Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari comunitari | ||||
Altri Autori: | Servizio Rapporti Internazionali , Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||||
Titolo: | Allargamento dell'UE, politiche energetiche e di coesione e reti transeuropee di trasporto Materiale per l'incontro di una delegazione della Commissione per gli Affari europei dell'Assemblea nazionale della Repubblica di Bulgaria con la Commissione Politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati (Roma, 2 aprile 2009) | ||||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 61 | ||||
Data: | 02/04/2009 | ||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | XIV - Politiche dell'Unione europea | ||||
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Camera dei deputati |
XVI LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Allargamento dell’UE, politiche energetiche e di coesione e reti transeuropee di trasporto |
Materiale per l’incontro di una delegazione della Commissione per gli Affari europei dell’Assemblea nazionale della Repubblica di Bulgaria con la Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera dei deputati (Roma, 2 aprile 2009) |
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n. 61 |
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2 aprile 2009 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Affari comunitarii ( 066760-9409 – * st_affari_comunitari@camera.it Hanno collaborato: Servizio Rapporti internazionali ( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1i@camera.it Ufficio Rapporti con l’Unione europea ( 066760-2145 / 066760-2146 – * cdrue@camera.it
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Hanno collaborato, altresì, alla realizzazione del dossier i Dipartimenti Affari esteri, Trasporti ed Attività produttive del Servizio Studi. |
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File: UE0098.doc |
INDICE
Allargamento dell’UE e Politica europea di vicinato. La posizione italiana
Il ciclo di programmazione 2007-2013
Gli Obiettivi dei Fondi strutturali
Le risorse comunitarie complessive per il periodo 2007-2013
Le risorse per l’Italia nel Quadro strategico nazionale 2007-2013
I fondi strutturali in Bulgaria
La politica di coesione nel quadro delle prospettive finanziarie dell’UE 2007-2013
La politica energetica italiana
Principali linee di tendenza della politica energetica nazionale dalla fine degli anni ’90
Le infrastrutture di rete nazionali
Dipendenza energetica e sicurezza degli approvvigionamenti: problemi e prospettive
Politica energetica dell’UE (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)
Secondo riesame strategico della politica energetica dell’UE
Consiglio europeo di primavera 2009
Reti transeuropee e Corridoio VIII
Reti transeuropee di trasporto (TEN-T) (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)
Riunione interparlamentare sul Corridoio VIII (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
Scheda sulla Repubblica di Bulgaria (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
Rapporti parlamentari (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
Rapporti bilaterali (a cura del Ministero degli Affari esteri)
La delegazione di deputati bulgari (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
Il Corridoio VIII (a cura del Ministero degli Affari esteri)
Incontro interparlamentare sul Corridoio paneuropeo VIII (Resoconto della seduta del 25 febbraio 2009 della IX Commissione Trasporti)
Documento del Segretariato Corridoio VIII
La Commissione per gli Affari europei presso l’Assemblea Nazionale della Repubblica di Bulgaria ha chiesto, tramite l’Ambasciatore della Repubblica di Bulgaria, di effettuare una visita presso la Camera dei Deputati e di incontrare il Presidente e gli altri membri della XIV Commissione (Politiche dell’Unione europea).
L’incontro è programmato per giovedì 2 aprile 2009.
La delegazione bulgara è composta da quattro deputati, tra i quali il Presidente della Commissione, on. Mladen Tcherveniakov, ed un collaboratore tecnico.
L’interesse dei parlamentari bulgari è rivolto, in particolare, a conoscere l’esperienza dei colleghi italiani nel monitoraggio e controllo dell’attività dell’UE e in ordine all’utilizzo dei fondi strutturali europei, come anche la posizione italiana sulle politiche dell’allargamento ed i rapporti di buon vicinato dell’UE e sullo sviluppo del processo di integrazione europea.
La delegazione bulgara ha comunicato, inoltre, di essere interessata ad affrontare i temi della politica energetica dell’Unione europea, con particolare riguardo alla sicurezza energetica, e del c.d. “Corridoio VIII” delle reti TEN-T, che dovrebbe collegare i porti di Bari e Brindisi con l’Albania, la Macedonia e la Bulgaria.
In relazione a questi ultimi argomenti, il Presidente della XIV Commissione, con lettera del 24 marzo 2009, ha rappresentato ai Presidenti della IX Commissione (Trasporti) e della X Commissione (Attività produttive) l’opportunità di valutare la partecipazione all’incontro di membri delle rispettive Commissioni.
La politica di allargamento
Sebbene la Turchia e la Croazia siano gli unici due paesi con i quali sono in corso i negoziati di adesione, tutti i paesi dell’Europa sud-orientale sono interessati dal processo di allargamento dell’Unione europea: l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia (FYROM) ha già ottenuto lo status di candidato, ma i negoziati non sono ancora stati avviati, mentre Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia, sono potenziali candidati.
L’Italia ritiene che l’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali costituisca un forte strumento per promuovere le opportunità di sviluppo economico nella regione e, di conseguenza, la stabilità di tutta l’area. La posizione dell’Italia – secondo una linea di sostanziale continuità con le posizioni assunte dai precedenti Governi - è stata chiarita dal Ministro degli Affari esteri, Franco Frattini, di fronte alle Commissioni Affari esteri della Camera e del Senato nella riunione congiunta del 2 luglio 2008[1].
Secondo Frattini la Croazia “non può restare fuori” dalla visione di un’Europa che si allarga, in quanto “ha lavorato molto e molti capitoli negoziali sono stati aperti”. Il Ministro ha precisato che, dal suo punto di vista, il negoziato si dovrebbe chiudere al più presto per far sì che la Croazia entri nell’UE entro il 2010. Nella stessa seduta Frattini ha precisato che il discorso sulla Turchia è un po’ diverso, ma il Governo italiano è favorevole a proseguire il negoziato.
L’Italia, secondo il capo della diplomazia italiana, intende porsi come un “ponte politico“, tra atlantismo ed europeismo, essendo tanto convintamente un paese europeo quanto pronto a “confermare ad ogni momento l’essenzialità di una coesione euroatlantica”; per tale ragione il nostro Paese guarda con speranza alla prosecuzione del rapporto d’integrazione senza che questo contraddica la continuazione del processo di adesione di nuovi membri.
Il Governo italiano ritiene che “l’integrazione dell’Unione europea possa procedere di pari passo – ovviamente con un’adeguata riforma delle istituzioni – con un’ulteriore visione, che prima o poi dovrà avere limiti, ma che oggi non si può fermare”.
L’Italia ha dato prova del suo interessamento anche in occasione della firma dell’Accordo di associazione e stabilizzazione (ASA) con la Serbia impegnandosi ad accelerare le procedure per la sua ratifica; l’impegno è stato rinnovato dal Ministro Frattini nel luglio 2008 dopo l'arresto di Radovan Karadzic da parte delle autorità di Belgrado[2].
Più di recente, rispondendo alla Camera, il 27 novembre 2008, ad un’interpellanza presentata dall’on. Fava (la n. 2-00214), il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, sen. Carlo Giovanardi, ha richiamato la posizione espressa dal Presidente del Consiglio nel corso del vertice italo-turco di Smirne del 12 novembre 2008, nel quale è stato fortemente ribadito il sostegno dell’Italia alle aspirazioni europee della Turchia.
Giovanardi ha affermato che l'integrazione della Turchia in Europa “aumenterà il peso economico del vecchio continente e rafforzerà la capacità di proiezione dell'Unione europea in un'area che è per noi di vitale interesse come quella del Mediterraneo e del Medio Oriente”. Giovanardi ha altresì espresso la convinzione che la Turchia potrà avere un ruolo significativo sia come modello e sia di collegamento con il mondo musulmano, ricordando inoltre che la posizione dell’Italia è stata più volte ribadita in molteplici occasioni anche nel corso delle precedenti legislature.
Il sottosegretario Giovanardi ha richiamato, inoltre, le affermazioni del Presidente del Consiglio che, subito dopo il Vertice di Smirne, si è impegnato a convincere i Paesi dell'Unione che frenano l’ingresso della Turchia, dell'importanza strategica di questo Paese, al tempo stesso ribadendo la necessità che Ankara rilanci con forza il processo di riforme interne verso l'adeguamento dell'acquis comunitario[3].
Il 14 gennaio scorso, nel corso di una riunione della Commissione Affari esteri del Senato[4], il Sottosegretario agli Affari esteri, sen. Alfredo Mantica, ha osservato che la posizione dei Paesi candidati all’adesione (Croazia, Macedonia e Turchia) va tenuta distinta da quella dei Paesi balcanici non ancora candidati; pur nella consapevolezza della difficoltà dei rapporti bilaterali tra i Paesi dell’ex Iugoslavia, ha affermato che il processo di allargamento ai Paesi dei Balcani occidentali va considerato irreversibile, nello stesso interesse dell’Italia.
Nella stessa seduta è stata approvata una risoluzione (Doc. XVIII, n. 8), nella quale si sottolinea “che il processo che dovrebbe condurre all'allargamento dell'Unione a tutti i paesi dei Balcani occidentali vada considerato irreversibile, per stringenti e convergenti ragioni storico-culturali e geopolitiche” e si accolgono con soddisfazione i progressi realizzati dalla Croazia“che potrebbero condurre a una conclusione dei negoziati entro il 2009”.
La risoluzione ribadisce “la centralità della Turchia, la cui prospettiva europea rappresenta un potente fattore di equilibrio geopolitico e di stabilità nell'area del Mediterraneo e del Medio oriente”.
Il 27 e il 28 marzo scorsi si è svolto nella Repubblica ceca un vertice informale dei Ministri degli esteri dell’Unione dedicato, fra l’altro, alle prospettive di allargamento nei Balcani occidentali.
Come ha spiegato il portavoce del Ministero degli esteri, Min. plen. Maurizio Massari, la piena integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione Europea è una forte priorità dell'Italia.
Il ministro Frattini, che ha introdotto il dibattito sui Balcani, ha criticato l’eccessiva lentezza dell'azione europea, che non fa percepire alle popolazioni dei paesi in attesa la forza della prospettiva europea. In quella sede il Governo italiano ha espresso il suo appoggio alla richiesta di Belgrado di ottenere lo status di candidato e chiede di procedere in tempi rapidi anche all'abolizione del regime dei visti per i cittadini serbi.
Il nodo dell’allargamento dell’UE si collega strettamente ai nuovi indirizzi assunti dai Ventisette in tema di Partenariato orientale e con i Paesi del Mediterraneo meridionale.
Il recente Consiglio europeo svoltosi a Bruxelles il 19 e 20 marzo scorsi ha permesso di coagulare un consenso di massimasull’impostazione generale del Partenariato orientale (PO) e su alcuni questioni di principio, in particolare: la possibilità di concludere accordi di Associazione, seppur condizionati (come è stato nel caso dell’Ucraina) ai progressi compiuti da ciascun partner; la definizione di Accordi di Libero scambio approfonditi; la preparazione di progetti-faro (“flagship initiatives”).
Restano tuttavia oggetto di dibattito tra i Paesi membri alcuni quesiti che riguardano soprattutto le risorse finanziarie, la partecipazione dei paesi terzi (vedi Russia e Turchia) al Partenariato e la complementarietà con altre iniziative regionali (Mar Nero e Dimensione settentrionale), i visti, e alcuni aspetti istituzionali.
In questo contesto, l’Italia sostiene pienamente il progetto del Partenariato orientale, soprattutto per il contributo che essa può dare in importanti settori quali l’energia e il controllo delle frontiere.
Occorre anche considerare che la strategia seguita per i paesi dell’Est presenta assonanze con il processo di pre-adesione(risorse addizionali e sostegno allo sviluppo socio-economico modellato sui principi della politica di coesione UE), mentre sembrerebbe probabilmente opportuno evitare la sovrapposizione tra i diversi strumenti.
In tema di risorse, la Commissione intende inoltre mettere a disposizione dei paesi destinatari del PO, da qui al 2013, circa 600 m€ (di cui 350 m€ aggiuntivi). Su questa materia numerosi Stati Membri (l‘Italia, in particolare, ma anche, tra gli altri, Francia e Spagna) riaffermano la validità della ripartizione 2/3 al Sud e 1/3 ad Est stabilita nel 2006, e fanno presente che ogni eventuale incremento di risorse a favore dei Paesi dell’area orientale dovrebbe comunque riflettersi in un incremento a Sud (in particolare nel contesto dell’UpM) secondo le citate proporzioni.
Relativamente alle politiche di liberalizzazione dei visti, l’Italiaha sostenuto un approccio cauto e differenziato.
Con riferimento all'Unione per il Mediterraneo[5] occorre riflettere sul processo di riesame avviato a 10 anni dall’inizio del partenariato euromediterrraneo (cd. Processo di Barcellona), in considerazione delle criticità emerse e degli scarsi successi raggiunti.
L’Italia intende riaffermare il proprio ruolo nella Nuova Unione per il mediterraneo e ha accolto favorevolmente l’inserimento del fronte mediterraneo nelle conclusioni del Consiglio europeo, in particolar modo il rafforzamento del partenariato.
Il quadro normativo comunitario che definisce gli obiettivi per il nuovo ciclo di programmazione 2007-2013 e gli strumenti finanziari di intervento della politica di coesione ad essi destinati è definito dal Regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio dell’11 luglio 2006, recante le disposizioni generali sui Fondi strutturali, che ha abrogato le norme che regolavano la disciplina della precedente programmazione 2000-2006 (Regolamento (CE) n. 1260 del 1999).
Nel nuovo quadro comunitario a sostegno dell'Agenda di Lisbona, i fondi che intervengono nell’ambito della politica di coesione sono limitati a tre, rispetto ai cinque della precedente programmazione[6]: Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), Fondo Sociale Europeo (FSE) e Fondo di Coesione[7].
Con le decisioni adottate il 4 agosto 2006 (nn. 593-597, n. 609 e n. 769), la Commissione UE ha dato attuazione alla programmazione relativa ai Fondi strutturali, individuando le aree interessate e la ripartizione fra gli Stati membri delle risorse destinate ai singoli obiettivi.
L’obiettivo “Convergenza” è inteso ad accelerare la convergenza degli Stati e delle regioni in ritardo di sviluppo favorendo il miglioramento delle condizioni di crescita e di occupazione. Tale obiettivo assume carattere prioritario rispetto agli altri due obiettivi. Ad esso sono infatti destinate oltre l’81,5% della dotazione complessiva delle risorse dei Fondi strutturali, pari a circa 251,2 miliardi di euro, nel settennio di programmazione 2007-2013 (Decisione della Commissione 2006/594/CE del 4 agosto 2006).
Sono ammissibili al finanziamento dei Fondi strutturali nell’ambito dell’obiettivo “Convergenza” le aree europee meno sviluppate, corrispondenti al livello NUTS II[8], il cui PIL per abitante, misurato in parità di potere di acquisto sulla base di dati comunitari per il periodo 2000-2002, è inferiore al 75% della media comunitaria dell’UE-25.
L'elenco delle regioni interessate dall'obiettivo “Convergenza”, valido dal 1° gennaio 2007 al 31 dicembre 2013, è riportato nell’allegato I alla decisione della Commissione UE n. 595/2006 del 4 agosto 2006.
Per l’Italia, vi rientrano le seguenti regioni: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia
La Commissione ha peraltro previsto un sostegno transitorio, c.d. regime di “phasing-out”, nell’ambito dell’obiettivo “Convergenza”, in favore di quelle regioni il cui PIL per abitante sarebbe stato inferiore al 75% della media comunitaria se calcolata sui 15 Stati membri, ma che hanno superato tale soglia per effetto dell’allargamento della UE a 25 Stati (cosiddetto “effetto statistico”).
Le regioni interessate dal sostegno transitorio nel quadro dell'obiettivo “Convergenza” sono elencate nell'allegato II alla decisione della Commissione UE n. 595/2006.
Per l’Italia, l’unica regione a beneficiare del regime transitorio di sostegno è la regione Basilicata.
L’obiettivo “Competitività e occupazione regionale” è inteso al rafforzamento della competitività e dell’occupazione delle regioni diverse da quelle in ritardo di sviluppo. A questo obiettivo è destinata una dotazione di risorse pari a circa il 16% del totale delle risorse della programmazione 2007-2013, pari a oltre 49 miliardi di euro (Decisione della Commissione 2006/593/CE del 4 agosto 2006).
Esso interessa tutte le aree comunitarie che non ricadono nell’obiettivo “Convergenza”.
Le aree italiane interessate dagli interventi dell’Obiettivo Competitività corrispondono a tutto il Centro-Nord, l’Abruzzo e il Molise.
Sono inoltre beneficiarie degli interventi dell’obiettivo “Competitività e occupazione regionale” anche le regioni che rientravano nell’Obiettivo 1 della precedente programmazione e che non risultano ammissibili, neanche in via transitoria, nell’obiettivo “Convergenza” della nuova programmazione. Queste aree beneficiano di un sostegno transitorio e specifico per evitare gli effetti negativi derivanti da un rapido passaggio al nuovo obiettivo (c.d. “phasing-in”).
L’elenco delle regioni ammesse a beneficiare del finanziamento dei Fondi strutturali a titolo transitorio e specifico nell’ambito dell’obiettivo “Competitività regionale e occupazione” per il periodo 2007-2013 nell’Allegato alla decisione della Commissione UE del 4 agosto 2006, n. 2006/597/CE.
Per l’Italia,tra queste aree è inclusa la regione Sardegna.
L’obiettivo “Cooperazione territoriale” mira alla integrazione equilibrata del territorio dell’UE attraverso il rafforzamento della cooperazione a livello transfrontaliero, transnazionale e interregionale.
Rientrano in questo obiettivo le unità territoriali classificate quali NUTS III situate lungo tutte le frontiere terrestri interne, lungo alcune frontiere terrestri esterne, nonché lungo le frontiere marittime, separate, in linea generale, da una distanza non superiore ai 150 Km.
L’elenco delle regioni e delle zone ammissibili è riportato nell’Allegato I della decisione della Commissione UE n. 769/2006 del 31 ottobre 2006.
L’obiettivo “Cooperazione” riguarda tutte le regioni e le province italiane che concorrono a realizzare 18 Programmi operativi con aree omologhe degli altri Stati membri.
Per l’intero periodo di programmazione 2007-2013, per i Fondi (FESR, FSE e Fondo di coesione) sono stanziate risorse complessive, a prezzi 2004, pari a oltre 308 miliardi di euro (art. 18, Reg. n. 1083/2006), secondo la seguente ripartizione annuale (in milioni di euro):
Ripartizione annuale degli stanziamenti d'impegno per il periodo 2007-2013
(milioni di euro, prezzi 2004)
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
42.863 |
43.318 |
43.862 |
43.860 |
44.073 |
44.723 |
45.342 |
La ripartizione delle risorse fra i tre obiettivi è effettuata in maniera da realizzare una concentrazione significativa a favore delle regioni in ritardo di sviluppo interessate dagli interventi dell'obiettivo 1 (art. 18, paragrafo 1, Reg. n. 1083/2006). In particolare:
- all'obiettivo Convergenza è assegnato un totale di 251,2 miliardi di euro[9];
- all'obiettivo Competitività e occupazione regionale è assegnato un totale di 49,1 miliardi di euro;
- all'obiettivo Cooperazione territoriale europea è assegnato un totale di 7,7 miliardi di euro.
Gli obiettivi dei fondi strutturali comunitari sono perseguiti nel quadro di una programmazione pluriennale e di una stretta cooperazione tra la Commissione e ogni Stato membro.
In attuazione degli “Orientamenti strategici della Comunità per la coesione”[10] (Decisione del Consiglio 2006/702/CE del 6 ottobre 2006), l’Italia ha presentato un quadro di riferimento per la programmazione delle risorse nelsettennio 2007-2013 (il c.d. Quadro strategico nazionale), allo scopo di garantire la coerenza degli interventi nazionali e comunitari nel quadro dei grandi orientamenti di politica economica (GOPE) e delle strategia europea per l’occupazione (SEO).
Il Quadro strategico nazionale 2007-2013, presentato dal Dipartimento delle politiche di sviluppo del Ministero dell’economia e delle finanze, è stato approvato dalla Commissione europea con Decisione del 13 luglio 2007[11].
Il QSN 2007-2013 riporta le seguenti tabelle relative alle risorse comunitarie stanziate annualmente in Italia per gli obiettivi Convergenza, Competitività regionale ed occupazione e Cooperazione territoriale:
Tab. 1 - Ripartizione delle risorse dei fondi comunitari
destinate all’Italia per anno e per obiettivo
(importi in milioni di euro comprensivi di indicizzazione)
|
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
Totale |
Convergenza (Calabria Campania, Puglia, Sicilia) |
2.853 |
2.910 |
2.969 |
3.028 |
3.088 |
3.150 |
3.213 |
21.211 |
Phasing-out (Basilicata) |
90 |
81 |
73 |
62 |
53 |
41 |
30 |
430 |
Competitività regionale e occupazione (Centro-Nord, Abruzzo e Molise) |
720 |
734 |
749 |
764 |
780 |
795 |
811 |
5.353 |
Phasing-in (Sardegna) |
229 |
196 |
160 |
124 |
86 |
88 |
89 |
972 |
Cooperazione territoriale |
111 |
113 |
117 |
120 |
125 |
128 |
132 |
846 |
Totale |
4.003 |
4.034 |
4.068 |
4.098 |
4.132 |
4.202 |
4.275 |
28.812 |
Complessivamente, le risorse dei fondi comunitari assegnate all’Italia ammontano a 28.812 milioni di euro[12], comprensivi dell’indicizzazione pari al 2% annuo.
Circa il 75 per cento (21 miliardi di euro nel settennio) delle risorse comunitarie assegnate all’Italia sono destinate all’obiettivo Convergenza che, applicando il parametro del PIL pro-capite inferiore al 75% della media comunitaria, include le seguenti regioni: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
Nell’ambito dello stesso obiettivo si aggiunge la Regione Basilicata, che beneficia di un regime transitorio di sostegno (c.d. di phasing-out).
Gli interventi dell’obiettivo sono gestiti attraverso dieci programmi operativi regionali (due per ciascuna regione, l’uno cofinanziato dal FESR, l’altro dal FSE) e sette programmi nazionali (PON “Per l’Assistenza tecnica”, PON “Ricerca e competitività”, PON “Sicurezza”, PON “Reti e mobilità”, due Programmi per l’istruzione, l’uno cofinanziato dal FESR l’altro dal FSE, e due Programmi per l’Assistenza tecnica e le Azioni di sistema, e due programmi interregionali (POIN “Attrattori culturali e turismo”, POIN “Energia”).
All’obiettivo Competitività regionale e occupazione, che include le regioni italiane diverse da quelle dell’obiettivo Convergenza sopra illustrate, è destinato circa il 20 per cento delle risorse assegnate all’Italia.
Si compone di 32 programmi operativi regionali (16 finanziati dal FESR e 16 dal FSE) e di un programma operativo nazionale FSE (PON “Azioni di sistema”).
Le restanti risorse sono attribuite all’obiettivo Cooperazione territoriale europea, che riguarda tutte le regioni e le province italiane che concorrono a realizzare 18 Programmi operativi con aree omologhe degli altri Stati membri.
Le tabelle che seguono mettono in evidenza le dotazioni comunitarie annuali nella programmazione 2007-2013 per obiettivo e per finanziamento dei fondi strutturali interessati, vale a dire il FESR e il FSE.
