesi emergenti. A tale aspetto si collega anche l'avvertita necessita' di una verifica sui risultati raggiunti dai singoli Paesi membri a livello interno alla luce degli impegni assunti negli ultimi summit sui vari temi in agenda: lotta alla corruzione, inquinamento, regolamentazione proprieta' intellettuale, aiuto allo sviluppo, sanita' ecc.
Sarkozy inoltre appare molto sensibile alla necessita' di trarre un bilancio e di interrogarsi sul futuro del processo di Heilingendamm con i cinque Paesi emergenti, esercizio che lui vede come "incubatrice" per le prospettive di allargamento. L'ampliamento del G8 in G14, che includa anche l'Egitto, costituisce uno dei punti qualificanti della politica di Sarkozy.
La Francia si è mossa con dinamismo e determinazione nella crisi di Gaza. Sarkozy si è recato due volte nella regione e ha mantenuto insieme a Kouchner quotidiani contatti telefonici con tutti gli attori implicati nella crisi. Non è un mistero che da parte francese vengano mantenuti contatti “indiretti” anche con Hamas, attraverso l’Ambasciatore a riposo La Messuziere, che si muove in veste non ufficiale. Il Presidente francese ha dapprima promosso e poi sostenuto con molto vigore l’iniziativa egiziana. La Francia guarda con fiducia all’accordo sulla tregua “durevole” ma sono ritenuti indispensabili passi in avanti decisivi anche nel processo di riconciliazione interpalestinese, senza il quale, nella valutazione di Parigi, nessuna tregua potrà durare. Sarkozy e Kouchner, nei molteplici incontri col Presidente Abbas, hanno ripetutamente espresso sostegno politico ed economico all’ANP. Da parte francese si ritiene inevitabile ricondurre Hamas nella logica del processo di pace ed è stata auspicata la costituzione di un Governo di unità o di “intesa” nazionale, nei confronti del quale i francesi sono pronti ad aprire rapporti con tutte le componenti che ne fanno parte. Per quanto riguarda Hamas le condizioni considerate fondamentali sono il riconoscimento del processo di pace, di tutti gli accordi stipulati dall’OLP e l’accettazione del Piano arabo di pace. Parigi non fa menzione di un espresso riconoscimento dello Stato di Israele che ritiene già incluso nell’accettazione degli altri requisiti. Si guarda con favore ad un impegno dell’UE anche con una presenza sul terreno. Sul fronte degli aiuti alla ricostruzione, Sarkozy è stato invitato dall’Egitto come “co-sponsor” della Conferenza del Cairo del 2 marzo, in virtù del ruolo svolto durante la crisi di Gaza nonché del fatto che l’iniziativa si colloca idealmente sulla scia di quella di Parigi del dicembre 2007. La Francia stanzia al momento attuale 68 milioni di euro annui per l’ANP di cui 26 in aiuti diretti al bilancio che saranno erogati nelle prossime settimane. Per quanto riguarda la ripresa del processo di pace, all’Eliseo si guarda con molte aspettative alla ripresa dell’iniziativa da parte della nuova Amministrazione americana.
Per quanto riguarda l’atteggiamento nei confronti del nuovo Governo israeliano, Parigi continuerà ad esercitare pressioni per il rispetto degli impegni al consolidamento della tregua a Gaza e per la rimozione del blocco e la riapertura dei punti di passaggio. Dal nuovo esecutivo ci si attende anche una sollecita ripresa delle discussioni sul processo di pace, col sostegno del Quartetto e della comunità internazionale, nonché il rispetto integrale degli impegni assunti nel quadro della “Road Map” a cominciare dall’arresto degli insediamenti.
Molte aspettative vengono infine riposte in una ripresa dei contatti israelo-siriani nell’auspicio che presto si possa passare dalla mediazione turca ad un vero e proprio negoziato diretto su cui la Francia, insieme a Stati Uniti e Turchia, intenderebbe dare il proprio contributo. Analoghe attese si registrano anche sulle prospettive di stabilità del Libano e sulla ripresa dei rapporti tra Beirut e Damasco secondo le intese a suo tempo intercorse e su cui Sarkozy ha più volte “incalzato” i siriani nel corso della sua visita a Damasco. Grande riievo ha avuto nel contesto la visita di Stato a Parigi del Presidente Sleimane il 16-18 marzo scorsi, anche nella prospettiva delle elezioni libanesi previste il 7 giugno.
Dopo l’avvio della “policy review” da parte della nuova Amministrazione americana, anche a Parigi si avverte l’esigenza di una pausa di riflessione sulla strategia da adottare per la questione nucleare iraniana. Da parte francese si è preso atto con soddisfazione della volontà manifestata da Washington di voler proseguire il dialogo nel gruppo P5+1/UE3+3 e dell’impegno a mantenere un approccio ispirato alla filosofia del “double-track” in linea con le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Si è tuttavia altrettanto consapevoli che il processo di revisione avrà carattere “globale”, quindi non si limiterà alla sola questione nucleare con l’Iran ma si estenderà anche al ruolo del Paese nella regione, e presupporrà, con ogni probabilità, l’apertura di canali di comunicazione diretti, nonché il coinvolgimento di altri partner regionali e dei Paesi emergenti. Nel frattempo Parigi intende concentrarsi sul processo di attuazione in sede UE delle sanzioni adottate nei confronti di Teheran, senza tuttavia porre all’ordine del giorno il ricorso a misure supplementari. Sarkozy ha dichiarato di auspicare che gli USA impostino il dialogo “con una certa fermezza”, ma non mancano segnali di un “preposizionamento” economico francese qualora dopo le elezioni iraniane il clima si faccia più disteso.
Quanto all’Afghanistan/Pakistan, il Parlamento francese ha confermato l’impegno di lungo periodo per la stabilizzazione del Paese che sarà portato avanti, in linea con gli impegni assunti da Sarkozy, “fino a quando si renderà necessario”. Nel quadro della strategia alleata basata sull’approccio globale, civile e militare, la Francia ha infatti accresciuto il proprio impegno militare destinando un battaglione supplementare nella regione est, alla frontiera col Pakistan. Dall’agosto 2008, inoltre, le forze francesi che operano nel quadro ISAF stanno assicurando il comando della regione di Kabul. Dopo gli attacchi dei Talebani che sono costati la vita ad alcuni militari francesi, sul tema si sta registrando tuttavia una crescente sensibilità da parte dell’opinione pubblica e ci si interroga più diffusamente rispetto a prima sui rischi di un maggior impegno militare sul teatro afgano. La Francia quindi si concentra in questa fase su come dare concreta attuazione degli impegni assunti al Vertice di Bucarest, ma ritiene opportuno avviare al più presto un dialogo approfondito con la nuova Amministrazione USA. Parigi intende focalizzare la propria azione su tre aspetti: accelerazione del processo di “afghanizzazione” nella gestione della sicurezza del Paese; avvio di un dialogo tra Autorità afgane e forze dell’insorgenza per accelerare il processo di riconciliazione (valorizzando anche gli sforzi dell’Arabia Saudita in proposito); ruolo del Pakistan per le prospettive di stabilizzazione. Sul fronte militare è stata accolta con molto favore la nomina del Generale Petraeus come responsabile del CentCom.
La Francia è inoltre da tempo impegnata anche nel quadro della ricostruzione. Dall’insediamento di Sarkozy essa ha raddoppiato gli aiuti civili al paese e organizzato a Parigi nel giugno 2008 una Conferenza internazionale dei donatori che, oltre a fornire l’occasione per fare il punto sullo stato di attuazione del Compact, ha raccolto circa 20 miliardi di dollari da distribuire nel corso degli anni a venire. Sul piano politico si concorda infine che l’impegno alla stabilizzazione del Paese non possa prescindere da un approccio regionale. In quest’ottica Kouchner ha organizzato il 14 dicembre 2008 una riunione a Parigi con l’Afghanistan e i Paesi vicini (era assente solo l’Iran), cui anche l’Italia ha partecipato, per rilanciare il tema della cooperazione regionale sulla base della Dichiarazione di Kabul del 2002.
La priorità attribuita al dossier afgano è stata confermata con la nomina, avvenuta ad inizio marzo, di un “Rappresentante Speciale della Francia per l’Afghanistan e il Pakistan” nella persona di Pierre Lellouche, deputato UMP.
Con riferimento all’Iraq, si segnala una netta accelerazione dei rapporti bilaterali. Dopo la visita del Presidente Sarkozy in febbraio si sono verificati numerosi scambi di visite diretti a dare un cruciale impulso ai rapporti tra i due paesi. Ad inizio aprile e' stato in Francia il Ministro della Difesa Abdul Qader Jassim che ha finalizzato tra l'altro le intese per l'acquisizione di 24 elicotteri Eurocopter EC-635. Infine il 4 maggio si è recato a Parigi il Primo Ministro al-Maliki.
Con nessun altro Paese come con l'Iraq la Francia ha avuto in questo primo scorcio dell'anno una tale frequenza e intensita' di contatti. Tale rinnovata dinamica, che non sembra destinata a rallentare nei prossimi mesi essendo gia' state preannunciate le visite di Fillon a Bagdad e del Presidente Talabani in Francia prima della fine dell'anno viene posta in rapporto da parte francese con la necessita' di dare un segnale di sostegno visibile all'attuale Governo iracheno, dopo l'esaurimento del mandato della forza internazionale e alla luce delle prospettive di ritrovata sovranita' del Paese.
La Francia non ha tardato a riconoscere ufficialmente l’indipendenza del Kosovo come uno “Stato sovrano e indipendente”. Oggi si condivide la soddisfazione per il dispiegamento di EULEX e si ritiene opportuno cominciare a tracciare, secondo gli orientamenti che vanno maturando in ambito NATO, pur con tutte le cautele del caso, una prospettiva di progressivo ridimensionamento della presenza militare in Kosovo. A fronte dei progressi sul terreno, da parte francese non si nascondono riserve sul versante dell’evoluzione politica e istituzionale del Paese, in un quadro ancora troppo legato alla struttura clanica e pervaso da fenomeni di corruzione. Parigi teme in particolare la prospettiva di un rafforzamento dell’Islam politico soprattutto tra le giovani generazioni ove non siano date risposte efficaci alle aspettative maturate col processo d’indipendenza. Per quanto riguarda la Serbia, da parte francese si concorda sulla centralità del Paese per la stabilizzazione dell’intera regione, e quindi sulla necessità di assicurare a Belgrado chiare prospettive di integrazione nella UE, nonostante continui a suscitare accenti critici il perdurare di una certa retorica nazionalista in relazione al Kosovo. Parigi concorda infine sulla delicatezza della situazione in Bosnia; si guarda favorevolmente al mantenimento di un ruolo per Stati Uniti e Russia anche successivamente alla chiusura dell’Ufficio dell’Alto Rappresentante, secondo formule in corso di definizione.
Uno dei principali obiettivi della nuova politica estera di Sarkozy è stato quello di dare forte impulso alle relazioni con l’Africa. L’attivismo del Presidente si è esercitato in particolar modo nella crisi del Darfur, segnatamente per il dispiegamento della forza ibrida, il sostegno agli sforzi per il processo di pace nella regione e la facilitazione del flusso internazionale di aiuti. Parigi guarda quindi con molta sensibilità ed attenzione a come gestire, insieme ai Partner europei e agli Stati Uniti, le ripercussioni della decisione del Tribunale penale internazionale sul Presidente Bechir per evitare di incitare ulteriori negative reazioni sul terreno. Parallelamente si intende continuare a sostenere le discussioni politiche in corso a Doha nel quadro della mediazione del Qatar. In modo positivo vengono valutati i più recenti sviluppi nella Repubblica Democratica del Congo dove Sarkozy si è recato in marzo con un agenda centrata sulla “pace nell’est” e sugli aspetti economici. Per quanto riguarda la lotta alla pirateria, la Francia è soddisfatta del lavoro svolto a Bruxelles e intende impegnarsi attivamente nel quadro del Gruppo di Contatto per valorizzare il ruolo dell’operazione navale UE e ampliare in modo pragmatico le forme di collaborazione anche con Paesi, come quelli asiatici, con cui non sussistono consuetudini di cooperazione su questo terreno.
Sul piano bilaterale il rilancio dell’azione francese nel continente africano è proseguito con fasi alterne. L’ambizione di Sarkozy è quella di procedere ad un rinnovamento della presenza nel continente africano superando le tradizionali ristrettezze della “françafrique” per legare l’impegno della Francia non più al solo principio della francofonia, ma alla cultura del risultato e della responsabilizzazione in termini di capacità di governo delle classi dirigenti africane. In questa prospettiva egli ha promosso un forte impegno per cercare di migliorare la percezione della Francia nel Continente sottolineando l’urgenza di un aggiornamento degli strumenti per la cooperazione allo sviluppo. Egli ha posto l’accento in particolare sul sostegno al settore privato e sulla volontà di ampliare le relazioni a Paesi non francofoni come l’Africa del Sud, l’Angola e la Nigeria. La nuova politica africana di Sarkozy si è concretizzata anche con una sistematica revisione degli accordi nel settore della difesa con i Paesi africani e con una forte riduzione della presenza militare francese nel continente. L’obiettivo francese è quello di rafforzare lo sviluppo delle unità regionali africane di peacekeeping, intensificando la cooperazione con l’ONU, l’UA e le organizzazioni sub-regionali per la soluzione dei conflitti.
Il rinnovato impegno francese per il Medio Oriente ha trovato il suo coronamento il 13 e 14 luglio del 2008 con il Vertice di Parigi sull’Unione per il mediterraneo che ha rappresentato un successo, se non altro sul piano della partecipazione. Con la sola eccezione di Gheddafi tutti i massimi dirigenti arabi hanno accettato di essere presenti all’evento, a differenza di quanto avvenuto nel 2005, in occasione delle celebrazioni del decimo anniversario della nascita del processo di Barcellona, quando soltanto il leader palestinese Abbas aveva ritenuto di assicurare la sua partecipazione. Dal Vertice è scaturito un tentativo di rilancio del Processo “Euromed” con l’ampliamento dei margini di partecipazione dei Paesi della sponda sud (co-presidenza franco-egiziana) nonché l’adozione di sei nuovi progetti concreti di cooperazione, i cui effetti potranno essere valutati solo nel tempo.
La prima visita di Sarkozy in Cina nel dicembre 2007 aveva riconfermato la linea di amicizia con la Repubblica Popolare Cinese: dopo la Presidenza Chirac, all’insegna di relazioni amichevoli culminate con la firma della partnership strategica nel 2004, nei colloqui il Presidente ha rassicurato su temi quali il referendum su Taiwan, la One China Policy che può valere anche per il Tibet e l’appoggio della Francia allo status di economia di mercato alla Cina.
Sarkozy aveva sottolineato che la Cina vede aumentare le sue responsabilità in settori come le crisi internazionali, lo sviluppo sostenibile, il nucleare iraniano e le emergenze in Darfur e in Birmania. Dal punto di vista economico, la Cina non può lasciare crescere indiscriminatamente lo squilibrio commerciale e deve rispettare le regole del commercio internazionale, in modo da rafforzare anche la sua moneta, non rinunciando allo sviluppo tecnologico, ma tenendo sempre in considerazione la tutela dell’ambiente. Sul piano dell’interscambio, la visita ha portato alla conclusione di contratti per 20 miliardi (acquisto di 160 Airbus, vendita di due reattori EPR di terza generazione e di combustibile per 20 anni della francese Areva).
La crisi tibetana nel marzo 2008 aveva peraltro provocato un’irritazione cinese per le posizioni assunte da Parigi, tanto che nel Paese vi erano state forme di boicottaggio commerciale dei prodotti francesi. La partecipazione di Sarkozy, nella sua veste di Presidente UE, alla cerimonia di inaugurazione dei giochi olimpici sembrava aver fatto rientrare i dissapori. La decisione del Presidente di incontrare il Dalai Lama durante una visita in Polonia ad inizio dicembre ha tuttavia creato nuove irritazioni, tanto che Pechino decideva di annullare il previsto Vertice con l’Unione Europea.
RAPPORTI BILATERALI
Le relazioni bilaterali, fondate su una sostanziale comunanza di radici storiche e culturali e su strettissimi rapporti economici e finanziari, sono state ravvivate nell’ultimo triennio da una ripresa di scambi di visite politiche a tutti i livelli, pur con le fasi di rallentamento legate alle scadenze elettorali nei due Paesi.
Il quadro d’insieme rimane quello di una grande attenzione reciproca, nonché di una affinità di fondo fra due Paesi amici e fondatori della Comunità Europea, anche se in passato non sono mancati momenti di incomprensione su alcuni temi specifici (ad esempio in materia di energia o di attraversamenti alpini), che inducono a promuovere un dialogo sostenuto e costante ad ogni livello.
Nel 2008 si sono avuti a livello istituzionale il colloquio tra il Presidente Berlusconi e il Presidente Sarkozy a Roma il 3 giugno, oltre che la visita dell’On.Ministro Frattini a Parigi lo stesso giorno. Entrambi hanno poi partecipato al Vertice a Parigi il 13 luglio per il lancio dell’”Unione per il Mediterraneo”. Il 16 settembre c’è stato un nuovo colloquio a Parigi tra il Presidente Berlusconi e il Presidente Sarkozy. L’incontro, avvenuto tre giorni dopo, tra il PdC Berlusconi e il Primo Ministro Fillon ha confermato l’ottimo stato delle relazioni bilaterali e la disponibilità francese a collaborare in materia di energia.
L’Italia mantiene con la Francia la tradizione di Vertici bilaterali annuali con la partecipazione dei Capi di Governo, dei Ministri degli Esteri e di altri Ministri volta a volta interessati. L’ultimo si e’ tenuto a Roma il 24 febbraio 2009, con la partecipazione dei Ministri degli Esteri, Difesa, Economia, Sviluppo Economico, Trasporti, Istruzione, Cultura, Affari Europei. Esso ha conseguito pienamente l’obiettivo di confermare l’eccellenza delle relazioni politiche ed economiche e la sintonia di posizioni sulle grandi tematiche internazionali. Tema centrale è stata la collaborazione nel settore nucleare: i Presidenti Berlusconi e Sarkozy hanno firmato un Protocollo di Accordo che apre la strada ad un partenariato bilaterale “senza limiti e a lungo termine”. Un secondo settore di rafforzata collaborazione riguarda la Sicurezza/Difesa, negli ambiti marittimo, aeronautico e spaziale. Infine, un terzo settore di rinnovato impulso alla collaborazione concerne i trasporti e infrastrutture, con particolare riferimento allo sviluppo dei collegamenti transalpini a partire dal progetto ferroviario Torino-Lione che consentirà di incrementare l’intermodalità nel trasporto merci, ed includendo Fréjus, Tenda, Moncenisio.
Sul piano internazionale, piena sintonia si è registrata sulla necessità di un nuovo rapporto di NATO e UE con la Russia e di una maggiore efficacia d’azione dell’Unione Europea nel contrastare la crisi economica mondiale. Così come in occasione del Vertice di Nizza del 2007, anche a Roma si è riunito il Consiglio di Sicurezza e di Difesa italo-francese, che ha formalizzato i temi di collaborazione in un apposito Comunicato finale. Si segnala che, dopo la conclusione del Vertice, il Presidente Sarkozy ha avuto un incontro al Quirinale con il Presidente Napolitano.
Anche con la Francia, così come con gli altri maggiori partners europei, è stato attivato un Foro di Dialogo delle società civili; esso si è riunito per la prima volta a Torino nel marzo 2004, quindi a Parigi il 27 maggio 2005 e a Nizza il 30 novembre contestualmente al Vertice. Peraltro, dopo gli esiti insoddisfacenti della II edizione si era avviata una riflessione sulle modalità di rilancio dell’esercizio, affidata ai due Coordinatori, l’Ing. Pasquale Pistorio e il Dott. Antoine Berheim.
Anche l’ultima edizione, così come quella a Nizza, ha avuto luogo contestualmente al Vertice, il 24 febbraio, sotto la guida del nuovo Coordinatore italiano, il Vice Presidente di FIAT, John Elkann.
2. Relazioni economiche, finanziarie e commerciali
Nella classifica dei principali partner della Francia, l’Italia ha perso nel 2008 la seconda posizione a favore del Belgio, ed è divenuta quindi il 3° paese fornitore, mentre si attesta quale 2° paese cliente scavalcando della Spagna. Le quote di mercato italiane risultano in calo in entrambi i sensi, dell’8,1% per l’import e dell’8,8% per l’export.
Interscambio commerciale della Francia con l’Italia
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Quota % italiana 2008 |
Var % 2008/07 |
Var % 2007/06 |
Export |
35 042 |
36 203 |
35 518 |
9,1 |
9,2 |
8,8 |
-1,9 |
+8,3 |
Import |
36 300 |
38 521 |
38 340 |
8,5 |
8,6 |
8,1 |
-0,5 |
+6,1 |
Saldo italiano |
+1 258 |
+2 318 |
+2 822 |
|
|
|
+21,8 |
+81,0 |
Dati CIF/FOB in milioni di € (materiali militari esclusi)
Fonte: World Trade Atlas – GTI - su Dati Dogane francesi – elaborazione ICE
Il saldo della bilancia commerciale continua a risultare positivo per l’Italia e si attesta a 2.822 milioni; le importazioni in provenienza dall’Italia sono tuttavia stagnanti (–0,5%), dopo un aumento del 6,1% nel 2007. Nel 2008, l’evoluzione delle esportazioni francesi verso l’Italia mostra un trend negativo (-1,9%) dopo anni di crescita ed in controtendenza rispetto alla crescita globale dell’export francese (+2,0%).
Le dogane francesi riportano, per l’anno 2008, 15.737 operatori esportatori verso Italia e 34.400 importatori dall’Italia.
Le importazioni francesi dall’Italia
Il paniere delle importazioni francesi dall’Italia differisce parzialmente dalle importazioni francesi dal resto del mondo: si nota infatti che, fra i principali settori, dopo il settore della meccanica e dell’auto, si trova il comparto moda inteso nel suo complesso, compresi dunque filati, tessuti ed accessori.
Le importazioni francesi dall’Italia per settore (in milioni di euro) |
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2006 |
2007 |
2008 |
Var % 08/07 |
Var % 07/06 |
Quota % dell’Italia 2008 |
Quota % dell’Italia 2007 |
Totale |
36 300 |
38 521 |
38 340 |
-0,5 |
+6,1 |
8,1 |
8,5 |
Meccanica |
5 680 |
6 227 |
6 212,6 |
-0,2 |
+9,6 |
10,7 |
10,7 |
Settore dell’auto |
4 049 |
4 268 |
4 243,8 |
-0,6 |
+5,4 |
8,8 |
8,8 |
Moda |
3 890 |
4 2248 |
4 147,2 |
-2,4 |
+9,2 |
15,5 |
15,8 |
Siderurgia |
3 074 |
3 557 |
3 635,0 |
+2,2 |
+15,7 |
15,0 |
15,2 |
Prodotti elettrici ed elettronici |
3 121 |
2 705 |
3 058,3 |
+13,1 |
+9,7 |
8,4 |
8,1 |
Materie plastiche |
2 513 |
2 956 |
2 759,4 |
-6,7 |
-5,3 |
7,2 |
7,6 |
Agro-alimentare |
2 465 |
2 731 |
2 549,6 |
-6,7 |
+8,7 |
11,3 |
12,0 |
Arredamento |
1 290 |
1 360 |
1 361,4 |
+0,1 |
+5,4 |
18,6 |
18,9 |
Nel 2008 la meccanica è rimasta il primo comparto dell’export italiano, nonostante registri un andamento stagnante (-0,2%) con conseguente riduzione della quota di mercato. Le vendite del settore dell’auto risultano anch’esse in calo (-0,6%), dopo la buona crescita del 2007 (+5,4%). La quota occupata dall’Italia nel mercato francese dell’auto rimane tuttavia invariata.
La moda, dopo l’ottima crescita nel 2007 (+9,2%) inverte la tendenza e vede gli acquisti francesi calare del 2,4%. I prodotti elettrici e elettronici, mostrano già da due anni un andamento negativo (-5,3% nel 2007 e –6,7% nel 2008).
Tenuta nel comparto della siderurgia (+2,2%), ma calo nelle esportazioni di materie plastiche (-6,7%). Ottimi invece i segnali provenienti dal comparto agro-alimentare che, in controtendenza con il resto dei settori, registra un eccellente +13%.
Le esportazioni francesi in Italia
Il valore totale delle esportazioni francesi nel 2008 ha raggiunto, secondo i dati forniti dalle dogane, i 403.003 milioni, in aumento del 2% rispetto al 2007. Il primo cliente della Francia resta la Germania (14,6% di quota di mercato); l’Italia, nonostante un calo dei flussi dell’1,9%, sorpassa la Spagna che vede diminuire i propri in maniera ancora più importante (-10,5%).
Per quanto concerne la quota di mercato, l’Italia si situa al secondo posto con l’8,8%, la Spagna al terzo con l’8,4% e il Regno Unito al quarto (7,9%).
Le esportazioni francesi verso l’Italia
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2006 |
2007 |
2008 |
Variazione % 08/07 |
Variazione % 07/06 |
Quota 2008 |
Totale |
35 042 |
36 203 |
35 518 |
-1,9 |
+3,3 |
8,8 |
Settore auto |
4 409,3 |
4 672 |
4 152 |
-11,1 |
+6,0 |
9,9 |
Agro-alimentare |
3 772,3 |
4 008 |
4 345 |
+8,4 |
+6,2 |
9,3 |
Meccanica |
3 303,1 |
3 349 |
3 084 |
-7,9 |
+1,4 |
6,0 |
Siderurgia |
2 703,1 |
2 973 |
2 928 |
-1,5 |
+10,0 |
12,2 |
Prodotti farmaceutici |
2 561,1 |
2 717 |
2 795 |
+2,9 |
+6,1 |
6,7 |
Materie plastiche |
2 540,0 |
2 689 |
2 504 |
-6,9 |
+5,9 |
11,5 |
Prodotti elettrici ed elettronici |
2 419,2 |
2 409 |
2 208 |
-8,3 |
-0,4 |
6,8 |
Moda |
1 789,9 |
2 017 |
1 962 |
-2,7 |
+12,7 |
11,9 |
I flussi globali verso l’Italia nel 2008 sono stati in calo, dopo l’aumento del 2007 (+3,3%); la diminuzione riguarda tutti i comparti, ad eccezione dei prodotti farmaceutici (+2,9%) e agro-alimentare (+8,4%). Da segnalare i risultati particolarmente negativi dell’automotive, con una diminuzione di -11,1%.
Investimenti
I flussi di investimenti diretti complessivi verso la Francia si sono attestati nel 2008 a 86,1 mld, evidenziando un calo sigificativo rispetto all’anno precedente (115,4 mld). In un generale contesto di riduzione dei flussi a livello mondiale, la Francia passa tuttavia dal terzo al secondo posto (ex aequo con il Regno Unito), dopo gli Stati Uniti, quale Paese di destinazione. Gli investimenti diretti verso l’Italia registrano un valore, ben più contenuto, di 9,1 mld di euro.
Gli investimenti diretti francesi si attestano a 159,7 mld di euro (per il 2007 era di 164,1 mld), registrando un lieve ribasso del 2,7% rispetto al fortissimo incremento (+69,7%) avutosi fra il 2006 e il 2007. L’ammontare degli investimenti italiani all’estero risulta, nel 2008, pari a 30,4 mld di euro, con un calo di oltre il 50%. A tale proposito si rammenta il peso di due operazioni di elevato ammontare (Enel/Endesa e Unicredito/Bankaustria) che si erano registrate nel 2007.