Tab. 2 –
Obiettivo Convergenza: dotazioni comunitarie annuali programmazione 2007-2013
(in milioni di euro, prezzi 2004 indicizzati del 2%
per anno)
|
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
Totale 21.640 mln € |
||||||||
|
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
Campania |
500 |
37 |
510 |
38 |
479 |
80 |
490 |
80 |
470 |
111 |
483 |
110 |
501 |
103 |
3.432 |
559 |
Puglia |
352 |
86 |
359 |
88 |
367 |
90 |
374 |
91 |
381 |
93 |
389 |
95 |
397 |
97 |
2.619 |
640 |
Calabria |
202 |
58 |
206 |
59 |
210 |
60 |
214 |
61 |
218 |
63 |
223 |
64 |
227 |
65 |
1.499 |
430 |
Sicilia |
424 |
157 |
467 |
126 |
479 |
126 |
459 |
157 |
482 |
147 |
495 |
147 |
465 |
189 |
3.270 |
1.050 |
Phasing-out (Basilicata) |
63 |
27 |
57 |
24 |
50 |
22 |
44 |
19 |
36 |
16 |
29 |
12 |
21 |
9 |
301 |
129 |
Sicurezza |
78 |
- |
79 |
- |
81 |
- |
83 |
- |
84 |
- |
86 |
- |
88 |
- |
579 |
- |
Istruzione |
33 |
100 |
34 |
102 |
35 |
104 |
35 |
106 |
36 |
108 |
37 |
110 |
38 |
112 |
248 |
743 |
Ricerca & Comp. |
417 |
- |
426 |
- |
434 |
- |
443 |
- |
452 |
- |
461 |
- |
470 |
- |
3.103 |
- |
Reti e mobilità |
185 |
- |
189 |
- |
192 |
- |
196 |
- |
200 |
- |
204 |
- |
208 |
- |
1.375 |
- |
Governance |
19 |
28 |
19 |
28 |
19 |
29 |
20 |
29 |
20 |
30 |
20 |
31 |
21 |
31 |
138 |
207 |
Energia rinnov. |
108 |
- |
110 |
- |
112 |
- |
115 |
- |
117 |
- |
119 |
- |
122 |
- |
804 |
- |
Cultura & Turismo |
69 |
- |
71 |
- |
72 |
- |
74 |
- |
75 |
- |
76 |
- |
78 |
- |
516 |
- |
Tot. Fondi comunitari |
2.450 |
493 |
2.526 |
465 |
2.530 |
510 |
2.546 |
544 |
2.572 |
568 |
2.622 |
569 |
2.636 |
607 |
17.883 |
3.757 |
di cui sost. transitorio |
63 |
27 |
57 |
24 |
50 |
22 |
44 |
19 |
36 |
16 |
29 |
12 |
21 |
9 |
301 |
129 |
Tab. 3 – Obiettivo Competitività regionale e occupazione: dotazioni comunitarie annuali programmazione 2007-2013
(in milioni di euro, prezzi 2004 indicizzati del 2% per anno)
|
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
Totale |
||||||||
|
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
FESR |
FSE |
P.Aut. Bolzano |
3 |
8 |
3 |
8 |
4 |
8 |
4 |
9 |
4 |
9 |
4 |
9 |
4 |
9 |
26 |
60 |
P.Aut. Trento |
2 |
8 |
3 |
8 |
3 |
9 |
3 |
9 |
3 |
9 |
3 |
9 |
3 |
9 |
20 |
61 |
Friuli Venezia Giulia |
8 |
18 |
10 |
16 |
10 |
17 |
11 |
17 |
11 |
17 |
12 |
17 |
12 |
18 |
74 |
120 |
Veneto |
29 |
47 |
28 |
48 |
29 |
49 |
29 |
50 |
30 |
51 |
31 |
52 |
31 |
53 |
208 |
349 |
Lombardia |
29 |
46 |
29 |
46 |
29 |
47 |
30 |
48 |
31 |
49 |
31 |
50 |
32 |
52 |
211 |
338 |
Valle d’Aosta |
2 |
4 |
3 |
4 |
3 |
5 |
3 |
5 |
3 |
5 |
3 |
5 |
3 |
5 |
20 |
33 |
Piemonte |
57 |
53 |
58 |
54 |
60 |
55 |
61 |
56 |
62 |
58 |
63 |
59 |
64 |
60 |
426 |
397 |
Liguria |
23 |
20 |
23 |
20 |
23 |
21 |
24 |
21 |
24 |
21 |
25 |
22 |
25 |
22 |
168 |
148 |
Emilia Romagna |
17 |
40 |
17 |
40 |
18 |
41 |
18 |
42 |
19 |
43 |
19 |
44 |
19 |
44 |
128 |
296 |
Marche |
15 |
15 |
15 |
15 |
16 |
15 |
16 |
16 |
16 |
16 |
17 |
16 |
17 |
17 |
113 |
111 |
Toscana |
45 |
42 |
46 |
43 |
47 |
44 |
48 |
45 |
49 |
46 |
50 |
47 |
51 |
48 |
338 |
313 |
Umbria |
20 |
13 |
21 |
13 |
21 |
14 |
21 |
14 |
22 |
14 |
22 |
15 |
23 |
15 |
150 |
99 |
Lazio |
50 |
49 |
51 |
50 |
52 |
51 |
53 |
52 |
54 |
53 |
55 |
54 |
56 |
55 |
372 |
368 |
Abruzzo |
19 |
17 |
19 |
17 |
19 |
18 |
20 |
18 |
20 |
19 |
21 |
19 |
21 |
19 |
140 |
128 |
Molise |
10 |
5 |
10 |
5 |
10 |
5 |
10 |
5 |
10 |
5 |
10 |
6 |
11 |
6 |
71 |
37 |
Sardegna (sost.tr.) |
172 |
57 |
147 |
49 |
120 |
40 |
93 |
31 |
64 |
21 |
66 |
22 |
67 |
22 |
729 |
243 |
Azioni di sistema |
- |
4 |
- |
4 |
- |
4 |
- |
4 |
- |
4 |
- |
4 |
- |
5 |
- |
29 |
Tot. Fondi comunitari |
501 |
448 |
485 |
445 |
465 |
444 |
445 |
442 |
424 |
442 |
432 |
450 |
441 |
459 |
3.193 |
3.132 |
di cui sost. transitorio |
172 |
57 |
147 |
49 |
120 |
40 |
93 |
31 |
64 |
21 |
66 |
22 |
67 |
22 |
729 |
243 |
Per quanto riguarda l’Obiettivo 3, Cooperazione territoriale europea, in ultimo, sono stati individuati specifici Programmi operativi a livello transfrontaliero, transnazionale e interregionale per quattro macroaree: spazio alpino, Europa centrosettentrionale, Europa orientale e balcanica ed il bacino del Mediterraneo.
Tab. 4 – Obiettivo Cooperazione territoriale: dotazioni comunitarie annuali programmazione 2007-2013 (in milioni di euro)
FESR |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
Totale 846 mln € |
Tot. Transfrontaliera |
66 |
61 |
62 |
64 |
66 |
68 |
71 |
458 |
Italia – Francia Alpi (ALCOTRA) |
13 |
12 |
12 |
12 |
13 |
13 |
13 |
87 |
Italia – Francia frontiera marittima |
14 |
13 |
13 |
13 |
14 |
14 |
15 |
95 |
Italia – Svizzera |
10 |
9 |
9 |
10 |
10 |
10 |
11 |
69 |
Italia – Austria |
5 |
5 |
5 |
5 |
5 |
6 |
6 |
37 |
Italia – Grecia |
8 |
8 |
8 |
8 |
8 |
9 |
9 |
58 |
Italia – Malta |
2 |
2 |
3 |
3 |
3 |
3 |
3 |
19 |
Italia – Slovenia* |
13 |
12 |
12 |
13 |
13 |
14 |
14 |
92 |
Tot. ENPI |
5 |
8 |
9 |
9 |
10 |
10 |
10 |
61 |
Italia – Tunisia |
1 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
13 |
Bacino Mediterraneo |
4 |
7 |
7 |
7 |
8 |
8 |
8 |
49 |
Tot. IPA |
9 |
16 |
17 |
18 |
18 |
18 |
19 |
117 |
Adriatico |
9 |
16 |
17 |
18 |
18 |
18 |
19 |
117 |
Tot. Transnazionale |
30 |
28 |
28 |
29 |
30 |
31 |
32 |
210 |
Spazio alpino |
5 |
5 |
5 |
5 |
5 |
5 |
6 |
36 |
Europa centrosettentrionale |
5 |
4 |
4 |
5 |
5 |
5 |
5 |
33 |
Europa orientale - balcanica |
6 |
6 |
6 |
6 |
6 |
6 |
7 |
43 |
Mediterraneo |
14 |
13 |
13 |
14 |
14 |
15 |
15 |
98 |
Tot. Fondo |
111 |
113 |
117 |
121 |
125 |
128 |
132 |
846 |
Il Quadro strategico nazionale per la prima volta riguarda la programmazione sia dei fondi strutturali sia delle risorse aggiuntive nazionali per le aree del Mezzogiorno e del Centro Nord, in un quadro di unificazione della politica regionale comunitaria e nazionale.
In corrispondenza alle quote di risorse comunitarie che transitano dai fondi strutturali per il raggiungimento di ciascun obiettivo delle politiche di coesione e sviluppo, il QSN 2007-2013 prevede un ammontare pressoché pari di cofinanziamento nazionale, che transita dal Fondo di rotazione per l’attuazione delle politiche comunitarie[13].
In aggiunta, il QSN prevede l’impiego di stanziamenti derivanti dal Fondo per aree sottoutilizzate (FAS), che rappresenta lo strumento principale di attuazione della politica regionale nazionale, il cui utilizzo è stabilito in base agli indirizzi di politica regionale.
Coerentemente con l’indirizzo di programmazione unitaria delle risorse definita inizialmente dal DPEF 2007-2011 e successivamente formalizzata dalla legge finanziaria per il 2007 (art. 1, comma 863-866) (legge n. 296 del 2007), il QSN 2007-2013 ha previsto una programmazione settennale dei diversi strumenti finanziari di attuazione della politica di coesione e di sviluppo (fondi strutturali, quote di cofinanziamento nazionale e risorse aggiuntive nazionali) allo scopo di ridurne l’articolazione e migliorare l’attuazione degli obiettivi strategici rispetto alla precedente programmazione 2000-2006.
Le dotazioni complessive delle risorse delle politiche di coesione e regionali ammontano per l’intero periodo 2007-2013 a oltre 124 miliardi di euro e sono ripartite per area obiettivo secondo le misure riportate in tabella:
Tab. 5 - QSN 2007-2013 –
Dotazioni finanziarie complessive
(in miliardi di euro, valori indicizzati al 2006)
|
Fondi strutturali |
Cofinanz. nazionale |
FAS |
TOTALE |
QSN 2007-2013 |
28,7 |
31,6 |
64,4[14] |
124,7 |
Obiettivo Convergenza |
21,6 |
21,8 |
- |
43,4 |
Obiettivo Competitività regionale e occupazione |
6,3 |
9,6 |
- |
15,9 |
Obiettivo Cooperazione territoriale |
0,8 |
0,2 |
- |
1 |
A livello di macro-area territoriale, le risorse complessive (comunitarie e nazionali) previste per il Mezzogiorno ammontano a 101,6 miliardi di euro e per il Centro-Nord a 22,1 miliardi.
Per le risorse aggiuntive nazionali del FAS finalizzate allo sviluppo territoriale, in particolare, è prevista una ripartizione nella misura del 15% per il Centro-Nord e dell’85% per il Mezzogiorno. In quest’ultima macro-area sono incluse tutte le regioni dell’obiettivo Convergenza (Campagna, Puglia, Calabria e Sicilia, oltre alla Basilicata in regime transitorio) e le regioni dell’obiettivo Competitività quali Abruzzo, Molise e Sardegna in regime transitorio. Di seguito è indicata la ripartizione delle risorse previste dal QSN 2007-2013 per macroarea:
QSN 2007-2013 – Ripartizione
delle dotazioni finanziarie per macroarea
(in miliardi di euro)
|
Fondi strutturali (*) |
Cofinanz. Nazionale |
FAS (**) |
Totale |
Centro-Nord |
4,9 |
7,5 |
9,7 |
22,1 |
Mezzogiorno |
23,0 |
23,9 |
54,7 |
101,6 |
Totale |
27,9 |
31,4 |
64,4 |
123,7 |
(*) Non sono incluse le risorse dell’obiettivo Cooperazione territoriale.
(**) Include la riserva premiale di 17 miliardi di euro, che non è computata nella ripartizione degli stanziamenti ai programmi.
Riguardo alle politiche di intervento previste per il Centro-nord, il QSN 2007-2013 riporta la strategia che mira a consolidare e ad innovare la capacità competitiva dei sistemi territoriali, rafforzando la dimensione sostenibile dello sviluppo, con particolare attenzione ai processi di innovazione delle imprese.
Per il Mezzogiorno, l’ammontare per il periodo 2007-2013 - al netto della riserva premiale del FAS pari a circa 17 miliardi di euro – è di oltre 84 miliardi di euro, ripartiti nelle dieci priorità strategiche cheilQSN 2007-2013[15] riporta per riassumere le politiche nazionali per lo sviluppo, coordinate anche a livello regionale, in continuità con la precedente programmazione.
In termini percentuali, le priorità su cui la politica di coesione regionale nella nuova programmazione destinerà più risorse sono le reti e la mobilità (17%) e la competitività dei sistemi produttivi (16%), entrambe appartenenti al macro-obiettivo strategico del potenziamento della produttività, dei servizi e della concorrenza, con particolare riferimento al sistema dei trasporti e dei servizi pubblici, seguiti dall’energia sostenibile ed ambiente (15,8%) per l’uso più efficiente delle risorse ambientali, dalla ricerca ed innovazione (14%) e dalle risorse umane (9%).
La tabella che segue riassume dette priorità strategiche per lo sviluppo del Mezzogiorno:
QSN 2007-2013 – Ripartizione programmatica delle risorse tra le
priorità della politica regionale 2007-2013 per il Mezzogiorno
(in milioni di euro)
Priorità del QSN 2007-2013 |
Fondi Strutturali+ cofinanziamento nazionale |
FAS (*) |
TOTALE |
Quota di riparto % |
1. Risorse umane |
5.460,6 |
2.111,6 |
7.572,2 |
9,0 |
di cui: istruzione |
2.332,6 |
1.874,3 |
4.206,9 |
5,0 |
2. Ricerca e innovazione per la competitività |
6.531,2 |
5.247,9 |
11.779,1 |
14,0 |
3. Energia sostenibile e ambiente |
7.370,9 |
5.922,6 |
13.293,5 |
15,8 |
di cui: energia rinnovabile e risparmio energetico (interreg.) |
1.541,8 |
|
1.541,8 |
2,8 |
4. Servizi per l’attrattività territoriale |
4.105,3 |
3.298,7 |
7.404,0 |
8,8 |
di cui: sicurezza |
1.157,9 |
|
1.157,9 |
1,4 |
5. Risorse naturali e culturali, attrattività e sviluppo |
4.871,7 |
2.700,6 |
7.572,3 |
9,0 |
di cui: attrattori culturali, naturali e turismo |
988,8 |
946,3 |
1935,1 |
2,3 |
6. Reti e mobilità |
6.248,0 |
8.055,2 |
14.303,2 |
17,0 |
7. Competitività dei sistemi produttivi e occupazione |
7.464,2 |
5.997,6 |
13.461,8 |
16,0 |
8. Sistemi urbani |
2.685,8 |
3.372,0 |
6.057,8 |
7,2 |
9. Apertura internazionale e attrazione di investimenti e consumi |
559,8 |
449,8 |
1.009,6 |
1,2 |
10. Capacità istituzionali (governance) |
1.353,7 |
329,0 |
1.682,7 |
2,0 |
TOTALE |
46.651,1 |
37.485,0 |
84.136,1 |
100,0 |
(*) Al netto della quota di riserva pari a circa
17 miliardi di euro destinati ai meccanismi premiali.
Fonte: QSN 2007-2013, Allegato tecnico.
Si segnala infine che, oltre all’elencazione delle priorità con riferimento agli orientamenti strategici per la coesione, il QSN 2007-2013 contiene l’elenco dei programmi operativi nel settennio di programmazione, a carattere regionale (POR) e nazionale (PON), in base ai quali sono delineate le strategie di allocazione programmatica ed utilizzo dei Fondi e della corrispondente quota di cofinanziamento nazionale, nonché del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) destinato alle politiche regionali di riequilibrio economico delle aree in ritardo di sviluppo[16]. Essi presentano, in particolare le informazioni sugli assi prioritari e sui loro obiettivi specifici, un piano di finanziamento e le disposizioni di attuazione del programma operativo. Sono altresì presenti le valutazioni ex ante dei programmi operativi, nel rispetto del principio di addizionalità dei Fondi comunitari[17], volte a migliorare la qualità della programmazione e gli indicatori economici consuntivi regionali che giustificano le priorità strategiche nel settennio di programmazione.
A seguito dell’adesione della Bulgaria e della Romania all’Unione, la Commissione europea ha provveduto a modificare le decisioni approvate nel corso del 2006 relativamente alla ripartizione fra gli Stati membri degli stanziamenti dei Fondi strutturali.
La Bulgaria risulta ammissibile ai finanziamenti a titolo dell’Obiettivo Convergenza, per l’intero suo territorio, e dell’Obiettivo Cooperazione territoriale. Secondo quanto previsto dal Documento dell’Unione europea sui risultati delle negoziazioni relativi alle strategie della politica di coesione, la programmazione dei Fondi 2007-2013 in particolare prevede il finanziamento di interventi nel settore dei trasporti e dell’ambiente (per infrastrutture previste per l’adeguamento agli standard europei). Inoltre, una percentuale considerevole dei fondi è stata destinata allo sviluppo delle risorse umane (forza lavoro specializzata e flessibile, sicurezza nel lavoro e qualità nei servizi sociali) e al miglioramento delle capacità amministrative (rafforzamento del sistema pubblico di supporto alle imprese) del Paese.
Nel complesso, nel periodo di programmazione 2007–2013, la Bulgaria beneficerà del sostegno dell’Unione Europea, tramite i Fondi Strutturali e di Coesione, per un volume di circa 6,8 miliardi di euro, a valori indicizzati.
In particolare, la Commissione ha destinato alla Bulgaria:
- complessivi 6,67 miliardi di euro, a titolo dell’Obiettivo Convergenza, di cui 2,28 miliardi di euro relativi ai finanziamenti del Fondo di coesione, in quanto la Bulgaria rientra tra gli stati ammessi a beneficiare del finanziamento di tale fondo nel periodo 2007-2013;
L’obiettivo Convergenza, che riguarda le regioni con un livello di PIL per abitante inferiore al 75% della media dell’Unione europea negli anni 2000-2002, comprende tutte le regioni della Bulgaria, le quali rappresentano circa il 35% della popolazione UE a 27 Paesi.
- 179 milioni di euro a titolo dell’Obiettivo Cooperazione territoriale.
In base alle informazioni tratte dal citato Documento sulle strategie della politica di coesione per la Bulgaria, il contributo nazionale – che si aggiunge al contributo comunitario – è pari a circa 1,3 miliardi.
Pertanto, il totale dei fondi comunitari destinati alla Bulgaria sommati alla quota di cofinanziamento nazionale è pari a 8,19 miliardi di euro, come risulta dalla tabella che segue nella quale si dà conto della ripartizione per fondo e per obiettivo:
Totale
delle risorse finanziarie destinate alla Bulgaria
(ripartite per obiettivo e per fondo strutturale e di coesione):
(in milioni di euro)
Obiettivo |
Fondo |
Risorse comunitarie |
Risorse nazionali |
Totale |
Convergenza |
FESR |
3.205 |
566 |
3.771 |
FSE |
1.185 |
209 |
1.395 |
|
Fondo di coesione (2) |
2.283 |
570 |
2.853 |
|
Tot. Convergenza(1) |
6.674 |
|
||
Cooperazione territoriale (3) |
FESR |
179 |
- |
179 |
Totale |
6.853 |
1.344 |
8.198 |
(1) Decisioni della Commissione, del 26 marzo 2007, recanti modifiche della Decisione 2006/594/CE sugli stanziamenti a titolo dell’obiettivo Convergenza e della Decisione 2006/595/CE sulle regioni ammesse ai Fondi strutturali per tale obiettivo.
(2) Decisione della Commissione, del 26 marzo 2007, recate modifica della decisione 2006/596/CE sugli Stati membri ammessi al finanziamento del Fondo di coesione;
(3) Decisione della Commissione, del 15 maggio 2007, recante modifica della Decisione 2006/609/CE sugli stanziamenti a titolo dell’obiettivo Cooperazione territoriale e Decisione della Commissione, del 26 marzo 2007, recante modifica della Decisione 2006/769/CE sulle regioni ammesse ai Fondi strutturali per tale obiettivo.
Secondo quanto riportato nel citato Documento, l’effetto atteso che gli interventi finanziati dai Fondi strutturali e del Fondo di Coesione avranno entro il 2013 è calcolato pari ad una crescita del PIL al 51% della media dell’Unione europea, un incremento del tasso di occupazione al 64% (rispetto al 55,8% del 2005) ed un aumento della spesa in ricerca e sviluppo dallo 0,4% all’1,15% del PIL.
In particolare, il 42% delle risorse dei Fondi (circa 2,8 miliari di euro) saranno investiti nelle politiche ambientali ed energetiche che permetteranno alla Bulgaria di adeguarsi all’acquis comunitario in questi settori. Oltre 1 miliardo di euro (circa il 16% dei Fondi allocati) contribuiranno direttamente agli interventi relativi ai cambiamenti climatici e ai progetti per l’energia rinnovabile e per l’efficienza energetica.
La riforma della politica di coesione dopo il 2013 si inserisce nel più ampio dibattito sulla revisione del bilancio dell’UE, sia sul versante delle entrate che delle spese.
All’accordo interistituzionale sulle prospettive finanziarie 2007-2013 (cfr. l’apposito paragrafo della presente scheda) è annessa una dichiarazione sulla revisione del quadro finanziario che impegna laCommissione a procedere a un riesame generale e approfondito di tutti gli aspetti relativi alle spese dell'UE, compresa la politica agricola comune, e alle risorse proprie, inclusa la correzione per il Regno Unito, e a presentarne i risultati nel 2008/2009. Tale riesame dovrebbe essere accompagnato da una valutazione del funzionamento dell'accordo interistituzionale. Il Parlamento europeo sarà associato alla revisione in tutte le fasi della procedura.
Tenendo conto dei risultati di una consultazione che si è chiusa nel giugno 2008, la Commissione presenterà una comunicazione sulla revisione del bilancio a ridosso delle elezioni per il Parlamento europeo del 4-7 giugno 2009 o immediatamente dopo.
Una prima analisi delle opzioni e problemi relativi al futuro della politica di coesione è stata operata, anche alla luce della consultazione sulla riforma del bilancio dell’UE, dalla Commissione nella Quinta relazione intermedia sulla coesione economica e sociale (COM(2008)371), presentata il 19 giugno 2008,
Il documento identifica alcuni punti condivisi e gli aspetti su cui sussistono invece posizioni differenziate.
Tutti i soggetti interessati (autorità regionali, associazioni regionali e locali, le parti economiche e sociali, organizzazioni della società civile, università e istituti di ricerca nonché alcuni cittadini) concordano:
sull’importanza della politica di coesione nella costruzione dell'UE. Analogamente, è respinto quasi all'unanimità ogni tentativo di rinazionalizzare la politica di coesione;
sulla identificazione della principale finalità della politica di coesione nella riduzione del divario socioeconomico tra i livelli di sviluppo delle varie regioni europee. Le regioni in ritardo di sviluppo devono quindi restare al centro di questa politica.
Anche in merito ai contenuti della politica di coesione, sembra profilarsi un consenso unanime sui seguenti temi trasversali:
la competitività è al centro della politica di coesione. Un sostegno netto è espresso a favore dell'obbligo di "destinare" una quota significativa delle risorse finanziarie agli investimenti chiave connessi alla strategia rinnovata per la crescita e l'occupazione: ricerca, innovazione, innalzamento delle competenze per la promozione dell'economia della conoscenza, sviluppo del capitale umano attraverso l'istruzione e la formazione, l'adattabilità, sostegno alle attività imprenditoriali (soprattutto alle piccole e medie imprese), rafforzamento delle capacità imprenditoriali e sviluppo di una cultura d'impresa;
la politica di coesione dovrebbe contribuire alla dimensione sociale dell'Europa migliorando le prospettive occupazionali delle categorie più vulnerabili, come i giovani, gli anziani, i disabili, gli immigrati e le minoranze, nonché concorrendo alla creazione di posti di lavoro di qualità, alla promozione dell'innovazione, al sostegno allo sviluppo delle zone rurali e alla prestazione di una serie di servizi di interesse generale;
lo sviluppo sostenibile. La politica di coesione dovrebbe contribuire anche alla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra mediante politiche intese ad una maggiore efficienza energetica e allo sviluppo delle energie rinnovabili.
Una maggioranza dei partecipanti alla consultazione ha espresso, invece, secondo la Commissione indicazioni convergenti in merito ad altri profili:
l’esigenza di chiarire la ripartizione delle competenze tra i vari livelli istituzionali (Commissione, Stati membri, regioni e altri soggetti). Molte parti interessate, soprattutto a livello regionale e locale, gradirebbero un maggiore decentramento delle competenze e sottolineano l'importanza che l'attuazione avvenga a livello locale, soprattutto per quanto riguarda il Fondo sociale europeo (FSE);
l’invito alla Commissione a ridurre l’eccesso di obblighi burocratici e in materia di auditing che l'attuazione della politica di coesione comporta, semplificando le procedure vigenti, almeno per i programmi di minore dimensione economica;
un maggiore coordinamento tra i Fondi comunitari (Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo sociale europeo e Fondo di coesione), ipotizzando anche una loro fusione in un unico fondo;
un maggiore coordinamento tra la politica di coesione, le altre politiche comunitarie e le politiche nazionali, che dovrebbero tener maggiormente conto degli aspetti regionali. Molti soggetti interessati ritengono importante elaborare strategie coerenti e integrate, soprattutto tra la coesione e lo sviluppo rurale;
il rafforzamentocon specifico riferimento al coordinamento con le politiche nazionali, del principio di addizionalità[18];
l’opportunità che la politica di coesione si ispiri agli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione e ai programmi nazionali di riforma.
Il 21 febbraio 2008 il PE ha approvato una risoluzione sulla quarta relazione sulla coesione economica e sociale[19], nella quale, con riferimento al futuro della politica di coesione sottolinea, tra l’altro, che:
si dovrebbe procedere regolarmente ad analisi dei costi e delle implicazioni di politica strutturale degli eventuali futuri allargamenti prima che abbiano inizio i negoziati di qualsiasi nuova adesione;
il mantenimento della politica di coesione dopo il 2013 costituisce una risposta indispensabile alle nuove sfide quali il cambiamento demografico, la concentrazione urbana, le ondate migratorie, l'adeguamento alla globalizzazione, il mutamento climatico, l'approvvigionamento energetico e il lento processo di ripresa delle aree rurali; reputa che la politica di coesione dovrebbe restare una politica comunitaria a norma del Trattato e del principio di solidarietà e respinge pertanto qualsiasi tentativo di rinazionalizzazione di tale politica;
è opportuno che siano destinate sufficienti risorse finanziarie alla politica di coesione a livello comunitario.
L’11 febbraio 2009 si è svolto a Bruxelles un incontro inter-parlamentare sul futuro della politica di coesione dopo il 2013, organizzato dalla Commissione per lo sviluppo regionale del Parlamento europeo, hanno partecipato i rappresentanti di 18 Parlamenti nazionali.[20] Per l'Italia sono intervenuti l'On. Gaspare Giudice (Vice Presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati) e il Sen. Luigi Lusi (Vice-Presidente della Commissione Bilancio del Senato). La discussione si e' incentrata su cinque aspetti principali:
obiettivi generali della politica di coesione;
sinergia e coordinamento delle politica di coesione con le politiche nazionali e con le altre politiche comunitarie;
miglioramento della governance e del sistema di partenariato (UE-Stati nazionali, pubblico-privato);
approfondimento del concetto di coesione territoriale e della cooperazione transfrontaliera;
semplificazione delle procedure amministrative.
Riguardo al primo punto (obiettivi generali della politica di coesione), dal dibattito è emerso un sostanziale consenso sui seguenti elementi:
la politica di coesione deve continuare a fondarsi su un principio di solidarietà, e pertanto deve beneficiare in primo luogo le regioni in ritardo di sviluppo. Di conseguenza, è da respingere qualsiasi tentativo di rinazionalizzazione delle politiche di coesione
lo scopo principale della politica di coesione deve rimanere la riduzione delle disparità regionali, con particolare attenzione al settore dell'occupazione, della ricerca e dello sviluppo tecnologico. Tuttavia, si pongono all'attenzione una serie di nuove sfide sovranazionali: il cambiamento demografico e il suo impatto sui fenomeni di spopolamento delle campagne e correlata urbanizzazione; la sicurezza dell'approvvigionamento energetico; i fenomeni migratori; il cambiamento climatico; la concorrenza dei Paesi emergenti;
la politica di coesione deve integrarsi, in modo complementare e non sostitutivo, con la Strategia di Lisbona per l'occupazione e la Strategia di Goteborg per lo sviluppo sostenibile. In altri termini, i tre settori di intervento devono concorrere allo stesso obiettivo di promuovere la prosperità economica dell'UE, mantenendo tuttavia nettamente distinti gli strumenti finanziari di cui si avvalgono;
le regioni che godono di regimi di sostegno transitorio (phasing out e phasing in) devono continuare a beneficiare di tale supporto fino al superamento definitivo delle disparità regionali.
La quasi totalità delle delegazioni intervenute ha inoltre concordato sull’esigenza di assicurare sinergia e coordinamento tra la politica di coesione e le altre politiche europee e nazionali. In particolare, si è convenuto che;
va rafforzato il coordinamento della politica di coesione con altre politiche comunitarie che hanno un impatto territoriale (in particolare, la politica dei trasporti, l'ambiente, la pesca, l'energia e la ricerca), mantenendo distinte le dotazioni finanziarie; è altresì essenziale, secondo il giudizio della maggior parte degli intervenuti, rivedere il rapporto tra politica di coesione e strategia di sviluppo rurale, rendendolo maggiormente sinergico;
le risorse economiche devono essere concentrate su obiettivi concreti e su settori strategici, sia a livello comunitario sia a livello nazionale. A tal fine, è auspicabile un consolidamento della collaborazione tra le autorità degli Stati membri e quelli dell'UE responsabili della implementazione dei progetti finanziati dalla politica di coesione;
Relativamente al miglioramento della governance della politica di coesione e del partenariato , la maggior parte degli intervenuti ha sottolineato che:
è auspicabile individuare nuove strategie per un maggior coinvolgimento del settore privato; inoltre, sarebbe opportuno sviluppare ulteriormente nuovi strumenti finanziari a beneficio, in particolare, delle piccole e medie imprese;
le autorità degli Stati membri dovrebbero incrementare il ricorso ai nuovi strumenti finanziari messi a disposizione dalla Banca europea per gli investimenti.
In tema di coesione territoriale e cooperazione transfrontaliera, è emerso un ampio consenso sui seguenti elementi:
la coesione territoriale costituisce uno dei tre pilastri, insieme alla coesione sociale ed economica, della politica regionale comunitaria;
nella elaborazione della politica di coesione dopo il 2013 bisognerà intensificare la cooperazione transfrontaliera;
Con riferimento alla semplificazione e all'efficienza amministrativa, nel corso del dibattito è stato sottolineato che:
la semplificazione del quadro normativo è essenziale per garantire procedure agili e flessibili nella erogazione dei finanziamenti. In particolare, viene auspicata - ove possibile - una armonizzazione delle regole che disciplinano i diversi Fondi strutturali;
sarebbe necessario assicurare efficacia e, nel contempo, trasparenza nella utilizzazione dei fondi.
la revisione in corso dei regolamenti sui fondi strutturali, dovuta alla crisi economica, costituisce un primo passo nella direzione della semplificazione, analogamente al gruppo di lavoro ad hoc creato dalla Commissione europea a cui partecipano anche rappresentanti degli Stati membri.
L'On. Giudice, nel corso del suo intervento, dopo aver ricordato che la politica di coesione è uno dei valori cardine della costruzione europea in quanto espressione della solidarietà tra gli Stati membri e fattore imprescindibile per uno sviluppo equilibrato delle regioni europee, ha sottolineato che essa deve rimane una priorità tra le politiche di spesa dell’UE post 2013, evitandone una totale rinazionalizzazione. A suo avviso, devono inoltre restare fermi alcuni presupposti fondamentali:
il riferimento territoriale deve continuare ad essere quello regionale;
la coesione deve rimanere una politica di sostegno all’occupazione e allo sviluppo delle aree in ritardo, evitando la tentazione di “lisbonizzarla” ovvero di forzarne le finalità per il perseguimento di altri obiettivi, per i quali si dovrà ricorrere ad latri strumenti politici e finanziari;
la politica di coesione deve continuare ad avvalersi di risorse quanto meno non inferiori a quelle previste nel quadro finanziario vigente;
occorre aumentare in misura significativa le risorse aggiuntive distribuite in base ai meccanismi premiali attualmente previsti;
è necessario che l’UE orienti ciascuno Stato membro a concentrare le risorse su un nucleo ristretto di obiettivi e settori ad alto valore aggiunto, in grado di produrre effetti positivi per la crescita delle aree in ritardo, segnatamente le infrastrutture;
occorre semplificare le procedure e i metodi di programmazione e gestione, pur garantendo il rigore dei meccanismi di spesa e di controllo.
Al termine della riunione, il Presidente della Commissione per lo sviluppo regionale del Parlamento europeo, Mr. Gerardo Galeote (PPE-ED), ha enucleato alcune conclusioni:
il dibattito sul futuro della politica di coesione dopo il 2013 deve inquadrarsi nella più ampia discussione sulla revisione della politica di bilancio dell'UE, a riguardo della quale si attende una proposta della Commissione europea entro giugno 2009;
è essenziale valutare l'efficacia e l'efficienza degli attuali strumenti di attuazione della politica di coesione, al fine di individuare le nuove priorità sulla base delle esigenze di ciascuna regione;
allo scopo di effettuare una disamina accurata, fermo restando la centralita' del PIL come indicatore principale per stabilire le disparita' regionali, e' opportuno individuare da subito nuovi parametri di valutazione, di carattere economico, sociale ed ambientale.
Nell’ambito delle prospettive finanziarie relative al periodo 2007-2013, sono destinati alla politica di coesione stanziamenti pari al 35,7% del totale del bilancio europeo (347,414 miliardi di euro, vedi tabella, rubrica 1b).
ACCORDO FINALE SULLE PROSPETTIVE FINANZIARIE 2007-2013 |
|
Rubrica |
Stanziamenti in miliardi di euro |
Rubrica 1A: competitività per la crescita e l'occupazione |
85,587 |
Rubrica 1B: coesione per la crescita |
347,414 |
Rubrica 2: conservazione e gestione delle risorse naturali (comprese le spese agricole). |
416,525 |
Rubrica 3A: libertà, sicurezza e giustizia. |
7,554 |
Rubrica 3B: cittadinanza |
4,667 |
Rubrica 4: l'UE come partner mondiale |
55,935 |
Rubrica 5: amministrazione |
56,225 |
Rubrica 6: compensazioni |
0,862 |
Totale |
974,769 |
Percentuale in rapporto al Reddito Nazionale Lordo |
1,03% |
In termini di obiettivi, i fondi sono ripartiti con la seguente proporzione:
283,73 miliardi di euro, pari all’81,54% del totale, per l'obiettivo "Convergenza"[21];
54,96 miliardi di euro, pari al 15,95% del totale, per l'obiettivo "Competitività e Occupazione"[22];
8,72 miliardi di euro, pari al 2,52% del totale, per l’obiettivo "Cooperazione territoriale"[23];.
La Commissione fissa annualmente una ripartizione indicativa per Stato membro in funzione dei seguenti criteri: popolazione ammissibile, grado di prosperità nazionale e regionale, tasso di disoccupazione.
Al fine di evitare bruschi cambiamenti fra i due periodi di programmazione (2000-2006 e 2007-2013) sono previsti regimi di sostegno transitorio a favore delle regioni che prima dell’allargamento fruivano di cospicui aiuti.
Nell’ambito dell’Obiettivo Convergenza è previsto un regime transitorio decrescente (phasing-out), concesso alle regioni che sarebbero state ammissibili ai sensi dell’obiettivo Convergenza se la soglia fosse rimasta al 75% del PIL medio dell'UE a Quindici e non a Ventisette[24]. Analogamente, nell’ambito dell’Obiettivo Competitività vige un sostegno transitorio decrescente (phasing-in) per le regioni coperte dal precedente Obiettivo 1 con un PIL superiore al 75% della media dell'UE a Quindici.
Nelle tabelle riportate di seguito, elaborate dai servizi della Commissione europea, è illustrata la ripartizione degli stanziamenti complessivi, rispettivamente per Stato membro e obiettivo e per Stato membro e anno:
RIPARTIZIONE PER OBIETTIVI E STATI MEMBRI
|
Obiettivo convergenza |
Obiettivo competitività e occupazione |
Cooperazione territoriale |
totale |
|||
|
Fondo di coesione |
Convergenza |
Phasing out |
Phasing in |
Competitività regionale e occupazione |
||
Austria |
|
|
177 |
|
1.027 |
257 |
1.461 |
Belgio |
|
|
638 |
|
1.425 |
194 |
2.258 |
Bulgaria |
2.283 |
4.391 |
|
|
419 |
389 |
26.692 |
Cipro |
213 |
|
|
399 |
|
28 |
640 |
Danimarca |
|
|
|
|
510 |
103 |
613 |
Estonia |
1.152 |
2.252 |
|
|
|
52 |
3.456 |
Finlandia |
|
|
|
545 |
1.051 |
120 |
1.716 |
Francia |
|
3.191 |
|
|
10.257 |
872 |
14.319 |
Germania |
|
11.864 |
4.215 |
|
9.409 |
851 |
26.340 |
Grecia |
3.697 |
9.420 |
6.458 |
635 |
|
210 |
20.420 |
Irlanda |
|
|
|
458 |
293 |
151 |
901 |
Italia |
|
21.211 |
430 |
972 |
5.353 |
846 |
28.812 |
Lettonia |
1.540 |
2.991 |
|
|
|
90 |
4.620 |
Lituania |
2.305 |
4.470 |
|
|
|
109 |
6.885 |
Lussemburgo |
|
|
|
|
50 |
15 |
65 |
Malta |
284 |
556 |
|
|
|
15 |
855 |
Paesi Bassi |
|
|
|
|
1.660 |
247 |
1.907 |
Polonia |
22.176 |
44.377 |
|
|
|
731 |
67.284 |
Portogallo |
3.060 |
17.133 |
280 |
448 |
490 |
99 |
21.511 |
Regno Unito |
|
2.738 |
174 |
965 |
6.014 |
722 |
10.613 |
Repubblica ceca |
8.819 |
17.064 |
|
|
419 |
389 |
26.692 |
Romania |
6.552 |
12.661 |
|
|
|
455 |
19.668 |
Slovacchia |
3.899 |
7.013 |
|
|
449 |
227 |
11.558 |
Slovenia |
1.412 |
2.689 |
|
|
|
104 |
4.205 |
Spagna |
3.543 |
21.054 |
1.583 |
4.955 |
3.522 |
559 |
35.217 |
Svezia |
|
|
|
|
1.626 |
265 |
1.891 |
Ungheria |
8.642 |
14.248 |
|
2.031 |
|
386 |
25.307 |
Interregionale |
|
|
|
|
|
455 |
455 |
Assistenza tecnica |
|
|
|
|
|
|
868 |
totale |
69.578 |
199.322 |
13.955 |
11.409 |
43.556 |
8.723 |
347410 |
Politiche di coesione 2007-2013: stanziamenti per anno
|
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
Austria |
201.773.292 |
203.999.556 |
206.307.685 |
208.701.529 |
211.108.607 |
213.450.462 |
215.801.550 |
Belgio |
366.756.008 |
353.108.905 |
338.863.166 |
324.002.185 |
308.411.217 |
291.967.309 |
274.742.281 |
Bulgaria |
514.438.665 |
737.395.668 |
991.807.428 |
1.044.073.825 |
1.116.078.360 |
1.188.427.402 |
1.260.634.073 |
Cipro |
167.460.708 |
139.211.882 |
109.772.622 |
79.106.741 |
47.170.317 |
48.127.525 |
49.104.156 |
Danimarca |
82.161.566 |
83.852.733 |
85.627.577 |
87.489.747 |
89.392.151 |
91.283.768 |
93.215.294 |
Estonia |
376.530.807 |
409.974.514 |
446.440.649 |
486.201.728 |
530.028.620 |
577.833.150 |
628.833.031 |
Finlandia |
263.006.045 |
257.565.814 |
251.850.073 |
245.850.925 |
239.511.072 |
232.769.086 |
225.661.616 |
Francia |
1.922.675.353 |
1.961.674.885 |
2.002.022.276 |
2.043.766.980 |
2.086.380.661 |
2.129.290.347 |
2.173.081.869 |
Germania |
3.664.753.567 |
3.696.945.314 |
3.729.709.000 |
3.763.069.632 |
3.796.272.804 |
3.828.502.786 |
3.860.503.462 |
Grecia |
3.085.468.135 |
3.027.319.247 |
2.965.710.146 |
2.900.527.687 |
2.831.551.640 |
2.814.192.926 |
2.795.007.243 |
Irlanda |
211.627.916 |
180.726.400 |
148.539.883 |
115.030.041 |
80.120.385 |
81.798.584 |
83.511.860 |
Italia |
4.003.583.379 |
4.035.089.698 |
4.066.774.676 |
4.098.643.256 |
4.130.159.869 |
4.202.150.122 |
4.275.367.920 |
Lettonia |
508.251.652 |
554.225.772 |
603.897.967 |
655.705.280 |
709.399.722 |
765.395.661 |
823.567.165 |
Lituania |
767.739.913 |
833.413.967 |
902.450.438 |
975.204.912 |
1.052.169.488 |
1.134.996.617 |
1.219.008.746 |
Lussemburgo |
8.756.085 |
8.935.186 |
9.122.005 |
9.316.863 |
9.515.866 |
9.714.797 |
9.917.880 |
Malta |
114.475.489 |
117.159.483 |
119.794.709 |
122.608.369 |
125.071.775 |
127.157.676 |
129.091.993 |
Paesi Bassi |
255.620.372 |
260.876.756 |
266.388.003 |
272.165.145 |
278.066.817 |
283.939.844 |
289.936.565 |
Polonia |
8.129.584.408 |
8.664.528.631 |
9.213.686.770 |
9.441.366.926 |
10.023.359.218 |
10.605.029.586 |
11.206.694.227 |
Portogallo |
2.971.583.274 |
3.005.027.735 |
3.038.715.640 |
3.072.645.240 |
3.106.716.534 |
3.140.821.551 |
3.175.048.081 |
Regno Unito |
1.616.477.615 |
1.575.843.140 |
1.533.475.408 |
1.489.332.118 |
1.442.809.705 |
1.465.894.632 |
1.489.325.826 |
Repubblica ceca |
3.319.589.895 |
3.479.810.479 |
3.640.861.285 |
3.809.477.285 |
3.978.225.539 |
4.146.329.123 |
4.317.361.985 |
Romania |
1.335.023.856 |
1.915.639.995 |
2.576.314.547 |
3.092.046.613 |
3.330.472.625 |
3.580.270.525 |
3.837.878.891 |
Slovacchia |
1.299.788.507 |
1.407.175.683 |
1.526.146.266 |
1.662.255.913 |
1.785.126.023 |
1.906.825.787 |
2.000.586.316 |
Slovenia |
554.581.636 |
569.325.544 |
584.455.520 |
599.981.475 |
615.894.683 |
632.185.174 |
648.880.924 |
Spagna |
6.295.188.221 |
5.754.627.341 |
5.190.294.720 |
4.713.797.783 |
4.445.327.645 |
4.421.932.299 |
4.395.823.005 |
Svezia |
253.908.702 |
259.066.457 |
264.410.131 |
269.946.722 |
275.599.013 |
281.283.274 |
287.084.668 |
Ungheria |
3.035.954.279 |
3.229.332.901 |
3.437.663.559 |
3.625.536.814 |
3.784.266.354 |
3.990.564.601 |
4.204.078.399h |
Interregionale |
46.390.403 |
49.483.076 |
54.889.060 |
62.743.816 |
70.890.806 |
76.995.260 |
83.315.535 |
Assistenza tecnica |
113.408.759 |
117.459.544 |
122.200.980 |
122.888.158 |
126.925.914 |
130.992.625 |
134.822.683 |
totale |
45.486.558.504 |
46.888.796.307 |
48.427.192.190 |
49.393.483.709 |
50.626.023.430 |
52.400.122.497 |
54.187.887.246 |
Dalla metà degli anni ’90 i Governi che si sono succeduti alla guida del Paese si sono mossi nella direzione di una piena attuazione degli indirizzi comunitari in materia di apertura del mercato interno dell’energia elettrica e del gas, nella consapevolezza che una effettiva politica energetica comunitaria possa realizzarsi appieno solo in un contesto di regole armonizzate e, soprattutto, di eliminazione delle asimmetrie nei processi di apertura dei singoli mercati nazionali.
A partire dalla fine degli anni Novanta, con l'adozione dei decreti legislativi di recepimento delle direttive comunitarie sull'energia elettrica e il gas (d.lgs n. 79/1999 per il settore elettrico e d.lgs n. 164/2000 per il gas), sono state poste le basi per la progressiva apertura dei mercati energetici. In particolare, con l’obiettivo di fondo di ridurre i differenziali di prezzo rispetto agli altri Paesi europei, i provvedimenti erano volti a promuovere il superamento, quand’anche con modalità e tempi tali da assicurare la necessaria gradualità dei processi, delle situazioni di monopolio pubblico che caratterizzavano gli assetti dei mercati energetici in Italia.
Per quanto riguarda il settore elettrico sono state, innanzitutto, sostanzialmente liberalizzate le attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia. Successivamente è stata avviata la ristrutturazione dell’ENEL, con la separazione della proprietà della rete nazionale dalla sua gestione e l’affidamento dell’attività di trasmissione e dispacciamento a un ente di gestione di diritto pubblico chiamato ad operare secondo principi di neutralità e imparzialità. Quanto alla posizione dominante dell’operatore pubblico, a fronte dell’introduzione del divieto di controllo di più del 50% della capacità complessiva di importazione e produzione nazionale, l’ENEL è stata chiamata a cedere, entro il 1° gennaio 2003, almeno 15.000 Kw della propria capacità.
Per quanto concerne il settore del gas, gli interventi più significativi hanno riguardato la sostanziale liberalizzazione delle attività di importazione, esportazione, trasporto e vendita, nonché l’introduzione del principio dell’affidamento soltanto mediante gara, e per periodi limitati, dei servizi di distribuzione del gas a livello locale. Come per il settore elettrico, inoltre, è stata prevista la progressiva apertura del mercato e il ridimensionamento dell’operatore dominante (con la progressiva riduzione dei limiti di vendita e immissione nella rete al di sopra dei quali si configura l’abuso di posizione dominante).
Il processo di liberalizzazione ha subito un significativo impulso grazie a vari interventi legislativi, rivolti essenzialmente ad assicurare un assetto concorrenziale del mercato dell'energia, adottati nel corso della XIV legislatura (maggio 2001 – aprile 2006). Il suo completamento ha, in particolare, costituito - insieme alla definizione delle competenze di Stato e Regioni in materia energetica - uno dei principali obiettivi della legge di riordino del settore (L. 239/2004), che ha confermato il processo di liberalizzazione delle attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia ai clienti finali, nel rispetto degli obblighi di servizio pubblico derivanti dalla normativa comunitaria e dalla legislazione vigente. La concessione delle attività di trasporto e di dispacciamento, con l'obbligo di connessione di terzi secondo criteri di trasparenza ed imparzialità, dapprima affidata al Gestore della rete di trasmissione nazionale (GRTN), è stata successivamente trasferita alla società Terna Spa, proprietaria della rete di trasporto nazionale (per effetto del DPCM 11 maggio 2004), con la previsione della riduzione da parte di ENEL della propria partecipazione in detta società ad una quota non superiore al 20%.
L’attività di distribuzione continua ad essere svolta dalle imprese distributrici titolari di concessioni, rilasciate dal Ministero delle attività produttive (ora dello sviluppo economico) nel maggio 2001, ed aventi scadenza il 31 dicembre 2030.
All’interno di questo sistema allo Stato sono rimasti affidati i compiti di assumere le determinazioni inerenti l’importazione e l’esportazione dell’energia, di definire il quadro settoriale di programmazione (anche con riferimento alla ricerca scientifica), di definire i principi per il coordinato utilizzo delle risorse finanziarie regionali, nazionali e dell’Unione europea. Sono inoltre rimasti di competenza dello Stato i compiti relativi all’adozione di misure finalizzate a garantire l’effettiva concorrenzialità del mercato dell’energia elettrica, alla definizione dei criteri generali per le nuove concessioni di distribuzione dell’energia elettrica e per l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio degli impianti di generazione di energia elettrica termica superiore ai 300 MW.