IDE: Italia – Francia (dati in mln. di euro) |
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Investimenti italiani in Francia
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Investimenti da Francia
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verso imprese finanzia-rie, assi-curative e istituzioni monetarie |
verso altri settori |
Totale |
% su totale investimenti italiani all’estero |
verso imprese finanzia rie, assi-curative e istituzioni monetarie |
verso altri settori |
totale |
% su totale investimenti dall'estero |
2008 |
- 325 |
590 |
265 |
----- |
1 333 |
717 |
2 050 |
22,5 % |
2007 |
- 842 |
- 1 276 |
-2 118 |
3,2% |
5 939 |
684 |
6 623 |
22,6% |
2006 |
193 |
- 2 108 |
-1 915 |
5,7% |
7 616 |
1 245 |
8 860 |
28,4% |
Gli investimenti francesi in Italia, in linea con quanto segnalato a livello globale, sono sensibilmente diminuiti passando da 6,6 mldnel 2007 (pari al 22,6% del totale degli investimenti provenienti dall’estero) a 2,3 mld dello scorso anno (47% del totale). Si sottolinea la minore concentrazione nel settore bancario e finanziario. Nel corso del 2008 si sono registrati per l’Italia disinvestimenti netti dal mercato francese per 0,9 mld, ascrivibili al settore finanziario, bancario e assicurativo.
La presenza italiana in Francia
Risultano operanti in Francia circa 630 imprese italiane con 850 stabilimenti che occupano oltre 100 mila salariati.
Le imprese italiane sono relativamente ben distribuite sull’insieme del territorio francese con una prevalenza nell’area parigina e soprattutto nella regione Rhône-Alpes dove esiste un forte polo di imprese italiane (un quarto dei progetti del 2007 ed un terzo del totale dei posti di lavoro creati).
La maggior parte degli investimenti italiani appartiene ai settori di tipo tradizionale, che trovano nel mercato francese alcuni vantaggi comparati, quali il minor costo dell’energia (-25/30%), oltre ad alcuni benefici di ordine fiscale.
La maggiore concentrazione ricade nel settore automobilistico (45% degli IDE italiani); il Gruppo FIAT costituisce uno dei principali investitori esteri, tendenza confermata da IVECO, Case New Holland e Teksid.
Il secondo comparto merceologico fortemente rappresentato è quello dei materiali da costruzione. In questo settore spicca la presenza di ITALCEMENTI, che ha acquisito “Ciment Français”. Segue la metallurgia con la forte presenza del Gruppo Riva.
Si segnalano inoltre due presenze di rilievo: Finmeccanica (6 siti produttivi) e Mondadori che ha acquisito Emap France (tale acquisizione ha segnato l’ingresso sul mercato francese di un terzo gruppo editoriale italiano, dopo “Rizzoli” e “La Stampa”, socio di minoranza di “Le Monde”). Telecom Italia ha invece abbandonato il mercato francese dopo la cessione di Alice France.
Forte anche la presenza di Generali France nel ramo assicurativo, di Costa Crociere nel settore turismo e della Ferrero nel settore dolciario (3 fabbriche, 1.000 addetti).
La nota meno positiva é rappresentata dalla scarsa presenza nei settori ad alto contenuto tecnologico, dalla chimica alla farmaceutica (a parte il gruppo farmaceutico Chiesi); va comunque segnalato il peso di alcune società miste STMicroelectonics, Thales/Alenia Space e il Consorzio ATR per gli aerei regionali.
A differenza del dinamismo delle banche francesi sul mercato italiano (BNP, Crédit Agricole) marginale è la presenza bancaria italiana in Francia, limitata ad uffici di rappresentanza o a ristrette reti di sportelli (MPS); fra le eccezioni, si segnala l’acquisizione nel 2006 da parte di Banca Leonardo della Banca di investimenti “Toulouse & Associés” e del 34% della DNCA Finance.
Investimenti francesi in Italia
Nel 2006 i flussi di investimento avevano raggiunto i 4,4 miliardi, pari al 4,6% dei flussi in uscita dalla Francia, ciò che collocava l’Italia al settimo posto tra i ricettori. La Francia, in termini di stocks, è il secondo investitore straniero in Italia dopo i Paesi Bassi, con un totale di 28 miliardi nel 2006, che collocava l’Italia al settimo posto tra i ricettori. La Francia, in termini di stocks, è il secondo investitore straniero in Italia dopo i Paesi Bassi, con un totale di 28 miliardi nel 2006.
Nel 2007 lo stock complessivo ha raggiunto 6,5 miliardi, circa un terzo degli investimenti dall’estero in Italia.
Circa 800 filiali di società francesi sono recensite in Italia, principalmente nelle regioni del Nord e del Centro. Se le filiali di vendita restano le più numerose, si contano comunque 277 stabilimenti di produzione, che rappresentano circa 68.000 posti di lavoro.
Gli investimenti toccano più o meno tutti i settori, ma le aziende francesi sono particolarmente attive nei beni di consumo, in particolare grazie alle alleanze italo-francesi nel sistema moda, i cui attori principali sono LVMH e PPR, e nel settore dei servizi, dalla grande distribuzione (Auchan, Carrefour, Promodes, Fnac, Castorama, Leroy Merlin) alle nuove tecnologie informatiche, passando per le telecomunicazioni, i servizi finanziari, il lavoro interinale (Adecco). Tra le prime venti società italiane figurano quattro filiali di gruppi francesi: Alcatel, Danone, Michelin e Saint-Gobain.
Il turismo francese
I dati Istat del 2006 evidenziano 3.134.361 arrivi e 9.816.174 presenze di turisti francesi in Italia, con una permanenza media di 3,13 giorni, dato inferiore alla permanenza media dei tedeschi in Italia (5,18 giorni) ed alla permanenza generale in Italia (3,94 giorni).
Rispetto al 2005 si è registrato un aumento di arrivi pari al 6,73% ed un incremento delle presenze del 4,64%. Quest’ultimo dato è molto significativo perché riflette un allungamento dei periodi di soggiorno nel nostro paese.
L’Italia si posiziona in Francia al secondo posto dopo la Spagna, con una percentuale di soggiorni dell’11,2% contro il 15,9%, seguono il Belgio ed il Lussemburgo con il 5,4%, la Germania con il 4,8%, la Gran Bretagna e l’Irlanda con il 4,4%. Mentre tra le destinazioni extra europee spicca l’Africa nettamente preferita alle Americhe.
La Francia ha sempre assicurato ottimi flussi verso l’Italia ed i dati Istat evidenziano un aumento nel periodo 1996-2006 del 32,11% sugli arrivi e del 32,22% sulle presenze.
Esaminando inoltre gli ultimi dati ISTAT relativi ai principali paesi dell’Unione Europea generatori di turismo, la Francia si posiziona al terzo posto con uno scarto minimo rispetto al Regno Unito.
Cooperazione nel settore dell’energia elettrica e del gas
L’intesa raggiunta al Vertice bilaterale di Nizza (novembre 2007), definita dalla stampa “pax electrica”, ha consentito una prima significativa apertura del mercato francese con un consolidamento della presenza di Enel in Francia a cui fa riscontro una stabilità della presenza di Edf in Italia attraverso Edison.
In particolare, a Nizza è stato raggiunto un accordo sull’aumento dei sistemi di interconnessione delle reti elettriche dei due Paesi, grazie alle intese di cooperazione industriale concluse fra Enel ed Edf e fra Terna SpA e la francese RTE. Gli accordi di Nizza prevedono inoltre la partecipazione di Enel, con una quota fra il 30% ed il 40%, alla realizzazione di due nuove centrali a ciclo combinato a gas, attualmente in fase di costruzione in Francia, per un totale di circa 1.400 MW.
Le attività di Enel in Francia si concentrano su altri due settori principali:
Per quanto riguarda la cooperazione bilaterale nel settore del gas, da parte francese è stato evocato il progetto di realizzare una “bretella” che consenta di collegare la Corsica al gasdotto “Galsi” (tale gasdotto collega l’Algeria alla Sardegna).
Cooperazione nel settore nucleare
In occasione del Vertice di Nizza è stato raggiunto un accordo che consente la partecipazione di Enel, con una quota del 12,5 % pari a circa 570 milioni di euro, alla costruzione del primo impianto nucleare di terza generazione “EPR” in corso di realizzazione a Flamanville, in Normandia (si tratta della terza unità da realizzare accanto agli impianti già esistenti). La tecnologia utilizzata è del tipo AREVA EPR (European Pressurized Reactor), con potenza pari a 1.630 MW elettrici e rendimento netto del 36%. Enel ha inoltre l’opzione di partecipare alla realizzazione di 5 ulteriori unità del tipo EPR in Francia, cui corrisponde l’opzione di EDF per partecipare ai progetti Enel di realizzazione di 5 unità EPR in Europa.
Il cantiere di Flamanville 3 è stato avviato a giugno 2006 e l’entrata in esercizio della nuova unità è prevista per giugno 2012.
La positiva collaborazione avviata sul piano industriale ha consentito la finalizzazione di un Protocollo di Accordo in materia di collaborazione nel settore nucleare, sottoscritta dai Presidenti Berlusconi e Sarkozy in occasione del vertice di Roma il 24 febbraio scorso, con l’obiettivo di dar vita ad un duraturo e stabile partenariato nel settore.
Cooperazione nel settore dell’energia eolica
L’ingresso di Enel nel settore delle energie rinnovabili in Francia ha avuto inizio il 13 luglio 2006 con l’acquisizione, per 14,2 milioni di euro, della totalità delle azioni di Erelis, società di sviluppo di impianti eolici. Costituita nel 2002 e con sede vicino Lione, Erelis possiede oggi un portafoglio complessivo di progetti in sviluppo diretto di circa 500 MW e di ca. 100 MW per conto terzi. In particolare, il 12 giugno 2007 Enel Erelis ha finalizzato l’acquisizione di quattro progetti per la realizzazione di impianti eolici in Bretagna, Picardie e Auvergne, aree ad alto potenziale eolico. Tre parchi eolici sono già in funzionamento.
Dopo l’acquisto della società francese Erelis, Enel ha provveduto ad acquistare dal produttore tedesco REpower 42 aerogeneratori per una potenza complessiva di 84 MW, destinati a tre progetti eolici che verranno realizzati nella regione di Champagne-Ardennes. Gli impianti dovrebbero entrare in funzione nel prossimo anno.
Presenza ENI sul mercato francese
Il Gruppo italiano è presente sul mercato francese soprattutto attraverso la distribuzione e la vendita di gas naturale ai clienti industriali ed ai grossisti. Nel 2007 le vendite globali di gas naturale, da parte dell'ENI, hanno raggiunto 1,6 miliardi di metri cubi, con l'obiettivo di raggiungere nel 2011 la cifra di 5 miliardi di metri cubi, pari al 9% del mercato francese.
Recentemente, ENI ha rafforzato le sue posizioni in Francia, acquisendo il controllo del 38% del capitale azionario di "Altergaz", uno dei principali operatori indipendenti sul mercato del gas transalpino. Grazie a questa partecipazione azionaria e agli accordi conclusi con la predetta società, il Gruppo italiano opera ora anche sui segmenti residenziali e professionali.
Si sottolinea inoltre che ENI ed "Altergaz" hanno recentemente concluso un accordo che consente ai due Gruppi l'ingresso, con una quota del 17% ciascuno, nel capitale azionario di "Gaz de Bordeaux Energie Service S.A.". Quest’ultima società raggrupperà tutte le attività di commercializzazione del gas naturale nell'agglomerato urbano di Bordeaux, attività svolte sinora da "Gaz de Bordeaux (SAEML)". Si tratta di un accordo molto importante, come confermato dal fatto che la firma è stata apposta alla presenza di Alain Juppè, Sindaco di Bordeaux e personaggio di primo piano del panorama politico francese.
Il Gruppo ENI è inoltre presente in Francia, sin dal 1968, anche nel campo della distribuzione e della vendita di idrocarburi con "Agip France", società controllata attraverso "Eni International B.V. - Amsterdam".
Cooperazione nel settore della Difesa
Le prospettive di collaborazione bilaterale nel settore della Difesa erano aumentate a seguito dell’approvazione della Legge di programmazione militare (LPM) che prevede la crescita delle spese militari dall’1,8% del PIL al 2%.
E’ quasi concluso il programma “Horizon”, avviato nell’ottobre 2000, per la costruzione di quattro Fregate “Anti Air Warfare”, due per la Marina italiana e due per quella francese. Il programma si distingue per l’alta percentuale di parti comuni (80%) e per l’ottima collaborazione nel quadro della Joint Venture “Horizon SaS” costituita pariteticamente da Finmeccanica e Thales. Il programma è attualmente in uno stato avanzato della fase 2, che si prevede di concludere nell’ottobre 2010. Il 19 Dicembre scorso é stata accettata la prima Unità francese e contastaulmente la prima italiana (Andrea Doria).
Programma FREMM (Fregate Europee Multimissione)
Il programma ha preso il via nel 2003 con la firma di un Accordo quadro per la progettazione, sviluppo e costruzione di una Fregata Europea Multi Missione, trovando poi definizione in successive intese tecniche. Il programma originario prevedeva lo sviluppo e l’acquisizione di 27 unità navali: 17 per la Marina francese e 10 per la Marina italiana (costo medio unitario della Fregata in versione italiana è pari a 350 milioni); la consegna delle prime unità avverrà nel 2010 per completare il programma entro il 2018.
L’avvio del programma ha conosciuto dei forti ritardi a causa delle difficoltà nel reperimento delle necessarie risorse. La Legge finanziaria 2006 ha previsto uno stanziamento di 2,1 miliardi, tramite mutuo garantito dall’allora Ministero delle Attività Produttive, stanziamento che è idoneo a garantire la costruzione per sole 2 prime unità.
Un dialogo (non facile) fra le industrie coinvolte è in corso per la predisposizione o meno di Fremm da esportazione. La consegna della prima unità avverrà nel 2012 per completare il programma entro il 2022.
Programmi aeronautici
La Dassault Aviation è capofila del progetto di sviluppo del velivolo d’attacco senza pilota UCAV (Unmanned Combat Aerial Vehicle) Neuron per conto della Délégation Général des Armements (valore 300 Milioni di Euro). L’Italia, con Alenia Aeronautica, ha confermato la sua partecipazione al programma (per un ammontare di 85mln di Euro pari al 22% del totale).
L’Italia ha altresì espresso il proprio interesse a partecipare allo sviluppo del dimostratore UAV (Unmanned Aerial Vehicle) Euromale di EADS (valore del programma circa 30 M Euro).
In campo elicotteristico, si ricorda che Agusta/Westland partecipa allo sviluppo dell’elicottero tattico NH 90. Ha una quota del 28,3% in partnership con la società franco-tedesca Eurocopter e l’olandese Fokker (ora Stork Fokker Aerospace). Il Gruppo Finmeccanica produce una quota oscillante tra il 10% (versione terrestre) ed il 30% (versione navale) di ogni esemplare di NH90.
In merito all’addestratore Aermacchi M-346, presentato al Salone aerospaziale del Bourget di giugno 2005, vi è un forte interesse italiano affinché tale velivolo diventi l’addestratore europeo del futuro. Questa nostra posizione era stata rafforzata dall’offerta avanzata dall’allora Sottosegretario Valducci al Delegato Generale per gli armamenti, Lureau, nel 2005, al quale fu anche prospettata l’ipotesi di realizzare in Francia un centro di addestramento congiunto.
Elettronica della difesa
Le collaborazioni italo-francesi nel settore dell’elettronica della difesa sono marcate da una serie di intese e “joint ventures” che coinvolgono i gruppi Finmeccanica, Thales e, in misura minore, EADS. Tra i programmi in essere, si citano in particolare quelli nel settore dell’avionica, dell’”air traffic management”, dei sistemi radar e di difesa elettronica.
Data la rilevanza delle cooperazioni italo-francesi in tale settore, Finmeccanica e Thales hanno esaminato, nel corso degli ultimi anni, la possibilità di realizzare un’alleanza tra i due gruppi che porterebbe alla creazione del primo polo europeo dell’elettronica per la difesa. Tale prospettiva (fortemente voluta dal Presidente Direttore Generale di Thales, Denis Ranque) non ha mai incontrato il pieno favore delle autorità francesi. La recente acquisizione della società americana DRS da parte di Finmeccanica, rafforzando il peso del Gruppo italiano sul primo mercato mondiale della difesa, ne fa un “player” globale in grado di collaborare con la Francia su un piano paritario. Il rafforzamento di Finmeccanica apre quindi nuovi scenari nel rapporto con Thales. Tale eventualità è interpretata da EADS come un’azione ostile in quanto un’alleanza Finmeccanica–Thales la emarginerebbe nel quadro di un mercato con forti prospettive di espansione.
Sistemi di difesa missilistica
Assumono rilievo particolare le collaborazioni in materia di difesa missilistica, basate sulle attività del gruppo MBDA costituito da Matra Bae Dynamics, EADS/Aerospatiale Matra Missiles e Alenia Marconi Sistems. Tra i vari programmi si segnalano il sistema missilistico di difesa aerea PAAMS, quello aria/aria Meteor, il sistema missilistico da crociera Scalp ed i sistemi di difesa subacquei MU90 e SLAT. Su MBDA, Eads non nasconde la sua intenzione di voler acquisire le partecipazioni di BAE e di Finmeccanica.
Sistemi subacquei
Finmeccanica e le società francesi Thales e DCNS hanno raggiunto un’intesa per la creazione di una partnership nel settore dei sistemi di difesa subacquei. L’iniziale accordo organizzativo, che prevede la creazione di 3 joint ventures, con una partecipazione di Finmeccanica in tutte e la responsabilità diretta delle attività di ingegneria, progettazione, sviluppo, marketing e vendita dei sistemi completi, è attualmente oggetto di discussione. L’azienda italiana sembrerebbe orientata ad una ristrutturazione e semplificazione dell’alleanza attraverso la costituzione di un’unica joint ventures, della quale vorrebbe acquisire la maggioranza. DCNS ed il Governo francese stanno valutando la proposta, che implicherebbe, tra l’altro, una modifica della legislazione francese.
DCNS, Finmeccanica (attraverso WASS) e Thales, mediante il consorzio TUS, già da diversi anni collaborano nel settore dei sistemi di difesa subacquei. Le tre società operano congiuntamente con successo anche attraverso il consorzio Eurotorp (Gruppo Europeo di Interesse Economico) per lo sviluppo e la commercializzazione dei siluri leggeri (MU 90) e il consorzio Euroslat (GEIE) per i sistemi di difesa anti-siluro.
Il tema del potenziamento dei collegamenti transfrontalieri tra l’Italia e la Francia costituisce una priorità per il Governo italiano, cui fa riscontro un interesse francese meno netto, anche per remore di carattere finanziario e di impatto ambientale. Dal punto di vista strategico, la realizzazione della linea Torino-Lione è ad esempio per la Francia un progetto infrastrutturale meno rilevante rispetto al collegamento con la Germania denominato “progetto prioritario n.17” ( Parigi-Strasburgo-Stoccarda-Vienna-Bratislava.)
L’architettura dei collegamenti transfrontalieri è retta da 4 Commissioni Intergovernative di controllo, cui partecipano i rappresentanti dei Ministeri delle Infrastrutture, Trasporti, Economia, Esteri, Amministrazione delle Dogane, ANAS e società concessionarie ove presenti:
1) Commissione Intergovernativa per la nuova linea ferroviaria Torino-Lione (Co- Presidente, Prof. Rainer Masera);
2) Commissione Intergovernativa di controllo per il Traforo del Monte Bianco (Co Presidente, Amb. Arduino Fornara);
3) Commissione Intergovernativa per il Traforo autostradale del Frejus (Co-Presidente ing.Marcello Mauro)
4) Commissione Intergovernativa per il miglioramento dei collegamenti italo-francesi nelle Alpi del Sud (Co-Presidente, Arch. Gaetano Fontana del Ministero Trasporti).
La cultura italiana è assai presente e viva in Francia, e le relazioni culturali tra i due Paesi sono tradizionalmente intense, nonché improntate ad un’eccellente collaborazione in tutti i settori. Solo per fornire alcuni indicazioni: ogni anno vengono tradotti in francese oltre cento libri di autori italiani; il numero degli studenti che imparano l’italiano nelle scuole francesi, dalle elementari al liceo, nel 2007 era aumentato di quasi il 50% rispetto a venti anni prima; la società e la cultura italiana sono ampiamente rappresentate, e spesso ad alto livello, in rassegne cinematografiche, come da oltre venti anni accade nei Festival del cinema italiano di Annecy (Savoia) e di Villerupt (Lorena), o presso l’”Espace Cardin” di Parigi, senza parlare dei recenti successi del cinema italiano a Cannes; opere italiane sono esposte ovunque, in musei e gallerie francesi (ad esempio, di recente, con le mostre su Mantegna al Louvre, sui Futuristi al “Centre Pompidou”); rappresentazioni di autori italiani o con compagnie italiane sono in scena nei teatri (a partire dalla “Comédie Italienne” di Parigi), nei teatri lirici, tra cui l’”Opéra Garnier”, l’”Opéra Bastille, ecc. Grandi direttori di orchestra italiani, registi, scrittori, musicisti, attori, artisti contemporanei, architetti, ecc. sono attivi e ben apprezzati da sempre in Francia. Dibattiti universitari e convegni animano la scena culturale francese, assicurando sempre ampio spazio alla nostra realtà culturale.
Sul piano istituzionale si segnala che il 23 settembre 2008 si sono incontrati a Parigi il Ministro per i Beni Culturali Bondi e l’omologo francese Albanel. Nell’analizzare le possibilità di estendere la collaborazione in campo culturale, è stato fatto particolare riferimento ai seguenti aspetti:
- cooperazione tra i musei con l’ipotesi di un’intesa tecnica tra i due Ministeri;
- rivitalizzazione della cooperazione in ambito cinematografico;
- valorizzazione del patrimonio con la proposta italiana di istituire un “marchio europeo”;
- lotta al traffico di opere d’arte;
- possibile rimpatrio in Italia nella Chiesa di Santa Croce a Firenze delle spoglie del compositore Luigi Cherubini;
- possibile collaborazione tra l’ Italia e la rete televisiva franco-tedesca ARTE.
a) Contesto e cornice istituzionale
Le relazioni culturali italo-francesi si inseriscono nel quadro giuridico dell'Accordo di cooperazione culturale del 4 novembre 1949 (peraltro privo di dotazione finanziaria) e del Programma esecutivo firmato a Roma l'11 luglio 1996 (scaduto nel 1999 e non rinnovato).
Tra gli sviluppi degli ultimi anni, vanno in particolare segnalati l'Accordo ratificato nel 2000 per l’istituzione dell’Università italo-francese con sede a Torino e Grenoble e l’Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica firmato nel gennaio 2001 in occasione del Vertice tenutosi a Torino. Da segnalare, altresì, l’insediamento, avvenuto a Parigi il 5 luglio 2004, del Comitato di collaborazione culturale dell’Istituto Italiano di Cultura, al quale partecipano una selezione di personalità del mondo culturale francese interessate a sviluppare la cooperazione culturale con l’Italia.
Per l’a.a. 2009/10 il MAE ha messo a disposizione 51 borse di studio.
Importanza nel settore della cooperazione interuniversitaria e dell’armonizzazione dei titoli di studio riveste anche la Dichiarazione congiunta della Sorbona, firmata nel maggio del '98 da Francia, Gran Bretagna, Germania ed Italia, ed aperta all' adesione degli altri stati europei. Da ricordare anche l'Accordo cinematografico firmato il 6 novembre 2000 e ratificato da parte italiana nel dicembre 2002.
La rete culturale italiana in Francia è costituita da sei uffici di cui 3 con rango di Istituto di Cultura (Parigi, Lione e Marsiglia) e 3 con rango di sezioni distaccate (Lilla, Strasburgo e Grenoble). E' anche operante in Francia, in diverse università (Parigi, Rennes, Strasburgo, Tolosa, Aix-en-Provence, Caen, Bordeaux, Nantes, Lilla, Lione, Grenoble, Clermont-Ferrand, Besançon) un'attiva rete di 19 lettorati di lingua italiana.
b) L’azione recente sul piano bilaterale ha in particolare riguardato:
- Cooperazione interuniversitaria
E’ molto intensa l'attività di cooperazione diretta tra Università italiane e francesi. Gli accordi riguardano vari settori, e prevedono l'elaborazione di programmi integrati con rilascio di titoli finali congiunti e di programmi congiunti di ricerca che prevedano mobilità.
- Sviluppo e potenziamento dell’Università italo-francese (UIF)
L’Università Italo Francese, istituita nel 2000, dopo una prima fase di assestamento, ha iniziato ad operare concretamente, approvando e finanziando progetti binazionali, borse di dottorato in cotutela e borse di dottorato nei settori della medicina molecolare, delle micro-nano tecnologie, dello spazio, delle istituzioni politiche europee e della conservazione del patrimonio culturale.
Gli approcci francese ed italiano al progetto UIF presentano differenze di impostazione che riguardano missioni e competenze della UIF, struttura e funzionamento. Per quanto riguarda le missioni e le competenze dell’UIF, la Francia favorisce in particolare il programma VINCI e affida le valutazioni delle richieste alla rete di esperti dei propri Ministeri di tutela. In tale quadro il Programma bilaterale di azioni integrate (PAI) Galilée, ad esempio, è gestito dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero dell’Educazione Nazionale, dell’Insegnamento Superiore e della Ricerca.
L’Italia tende a privilegiare l’UIF come un dispositivo di tipica cooperazione bilaterale universitaria. Dal 2005 il PAI Galileo è gestito dalla componente italiana del Consiglio Scientifico UIF (per il finanziamento della mobilità di ricercatori verso la Francia). Dallo stesso anno, con il DM 262/2004, la UIF contribuisce alla gestione del programma di internazionalizzazione del MIUR verso la Francia.
In merito alla struttura ed al funzionamento dell’UIF, il segretariato generale francese, collegato all’Università di Grenoble, non ha un suo Statuto giuridico ed una sua autonomia di gestione. Il segretario generale francese lavora a tempo pieno al progetto UIF tramite distaccamento. L’Italia ha un Segretariato con una sua autonomia gestionale ed un segretario generale che può cumulare la carica con altre. Infine, presso la Certosa di Collegno è stata istituita la sede del Segretariato dove vengono anche organizzati corsi e seminari.
In occasione del Vertice di Nizza del 2007, i 2 Ministri hanno firmato una dichiarazione d’intenti per rilanciare la collaborazione interuniversitaria, attraverso l’evoluzione dell’UIF verso uno strumento che contribuisca a rafforzare il ruolo della Francia e dell’Italia non solo nel contesto europeo, ma anche in quello euro-mediterraneo, e dia maggiore visibilità alla cooperazione bilaterale. A tal fine è stato concordato il testo di un addendum al protocollo istitutivo della UIF-UFI che preveda la costituzione di un Consiglio di orientamento strategico da affiancare al Consiglio scientifico privato della componente Ministeri di controllo.