Nel corso dell’iter di approvazione della legge di riordino del settore energetico, il quadro comunitario di riferimento del settore si è andato innovando con le direttive 2003/54/CE e 2003/55/CE, che hanno previsto, a partire dal 1º luglio 2004, la libera scelta dei fornitori per tutte le compagnie e, a partire dal 1º luglio 2007, l’estensione della disposizione ai consumatori privati.
Nell’aprile del 2004 si è aperta una nuova fase del processo di liberalizzazione con l’avvio del mercato elettrico (IPEX - Italian Power Exchange), luogo virtuale in cui ogni giorno produttori e acquirenti si incontrano per vendere e comprare energia e affidato al Gestore del Mercato (GME), creato in risposta alle esigenze di stimolare la concorrenza nelle attività di produzione e vendita e di favorire la massima efficienza nella gestione del dispacciamento dell'energia elettrica.
Lo stato di avanzamento dei processi di liberalizzazione nei due principali mercati energetici del nostro paese (elettricità e gas) è stato oggetto nel 2005 di due indagini conoscitive svolte congiuntamentedall’Autorità per la concorrenza e il mercato (Antitrust) e dall’Autorità per l’energia elettrica ed il gas, che hanno evidenziato il permanere di una serie di criticità strutturali del mercato, legate al peso dell’operatore principale, nonché alla composizione del parco di generazione e al forte ricorso alle importazioni che riducono la competitività del nostro Paese.
Con riferimento al processo di liberalizzazione del settore del gas, nel documento conclusivo dell’istruttoria conoscitiva si rileva come il nostro Paese, nonostante una legislazione tra le più avanzate in Europa, sia ancora caratterizzato da insufficienti livelli di concorrenza, e da prezzi superiori a quelli dei principali mercati europei. Per quanto riguarda le maggiori criticità ancora persistenti sotto il profilo concorrenziale nella varie fasi della filiera del gas la causa principale del fenomeno è stata individuata nella persistente posizione dominante di ENI, esercitata direttamente o attraverso le società controllate, in tutte le fasi della filiera del gas.
Il dibattito degli anni recenti sull’assetto dei mercati del gas si è concentrato, in ambito sia nazionale che europeo, sull'opportunità di prevedere un obbligo di separazione proprietaria tra il gestore della rete, i produttori e i distributori.
Se per quanto riguarda il mercato elettrico si è addivenuti a una effettiva forma di separazione proprietaria (con la creazione di Terna S.p.a., partecipata da ENEL Spa nella misura del 5%), la questione è rimasta invece aperta per il settore del gas naturale.
In relazione allo sviluppo concorrenziale del mercato del gas naturale, con particolare riferimento alla terzietà della gestione della rete nazionale dei gasdotti e del sistema degli stoccaggi, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha presentato, in data 27 gennaio 2005, una segnalazione al Parlamento e al Governo contenente proposte per lo sviluppo concorrenziale del mercato del gas che si basano sulle conclusioni della istruttoria conoscitiva sopra citata.
Riprendendo sostanzialmente tali conclusioni, l’Autorità sottolinea che l’esperienza dei primi cinque anni di liberalizzazione abbia mostrato come la separazione societaria sia uno strumento insufficiente per il raggiungimento dell’obiettivo della piena neutralità delle attività di rete e di stoccaggio rispetto a quelle di approvvigionamento e vendita su mercati potenzialmente concorrenziali.
L’uscita di Eni dal capitale di Snam Rete Gas viene pertanto considerato come un passo necessario per garantire la neutralità dell’operatore di rete, ma non sufficiente a garantire la pluralità degli operatori e il conseguente impulso allo sviluppo di flussi di gas non “controllati” dall’Eni medesimo per l’approvvigionamento del Paese.
Con riferimento al settore dell’elettricità nel documento conclusivo dell’indagine si rileva come, nonostante gli interventi attuati a partire dal 1999 la concorrenza stenti a realizzarsi e i prezzi italiani per l’elettricità continuino a essere tra i più elevati d’Europa, anche tenendo conto dell’assenza di una produzione nazionale di fonte nucleare.
Tra le cause che spiegano l’elevato costo dell’energia elettrica sono stati evidenziati anche ostacoli alla concorrenza derivanti dall’attuale struttura di mercato che vede la produzione nazionale di elettricità ancora fortemente concentrata nelle mani dell’ex monopolista ENEL. L’indagine ha evidenziato, altresì, come nonostante una quota di importazioni relativamente elevata, gli ancora scarsi investimenti d’interconnessione, sia con l’estero sia tra aree all’interno del territorio nazionale, non conducono all’auspicabile allargamento delle dimensioni geografiche dei mercati, contribuendo al mantenimento e al consolidamento, a svantaggio dei consumatori, del potere di mercato delle imprese.
Il perdurare di problemi strutturali del settore legati alla composizione del parco di generazione e al forte ricorso alle importazioni che riducono la competitività del nostro paese è stato denunciato dall’Antitrust anche in una memoria presentata il 18 marzo 2005 per l’audizione informale presso la Commissione attività produttive della Camera dei deputati sulla possibile evoluzione del mercato energetico italiano. In tale occasione, peraltro, l’Autorità ha posto l’accento sull’adozione di misure (come la definizione delle regole per l’unificazione della proprietà e della gestione della rete di trasmissione con il DPCM 11 Maggio 2004 e l’avvio della borsa elettrica nell’aprile 2004) grazie alle quali il settore elettrico italiano ha compiuto un passo fondamentale nel processo di liberalizzazione del mercato.
Per quanto concerne il settore elettrico, il processo di liberalizzazione avviato a partire dalla fine degli anni ’90 è stato sostanzialmente completato con il recepimento della direttiva 2003/54/CE, con il DL 18 giugno 2007, n. 73 che ha consentito anche ai clienti domestici (a decorrere dal 1° luglio 2007) di scegliere liberamente il proprio fornitore.
Con il decreto sono state introdotte regole di trasparenza per l’avvio del mercato per i clienti domesticiche contemplano l’obbligo di separazione societaria tra attività di vendita ed attività di distribuzione di energia elettrica, nonché la separazione funzionale tra la gestione delle infrastrutture dei sistemi elettrico e del gas naturale ed il resto delle attività, estesa anche all’attività di stoccaggio del gas.
L’intervento legislativo è stato accompagnato dalla definizione, da parte dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, di nuove tariffe elettriche, che al fine di tutelare le fasce deboli è stata completata con la revisione (ad opera del DM 28 dicembre 2007) della disciplina sulla c.d. “tariffa sociale”.
Maggiori difficoltà nel processo di liberalizzazione del mercato hanno contraddistinto, invece, il settore del gas naturale.
In particolare, l'obbligo di cessione, entro il 1° luglio 2007, delle quote superiori al 20 per cento del capitale delle società che sono proprietarie e che gestiscono reti nazionali di trasporto del gas naturale controllate, direttamente o indirettamente, dallo Stato (già previsto dall’art. 1-ter, comma 4, del decreto-legge 29 agosto 2003, n. 239), è stato oggetto di varie proroghe, fino a quando la legge finanziaria per il 2007 (art. 1, comma 905, della legge n. 296 del 2006) ha demandato ad un successivo DPCM (senza peraltro indicarne il termine di adozione) la definizione delle modalità di attuazione del suddetto obbligo di cessione, differendone ulteriormente il termine a due anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del DPCM medesimo (DPCM che non è stato fin qui adottato, con la conseguenza che il termine entro il quale Eni Spa è chiamata a dismettere, fino al limite del 20%, la propria partecipazione azionaria in Snam Rete Gas Spa non risulta determinabile in termini certi).
Altri interventi da segnalare sono:
§ la semplificazione delle procedure autorizzatorie per la costruzione e l’esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto. In particolare, la vigente disciplina autorizzatoria speciale applicabile all'installazione di rigassificatori all'interno dei siti industriali è stata estesa anche alle ipotesi di costruzione e esercizio di terminali di rigassificazione situati al di fuori di siti industriali. Sono state poi introdotte disposizioni specifiche per i casi in cui gli impianti soggetti alla predetta procedura autorizzativa siano ubicati in area portuale o ad essa contigua, sancendo la possibilità di rilasciare il giudizio di compatibilità ambientale anche in assenza del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici e prevedendo che l’autorizzazione costituisce variante anche del piano regolatore portuale (decreto-legge n. 159 del 2007);
§ l’introduzione di misure volte ad aumentare gli scambi sul mercato nazionale del gas, in base alle quali le quote di gas naturale prodotto dai giacimenti italiani che oggi le imprese produttrici versano allo Stato in controvalore (royalties), dovranno essere cedute dai titolari delle concessioni ad altri operatori presso l’esistente mercato regolamentato delle capacità e del gas (c.d. borsa del gas, già funzionante sul sito web di Snam Rete Gas) (DL 7/07, art. 11);
§ l’introduzione di nuove norme nel settore della distribuzione del gas, al fine di incentivare operazione di aggregazione tra gli operatori. In particolare, è stata definita la procedura con cui dovranno essere determinati gli ambiti territoriali minimi per lo svolgimento delle gare per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas, secondo l'identificazione di bacini ottimali di utenza, in base a criteri di efficienza e riduzione dei costi.La gara per l’affidamento del servizio di distribuzione di gas deve essere bandita per ciascun bacino ottimale di utenza entro due anni dall’individuazione del relativo ambito territoriale, che deve avvenire entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto (1° dicembre 2008).A decorrere dal 1° gennaio 2008, i comuni interessati dalle nuove gare possono incrementare il canone delle concessioni di distribuzione, solo ove minore e fino al nuovo affidamento, fino al 10 per cento del vincolo sui ricavi di distribuzione destinando prioritariamente le risorse aggiuntive all’attivazione di meccanismi di tutela relativi ai costi dei consumi di gas da parte delle fasce deboli di utenti;
§ l’introduzione della «Strategia energetica nazionale»[25] come strumento di indirizzo e programmazione a carattere generale della politica energetica nazionale, cui pervenire a seguito di una Conferenza nazionale dell’energia e dell’ambiente, contemplando anche la possibilità di realizzare sul territorio nazionale impianti di produzione di energia nucleare. Il piano energetico, lungo le tre direttrici della diversificazione, nuove infrastrutture ed efficienza energetica, ha lo scopo di indicare lepriorità per il breve ed il lungo periodo, recando la determinazione delle misure necessarie per conseguire, anche attraverso meccanismi di mercato, i su menzionati obiettivi;
§ la previsione della possibilità di sfruttamento dei giacimenti di gas naturale dell’Alto Adriatico, a condizione che si accerti la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste[26];
La promozione delle energie rinnovabili - energia eolica, solare (termica e fotovoltaica), idraulica, mareomotrice, geotermica e da biomassa - costituisce da tempo uno degli obiettivi principali della politica dell’Unione europea nel settore energetico, in quanto dallo sviluppo del settore delle energie alternative può derivare non solo un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto, ma anche una riduzione della dipendenza dell’Unione europea (UE) dalle importazioni di combustibili fossili (in particolare gas e petrolio).
L’Unione Europea ha recentemente varato una serie di provvedimenti che fissano in modo vincolante il percorso che si intende intraprendere, da qui al 2020, per contrastare gli effetti sul clima dell’attuale livello di consumo energetico:
§ il 20% dell’energia primaria dovrà essere prodotta con fonti rinnovabili;
§ le emissioni in atmosfera dovranno essere ridotte di un ulteriore 20%;
§ 20% di risparmio energetico, da ottenere soprattutto attraverso un ampio recupero di efficienza energetica.
Nel pacchetto di misure approvato dall’UE il 23 gennaio 2008 rientra anche una proposta di direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili (riguardante in particolare i settori dell’elettricità, del riscaldamento-raffreddamento e dei trasporti), con la quale si intende fissare obiettivi giuridicamente vincolanti per ciascuno Stato membro, tali da incrementare l’attuale quota complessiva di energie rinnovabili sul consumo energetico finale della UE, pari all’8,5%, fino al 20% nel 2020. Per l’Italia l’incremento finale, entro il 2020, dovrà essere non inferiore al 17%[27].
Il 17 dicembre 2008, il Parlamento europeo ha approvato, dopo undici mesi di lavoro legislativo, il pacchetto cambiamenti climatici compresa la direttiva sulle fonti rinnovabili che fissa obiettivi nazionali obbligatori per la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo energetico (confermata al 17% per l’Italia) e fissa al 10% la quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti stabilendo i criteri di sostenibilità ambientale per i biocarburanti.
Al più tardi nel 2014, la Commissione dovrà presentare una relazione che valuti i livelli minimi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ottenuti grazie al ricorso alle fonti rinnovabili, tenendo conto di un'analisi d'impatto che consideri anche gli sviluppi tecnologici, la disponibilità di tecnologie e di biocarburanti di prima e seconda generazione che abbiano un elevato livello di riduzione dei gas. La Commissione potrà eventualmente presentare delle proposte volte modificare questi livelli, tuttavia il riesame delle misure nel 2014 non dovrà intaccare gli obiettivi generali.
Attualmente il principale riferimento normativo comunitario nell’ambito delle fonti rinnovabili è costituito dalla direttiva 2001/77/CE, recepita nell’ordinamento interno con il decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387, con il quale è stato ulteriormente innalzato l’obbligo di immettere nella rete nazionale una quota di energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili (cfr. infra) e sono state definite nuove regole di riferimento per la promozione delle fonti medesime.
Nel nostro paese il principale meccanismo di incentivazione della produzione di energia elettrica da rinnovabili è costituito dai certificati verdi, introdotti nell’ordinamento dall’art. 11 del D.Lgs. n. 79 del 1999 per superare il vecchio criterio di incentivazione tariffaria noto come CIP 6 (attualmente ancora in vigore per i vecchi impianti in esercizio e consistente in un incentivo diretto ai produttori di energie rinnovabili e assimilate).Il meccanismo dei certificati verdi consiste nell’obbligo, posto a carico dei produttori ed importatori di energia elettrica prodotta da fonti non rinnovabili, di immettere nella rete elettrica, a decorrere dal 2002, una quota minima di elettricità prodotta da impianti alimentati a fonti rinnovabili entrati in esercizio dopo il primo aprile 1999. La quota, inizialmente fissata nel 2%[28], è applicata sulla produzione e sulle importazioni dell’anno precedente, decurtate dell’elettricità prodotta in cogenerazione, degli autoconsumi di centrale, delle esportazioni, con una “franchigia” di 100 GWh, successivamente ridotta a 50 GWh. L’elettricità prodotta da fonti rinnovabili viene immessa in rete godendo della precedenza nel dispacciamento.
La legge finanziaria per il 2008 ha introdotto una nuova disciplina di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili relativamente agli impianti entrati in funzione dal 1° gennaio 2008. Sono previsti due meccanismi alternativi di incentivazione: per gli impianti di potenza elettrica superiore a 1MW si prevedono i certificati verdi, della durata di 15 anni, di valore variabile a seconda della fonte utilizzata; per gli impianti di potenza elettrica non superiore a 1MW, in alternativa ai certificati verdi, si prevede una tariffa fissa onnicomprensiva, anch’essa variabile a seconda delle fonte utilizzata, sempre per un periodo di 15 anni. Inoltre, sono previste modifiche alla disciplina delle procedure autorizzative degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, al fine di facilitarne la diffusione[29].
Il DM 28 luglio 2005 ha definito per la prima volta i criteri di incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica da fonte solare coerenti con le disposizioni della direttiva 2003/54/CE, introducendo una nuova modalità di incentivazione per la produzione di energia da impianti fotovoltaici con taglie comprese tra 1 kW e 1000 kW di potenza elettrica, il c.d. cosiddetto “conto energia” (in sostituzione del precedente sistema di incentivazione basato esclusivamente su contributi in conto capitale per la costruzione degli impianti – erogati, sotto varie forme, a livello regionale, nazionale o comunitario - e idoneo a finanziare il 50-75 % del costo di investimento).A differenza delle incentivazioni in conto capitale, questo meccanismo incentiva l’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici collegati alla rete elettrica, il cui surplus potrà essere venduto alla rete stessa a tariffe incentivanti. In sostanza, con l’attivazione del “conto energia”, a partire dal mese di settembre 2005 anche i privati, le famiglie e i condomini possono connettersi alla rete nazionale e vendere a tariffe incentivanti la propria energia elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici.
Con il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 19 febbraio 2007 - diventato di fatto operativo solo dopo la pubblicazione della delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) n. 90/07, avvenuta il 13 aprile 2007 - sono stati stabiliti nuovi criteri e modalità di incentivazione dell’energia derivante da fonte fotovoltaica (nuovo conto energia) e definito un iter burocratico semplificato.
Nel corso degli ultimi anni sono stati realizzati interventi di vario tipo, finalizzati al risparmio energetico, all’efficienza nell’uso dell’energia e al rendimento energetico dell’edilizia. In particolare, sono stati introdotti[30]incentivi per la rottamazione di autoveicoli, autocarri e motocicli (in particolare al fine di incentivare la rottamazione di veicoli classificati “euro 0” o “euro 1”) edetrazioni di imposta per la sostituzione di elettrodomestici (frigoriferi, congelatori e loro combinazioni) con analoghi apparecchi di classe energetica non inferiore ad A+. Sul fronte delle imprese, sono state riconosciute agevolazioni fiscali (sotto forma di detrazioni di imposta) per la sostituzione di apparecchi illuminanti con altri ad alta efficienza energetica, fluorescenti, ovvero ad alto rendimento ottico, nonché detrazioni di imposta per motori industriali ad alta efficienza. Alcune agevolazioni fiscali sono state introdotte in materia di efficienza energetica dell’edilizia, sotto forma di detrazione dall’imposta lorda, per interventi di adeguamento degli edifici volti a garantire migliori risultati in termini di risparmio energetico (riduzione perdite di energia attraverso pareti, pavimenti, solai e finestre, promozione del solare termico, promozione di nuovi edifici a elevati standard energetici). In particolare, è stata prevista una detrazione dall’imposta lorda per una quota pari al 55 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino ad un valore massimo di 100.000 euro, da ripartire in tre quote annuali di eguale importo, per interventi di riqualificazione energetica volti a garantire il conseguimento di specifici obiettivi di risparmio energetico.
Il disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2009-2011[31] contiene numerose disposizioni in materia di energia.
Per quanto riguarda l’energia nucleare, il disegno di legge reca una delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi recanti criteri per la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione elettrica nucleare nonché dei sistemi di stoccaggio dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare e per la definizione delle misure compensative minime da corrispondere alle popolazioni interessate (articolo 14). Alle fonti di produzione di energia nucleare sarà inoltre assicurata la precedenza dal gestore della rete di trasmissione elettrica prevista dal d.lgs. n. 79/1999, immediatamente dopo le fonti rinnovabili. Si prevede inoltre (articolo 15) che con delibera del CIPE, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Ministro dell’ambiente, e sentite le Commissioni parlamentari competenti, siano definite le tipologie degli impianti di produzione di energia elettrica nucleare che possono essere realizzati nel territorio nazionale, nonché le procedure autorizzative e i requisiti soggettivi per lo svolgimento delle attività di costruzione e di esercizio degli impianti. Viene inoltre istituita (articolo 17) l'Agenzia per la sicurezza nucleare, quale autorità nazionale per la regolamentazione tecnica, il controllo e l'autorizzazione ai fini della sicurezza nel settore nucleare.
L’articolo 21 prevede inoltre la predisposizione, da parte del CIPE, di un Piano operativo per la promozione dell’innovazione nel settore energetico, con particolare riferimento allo sviluppo del nucleare di nuova generazione.
In tema di risparmio ed efficienza energetica, al fine di assicurare l’attuazione dei programmi di efficienza e risparmio energetico, si prevede l’elaborazione, entro il 31 dicembre 2009, di un piano straordinario in materia, da trasmettere alla commissione UE. Sono inoltre previste misure volte ad incrementare l’efficienza del settore energetico (articolo 18), come l’assegnazione della la gestione economica del mercato del gas in esclusiva al Gestore del mercato elettrico Spa (GME) e l’istituzione dell’Acquirente Unico anche nel settore del gas, ampliando i compiti in capo a quello operante nel settore elettrico. Per la cogenerazione ad alto rendimento, si prevede la definizione di un adeguato regime di sostegno, analogo a quello riconosciuto nei principali Stati membri dell'Unione Europea.
Per quanto riguarda la promozione delle fonti energetiche rinnovabili si prevede che il Governo debba definire norme, criteri e procedure standardizzate destinati alle amministrazioni ai fini dell’individuazione delle risorse rinnovabili disponibili e dell’autorizzazione alla costruzione di impianti utilizzanti tali fonti (articolo 16, comma 11). I comuni dovranno destinare aree del proprio patrimonio per realizzazione di impianti fotovoltaici di erogazione di energia elettrica “in conto energia” e di servizi di “scambio sul posto” da cedere a cittadini che intendano usufruire degli incentivi del suddetto conto e sottoscrivere contratti di scambio con il gestore della rete (articolo 16, comma 12). Viene poi istituita (articolo 20) l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, che opera al posto dell’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente, conseguentemente soppresso.
Infine, numerose altre disposizioni contenute nel citato disegno di legge si muovono nella direzione della semplificazione delle procedure di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto e delle opere connesse, nonché per gli interventi di sviluppo ed adeguamento della rete elettrica di trasmissione nazionale.
Principale proprietario della Rete di Trasmissione Nazionale di energia elettrica ad alta tensione con oltre il 98% delle infrastrutture elettriche nazionali è la società Terna spa. La Società è responsabile della trasmissione e del dispacciamento dell'energia sull'intero territorio, è responsabile dell'attività di programmazione e sviluppo della Rete, provvede alla sua manutenzione e al suo sviluppo nel rispetto di precisi vincoli ambientali.
Terna - Rete Elettrica Nazionale S.p.A. è una società per azioni quotata in Borsa. Essa è stata costituita il 31 maggio 1999 in seno all’ENEL, in seguito alla liberalizzazione del settore elettrico attuata dal cosiddetto decreto Bersani per l’esercizio dei diritti di proprietà della rete di trasmissione (comprensiva delle linee di trasporto e delle stazioni di trasformazione dell’energia elettrica), in ottemperanza alle disposizioni del D.Lgs. 79/99. Il collocamento delle azioni è avvenuto nel giugno 2004: attualmente l’azionista di maggioranza relativa è la Cassa Depositi e Prestiti, che detiene il 29.99% del pacchetto azionario. Tra i principali azionisti della società troviamo Enel, Pictet Asset Management SA al 5% e Assicurazioni Generali al 2,1% (dati al 4 aprile 2008). Il restante 58% circa è ripartito tra investitori istituzionali e retail. La cessione delle azioni da parte di Enel è avvenuta il 15 settembre 2005.
Il Sistema di Trasmissione Terna si articola in
§ 39.446 km di linee elettriche
§ 117.543 MVA (MegaVoltAmpere) di capacità di trasformazione
§ 1.000 MW la capacità di trasporto delle linee più potenti
§ 18 linee di interconnessione con l’estero
§ 366 stazioni di trasformazione e smistamento
§ 0,4 km la linea a 380 kV più corta (“Ostiglia-Ostiglia C.le”, in Lombardia)
§ 218 km la linea più lunga (“Matera-S.Sofia”, tra Basilicata e Campania)
§ 1.600 m la profondità del cavo sottomarino SA.PE.I (il più profondo al mondo)
§ 339,8 miliardi di kilowattora il fabbisogno Italia nel 2007 (dati provvisori)
§ 56.822 megawatt il record storico di potenza massima richiesta (18 dicembre 2007).
Il Piano strategico 2008-2012 (dati al 31.01.2008) indica in 3,1 miliardi di euro gli investimenti complessivi per il Gruppo, di cui l'80% per lo sviluppo della rete. Indica, inoltre, in 50 milioni di euro la riduzione dei costi a fine 2012, e la crescita dei dividendi di almeno il 4% annuo.