In tale prospettiva occorrerà rivedere anche i meccanismi di finanziamento che i due Paesi accordano all'UIF (per parte italiana, l'UIF dispone di un budget dal Ministero dell'Università e della Ricerca; viceversa, per parte francese, il finanziamento è per progetti).
c) La promozione della lingua italiana
La promozione della lingua italiana in Francia costituisce una delle priorità della nostra azione, anche attraverso la messa a punto di iniziative mirate. La lingua italiana è insegnata come terza lingua nelle istituzioni scolastiche; per diffusione, si colloca dopo inglese e spagnolo ma prima del tedesco.
A livello universitario l’italiano è insegnato in oltre 30 università. In 18 di queste sono attivi dei lettorati di ruolo: 2 ad Aix en Provence, 2 a Lione, 3 a Parigi, uno a Besançon, Bordeaux, Caen, Clermont Ferrand, Grenoble, Rennes, Metz-Nancy, Montpellier, Mulhouse, Strasburgo, Tolosa. Risultano attivi 27 comitati della Società Dante Alighieri.
I dati forniti dal Ministero francese della Pubblica Istruzione relativamente all’insegnamento dell’italiano nelle scuole secondarie francesi nel periodo 1994-2006 mostrano, in generale, un aumento degli studenti di italiano. In termini assoluti, si è passati da 182.444 a oltre 240.000 studenti, mentre in termini percentuali dal 2,15% al 2,82% (tale dato, di fonte francese, rappresenta l’“insieme” di tutti gli studenti – dalle scuole medie al liceo – che frequentano corsi d’italiano, finanziati e organizzati dal Ministero dell’Istruzione francese, nonché con il contributo del Governo italiano). Il numero degli studenti è quindi aumentato quindi di circa il 50% in venti anni.
Meno incoraggianti sono i dati relativi al reclutamento degli insegnanti di italiano. Essi hanno registrato infatti un leggero aumento fino al 2003, quando, per problemi di bilancio, le assunzioni hanno subito una brusca contrazione.
Se tale quadro d’insieme è certo incoraggiante, si impongono nondimeno alcune considerazioni: a) sarebbe auspicabile un aumento proporzionale del numero degli studenti che studiano italiano come prima lingua straniera (LV1) ed anche come seconda (LV2) piuttosto che come terza lingua (LV3); b) in diversi casi si potrebbe assicurare una maggiore continuità didattica dell’italiano negli istituti scolastici, ottenendo che, soprattutto al momento del delicato passaggio dalle scuole elementari alle medie (la c.d. classe sesta, “sixième”), prosegua immodificata l’offerta di lingua italiana; c) si potrebbe insistere per ottenere in diverse scuole l’integrazione dell’insegnamento nel “curriculum” scolastico anziché offrire la lingua italiana nella forma di corsi “extra-curriculari”); d) a livello gestionale si potrebbe promuovere una progressiva presa in carico dei corsi di lingua italiana da parte degli insegnanti dipendenti dal Ministero dell’Istruzione Francese; al riguardo, il numero di professori di italiano “formati” da parte francese potrebbe aumentare in relazione ad un forte fabbisogno di docenti nel sistema scolastico francese; e) più in generale, l’ulteriore crescita dell’insegnamento dell’italiano va salvaguardata dalla concorrenza di altre lingue, specie lo spagnolo, il tedesco (fortemente sostenuto per ragioni politiche dalle autorità centrali, ma recentemente in calo) e il cinese.
Per valorizzare la domanda di insegnamento della lingua italiana in Francia potrebbe essere opportuno anche agire sui due livelli estremi della scala formativa, cioè scuole elementari e rete di lettorati presso le università. Da un lato, infatti, il fatto di intervenire al livello elementare contribuisce a suscitare la domanda di italiano anche ai livelli successivi; dall’altro lato, i lettorati possono costituire delle teste di ponte per un’azione di diffusione linguistica che, nelle sue fasi iniziali, seguirebbe inevitabilmente un modello di espansione a chiazze di leopardo, per poi confluire nel solco dei programmi curriculari ordinari finanziati dalle istituzioni scolastiche francesi.
L’azione a sostegno dell’insegnamento dell’italiano in Francia si richiama tra l’altro alle direttive dell’UE per il rafforzamento del plurilinguismo in Europa. L’obiettivo è anche quello di cogliere al meglio l’opportunità che offre, in termini di potenziamento della diffusione della nostra lingua nelle scuole transalpine, la politica lanciata di creare uno “zoccolo comune” di discipline per l’insegnamento scolastico (Ministro Gilles de Robien, 2006), tra cui un rafforzato insegnamento delle lingue viventi.
Con riguardo alle scuole primarie e secondarie un ruolo importante e di “visibilità” per la promozione della nostra lingua in Francia è svolto dalle Sezioni Italiane che operano all’interno dei Licei internazionali (come quella di St. Germain-en-Laye, ad ovest di Parigi, oppure presso il Liceo Internazionale Honoré de Balzac di Parigi); altri Istituti operano nel resto della Francia (Strasburgo, Lione, Nizza, ecc.). I Licei rappresentano il punto di arrivo qualificato del ciclo di studi incentrato sull’italiano, e meritano pertanto la massima attenzione, in vista del successivo percorso universitario.
d) Riconoscimento dei titoli di studio
Esistono Convenzioni-quadro tra le Conferenze dei Rettori dei due Paesi che definiscono i titoli di un Paese utili per proseguire gli studi nel livello successivo nelle Università dell’altro Paese. Esistono altresì corsi integrati con doppio titolo finale che trovano sostegno anche finanziario nell’Accordo intergovernativo sull’"Università italo-francese".
Dal 2000 è in vigore un Accordo che prevede il reciproco riconoscimento a tutti gli effetti del Baccalauréat del Liceo francese Chateaubriand di Roma e della Maturità del Liceo italiano Leonardo Da Vinci di Parigi, estendendolo ad altri due Licei francesi funzionanti in Italia - a Milano e a Torino - e ad altri licei italiani di eventuale istituzione in Francia.
Inoltre, è stato da ultimo avviato un promettente programma di “maturità binazionale” (chiamato “ESABAC”): in alcuni licei dei due Paesi viene avviata una iniziativa volta a permettere agli studenti di conseguire al termine degli studi - con apprendimento specialistico della lingua della controparte - un diploma finale che sia direttamente valido nei due Paesi. Tale programma, che ripercorre l’esperienza maturata per analoghi progetti franco-tedesco e franco-spagnolo, fa parte di una rinnovata collaborazione sul piano bilaterale, rilanciata nel luglio 2007 con la firma a Roma di un’Intesa amministrativa tra i due Paesi da parte del Ministro Darcos e del Ministro Fioroni e che ha trovato seguito nell’intesa sottoscritta il 24 febbraio in occasione del vertice a Roma.
4. Rapporti scientifici e tecnologici
In generale, le cooperazioni nel campo della scienza e della tecnologia tra Italia e Francia stanno assumendo un ruolo crescente sia mediante lo sviluppo di progetti bilaterali, sia nel contesto di programmi promossi in sede multilaterale. Accordi di cooperazione esistono tra le Università, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Istituto Nazionale di Fisica della Materia ed il Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS), l’Institut National de la Santé et de la Recherche Medicale (INSERM), l’Institut Pasteur, l’Institut Français de Recherche pour l’Exploitation de la Mer (IFREMER), l’Institut National de Recherche en Informatique et en Automatique (INRIA), etc.
L’Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica firmato a Torino il 29 gennaio 2001 costituisce un quadro di riferimento per favorire la mobilità dei ricercatori, scambi di informazioni, esecuzione di programmi congiunti, approfondimento di studi nel campo della ricerca di base ed applicata, permettendo anche un raccordo con il settore industriale privato. L’accordo è entrato in vigore il primo settembre 2004.
La Commissione mista, prevista all’articolo 6 dell’accordo con lo scopo di promuovere la cooperazione scientifica bilaterale - in riferimento sia a programmi già in atto, sia a nuovi accordi da promuovere - ha tenuto a Parigi il 18 marzo 2005 la sua prima riunione. Ad oggi non è stata ancora fissata la data della prossima riunione che dovrebbe tenersi in Italia.
Sinergie fra poli di competitività e distretti industriali ad alta tecnologia
Il Governo francese è fortemente impegnato nel rilancio della politica industriale attraverso azioni a sostegno della ricerca e dell’innovazione. Tali azioni si sono concretizzate, in particolare, nella creazione dell’Agenzia Nazionale per la Ricerca (ANR), nella promozione e sviluppo di Poli di Competitività e nella creazione di OSEO-Innovation.
L’ANR ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo della ricerca fondamentale ed applicata, l’innovazione e la cooperazione tra il settore pubblico e quello privato, contribuendo, inoltre, al trasferimento dei risultati della ricerca pubblica verso il mondo industriale. OSEO-Innovation ha la finalità di stimolare gli investimenti industriali e favorire l’occupazione delle grandi imprese finanziando progetti ambiziosi a sostegno dell’innovazione, oltre che promuovere e sostenere lo sviluppo e la crescita industriale attraverso la ricerca delle PMI.
Tenuto conto delle peculiarità dei sistemi di ricerca e innovazione della Francia e dell’Italia e dei rapporti di cooperazione in campo scientifico e tecnologico fra i due Paesi, esistono premesse concrete per collaborazioni e sinergie fra Poli di Competitività francesi e distretti italiani ad alta tecnologia.
Tali sinergie possono contribuire a dare una dimensione europea alle azioni avviate dai due Paesi incrementando la massa critica e favorendo il dinamismo e l’attrattività della Francia e dell’Italia. In tal senso si era già convenuto nei Vertici di Parigi del 2005 e di Lucca del 2006.
Le molteplici iniziative di collaborazione avviate tra il distretto “Torino Wireless” ed il Polo “Solutions Communicantes Sécurisées” della regione PACA, tra il Centro di competenza “Analisi e Monitoraggio dei Rischi Ambientali” (AMRA) di Napoli ed il Polo di Competitività “Gestion des risques et vulnérabilité des territoires” delle regioni Languedoc-Roussillon e PACA sono due esempi incoraggianti.
Appare importante definire una politica di cooperazione che non sia limitata a rapporti transfrontalieri, ma sia estesa su una scala ampia. In considerazione delle priorità dell’Italia nel campo della ricerca e dell’innovazione, le biotecnologie, le micro e nanotecnologie, l’energia (nucleare, fonti rinnovabili e efficienza energetica), le telecomunicazioni, la mobilità sostenibile sono settori nei quali sinergie tra poli di competitività francesi e distretti industriali italiani possono essere intensificate.
5. Cooperazione giudiziaria e di polizia
a) Immigrazione in Francia
La Francia conta una presenza stabile di immigrati pari al 10,7% dell’intera popolazione residente. Il fenomeno dell’immigrazione è pertanto prioritario in Francia, nei due aspetti della regolamentazione dell’immigrazione legale e del contrasto all’immigrazione clandestina, e la legislazione francese in materia ha riportato, di recente, degli importanti sviluppi attraverso due riforme legislative nel 2006/07. Sono state introdotte condizioni stringenti per il rilascio del titolo di soggiorno ed è stato previsto un “contratto di accoglienza ed integrazione” con una formazione civica e, se necessario, linguistica, una carta “compétence et talents”, requisiti specifici per il ricongiungimento familiare (incluso un test DNA, su base volontaria), ecc.
Per gestire la complessa materia, il Governo francese si è anche dotato di un nuovo organo istituzionale, il Ministero dell’Immigrazione, dell’Integrazione, dell’Identità nazionale e dello Sviluppo solidale (fino a di recente diretto da Brice Hortefeux, ed ora passato a Eric Besson) che ha raccolto tutte le competenze in precedenza svolte da altri dicasteri, fra i quali il Ministero degli Esteri ed il Ministero dell’Interno. Il nuovo Ministero ha degli obiettivi numerici prefissati ogni anno per il riaccompagnamento alla frontiera di stranieri in stato di irregolarità (26mila per il 2008).
Le politiche dell’immigrazione rivestono inoltre, in aggiunta ad una importanza politica interna, un ruolo prioritario nell’agenda internazionale francese e, nell’ambito del semestre di Presidenza francese dell’U.E, la Francia ha proposto e ottenuto l’approvazione da parte dei 27 membri dell’Unione Europea di un “Patto Europeo sull’Immigrazione e l’Asilo”, che detta dei principi generali ai fini di: organizzare l’immigrazione legale tenendo conto dei bisogni effettivi e delle capacità oggettive d’accoglienza relativi ad ogni Stato membro; favorire l’integrazione degli immigrati regolari; contrastare l’immigrazione irregolare in particolare assicurando l’allontanamento effettivo degli stranieri clandestini; rinforzare la protezione dell’Europa migliorando l’efficacia dei controlli alle frontiere; costruire un’”Europa dell’asilo”; stabilire un partenariato con i Paesi d’origine e di transito al servizio del loro sviluppo. In tale ottica, la Francia ha sviluppato una serie di accordi bilaterali con i Paesi africani di origine e di transito dei flussi migratori, in materia di visti e di aiuto allo sviluppo.
b. Collaborazione bilaterale nelle materie dell’immigrazione.
La collaborazione tra Italia e Francia nelle materie dell’immigrazione è da tempo consolidata ed efficace, anche nelle diverse sedi multilaterali, a cominciare dai Consigli GAI, il formato “5 +5”, “Schengen”, il Processo di Rabat ed anche il Processo di Tripoli. I due Paesi concordano sulle linee di fondo della collaborazione reciproca, dovendosi comunque tenere presenti le diverse rotte dei flussi clandestini cui ciascuno dei due Paesi è maggiormente interessato (rotta africana – orientale per l’Italia, rotta africana- occidentale per la Francia). L’Italia ha inoltre fornito un concreto ed apprezzato appoggio alla Presidenza francese della UE per favorire l’adozione del predetto “Patto sull’Immigrazione”. Si ricorda al riguardo che una dichiarazione Italo-Francese in materia di immigrazione - che conteneva alcuni principi successivamente ripresi nel “Patto” - era stata firmata in occasione del Vertice italo-francese di Nizza del novembre 2007.
Da segnalare, infine, che Parigi ha una particolare sensibilità nei confronti delle cd. “regolarizzazioni di massa”, nel senso che le Autorità francesi auspicano che i partners del sistema Schengen non procedano a forme di sanatoria generalizzata nei confronti di immigrati irregolari presenti sul loro territorio, in quanto tali misure, contrariamente a quanto previsto nel citato “Patto per l’Immigrazione”: a) invierebbero un segnale di acquiescenza nei confronti delle attività illegali delle reti di traffici di clandestini; b) permettono di fatto agli immigrati regolarizzati di circolare liberamente nei diversi Paesi dell’area Schengen.
c. La cooperazione nelle materie della sicurezza e ordine pubblico.
I due Paesi hanno sviluppato da tempo una importante collaborazione in questa materie, già a cominciare dalle attività di polizia alle frontiere: a Ventimiglia e a Modane sono attivi Centri di cooperazione di Polizia e di Dogana, e pattuglie miste armate di polizia operano regolarmente sui due lati della frontiera. Contatti sono in corso, anche direttamente tra le Amministrazioni interessate dei due Paesi, per il potenziamento di questa collaborazione perfezionando intese con specifico riguardo all’emergenza in montagna, alle attività dei Corpi dei Pompieri, ecc. e diverse forme di “sconfinamento” delle forze dell’ordine.
Anche per le questioni attinenti alla sicurezza interna i rapporti sono improntati alla massima collaborazione: in occasione di una visita a Parigi dello scorso anno del Ministro Roberto Maroni, furono convenute importanti attività congiunte, come ad esempio l’istituzione di commissariati congiunti nella città dei rispettivi Paesi maggiormente visitate dai cittadini della controparte.
I due Paesi hanno, piu’ in generale, una concordanza di vedute nei diversi settori di collaborazione internazionale, e l’Italia ha appoggiato il programma della Presidenza francese della U.E. in campi quali, la lotta alla “cybercriminalité”, la protezione del territorio e la protezione civile, ecc.
d. Giustizia.
La collaborazione tra i due Paesi è tradizionalmente solida; le visite e gli incontri tra alti esponenti della magistratura sono regolari, anche in occasione di conferenze europee ed internazionali; a Parigi opera un Magistrato italiano di collegamento tra l’Italia e la Francia.
Un settore che potrebbe nondimeno registrare importanti progressi è quello della estradizione di terroristi italiani, legati alle Brigate Rosse e ad altri movimenti eversivi, che hanno trovato rifugio negli ultimi decenni in Francia, facendo leva sulle simpatie di certi ambienti politici ed intellettuali locali, cercando di avvalorare presso questi ultimi l’immagine distorta di essere vittime di un sistema giudiziario, quello italiano, che sarebbe persecutorio nei loro confronti.
La Francia ha dato accoglienza a numerosi ricercati italiani, sviluppando ed applicando fino agli anni novanta la cd. “dottrina Mitterand” che prevedeva che non si procedesse all’estradizione dei ricercati stranieri che non avessero compiuto crimini di sangue e avessero rotto i ponti con l’attività eversiva.
Tale politica fu rivista a partire dal 2002 quando fu estradato l'ex brigatista Persichetti, lasciandosi cosi’ intravedere, per il futuro, la possibilità di una rinforzata collaborazione nella materia.
Negli ultimi anni, nondimeno, due casi hanno di nuovo riproposto con evidenza l’opportunità di una piu’ intensa collaborazione: il caso del’ex-terrorista Cesare Battisti, rifugiato in Francia, condannato all’ergastolo con sentenza della Corte d’Assise di Milano del 1988, confermata in Corte d’Assise d’Appello nel 1990 (e ’93) e poi in Cassazione nel 1993. Il provvedimento di estradizione di Battisti, firmato nel 2004 dall’allora Primo Ministro Raffarin, rimase di fatto senza attuazione e l’interessato ha potuto proseguire la sua latitanza, anche pubblicando libri, fino al 2007 quando è stato arrestato in Brasile, dove era espatriato dalla Francia.
Un altro caso che ha richiamato l’attenzione di pubblico e stampa – oltre a sollevare le giustificate reazioni di sconcerto da parte dei familiari delle vittime italiane del terrorismo- è quello della ex-terrorista Marina Petrella, arrestata in Francia nel 2007 e la cui estradizione, concessa in un primo momento dalle Autorità francesi, è stata quindi ritirata per motivi esclusivamente “umanitari”. Peraltro il Presidente Sarkozy, nel ricevere i famigliari delle vittime all’Eliseo, ha fatto presente che il caso Petrella è a sé stante, senza pregiudizio per futuri sviluppi della collaborazione bilaterale in questa materia.
6. Comunità italiana in Francia
In base ai dati degli schedari consolari, sono iscritti all’anagrafe dei residenti all’estero (AIRE) circa 350.000 connazionali residenti in Francia, un terzo dei quali possiede doppia cittadinanza. Dalle pratiche consolari di ricostruzione della cittadinanza, si può desumere la presenza di varie migliaia di altri doppi cittadini che non sanno di possedere il doppio status e si ritengono solo francesi.
La comunità italiana in Francia può essere definita come la risultante di tre distinti cerchi concentrici. Alla componente di più remota emigrazione, si aggiungono infatti i quadri altamente qualificati di più recente ingresso, vale a dire rappresentanti di istituzioni, banche, società, ma anche professionisti, che si installano in Francia normalmente per periodi definiti; nonché imprenditori e professionisti che dividono il proprio tempo fra i due Paesi. Il terzo anello, che completa il quadro, è costituito dai discendenti di seconda, terza e quarta generazione delle vecchie ondate migratorie, totalmente inseriti nella società locale, spesso in posizioni dirigenti, e in possesso di doppia cittadinanza oppure soltanto dello status francese, che hanno recentemente riscoperto con interesse le proprie origini e contribuiscono ampiamente a valorizzare l’immagine dell’Italia. In Francia operano 13 Com.It.Es., le elezioni per il rinnovo dei componenti detti Comites si sono svolte per corrispondenza nello scorso marzo.
Nel 2006 si sono svolte anche in Francia per la prima volta le operazioni di voto all’estero per le elezioni legislative italiane che portavano tra l’altro all’elezione di un deputato residente in Francia, l’On. Farina (DS).
La rete consolare italiana in Francia vede a partire dal 1 novembre 2007 la soppressione del Consolato a Bastia, con passaggio delle relative competenze al Consolato Generale d’Italia a Marsiglia, ed apertura di uno sportello consolare permanente di quest’ultimo proprio a Bastia. Nell’ottobre 2008 è stato inoltre soppresso il Consolato a Chambery, con passaggio delle competenze a Lione.
7. Foro permanente di dialogo delle società civili
La necessità di ancorare sempre più le relazioni fra Italia e Francia a fatti concreti ha fatto riflettere sull’opportunità di istituire un Foro di dialogo permanente a livello delle rispettive società civili, analogo a quello esistente dal 1986 con i tedeschi (Villa Vigoni), dal 1993 con i britannici (a Pontignano) e dal 1999 con gli spagnoli.
Da una proposta italiana è scaturita un'intesa intorno ad un progetto comune che è stato pubblicamente annunciato in occasione del Vertice italo-francese di Roma del 7 novembre 2002. Chirac aveva nominato come Presidente per parte francese Bruno Racine, già consigliere per le questioni culturali e sociali dell'ex Primo Ministro Juppé e dello stesso Chirac, che è stato anche Direttore dell'Accademia di Francia a Roma e del Centre Pompidou di Parigi. Il Presidente del Consiglio Berlusconi aveva, da parte sua, designato Presidente per parte italiana Rainer Masera, all’epoca presidente del gruppo bancario IMI Sampaolo di Torino.
Il Foro ha avuto la sua prima riunione il 29 aprile 2004 a Torino. I temi prescelti per la discussione in altrettanti ateliers da parte dei partecipanti erano stati tutti di grande attualità: a) Fattori strutturali della crescita in Europa; b) Le grandi reti: l’Italia e la Francia nella Grande Europa; c) Il cambiamento sociale in Francia e in Italia; d) La gestione del patrimonio culturale nel XIX secolo in Europa; e) L’immagine reciproca della Francia in Italia e dell’Italia in Francia; f) Ricerca scientifica, organizzazione e finanziamento.
La II edizione del Foro si e’ tenuta a Parigi il 27 maggio 2005. Vi hanno partecipato una cinquantina tra membri ed invitati in rappresentanza del mondo dell’economia, della finanza, dell’università, della cultura e della ricerca scientifica. I lavori sono stati organizzati in due atelier successivi con la partecipazione di tutti e dedicati, rispettivamente, ad un tema economico: “La Francia e l’Italia: quale strategia in rapporto ai paesi emergenti?”, e ad uno culturale: “Cultura, educazione e ricerca: possono la Francia e l’Italia proporre un modello per l’Europa ?”. Il bilancio della II edizione non fu soddisfacente. Al risultato deludente avevano concorso circostanze obiettive, come la coincidenza temporale con il referendum elettorale francese, e l’essere rimasto in qualche misura “bruciato” dall’incontro di operatori economici ed industriali realizzato a margine del Seminario intergovernativo di Roma del gennaio 2005. Peraltro, a seguito delle dimissioni di Rainer Masera, da parte italiana era stato designato quale Coordinatore l’Ing. Pasquale Pistorio. Il nuovo Presidente francese aveva invece designato Antoine Bernheim.
Dopo un lungo rinvio legato alle scadenze elettorali francesi, il terzo Foro si è svolto il 30 novembre 2008 a Nizza, contestualmente al Vertice bilaterale, in un formato peraltro ristretto, concentrandosi sulle tematiche energetiche.
A seguito delle dimissioni dell’Ing. Pistorio, il Presidente del Consiglio ha designato quale nuovo Coordinatore per parte italiana il Vice Presidente di FIAT, John Elkann. La IV edizione del Foro ha lungo contestualmente al Verice di Roma, il 24 febbraio; la riunione si concentrerà su due temi: sicurezza degli approvvigionamenti energetici e risposte alla crisi economica.
8. Varie
Delimitazione del confine sul Monte Bianco: esiste una difformità tra le rispettive cartografie, ed in particolare in quella francese la sommità del Monte Bianco ed altre aree vengono incluse nel territorio francese, laddove nella nostra la linea di confine passa esattamente sul crinale. Nel 2002 venne decisa la costituzione di un Gruppo informale di approfondimento ma, nonostante i ripetuti solleciti, non è stato ancora possibile prevedere una data per una riunione che da parte italiana viene regolarmente riproposta. Da ultimo è stata espressa qualche apertura.
La questione è stata nuovamente sollevata da parte italiana nella riunione annuale della Commissione Mista per la manutenzione dei termini di confine, svoltasi il 23 novembre 2007. In una Nota Verbale dell’ottobre 2008 da parte francese si annunciava una “presa di contatto” con l’Ambasciata, che abbiamo sollecitato anche da ultimo.
Principali incontri nell’ultimo triennio
2006
16 febbraio Incontro a Roma tra il Ministro degli esteri Gianfranco Fini ed il Ministro per gli Affari Europei, Catherine Colonna
13 giugno Visita del Presidente del Consiglio Prodi a Parigi
1 settembre Incontro tra il Pres.Consiglio e il Primo Ministro De Villepin
15 settembre Visita del Sig.Presidente della Repubblica
24 novembre XXV Vertice Italo – Francese (Lucca).
2007
2 maggio Visita del Ministro Bersani a Parigi
28 maggio Visita a Parigi del Pres. Prodi
26 giugno Incontro a Parigi dell’On.Ministro con il Ministro Kouchner
13 luglio Visita del Primo Ministro Fillon a Roma
30 novembre XXVI Vertice bilaterale a Nizza
20 dicembre Incontro a Roma del Presidente Sarkozy con il Pres. Prodi e il Pres.Napolitano
2008
3 giugno Incontro a Roma del Pres.Berlusconi con il Pres.Sarkozy
3 giugno Incontro a Parigi dell’On. Ministro Frattini con Ministro Immigrazione, Hortefeux
16 settembre Incontro a Parigi tra Presidente Berlusconi e Pres.Sarkozy
19 settembre Visita a Roma del Primo Ministro Fillon
23 settembre Incontro a Parigi del Ministro Beni Culturali Sandro Bondi con l’omologo Cristina Albanel
2009
13 gennaio Incontro dell’On. Ministro Frattini con il Ministro degli Affari Europei, Le Maire
24 febbraio XXVII Vertice Bilaterale a Roma
1. Interscambio commerciale
4. Incidenza interscambio sul commercio estero italiano (2008) |
|
Esportazioni verso la Francia sul totale delle esportazioni italiane |
11,12 % |
Importazioni dalla Francia sul totale delle importazioni italiane |
8,48 % |
Il Consiglio europeo del 10-11 dicembre 2009 ha adottato il nuovo programma pluriennale per lo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia per il periodo 2010-2014, il cd. programma di Stoccolma, destinato a subentrare al programma dell’Aia (2004-2009). Il Consiglio europeo ha contestualmente invitato la Commissione a presentare un piano d'azione, relativo all’attuazione del programma, da adottare entro giugno 2010, nonché una revisione intermedia dello stesso entro giugno 2012.
La Camera dei deputati ha svolto l’esame della comunicazione della Commissione relativa al programma (COM(2009)262), ai sensi dell’articolo 127 del Regolamento: le Commissioni riunite I Affari costituzionali e II Giustizia hanno adottato un documento finale il 1° dicembre 2009, tenendo conto del parere espresso dalla XIV Commissione Politiche dell’Unione europea il 25 novembre 2009.