I principali interventi previsti sulla Rete di Trasmissione:
§ collegamento a 500kV in c.c. Sardegna-Penisola Italiana (SA.PE.I)
§ elettrodotto a 380 kV "S.Barbara - Casellina", in Toscana
§ razionalizzazione rete in Valcamonica e Valtellina (Lombardia)
§ elettrodotto a 380 kV "Foggia-Benevento", tra Puglia e Campania
§ elettrodotto a 380 kV "Sorgente-Rizziconi", tra Calabria e Sicilia
§ linea Dolo-Camin-Fusina (Veneto)
§ razionalizzazione rete area Provinci di Lodi (Lombardia)
§ razionalizzazione rete Val d'Ossola Sud (Piemonte)
§ avvio linea Udine Ovest - Okroglo (Italia-Slovenia)
§ potenzimento interconnessione Italia-Francia
§ avvio collegamento con i Balcani, in cavo sottomarino attraverso l'Adriatico.
Leader nella distribuzione di energia elettrica e la società Enel Distribuzione Spa, che gestisce più di un milione di chilometri di elettrodotti per portare l'elettricità a circa 30 milioni di clienti sia domestici sia d'affari.
Enel Distribuzione dispone di elettrodotti pari a 19.279 km di linee in alta tensione, 333.194 km di linee in media tensione e 725.735 km di linee in bassa tensione, nonché di stazioni elettriche pari a 1.983 cabine primarie con una potenza di trasformazione di 87.532 MVA, 477 Centri satellite e sezioni MT, 345.388 cabine secondarie MT/BT con una potenza di trasformazione di 65.688 MVA e 62.453 altre cabine secondarie con una potenza di trasformazione di circa 1.197 MVA
Di seguito si fornisce un quadro dell’attività di distribuzione di energia elettrica dei maggiori operatori nazionali.
Fonte: Elaborazione dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas su dichiarazioni degli operatori, agosto 2007 (dati riferiti al 31 dicembre 2006).
Di seguito si indica la lunghezza delle reti di distribuzione di energia elettrica dei maggiori operatori nazionali.
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ESTENSIONE RETE (km) |
OPERATORI |
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ALTA TENSIONE |
MEDIA TENSIONE |
BASSA TENSIONE |
|
Val d'Aosta |
56,6 |
1.521,7 |
2.501,7 |
5 |
Piemonte |
1.428,3 |
27.955,3 |
59.233,8 |
5 |
Liguria |
738,0 |
6.949,2 |
22.211,3 |
2 |
Lombardia |
2.891,7 |
39.740,0 |
77.266,3 |
13 |
Trentino A.A. |
452,0 |
7.747,0 |
20.352,9 |
72 |
Veneto |
2.162,1 |
25.830,5 |
60.335,5 |
3 |
Friuli V.G. |
538,7 |
8.104,3 |
15.917,4 |
6 |
Emilia Romagna |
1.927,3 |
31.023,8 |
62.507,1 |
3 |
Toscana |
1.190,0 |
26.034,6 |
56.869,0 |
2 |
Lazio |
1.783,0 |
28.046,0 |
60.952,0 |
5 |
Marche |
565,0 |
11.437,9 |
28.189,5 |
6 |
Umbria |
57,0 |
8.505,6 |
18.385,9 |
2 |
Abruzzo |
530,0 |
9.758,1 |
23.100,6 |
4 |
Molise |
45,0 |
3.589,0 |
7.348,0 |
1 |
Campania |
1.267,0 |
23.688,7 |
54.646,0 |
2 |
Puglia |
1.719,0 |
28.279,5 |
60.233,0 |
3 |
Basilicata |
629,0 |
9.719,0 |
13.594,0 |
1 |
Calabria |
504,0 |
17.377,0 |
48.881,0 |
1 |
Sicilia |
1.171,0 |
35.483,2 |
74.735,1 |
9 |
Sardegna |
488,0 |
17.532,7 |
34.359,3 |
5 |
Italia |
20.142,7 |
368.323,1 |
801.619,4 |
150 |
*In questa colonna i distributori vengono contati tante volte quante sono le regioni in cui operano.
Fonte: elaborazione Autorità per l'energia elettrica e il gas su dichiarazioni degli operatori, marzo 2008 (dati riferiti al 31 dicembre 2006).
Ilprincipale operatore italiano di trasporto e dispacciamento di gas naturale sul territorio nazionale è la società Snam Rete Gas, che dispone della quasi totalità delle infrastrutture di trasporto in Italia, con oltre 31.000 km di gasdotti in alta e media pressione (circa il 96% dell'intero sistema di trasporto). La Società possiede l'unico impianto attualmente operativo in Italia per la rigassificazione del GNL attraverso il quale viene importato gas naturale liquefatto trasportato da navi metaniere.
Dal dicembre 2001 è quotata alla Borsa di Milano. Il titolo è incluso nell'indice S&P/MIB. I principali azionisti sono Eni (50,03%), Investitori Istituzionali (29,02%), Snam Rete Gas possiede il 9,99% di azioni proprie, Investitori Retail (8,86%), Banca D'Italia (2,1%).
A norma del D.Lgs. 164/2000 di apertura del mercato del gas, le attività di trasporto e di rigassificazione, in quanto di pubblico interesse, sono regolamentate dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas che stabilisce la metodologia di calcolo delle tariffe. Si tratta pertanto di un business con un contenuto profilo di rischio, in grado di conseguire performance stabili nel tempo.
La rete di trasporto Eni si estende per 31.081 chilometri ed è articolata in:
§ una rete di trasporto nazionale dell'estensione di 8.548 chilometri, costituita essenzialmente da condotte di grande diametro che trasportano il gas dai punti di ingresso al sistema – i gasdotti di importazione, e i principali centri di produzione nazionale – ai punti di interconnessione con la rete di trasporto regionale e ai siti di stoccaggio. Della rete nazionale di gasdotti fanno parte alcuni gasdotti interregionali funzionali al raggiungimento di importanti aree di mercato;
§ una rete di trasporto regionale dell'estensione di 22.533 chilometri, costituita da condotte di dimensione minore delle precedenti per la movimentazione del gas naturale in ambiti territoriali delimitati, generalmente su scala regionale, per la fornitura del gas ai consumatori industriali e termoelettrici e alle reti di distribuzione urbana del gas.
Dal 2001, anno del suo collocamento in Borsa, al 2006 Snam Rete Gas ha investito 3 miliardi di euro nella rete, potenziando del 20% la capacità di trasporto.
Secondo il Piano 2008-2011 Snam Rete Gas investirà altri 4,3 miliardi di euro che aumenteranno di un altro 25% la capacità di trasporto.
Alcune delle opere il cui avvio è previsto negli anni di Piano saranno completate negli anni successivi e comporteranno investimenti annui di oltre 1 miliardo fino a tutto il 2015.
Gli investimenti permetteranno di sviluppare le infrastrutture coerentemente con la crescita del mercato che, trainata dai consumi del settore termoelettrico, prevede una domanda di gas in crescita dai circa 87 miliardi di metri cubi nel 2007 a circa 94 nel 2011, che si stima diventeranno 104 al 2015 e 114 al 2020.
Le principali opere riguardano:
§ il potenziamento della rete di trasporto lungo la direttrice sud-nord attraverso i progetti di una terza linea di metanodotti in Sicilia ed in Calabria, la sealine Tirrenica e la Rete Adriatica. L'iniziativa prevede anche la realizzazione di due nuove centrali di compressione in Sicilia ed in Abruzzo e il potenziamento della centrale di Enna;
§ il potenziamento delle strutture lungo la direttrice est-ovest della pianura padana finalizzato ad incrementare la movimentazione verso l'Italia nord occidentale delle forniture di gas provenienti dal sud e dal nord est dell'Italia;
§ l'espansione della capacità di rigassificazione del terminale GNL di Panigaglia da 3,5 miliardi di metri cubi/anno a 8 miliardi di metri cubi/anno.
Verranno realizzati 1.500 chilometri di nuovi metanodotti ed è previsto l’ampliamento della potenza delle attuali centrali di compressione per 110 Megawatt.
Eni, attraverso Italgas (Eni 100%) e altre società controllate, esercita l'attività di distribuzione in 1.318 comuni con una rete di gasdotti dell'estensione di circa 49 mila chilometri, 5,6 milioni di utenze e 7,3 miliardi di volumi distribuiti.
A norma del D.Lgs. 164/2000 di apertura del mercato del gas, l'attività di distribuzione in quanto pubblico servizio è regolamentata dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas che stabilisce la metodologia di calcolo delle tariffe, fissando in particolare il rendimento del capitale investito. Si tratta pertanto di un business con un contenuto profilo di rischio, in grado di conseguire performance stabili nel tempo.
L'attività di distribuzione gas è svolta in regime di concessione tramite affidamento del servizio da parte degli Enti pubblici locali.
Con le Consociate, nel 2007 ha trasportato complessivamente, 9 miliardi di metri cubi di gas attraverso 58.500 chilometri di tubazioni, gestendo 7,3 milioni di contatori installati. Le previsioni di investimento globali ammontano, nel prossimo quadriennio, a 1.500 milioni di euro.
Italgas è direttamente concessionaria del servizio in 1.220 Comuni, di cui 1.112 in esercizio; nel corso del 2007 ha trasportato 6,5 miliardi di metri cubi di gas attraverso 40.000 chilometri di tubazioni e ha gestito oltre 4,9 milioni di contatori installati.
Il capitale investito, costituito principalmente dagli impianti di distribuzione, ha superato i 2,9 miliardi di euro, di cui circa il 90% finanziato con risorse proprie.
La Società nel 2007 ha ricavato 629 milioni di euro, ha realizzato opere per oltre 200 milioni di euro e prevede, nel prossimo quadriennio, di investire nel settore della distribuzione 1.000 milioni di euro.
Eni ha definito per il prossimo quadriennio un piano di investimenti di circa 1 miliardo di euro, finalizzato allo sviluppo/potenziamento delle reti di distribuzione e all'upgrading tecnologico. L'obiettivo al 2011 è di servire 6 milioni di utenze e di incrementare i volumi fino a 8,3 miliardi di metri cubi.
L’approvvigionamento energetico dell'Unione europea è caratterizzato da un forte grado di dipendenza dall'esterno. Attualmente, infatti, i Paesi UE importano il 50% dell’energia consumata, mentre si stima che in assenza di interventi entro il 2020 o il 2030 le importazioni saliranno al 70% del fabbisogno, con crescenti rischi economici, sociali e ambientali. Le importazioni di energia rappresentano il 6% delle importazioni totali. In termini geopolitici, il 45% delle importazioni di petrolio proviene dal Medio Oriente e il 40% delle importazioni di gas naturale dalla Russia.
In tale contesto la posizione dell’Italia appare particolarmente delicata. La bilancia energetica nazionale si caratterizza, infatti, per una dipendenza dalle importazioni superiore alla media europea e, in particolare, per una forte dipendenza dalle importazioni di gas.
Lo scenario del mercato del gas è stato investito nel corso dell’ultimo decennio da profondi cambiamenti. Tale mutamento negli ultimi anni ha fatto emergere due aspetti fondamentali:
§ la disponibilità di gas;
§ la sicurezza degli approvvigionamenti.
A fronte di un incremento della domanda di gas in Europa occidentale in coerenza con il trend globale, si assiste in parallelo ad una progressiva diminuzione della produzione interna europea.
Il mercato europeo del gas attualmente è soddisfatto per più della metà da produzione interna e per la restante parte da importazioni. Il ruolo più importante nelle importazioni lo rivestono la Russia e l’Algeria, mentre è ancora relativamente poco sviluppato il mercato del GNL.
Le previsioni di crescita della domanda di gas naturale indicano che il consumo di gas crescerà da circa 575 Miliardi di metri cubi annui del 2005 a più di 700 nel 2020. Contestualmente, le riserve di gas in Europa vanno progressivamente esaurendosi e non saranno completamente sostituite da nuove scoperte (queste ultime concentrate in Norvegia). La produzione europea diminuirà (in particolare in UK, NL, D, IT) da 330 Miliardi di metri cubi annui nel 2005 a 220 nel 2020.
Questi due andamenti comporteranno inevitabilmente un aumento della dipendenza da importazioni, che passeranno da 245 Miliardi di metri cubi annui del 2005 (pari al 43% del consumo) a circa 500 nel 2020 (pari al 70% del consumo).
Ciò evidenzia l’urgenza di realizzare nuove infrastrutture volte a garantire una maggiore sicurezza delle forniture, soprattutto ove si consideri che quelle attuali consentono l’importazione prevalentemente da due soli Paesi (Russia e Algeria).
Come detto, all’interno dell’Europa l’Italia è uno dei paesi a maggiore dipendenza dal gas, e la situazione non potrà cambiare molto nel futuro prossimo.
L’Italia importa il 32% del gas dalla Russia, il 37% dall’Algeria, l’11% dall’Olanda, l’8% dalla Norvegia e il restante 6% da altri Paesi (dati 2005).
Ad oggi le infrastrutture che alimentano il mercato del gas italiano (3° mercato europeo dopo UK e D) sono appena sufficienti per garantire l’equilibrio tra domanda e offerta. Nell’inverno 2005/2006, a causa della rigidità delle temperature, di forti consumi nel settore elettrico e di problemi nell’approvvigionamento dalla Russia attraverso l’Ucraina, il sistema ha dovuto ricorrere allo stoccaggio strategico e a misure di contenimento dei consumi e nei successivi inverni 2006/2007 e 2007/2008 situazioni di emergenza sono state evitate grazie a misure preventive e all’andamento climatico favorevole.
In tale contesto i nuovi progetti appaiono essenziali a garantire la sicurezza delle forniture e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
Nel recente dibattito sui temi della sicurezza energetica e delle conseguenti implicazioni geopolitiche, da più parti è stata prospettata la possibilità per l’Italia di sfruttare la propria posizione centrale nel Mediterraneo per fare da snodo (hub) del gas desinato al resto d’Europa. In tale prospettiva diviene essenziale realizzare nuove infrastrutture di approvvigionamento e di stoccaggio, con un apprezzabile margine di capacità rispetto alla domanda.
Per quanto concerne i gasdotti, attualmente i Progetti e gli Accordi finalizzati[32] sono i seguenti:
§ GALSI: Gasdotto Algeria-Sardegna-Italia: rappresenta un progetto strategico per l’Italia che contribuirà in maniera significativa ad aumentare la disponibilità di gas per il Paese, incrementando altempo stesso la sicurezza degli approvvigionamenti (Investimento previsto: tra 1,5 e 2,5 miliardi di euro).
§ Potenziamento Greenstream: Il progetto Greenstream (Libyan Gas Transmission System - LGTS) fa parte del WesternLibyan Gas Project, inaugurato il 7 ottobre 2004, è il più lungo gasdotto sottomarino mai realizzato nel Mediterraneo. Eni è operatore, con una quota del 50%, per lo sviluppo congiunto dei giacimenti. L'altro partner, con quota paritetica, è la National Oil Corporation (NOC), la società petrolifera di stato libica.È in programma l'incremento della capacità di trasporto del gasdotto da 8 a 11 miliardi di metri cubi con un investimento di circa 80 milioni di euro relativo in particolare all'adeguamento della capacità di compressione, oltre a interventi minori di ottimizzazione del sistema.
§ ITGI: Interconnessione Turchia-Grecia-Italia. Il Corridoio ITGI permetterà l’importazione in Italia, attraverso Turchia e Grecia, di gas naturale proveniente dall’Area del Mar Caspio. Il Corridoio richiede il potenziamento della rete turca e dell’Interconnector tra Turchia e Grecia (Progetto ITG) e la realizzazione dell’Interconnector tra Grecia e Italia (Progetto IGI).Il nuovo collegamento amplierà le fonti di approvvigionamento della Grecia, e di conseguenzadell'Italia e del resto del sud-Europa.
§ South Stream. Il progetto prevede nuovi gasdotti dalla Russia all’Unione Europea attraverso il Mar Nero partendo da Beregovaya (punto di partenza del Blue Stream, già realizzato dalle aziende Gazprom, Eni e Saipem). E’ previsto un investimento di circa 10 miliardi di euro.
§ Potenziamento TAG in Austria. Il gasdotto TAG, costruito agli inizi degli anni Settanta, e potenziato a più riprese, trasporta gas naturale proveniente dalla Russia attraversa l’Austria da Baumgarten, al confine tra Austria e Repubblica Slovacca fino a Tarvisio. La società Trans Austria Gasleitung GmbH è controllata congiuntamente da Eni International (89%) e dalla compagnia austriaca OMV Gas (11%). L'investimento per il potenziamento ammonta a circa 130 milioni di euro.
§ TAP: Trans Adriatic Pipeline. Il progetto TAP è finalizzato alla connessione della rete italiana (Puglia) alla rete dell’Albania attraverso il mare Adriatico. • TAP andrà ad allacciarsi alla rete di gasdotti presenti in Grecia e Turchia. Il Progetto necessita della realizzazione di una connessione tra le reti albanese e greca e dei conseguenti potenziamenti delle reti greca e turca.
§ Potenziamento TTPC in Tunisia. TTPC Ltd. è la società costituita da Eni per finanziare la costruzione del tratto tunisino del sistema di trasporto che collega le riserve di gas dell’Algeria all’Italia. TTPC sta aumentando la capacità di trasporto realizzato in due fasi. Il gasdotto è costituito da due linee che si sviluppano attraverso il territorio tunisino fino alle coste del Mar Mediterraneo nella regione di Cap Bon, dove il gasdotto della TTPC si connette al gasdotto sottomarino della TMPC (Transmediterranean Pipeline Company, società partecipata al 50% da Eni e al 50% dal fornitore algerino di gas naturale Sonatrach) che consente al gas algerino di raggiungere la Sicilia.
Per garantire la sicurezza del sistema energetico italiano e per favorire la concorrenza è necessario diversificare le fonti di approvvigionamento. La copertura del fabbisogno di gas va assicurata, quindi, non solo tramite gasdotti ma anche attraverso nuove infrastrutture di rigassificazione di gas naturale liquefatto (GNL), che mirano a diversificare le modalità e i Paesi di approvvigionamento, a creare un mercato più flessibile e a consentire l’ingresso di nuovi operatori sul mercato.
Attualmente è funzionanante nel nostro Paese un solo rigassificatore (Panigaglia). Terminali GNL autorizzati sono previsti in Toscana (off-shore)[33], nell’Adriatico (Rovigo)[34] e a Brindisi. Altri dieci terminali risultano in fase di istruttoria.
Il 13 novembre 2008 la Commissione ha presentato la comunicazione relativa al secondo riesame strategico della politica energetica con cui propone un piano d'azione dell'UE per la sicurezza e la solidarietà nel settore energetico (COM(2008)781).
Il secondo riesame strategico inserisce tra le sue priorità lanecessità di far fronte alla crescente precarietà dell’approvvigionamento energetico e, aquesto scopo, individua 5 ambiti in cui l’intervento dell’UE è particolarmente urgente per evitare il rischio di crisi: realizzare nuove infrastrutture; sfruttare al meglio le risorse energetiche interne dell’UE, sia rinnovabili che fossili; dare maggiore spazio alla solidarietà; migliorare l’efficienza energetica; prestare maggiore attenzione alle relazioni con i paesi fornitori.
Il Piano d’azione comprende proposte e documenti in materia di sicurezza energetica:
una comunicazione sulla direttiva 2004/67/CE, del 26 aprile 2004, concernente misure volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas naturale (COM(2008)769);
una proposta di direttiva che stabilisce l'obbligo per gli Stati membri di mantenere un livello minimo di scorte di petrolio greggio e/o di prodotti petroliferi (COM(2008)775), intesa a rivedere i meccanismi comunitari di stoccaggio del petrolio per garantire una ragionevole protezione in caso di interruzioni dell'approvvigionamento, lasciando tuttavia agli Stati membri, in conformità del principio di proporzionalità, la possibilità di adottare decisioni di portata nazionale;
il libro verde “Verso una rete energetica europea sicura, sostenibile e competitiva” (COM(2008)782), inteso ad aprire una consultazione tra le parti interessate, aperta fino al 31 marzo 2009, su come l'UE possa promuovere con maggiore efficacia le nuove reti energetiche necessarie a garantire sicurezza energetica in Europa, in particolare le reti trans europee dell’energia (TEN-E) e una serie di importanti progetti strategici che l'UE potrebbe promuovere: il corridoio meridionale di trasporto del gas, un approvvigionamento adeguato e diversificato di GNL in Europa, un'efficace interconnessione della regione del Baltico, l'anello mediterraneo dell'energia, adeguate interconnessioni nord-sud nell'Europa centrale e sudorientale per il gas e l'energia elettrica, e la rete di trasmissione offshore del Mare del Nord e nord-ovest.
una relazione sull’attuazione del programma relativo alle reti TEN-E per il periodo 2002-2006 (COM(2008)770);
la comunicazione “Energia eolica offshore(COM(2008)768);
una comunicazione che aggiorna il programma indicativo per il settore nucleare (PINC) (COM(2008)776), in cui la Commissione, tra l’altro, riconosce il ruolo importante dell'energia nucleare nella transizione verso un'economia a bassa intensità di carbonio e nella riduzione della dipendenza dell'UE dagli approvvigionamenti esterni. Secondo quanto annunciato dalla comunicazione, inoltre, il 26 novembre 2008 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva del Consiglio (Euratom) relativa alla predisposizione di un quadro comunitario per la sicurezza nucleare (COM(2008)790/3), intesa a definire una serie di obblighi fondamentali e principi generali per la gestione sicura degli impianti nucleari, disciplinati a livello UE, che gli Stati membri sarebbero tenuti ad applicare. La proposta include, tra l’altro, norme relative a: rafforzamento dell’indipendenza degli organismi di controllo; responsabilità degli esercenti; sistemi di gestione degli impianti. Inoltre è prevista la possibilità, per gli Stati membri, di elaborare ulteriori prescrizioni di sicurezza da applicare ai futuri reattori nucleari, qualora ciò si renda necessario. La proposta, infine, prevede la creazione di un gruppo di esperti per coordinare la cooperazione tra le autorità di regolamentazione.
Da quanto si apprende in un comunicato stampa pubblicato sul sito del governo bulgaro il 20 marzo 2009, nel corso del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2009 il primo ministro bulgaro Stanishev ha chiesto formalmente un maggiore sforzo da parte dell’UE per sostenere, almeno fino al 2013, lo smantellamento dei reattori delle unità 3 e 4 della centrale nucleare di Kozloduy, spenti il 31 dicembre nel 2006 conformemente all'impegno assunto dalla Bulgaria per la sua adesione all'UE. Sempre secondo il governo bulgaro, il Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, avrebbe sostenuto pubblicamente tale richiesta. Probabilmente tale notizia va messa in relazione con quanto riferito da fonti stampa, secondo le quali il 5 marzo 2009, nel corso di un incontro con il presidente della Commissione europea, Barroso e il Commissario europeo per l’energia, Andris Piebalgs, il primo ministro Stanishev avrebbe garantito alla Commissione che la Bulgaria ha abbandonato definitivamente l'idea di riattivare tali reattori per far fronte a future crisi di approvvigionamento energetico.
Il Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2009, nelle sue conclusioni, ribadendo che la sicurezza energetica è una priorità fondamentale, ha convenuto su specifici orientamenti volti all'istituzione di un meccanismo di crisi per far fronte alle interruzioni degli approvvigionamenti.
In particolare, il Consiglio europeo ritiene necessario migliorare l'efficienza energetica, diversificare i fornitori, le fonti e le rotte di approvvigionamento di energia e promuovere gli interessi energetici dell'Unione nei confronti dei paesi terzi. Per conseguire gli obiettivi della sicurezza energetica, inoltre, l'UE collettivamente e ciascuno degli Stati membri devono essere preparati ad abbinare solidarietà e responsabilità. In tale ottica, il Consiglio europeo approva le iniziative generali stabilite nel secondo riesame strategico della politica energetica.
Il Consiglio europeo, tra l’altro, ritiene necessario sviluppare le infrastrutture e le interconnessioni energetiche e, a tal fine, invita la Commissione e gli Stati membri a presentare celermente gli interventi particolareggiati necessari per realizzare le priorità individuate nel riesame strategico. In una prospettiva di più lungo termine, la Commissione è invitata a presentare all'inizio del 2010 la sua proposta relativa a un nuovo strumento per l'infrastruttura e la sicurezza energetica dell'UE.