Il programma Stoccolma si articola attorno alle seguenti priorità politiche:
· promuovere la cittadinanza e i diritti fondamentali, attraverso: il reale godimento delle libertà sancite dalla Carta dei diritti fondamentali e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo;
· sviluppare una politica migratoria europea articolata, fondata sulla solidarietà e la responsabilità e basata sul Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo con l’obiettivo principale di: istituire un sistema comune d'asilo nel 2012 che garantisca alle persone bisognose di protezione un accesso garantito a procedure di asilo giuridicamente sicure ed efficaci; controllare e contrastare l’immigrazione clandestina, anche in considerazione della crescente pressione esercitata sugli Stati membri alle frontiere esterne, tra cui quelle meridionali;
· garantire un accesso all’Europa più efficiente attraverso le politiche di gestione integrata delle frontiere e le politiche in materia di visti;
· sviluppare una strategia di sicurezza interna che affronti la criminalità organizzata, il terrorismo e altre minacce rafforzando la cooperazione.
Nel programma relativo al primo semestre 2010, la Presidenza spagnola considera prioritario promuovere l’adozione del piano d’azione relativo al programma di Stoccolma. La Presidenza spagnola pone in particolare l’accento sulla necessità di rafforzare la dimensione esterna dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, attraverso il sostegno alla cooperazione internazionale nel settore dell’immigrazione, della lotta al terrorismo e alla tratta di esseri umani la cooperazione giudiziaria e la tutela dei diritti fondamentali. Una particolare attenzione verrà posta al dialogo tra l’Ue e gli Stati Uniti, i paesi del Nord Africa , i paesi del Sud America e la Russia.
Per quanto riguarda l’immigrazione, il programma di Stoccolma si ispira ai contenuti di recenti documenti strategici, tra i quali particolare importanza rivestono:
· la comunicazione "Una politica d'immigrazione comune per l'Europa: principi, azioni e strumenti" (COM(2008)359), presentata dalla Commissione europea il 17 giugno 2008.
La comunicazione individua le seguenti priorità: integrazione; partenariati con i paesi terzi; una politica dei visti al servizio degli interessi dell’Europa; gestione integrata delle frontiere; intensificare la lotta all'immigrazione illegale e tolleranza zero contro la tratta di persone; politiche di rimpatrio sostenibili ed efficaci.
· il Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo adottato dal Consiglio europeo del 15 - 16 ottobre 2008.
Il documento ha inteso riconfermare l’impegno dei governi degli Stati membri a perseguire un’azione coordinata in materia, sulla base di cinque impegni politici principali:
- organizzare l’immigrazione legale tenendo conto delle priorità, delle esigenze, delle capacità d’accoglienza determinate da ogni Stato membro e favorire l’integrazione;
- combattere l’immigrazione clandestina, in particolare assicurando il ritorno nel loro paese o in un paese di transito degli stranieri in posizione irregolare;
- rafforzare l’efficacia dei controlli alle frontiere;
- costruire una Europa dell’asilo, attraverso l’introduzione di una procedura unica in materia di asilo che preveda garanzie comuni, l’adozione di status uniformi per i rifugiati e i beneficiari di protezione sussidiaria e l’intensificazione della cooperazione pratica tra Stati membri;
- creare un partenariato globale con i paesi di origine e di transito favorendo le sinergie tra migrazione e sviluppo.
L'attuazione del patto sarà oggetto di un dibattito annuale a decorrere dal Consiglio europeo del giugno 2010. Il 10 giugno 2009 la Commissione ha presentato una comunicazione nella quale propone un metodo di monitoraggio per il controllo dell’attuazione del Patto (COM(2009)266).
· le conclusioni del Consiglio sul tema “Valutazione dell’attuazione dell’approccio globale in materia di migrazioni e sul partenariato con i paesi di origine e di transito” adottate nel dicembre 2008.
Il Consiglio ha in particolare sottolineato l’importanza del sostegno alle politiche del lavoro nei paesi d’origine e la possibilità di migrazioni intra-regionali, e la questione dei minori non accompagnati, che dovrebbe costituire un elemento specifico di dialogo e di cooperazione con i paesi terzi.
In questo contesto, il nuovo programma 2010-2014 attribuisce particolare importanza al rafforzamento del dialogo e del partenariato con i paesi terzi, nel quadro dell’approccio globale all’immigrazione, e alla definizione di un quadro comune volto all’istituzione di un regime flessibile di ammissione degli immigrati, che permetta di adeguarsi alla crescente mobilità e rispondere al fabbisogno del mercato del lavoro nazionale e, al contempo, rispetti pienamente le competenze degli Stati membri nel determinare le quote di ammissione per motivi lavorativi. Si propone inoltre di consolidare la normativa in materia di immigrazione, integrando eventuali modifiche in modo da assicurare agli immigrati legali uno status giuridico uniforme. Per quanto riguarda la gestione dell’immigrazione irregolare l’accento è posto sull’attuazione di una politica di allontanamento e di rimpatrio efficace, nel pieno rispetto del principio di non respingimento, dei diritti fondamentali, basata sul monitoraggio della trasposizione della direttiva rimpatri (direttiva 2008/115/CE) e su una maggiore cooperazione operativa tra Stati membri, con particolare attenzione alla situazione dei minori non accompagnati. La Commissione dovrà inoltre presentare entro il 2010 una valutazione degli accordi di riammissione comunitari, compresi i negoziati in corso, e una proposta relativa ad un meccanismo per controllarne l’applicazione.
Relativamente alle richieste di asilo, tra le priorità individuate dal programma in materia, particolare rilevanza rivestono: la rapida adozione delle proposte legislative in corso di esame da parte delle istituzioni UE, volte alla creazione entro il 2012 di una procedura unica di asilo e di uno status uniforme in materia di protezione internazionale; l’istituzione tra gli Stati membri di un meccanismo di reinsediamento interno, che funzioni su base volontaria e in modo coordinato e che preveda, eventualmente il sostegno alla creazione di piattaforme permanenti di accoglienza e di transito in determinati Stati membri e accordi specifici per il partenariato con l’ACNUR.
Per quanto riguarda l’asilo si ricorda che sono attualmente all’esame delle istituzioni europee le seguenti proposte legislative:
· proposta di direttiva che modifica la direttiva 2003/9/CE sulle norme relative all’accoglienza dei richiedenti asilo (COM(2008)815);
· proposta di regolamento che modifica il regolamento CE n. 343/2003, che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di asilo (COM(2008)820);
· proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE) n. 2725/2000, concernente l’istituzione del sistema “EURODAC” per il confronto delle impronte digitali per l'efficace applicazione della convenzione di Dublino (COM(2008)825);
· proposta di regolamento relativa alla creazione di un Ufficio europeo di sostegno in materia d'asilo (COM(2009)66). Nel corso del Consiglio giustizia e affari interni del 30 novembre 2009 la Presidenza svedese dell’UE ha informato che è stata accolta la proposta di Malta di ospitare a La Valletta la sede dell’Ufficio in questione.
· proposta di decisione che modifica la decisione n. 2007/ 573/CE che istituisce il Fondo europeo per i rifugiati per il periodo 2008-2013, per adeguarla all’istituzione dell’Ufficio europeo di sostegno all’asilo (COM(2009)67);
· proposta di direttiva (COM(2009)551) recante norme minime sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, nonché norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta (rifusione della direttiva 2004/83/CE);
· proposta di direttiva (COM(2009)554) recante norme minime per le procedure di concessione e di revoca dello status di rifugiato negli Stati membri (rifusione della direttiva 2005/85/CE).
Si segnala inoltre che il 2 settembre 2009 la Commissione europea ha presentato una comunicazione sull’istituzione di un programma comune dell’Unione europea per favorire il reinsediamento dei rifugiati (COM(2009)447). Il programma si riferisce esclusivamente ai reinsediamenti, su base volontaria, di persone che già beneficiano di protezione internazionale in un Paese terzo e non riguarda la redistribuzione interna dei rifugiati tra Stati membri UE. La comunicazione è accompagnata da una ulteriore proposta di modifica della decisione 2007/573/CE istitutiva del Fondo europeo per i rifugiati 2008-2013 (COM(2009)456).
In base al programma di Stoccolma, l'integrazione effettiva di cittadini di paesi terzi soggiornanti legalmente resta la chiave per massimizzare i benefici dell'immigrazione: le politiche d'integrazione degli Stati membri dovrebbero essere sostenute da strutture e strumenti perfezionati per lo scambio e il coordinamento delle conoscenze con altri settori politici pertinenti, ad esempio l'occupazione, l'istruzione e l'inclusione sociale; di centrale importanza per la riuscita dell'integrazione è ritenuto l'accesso all'occupazione.
Il Consiglio europeo invita la Commissione a sviluppare un meccanismo di coordinamento, che coinvolga la Commissione stessa e gli Stati membri, sulla base di un quadro di riferimento comune, volto a migliorare le strutture e gli strumenti di scambio di conoscenze a livello europeo.
La Commissione è inoltre chiamata a sostenere gli sforzi degli Stati membri al fine di:
- integrare le questioni di integrazione in modo globale nell'ambito di tutti i pertinenti settori politici;
- individuare pratiche comuni e moduli europei a sostegno del processo di integrazione, tra cui elementi essenziali quali corsi introduttivi e corsi di lingua, un profondo impegno da parte della società d’accoglienza e la partecipazione attiva degli immigrati a tutti gli aspetti della vita comune;
- sviluppare indicatori chiave in un numero limitato di settori politici pertinenti (ad esempio occupazione, istruzione e inclusione sociale) per il controllo dei risultati delle politiche di integrazione, allo scopo di aumentare la comparabilità delle esperienze nazionali e di rafforzare il processo di apprendimento europeo;
- rafforzare i valori democratici e la coesione sociale in relazione all'immigrazione e all'integrazione degli immigrati e promuovere dialogo e contatti interculturali a tutti i livelli.
Si ricorda che il 20 aprile 2008 la Commissione ha varato due nuovi strumenti per l'integrazione dei cittadini di paesi terzi che vivono nell'Unione europea: il forum europeo dell'integrazione, organizzato in cooperazione con il Comitato economico e sociale europeo e il sito web europeo sull'integrazione,. La seconda riunione del Forum si è svolta a Bruxelles il 12 novembre 2009.
Per comprendere le dimensioni dell’impegno che implica un’efficace politica di controllo delle frontiere, è sufficiente richiamare i dati contenuti nella comunicazione: sarebbero ben 1636 i punti designati come valichi di ingresso e 900 milioni i passaggi registrati in Europa (per l’anno 2006). Nel nuovo programma 2010-2014, si raccomanda un miglioramento della cooperazione operativa tra Stati membri tramite Frontex, auspicando che l’agenzia goda di maggiori capacità operative (competenze di comando in materia di operazioni congiunte su base facoltativa; impiego di mezzi propri; facoltà di mobilitare più agevolmente gli effettivi necessari allo svolgimento delle operazioni), tramite futuri uffici regionali e/o specializzati.
Si ricorda che Frontex (Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’UE) è stata istituita con regolamento(CE) n. 2007/2004 del 26 ottobre 2004 e ha sede a Varsavia. Nella comunicazione relativa alla valutazione di Frontex e al suo futuro sviluppo, presentata nel febbraio 2008 (COM(2008)67), la Commissione ha posto l’accento anche sulla necessità di rafforzare il coordinamento tra Frontex e i paesi terzi e di sfruttare pienamente il potenziale del Registro centralizzato delle attrezzature tecniche disponibili (CRATE). Il registro CRATE, previsto dal regolamento istitutivo di Frontex, è stato predisposto nel corso del 2007 e conta, secondo i dati al 31 dicembre 2008, 22 aerei, 25 elicotteri, 113 imbarcazioni per pattugliamenti, 3 unità mobili radar e altri equipaggiamenti tecnici per il controllo delle frontiere, messi a disposizione volontariamente da 25 Stati membri. Le attrezzature rimangono di proprietà degli Stati membri, ma possono essere messe temporaneamente a disposizione di uno Stato membro che ne faccia richiesta, sulla base di una valutazione di rischio condotta da Frontex.
Il 25 gennaio 2010 il Consiglio UE ha raggiunto un accordo su una proposta di decisione che integra il codice frontiere Schengen per quanto riguarda le frontiere marittime (COM(2009)658). La proposta stabilisce gli orientamenti per la sorveglianza delle frontiere marittime esterne nel contesto della cooperazione operativa tra Stati membri coordinata dall'Agenzia Frontex. In particolare, si prevede il divieto di respingere chiunque rischi la persecuzione o altre forme di trattamenti inumani o degradanti, divieto che si applica a prescindere dallo status delle acque in cui si trovano gli interessati. Si stabiliscono poi alcune regole cui gli Stati membri sono tenuti per quanto concerne la cooperazione con le autorità SAR competenti per le operazioni di salvataggio precisando che, qualora lo sbarco in un paese terzo non sia possibile, esso ha luogo nello Stato membro che ospita l'operazione.
Il programma di Stoccolma prevede inoltre l’impegno UE nei seguenti progetti: proseguimento dei lavori per sviluppare il sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (Eurosur); piena operatività dei sistemi d’informazione (SIS II, VIS) con l’istituzione di una nuova agenzia (una proposta di regolamento in materia è stata presentata dalla Commissione il 24 giugno scorso - COM(2009)293); sviluppo di un sistema di registrazione ingressi/uscite; valutazione della fattibilità di un sistema elettronico di autorizzazione di viaggio; istituzione di un meccanismo comune europeo per il rilascio dei visti di breve durata.
Per quanto riguarda il Sistema informativo Schengen di seconda generazione (SIS II), una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori è stata presentata il 22 ottobre 2009 dalla Commissione europea.(COM(2009)555). In una risoluzione adottata nella stessa data, il Parlamento europeo ha espresso preoccupazione per i ritardi nell’attuazione del SIS II, che secondo le ultime previsioni della Commissione non potrà essere operativo prima della fine del 2011, e per il conseguente aumento delle spese di realizzazione del progetto.
Si ricorda che il Sistema d’informazione Schengen (SIS), elemento essenziale dell’acquis di Schengen, è un sistema comune d’informazione finalizzato a permettere lo scambio di informazioni tra le competenti autorità degli Stati membri nel quadro dell’istituzione di uno spazio senza controlli alle frontiere interne. La decisione di creare un nuovo SIS, cd. SIS di seconda generazione (SIS II), è nata dalla riconosciuta necessità di dotare il sistema attuale di nuove funzionalità (rafforzamento della sicurezza e uso più efficiente dei dati) e di integrare pienamente tutti gli Stati membri in uno spazio di sicurezza senza frontiere interne, tenuto conto che il sistema SIS primario (C-SIS) è apparso tecnicamente incapace di servire più di 18 paesi. Nell’attesa della piena operatività del SIS II, nel 2006 è stato attivato il programma SISOne4All, che consiste in un’estensione tecnica del sistema SIS attualmente operativo e che ha permesso la partecipazione al Sistema informativo Schengen di tutti gli Stati membri entrati a far parte dell’UE nel maggio 2004 (esclusa Cipro).
Qualora l’attuazione del SIS II riscontrasse ulteriori problemi il Consiglio giustizia e affari interni del giugno 2009 ha ipotizzato uno scenario alternativo costituito dall’ulteriore sviluppo tecnico del sistema esistente (progetto SIS+1 RE).
Si segnala infine che il 24 giugno 2009 la Commissione europea ha presentato un pacchetto legislativo, comprendente una comunicazione (COM(2009)292), una proposta di regolamento (COM(2009)293) e una proposta di decisione (COM(2009) 294), volto alla creazione di una Agenzia per la gestione operativa dei sistemi di tecnologia dell’informazione su larga scale del settore della libertà sicurezza e giustizia, con particolare riguardo al Sistema informativo Schengen (SIS), al sistema informativo visti (VIS), e ad Eurodac.
Nel programma di Stoccolma, il Consiglio europeo sottolinea l’importanza dell'entrata in vigore del Codice comunitario dei visti (regolamento (CE) n. 810/2009) e della graduale introduzione del Sistema di informazione visti.
A questo proposito si ricorda che il regolamento (CE) n. 810/2009 del 13 luglio 2009 incorpora in un unico Codice tutti gli strumenti giuridici che disciplinano le decisioni relative alle condizioni e alla procedura di rilascio dei visti. Il Codice verrà applicato a partire dal 5 aprile 2010.
Si segnala inoltre che sono tuttora all’esame delle istituzioni dell’UE:
- una proposta di regolamento del Consiglio che istituisce un modello uniforme per i visti (versione codificata) (COM(2008)891).
- una proposta di regolamento del Consiglio che modifica la convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen per quanto riguarda i visti per soggiorni di lunga durata e le segnalazioni nel sistema d’informazione Schengen (COM(2009)90)
Per quanto riguarda il Sistema di informazione visti (VIS), si tratta di un sistema di scambio di dati tra gli Stati membri, che permetterà alle autorità nazionali di inserire e aggiornare i dati relativi ai visti, nonché di consultare tali dati per via elettronica. Istituito dalla decisione 2004/512/CE del 18 giugno 2004, dovrebbe essere operativo, secondo le ultime indicazioni della Commissione europea, entro il mese di dicembre 2010. Il sistema è inteso a rendere più agevole l’attuazione della politica comune in materia di visti, la cooperazione consolare e la consultazione tra autorità consolari centrali, al fine di:
- prevenire le minacce alla sicurezza interna degli Stati membri;
- evitare che i criteri sanciti dal regolamento sulla determinazione dello Stato competente per l'esame di una domanda di asilo vengano elusi;
- contribuire alla lotta contro la frode documentale;
- facilitare i controlli ai valichi delle frontiere esterne;
- contribuire al rimpatrio di immigrati in situazione irregolare.
Il sistema si baserà su una architettura centralizzata e comprenderà un sistema di informazione centrale (CS-VIS) e un’interfaccia in ogni Stato membro (NI-VIS). Le informazioni contenute nel VIS consisteranno esclusivamente in: dati alfanumerici sul richiedente e sui visti richiesti, rilasciati, rifiutati, annullati, revocati o prorogati; fotografie digitali; dati biometrici.
In materia di politica dei visti, il programma di Stoccolma prevede inoltre che:
· la Commissione e gli Stati membri potenzino la cooperazione consolare regionale, prevedendo tra l'altro l'istituzione di centri comuni per la presentazione delle domande di visto, ove necessario su base volontaria.
· la Commissione tenga regolarmente aggiornato l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono o non sono soggetti all'obbligo di visto, secondo adeguati criteri concernenti l'immigrazione clandestina, l'ordine pubblico e la sicurezza pubblica, che tengano conto degli obiettivi politici interni ed esterni dell'Unione.
· la Commissione intensifichi gli sforzi per garantire il rispetto del principio della reciprocità dei visti ed evitare che sia (re)introdotta l'esigenza del visto da parte dei paesi terzi nei confronti degli Stati membri, nonché a reperire le misure che potrebbero essere applicate prima di imporre il meccanismo della reciprocità dei visti nei confronti di tali paesi terzi.
In proposito si ricorda che il 19 ottobre 2009 la Commissione ha presentato la Quinta relazione sul mantenimento dell’obbligo del visto da parte di alcuni paesi terzi in violazione della reciprocità (COM(2009)560). La relazione rileva, tra l’altro, che: è stata raggiunta la piena reciprocità con il Giappone, Panama e Singapore; progressi sono stati compiuti in materia di visti anche con gli Stati Uniti, nonostante l’obbligo del visto sia ancora previsto per Bulgaria, Cipro, Grecia, Polonia e Romania; particolare preoccupazione suscita la possibile introduzione negli USA di una tassa in connessione con l’ESTA ( Electronic System for Travelling Autorisation
· la Commissione, pur rispetto delle competenze degli Stati membri in questa materia, presenti uno studio che vagli la possibilità di istituire un meccanismo comune europeo di rilascio dei visti di breve durata. Lo studio potrebbe altresì esaminare in quale misura una valutazione dei rischi soggettivi possa utilmente integrare la presunzione di rischio associata con la cittadinanza dei richiedenti.
Il programma sottolinea l'importanza della dimensione esterna della politica dell'UE nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia e la necessità di una sua maggiore integrazione nell'ambito delle politiche generali dell'Unione europea. Le priorità nelle relazioni esterne dovrebbero ispirare e orientare la definizione delle priorità di lavoro delle competenti agenzie dell'UE (Europol, Eurojust, Frontex, CEPOL, Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze e Ufficio europeo di sostegno per l’asilo).
L'azione dell'Unione europea nelle relazioni esterne nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia continuerà ad ispirarsi ai seguenti principi:
- la politica dell'Unione in materia di relazioni esterne è unica,
- l'Unione e gli Stati membri lavorano in partenariato con i paesi terzi,
- l'Unione e gli Stati membri sviluppano e promuovono attivamente le norme europee e internazionali,
- l'Unione e gli Stati membri cooperano strettamente con i paesi vicini,
- gli Stati membri aumentano lo scambio di informazioni tra loro e all'interno dell'Unione su attività multilaterali e bilaterali,
- l'Unione e gli Stati membri agiscono all'insegna della solidarietà, della coerenza e della complementarità,
- l'Unione si serve dell'intera gamma di strumenti disponibili,
- gli Stati membri si coordinano con l'Unione per ottimizzare l'uso efficace delle risorse,
- l'Unione effettua azioni d’informazione, controllo e valutazione, tra l'altro in collaborazione con il Parlamento europeo,
- l'Unione adotta un approccio proattivo nelle sue relazioni esterne.
Riguardo all'Unione per il Mediterraneo, il programma prevede che si intensifichino i lavori avviati nell'ambito del processo di Barcellona e del partenariato euromediterraneo, per quanto concerne in particolare la migrazione (via mare), la sorveglianza delle frontiere, la prevenzione e la lotta contro il traffico di stupefacenti, la protezione civile, la cooperazione giudiziaria e fra le autorità di contrasto. In tale quadro il Consiglio europeo ha invitato la Commissione, in collaborazione con l'Alto Rappresentante, a presentare un piano nel 2010. In merito alla situazione nella regione del Mediterraneo, il Consiglio europeo ritiene necessario un partenariato più solido con i paesi terzi di transito e di origine, sulla base delle esigenze reciproche e di un sostegno operativo che comprenda il controllo delle frontiere, la lotta alla criminalità organizzata, il rimpatrio e la riammissione. Relativamente all'Africa occidentale, diventata di recente uno dei centri nevralgici del narcotraffico proveniente dal Sud America verso l'Europa, il programma prevede maggiore attenzione e assistenza per contrastare il traffico di stupefacenti, come pure altre forme di criminalità transnazionale e il terrorismo (nel Sahel).
Nel corso del 2009 particolare attenzione è stato dedicata al tema dell’immigrazione clandestina nel Mediterraneo, in particolare a partire dal Consiglio giustizia e affari interni del 26-27 febbraio. In tale occasione il Consiglio ha accolto favorevolmente un documento trasmesso dai Ministri dell’Interno di Cipro, Grecia, Italia e Malta, nel quale, ispirandosi al Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo adottato dal Consiglio europeo nell’ottobre 2008, si richiama l’esigenza e si ribadisce l’impegno a rafforzare le misure pratiche di cooperazione al fine di un migliore controllo dei flussi migratori nella regione mediterranea, assicurando al contempo la protezione della vita dei migranti. Le misure pratiche previste nel documento si riferiscono tra l’altro al rafforzamento di dell’Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne dell’UE (Frontex) e al proseguimento delle operazioni congiunte nel Mediterraneo.
Nel maggio 2009 la Commissione europea ha sottoposto all’attenzione del Consiglio una serie di misure a breve termine volte a far fronte al problema, con riguardo sia alla sicurezza dei migranti che alla situazione di forte pressione a cui sono sottoposti gli Stati membri del Sud dell’UE.
Le misure proposte riguardano i seguenti ambiti:
· asilo e protezione umanitaria
· controllo delle frontiere e operazioni marittime
· rapporti con i paesi terzi
Per quanto riguarda l’asilo e la protezione umanitaria, la Commissione ritiene utile proporre un’azione coordinata per uno sforzo volontario di solidarietà con gli Stati membri più esposti, sotto forma di “reinsediamento” delle persone che abbiano ottenuto lo status di rifugiato, vale a dire di redistribuzione tra gli Stati membri in modo da non gravare eccessivamente sui paesi di arrivo. In un secondo tempo, la Commissione ritiene possibile prevedere il consolidamento di questo impegno, tramite la messa in atto di un meccanismo di solidarietà più strutturato. La Commissione ha inoltre proposto di rafforzare i dispositivi di protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo nei paesi del Sud e dell’Est del Mediterraneo, anche attraverso programmi di protezione regionale.
Nell’ambito del controllo delle frontiere e delle operazioni marittime la Commissione ritiene opportuno chiarire le responsabilità degli Stati membri che partecipano alle operazioni di Frontex con proprie navi, in particolare adottando disposizioni chiare relativamente al luogo di sbarco delle persone soccorse nel quadro delle operazioni. La Commissione considera inoltre necessario sfruttare tutti i mezzi a disposizione di Frontex, compresa l’organizzazione di voli di ritorno congiunti, eventualmente inquadrati da accordi di riammissione.
Nell’ambito delle relazioni esterne, relativamente alla regione nel suo insieme, la Commissione ha auspicato l’organizzazione di una conferenza ministeriale euro-africana su migrazione e sviluppo, in continuità con la conferenza di Tripoli del 2006, che veda la partecipazione dei paesi di origine, di transito e di destinazione e si concentri in particolare sulle rotte migratorie dall’Africa orientale.
La Commissione ha inoltre affrontato in particolare il tema delle relazioni con la Libia suggerendo: 1) l’adozione, nell’ambito dei negoziati di un accordo quadro, di un programma di cooperazione che preveda azioni concrete in materia di gestione delle frontiere marittime e terrestri, di prevenzione e lotta all’immigrazione clandestina e alla tratta degli esseri umani nonché un dialogo sulla facilitazione dei visti; 2) la promozione delle relazioni tra l’Alto commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR) e la Libia al fine di instituire nel paese un dispositivo di accoglienza e protezione dei richiedenti asilo conforme alle norme internazionali.
Le indicazioni della Commissione europea sono state oggetto di un dibattito nel corso del Consiglio giustizia e affari interni del 4-5 giugno 2009. A questo proposito si ricorda che nel corso della riunione, a fronte di una richiesta del governo italiano di definire in termini di obbligatorietà il meccanismo di reinsediamento interno, è prevalso l’orientamento ad una cooperazione su base volontaria, successivamente confermato nelle conclusioni del Consiglio europeo del 18-19 giugno 2009.
Con riferimento agli avvenimenti verificatisi a Cipro, in Grecia, in Italia e a Malta, il Consiglio europeo Consiglio europeo del 18-19 giugno ha sollecitato l’adozione di misure concrete, tra cui: il coordinamento delle misure a carattere volontario, per la ridistribuzione interna dei beneficiari di protezione internazionale presenti negli Stati membri esposti a pressioni specifiche e sproporzionate e delle persone altamente vulnerabili; il potenziamento delle operazioni di controllo alle frontiere coordinate da Frontex, la definizione di chiare regole d'ingaggio per il pattugliamento congiunto e lo sbarco delle persone soccorse in mare; un maggior ricorso a voli di rimpatrio congiunti; un forte intervento per lottare efficacemente contro la criminalità organizzata e le reti criminali dedite alla tratta di esseri umani; il rafforzamento dell’efficacia l’efficacia degli accordi di riammissione. Il Consiglio europeo ritiene prioritaria la conclusione dei negoziati sugli accordi di riammissione con Libia e la Turchia e, nel frattempo, l’attuazione in maniera adeguata degli accordi bilaterali esistenti.
Da ultimo, il Consiglio europeo del 29-30 ottobre 2009, nelle sue conclusioni in materia di immigrazione clandestina, accogliendo favorevolmente il varo del progetto pilota per la ridistribuzione, su base volontaria, dei beneficiari di protezione internazionale presenti a Malta, ha chiesto ulteriori sforzi per proseguire la realizzazione del sistema europeo comune di asilo, che tenga conto della questione dei movimenti secondari interni, nonché della necessità di solidarietà tangibile ed efficace con gli Stati membri che subiscono una particolare pressione. Il Consiglio europeo ha inoltre chiesto il potenziamento delle capacità operative di FRONTEX, invitando la Commissione a presentare proposte a tal fine nel 2010. Il potenziamento potrebbe fondarsi sugli elementi seguenti:
- messa a punto di procedure operative comuni chiare, con chiare regole d'ingaggio per le operazioni congiunte in mare, tutelando le persone bisognose di protezione che viaggiano in flussi misti, in conformità del diritto internazionale;
- maggiore cooperazione operativa tra FRONTEX e paesi d'origine e di transito;
- vaglio della possibilità di noleggio regolare, finanziato da FRONTEX, di voli di rimpatrio congiunti;
Il Consiglio europeo ha infine chiesto alla Presidenza e alla Commissione di proseguire nella promozione del dialogo con la Libia sui temi dell’immigrazione legale e della risposta all'immigrazione clandestina, compresi gli aspetti connessi alla cooperazione in mare.
Nell’ambito delle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013, il programma quadro “Solidarietà e gestione dei flussi migratori” (COM(2005)123-1) ha inteso rispondere al problema della ripartizione equa delle responsabilità tra gli Stati membri, per quanto riguarda l’onere finanziario conseguente all’introduzione di una gestione integrata delle frontiere esterne e all’attuazione di politiche comuni in materia di asilo e immigrazione. Esso opera in funzione di complementarietà rispetto alle altre iniziative ed organi operanti nel contesto della stessa politica comune, quali l’Agenzia per la gestione delle frontiere esterne (Frontex), il Sistema di informazione visti (VIS) e il Sistema di informazione Schengen (SIS). Il programma quadro si sostanzia nei seguenti strumenti finanziari specifici:
- “Fondo europeo per le frontiere esterne“, con una dotazione di 1820 milioni di euro per il periodo 2007-2013 (decisione 574/2007/CE del 7 maggio 2007);
- “Fondo europeo per i rifugiati”, con una dotazione di 628 milioni di euro per il periodo 2008-2013 (decisione 573/2007/CE del 7 maggio 2007); Sono attualmente all’esame delle istituzioni UE due proposte di modifica della decisione in questione, al fine di adeguare rispettivamente le disposizioni relative al Fondo alla prossima istituzione dell’Ufficio europeo di sostegno all’asilo (COM(2009)67) e al programma comune dell’Unione europea per favorire il reinsediamento dei rifugiati (COM(2009)447.
- “Fondo europeo per il rimpatrio”, con una dotazione di 676 milioni di euro per il periodo 2008-2013 (decisione 575/2007/CE del 7 maggio 2007)..
- “Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi”, con dotazione pari a 825 milioni di euro per il periodo 2007-2013 (decisione 2007/435/CE del 25 giugno 2007).
Il 26 giugno 2007, la Commissione europea ha lanciato il programma di cooperazione con i paesi terzi nel campo dell’immigrazione e dell’asilo, con una dotazione di 380 milioni di euro per il periodo 2007-2013, in sostituzione del precedente programma AENEAS.
Gli stranieri regolari (tra comunitari ed extracomunitari) presenti nel nostro Paese hanno ormai superato abbondantemente la soglia di quattro milioni.
Secondo le stime dell’Istituto nazionale di statistica, sono 4 milioni 279 mila gli stranieri residenti presenti nel nostro Paese al 1° gennaio 2010[4]. Rispetto all’anno precedente si registra un incremento di 388 mila unità.
I dati dell’ISTAT si riferiscono agli stranieri iscritti all’anagrafe della popolazione residente e che presentano, quindi, caratteristiche insediative stabili. A questi devono aggiungersi gli stranieri regolarmente presenti ma che non hanno fatto richiesta o che non sono stati ancora registrati all’anagrafe.
Se si tiene conto anche dei soggiornanti non residenti o non ancora registrati, il numero di stranieri regolari avrebbe già superato nel corso del 2009, i quattro milioni, attestandosi a circa 4,33 milioni; se a questi si aggiungono le 300 mila persone registrate con la regolarizzazione del settembre 2009 si arriva ad oltre 4,5 milioni[5]. Secondo altre stime sarebbe stata quasi raggiunta la cifra di 5 milioni[6].
Secondo i dati ISTAT l’incidenza dei cittadini stranieri sulla popolazione complessiva è del 7,1%[7], che consente ormai di annoverare l’Italia tra i grandi Paesi europei di immigrazione accanto a Germania, Spagna, Francia e Regno Unito. Tra questi la Spagna, che presenta caratteristiche simili all’Italia (passato recente di Paese di emigrazione, alto incremento del fenomeno migratorio negli ultimi anni) registra nel 2007 una incidenza dell’11,3%[8].
Accanto alla presenza regolare degli stranieri, è diffuso il fenomeno dell’immigrazione irregolare. Ovviamente, non ci sono stime ufficiali sul numero totale dei clandestini. Un recente studio ipotizza una presenza irregolare in Italia di 422 mila persone all’inizio del 2009[9].
Per quanto concerne gli sbarchi di clandestini sulle coste italiane, si è registrato negli ultimi anni il sostanziale azzeramento dei flussi provenienti dall’Albania e dalla Turchia, diretti in Puglia e in Calabria, mentre la Sicilia continua ad essere particolarmente esposta al flusso di immigrazione illegale. Da segnalare che a partire dal 2005 anche la Sardegna è diventata meta di sbarchi.
Nel 2009 sono sbarcati illegalmente sul territorio nazionale 9.573 stranieri. Si registra una sensibile diminuzione rispetto all'anno 2008, quando sono sbarcati sulle coste italiane 36.951 cittadini extracomunitari; la diminuzione è molto accentuata a partire dall’applicazione dell’accordo con la Libia (vedi oltre)[10].
Una analisi effettuata a partire dal 2000 permette di individuare le modalità di ingresso degli stranieri in posizione irregolare: il 10% è costituito dagli sbarchi via mare e il 15% riguarda gli ingressi effettuati in maniera fraudolenta via terra. Quindi, solamente il 25% è costituito dai clandestini in senso stretto, la grande maggioranza (75%) è costituita dagli overstayer, ossia da persone che attraversano legalmente il confine con un visto valido (prevalentemente di tipo turistico) e poi si trattengono nel nostro Paese[11].
Le linee generali delle politiche pubbliche in materia di immigrazione in Italia, fissate dalla legge 40/1998[12] (cosiddetta “legge Turco – Napolitano”), sono state successivamente consolidate nel decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, Testo unico sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero.
Successivamente, è intervenuta la legge 189/2002[13](la cosiddetta “legge Bossi-Fini”) che ha modificato il testo unico del 1998, pur non alterandone l’impianto complessivo.
In tempi più recenti, ulteriori integrazioni al testo unico sono state apportate dalla legge sulla sicurezza n. 94 del 2009[14].
Norme regolamentari, di attuazione del testo unico, sono contenute nel D.P.R. 31 agosto 1999, n. 394, come modificato dal D.P.R. 18 ottobre 2004, n. 334, emanato in attuazione della legge 189/2002.
Il testo unico interviene in entrambi gli ambiti principali del diritto dell’immigrazione: il diritto dell’immigrazionein senso stretto, concernente la gestione nel suo complesso del fenomeno migratorio: la definizione di regole di ingresso, di soggiorno, di controllo, di stabilizzazione dei migranti ed anche la repressione delle violazioni a tali regole; e il diritto dell’integrazione, che riguarda l’estensione, in misura più o meno ampia, ai migranti dei diritti propri dei cittadini (diritti civili, sociali, politici).
I princìpi fondamentali che sono alla base del testo unico sono essenzialmente tre: la programmazione dei flussi migratori e il contrasto all’immigrazione clandestina (per quanto riguarda il diritto dell’immigrazione); la concessione di una ampia serie di diritti volti all’integrazione degli stranieri regolari (diritto dell’integrazione).
Il testo unico non interviene in materia di diritto di asilo la cui disciplina, in passato contenuta nel decreto-legge 416/1989[15] (la cosiddetta “legge Martelli”), ha avuto di recente una regolamentazione dettagliata ad opera del decreto legislativo 251/2007 e successivamente del decreto legislativo 25/2008, entrambi di recepimento della normativa comunitaria: il primo della direttiva 2004/83/CE (la cosiddetta direttiva “qualifiche”), il secondo della direttiva 2005/85/CE (cosiddetta direttiva “procedure”).
Anche la condizione giuridica degli stranieri cittadini di stati membri dell’Unione europea è stata di recente ridisciplinata con il decreto legislativo 30/2007 sempre di derivazione comunitaria (dir. 2004/38/CE).
In Italia l’immigrazione dei cittadini stranieri non appartenenti all’Unione europea è regolata secondo il principio della programmazione dei flussi. Ogni anno il Governo, sulla base della necessità di manodopera interna, stabilisce il numero di stranieri che possono entrare nel nostro Paese per motivi di lavoro.
In particolare, la gestione dei flussi di immigrazione è realizzata attraverso una serie di strumenti, quali il documento programmatico triennale, il decreto annuale sui flussi, il decreto sull’ingresso degli studenti universitari.
Il documento programmatico sulla politica dell’immigrazione viene elaborato dal Governo ogni tre anni ed è sottoposto al parere delle Commissioni parlamentari. Esso contiene un’analisi del fenomeno migratorio e uno studio degli scenari futuri; gli interventi che lo Stato italiano intende attuare in materia di immigrazione; le linee generali per la definizione dei flussi d’ingresso; le misure di carattere economico e sociale per favorire l’integrazione degli stranieri regolari[16].
Il decreto sui flussi è lo strumento attuativo del documento programmatico, con cui il Governo stabilisce ogni anno, sulla base delle indicazioni contenute nel documento e dei dati sull’effettiva richiesta di lavoro da parte delle realtà locali, elaborati da un’anagrafe informatizzata tenuta dal Ministero del lavoro, le quotemassime di stranieri da ammettere in Italia per motivi di lavoro. In esso sono previste quote riservate per i cittadini provenienti da Paesi a forte pressione migratoria con i quali l’Italia ha sottoscritto accordi specifici di cooperazione in materia di immigrazione.
Il secondo principio su cui si fonda la disciplina dell’immigrazione è quello del contrasto all’immigrazione clandestina.
Gli stranieri entrati in Italia senza regolare visto di ingresso sono considerati “clandestini”, mentre sono ritenuti “irregolari” gli stranieri che hanno perduto i requisiti per la permanenza sul territorio nazionale. Secondo le norme vigenti, tali immigrati devono essere respinti alla frontiera o espulsi.
L’ingresso e il soggiorno illegale nel territorio nazionale è considerato un reato punibile con una ammenda o con l’espulsione.
Gli strumenti che l’ordinamento predispone per il contrasto all’immigrazione clandestina sono numerosi e vanno dalla repressione del reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, al respingimento alla frontiera, dall’espulsione come misura di sicurezza per stranieri condannati per gravi reati, all’espulsione come sanzione sostitutiva.
Il principale di essi può tuttavia considerarsi l’espulsione amministrativa. Dopo la legge Bossi-Fini essa deve essere eseguita in via ordinaria con l’accompagnamento alla frontiera da parte delle forze dell’ordine, disposto dal prefetto; solamente in determinati casi si concreta in una intimazione a lasciare entro 15 giorni il territorio dello Stato. Il provvedimento di espulsione è valido per 10 anni e il mancato rispetto di quanto in esso disposto dà luogo a sanzione penale.
Particolarmente severe sono le disposizioni volte a reprimere il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, punito con la reclusione fino a cinque anni o, se il reato è compiuto a fini di lucro, fino a quindici anni. Le pene sono poi aumentate in presenza di circostanze aggravanti, quali l’avviamento alla prostituzione[17]. Va inoltre ricordata, in proposito, la ridefinizione dei reati di riduzione in schiavitù e di tratta di persone operata dalla legge 228/2003[18].
Una menzione spetta anche al permesso di soggiorno a fini investigativi, rilasciato in favore degli stranieri che prestino la loro collaborazione all’autorità giudiziaria o agli organi di polizia in relazione a delitti commessi per finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell’ordine democratico. Si tratta di un nuovo strumento introdotto dal decreto-legge 144/2005[19], e che si inserisce nel solco della legislazione premiale in materia di immigrazione inaugurata dal permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale, che può essere rilasciato a immigrati clandestini che siano vittime di situazioni di violenza o di grave sfruttamento[20].
Quando l’espulsione non può essere immediata, gli stranieri devono essere trattenuti presso appositi centri di identificazione ed espulsione (CIE) (nuova denominazione dei centri di permanenza temporanea ed assistenza – CPTA) per il tempo strettamente necessario alla loro identificazione ed espulsione.
I CIE, ex CPTA,sono luoghi di trattenimento del cittadino straniero in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione (i motivi di possibile trattenimento sono i seguenti: perché occorre procedere al soccorso dello straniero, ad accertamenti supplementari in ordine alla sua identità o nazionalità, ovvero all’acquisizione di documenti per il viaggio, ovvero a giudizio di convalida, ovvero per l’indisponibilità di vettore o altro mezzo di trasporto idoneo)[21]. In tali strutture lo straniero deve essere trattenuto con modalità tali da assicurare la necessaria assistenza ed il pieno rispetto della sua dignità (art. 14, co. 2, D.Lgs. 286/1998). Il trattenimento è disposto con provvedimento del questore per un periodo di 30 giorni, prorogabile fino ad un massimo di 6 mesi.
Il decreto-legge 151/2008[22] autorizza uno stanziamento pluriennale per l’ammodernamento e l’ampliamento dei CIE e per la costruzione di nuovi. Le nuove strutture, anch’esse nel numero di 10, dovrebbero essere localizzate nelle regioni nelle quali attualmente non esistono CIE. Sono in corso le attività di scelta e di valutazione alle quali partecipano anche le regioni e gli enti locali interessati[23].
Uno degli strumenti che hanno reso possibile una efficace azione di contrasto all’immigrazione clandestina è stato la stipulazione, da parte del Governo italiano, di una serie di accordi bilaterali in materia di immigrazione (l’ultimo con la Libia).
Si tratta, innanzitutto, degli accordi di riammissione degli stranieri irregolari, previsti dal testo unico sull’immigrazione, volti ad ottenere la collaborazione delle autorità del Paese straniero nelle operazioni di rimpatrio dei migranti non regolari, espulsi dall’Italia o respinti al momento dell’attraversamento della frontiera.
Con alcuni Paesi, e specificamente con quelli a più alta pressione migratoria, sono stati perfezionati pacchetti di intese di portata più ampia che prevedono non soltanto accordi di riammissione, ma anche intese di cooperazione di polizia, nonché accordi in materia di lavoro. Nei decreti annuali sui flussi di ingresso del lavoratori extracomunitari sono previste quote riservate per gli stranieri provenienti da Paesi che hanno stretto tali accordi globali di cooperazione.
Per quanto riguarda il terzo dei tre princìpi ispiratori della legislazione vigente, l’integrazione degli stranieri regolari, il nostro ordinamento garantisce una ampia tutela dei diritti degli stranieri e promuove l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati.
Innanzitutto, agli stranieri sono garantiti, alla stregua dei cittadini italiani, i diritti fondamentali di libertà ed eguaglianza fissati dalla prima parte della nostra Costituzione. Tra questi, espressamente destinato agli stranieri, il diritto di asilo (art. 10 della Cost.).
Inoltre, una serie di disposizioni contenute in leggi ordinarie provvedono a fissare contenuti e limiti della possibilità degli stranieri di godere dei diritti propri dei cittadini e dall’altro a promuovere l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati.
In primo luogo, la legge prevede, in presenza di determinate condizioni, la concessione agli stranieri della cittadinanza (per naturalizzazione, per nascita o per matrimonio), quale massimo strumento di integrazione e di possibilità di godimento dei diritti garantiti dall’ordinamento. L’acquisizione della cittadinanza per naturalizzazione presuppone la permanenza regolare e continuativa nel territorio nazionali per dieci anni ed è subordinata alla decisione, in larga parte discrezionale, dell’amministrazione pubblica.
Per quanto riguarda i diritti civili, agli stranieri è garantito il diritto alla difesa in giudizio (art. 17 testo unico).
Inoltre, è prevista una serie di strumenti volti al contrasto della discriminazione razziale: a partire dalla legge 654/1975 di ratifica della Convenzione di New York del 1966 contro il razzismo[24], fino al testo unico che da una definizione puntuale degli atti di discriminazione (art. 43) e disciplina l’azione di sede civile contro tali atti (art. 44).
In questo settore alcuni importanti interventi sono stati realizzati principalmente in attuazione della disciplina comunitaria: il D.Lgs. 215/2003 e il D.Lgs. 216/2003 contengono disposizioni per garantire la non discriminazione a causa delle proprie origini, il primo in generale, il secondo in materia di lavoro[25].
Sono previste, inoltre, alcune disposizioni relative alla tutela dei diritti sociali.
Specifiche disposizioni del testo unico (artt. 28-33) prendono in esame le forme di garanzia del diritto all’unità familiare e al ricongiungimento familiare, riconosciuto agli stranieri regolarmente soggiornanti, e di tutela dei minori, il cui prioritario interesse deve sorreggere tutti i provvedimenti amministrativi e giurisdizionali in materia di diritto all’unità familiare.
Per quanto riguarda il diritto alla salute, viene garantita una ampia assistenza sanitaria a tutti gli stranieri, compresi coloro che non sono in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno (artt. 34-36).
Anche il diritto allo studio è garantito dal testo unico (art. 38, 39 e 39-bis).
Le disposizioni del testo unico in materia di servizi abitativi e di assistenza sociale per stranieri (artt. 40-41) prevedono che le regioni, in collaborazione con gli enti locali e con le associazioni di volontariato, predispongano centri di accoglienza destinati ad ospitare stranieri regolarmente soggiornanti e impossibilitati, temporaneamente, a provvedere autonomamente alle proprie esigenze abitative e di sussistenza.
L’art. 41 del testo unico estende a favore degli stranieri in possesso del permesso di soggiorno (di durata non inferiore a un anno) o del permesso di soggiorno di lungo periodo anche l’accesso ai servizi socio-assistenzialiorganizzati sul territorio.
Quanto ai diritti politici, va segnalata la Convenzione sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale fatta a Strasburgo nel 1992 tra i Paesi membri del Consiglio d’Europa (ratificata dall’Italia con legge 203/1994) con la quale vengono garantiti agli stranieri residenti nei Paesi aderenti una serie di diritti. In particolare il capitolo A della Convenzione prevede il riconoscimento agli stranieri, alle stesse condizioni previste per i cittadini, delle libertà di espressione, di riunione e di associazione, ivi compresa quella di costituire sindacati e affiliarsi ad essi, ferme restando le eventuali limitazioni per ragioni attinenti alla sicurezza dello Stato, alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. Con il capitolo B si riconosce il diritto alle collettività locali che hanno nei loro rispettivi territori un numero significativo di residenti stranieri, di creare organi consultivi volti a rappresentare i residenti stranieri a livello locale, ai quali deve essere data la possibilità di discutere sui problemi di loro interesse per il tramite di rappresentanti eletti o nominati da gruppi associati.
Non si è data, invece, applicazione al capitolo C della Convenzione che impegna le parti a concedere agli stranieri residenti il diritto di elettorato attivo e passivo alle elezioni locali che, pertanto, non è attribuibile agli stranieri non comunitari.
Le questioni relative all’immigrazione, ed in particolare il contrasto all’immigrazione clandestina e ai reati connessi, sono argomento di dibattito politico fin dall’inizio della legislatura.
Nell’illustrare alle Camere il programma del nuovo Governo, il Presidente del Consiglio ha sottolineato “le difficoltà e i rischi dell'immigrazione selvaggia e non regolata” ed ha indicato la necessità di “assorbire e integrare con ordine e saggezza le immigrazioni” interne ed esterne all’Unione europea[26].
Il 21 maggio 2008, nel primo Consiglio dei Ministri dopo il voto di fiducia, il Governo ha approvato una serie di misure legislative in materia di sicurezza (il cosiddetto pacchetto sicurezza) dove ampio spazio è dedicato alle disposizioni volte a contrastare l’immigrazione clandestina e a fare fronte a questioni di ordine e sicurezza pubblica connesse con il fenomeno migratorio.
S tratta, in particolare, di:
§ un decreto-legge recante misure urgenti in materia di sicurezza (decreto-legge 92/2008);
§ due disegni di legge, entrambi approvati, uno contenente anch’esso disposizioni in materia di sicurezza e l’altro di ratifica al Trattato di Prüm (cooperazione transfrontaliera a fini di contrasto del terrorismo, alla criminalità e alla migrazione illegale);
§ tre schemi di decreto legislativo che intervengono rispettivamente in materia di ricongiungimento familiare, di diritto di asilo e di libera circolazione di cittadini comunitari, i primi due dei quali poi emanati;
§ una dichiarazione di stato di emergenza volta a fare fronte alla situazione di criticità in Campania, in Lombardia e nel Lazio per la presenza di numerosi cittadini extracomunitari irregolari e nomadi stabilmente insediati (lo stato di emergenza è stato poi esteso anche a Piemonte e Veneto).
Il decreto-legge 92/2008[27] contiene diverse misure in materia di immigrazione alcune delle quali riguardano anche gli stranieri comunitari.
Un primo gruppo di disposizioni modificano il codice penale, in particolare:
§ viene ridotto da 10 a 2 anni il periodo minimo di condanna alla reclusione che comporta l’espulsione per ordine del giudice (mod. art. 235 c.p.);.
§ viene previsto la nuova fattispecie di allontanamento dello straniero comunitario per motivi di sicurezza (analoga all’espulsione dello straniero extracomunitario) ordinato dal giudice in caso di condanna penale di due anni (art. 235 c.p. come modificato dal decreto legge) o di condanna per delitti contro la personalità dello Stato (art. 312 c.p.);
§ la trasgressione all’ordine di espulsione o di allontanamento viene punita con la reclusione da 1 a 4 anni con l’arresto obbligatorio, anche al di fuori dei casi di flagranza, e si procede con rito direttissimo;
§ viene introdotta una nuova circostanza aggravante comune, che comporta l’aumento della pena fino ad un terzo, se il reato è commesso da soggetto che si trovi illegalmente sul territorio nazionale (mod. art. 61 c.p.);
§ aumento delle pene per chi dichiara falsa identità (da 1 a 6 anni di reclusione);
§ punizione con la reclusione da 1 a 6 anni per chi altera parti del proprio o dell’altrui corpo per impedire la propria o l’altrui identificazione.
Anche la procedura penale viene modificata: i procedimenti relativi ai delitti commessi in violazione delle norme in materia di immigrazione vengono inclusi tra quelli per i quali è assicurata priorità assoluta nella formazione dei ruoli di udienza.
Un terzo gruppo di disposizioni interviene direttamente a modificare il testo unico del 1998:
§ si prevede una nuova fattispecie connessa al reato di favoreggiamento della permanenza di immigrati clandestini a scopo di lucro: quando il fatto è commesso da 2 o più persone, ovvero riguarda la permanenza di 5 o più persone la pena è aumentata da un terzo alla metà;
§ viene introdotto il reato di cessione di immobile ad uno straniero irregolare, punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e la confisca dell’immobile;
§ è abbreviato da 15 a 7 giorni il termine entro il quale l’autorità giudiziaria deve concedere o negare il nullaosta dello straniero sottoposto a procedimento penale che deve essere espulso (si ricorda che in caso l’autorità giudiziaria non provveda nei termini il nulla osta si considera concesso);
§ viene elevata la pena per il datore di lavoro che impiega immigrati clandestini (l’arresto da tre mesi a un anno è aumentato a 6 mesi e 3 anni);
§ i centri di permanenza temporanea e assistenza (CPTA) vengono ridenominati centri di identificazione ed espulsione.
Infine, viene conferito ai sindaci il compito di segnalare alle competenti autorità giudiziaria o di pubblica sicurezza la condizione irregolare dello straniero o del cittadino comunitario per l’eventuale adozione di provvedimenti di espulsione o di allontanamento.
Il decreto-legge 92/2008, sopra brevemente descritto, anticipa alcune delle disposizioni del pacchetto sicurezza ritenute dal Governo più urgenti. Un altro nutrito gruppo di interventi è contenuto nella legge n. 94, il cui disegno di legge è stato presentato insieme al decreto legge e approvato nel luglio 2009.
Per quanto riguarda l’immigrazione, tra le novità principali si segnala l’introduzione di una disposizione volta a sanzionale l’ingresso e il soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Si tratta di una contravvenzione punibile con l’ammenda da 5 mila a 10 mila euro[28].
La legge 94 apporta altre numerose modifiche al testo unico sull’immigrazione tra le quali:
§ diniego dell’ammissione all’ingresso in Italia anche per condanna non definitiva per gravi reati;
§ inserimento del riferimento alle condanne per reati che prevedono l’arresto obbligatorio in flagranza tra gli elementi da considerare ai fini della revoca o del diniego di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi familiari;
§ inasprimento della pena per lo straniero che viene trovato nel territorio nazionale dopo essere già stato già espulso coattivamente per non aver ottemperato a una precedente intimazione di allontanamento;
§ previsione che la richiesta di iscrizione anagrafica dello straniero può dar luogo alla verifica delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile;
§ introduzione di una contributo sul permesso di soggiorno tra gli 80 e i 200 euro[29];
§ previsione di un test di conoscenza della lingua italiana per il rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo;
§ istituzione di un accordo di integrazione, da sottoscrivere al momento della richiesta del permesso di soggiorno;
§ obbligo di esibizione del permesso di soggiorno agli uffici della pubblica amministrazione anche ai fini del rilascio degli atti di stato civile o per l’accesso a pubblici servizi (ad eccezione delle prestazioni scolastiche obbligatorie e sanitarie);
§ estensione da due a sei mesi del tempo massimo di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione.
Tra le altre misure di interesse si ricordano anche:
§ l’introduzione del delitto di impiego di minori nell’accattonaggio;
§ l’obbligo dei gestori degli esercizi di trasferimento di denaro (i c.d. Money Transfer) di acquisire copia del titolo di soggiorno del richiedente il servizio (se cittadino non comunitario);
§ la previsione di nuovi requisiti per l’acquisto della cittadinanza italiana per matrimonio.
Il secondo disegno di legge del pacchetto sicurezza ha una portata più circoscritta, riguardando, come anticipato, la ratifica al Trattato di Prüm (legge 85/2009) relativo all’approfondimento della cooperazione transfrontaliera a fini di contrasto del terrorismo, alla criminalità transfrontaliera e alla migrazione illegale. Esso prevede tra l’altro l’istituzione di una banca dati del DNA volta a facilitare l'identificazione degli autori dei delitti.
Riferibili interamente alle questioni dell’immigrazione sono i tre schemi di decreto legislativo (due dei quali poi emanati) facenti parte integrante del pacchetto sicurezza.