Il Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2009, inoltre, ha raggiunto un accordo sul finanziamento di 5 miliardi dal bilancio UE per investimenti nelle infrastrutture energetiche e nello sviluppo rurale, proposto dalla Commissione il 28 gennaio 2009 nel quadro del piano europeo di rilancio dell’economia (COM(2009)35).
Per ciò che riguarda i progetti nel settore dell'energia, l’accordo prevede un finanziamento di 3 980 milioni di euro (a fronte di una proposta iniziale della Commissione di 3500 milioni di euro) ripartiti su due anni. Il finanziamento dovrebbe concentrarsi sui progetti più maturi e dovrebbe essere garantito da impegni di spesa che dovranno essere assunti prima della fine del 2010, nell’ambito di un accordo politico interistituzionale tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione.
Secondo la nuova proposta, il totale di3,98 miliardi di euro risulterebbe cosi suddiviso:
1440 milioni di euro sarebbe ora dedicato alle interconnessioni di gas:
910 milioni alle interconnessioni elettriche;
15 milioni a progetti per le isole più distanti (Cipro e Malta);
565 milioni a progetti eolici offshore in mare e
1050 milioni per i progetti di cattura e stoccaggio di carbonio (CCS).
L’accordo di compromesso accoglie le richieste dell’Italia che ottiene, complessivamente, un’assegnazione di circa 400 milioni per progetti di proprio interesse contro i 150 milioni inizialmente previsti dalla Commissione.
Oltre al gasdotto ITGI ed alla connessione Sicilia-Calabria, infatti, sono stati inseriti nella lista dei progetti prioritari altri tre progetti: il gasdotto Algeria-Sardegna (GALSI); l’interconnessione elettrica Italia-Malta, e l’impianto CCS di Porto Tolle.
La Bulgaria figura tra gli Stati membri destinatari di finanziamenti per progetti destinati a realizzare interconnessioni di gas con la Grecia e la Romania, ed anche per realizzare infrastrutture destinate ad invertire i flussi di gas nella propria rete in maniera da attenuare le conseguenze di possibili future interruzioni di approvvigionamento di gas. Durante la recente crisi del gas russo-ucraina, infatti, la Bulgaria è risultato fra gli Stati membri dell'UE che ha maggiormente sofferto della sospensione degli approvvigionamenti di gas, assieme alla Slovacchia.
La lista dei progetti, con un finanziamento di 200 milioni di euro destinato a Bulgaria, Romania, Germania, Romania e Ungheria, comprende anche il gasdotto Nabucco che dovrebbe consentire di trasportare gas dall'Asia centrale verso l'Austria attraverso Georgia, Turchia, Bulgaria, Romania e Ungheria.
Secondo quanto riferito da fonti informali, nel corso di un incontro con il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e il Commissario europeo per l’energia, Andris Piebalgs, che ha avuto luogo il 5 marzo 2009, il primo ministro bulgaro Stanishev, avrebbe proposto di ospitare in Bulgaria un forum annuale permanente sull'energia per alimentare il dibattito sulla politica energetica comune europea.
Reti transeuropee di trasporto (TEN-T)
Le TEN-T sono assi di collegamento volti ad interconnettere le reti di trasporto degli Stati membri dell’UE; la decisione n. 884/2004/CE,che ha modificato da ultimo la decisione originaria n. 1692/96/CE, ha individuato 30 progetti prioritari di interesse europeo da realizzare entro il 2020. Al fine di assicurare l’avanzamento dei lavori relativamente ad alcuni dei progetti prioritari per i quali si sono registrate maggiori difficoltà e di garantire il coordinamento tecnico ed operativo dei medesimi, la Commissione ha provveduto a designare alcuni coordinatori.
Il costo complessivo dei 30 progetti prioritariè stato quantificato in circa 280 miliardi di euro, rispetto ai 600 miliardi necessari per la realizzazione dell’intera rete transeuropea. Il contributo finanziario comunitario per la realizzazione delle TEN-T viene erogato ai sensi del regolamento (CE) n. 2236/95, modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 680/2007 che prevede, per il periodo 2007-2013, una dotazione finanziaria aggiuntiva pari 8,13 miliardi per il settore dei trasporti, con aliquote di cofinanziamento del 50% per gli studi e aliquote massime del 30% per i progetti. Altre forme di finanziamento derivano daifondi strutturali, dai contributi della Banca europea per gli investimenti (BEI) e dai partenariati pubblico-privato.
Nell’ambito dei 30 progetti prioritari TEN-T il nostro Paese è interessato ai seguenti progetti, per ognuno dei quali vengono indicati i finanziamenti relativi al periodo 2007-2013 erogati dalla Commissione europea il 5 dicembre 2008 per un importo complessivo pari a circa 1,6 miliardi di euro:
progetto prioritario n. 1: asse ferroviario Berlino-Verona/Milano-Bologna-Napoli-Messina-Palermo (58 810 000 euro destinati a studi e opere per l'accesso da sud alla galleria del Brennero tra Fortezza e Verona; 59 650 000 euro per le opere e 193 350 000 euro per gli studi riguardanti la galleria di base del Brennero);
progetto prioritario n. 6: asse ferroviario Lione-Trieste-Divaca/Koper-Divaca-Lubiana-Budapest frontiera ucraina (4 700 000 euro per la via di accesso alla galleria di base in Francia; 671 800 000 per studi e opere per la sezione transfrontaliera della tratta ferroviaria Torino-Lione; 24 000 000 euro per gli studi di progettazione della sezione fra Ronchi dei Legionari Sud e Trieste; 50 700 000 euro per la progettazione e gli studi riguardanti la sezione transfrontaliera fra Trieste e Divaca);
progetto prioritario n. 21: autostrada del mare dell’Europa sud-orientale, che collega il mare Adriatico al mar Ionio e al Mediterraneo orientale, e quella dell’Europa sud-occidentale, che collega Spagna, Francia, Italia, compresa Malta, nonché l’autostrada del mare dell’Europa sud-orientale;
progetto prioritario n. 24: asse ferroviario Lione/Genova-Basilea-Duisburg Rotterdam/Anversa (5 050 000 euro per il nodo ferroviario di Genova, con particolare riferimento agli studi sulla modernizzazione della tratta Genova Voltri-Genova Brignole).
Con la presentazione, il 4 febbraio 2009, del libro verde “Verso una migliore integrazione della rete transeuropea di trasporto al servizio della politica comune dei trasporti” (COM(2009)44), la Commissione ha avviato una consultazione pubblica al fine di procedere, pur garantendo una sostanziale continuità con l’approccio utilizzato sinora, ad una revisione delle priorità e degli obiettivi della politica in questo settore. A tal fine viene posto l’accento in particolare su due aspetti:
la possibile evoluzione della strategia dei progetti prioritari nel senso di una rete prioritaria che offrirebbe il vantaggio di una maggiore flessibilità nella progettazione degli interventi, collegando più strettamente politica dei trasporti e politica delle infrastrutture. Inoltre, in sede di pianificazione delle TEN-T occorrerà prendere in considerazione aspetti quali: lo sviluppo dei porti e degli aeroporti in quanto punti di ingresso nella rete e principali punti di interconnessione intermodale; l’uso efficiente delle vie navigabili interne e delle autostrade del mare come alternativa a corridoi di trasporto fortemente congestionati; la promozione della logistica del trasporto merci; l’innovazione tecnologica; il collegamento a poli di sviluppo economico; la piena interoperabilità e multimodalità della rete TEN-T; migliori interconnessioni tra le infrastrutture dell’UE e quelle dei paesi terzi; gli obiettivi comunitari in materia di cambiamenti climatici;
la necessità di assicurare strumenti adeguati, sia finanziari sia a livello di coordinamento, al fine di completare i progetti di interesse comune entro le scadenze prefissate. A tal fine, oltre a proporre che gli Stati membri assicurino il completamento della parte più consistente dei progetti in questione, la Commissione suggerisce, in sede di pianificazione, di: effettuare una stima dei costi quanto più possibile accurata e, vista la natura a lungo termine dei progetti TEN-T di maggiori dimensioni, non limitarsi ad un unico periodo delle prospettive finanziarie; elaborare soluzioni di finanziamento differenziate in funzione della diversa natura dei progetti; razionalizzare l’assegnazione delle sovvenzioni comunitarie e subordinarle al valore aggiunto europeo dei progetti; garantire un migliore coordinamento della gestione di tutte le risorse di bilancio disponibili, combinandole nel migliore dei modi; estendere il ruolo dei coordinatori europei per incentivare l’attuazione di un numero maggiore di progetti TEN-T.
Estensione degli assi di trasporto transeuropei ai paesi confinanti
La rete transeuropea di trasporto è circoscritta ai Paesi che fanno parte dell’Unione europea. I collegamenti necessari fra l’UE ed i Paesi terzi, invece, sono assicurati dai corridoi paneuropei di trasporto (complessivamente 10). In seguito ai recenti allargamenti dell’UE, la maggior parte dei corridoi paneuropei risulta, totalmente o in parte, inglobata nella rete transeuropea di trasporto, come nel caso dell’asse ferroviario Lione-Trieste-Divaca/Koper-Divaca-Lubiana-Budapest frontiera ucraina, alcune parti del quale corrispondono al corridoio V.
Di particolare interesse per l’Italia è il corridoio VIII, volto a collegare il Mar Adriatico al Mar Nero mediante un tracciato che attraversa l’Albania, la Macedonia e la Bulgaria e che si sviluppa nella sua linea principale dai porti di Bari/Brindisi verso Durazzo, Tirana, Skopje, Sofia, Burgas e Varna (sul corridoio VIII cfr. infra)
In una comunicazione del 2007 sull’estensione dei principali assi di trasporto transeuropei ai paesi confinanti (COM(2007)32), la Commissione ha sottolineato la necessità di aggiornare la portata del concetto di corridoi e di spazi paneuropei di trasporto per riflettere il nuovo contesto geopolitico successivo all’allargamento e collegare meglio i grandi assi della rete TEN-T con quelli dei paesi vicini. A tal fine vengono individuati cinque assi transnazionali, tra cui l’asse sudorientale volto a collegare l’UE con i Balcani e la Turchia ed oltre fino al Caucaso meridionale e al Mar Caspio, come pure con il Medio Oriente, fino all’Egitto e al Mar Rosso. Tale asse includerebbe il corridoio VIII e una parte del corridoio V.
Il 4 e 5 febbraio 2009 si è tenuto a Tirana un incontro interparlamentare (cfr. Documentazione allegata) promosso dal Parlamento di Albania sul Corridoio paneuropeo di trasporto VIII (Bari-Varna).
Hanno partecipato all’incontro le delegazioni delle Commissioni parlamentari competenti in materia di trasporti dei Parlamenti degli Stati attraversati dal Corridoio, vale a dire Albania, Italia, Bulgaria e Macedonia. In particolare, per l’Italia era presente una delegazione della IX Commissione della Camera dei deputati, costituita dai deputati Costantino Boffa e Luigi Lazzari.
A conclusione dell’incontro le delegazioni presenti hanno approvato una dichiarazione congiunta, nella quale, tra l’altro, si propone che “i Presidenti dei rispettivi Parlamenti inviino una lettera alla Presidenza dell’Unione europea e al Presidente del Parlamento europeo affinché sia data assoluta priorità all’assegnazione dei finanziamenti necessari per la realizzazione accelerata dei progetti lungo il Corridoio VIII”.
È stata, quindi, trasmessa dalla nostra Ambasciata a Tirana una bozza di tale lettera.
La bozza di lettera andrebbe indirizzata al Presidente del Parlamento europeo, al Presidente della Commissione europea, al Commissario europeo per i trasporti, ai Presidenti delle Camere della Repubblica Ceca, al Presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea e al Ministro dei trasporti della Repubblica ceca.
Dopo aver dato conto dell’evoluzione del progetto di realizzare il Corridoio VIII, a partire dal Memorandum del 2002, firmato dai Paesi dell’Europa sudorientale, dall’Italia e dalla Commissione europea, fino al mandato conferito alla Commissione medesima dal Consiglio dei Ministri dei Trasporti dell’UE del 12 giugno 2008 per avviare i negoziati per un accordo sulla comunità dei trasporti con i Balcani occidentali, il cui progetto è stato presentato a metà novembre 2008, la lettera sottolinea la necessità di realizzare il corridoio VIII per tre ragioni specifiche:
- l’urgente bisogno di costruire una nuova e moderna rete autostradale europea, che colleghi i paesi dell’Europa orientale con quelli dell’Europa occidentale;
- il nuovo significato del corridoio, come elemento di collegamento tra i sistemi di trasporto europeo ed asiatico;
- la nuova importanza delle comunicazioni e dell’approvvigionamento, incluso quello delle risorse energetiche, lungo la direttrice che va dalla regione del Mar Nero a quella Adriatica-Mediterranea.
Pertanto i Presidenti dei Parlamenti di Albania, Bulgaria, Macedonia e della Camera dei deputati italiana proporrebbero di specificare il finanziamento del progetto nell’ambito del Quadro delle risorse finanziarie attuali. In tale contesto si potrà considerare l’opportunità di attrarre risorse da altre voci.
Scheda sulla Repubblica di Bulgaria
(a cura del Servizio Rapporti
internazionali)
repubblica di Bulgaria*
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aprile 2009
Cenni storici
Gli antichi bulgari (detti anche “protobulgari”, originari dell’Asia Centrale) si insediarono nella penisola balcanica intorno al VII secolo d.c., dove già da due secoli le popolazioni slave avevano ripopolato le campagne delle province imperiali di Moesia e Tracia, sconvolte dalle invasioni barbariche del III secolo.
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* Fonti: The CIA Worldfactbook 2008, Ministero degli Affari Esteri, fonti di stampa.
Sconfitto una prima volta l’Impero bizantino nel 681, il Re Boris I convertì il suo popolo al cristianesimo nell’864, favorendo la completa assimilazione linguistica e culturale dei protobulgari nel contesto slavo. Dopo il periodo d’oro dello Zar Simeone (893-927), l’Impero bulgaro fu sottoposto alla dominazione bizantina dal 1018, per tornare indipendente nel 1185, quando stabilì la sua capitale a Turnovo. Nella seconda metà del XIV secolo la Bulgaria fu invasa dai turchi ottomani e nel 1396 le ultime vestigia dell’indipendenza furono perdute.
Avendo mantenuto una forte identità etnica e religiosa durante la lunga dominazione ottomana, la Bulgaria acquisì la sua indipendenza dopo la guerra russo-turca del 1876-1878, nel corso della quale i russi imposero in un primo momento la creazione di una Grande Bulgaria (Trattato di Santo Stefano con l’Impero Ottomano del 3 marzo 1878), che assegnava al nuovo Stato gran parte della Macedonia e della Tracia. L’intervento delle Grandi Potenze per limitare l’influenza della Russia nei Balcani ridimensionò fortemente le aspirazioni bulgare, riducendo la Bulgaria ad un mero Principato autonomo all’interno dell’Impero Ottomano, con confini assai ridotti (Congresso di Berlino del luglio 1878).
La prima Assemblea Nazionale bulgara designò quale Principe di Bulgaria il giovane Alessandro di Battemberg, aristocratico tedesco, imparentato con lo Zar Alessandro II, e che aveva combattuto nell’esercito russo. Insofferente delle limitazioni imposte all’autorità regale dalla Costituzione bulgara, nel 1881 il Principe assunse il potere con un colpo di Stato. Nel 1885, a seguito di una rivolta popolare anti-turca, il Principato annesse i territori della Rumelia orientale, in violazione degli accordi sottoscritti dalle Grandi Potenze, le quali indussero la Serbia ad attaccare la Bulgaria, che si difese con successo. Nell’agosto 1886 il nuovo Zar Alessandro III impose l’abdicazione del Principe Alessandro, e per reazione l’Assemblea Nazionale designò come proprio Principe, Ferdinando di Sassonia-Courgo-Gotha, un aristocratico tedesco che aveva prestato servizio nell’esercito austriaco e godeva del favore britannico, nonostante l’opposizione di Francia, Germania, Russia e Turchia. Durante il Governo del Primo Ministro Stambolov (1887-1894) la Bulgaria avviò importanti riforme economiche e nel 1908, allorché l’Impero Ottomano fu scosso dalla rivolta dei “giovani turchi”, Ferdinando dichiarò l’indipendenza e si proclamò Re di Bulgaria. La conquista della Macedonia (in cui la maggioranza della popolazione parla una lingua quasi identica al bulgaro) e lo sbocco all’Egeo furono gli obiettivi strategici che trascinarono il nuovo Stato nelle due guerre balcaniche (1912-1913) e nella Prima Guerra Mondiale a fianco dell’Intesa.
Uscita sconfitta e ridimensionata dal conflitto (Trattato di Neuilly, 1919), la Bulgaria entrò in una convulsa crisi interna, e dopo l’assassinio del Primo Ministro Stambolijski nel 1923, lo Zar Boris III assunse vieppiù nelle sue mani il potere. Pur scendendo in Guerra a fianco dell’Asse nell’agosto del 1943, egli tuttavia rifiutò di dichiarare guerra alla Russia e di deportare gli ebrei. Tale decisione fu assunta in occasione di un viaggio a Berlino, al rientro dal quale il Re morì in circostanze misteriose, lasciando la reggenza al figlio Simeone II, che aveva solo sei anni.
Contemporaneamente all’occupazione dei russi, nel 1944 un colpo di Stato portò al potere il Partito Comunista di Georgi Dimitrov. Dopo il referendum che nel 1946 abolì anche formalmente la monarchia, Dimitrov tentò di costituire con Tito una Federazione balcanica, progetto che fallì nel 1947 per la forte opposizione di Stalin. Trasformatasi in Repubblica Popolare, la Bulgaria completò nel 1948 la sua trasformazione in senso totalitario, con la condanna a morte dopo un processo-farsa del leader del partito contadino Petkov e l’ingresso nel Comecon.
Dopo la morte di Stalin si impose la leadership di Todor Zivkov (1954), che durò fino al 1989. In questo lungo periodo la Bulgaria aderì al Patto di Varsavia (1955) ed avviò il processo di industrializzazione e di collettivizzazione dell’agricoltura. Negli anni 80 la progressiva riduzione degli aiuti sovietici e la stagnazione economica misero in crisi il regime, e dopo l’avvento di Gorbaciov in Russia il regime di Sofia non godette più dell’appoggio incondizionato di Mosca. La reazione di Zivkov per recuperare consenso presso la popolazione fu di scatenare una campagna contro la minoranza turca, soggetta ad un tentativo di “bulgarizzazione” forzata che spinse una parte della minoranza turca ad emigrare ed attirò sulla Bulgaria la riprovazione della comunità internazionale, oltre a peggiorare i rapporti con Ankara.
Nel novembre del 1989, a seguito di forti manifestazioni di piazza contro il regime, Zivkov si dimise. Il Partito Comunista, rinunciando solo formalmente al monopolio del potere, si trasformò nel Partito Socialista Bulgaro (BSP) e vinse le prime consultazioni libere del giugno del 1990. Dopo una prima fase di continuità con il passato, con governi a guida socialista, Sofia ha sperimentato un periodo di crescenti turbolenze, sfociate nella grave crisi economico-finanziaria della fine del 1996. Con una inflazione al 300% ed il valore del salario medio sceso a circa 30 USD al mese, le presidenziali del novembre 1996 furono vinte da Stoyanov, candidato dell'Unione delle Forze Democratiche (UDF), Partito che ottenne poi la maggioranza assoluta alle politiche del 19 aprile 1997. Il nuovo Governo guidato da Kostov si impegnò sulla via delle riforme, imprimendo alla politica estera bulgara un ireversibile orientamento euro-atlantico in occasione dell’intervento in Kossovo, consentendo alla NATO l’attraversamento del suo territorio e successivamente partecipando alla KFOR. Nel dicembre del 1999, il vertice di Helsinki dell’UE apriva i negoziati per l'adesione della Bulgaria all'UE.
L'UDF, divisa da insanabili rivalità interne, era ormai entrata in una crisi senza sbocchi. Le elezioni del 17 giugno 2001 modificarono radicalmente lo scenario della politica bulgara, con l'entrata in scena del Movimento dell’ex re Simeone II, che in quattro anni di Governo condusse la Bulgaria all'ingresso nella NATO (aprile 2004) ed alla firma del trattato di adesione all'UE (aprile 2005). Ma già con l'elezione del Presidente Parvanov nel novembre 2001 il rinnovato Partito socialista aveva avviato la rimonta, culminata con la vittoria elettorale del 25 giugno 2005, che apriva la strada ad un Governo di coalizione con il Movimento di Simeone II ed il Partito rappresentativo della minoranza turcofona, guidato dal Primo Ministro Stanishev.
Dal 1° gennaio 2007 la Bulgaria è membro dell’Unione Europea.
DATI GENERALI
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Superficie |
110.910 Kmq |
Capitale |
SOFIA (1.114.000 abitanti circa) |
Abitanti |
7.262.675 (stime del 2008) |
Tasso crescita popolazione |
- 0,81% |
Aspettativa di vita |
73 anni |
Confessioni religiose |
cristiano ortodossa: 82,6%; musulmana 12,2%; altre confessioni cristiane 1,2%; (stime del 2001) |
Composizione etnica |
Bulgari 83.9%, Turchi 9.4%, Rom 4.7%, altri2% (inclusi Macedoni, Armeni, Tatari, Circassi) (stime del 2001) |
Lingue |
Bulgaro (ufficiale, parlato dall’84,5% della popolazione). Minoranze linguistiche: turca (9,6%), rom (4,1%), altre non specificate 1,8% (stime del 2001) |
Tasso alfabetizzazione |
98,2% della popolazione (stime del 2001) |
The CIA World FactBook 2008
Principali cariche dello Stato
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Presidente della Repubblica |
Georgi PARVANOV (PSB, Partito socialista bulgaro, eletto nel novembre 2001, riconfermato nel novembre 2006) |
Presidente del Parlamento (Narodno Sobranie) |
Georgi Georgiev PIRINSKI (PSB, dal luglio 2005) |
Primo Ministro |
Sergei STANISHEV (PSB, dall’agosto 2005) |
Vice Primo Ministro e Ministro degli esteri |
Ivailo KALFIN (PSB, dall’agosto 2005) |
SCADENZE ELETTORALI
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Presidenziali |
2011 (le ultime si sono svolte nell’ottobre 2006) |
Politiche |
2009 (le ultime si sono svolte nell’ottobre 2005) |
QuADRO POLITICO
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Governo in carica
Il 24 aprile 2008 il Parlamento bulgaro ha approvato il rimpasto di governo annunciato due giorni prima dal Premier socialista Stanishev, a seguito di una crisi politica provocata dal coinvolgimento del Ministro degli interni Petkov in uno scandalo di corruzione e collusione con la criminalita' organizzata. Sono stati rimossi quattro ministri con in testa, dunque, il responsabile degli Interni Rumen Petkov, il quale aveva ammesso di avere avuto contatti con esponenti della criminalità organizzata. Petkov e' stato sostituito dal capogruppo del PSB al Parlamento, Mihail Mikov. Dimissionari anche il Ministro della Difesa Bliznakov, dell'Agricoltura Kabil e della Sanita' Gaydarski, sostituiti rispettivamente da Nikolay Tsonev, Valery Tsvetanov e Evgheny Zhelev. Il Parlamento, inoltre, ha approvato la nomina di un nuovo ministro senza portafoglio, responsabile del delicatissimo settore dei Fondi europei nella persona di Meglena Plugcieva, finora ambasciatrice bulgara in Germania. Secondo l'opposizione, il rimpasto ''e' superficiale ed e' avvenuto troppo tardi''.
Si ricorda che Stanishev guida una coalizione tripartita dal 16 agosto 2005, formata dal Partito socialista bulgaro (PSB, ex-comunisti), dal Movimento Simeone II (MNSII, centro-destra) e dal Movimento per i diritti e le libertà (MLD, Partito della minoranza turca) che ha ricevuto la fiducia dell’Assemblea Nazionale con una maggioranza di 169 deputati su 240.