In estrema sintesi i tre provvedimenti intervengono sulle seguenti questioni:
§ cittadini comunitari: diverse modifiche vengono apportate alla disciplina della condizione giuridica dei cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea, regolata dal D.Lgs. 30/2007, di attuazione della normativa comunitaria (non approvato in via definitiva);
§ ricongiungimenti familiari: vengono introdotte alcune restrizioni all’esercizio del diritto al ricongiungimento nei confronti del coniuge, dei figli maggiorenni e dei genitori, tra queste la possibilità di ricorrere all’esame del DNA per l’accertamento del rapporto di parentela, in assenza della documentazione relativa o qualora vi siano dubbi sulla sua autenticità (D.Lgs. 160/2008);
§ rifugiati: il procedimento di riconoscimento dello status di rifugiato viene modificato in più punti. Tra le modifiche principali l’eliminazione dell’effetto sospensivo del ricorso giurisdizionale avverso la decisione di rigetto della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale e l’introduzione della possibilità da parte del prefetto di stabilire un luogo di residenza ove il richiedente asilo possa circolare (D.Lgs. 159/2008).
Gli schemi dei tre decreti legislativi sono stati presentati dal Governo alle Camere e le Commissioni parlamentarti competenti hanno reso i prescritti pareri. Il Consiglio dei ministri nella seduta del 1° agosto 2008, ha recepito in gran parte le proposte e le osservazioni delle Commissioni, ma non ha deliberato in via definitiva sugli schemi decidendo, con una formula definita “irrituale” di inviare i testi per un parere informale alla Commissione europea[30].
Proprio al fine di consentire il confronto con la Commissione europea, è stata disposta una proroga alle autorizzazioni di delega, ormai prossime alla scadenza, di cui i tre schemi costituiscono attuazione[31].
Il 23 settembre 2008 il Consiglio dei Ministri ha approvato due dei tre decreti (asilo e ricongiungimento) che “hanno superato positivamente la verifica di compatibilità con l’ordinamento comunitario”[32].
Riguardo al terzo decreto(sui cittadini comunitari) la Commissione si è espressa in senso contrario in quanto è stata ritenuta eccessiva l'espulsione e sufficiente l'invito ad allontanarsi dal nostro paese[33]. Nel corso dell’audizione svolta il 15 ottobre 2008 dinanzi al Comitato parlamentare Schengen, il ministro dell’interno Maroni ha segnalato che, a seguito di rilievi formulati dalla Commissione europea, il Governo ha ritenuto per il momento di accantonare l’adozione del provvedimento di modifica della disciplina relativa alla libertà di circolazione dei cittadini comunitari.
Completa il pacchetto la dichiarazione di stato di emergenza volta di fare fronte alla situazione di criticità in Campania, in Lombardia e nel Lazio per la presenza di numerosi cittadini extracomunitari irregolari e nomadi stabilmente insediati in talune aree[34]. Lo stato di emergenza, la cui scadenza era inizialmente fissata al 31 maggio 2009, è stato poi prorogato fino al dicembre 2010 ed esteso anche a Piemonte e Veneto[35].
Al pacchetto sicurezza si sono affiancati nel corso della legislatura altri interventi in materia di immigrazione, alcuni dei quali in attuazione delle disposizioni del pacchetto.
In primo luogo, la dichiarazione dello Stato di emergenza sopra citata in Campania, in Lombardia e nel Lazio ha consentito di nominare i prefetti di Napoli, Milano e Roma (e poi anche di Torino e Venezia) commissari delegati per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza. Tra questi il monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi; l’individuazione e sgombero degli insediamenti abusivi; l’identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei familiari presenti nei campi nomadi attraverso rilievi segnaletici.
Nella stessa ottica emergenziale si colloca la proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2009 per fronteggiare il massiccio afflusso di cittadini extracomunitari[36].
Unitamente agli schemi dei tre decreti legislativi sopra citati, il Governo ha inviato alla Commissione europea anche un rapporto sulle modalità con cui si sono stati condotti i censimenti nei campi nomadi presenti in Lombardia, Lazio e Campania.
Il rapporto è corredato dai rapporti inviati dai prefetti nominati commissari straordinari per l'emergenza rom nelle tre Regioni, dalle linee guida diramate agli stessi prefetti, da una lettera della Croce Rossa e una nota dell'Unicef e dalla lettera con cui il Garante per la protezione dei dati personali approva le linee guida[37].
La Commissione ha comunicato i risultati dell’analisi dei documenti inviati giudicando le misure adottate dall'Italia per fare fronte all'emergenza dei campi nomadi illegali non discriminatorie e quindi in linea con il diritto comunitario[38].
Nel settembre 2008 il Governo ha approvato un altro decreto legge in materia di sicurezza (decreto-legge 151/2008)[39] che, tra l’altro, reca gli stanziamenti necessari per la costruzione di nuovi centri di identificazione ed espulsione (ex CPT) e per l'ampliamento di quelli già esistenti. Il provvedimento è motivato dall’eccezionale afflusso di immigrati: 14.200 tra gennaio e settembre del 2007, 23.600 nello stesso periodo del 2008. La ricettività dei centri verrà raddoppiata, aggiungendo ulteriori 1.000 posti agli attuali 1.160[40].
Misure che riguardano l’immigrazione sono contenute anche nel disegno di legge del Governo in materia di prostituzione che stabilisce una procedura accelerata, da definirsi con un successivo regolamento, per il rimpatrio assistito dei minori stranieri non accompagnati che esercitano la prostituzione ne nostro Paese, al fine di consentire il ricongiungimento del minore con la famiglia di origine (art. 2, comma 2, dell’A.S. 1079 all’esame della I e II Commissione del Senato)[41].
Nell’agosto del 2008 il Governo ha sottoscritto un trattato di amicizia e cooperazione con la Libia, che rappresenta la principale via di transito per i migranti africani che tentano di raggiungere clandestinamente l'Italia attraverso il Mediterraneo. L’accordo siglato nell’agosto 2008 e ratificato con la legge 7/2009, prevede anche forme di collaborazione in materia di contrasto all’immigrazione clandestina.
In particolare, qui rileva l’articolo 19 del trattato che prevede il rafforzamento della collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità e alla immigrazione clandestina, attraverso la creazione di un sistema di controllo delle frontiere terresti libiche e l’attuazione del Protocollo di cooperazione del dicembre 2007 che prevede il pattugliamento congiunto in mare con equipaggi misti e mezzi messi a disposizione dall’Italia.
Si ricorda, inoltre, che alcune disposizioni in materia di immigrazione sono contenute in altri provvedimenti di urgenza adottati dal Governo.
Il decreto-legge 112/2008[42] recante la manovra economica per il 2009, ha inserito gli immigrati a basso reddito tra i soggetti destinatari delle abitazioni del Piano casa, a condizione che siano residenti da almeno 10 anni nel territorio nazionale ovvero da 5 anni nella medesima regione (art. 11) e prevede che l’assegno sociale è corrisposto agli aventi diritto a condizione che abbiano soggiornato legalmente, in via continuativa, per almeno 10 anni nel territorio nazionale (art. 20, co. 10)
Il decreto-legge 93/2008[43] riduce alcune delle autorizzazioni di spesa tra cui gli stanziamenti per il Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati[44].
Si segnala, inoltre, la proposta di legge di iniziativa parlamentare volta a mutare le competenze del Comitato bicamerale di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen che verrebbe trasformato in un comitato parlamentare in materia di immigrazione. La proposta è stata approvata dalla Camer (A.C. 1446) ed è ora all’esame del Senato (A.S. 1700).
Sempre di iniziativa parlamentare, la proposta di legge A.C. 1052 per l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulla condizione delle donne e dei minori nelle comunità rom presenti in Italia.
Di particolare rilievo alcune proposte di legge esaminate alla Camera che modificano la disciplina della cittadinanza al fine di adeguarla alle crescenti dimensioni del fenomeno migratorio. Alcune di queste ampliano le possibilità di acquisizione della cittadinanza per i cittadini stranieri nati in Italia. La I Commissione della Camera ha approvato un testo unificato delle proposte di legge (A.C. 103-A). Il 12 gennaio 2010 l’Assemblea ha tuttavia deciso di rinviare il testo in commissione per un approfondimento dell’esame.
La Camera ha affrontato la questione dell’immigrazione anche sul versante dell’attività di indirizzo e controllo.
Si segnala a proposito la discussione su di una serie di mozioni sull’accesso alla scuola dell’obbligo degli studenti stranieri[45].
Il testo approvatoimpegna il Governo:
§ a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione;
§ a istituire classi ponte, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti;
§ a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole e a prevedere, altresì, una distribuzione degli stessi proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri;
§ a favorire, all'interno delle predette classi ponte, l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l'elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, nonché dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza: a) comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto della legge del paese accogliente); b) sostegno alla vita democratica; c) interdipendenza mondiale; d) rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, senza etnocentrismi; e) rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del paese accogliente;
§ a prevedere l'eventuale maggiore fabbisogno di personale docente da assegnare a tali classi, inserendolo nel prossimo programma triennale delle assunzioni di personale docente disciplinato dal decreto-legge 97/2004, convertito con modificazioni, dalla legge 143/2004, alla cui copertura finanziaria si provvede mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria.
Anche la VII Commissione cultura della Camera è intervenuta approvando una risoluzione che, al fine di favorire il processo di integrazione dei bambini stranieri con quelli italiani, chiede l’introduzione di un tetto che preveda la presenza nelle classi di non più del 30 per cento di bambini stranieri (Risoluzione 7/140 approvata nella seduta del 6 maggio 2009 ). Il principio del limite massimo di studenti stranieri è stato recepito dal Governo con la circolare 8 gennaio 2010 dove si stabilisce che il numero degli alunni con cittadinanza non italiana presenti in ciascuna classe non potrà superare di norma il 30 per cento del totale degli iscritti.
Le Commissioni riunite I e II della Camera hanno esaminato una proposta di direttiva comunitaria che punisce i datori di lavoro che impiegano clandestini valutandola positivamente e impegnando il Governo a sostenere, in sede di Consiglio dell'Unione europea alcune modifiche e integrazioni al testo della proposta.[46]
Particolarmente attiva la Commissione bicamerale infanzia che ha approvato una risoluzione che impegna il Governo a adottare tutte le opportune iniziative per rafforzare gli strumenti di tutela dei minori stranieri non accompagnati (Doc. XXIV-bis, n. 1, approvato il 21 aprile 2009). Inoltre, la Commissione sta svolgendo da alcuni mesi una indagine conoscitiva volta ad approfondire la condizione dei minori stranieri presenti in Italia in assenza dei genitori.
Riguardo all’attività amministrativa, si segnala che il Governo ha prorogato fino al 31 dicembre 2009 il regime transitorio per l'accesso al mercato del lavoro dei cittadini rumeni e bulgari, confermando le disposizioni degli anni precedenti che pongono alcune limitazioni in materia di accesso al lavoro subordinato[47].
Inoltre, il Governo ha proceduto alla definizione delle quote di ingresso dei lavoratori stranieri per il 2008 (il cosiddetto decreto flussi) nella misura di 150.000 persone, utilizzando le graduatorie delle domande eccedenti presentate nel 2007[48], mentre per il 2009 le quote autorizzate sono destinate esclusivamente ai lavoratori stagionali solitamente impiegati in agricoltura e nel settore turistico (80.000 persone)[49].
Per i lavoratori occupati irregolarmente nelle sole attività di assistenza personale o del lavoro domestico è stata prevista la possibilità di regolarizzare la loro posizione lavorativa (decreto-legge 78/2009, art. 1-ter)[50]. L’intervento riguarda sia i lavoratori stranieri (con o senza permesso di soggiorno), sia i lavoratori italiani. Dal 1° al 30 settembre 2009 i datori di lavoro hanno potuto presentare una dichiarazione di emersione, previo pagamento di un contributo forfetario di 500 euro per ciascun lavoratore. Secondo i dati diffusi dal Ministero dell'interno sono state presentate quasi 300.000 domande[51].
La Francia ha avviato negli ultimi anni una nuova politica sull’immigrazione fondata su un rafforzamento del “governo” dei flussi migratori quale necessario presupposto di una ambiziosa politica d’integrazione[52].
Il tema dell’immigrazione è stato affrontato sotto i diversi aspetti riguardanti il “governo” dei flussi migratori, dalla politica dei visti e dal rilascio dei titoli di soggiorno, alla politica a favore dell’immigrazione professionale, alla lotta all’immigrazione irregolare (a livello nazionale e nella sua dimensione europea e internazionale), alla disciplina del diritto di asilo, allemodalità di acquisizione della cittadinanza.
Nell’ambito della politica d’integrazione degli immigrati legali nella società civile portata avanti dalla Francia sono state promosse importanti iniziative, quali il contrat d’accueil et d’integration(CAI).
Nello stesso tempo il governo dei flussi migratori ha portato anche ad una rigorosa politica di sostegno al rimpatrio nei Paesi d’origine.
Il legislatore francese ha dettato nel 2003 la disciplina di base con la Legge n. 2003-1119, successivamente riformata dalla Legge n. 2006-911, mentre nel 2007 ha precisato e completato il quadro giuridico già in vigore con la Legge n. 2007-1631, senza introdurre riforme sostanziali (le norme sono attualmente contenute nel Code de l'entrée et du séjour des étrangers et du droit d'asile – CESEDA)[53].
Dal 1° gennaio 2008 è stato istituito il Ministère de l’immigration, de l’intégration, de l’identité nationale et du développement solidaire che ha unificato le competenze relative ai singoli aspetti del percorso di uno straniero immigrato in Francia: dall’accoglienza presso il consolato all’integrazione nella società civile fino all’eventuale acquisizione della nazionalità francese o, viceversa, al rimpatrio verso il Paese di origine.
Un Comité interministeriel de contrôle de l’immigration[54] fissa gli orientamenti della politica governativa in materia di controllo dei flussi migratori e presenta ogni anno al Parlamento un Rapport sugli orientamenti pluriennali della politica governativa in materia di immigrazione[55].
In materia di politica dei visti, è stata avviata in anni recenti una fase di stabilità per il rilascio dei visti di lungo e di breve periodo.
Al fine di contrastare la permanenza illegittima di stranieri una volta terminata la validità del loro visto e per determinare senza difficoltà la nazionalità di stranieri trovati sul territorio in situazione irregolare, è stato messo a punto un sistema di visti biometrici (VISABIO) che comporta l’accertamento fotodattiloscopico (fotografia e impronte digitali) di quanti richiedono un visto di breve soggiorno. Il sistema, dapprima usato in via sperimentale solo presso alcuni consolati, è stato esteso a tutti i posti consolari dal 2006 (a fine 2008 erano 103 i posti consolari attrezzati al rilascio di visti biometrici). E’ stata avviata anche una fase sperimentale per la raccolta dei dati biometrici in outsourcing[56]. La completa esternalizzazione di una simile raccolta condiziona tuttavia, al momento, l’applicazione generale del sistema dei visti biometrici che il Patto europeo sull’immigrazione[57] ha previsto a partire dal
1° gennaio 2012[58].
Il rilasciodei titoli di soggiorno, con riferimento ai soli stranieri provenienti dai Paesi terzi, ha registrato una forte flessione nel 2007 rispetto all’anno precedente (-6,6%) e ha riguardato tutte le categorie dell’immigrazione familiare. In particolare la diminuzione dei titoli rilasciati per “motivi familiari” (-10,6%) è stata salutata come il frutto delle importanti riforme introdotte dal Governo per limitare l’aggiramento delle procedure e gli abusi ai quali si prestava l’applicazione del previgente diritto dell’immigrazione familiare (sul tema dell’immigrazione familiare si veda anche il capitolo sulla politica d’integrazione).
In particolare il legislatore francese ha dettato norme sempre più restrittive in materia di ricongiungimento familiare con l’obiettivo di ridimensionare un fenomeno in forte crescita negli ultimi anni e la riforma del 2006 ha previsto nuove norme relative al controllo della validità dei matrimoni. A tale proposito è stato anche precisato in modo restrittivo l’ammontare delle risorse economiche di cui deve disporre l’immigrato che richieda il ricongiungimento[59].
Una disposizione molto contestata della legge del 2007 riguarda la prova del legame familiare, che l’immigrato deve fornire, ai fini del ricongiungimento, dimostrabile anche attraverso un test del DNA[60]. In particolare essa prevede che al test genetico debbano sottoporsi gli stranieri provenienti da paesi in cui lo stato civile presenta delle carenze che non garantiscono l’autenticità degli atti. E’ obbligatorio il consenso espresso del richiedente il visto. Un decreto del Consiglio di Stato ha definito le modalità di applicazione e la lista dei paesi stranieri ai quali è applicabile la misura.
La nuova politica francese dell’immigrazione ha permesso di controllare meglio i flussi migratori ma anche di organizzare l’immigrazione legale[61].
La legge del 2006 ha inteso facilitare il soggiorno di taluni stranieri venuti ad esercitare una determinata attività professionale. Sono stati previsti così i seguenti titoli di soggiorno, la cui validità pluriennale (di norma tre anni) evita ai relativi titolari di sollecitarne il rinnovo ogni anno e offre loro una sicurezza giuridica:
· il permesso”compétences et talents”[62], il permesso“scientifique”[63], le nuove facilitazioni accordate agli studenti[64] e gli accordi“giovani professionisti”[65] consentono di attirare nuovi talenti e migliorare la fluidità dei percorsi professionali;
· il permesso“salarié en mission” ha l’obiettivo principale di incoraggiare percorsi professionali circolari[66].
Per gli stranieri interessati dalla politica di “attrattività” della Francia è prevista una semplificazione delle procedure relative all’ingresso e soggiorno della famiglia: i membri della famiglia dei titolari delle carte “compétences et talents” e “salarié en mission” sono dispensati dalla procedura del ricongiungimento familiare.
La riforma del 2006 ha completato il quadro giuridico dell’immigrazione professionale, prevedendo un’apertura selettiva del mercato del lavoro francese all’immigrazione (per determinati mestieri e per determinate zone geografiche con difficoltà di reclutamento di manodopera).
Per rispondere ai bisogni concreti delle imprese, vengono rilasciati permessi di soggiorno temporaneo, quali le carte “salarié” e “travailleur temporaire”[67] (previste rispettivamente per lavoratori dipendenti e a tempo determinato), ai titolari di un contratto di lavoro superiore ad un anno, sempre per l’esercizio di determinate attività professionali ed in specifiche zone geografiche.
Un titolo di soggiorno temporaneo, il permesso “travailleur saisonnier”[68], viene rilasciato ai lavoratori titolari di un contratto di lavoro stagionale (agricolo o di altro tipo) di durata superiore a tre mesi, purché questi si impegnino a mantenere la loro residenza abituale fuori dal territorio francese. Il permesso temporaneo, di durata triennale, consente di entrare in Francia per lavori stagionali per una durata massima di 6 mesi su 12 consecutivi.
Le attività e le zone sono individuate in liste di settore, a carattere nazionale, predisposte dall’autorità amministrativa, previa consultazione delle parti sociali. Il permesso di soggiorno temporaneo può essere concesso anche per esercitare una professione commerciale, industriale o artigianale o un’attività professionale non sottoposta ad autorizzazione.
Le liste dei mestieri con difficoltà di reclutamento della manodopera sono state definite con due arrêtés del 18 gennaio 2008[69], che stabiliscono le professioni aperte ai lavoratori stranieri, distinguendo tra cittadini dei paesi UE di recente adesione e cittadini dei paesi terzi. Per i cittadini dell’UE sono previsti 150 mestieri poco qualificati, che rappresentano circa il 40% delle offerte di lavoro; per i cittadini dei paesi extracomunitari la lista autorizza 30 mestieri generalmente ad alta e media qualificazione.
Il governo dei flussi migratori si basa su un necessario equilibrio tra la fermezza verso gli immigrati che non rispettano le leggi della repubblica e l’accoglienza riservata a coloro che, al contrario, scelgono la via legale proposta dalla Francia per entrare ed eventualmente stabilirsi sul suo territorio e integrarsi nella società.
La fermezza nella lotta all’immigrazione irregolare è ritenuta tanto più legittima in rapporto alla politica che la stessa Francia conduce per meglio organizzare l’immigrazione legale, puntando ogni sforzo sull’immigrazione professionale.
Uno straniero infrange le leggi sull’immigrazione nei seguenti due casi:
· fin dal momento del suo arrivo in Francia. Viene posto in questo caso in “zona d’attesa”, senza essere ammesso ad entrare sul territorio francese, cd. non ammissione;
· nel momento in cui circola sul territorio francese senza titolo di soggiorno. In questo caso le straniero può essere posto in un centro di ritenzione amministrativa (CRA) che non fa capo all’amministrazione penitenziaria.
Lo straniero trovato in situazione irregolare ha comunque la possibilità di tornare volontariamente nel suo paese di origine con un aide au retour (vedi cap. 7).
Il collocamento in zona d’attesa o in CRA ha l’obiettivo di permettere i preparativi della partenza di una persona in situazione irregolare o non ammessa. La durata di mantenimento è strettamente limitata a 18 giorni per la zona d’attesa e a 32 giorni per i CRA[70].
Tutte le decisioni di non ammissione o di allontanamento si svolgono sotto controllo giurisdizionale.
Anche il rifiuto di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno, ovvero il ritiro dello stesso, possono essere associati, dal 2006, all’obbligo di espulsione dal territorio francese, permettendo la fusione delle due decisioni che nella legislazione previgente erano invece distinte[71].
Lo straniero che deve essere allontanato può sempre scegliere tra due modalità di rimpatrio:
· il rimpatrio volontario. L’Office français d’immigration et d’intégration (OFII)[72] gestisce l’attuazione dei dispositivi di aide au retour: l’aide au retour volontaire (ARV) e l’aide au retour humanitaire (ARH)[73]. L’amministrazione francese si fa carico della parte organizzativa del rimpatrio (documenti di viaggio, biglietti di trasporto aereo e terrestre, bagagli e così via) e di un aiuto finanziario versato in tre rate.
· il rimpatrio forzato. Se, nonostante la decisione di non ammissione o di allontanamento dell’amministrazione, confermata da una decisione davanti al giudice nei suoi vari gradi, lo straniero decide di rimanere irregolarmente sul territorio francese, egli può essere oggetto di allontanamento forzato. L’amministrazione accompagna il soggetto fin dentro l’aereo con destinazione per il suo paese di origine e, in qualche caso, lo accompagna fino al paese per assicurarsi della sua partenza effettiva.
L’efficacia della lotta contro l’immigrazione clandestina dipende anche dalle azioni condotte contro il lavoro clandestino. I reati connessi al lavoro illegale comportano sanzioni penali, ma anche pesanti e dissuasive ammende amministrative per i datori di lavoro che se ne rendano responsabili. La riforma del 2006 ha rafforzato le sanzioni nei confronti dei datori di lavoro ed ha predisposto un pacchetto di nuove disposizioni per una migliore efficacia della lotta contro il lavoro illegale degli stranieri[74]. In particolare dal 1° luglio 2007 spetta al datore di lavoro l’obbligo di verificare, prima di ogni assunzione, l’esistenza del titolo che autorizza lo straniero ad esercitare un’attività dipendente in Francia[75].
Un altro fronte della lotta contro l’immigrazione irregolare è costituito dalla lotta contro le frodi documentarie e, in generale, contro tutte le forme di frodi all’identità, per contrastare le quali un apposito Piano è stato varato dal Comitato interministeriale di controllo dell’immigrazione nel dicembre 2006[76].
La Francia è anche un paese di transito per molti candidati all’immigrazione e vengono registrati da molti anni flussi migratori irregolari continui sul territorio nazionale.
La lotta alle filiere d’immigrazione clandestina costituisce necessariamente una parte rilevante della politica di governo dei flussi migratori[77]. Data la transnazionalità di tali reti organizzate, la lotta all’immigrazione clandestina, anche se priorità nazionale, si inserisce in una dimensione ben più ampia, europea e internazionale[78].
La direzione centrale della polizia di frontiera francese ha favorito lo sviluppo di misure di cooperazione a livello internazionale e il suo Office central è il Punto nazionale di contatto nelle relazioni con gli organismi professionali internazionali specializzati (INTERPOL, EUROPOL, SCHENGEN) e con gli omologhi di altre sei polizie di frontiera (Regno Unito, Germania, Spagna, Italia, Belgio, Paesi Bassi).
Il diritto d’asilo ha in Francia un valore costituzionale[79].
Il dovere di accogliere i rifugiati non dovrebbe essere subordinato all’imperativo della gestione dei flussi migratori, ma, al tempo stesso, la domanda d’asilo non può costituire, secondo gli orientamenti del Governo, la “variabile di aggiustamento” della politica d’immigrazione[80].
Sono previsti due tipi di statuto di protezione:
· lo stato di rifugiato[81] è riconosciuto:
- in applicazione della Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951;
- ad ogni persona perseguitata in ragione della sua azione in favore della libertà;
- ad ogni persona sulla quale l’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati eserciti un mandato “stretto” (Statuto dell’HCR, artt. 6 e 7)
· la protezione sussidiaria è accordata alla persona che, pur non corrispondendo ai criteri sopra esposti, sia riconosciuta come persona esposta nel suo paese alla pena di morte, alla tortura o a pene o trattamenti inumani o degradanti, o ad una minaccia grave, diretta e individuale contro la sua vita o la sua persona in ragione di una violenza generalizzata risultante da una situazione di conflitto armato interno o internazionale[82].
Durante la procedura d’istruzione delle domande di asilo, colui che richiede protezione è chiamato “demandeur d’asile”.
In seno al Ministero dell’immigrazione, dell’integrazione, dell’identità nazionale e dello sviluppo solidale è stato creato un apposito “Servizio per l’asilo” per sottolineare la distinzione tra la problematica dell’asilo da quella dell’immigrazione. Il Servizio è il solo interlocutore per tutto ciò che concerne l’esercizio del diritto d’asilo in Francia.
L’organizzazione dell’esame delle domande d’asilo è affidata a due organismi indipendenti:
· l’Office français de protection des réfugiés et des apatrides (OFPRA) nella fase della procedura amministrativa. L’Office ha il compito di riconoscere la qualità di rifugiato, o di accordare la protezione sussidiaria ai soggetti che ne ricoprano le condizioni, e di esercitare la protezione giuridica e amministrativa dei rifugiati e degli apolidi come quella dei beneficiari della protezione sussidiaria;
· la Cour Nationale du Droit d’Asile (CNDA)[83] nella fase della procedura giurisdizionale. La Cour è la giurisdizione amministrativa posta sotto l’autorità di un membro del Consiglio di Stato, che ha competenza a giudicare sui ricorsi contro le decisioni dell’OFPRA.
Sempre in materia di asilo, una lista dei “paesi d’origine sicuri”, redatta dall’OFPRA e prevista dalla Direttiva europea 2005/85/CE[84], indica i paesi che “garantiscono il rispetto dei principi di libertà, di democrazia e di Stato di diritto nonché dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”.
Nel corso degli anni è stato definito meglio anche il regime giuridico dei centri di accoglienza per i rifugiati, considerati una categoria particolare di centri sociali e medico-sociali, con il compito di assicurare l’accoglienza, l’alloggio e l’assistenza sociale ed amministrativa ai richiedenti asilo.
Sulla base di impegni assunti a livello internazionale, la Francia accorda infine una particolare protezione ai minori stranieri isolati:
· quando siano trattenuti in “zona d’attesa”;
· nello svolgimento delle procedure d’esame della loro domanda d’asilo;
· durante il periodo di esame della loro domanda d’asilo (i minori sono accolti nel Centro d’accoglienza e orientamento per minori soli richiedenti asilo speciale - CAOMIDA);
· nel caso di rimpatrio nel paese di origine (viene assicurata la presenza di un parente del minore all’arrivo all’aeroporto[85]).
L’acquisizione della cittadinanza francese può coronare il completamento di un percorso d’integrazione riuscito e onorare una relazione particolare con la Francia[86].
Le modalità per l’acquisizione della nazionalità francese[87] per gli stranieri prevedono:
- i giovani nati in Francia da genitori stranieri residenti in Francia da 5 anni (dichiarazione sottoscritta e registrata da un giudice);
- i congiunti (coniugi o conviventi) di cittadini francesi dopo almeno quattro anni di vita in comune (dichiarazione sottoscritta davanti al giudice o console e registrata dal Ministro incaricato delle naturalizzazioni)
Gli effetti dell’acquisizione della nazionalità francese comportano:
· gli effetti collettivi. Se un genitore acquista la nazionalità, anche il figlio minore non sposato diventa cittadino francese a determinate condizioni;
· la “francesizzazione”. Può essere richiesta la “francesizzazione” del nome e/o del cognome in modo da far perdere la consonanza straniera.
La politica d’integrazione francese ha l’obiettivo di costruire un vero e proprio percorso d’integrazione nella società francese per gli immigrati legali[88].
E’ stato creato un procedimento di accoglienza dell’immigrato fin al suo arrivo in Francia, grazie alla generalizzazione del contrat d’accueil et d’intégration[89].
Al fine di seguire adeguatamente tale processo, nel 2008 è stata istituita un’apposita Direzione per l’accoglienza, l’integrazione e la cittadinanza in seno al Ministère de l’immigration, de l’intégration, de l’identité nationale et du développement solidaire .
Le innovazioni più rilevanti introdotte nel 2007 riguardano le condizioni di accoglienza di alcune categorie di immigrati e la loro integrazione nella società francese.
La legge del 2007, ai fini dell’immigrazione per ricongiungimento familiare (regroupement familial) sul territorio francese, ha introdotto la condizione di una valutazione del grado di conoscenza della lingua francese e dei valori della Repubblica, per gli stranieri di età compresa tra 16 e 65 anni. Secondo la disciplina in vigore la preparazione all’integrazione deve essere acquisita nel paese di origine[90]. In caso di non sufficiente conoscenza, il rilascio del visto è subordinato al conseguimento di un attestato che dimostri la partecipazione ad un corso di formazione di due mesi, al termine del quale interviene una nuova valutazione. La formazione e le altre prestazioni eventuali sono gestite e finanziate dall’Office français d’immigration et d’intégration (OFII)[91].
Creato nel 2009 in sostituzione di precedenti organismi, l’Office Français de l’Immigration et de l’Intégration (OFII) è l’organismo pubblico di accoglienza, attualmente l’unico operatore del Ministère de l’immigration, de l’intégration, de l’identité nationale et du développement solidaire al centro del dispositivo di accoglienza e di integrazione, incaricato in particolare dell’integrazione degli immigrati durante i primi cinque anni di soggiorno in Francia.
La legge del 2007 ha messo a disposizione dei poteri pubblici strumenti nuovi che offrono benefici soprattutto agli immigrati “familiari” e comunque, più in generale, agli immigrati legali.
Tutti gli stranieri ammessi per la prima volta in Francia, o che entrano regolarmente in un’età compresa tra i 16 e i 18 anni, e che intendano rimanervi stabilmente devono sottoscrivere un contrat d’accueil et d’intégration che prevede una formazione civica e, se del caso, linguistica. La formazione e le altre prestazioni eventuali sono sempre a carico dell’Office français d’immigration et d’intégration.
Il contrat ha la durata di un anno, rinnovabile per un altro anno. In caso di mancato rispetto del contrat, il Prefetto può decidere di non rinnovare il permesso di soggiorno.
Gli immigrati, i cui figli abbiano beneficiato della procedura di ricongiungimento familiare, sono obbligati a concludere con lo Stato un contrat d’accueil et d’intégration pour la famille[92] in base al quale dovranno seguire una formazione specifica sui diritti e i doveri dei genitori e impegnarsi a rispettare l’obbligo scolastico. L’apertura della scuola ai genitori ha l’obiettivo di favorire la successiva riuscita scolastica dei loro figli e promuovere pari opportunità per i giovani immigrati.
Anche per ottenere il rilascio di un primo certificato di residenza, valido per dieci anni, lo straniero deve dimostrare la sua integrazione nella società francese fondata su tre elementi: l’impegno personale di rispettare i principi su cui si fonda la Repubblica; il rispetto effettivo di tali principi; una buona conoscenza della lingua francese[93].
Per gli stranieri in situazione regolare la legge del 2007 ha peraltro creato una nuova categoria di permessi di soggiorno: il permesso di residente permanente con durata indeterminata. Quest’ultimo è accordato agli immigrati che risiedono in Francia da più di dieci anni a condizione che dimostrino la completa integrazione e non costituiscano una minaccia per l’ordine pubblico.
Il Governo francese conta molto sulle iniziative a favore dello sviluppo solidale[94] e la Legge di programmazione finanziaria per il periodo 2009-2012 ha previsto un totale di 158 milioni di euro in autorizzazioni d’impegno e 104 milioni di euro in crediti di pagamento consacrati all’attuazione di misure di sviluppo solidale.
Le azioni del governo comprendono non solo quelle condotte dai poteri pubblici per appoggiare le iniziative degli emigranti residenti in Francia a favore dello sviluppo del loro Paese di origine, ma anche i programmi che contribuiscono allo sviluppo delle regioni di emigrazione (azioni di co-sviluppo e di sviluppo solidale)[95].
I principali paesi beneficiari delle misure di sviluppo solidale sono quelli con i quali la Francia ha firmato accordi di gestione concertata dei flussi migratori e di sviluppo solidale. La particolarità di questi accordi sta nel trattare, nell’ambito dello stesso accordo internazionale, sull’organizzazione dell’immigrazione legale, sulla lotta contro l’immigrazione clandestina e sulle iniziative di sviluppo solidale e di cooperazione.
Va peraltro segnalato che la politica francese di sviluppo solidale riguarda anche paesi con cui la Francia non ha firmato accordi bilaterali.
A completamento delle disposizioni già introdotte dalla riforma del 2006, la legge del 2007 ha inoltre previsto la creazione di un libretto di risparmio per il co-sviluppo[96], destinato a raccogliere i risparmi degli stranieri maggiorenni, titolari di un permesso di soggiorno di durata superiore ad un anno, fiscalmente domiciliati in Francia ed aventi la nazionalità di determinati paesi in via di sviluppo, allo scopo di finanziare investimenti nei paesi di provenienza.
Il controllo dei flussi migratori prevede anche una politica di sostegno al rimpatrio degli stranieri desiderosi di ristabilirsi nel loro Paese di origine.
Il dispositivo di aide au retour volontario è stato generalizzato a partire dal 1° aprile 2006 ed è diventato il dispositivo di diritto comune applicabile agli stranieri in situazione irregolare. Sono stati riuniti in una stessa formula di aide au retour humanitaire gli aides au retour versati agli stranieri in situazione di indigenza o di grande precarietà. L’obiettivo del Governo è di promuovere l’evoluzione di questi aiuti in modo che essi permettano agli stranieri interessati di realizzare nei paesi di origine un vero e proprio progetto economico. Contro le frodi alle quali il meccanismo degli Aides au retour può dar luogo, la legge del 2007 ha previsto il prelievo delle impronte digitali ai beneficiari dei differenti aiuti al fine di evitare il tentativo di alcuni di loro di rientrare in Francia.
Presidente dell’Assemblea nazionale |
Bernard Accoyer (UMP), dal 27 giugno 2007 |
Presidente del Senato |
Gérard Larcher (UMP), dal 1° ottobre 2008 |
Rappresentanze diplomatiche |
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Ambasciatore italiano in Francia: Giovanni Caracciolo di Vietri, |
Ambasciatore francese in Italia: Jean-Marc Rochereu de la Sabliere, dal 18 settembre 2007 |
XVI LEGISLATURA
Il Presidente Gianfranco Fini ha scritto al Presidente dell’Assemblea nazionale francese Bernard Accoyer in occasione della sciagura aerea avvenuta il 30 giugno u.s. che ha coinvolto l’airbus della Yemenia Air e che è costato la vita anche a numerosi cittadini francesi, per esprimere il suo cordoglio personale e della Camera dei deputati.
Il Presidente dell’Assemblea nazionale francese Accoyer ha scritto al Presidente Fini in occasione del tragico incidente dell’aereo dell’Air France lungo la rotta Rio de Janeiro-Parigi avvenuto il 1° giugno u.s. - aereo sul quale vi erano anche passeggeri italiani -, per esprimere la sua vicinanza e quella del popolo francese al dolore dei familiari delle vittime e assicurare la massima collaborazione delle autorità francesi nella ricerca delle cause della tragedia. Il Presidente Accoyer aveva espresso allo stesso modo la sua vicinanza in occasione del sisma in Abruzzo, così come ha fatto il Presidente del gruppo di amicizia italo-francese, nonché Vice Presidente dell’Assemblea nazionale, Rudy Salles.
Il Presidente del Senato francese Larcher, con lettera pervenuta alla Camera il 7 maggio 2009, ha sottoposto all’attenzione del Presidente Fini la risoluzione, approvata dal Senato francese il 25 marzo 2009, concernente il rispetto della diversità linguistica in seno all’Unione europea. Il Presidente Fini ha risposto al Presidente Larcher sottolineando che anche la Camera ha sempre sostenuto la rigorosa attuazione del principio della parità linguistica. Ha quindi trasmesso copia della lettera e dell’allegata risoluzione al Presidente della Commissione per le politiche dell’Unione europea, on. Mario Pescante, perché possa valutare l’adozione delle opportune iniziative.
Christine Boutin, Ministro delle politiche urbane e degli alloggi della Repubblica Francese, ha scritto in data 30 marzo 2009 al Presidente Fini per ringraziarlo dell’accoglienza ricevuta in occasione del convegno sul tema "Chiara Lubich: un patto di fraternità per l'Italia e per il mondo", tenutosi presso la Sala della Lupa di Montecitorio il 17 marzo u.s.
Incontri bilaterali |
Il 20 ottobre 2009 Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato il Segretario di Stato francese per gli Affari europei, Pierre Lellouche.
Durante il colloquio sono state affrontate le questioni dell’immigrazione e dell’integrazione; al riguardo è stata sottolineata la necessità della cooperazione tra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Si è discusso inoltre dell’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, della questione nucleare e dell’approvvigionamento energetico dei paesi europei.
L’11 settembre 2009 il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato il Presidente dell’Assemblea Nazionale Francese, Bernard Accoyer, a margine della Riunione annuale dei Presidenti delle Camere basse dei Paesi del G8 (su cui si veda infra).
Durante l’incontro si è affrontato il tema del federalismo fiscale, come metodo per ridurre la sperequazione che grava sulle aree con un consistente divario di sviluppo, e quello della riforma dell’attività parlamentare, attuata recentemente dall’Assemblea Nazionale Francese e necessaria anche all’interno del Parlamento italiano. Si è parlato poi del ruolo dei Parlamenti nazionali in vista dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e delle problematiche legate all’immigrazione e alla crisi economica.
Il 27 maggio 2009, il Presidente Fini ha preso parte, insieme al Presidente del Senato francese Gérard Larcher, ad un incontro-dibattito sul tema "Il ruolo della politica di fronte alla crisi" tenutosi presso l'Ambasciata di Francia a Roma.
Il Presidente Larcher ha, quindi, scritto al Presidente Fini (3 giugno 2009) per ringraziarlo della sua partecipazione all’incontro, auspicando che le relazioni interparlamentari trovino sempre maggiore spazio all’interno delle relazioni bilaterali e che le occasioni di incontro e di scambio di esperienze tra i due Parlamenti possa essere intensificato.
Il 21 maggio 2009 il Presidente della Camera ha incontrato il Presidente della Commissione Affari Europei del Senato francese, Hubert Haenel.
Al centro dei colloqui le tematiche europee e, in particolare, la ratifica del Trattato di Lisbona, il futuro allargamento dell’UE, il ruolo dei Parlamenti nazionali, l’immigrazione. È stata prospettata dalle due parti l’opportunità di consolidare l’asse “franco-italiano” nell’ambito europeo, anche in riferimento all’effettiva applicazione del principio della pari dignità di tutte le lingue ufficiali dell’Unione europea, in conformità a quanto previsto dalla normativa comunitaria.
Il 26 febbraio 2009, il Presidente della Camera ha ricevuto l'Ambasciatore di Francia, S.E. Jean-Marc Rochereau De la Sablière accompagnato dal Ministro Consigliere dell'Ambasciata, Cristophe Leonzi.
Il 2 settembre 2008 il Presidente Gianfranco Fini ha incontrato a Hiroshima il Presidente della Assemblea Nazionale Francese, Bernard Accoyer, a margine della annuale Riunione dei Presidenti delle Camere basse dei Paesi del G8 (su cui si veda infra).
Dal colloquio è emerso l’intento comune di rafforzare la cooperazione ed intensificare le relazioni tra i due paesi e la necessità di estenderle all’intera area del Mediterraneo.
Il 12 luglio 2008 il Presidente Fini ha incontrato Rudy Salles, Vice Presidente dell’Assemblea Nazionale francese e Presidente del Gruppo di amicizia italo-francese, a margine dell’Ufficio di Presidenza dell'Assemblea Parlamentare Euromediterranea (APEM) che si è tenuto a Parigi.
Tema principale del colloquio la necessità di rafforzare la cooperazione tra i paesi del Mediterraneo, sia attraverso l'Assemblea Parlamentare Euromediterranea sia attraverso l’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo (PAM).
Incontri delle Commissioni |
Dal 29 novembre al 2 dicembre 2009 una delegazione della XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) ha svolto una missione di studio in Francia e Germania, per acquisire elementi informativi in ordine alle dinamiche contrattuali nelle relazioni industriali, al tema della rappresentanza e della rappresentatività sindacale e al rafforzamento degli ammortizzatori sociali.
Il 20 ottobre 2009, il Segretario di Stato francese per gli Affari Europei, Pierre Lellouche ha effettuato una missione in Italia, nel corso della quale ha incontrato le Commissioni Affari Esteri e Politiche dell'Unione europea.
Dal 12 al 15 ottobre 2009 la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha svolto una missione di studio a Parigi.
Il 3 febbraio 2009 il Presidente della XIII Commissione (Agricoltura), Paolo Russo (PDL), ha incontrato il deputato dell’Assembla Nazionale francese, Robert Lecou, accompagnato dal Consigliere dei servizi dell’Assemblea Nazionale Francese Jean-Pierre Gousseau e dalla signora Anne Bichard, della Missione economica, settore agricolo, dell’Ambasciata di Francia, per un colloquio avente ad oggetto la pesca nel Mediterraneo.
Il 30 gennaio 2009 la Commissione Attività produttive ha incontrato François Perol, Segretario Generale Aggiunto presso la Presidenza della Repubblica francese e consigliere speciale del Presidente, con delega per le questioni economiche e, in particolare, per il nucleare.
Il 30 gennaio 2009, i componenti delle Commissioni Affari esteri e Politiche dell’Unione Europea hanno incontrato una delegazione guidata dal Consigliere per gli Affari europei del Presidente Sarkozy, Fabien Reynaud.
Tra le tematiche oggetto dell’incontro si segnalano: il bilancio della Presidenza francese del Consiglio dell'Unione europea, le prospettive dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, il processo di allargamento nel 2009.
Il 12 giugno 2008 il Presidente della Commissione Affari Esteri, Stefano Stefani, ha incontrato l’Ambasciatore francesein Italia, S.E. Jean Marc Rochereau de la Sablière.
Tra i temi affrontati nel corso dell’incontro, la posizione dei due Paesi sull’ingresso della Turchia nell’Unione europea, la situazione del Kosovo, l’approssimarsi delle elezioni americane, la situazione economica in Europa, nonché l’esigenza di una maggiore collaborazione tra le Commissioni Esteri dei Parlamenti dei due Paesi.
Cooperazione multilaterale |
La Francia partecipa con proprie delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, della UEO (di cui ha esercitato la Presidenza dal 2006 al 2008), della NATO e dell'OSCE.
La Francia prende parte alla cooperazione parlamentare nell'ambito dell'Unione Europea e del Partenariato euromediterraneo.
Dal 27 al 28 febbraio 2009 Parigi ha ospitato la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'UE, cui ha partecipato il Presidente della Camera, Gianfranco Fini. Nel corso della Conferenza, il Presidente ha svolto un intervento sul tema “L’Europa e la gestione delle crisi. Il coinvolgimento dei Parlamenti”.
Assemblea Parlamentare Euromediterranea (APEM)
La Francia partecipa all’Assemblea Parlamentare Euromediterranea (APEM). Il senatore francese Robert Del Picchia è Vice Presidente della Commissione politica, di sicurezza e dei diritti umani. Il 12 luglio 2008 Parigi ha ospitato l’Ufficio di Presidenza dell’APEM, cui ha partecipato il Presidente della Camera, Gianfranco Fini. Nel corso della riunione di Parigi è stato approvato un documento, nel quale si sottolinea il ruolo che l'APEM è chiamata a svolgere nel quadro dell'Unione per il Mediterraneo.
Assemblea Parlamentare per il Mediterraneo (PAM)
La Francia partecipa all’Assemblea Parlamentare per il Mediterraneo (PAM), il cui Presidente è il francese Rudy Salles, Vice Presidente dell’Assemblea Nazionale francese.
Per quanto concerne i rapporti tra la PAM e l’APEM, si ricorda che il Presidente della PAM, Rudy Salles, e il Presidente dell’APEM, Abdulhadi Majali (Presidente della Camera dei Rappresentanti giordana) hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta, il 19 maggio 2009, nella quale le due Assemblee si sono impegnate ad unire le proprie forze a sostegno delle iniziative internazionali per una pace rapida e durevole tra i popoli di Israele e Palestina. Successivamente, il 4 luglio 2009 si è svolta ad Amman una riunione del Bureau dell’APEM[97], presieduta dal Presidente Majali, che ha sollevato la questione della collaborazione con la PAM. Su tale proposta si sono espressi contrariamente il Presidente del Parlamento europeo Pottering ed il senatore D’Alì (in rappresentanza del Parlamento italiano). L’eventuale concessione dello status di osservatore alla PAM è stato quindi demandato al Gruppo di lavoro sulla modifica del Regolamento e sul Finanziamento dell’Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea (APEM).
Quest’ultimo, riunitosi il 14 gennaio 2010 a Bruxelles, presso la sede del Parlamento europeo, ha affrontato tra l’altro la questione dello status di osservatori da attribuire ad alcune Assemblee interparlamentari che ne aveva no fatto richiesta[98].
Tali richieste, unitamente alla modifica dell’articolo 8 del regolamento (Osservatori ed invitati), erano già state esaminate dal Gruppo di lavoro ed approvate dal Bureau dell’APEM nella seduta del 15 marzo 2009, ma mai sottoposte all’Assemblea Plenaria.
Successivamente, anche l’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo (PAM) ha presentato analoga richiesta che è stata esaminata per la prima volta nella seduta del 14 gennaio 2010.
Durante la riunione, è stato rilevato che anche la PAM possiede i requisiti richiesti dall’articolo 8 per la concessione dello status di osservatore. Peraltro va distino tale aspetto formale, dall’aspetto politico relativo ai rapporti tra APEM e PAM. Il Gruppo di lavoro ha quindi nuovamente approvato la proposta di modifica dell’articolo 8 del regolamento concernente lo status di osservatori.
Durante la riunione del Bureau dell’APEM, svoltasi il 22 gennaio 2010 a Rabat, è stata approvata la proposta del Gruppo di lavoro concernente la concessione dello status di osservatori.
Dimensione parlamentare del G8
La Francia partecipa alla dimensione parlamentare del G8.Parigi ha ospitato la II Riunione dei Presidenti delle Camere Basse dal 9 al 10 settembre 2003.
Il 12 e 13 settembre 2009 a Roma, presso la Camera dei deputati, si è svolta l’ultima Riunione dei Presidenti delle Camere Basse dei Paesi del G8[99] (l’VIII); per la Francia vi ha partecipato il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Bernard Accoyer. Nel pomeriggio del 13 settembre si è tenuta una sessione allargata ai Presidenti delle Camere di Brasile, Cina, Egitto, India, Messico e Sud Africa[100].
La riunione si è articolata in due sessioni. La prima è stata dedicata all’impiego delle nuove tecnologie della comunicazione nei rapporti tra Parlamenti e società civile, su cui ha riferito il Presidente dell’Assemblea nazionale francese, Bernard Accoyer. Nella seconda sessione è stato dibattuto il ruolo dei Parlamenti nella promozione del dialogo interculturale e dell’integrazione sociale, tema sul quale la relazione introduttiva è stata svolta dalla Presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti d’America, Nancy Pelosi. La sessione allargata svoltasi nel pomeriggio del 13 settembre ha avuto per oggetto il contributo dei Parlamenti nella lotta al traffico della droga e al crimine organizzato. Sull’argomento ha riferito il Sottosegretario generale delle Nazioni Unite, nonché Direttore esecutivo dell’Ufficio ONU contro la droga e il crimine, Antonio Costa.
La precedente riunione si era svolta l’1 e il 2 settembre 2008 a Hiroshima; per la Francia ha partecipato il Presidente dell’Assemblea Nazionale francese, Bernard Accoyer.
La riunione è stata dedicata al “Ruolo dei parlamenti per la pace ed il disarmo” e al “Processo di decisione nei Parlamenti bicamerali”, tema quest’ultimo che è stato introdotto dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini. I Presidenti hanno espresso una visione comune sulla pace, sulla riduzione delle armi in tutto il mondo e sul fatto che, bicameralismo o meno, i Parlamenti, debbano essere improntati alla tutela della rappresentatività e della rapidità decisionale.
La Francia partecipa inoltre al Forum globale dei legislatori del Dialogo sui Cambiamenti climatici dei Paesi G8+5, che vede coinvolti i rappresentati legislativi dei paesi del G8 insieme a 5 paesi in fase di avanzato sviluppo (Cina, India, Messico, Brasile e Sud Africa) e che si pone l’obiettivo di discutere un accordo sui cambiamenti climatici “post-2012”, ovvero successivo alla prima scadenza del Protocollo di Kyoto, sulla riduzione delle emissioni dei gas serra, al fine di stabilire la più ampia convergenza sugli obiettivi ambientali a livello mondiale.
Il VI Forum si è svolto a Roma, presso la Camera dei deputati, il 12 e 13 giugno 2009. Per la Francia vi hanno partecipato l’on. Serge Poignant, Vice Presidente della Commissione per l’Economia, l’Ambiente e l’Uso del Territorio, e l’on. Philippe Tourtelier, membro della medesima Commissione.
Dialogo 5 + 5
La Francia partecipa al Dialogo 5 + 5 (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta e Algeria, Tunisia, Marocco, Libia e Mauritania), la cui ultima riunione si è tenuta nella XV legislatura, a Rabat, il 23 e 24 novembre 2006.
Alla riunione, dedicata al tema Le sfide del Mediterraneo, a cui ha partecipato il Vice Presidente della Camera, Pierluigi Castagnetti (Ulivo), era presente per la Francia il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Jean Louis Debre, e il vice Presidente del Senato, Philipe Richert. Si ricorda che il Parlamento francese aveva ospitato, il 7 e 8 dicembre 2004, la seconda riunione dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi del Mediterraneo Occidentale.
Ulteriori ambiti di cooperazione multilaterale
Il 18 febbraio 2010 a Parigi si è svolto il Seminario OCSE di Alto livello dal titolo "Sostenere una ripresa economica globale", cui per la Camera dei deputati hanno partecipato l’on. Giuliano Cazzola (PDL), in rappresentanza della XI Commissione (Lavoro), e l’on. Pier Paolo Baretta (PD), in rappresentanza della V Commissione (Bilancio).
Il 1° ottobre 2009 si è tenuto a Parigi il Seminario OCSE di Alto livello dal titolo “Oltre la crisi: ripresa sostenibile e impieghi”. Al Seminario ha preso parte l’on. Antonio Misiani (PD), della Commissione Bilancio.
A Parigi si è tenuto inoltre, dal 18 al 19 febbraio 2009, il Seminario OCSE di Alto livello sulla crisi economica e finanziaria, cui hanno partecipato l’on. Cambursano (PD) per la V Commissione (Bilancio) e l’on. Bernardo (PDl) per la VI Commissione (Finanze).
Sempre nella XVI legislatura, infine, Parigi ha ospitato il 2 ottobre 2008 il Seminario OCSE sul cambiamento climatico, cui ha partecipato l’on. Roberto Tortoli (PDL), Vice Presidente della Commissione Ambiente.
***
Si ricorda che nella XV legislatura, alla Conferenza su Il ruolo dei parlamenti nella promozione di politiche per lo sviluppo della società dell’informazione, ospitata dalla Camera dei deputati il 3 e il 4 marzo 2007 e organizzata congiuntamente all’Unione Interparlamentare e all’UNDESA, il Parlamento francese è stato rappresentato dall’on. Patrice Martin-Lalande.
Attività legislativa |
C. 3083 - Ratifica ed esecuzione della Dichiarazione di intenti tra i Ministri della difesa di Francia, Italia, Olanda, Portogallo e Spagna relativa alla creazione di una Forza di gendarmeria europea, con Allegati, firmata a Noordwijk il 17 settembre 2004, e del Trattato tra il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica portoghese per l'istituzione della Forza di gendarmeria europea, EUROGENDFOR, firmato a Velsen il 18 ottobre 2007 (assegnato alle commissioni riunite 3ª (Affari esteri e comunitari) e 4ª (Difesa) della Camera in sede referente il 28 gennaio 2010, iniziato l’esame l’11 febbraio 2010).
S. 1881 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione del 29 gennaio 1951 tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese relativa alle stazioni internazionali di Modane e Ventimiglia ed ai tratti di ferrovia compresi tra le stazioni e le frontiere d'Italia e di Francia, fatto a Roma il 22 gennaio 2003 (assegnato alla 3ª Commissione permanente del Senato (Affari esteri, emigrazione) in sede referente il 2 dicembre 2009, il 28 gennaio 2010 in stato di relazione).
Legge 30 giugno 2009, n. 85 - "Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prum). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale".
Legge 4 agosto 2008, n. 136, "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica francese, relativo all'attuazione di una gestione unificata del tunnel di Tenda e alla costruzione di un nuovo tunnel, fatto a Parigi il 12 marzo 2007".
UIP |
Nell’ambito dell’Unione Interparlamentare opera la sezione di amicizia Italia-Francia, presieduta dal deputato Gianni Farina (PD).
Dal 2 al 5 febbraio 2010 si è tenuta l’ultima riunione del Gruppo di Amicizia Italia-Francia.
Cooperazione amministrativa |
Nel mese di gennaio 2009 l’Ambasciata di Francia ha inviato una comunicazione relativa allo svolgimento di un corso breve presso la Scuola Nazionale d’Amministrazione di Parigi (ENA) a favore di uno o più funzionari della Camera. Si svolgerà dal 1° al 26 marzo 2010, è organizzato in collaborazione con l’Assemblea nazionale e con il Senato di Francia e verterà sull’organizzazione del lavoro parlamentare. È stato designato a parteciparvi un funzionario del Servizio Resoconti.