La formazione del nuovo Governo social-liberale aveva posto fine alla grave crisi politica che aveva accompagnato l’inizio della nuova legislatura. Infatti, sebbene le elezioni del 25 giugno 2005 avessero segnato la vittoria dei socialisti, la maggioranza relativa ottenuta, pari al 34% dei suffragi, rendeva difficoltosa la formazione di un gabinetto stabile: il 15 agosto 2005, i leader dei tre principali partiti bulgari hanno siglato un accordo di coalizione che ha consentito la formazione del nuovo Governo.
Il Parlamento bulgaro il 26 febbraio 2009 ha sospeso il mandato del deputato indipendente Vladimir Kuzov, condannato a tre anni di carcere con la condizionale per pedofilia. Il 18 febbraio scorso, la Corte suprema di Cassazione aveva confermato la sentenza emessa nel 2001. La revoca del mandato e' avvenuta ai sensi della Costituzione bulgara, con il voto favorevole di 178 deputati (il Parlamento ha 240 seggi), uno contrario e due astenuti.
Nello stesso giorno, con 145 voti contrari e 85 favorevoli, il governo guidato dal premier Stanishev è sopravvissuto al voto di sfiducia in Parlamento (il settimo che affronta dall'inizio del suo mandato), chiesto dall'opposizione di destra che accusava l'esecutivo di incapacita' nel gestire i fondi europei e nel combattere la corruzione e la criminalita' organizzata.
Composizione del Parlamento (unicamerale)
Partito politico |
Percentuale |
Seggi |
Coalizione per la Bulgaria (Socialisti e altre formazioni di sinistra) |
33,98 |
82 |
Movimento Nazionale Simeone II |
21,83 |
53 |
Movimento per i diritti e le libertà(minoranza turca) |
14,7 |
34 |
Coalizione Ataka (gruppo nazionalista e xenofobo) |
8,93 |
21 |
Unione di Forze democratiche (destra) |
8,44 |
20 |
Democratici per una Bulgaria forte |
7,7 |
17 |
Unione popolare bulgara (centrodestra) |
5,70 |
13 |
Totale |
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240 |
Le elezioni del 25 giugno 2005, che hanno registratola più bassa affluenza alle urne del post-1989 (circa il 55%), hanno visto il Partito Socialista – favorito della vigilia – ottenere solo una maggioranza relativa (34%), il parziale ridimensionamento del Movimento di Simeone di Sassonia-Coburgo (22%) ed il rafforzamento del Partito della minoranza turca MRF (14%). Quarta forza parlamentare è il movimento a carattere ultranazionalista e xenofobo “Ataka” (8,75%), mentre il rilievo degli altri Partiti di centro-destra, riuniti alle elezioni nelle Forze Democratiche Unite (8%), resta marginale nel gioco politico.
A fronte di tale frammentata situazione politica, una lunga trattativa ha consentito al leader del Partito Socialista, Sergey Stanishev, di dare vita ad un Governo di coalizione con il Movimento di centro-destra di Simeone di Sassonia-Coburgo ed il Partito della minoranza turca (MRF).
Alla Presidenza della Repubblica siede, dal gennaio 2002, il socialista Georgi Parvanov, confermato nella sua carica nelle elezioni dell’ottobre 2006, quando si è imposto nel turno di ballottaggio sul candidato del partito ultranazionalista Ataka, Volen Siderov. Il Presidente, ufficialmente candidatosi come indipendente, era sostenuto, oltre che dal suo partito, anche dal partito della minoranza turca, e generalmente percepito dall'elettorato quale candidato della coalizione di Governo - che comprende anche il Movimento Nazionale Simeone II, formalmente non schieratosi - e quale elemento di continuità rispetto alle politiche che hanno condotto il Paese all’adesione alla NATO ed alla chiusura del negoziato con l’UE.
QUADRO istituzionale
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Sistema politico
Secondo la nuova Costituzione, varata nel luglio 1991, la Bulgaria è una Repubblica parlamentare.
Le modifiche al testo costituzionale devono essere approvate dal Parlamento con una maggioranza dei tre quarti dei suoi membri. Il 24 settembre 2003 è entrata in vigore una limitata riforma costituzionale, approvata all’unanimità, che modifica il sistema della Giustizia (abolendo l’immunità penale dei giudici ed estendendo da tre a cinque gli anni di servizio dopo i quali un magistrato diventa inamovibile) come auspicato dall’Unione Europea.
Presidente della Repubblica
Eletto direttamente dal corpo elettorale con un mandato di 5 anni, èrinnovabile una sola volta. Contestualmente è eletto il Vicepresidente. E’ eletto il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti espressi; in caso contrario si procede ad un secondo turno, a distanza di sette giorni, tra i primi due candidati, in cui risulta eletto colui che ottiene la maggioranza relativa.
Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato; è Comandante in capo delle Forze Armate; presiede il Consiglio consultivo per la sicurezza nazionale; promulga le leggi; può esercitare un diritto di veto sulle leggi approvate dal Parlamento (in tal caso l’Assemblea Nazionale ha comunque la facoltà di approvarle nuovamente a maggioranza assoluta dei membri, con l’obbligo per il Presidente di promulgarle); conclude i trattati internazionali poi ratificati dal Parlamento; concede la grazia.
Su richiesta del Consiglio dei Ministri può dichiarare la mobilitazione parziale o generale e, nei casi in cui il Parlamento non è in sessione e non è possibile convocarlo in tempo, può dichiarare l’entrata in vigore della legge marziale o lo stato di emergenza. Può sciogliere il Parlamento. Il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro incaricato, che poi si presenterà al voto del Parlamento, su indicazione del partito di maggioranza relativa. Se tale candidato non riesce a formare un Governo, la Costituzione prescrive che il candidato Premier sia indicato dal secondo partito. In caso di ulteriore fallimento, il Presidente della Repubblica affida l’incarico ai rappresentanti segnalati dai partiti minori. Se nessun candidato è in grado di formare un governo, il Presidente nomina un governo provvisorio, scioglie il Parlamento e indice nuove elezioni.
Parlamento
Il Parlamento è unicamerale. L’Assemblea Nazionale (240 seggi) è eletta per 4 anni. Ad essa spetta la funzione legislativa e di controllo sull’esecutivo. Vige un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 4%. L’iniziativa legislativa appartiene a ciascun membro del parlamento o al Consiglio dei Ministri; spetta a quest’ultimo l’iniziativa in materia di legge di bilancio.
L’Assemblea Nazionale approva le leggi a maggioranza semplice; le modifiche costituzionali vengono approvate con una maggioranza qualificata (tre quarti dei membri). Le leggi sono esaminate e votate due volte in due sessioni separate. La Costituzione prevede che in caso di adozione di una nuova Costituzione si proceda allo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e si elegga la “Grande Assemblea Nazionale” composta di 400 membri eletti con le regolari procedure di elezione. Quest’ultima, una volta esaurito il mandato, si scioglie.
Il Parlamento può sfiduciare il Governo con la presentazione da parte di almeno 1/5 dei membri del Parlamento di una mozione di sfiducia che deve essere approvata dalla maggioranza assoluta dei suoi componenti.
Governo
Il Consiglio dei Ministri è formato dal Primo Ministro (nominato dal Presidente della Repubblica), dai Vice Primi Ministri e dai Ministri (proposti dal Primo Ministro). Esso determina e conduce la politica interna ed estera dello Stato, assicura l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale, esercita il controllo sulla pubblica amministrazione e le forze armate. Il Governo una volta formato, deve presentarsi al Parlamento per la fiducia. Il Consiglio dei Ministri può porre la questione di fiducia sul suo programma di governo o su questioni specifiche; sulla questione di fiducia il Parlamento delibera con una risoluzione che deve essere approvata dalla maggioranza dei presenti; in caso di mancata fiducia il governo deve dimettersi.
Amministrazione locale
Il territorio della Bulgaria è suddiviso in 287 comuni e 28 regioni. Il Comune è un ente locale dotato di una certa autonomia, nell’ambito della quale il Consiglio municipale determina le principali scelte ed approva il bilancio. Il Sindaco conduce l’azione esecutiva, assicura l’ordine pubblico ed organizza la distribuzione del bilancio municipale. Le Regioni sono invece unità amministrative del Governo decentrate a garanzia di una maggiore efficacia dell’azione esecutiva a livello locale. Il Governatore regionale, nominato dal Consiglio dei Ministri, è la principale Autorità regionale.
L'attuale suddivisione in regioni risale al 1999, in precedenza, dal 1987, la suddivisione era in 9 province. Tutte le regioni prendono il nome dal loro capoluogo, l'area urbana della capitale nazionale forma una regione separata.
Corte costituzionale
La Corte Costituzionale si compone di 12 giudici, di cui 1/3 eletti dal Parlamento, 1/3 nominati dal Presidente della Repubblica e 1/3 eletti congiuntamente dai giudici della Corte Suprema di Cassazione e dalla Corte Suprema Amministrativa. Il mandato è di 9 anni; i giudici non sono rieleggibili. La Corte esprime interpretazioni vincolanti del testo costituzionale; giudica sulla costituzionalità delle leggi e degli accordi internazionali; giudica sui conflitti di attribuzione tra il Parlamento, il Presidente e il Consiglio dei Ministri e tra gli organi del governo locale e quelli del governo centrale; giudica sulla costituzionalità dei partiti politici e delle associazioni; giudica sulla legittimità delle elezioni del Presidente e del Vicepresidente della Repubblica; giudica sulla legittimità della elezione dei membri del Parlamento; giudica sullo stato di accusa contro il Presidente della Repubblica promosso dal Parlamento.
Magistratura
Il Potere giudiziario è indipendente e i processi hanno tre gradi di giudizio. Il sistema giudiziario prevede tre istanze (corti regionali, corti distrettuali e corti d’appello) ed una Suprema Corte di Cassazione che esercita il controllo sull’applicazione della legge da parte dei Tribunali. La Suprema Corte Amministrativa decide sulla legittimità degli atti del Potere esecutivo. L’Ufficio del Pubblico Ministero e le strutture investigative rientrano nell’ordinamento giudiziario e sono composti da magistrati.
ATTUALITA’ DI POLITICA INTERNA
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Prospettive
Le relazioni tra il Partito Socialista Bulgaro e il principale partner della coalizione, il Movimento Nazionale Simeone II (MNSII), sono state problematiche anche nel 2008. Il leader del MNSII, Simeone di Sassonia Coburgo, ha confermato il suo impegno a sostenere la coalizione ma vi è il rischio di future frammentazioni all’interno del suo stesso partito. Già nel novembre 2007, a seguito dell’espulsione di cinque deputati dal MNSII, dodici parlamentari hanno abbandonato il gruppo parlamentare. L’opposizione, dal canto suo, continuerà a chiedere elezioni anticipate, sull’onda anche dello scandalo che ha portato nell’aprile 2008 al rimpasto di governo (vedi Quadro politico).
Con l’ingresso del Paese nell’Unione Europea, la coalizione guidata da Stanishev sembra aver peraltro perso la sua spinta propulsiva. Tuttavia il Governo è riuscito a varare un significativo pacchetto di provvedimenti di natura economica e sociale che – ispirandosi alle diverse anime della coalizione – prevede da un lato l’aumento delle pensioni del 10% e, dall’altro, misure a favore dello sviluppo economico come l’introduzione di una “flat tax” per tutte le persone fisiche al 10% e la riduzione del 3% dei contributi previdenziali.
Inoltre, i partiti della coalizione hanno sostanzialmente “retto” alla prova delle elezioni amministrative tenutesi il 28 ottobre 2007 (con 2° turno il 4 novembre), che hanno confermato il trend elettorale già in atto nel Paese. Positivo è stato il risultato del partito della minoranza turca e soprattutto del Partito Socialista che, grazie ad una diffusione capillare sul territorio nazionale, ha ottenuto un alto numero di voti. Ancora più evidente il successo del GERB (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) del sindaco di Sofia Borissov (personalmente rieletto già al primo turno), che ha conquistato tutti i maggiori centri urbani del Paese e prosegue nel suo processo di affermazione nel panorama politico nazionale. In ulteriore calo invece il Movimento di Simeone II, mentre il partito ultranazionalista dagli accenti xenofobi Ataka conferma il suo elettorato. La partecipazione generale, dopo il picco negativo toccato alle Europee, è parzialmente risalita (42% al primo turno e 48% al secondo).
In vista delle elezioni politiche del 2009 (maggio-giugno), appare rafforzarsi una potenziale coalizione di centrodestra. Con l’ammissione il 7 febbraio scorso al Partito Popolare Europeo, il GERB mira ad accreditarsi come forza moderata suscettibile di raccogliere attorno a se l’Unione delle Forze Democratiche (UDF) e i “Democratici per una Bulgaria forte” (DSB), così come la neo-costituita “Nuova Democrazia Bulgara”. Il partito è accreditato da recenti sondaggi del 24,3% delle preferenze, a fronte del 19,2% del partito Socialista, dell’8,2% del Partito della minoranza turca e del 10% di Ataka.
POlitica ESTERA |
Dal 1° gennaio 2007, con l’ingresso nell’Unione Europea, la Bulgaria ha completato il processo di adesione alle strutture euro-atlantiche (il 2 aprile 2004 la Bulgaria era entrata nella NATO).
Al di là del legame con l’Unione Europea, la Bulgaria appare determinata a voler costruire un sempre più stretto rapporto con gli Stati Uniti. Il 28 febbraio scorso sono stati firmati undici accordi in applicazione dell'Accordo Quadro di Cooperazione nel settore Difesa (firmato a Bucarest il 28 aprile 2006 dal Segretario di Stato Rice) che hanno definito una collaborazione di durata decennale tra i due Paesi in ambito militare attraverso l'istituzione di siti binazionali (poligono di Novo Selo, basi aeree di Bezmer e Graf Ignatievo, magazzini della base navale di Aytos), fissando in 2.500 unità, tra personale militare e civile, il tetto massimo che l'organico delle Forze Armate americane presente potrà raggiungere sul territorio bulgaro.
D’altra parte, Sofia ha intensificato i rapporti con Mosca, che hanno assunto una connotazione strategica soprattutto sul piano energetico (la Bulgaria dipendente quasi integralmente da Mosca per quanto riguarda le forniture di greggio e gas). Sono state concluse importanti intese per quanto riguarda il progetto di oleodotto Burgas-Alessandropoli, la progettazione e costruzione della centrale nucleare di Belene e la costruzione del gasdotto “South Stream”.
La reazione di Sofia alla crisi russo-georgiana è stata improntata ad equilibrio ed al pieno sostegno dell’attività della Presidenza dell’UE, nonostante forti critiche siano state espresse al riconoscimento dell’indipendenza di Ossezia del Sud ed Abkhazia. Sofia è stata tra i primi ad attivarsi nel processo di ricostruzione e di assistenza alla Georgia: medicinali e macchinari sanitari per un valore di 130.000 euro sono stati inviati negli ultimi giorni di agosto, mentre il porto di Burgas è stato offerto come base logistica per il trasporto di aiuti. Sofia ha inoltre garantito sostegno alla missione di monitoraggio in Georgia (“European Union Monitoring Mission”) promossa dall’Unione Europea con l’invio di 4 osservatori dislocati presso l’area di Gori.
Un’attenzione particolare è riservata dalla Bulgaria alla stabilizzazione e democratizzazione dei Balcani occidentali, enfatizzando in particolare i rapporti di buon vicinato e collaborazione esistenti con la Serbia. In tale quadro, particolarmente prudente è stata la reazione alla dichiarazione d’indipendenza del Kosovo, che Sofia ha poi riconosciuto il 20 marzo, assieme ad Ungheria e Croazia. L’esercito bulgaro contribuisce alla missione KFOR in Kosovo con 47 unità e all’operazione EUFOR con due ufficiali.
Le forze bulgare hanno partecipato altresì alle missioni internazionali in Iraq. Il 27 dicembre 2005 la Bulgaria tuttavia ha completato il ritiro del proprio contingente. Successivamente è stata nuovamente inviata una compagnia di 120 soldati, responsabili della sicurezza nel Centro di Protezione e Detenzione del campo profughi di Ashraf. Le truppe, inquadrate sotto il comando operativo degli Stati Uniti, hanno ricevuto il 21 febbraio 2007 la proroga della loro missione per un ulteriore anno. A novembre 2008, il ministro della Difesa Nikolay Tsonev ha annunciato il rientro in patria di tutti i soldati bulgari che effettivamente sono rientrati tra il 15 e il 20 dicembre.
In Afghanistan la Bulgaria assicura la propria partecipazione militare alla missione ISAF con circa 500 unità, di cui 270 a Kandahar e circa 70 di stanza a Kabul ed inquadrate nel contingente italiano in loco.
RELAZIONI CON L’UNIONE EUROPEA |
Dal 1° gennaio 2007 il Paese è entrato a far parte dell’Unione Europea, senza clausole di salvaguardia.
La Bulgaria (assieme alla Romania) aveva avviato i negoziati di adesione all’Unione a seguito del Consiglio Europeo di Helsinki del dicembre 1999. Il 25 aprile 2005 i due Paesi hanno firmato congiuntamente, a Bruxelles, il Trattato di adesione. Il loro ingresso venne allora previsto per il 1° gennaio 2007, a condizione tuttavia che adempiessero alla totalità degli impegni assunti nel quadro dei negoziati . Il Parlamento italiano è stato il primo, tra i Paesi fondatori, a concludere l’iter di ratifica del Trattato di adesione, il 22 dicembre 2005.
Si sono tenute il 20 maggio 2007 le prime elezioni per scegliere i deputati bulgari al Parlamento Europeo, caratterizzate da una bassissima affluenza alle urne (poco meno del 29% degli aventi diritto).
Il 21 marzo 2008, il Parlamento bulgaro ha ratificato il Trattato di Lisbona, con 195 voti a favore e 15 contrari.
Il 22 giugno 2007 il Ministro delle Finanze bulgaro ed il Commissario Europeo per le Politiche regionali hanno firmato il primo Quadro di riferimento strategico nazionale 2007-2013 per la Bulgaria. Tale quadro di riferimento è il documento di sintesi delle priorità della Comunità e degli obiettivi strategici per lo sviluppo della Bulgaria per il suddetto periodo. Secondo tale Quadro la Bulgaria avrà accesso a 6.853 miliardi di euro di Fondi Strutturali e di Coesione dell’UE a cui si aggiungeranno oltre 1.128 miliardi di euro di cofinanziamento nazionale. Nel 2007, la Bulgaria ha inoltre vinto una battaglia di grande significato simbolico, dove apprezzato è stato l’appoggio dell’Italia. La parola “euro” verrà riportata sulle banconote con la trascrizione in cirillico (“evro”).
La Bulgaria resta oggetto del Meccanismo di Cooperazione e Verifica fino al raggiungimento dei parametri (“benchmarks”) previsti per quei settori dove, al momento dell’adesione, persisteva un insoddisfacente livello di applicazione degli standard comunitari. Secondo il rapporto presentato il 12 febbraio Sofia continua a non avere raggiunto del tutto gli standard richiesti dall’UE su una serie di materie, tra cui quella giudiziaria e di sicurezza (corruzione e crimine organizzato), quella della gestione dei fondi europei, della sicurezza alimentare e di quella dei trasporti aerei (anche se, rispetto alla Romania, Bruxelles prende atto dei progressi effettuati).
Nel luglio scorso Bruxelles ha bloccato circa 800 milioni di euro di fondi di pre-adesione alla Bulgaria: duecentoventi sono stati definitivamente persi a novembre e in futuro sono possibili ulteriori strette sull'erogazione dei fondi strutturali 2007-2013, ben più cospicui: alla Bulgaria spetterebbero 11 miliardi di euro.
RAPPORTI CON LA NATO
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La Bulgaria è divenuta membro a pieno titolo dell’Alleanza Atlantica in occasione del Vertice NATO di Praga dell’aprile 2004, unitamente ai tre Paesi baltici, a Romania, Slovacchia e Slovenia. L’ingresso della Bulgaria nell’Alleanza ha costituito un valore aggiunto sia in termini politico–strategici e di sicurezza (con particolare riguardo al delicato settore della lotta al terrorismo e della lotta contro la diffusione delle armi di distruzione di massa), sia in termini di continuità del territorio NATO verso l’Europa sudorientale, nonché al fine della stabilizzazione di tale area, a cui questo Paese ha già notevolmente contribuito negli ultimi anni e potrà a maggior ragione ulteriormente contribuire nella qualità e con gli standard politico-militari di full member della NATO. Anche in questo settore il nuovo Esecutivo mostra continuità.
I vertici dell’Alleanza, da parte loro, confermano la considerazione per la Bulgaria quale alleato affidabile, prevedibile e stabile sia per la sua attiva partecipazione nelle missioni internazionali a guida NATO, sia per l’adempimento degli obblighi derivanti dalla membership, quale la riforma e l’ammodernamento delle Forze Armate e del settore difesa (cui al momento è allocato il 2,6% del PIL). Il Paese si sta dotando di una propria normativa per la disciplina della partecipazione a missioni militari all’estero e per il passaggio e stazionamento di truppe straniere sul suo territorio.
SITUAZIONE ECONOMICA
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Principali indicatori economici |
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PIL a parità di potere di acquisto |
95,88 miliardi di dollari USA |
Crescita PIL |
6% |
Inflazione |
12,5% |
Tasso di disoccupazione |
6,3% |
PIL pro capitea parità di potere d’acquisto |
13,200 dollari USA |
Composizione PIL per settore |
6,9% agricoltura; 32% industria; 61,1% servizi |
Debito estero |
43,96 miliardi di dollari USA |
Fonti: The Cia Worldfactbook 2008 |
1. Andamento congiunturale
Dopo un periodo di costante espansione economica, dovuto soprattutto alla crescita della domanda interna e delle esportazioni, l’economia bulgara ha fatto registrare una flessione del tasso di crescita sia nel corso del 2007 (il PIL è stato pari al 6,2%) che durante il 2008 (5,4%). Sintomatici di un andamento che ha caratterizzato molti fra i Paesi dell’Europa Centro-orientale i dati relativi al 2008: se durante il primo semestre la crescita del PIL è stata in realtà consistente (+7%), nel secondo semestre, a causa della crisi finanziaria globale, essa si è attestata sul +3,8%. Secondo i maggiori analisti internazionali la Bulgaria sarà nel medio periodo fortemente penalizzata dall’innalzamento del deficit pubblico e dalla notevole dipendenza dagli investimenti finanziari stranieri (gli IDE hanno raggiunto nel 2007 la cifra record di 6,1 mld di Euro) e dalle esportazioni, entrambi destinati ad una forte riduzione: coerentemente, le stime EIU annunciano di una contrazione del PIL nel 2009 (-0,6%), cui dovrebbe seguire una lieve ripresa nel 2010 (+1,2%). In effetti, già nel novembre del 2008 si è registrata una caduta del settore industriale dell’8,8% rispetto al novembre 2007, cui ha contribuito in maniera preponderante il crollo della produzione manifatturiera (-10,9%). Va inoltre registrata la caduta dei consumi privati, che dovrebbero passare dal 4% registrato nel 2008 allo 0,2 previsto per il 2009 e che, in conseguenza del calo delle importazioni durante il 2009, dovrebbe comportare un miglioramento del deficit delle partite correnti, con un passaggio dal 22,8% del 2008 al 14,1% del 2009. Significative infine le previsioni concernenti i flussi di investimento fisso lordo: secondo l’EIU, il relativo tasso di crescita passerà dal +14,7% del 2008 al -1,5% del 2009, per risalire lievemente soltanto nel 2010 (+0,8%).
Dal punto di vista della tenuta del sistema bancario, la stabilità delle banche bulgare sarebbe assicurata da una quota di capitale e liquidità molto più elevata rispetto alle concorrenti europee. Vanno comunque registrate alcune misure, prese tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009 dalla Banca Nazionale bulgara, al fine di contrastare la prevista carenza di liquidità sul mercato interno conseguente all’attesa riduzione del flusso degli investimenti esteri .
Le positive performance dell’economia bulgara negli ultimi anni hanno consentito la progressiva riduzione del tasso di disoccupazione, passato dall’11,80% del 2004 al 7,7% del 2007. Se il dato complessivo per il 2008 evidenzia un’ulteriore decrescita (6,3%), la crisi economica non dovrebbe mancare di incidere anche sul tasso di disoccupazione che, per il 2009, si prevede in ascesa al 6,9%.