Si ricorda che l’ENA organizza ogni anno delle brevi sessioni di perfezionamento rivolte a pubblici funzionari stranieri. Nel 2006 avevano partecipato al corso due consiglieri parlamentari.
[1] Fonti: Ministero degli Affari esteri, CIA The World Factbook 2009, sito dell’Assemblea Nazionale francese, sito del Senato francese, fonti di stampa.
[2] Le elezioni dovevano inizialmente tenersi nel 2007 e 2010, ma in ragione della modifica del calendario elettorale delle elezioni municipali e cantonali, e affinché i senatori siano eletti da grandi elettori a inizio di mandato, le elezioni senatoriali sono state posticipate di un anno, ossia al settembre 2008, 2011 e 2014 (vedi più avanti la riforma del sistema elettorale del Senato).
[3] Le note biografiche sono a cura del Ministero degli Affari esteri.
[4] ISTAT, Indicatori demografici. Anno 2009, 18 febbraio 2010, p. 8.
[5] Caritas/Migrantes, Dossier statistico immigrazione 2009, ottobre 2009, pag. 11. Nel 2007 la stima dei soggiornanti era di 3.987.112 (Caritas/Migrantes, Dossier statistico immigrazione 2008, ottobre 2008, p. 13 e 88).
[6] L’ultimo rapporto dell’ISMU valuta in 4,8 il numero degli stranieri comprendendovi però anche gli irregolari (422 mila): ISMU, Quindicesimo rapporto sulle migrazioni 2009, Milano 2009, p. 27.
[7] Se si considera il totale della popolazione occupata l’incidenza degli stranieri arriva al 15,5% (Dossier Caritas 2009, p. 11).
[8] ISTAT, La popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2008, p. 3.
[9] ISMU, Quindicesimo rapporto sulle migrazioni 2009.
[10] Si veda l’intervento del Ministro dell’interno in riposta all’interrogazione 3-870 (Camera dei deputati, seduta del 27 gennaio 2010).
[11] Audizione di Alessandro Pansa, direttore centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere del Ministero dell’interno, Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, gestione comune delle frontiere e contrasto all’immigrazione clandestina in Europa, Atti parlamentari, XIV legislatura, Indagini conoscitive e documentazioni legislative n. 19, 2005, p. 235.
[12] Legge 6 marzo 1998, n. 40, Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero.
[13] Legge 30 luglio 2002, n. 189, Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo.
[14] Legge 15 luglio 2009, n. 94, Disposizioni in materia di sicurezza pubblica.
[15] D.L. 30 dicembre 1989, n. 416, Norme urgenti in materia di asilo politico, di ingresso e soggiorno dei cittadini extracomunitari e di regolarizzazione dei cittadini extracomunitari ed apolidi già presenti nel territorio dello Stato, convertito, con modificazioni, con legge 28 febbraio 1990, n. 39.
[16] L’ultimo documento triennale è del 2005: D.P.R. 13 maggio 2005, Approvazione del documento programmatico relativo alla politica dell’immigrazione e degli stranieri nel territorio dello Stato, per il triennio 2004-2006.
[17] Art. 12 del testo unico in materia di immigrazione.
[18] L. 11 agosto 2003, n. 228, Misure contro la tratta di persone. Si veda anche il regolamento di attuazione adottato con il D.P.R. 19 settembre 2005, n. 237, Regolamento di attuazione dell’articolo 13 della legge 11 agosto 2003, n. 228, recante misure contro la tratta di persone.
[19] D.L. 27 luglio 2005, n. 144 (conv. in legge 31 luglio 2005, n. 155), Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale, art. 2.
[20] Art. 18 del testo unico in materia di immigrazione.
[21] Art. 14, D.Lgs. 286/1998.
[22] L. 2 ottobre 2008, n. 151 (conv. L. 186/2008), Misure urgenti in materia di prevenzione e accertamento di reati, di contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina.
[23] Camera dei deputati, Interrogazioni a risposta immediata (Orientamenti del Governo circa l'istituzione in ogni regione di centri di accoglienza per immigrati extracomunitari, con particolare riferimento alla regione Toscana - n. 3-00873), interventi del Ministro dell’interno, Seduta del 28 gennaio 2010.
[24] L. 13 ottobre 1975, n. 654, Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966.
[25] D.Lgs. 9 luglio 2003, n. 215, Attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica e D.Lgs. 9 luglio 2003, n. 216, Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro.
[26] Camera dei deputati, seduta del 13 maggio 2008.
[27] D.L. 23 maggio 2008, n. 92, Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (convertito dalla Legge 24 luglio 2008, n. 125).
[28] La disposizione originaria, modificata nel corso dell’esame in sede referente al Senato, prevedeva l’introduzione del reato di ingresso illegale nel territorio dello Stato punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni e comportante l’arresto obbligatorio, il procedimento con rito direttissimo e, in caso di condanna, l’espulsione dello straniero dal territorio dello Stato.
[29] L’importo sarà definito con un decreto del Ministero dell’economia, ancora da emanare. La quantificazione dell’importo dovrà tener conto della normativa comunitaria che vieta il pagamento di contributi per il permesso di soggiorno dei cittadini dei Paesi associati, in misura superiore a quelli per i cittadini dei Paesi membri (Corte di giustizia delle comunità europee, sen. 17 settembre 2009, C-242-06 Sahin)
[30] Si veda il comunicato del Ministero dell’interno del 1° agosto 2008.
[31] La proroga è stata inserita nel disegno di legge di conversione del decreto-legge 112/2008 (legge 133/2008).
[32] Comunicato della Presidenza del Consiglio dei ministri, 23 settembre 2008.
[33] Comunicato del Ministero dell’interno, 15 ottobre 2008.
[34] D.P.C.M. 21 maggio 2008, Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia.
[35] D.P.C.M. 28 maggio 2009, Proroga dello stato di emergenza per la prosecuzione delle iniziative inerenti agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia ed estensione della predetta situazione di emergenza anche al territorio delle regioni Piemonte e Veneto
[36] Il D.P.C.M. 25 luglio 2008 ha esteso a tutto il territorio nazionale lo stato di emergenza disposta con D.P.C.M. 14 febbraio 2008 limitatamente ai territori delle regioni Sicilia, Calabria e Puglia, prorogandolo al 31 dicembre 2008. Successivamente, il D.P.C.M. 18 dicembre 2008 ha ulteriormente prorogato lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2009.
[37] Si veda ancora il comunicato del Ministero dell’interno del 1° agosto 2008.
[38] Comunicato del Ministero dell’interno del 4 settembre 2008.
[39] D.L. 2 ottobre 2008, n. 151 (conv. legge 186/2008), Misure urgenti in materia di prevenzione e accertamento di reati, di contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina.
[40] Comunicato del Ministero dell’interno del 23 settembre 2008.
[41] Di tale disposizione si propone l’estensione anche ai minori comunitari nel citato disegno di legge in materia di sicurezza: l’art. 47, inserito nel corso dell’esame in Commissione (em. 18.0.100), introduce la possibilità di rimpatriare i minori non accompagnati che siano cittadini comunitari (attualmente la procedura di rimpatrio assistito è circoscritta ai minori non comunitari) che esercitano la prostituzione, quando sia necessario nell’interesse del minore stesso, secondo quanto previsto dalla Convenzione sui diritti del fanciullo.
[42] D.L. 25 giugno 2008, n. 112 (conv. L. 133/2008), Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
[43] D.L. 27 maggio 2008, n. 93 (conv. L.126/2008), Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie.
[44] In particolare, riduce da 50 a 5,1 milioni lo stanziamento per l’anno 2007 e sopprime quello di 50 milioni per il 2008, disposti dalla legge istitutiva del fondo, legge 296/2006, art. 1, co. 1267 (art. 5, co. 11, decreto-legge 93/2008) e sopprime l’integrazione di ulteriori 50 milioni per il 2008 disposta dalla legge 244/2007, art. 2, co. 536 (elenco 1, decreto-legge 93/2008).
[45] Mozioni Cota ed altri n. 1-00033, Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049, De Torre ed altri n. 1-00050 e Evangelisti e Donadi n. 1-00051 concernenti iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo, seduta del 14 ottobre 2008.
[46] Seduta del 26 novembre 2008, esame della Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che introduce sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi soggiornanti illegalmente nell'UE. COM(2007)249 def. La proposta è stata approvata il 18 giugno 2009 (dir. 2009/52/CE).
[47] Si veda Ministero dell’interno, Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Circolare n. 1 del 14 gennaio 2009, Proroga del regime transitorio per l'accesso al mercato del lavoro dei cittadini rumeni e bulgari.
[48] D.P.C.M. 3 dicembre 2008, Programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori extracomunitari nel territorio dello Stato per l'anno 2008
[49] D.P.C.M. 20 marzo 2009, Programmazione transitoria dei flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari stagionali, nel territorio dello Stato, per l'anno 2009.
[50] D.L. 1 luglio 2009, n. 78 (convertito L. 102/2009), Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali
[51] http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/16/0033_Report_Conclusivo_-_Dichiarazione_di_Emersione.pdf
[52] Informazioni dettagliate sulle politiche d’immigrazione in Francia sono recuperabili sul sito web del Ministère de l’immigration, de l’intégration, de l’identité nationale et du développement solidaire ( http://www.immigration.gouv.fr/).
Per i dati statistici e le informazioni esposte nel presente Appunto sull’applicazione delle misure adottate e sull’evoluzione dei diversi aspetti della politica dell’immigrazione francese, vedi anche: Les orientations de la politique de l’immigration. V Rapport au Parlement (dicembre 2008), a cura della Segreteria generale del Comité interministériel de Contrôle de l’immigration (http://lesrapports.ladocumentationfrancaise.fr/BRP/094000036/0000.pdf).
[54] Il Comitato, presieduto dal Primo Ministro o, per delega, dal Ministro dell’Immigrazione, è formato da nove ministri (Immigrazione, Interni, Affari Sociali, Difesa, Giustizia, Affari esteri, Educazione nazionale, Economia e finanze, Oltremare). Il Comitato è stato creato nel 2005 con il Décret n. 2005-544 del 26 maggio 2005:
[55] CESEDA, art. L 111-10:
http://www.legifrance.gouv.fr/affichCodeArticle.do;jsessionid=3E3CA6B9FA25835F1FA36EBC87D4D0E8.tpdjo17v_1?idArticle=LEGIARTI000020463779&cidTexte=LEGITEXT000006070158&dateTexte=20100219. Per l’ultimo Rapporto presentato al Parlamento, a gennaio 2009, vedi nota 1.
[56] LaCommission nationale de l’informatique et des libertés, che dispone in Francia di un potere di autorizzazione obbligatoria sul trattamento di dati comportanti l’uso di dispositivi biometrici, ha pubblicato le sue linee-guida sulla materia in una Comunicazione del 28 dicembre 2007 (http://www.cnil.fr/fileadmin/documents/approfondir/dossier/CNI-biometrie/Communication-biometrie.pdf).
[57] Con il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, adottato il 16 ottobre 2008 dal Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo, gli Stati membri dell’UE hanno riaffermato la volontà di lottare contro l’immigrazione irregolare assicurando soprattutto il rimpatrio, nei paesi di origine o verso un paese di transito, dei soggetti trovati in situazione irregolare i quali, comunque, devono lasciare il territorio degli Stati membri. Il testo in lingua francese è disponibile all’indirizzo: http://www.immigration.gouv.fr/IMG/pdf/Pacte-2.pdf e per una sintesi in lingua italiana: http://www.immigration.gouv.fr/IMG/pdf/Plaquette_IT.pdf.
[58] La Francia si è inoltre impegnata nell’esperienza di cooperazione (BIODEV II) con i sette Paesi europei che già procedono al rilascio di visti biometrici (Germania, Austria, Belgio, Spagna, Portogallo, Lussemburgo e Regno Unito). L’esperienza, incoraggiata dalla Commissione europea, ha l’obiettivo di testare l’interoperabilità dei relativi sistemi nazionali. Un accordo è stato raggiunto nel giugno 2007 sulla definizione del futuro sistema europeo di dati informatizzati in materia di visti (VIS), che dovrebbe entrare in funzione alla fine del 2010 (Decisione del Consiglio 2004/512/CE e Regolamento 767/2008/CE).
[59] Lo straniero con regolare permesso di soggiorno può fare domanda di ammissione al soggiorno per i membri della sua famiglia dopo 18 mesi; l’accoglimento della domanda è condizionato dal fatto di disporre di un’abitazione adeguata e di mezzi di sussistenza sufficienti, pari almeno al salario minimo garantito (SMIG), maggiorato di un quinto in caso di famiglia numerosa. La domanda può essere rifiutata qualora lo straniero non si sia conformato ai principi fondamentali della Repubblica.
[60] Tale norma, introdotta inizialmente in via sperimentale, è stata dichiarata conforme alla Costituzione dal Consiglio costituzionale (Decisione n. 2007-557 del 15 novembre 2007 http://www.conseil-constitutionnel.fr/conseil-constitutionnel/francais/les-decisions/acces-par-date/decisions-depuis-1959/2007/2007-557-dc/decision-n-2007-557-dc-du-15-novembre-2007.1183.html).
[61] Per una descrizione sintetica dei diversi strumenti giuridici adottati dalla Francia in materia di immigrazione professionale si segnala la pubblicazione Les mesures organisant l’immigration professionnelle a cura del Ministère de l’Immigration (http://www.immigration.gouv.fr/IMG/pdf/mesuresimmiprof.pdf).
[62] CESEDA, art. L 315-1 http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do;jsessionid=46678B3292561E34572ECC6F042955B7.tpdjo17v_2?idSectionTA=LEGISCTA000006147760&cidTexte=LEGITEXT000006070158&dateTexte=20100219). Il permesso “competenze e talenti” ha lo scopo di facilitare l’ingresso in Francia di emigranti qualificati. Il titolo è valido tre anni ed è rinnovabile una sola volta per gli stranieri provenienti dalla zona di solidarietà prioritaria (ZSP). Al fine di preservare gli interessi dei Paesi di origine la legge impone ai titolari di un permesso “competenze e talenti” di dare il proprio contributo ad un’iniziativa di cooperazione a vantaggio del Paese di origine. Il permesso è accordato in base al contenuto ed alla natura di un progetto presentato dallo straniero e gli consente di esercitare qualsiasi attività professionale legata al progetto.
[63] CESEDA, art. L 313-8. Il titolo di soggiorno temporaneo “portant mention scientifique” è rilasciato agli stranieri provenienti da Paesi terzi all’UE, titolari di un diploma d’istruzione superiore almeno equivalente al livello di master. Il titolo è rilasciato dalle prefetture sulla base di una convenzione di accoglienza conclusa dallo straniero con un istituto di ricerca o di insegnamento autorizzato.
[64] Condizioni favorevoli sono previste per il rilascio di titoli di soggiorno agli studenti che abbiano mezzi sufficienti di sussistenza ed un progetto di studio approvato dal loro paese di origine prima della loro partenza. Si distinguono permessi di soggiorno temporaneo: per l’accesso al lavoro durante gli studi, l’accesso al lavoro dopo il termine degli studi (di durata semestrale), l’accesso al lavoro dello studente con diploma equivalente a un master. I giovani diplomati stranieri, che intendono frequentare un master in Francia, avranno la possibilità di completare la loro formazione con un’esperienza professionale, nella prospettiva di un rimpatrio nel paese d’origine.
[65] Gli accordi “giovani professionisti” sono negoziati secondo principi di reciprocità nel limite di contingenti annuali. Gli accordi permettono a giovani francesi tra i 18 e i 35 anni, appena laureati o già entrati nella vita lavorativa, di recarsi con un contratto a tempo determinato (da 3 a 12 mesi prorogabili fino a 18 mesi), nel Paese partenaire e viceversa, con l’obiettivo di approfondire le loro conoscenze professionali, linguistiche e culturali e migliorare le prospettive di carriera.
[66] CESEDA, art. L313-10, 5° comma (http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do;jsessionid=A8E71F7E287D216547D3FF2148C4062F.tpdjo14v_3?idSectionTA=LEGISCTA000006180207&cidTexte=LEGITEXT000006070158&dateTexte=20090716). Il permesso “salarié en mission”, di durata triennale e rinnovabile, traduce la volontà di tener conto delle diverse specificità e bisogni dei gruppi internazionali, facilitando la circolazione dei lavoratori dipendenti tra imprese della stessa entità. Può beneficiarne:
· il dipendente di un’impresa con sede all’estero che sia distaccato in Francia in un’impresa d’accoglienza dello stesso gruppo di quella da cui dipende;
· lo straniero, dipendente di un’impresa con sede all’estero, che sia stato assunto temporaneamente da un’impresa con sede in Francia e appartenente allo stesso gruppo del suo precedente datore di lavoro.
Il richiedente deve avere una qualificazione ed una competenza tecnica particolari e giustificare una remunerazione lorda mensile pari ad una volta e mezzo lo SMIC.
E’ prevista un permesso “salarié en mission” anche per i quadri dirigenti o di alto livello (CESEDA, ART. L 313-10, 1° comma). A questo proposito è stata messa a punto una procedura di sportello, che prevede un interlocutore unico per facilitare l’ingresso di quadri dirigenti e impiegati di alto livello in diverse imprese appartenenti a gruppi internazionali che desiderino impiantarsi in Francia e svilupparsi sul territorio francese. E’ l’ Office français de l’immigration et de l’intégration (OFII) a svolgere il ruolo d’interfaccia tra le differenti amministrazioni.
[67] CESEDA, art. L313-10, 1° comma (http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do;jsessionid=A8E71F7E287D216547D3FF2148C4062F.tpdjo14v_3?idSectionTA=LEGISCTA000006180207&cidTexte=LEGITEXT000006070158
[68] CESEDA, art. L 313-10, 4° comma (vedi nota 16). Il permesso di “travailleur saisonnier” vale come autorizzazione al lavoro nella zona geografica e per il lavoro indicato sul contratto. Lo straniero può cumulare più contratti di lavoro stagionale successivi con la sola condizione di non dimorare in Francia per più di 6 mesi all’anno. Il permesso di lavoro stagionale non apre al diritto di beneficiare del raggruppamento familiare.
[69]http://www.legifrance.gouv.fr/affichTexte.do?cidTexte=JORFTEXT000017937364&fastPos=55&fastReqId=289222759&categorieLien=cid&oldAction=rechTexte e http://www.legifrance.gouv.fr/affichTexte.do?cidTexte=JORFTEXT000017937372&fastPos=56&fastReqId=289222759&categorieLien=cid&oldAction=rechTexte.
[70] L’evoluzione del numero di stranieri effettivamente allontanati dal territorio francese ha subito una forte impennata dopo la più recente definizione degli obiettivi nazionali sulla materia: nei primi dieci mesi del 2008 gli stranieri allontanati erano 25762 contro i 18632 del periodo corrispondente del 2007, con una progressione del 38, 27 per cento.
[71] I casi in cui uno straniero può essere soggetto ad una procedura e ad un arrêté di espulsione sono regolati dal CESEDA agli articoli da L 521-1 a L 524-4 (http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do?cidTexte=LEGITEXT000006070158&dateTexte=20100219).
[72] L’organismo pubblico al centro del dispositivo di accoglienza e di integrazione in Francia.
[73] L’aide au retour humanitaire (ARH) riguarda tutti gli stranieri, compresi i comunitari, in situazione di indigenza o di grave precarietà e possono beneficiarne, su domanda di un magistrato, anche i minori stranieri isolati o nel quadro di una riunificazione familiare.
[74] Code du Travail, articoli da L 5221-1 a L 5222-2 (http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do?cidTexte=LEGITEXT000006072050&dateTexte=20100221).
[75] Code du Travail , art.L 5221-8 (http://www.legifrance.gouv.fr/affichCodeArticle.do;jsessionid=6191CF568DC26533E4AAB24E045960B6.tpdjo14v_3?idArticle=LEGIARTI000018766932&cidTexte=LEGITEXT000006072050&dateTexte=20100221).
[76] La decisione è nata dalla constatazione che la maggioranza dei soggetti perseguiti per frode nei documenti d’identità è composta da stranieri (nel 2006 il 79 per cento). La frode all’identità assume diverse forme (identità fittizia, usurpazione di identità, scambio di identità, utilizzo dell’identità di persona deceduta ed altre ancora) e utilizza le tecniche più sofisticate per la contraffazione o la riproduzione di documenti ufficiali al fine di ottenere indebitamente diritti o vantaggi.E’ allo studio in Francia la messa a punto di strumenti informatici che consentano una migliore informazione reciproca tra i diversi attori impegnati nella lotta a tale fenomeno.
[77] Sei le principali zone identificate come fonti di immigrazione irregolare organizzata:
- l’Africa (Maghreb, zona sub-sahariana e Corno d’Africa);
- il Vicino e Medio Oriente, il sub continente indiano, l’Estremo Oriente;
- i Paesi dell’America del Sud e dell’Europa dell’Est.
[78] Si segnala, nell’ambito della cooperazione tra Stati membri dell’UE, il recente incontro del 16 febbraio 2010 tra il Ministro italiano degli Affari esteri, Franco Frattini, e il Ministro francese dell’Immigrazione, Eric Besson, durante il quale i Ministri dei due Paesi hanno deciso di coordinare i reciproci sforzi alle frontiere esterne dell’UE contro le filiere dell’immigrazione irregolare. Vedi il comunicato-stampa http://www.immigration.gouv.fr/IMG/pdf/CPCoopFrItal170210.pdf. La Francia e l’Italia stanno preparando insieme la riunione straordinaria dei Ministri europei per la lotta all’immigrazione clandestina nel Mediterraneo, che si terrà a Bruxelles il 25 febbraio 2010, su richiesta del Ministro Besson.
[79] Il Preambolo della Costituzione del 1946 (in vigore anche per la Costituzione del 1958), al parafrafo 4, recita: “Tout homme persécuté en raison de son action en faveur de la liberté a droit d’asile sur les territoires de la Republique” (http://www.legifrance.gouv.fr/html/constitution/const02.htm).
[80] Per informazioni più dettagliate sulla procedura di esame delle domande di asilo si segnala L’essentiel sur l’asile. Honorer notre tradition d’accueil des réfugiés a cura del Ministère de l’Immigration, de l’intégration et du développement solidaire http://www.immigration.gouv.fr/IMG/pdf/essentiel_asile.pdf.
[81] CESEDA, art. L 711-1(http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do;jsessionid=34976E42BBD16B7F9A7F0A7532313AE3.tpdjo02v_2?idSectionTA=LEGISCTA000006147794&cidTexte=LEGITEXT000006070158&dateTexte=20090717 )
[82] CESEDA, art. L 712-1 (http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do;jsessionid=34976E42BBD16B7F9A7F0A7532313AE3.tpdjo02v_2?idSectionTA=LEGISCTA000006147795&cidTexte=LEGITEXT000006070158&dateTexte=20090717 )
[83] E’ attualmente in corso una riforma della Corte, che si propone di rafforzare la sua autonomia, nonché di professionalizzare e razionalizzare il funzionamento della sua giurisdizione.
[85] Le difficoltà legate ai bimbi stranieri soli arrivati sul territorio francese hanno assunto una dimensione tale da rendere necessario la istituzione di un Gruppo di lavoro ad hoc che il 18 novembre 2009 ha formulato le sue prime proposte sulla materia (http://www.immigration.gouv.fr/IMG/pdf/PGWMinsEtrIsol181109.pdf).
[86] La riforma del 2006 ha rafforzato le esigenze richieste in materia di acquisizione e reso più solenne la procedura di accoglienza nella cittadinanza francese. La cerimonia è organizzata dal Prefetto o dal Sindaco autorizzato dal Prefetto, nei 6 mesi successivi all’acquisizione della nazionalità francese.
[87] Per una panoramica sull’acquisizione della cittadinanza nei principali Paesi dell’UE si segnala: Camera dei Deputati, L’acquisizione della cittadinanza in Francia, Germania, Olanda Regno Unito e Spagna (gennaio 2010), Materiali di Legislazione Comparata (MLC) a cura dell’Ufficio Legislazione straniera della Biblioteca.
[88] Le disposizioni relative all’integrazione dello straniero nella società francese sono contenute nel CESEDA, artt. L 311-9 e L 311-9-1 (http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do;jsessionid=BE0C274D88E99A294004680E3F690651.tpdjo12v_3?idSectionTA=LEGISCTA000006163227&cidTexte=LEGITEXT000006070158&dateTexte=20100221).
[89] CESEDA, articoli da R 311-9 a R311-30 (http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do;jsessionid=BE0C274D88E99A294004680E3F690651.tpdjo12v_3?idSectionTA=LEGISCTA000019713703&cidTexte=LEGITEXT000006070158&dateTexte=20100221).
[90] CESEDA, articoli da R 311-30-2 a R311-30-11 (http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do;jsessionid=BE0C274D88E99A294004680E3F690651.tpdjo12v_3?idSectionTA=LEGISCTA000019713736&cidTexte=LEGITEXT000006070158&dateTexte=20100221).
[91] Per ulteriori informazioni si segnala il sito web dell’Office français d’immigration et d’intégration (OFII) http://www.ofii.fr/
[92] CESEDA, articoli da R 311-30-12 a R 311-30-15 (http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do;jsessionid=A005BB038B5362EB04E886FCAF81E23C.tpdjo12v_3?idSectionTA=LEGISCTA000019713757&cidTexte=LEGITEXT000006070158&dateTexte=20100221).
[93] All’immigrato viene rilasciato un documento, il libretto “Vivre le français”, che serve ad attestare il percorso d’integrazione linguistica dell’interessato (può essere, ad esempio, usato presso i datori di lavoro o proprio nel caso di richiesta del primo certificato di residenza).
[94] Le competenze in materia di sviluppo solidale attribuite al Ministre de l’Immigration sono state ampliate in occasione del rimpasto governativo del 18 marzo 2008.
[95] La loi de finance pour 2010 ha dotato il programma “développement solidaire et migrations” di 26, 3 milioni di euro in autorizzazioni d’impegno (AI) e di 34,8milioni di euro in crediti di pagamento (CP).
[96] Code monétaire et financier, artt. L221-33 e L221-34 (http://www.legifrance.gouv.fr/affichCodeArticle.do?cidTexte=LEGITEXT000006072026&idArticle=LEGIARTI000006651968&dateTexte=&categorieLien=cid e http://www.legifrance.gouv.fr/affichCodeArticle.do?cidTexte=LEGITEXT000006072026&idArticle=LEGIARTI000006651970&dateTexte=&categorieLien=cid).
[97] Fanno parte del Bureau il Parlamento europeo, l’Italia, la Giordania e il Marocco.
[98] Si tratta in particolare di:
1. l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa;
2. l’Unione Araba Inter-Parlamentare;
3. il Parlamento Arabo Transitorio;
4. l’Unione Interparlamentare;
5. la Federazione per lo sviluppo sostenibile e per la lotta alla povertà nel Mediterraneo e nel Mar Nero (FISPMED).
[99]Il Giappone non ha potuto essere presente, non essendo stato ancora eletto il nuovo Presidente della Camera dopo la consultazione elettorale del 30 agosto u.s.
[100] Il Presidente della Camera messicana non ha potuto partecipare a causa degli impegni connessi con l’avvio della nuova legislatura.