L’adozione di una politica monetaria molto restrittiva, in particolare attraverso il tasso di cambio fisso con l’euro, ha contribuito notevolmente alla stabilità macroeconomica del sistema. E questo nonostante l’aumento dell’inflazione, che è cresciuta dal 9,8% del 2007 sino al 12,3% del 2008. In parte dovuto alla particolare dinamicità dell’economia bulgara, tale aumento è da imputarsi a una pluralità di fattori, fra i quali l’impennata del peso delle “utilities”, la crescita dei salari, nonché le variazioni dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali. La circostanza che la componente di maggior peso nell’innalzamento dell’indice sia rappresentata dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari (+25% rispetto ad una media del 2,7% nei restanti stati membri), conseguente alla siccità del 2007, fa presumere che la ripresa della produzione agricola (nel 2008 il settore ha registrato un +17%), abbinata alla caduta dei prezzi di petrolio e gas, consentirà una riduzione del tasso d’inflazione già nel 2009, durante il quale esso è previsto intorno al 5,8%, mentre per il 2010 le stime parlano di un ulteriore calo al 4,3%.
Positivi tutti gli altri parametri di Maastricht. Nel 2007, la Bulgaria ha fatto registrare l’avanzo primario più alto dei Paesi UE (3,8% del PIL) e un debito pubblico pari al 18,2% del PIL. Secondo i dati relativi al bilancio dello Stato, pubblicati dal Ministero delle Finanze, nei primi undici mesi del 2008 l’avanzo primario avrebbe raggiunto il livello record del 6,9% del PIL, mentre il debito pubblico dovrebbe attestarsi al 14,9%. Tuttavia, le previsioni EIU per il 2009 indicano una generale inversione di tendenza, con la presenza di un disavanzo primario pari a circa lo 0,3% del PIL, e con il debito pubblico al 16,5% del PIL .
2. Politica Economica e prospettive di sviluppo
I dati positivi relativi all’avanzo primario ed al debito pubblico sono il frutto - oltre che dei trasferimenti di fondi seguiti all’ingresso nell’UE - di una oculata politica fiscale condotta dall’esecutivo in stretta collaborazione con il FMI.
Al raggiungimento degli ottimi risultati sopra delineati ha contribuito fra l’altro l’adozione del Currency Board, istituito a partire dal 1997 dal Fondo Monetario Internazionale per fare fronte alla grave crisi finanziaria e valutaria del 1996, che ha ancorato la moneta locale al Marco tedesco e quindi all’Euro. Nel marzo 2007 e’ scaduto l’ultimo accordo stand by stipulato con il FMI, che la Bulgaria ha ritenuto di non rinnovare in considerazione della positiva performance dell’economia bulgara, che ha consentito la restituzione anticipata del debito contratto. Il FMI continua a monitorare la politica fiscale del Governo, mediante le consultazioni ex art. IV dell’accordo di Adesione.
Al monitoraggio del FMI si affianca l’azione della Banca Mondiale, che - il 16 maggio 2006 - ha approvato la nuova Country Partnership Strategy for Bulgaria 2007-2009. Nel documento viene dettagliato il sostegno della istituzione finanziaria internazionale per il raggiungimento di una crescita economica sostenibile ed un’ottimale integrazione nell’UE.
La politica monetaria potrà essere ulteriormente stabilizzata dall’ingresso dell’Exchange Rate Mechanism 2-ERM2, atteso nel corso del 2008 (ma slittato rispetto alle previsioni), meccanismo cui prevedibilmente Sofia rimarrebbe legata per tre o quattro anni prima dell’ingresso nell’Unione Economica e Monetaria-UEM.
Sin dal 1997 è stato avviato un vasto programma di privatizzazioni, coordinato da una Agenzia all’uopo costituita. Nel 2007, l’agenzia ha finalizzato 93 privatizzazioni, per un ammontare pari a 250 milioni di euro. Secondo i dati resi noti dall’Agenzia, nei primi cinque mesi del 2008, il processo di privatizzazione avrebbe fatto registrare un considerevole rallentamento, con la conclusione di un numero esiguo di transazioni. Tuttavia, il secondo semestre del 2008 si è aperto con la privatizzazione delle fabbriche di tabacco di Plovdiv e Stara Zagora di proprietà della Bulgartabac, a metà agosto è stata privatizzata la Flotta Marittima Bulgara, mentre sono in preparazione la privatizzazione delle centrali termiche di Sofia, di Shoumen e di Pernik, della centrale termoelettrica di Bobov Dol e delle centrali idroelettriche di Vidima, Beli Iskar,Tuzha, Ustolo, Mala Tzarkva, Simeonovo e Lukovit. E’ altresì prevista la dismissione di gran parte degli immobili di proprietà delle forze armate, a seguito della consistente riduzione degli organici dell’esercito avvenuta negli ultimi anni.
Il settore delle telecomunicazioni risulta uno dei comparti che ha attratto la maggior parte degli investimenti stranieri, anche grazie alle ampie politiche di liberalizzazione adottate. Oltre alla vendita della Mobiltel alla Telecom Austria, nel maggio 2006, la Commissione per la regolazione delle comunicazioni ha rilasciato 3 licenze di terza generazione per la costruzione della rete di telefonia mobile del tipo UMTS alla Mobiltel, alla Globul e alla BTC (la ex compagnia telefonica bulgara).
Anche il settore delle tecnologie informatiche ha molto contribuito all’afflusso di IDE nel Paese. La Bulgaria costituisce infatti un importante mercato di delocalizzazione per alcune delle più importanti società del settore grazie alle eccellenti capacità professionali locali ed ai costi della mano d’opera ancora competitivi. Nel mercato bulgaro sono già presenti la multinazionale SAP, l’Internet provider americano Tumbleweed e Hewlett-Packard, ed è in continua crescita il numero di società straniere interessate a investire nel ramo.
Il settore bancario, principalmente controllato da banche estere, si sta sviluppando rapidamente in termini di crescita dei crediti e dei depositi. Si è conclusa a beneficio di Unicredit, una delle operazioni di maggiore rilievo economico, vale a dire l’acquisto - nel 2000 - di Bulbank, il principale istituto bancario del Paese. Nel 2005, a seguito della fusione tra la HVB Biochim e la Hebros, istituti di proprietà tedesca, con la Bulbank, si è costituito sotto il controllo di Unicredit un gruppo che detiene il 21,7% del mercato bancario .
Nel settore dei servizi, una particolare menzione merita la costante espansione del turismo che, negli ultimi tre anni, ha visto tassi di crescita annua del 10-12%, anche grazie ai contributi del Programma PHARE dell’Unione Europea ed ai programmi di agevolazione ed investimento promossi dal governo, quali il Tourist Act del 2002 e l’Investment Encouragement Act del 2004. Nel 2007, il settore ha raggiunto introiti per 2,7 mld di euro (contro i circa 2 mld del 2006), con un contributo di circa il 10% al PIL e 300.000 occupati. Secondo le previsioni, l’anno 2008 vedrà il superamento della soglia dei 3 mld di euro .
La qualità delle infrastrutture è modesta ed i processi di modernizzazione ed ampliamento sono ancora in fase di avvio, anche perché la maggior parte delle infrastrutture dei trasporti sono ancora di proprietà statale. Per attrarre investimenti nel settore, nel maggio 2006 il governo bulgaro ha approvato una “Strategia per il settore delle infrastrutture” 2007-2015, che prevede investimenti per circa 12 miliardi di euro, mediante il ricorso ai Fondi Strutturali, a prestiti delle Istituzioni Finanziarie Internazionali, al co-finanziamento nazionale ed a partnership pubblico-private .
L’energia ha rappresentato per anni un’importante voce dell’export bulgaro. Sebbene fortemente dipendente da forniture russe per petrolio e gas, la Bulgaria aveva sinora coperto circa il 40-45% del proprio fabbisogno con la produzione della centrale nucleare di Kozlodui. A seguito della chiusura della centrale nel dicembre 2006 - in ottemperanza agli impegni presi in ambito UE - e della conseguente riduzione della produzione e delle esportazioni di energia (- 40%), il Governo ha avviato la costruzione di una nuova centrale nucleare a Belene e ha intrapreso una politica di diversificazione delle fonti di approvvigionamento. E’ stato pertanto firmato un protocollo preliminare tra Bulgaria, Grecia e Russia per la costruzione di un oleodotto Burgas (Bulgaria)-Alexandropolis (Grecia). Sofia ha inoltre deciso di partecipare al progetto del gasdotto “South Stream” ed è interessata anche al progetto del gasdotto “Nabucco”. La crisi del gas, occorsa tra Russia e Ucraina nel gennaio 2009, ha duramente colpito la Bulgaria. In effetti, il gas di importazione, che soddisfa circa il 90% della domanda interna, proviene dalla Russia tramite i gasdotti ucraini. A causa della mancata diversificazione degli approvvigionamenti, della mancanza di connessioni con i gasdotti degli Stati confinanti e delle esigue scorte di energia, gli effetti della crisi si sono fatti sentire in misura considerevole ed hanno toccato sia i cittadini e le famiglie, sia le aziende che hanno dovuto interrompere temporaneamente la produzione[35].
3. Rapporti con i maggiori paesi partner
Nel corso del 2007 è proseguito il trend di crescita dell’interscambio della Bulgaria con l’estero, in atto da molti anni. Le importazioni hanno raggiunto circa 22,0 mld di Euro (+18,4% rispetto al 2006), mentre le esportazioni i 13,5 mld di Euro (+12,2%), con un saldo commerciale negativo di circa 8,5 mld di euro. Questo trend positivo è stato confermato nel corso dei primi undici mesi del 2008, durante i quali le importazioni hanno raggiunto i 46,2 mld di Euro, mentre le esportazioni i 28,0 mld di Euro, con un saldo commerciale negativo di 18,2 mld di euro. Il minore incremento dell’export è da imputarsi alla scarsità dell’offerta di energia elettrica, nonché all’aumento delle importazioni di beni d’investimento (materie prime, energia, macchinari) .
La UE, nel suo complesso, ha assorbito il 60% delle esportazioni bulgare, fornendo il 56,2% delle importazioni.
Per quanto riguarda le importazioni bulgare, tra i paesi extra-europei il ruolo di principale partner spetta alla Federazione Russa, con un volume pari a 6.744,9 mln di euro (+37,8% rispetto ai primi undici mesi del 2007), seguita dall’Ucraina (3.470,5 mln di euro, +24,1%) e dalla Turchia (2.572,4 mln, -4,3%). Seppur non molto rilevanti in termini quantitativi, vanno registrate i forti incrementi di paesi quali la Georgia (che ha sestuplicato il proprio export verso la Bulgaria), la Siria (quintuplicato), l’Arabia Saudita e il Giappone (raddoppiato).
Tra i paesi extra-europei importatori di merci bulgare, il primato spetta alla Turchia (2.513,4 mln di euro, -9,9%), seguita dalla Siria (1.183,4 mln, +13,6%). Inoltre, occorre registrare incrementi significativi di esportazioni bulgare nei confronti di Emirati Arabi Uniti (che hanno fatto registrare un eccezionale incremento percentuale delle proprie importazioni dalla Bulgaria, pari a circa +1.300%), Siria (che ha sestuplicato l’import dalla Bulgaria), Arabia Saudita (raddoppiato), Russia (+44,4%) e Georgia (+26%).
Le stime per i primi undici mesi del 2008 rivelano un decremento nel flusso degli investimenti diretti esteri: essi si attestano a 4,8 mld di euro, facendo registrare una flessione del 16% rispetto allo stesso periodo del 2007, nonostante l’introduzione, il primo gennaio 2008, di un regime fiscale estremamente favorevole alle imprese, con l’imposta sull’utile ridotta al 10%. Va sottolineato il dato relativo al solo novembre 2008, durante il quale la flessione del flusso di IDE è stata di addirittura il 56% rispetto al novembre 2007.
La forte diminuzione registratasi nel flusso di IDE è senz’altro addebitabile alla crisi finanziaria attualmente in atto sul mercato globale. Essa desta particolari preoccupazioni, soprattutto se si considera l’importante valore strategico che gli investimenti diretti esteri hanno avuto per la crescita del PIL bulgaro nel corso degli ultimi anni, cui si accompagnerà nel 2009 la caduta delle esportazioni verso l’Europa, in fase di recessione. Inoltre, se l’alto livello di IDE nel 2007 ha consentito di compensare il forte deficit delle partite correnti, passato dal 10,6% sul PIL del 2006 al 22,8% stimato per il 2008, nel 2008 gli IDE hanno compensato solo il 65% di detto deficit.
4. Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali
Fondo monetario internazionale
Membro dal settembre 1990
Quota nel FMI: SDR 640,2 milioni / 0,29% sul totale del Fondo;
Rappresentato nel Comitato Esecutivo dai Paesi Bassi;
Accordo in corso: nessuno (l’ultimo Stand-by Arrangement di SDR 100 milioni è terminato il 31 marzo 2007);
Debito in essere al 31.08.2008: nullo.
Dopo aver utilizzato negli anni ’90 una serie consecutiva di accordi di prestito, stipulati con il Fondo Monetario Internazionale, quale cornice per le riforme economiche durante il periodo della transizione, la Bulgaria ha preferito non rinnovare il più recente “stand-by arrangement”, scaduto nel marzo 2007. Il Governo, anche in considerazione dell’ottima performance dell’economia bulgara, aveva d’altronde ripianato il proprio debito in anticipo rispetto al programma previsto.
Il Fondo continua comunque a monitorare gli sviluppi dell’economia del Paese, mediante le periodiche analisi macroeconomiche ex art. IV dell’Accordo di adesione.
Nella riunione del 17 dicembre 2007, il Consiglio Esecutivo del FMI ha apprezzato la positiva ‘performance’ macro-economica del Paese, caratterizzata da robusti tassi di crescita del PIL (intorno al 6%), marcata riduzione del tasso di disoccupazione e graduale convergenza dei livelli di reddito con quelli dell’UE.
I DE hanno incoraggiato le Autorità bulgare a mantenere un atteggiamento prudente in materia di politica fiscale, anche in considerazione di alcuni segnali di surriscaldamento dell’economia bulgara quali l’elevato ‘deficit’ di conto corrente (ca. il 20% del PIL, per lo più generato dagli ingenti afflussi di investimenti diretti esteri) e la rapida crescita del tasso di inflazione. I DE hanno, inoltre, raccomandato la concessione di aumenti salariali in linea con la crescita della produttività e l’adozione di misure mirate a migliorare il clima economico, stimolare gli investimenti in capitale umano.
BANCA MONDIALE
Membro dal settembre 1990
L’assistenza della Banca Mondiale (BM) alla Bulgaria si è indirizzata al sostegno dello sviluppo sostenibile e alla crescita economica attraverso investimenti nel settore infrastrutturale, l’accelerazione delle riforme ed un più rapido sviluppo del settore privato. L’attività di assistenza della BM è attualmente guidata dalla “Country Partnership Strategy” (CPS) per il periodo 2007-2009, approvata il 13 giugno 2006. La CPS è dotata di un pacchetto finanziario annuale di USD 300 milioni, finalizzato al perseguimento di tre priorità: crescita della produttività e dell’occupazione (attraverso riforme strutturali ed investimenti a sostegno del settore privato), consolidamento della capacità di assorbimento dei fondi UE, promozione dell’inclusione sociale.
BANCA EUROPEA PER LA RICOSTRUZIONE E LO SVILUPPO
Alla data del 31 dicembre 2007, la Banca ha cumulato in Bulgaria investimenti per 1,54 miliardi di euro, per complessivi 118 progetti che hanno consentito di mobilitare 5,9 miliardi di euro di investimento a beneficio del Paese.
Come si evince dal documento “Strategy for Bulgaria”, approvato dal Consiglio di Amministrazione in data 28 maggio 2008, continua l’ottima performance dell’economia bulgara, frutto di una decade di coerenti e radicali riforme. L’ingresso nell’UE ha contribuito a diminuire la percezione del rischio Paese da parte degli investitori internazionali, garantendo altresì ampia disponibilità di fondi per agevolare lo sviluppo delle aree disagiate del Paese e l’ammodernamento delle infrastrutture. La BERS ritiene tuttavia necessario proseguire sulla via delle riforme, anche al fine di far fronte alle criticità che potranno emergere a seguito della maggiore pressione competitiva determinata dall’ingresso nell’UE: (i) preservazione della stabilità macroeconomica attraverso politiche rigorose in materia fiscale e di attrazione degli investimenti privati; (ii) trasformazione dell’economia verso settori ad alto contenuto tecnologico attraverso il potenziamento del sistema formativo, accesso alle nuove tecnologie e lo sviluppo del sistema finanziario; (iii) ammodernamento delle infrastrutture a livello locale; (iv) investimenti nel settore della produzione, trasmissione e distribuzione dell’energia.
BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI
Tra il 2000 e il 2005, la Banca ha concesso prestiti per investimenti in Bulgaria per 347 milioni di euro, di cui 30 nel 2005 per un numero di ventinove operazioni. La maggior parte di queste ultime hanno riguardato le infrastrutture (in particolare le strade).
5. SACE ed altre ECAs
Nella riunione del Gruppo Esperti rischio Paese dell’OCSE di gennaio 2009, il Paese è stato retrocesso alla 4^ categoria di rischio. Gli esperti hanno osservato che l’area dell’Europa orientale è quella che risulta maggiormente colpita dalla crisi economico-finanziaria e hanno motivato la retrocessione con l’uso non ottimale delle possibilità offerte dall’accesso ai fondi strutturali comunitari, circostanza che pure aveva cagionato l’inserimento nella categoria superiore lo scorso anno.
L’atteggiamento assicurativo attualmente in vigore nei confronti della Bulgaria si configura pertanto come segue: il Paese è in 4^ categoria di rischio OCSE (su sette) ed è prevista l’apertura senza restrizioni per le tre categorie di rischio (sovrano, bancario, privato).
Al 30 settembre 2008 le garanzie deliberate (capitale e interessi) sono pari a 706,7 milioni di euro. Le garanzie perfezionate in quota capitale sono state pari a 491,9 milioni di euro di cui 310,9 milioni di euro già erogati.
CLUB DI PARIGI
La Bulgaria si è rivolta al Club di Parigi tre volte per ristrutturare il proprio debito estero, l’ultima delle quali il 13.4.94.
L’Accordo bilaterale con l’Italia, applicativo di tale Intesa, è stato firmato il 9.10.2000 ed ha riguardato la ristrutturazione di debiti per circa USD 48 milioni, pari al 23% dell’importo complessivo (USD 208 milioni) ristrutturato con l’ultima Intesa multilaterale del Club.
DEBITO VERSO L’ITALIA
Al 31.12.2008 il debito verso l’Italia era nullo.
Rapporti
parlamentari
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)
Presidente del Parlamento Assemblea Nazionale (Narodno Sobranie) |
Georgi Pirinski |
RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE |
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Ambasciatore d’Italia in Bulgaria |
Stefano BENAZZO |
Ambasciatore di Bulgaria in Italia |
Atanas Ignatov MLADENOV(11.09.2007) |
XVI LEGISLATURA
In data 8 gennaio 2009 al Presidente Gianfranco Fini è pervenuta, attraverso l’Ambasciata della Repubblica di Bulgaria, una lettera del Presidente dell’Assemblea Nazionale bulgara, Georgi Pirinski, cui è allegata la Dichiarazione conclusiva approvata il 20 novembre 2008 dai partecipanti al Programma regionale “La scuola bulgara di politica”. Il Presidente Pirinski, dopo aver sottolineato l’importanza del pluralismo, dell’apertura e del dialogo ai fini della diffusione della cultura democratica, auspica che tale dichiarazione contribuisca a dare impulso all’azione nazionale e internazionale finalizzata ad accrescere la cooperazione regionale nell’area balcanica e a giungere ad una completa integrazione della regione nell’Unione Europea. Egli, inoltre, esprime tutto il suo apprezzamento nei confronti del contributo fornito dalla comunità internazionale e dalle istituzioni europee alla cooperazione parlamentare nell’Europa Sud-orientale e si appella ai soggetti deputati ad assumere le decisioni in ambito nazionale ed europeo perché tale contributo non venga meno e continui a fornire supporto tecnico e finanziario per migliorare la qualità della vita e le opportunità delle giovani generazioni che vivono nell’area balcanica.
INCONTRI BILATERALI
Il 25 febbraio 2009 il Presidente Gianfranco Fini ha incontrato il Presidente della Repubblica di Bulgaria, Georgi Parvanov.
Tra i temi trattati durante il colloquio, il ruolo strategico della Bulgaria nel processo di stabilizzazione dei Balcani; la necessità di completare al più presto la realizzazione del Corridoio VIII; l’importanza dell’intensificazione del dialogo a livello parlamentare tra i due paesi (il Presidente Parvanov rinnova al Presidente Fini l’invito a compiere una visita ufficiale in Bulgaria[36]); la cooperazione in campo energetico e l’interesse di entrambi i Paesi che proceda la realizzazione del progetto “South Stream” (la rete di approvvigionamento di gas dalla Russia, nata dalla collaborazione tra Eni e Gazprom, e che passa, tra l'altro, sul territorio bulgaro); la situazione della Serbia, l’importanza di una sua integrazione nell’area europea e il suo ruolo cruciale per la stabilizzazione dell’area balcanica; la crisi economica e finanziaria globale e le misure adottate per contrastarla.
INCONTRI DELLE COMMISSIONI
Il 17 giugno 2008 il Presidente della Commissione Affari esteri, on. Stefano Stefani, ha ricevuto l’Ambasciatore della Bulgaria, Atanas Ignatov Mladenov.
L’Ambasciatore bulgaro ha sottolineato l’eccellente stato dei rapporti bilaterali (ricordando che nel 2009 ricorrono i 150 anni dell’avvio delle relazioni diplomatiche) e l’affinità di posizioni sui Balcani e sulla questione energetica. Mladenov ha quindi ringraziato l’Italia per l’appoggio dato ai fini dell’ingresso del suo Paese nell’UE e ricordato la consistente presenza imprenditoriale italiana (4500 imprese) nonché la ratifica dell’Accordo culturale.
Il Presidente Stefani si è in particolare soffermato sul problema della stabilizzazione dei Balcani ed ha sottolineato come la Bulgaria possa in tale contesto giocare un ruolo determinante. In proposito, l’Ambasciatore bulgaro ha osservato che il suo paese ha ottimi rapporti con tutti i paesi vicini ed ha ricordato che la Bulgaria è favorevole all’ingresso della Turchia nella UE. Il Presidente Stefani si è detto favorevole al consolidamento di un rapporto privilegiato con la Turchia, ma non ad un eventuale ingresso nella UE.
L’on. Stefani ha poi sollevato la questione dei camion bulgari che sono altamente inquinanti e la questione energetica. L’incontro si è concluso con l’auspicio di un ulteriore rafforzamento dei rapporti parlamentari.
COOPERAZIONE MULTILATERALE
La Bulgaria invia delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, dell’UEO, della NATO (si ricorda che la Bulgaria è paese membro dell’Alleanza Atlantica dal 29 marzo 2004), dell’OSCE e dell’INCE.
Il 4 e 5 febbraio 2009 a Tirana si è svolto l’incontro interparlamentare tra le Commissioni competenti dei Parlamenti di Albania, Bulgaria, Macedonia e Camera dei deputati italiana sul Corridoio paneuropeo di trasporto VIII (Bari-Varna).
Hanno partecipato all’incontro le delegazioni delle Commissioni parlamentari competenti in materia di trasporti dei Parlamenti degli Stati attraversati dal Corridoio. In particolare, per l’Italia era presente una delegazione della Camera dei deputati, costituita da Costantino Boffa e Luigi Lazzari. A conclusione dell’incontro le delegazioni presenti hanno approvato una dichiarazione congiunta, nella quale, tra l’altro, si propone che “i Presidenti dei rispettivi Parlamenti inviino una lettera alla Presidenza dell’Unione europea e al Presidente del Parlamento europeo affinché sia data assoluta priorità all’assegnazione dei finanziamenti necessari per la realizzazione accelerata dei progetti lungo il Corridoio VIII”.
Il Parlamento bulgaro prende parte alla cooperazione euromediterranea e, quindi, all’Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea (APEM).
Si ricorda che dall’8 all’11 giugno 2008 è stata ospitata a Sofia, dal Parlamento bulgaro, la “Sesta Assemblea generale dell'IPAIT”, cui la Camera non ha potuto inviare alcuna delegazione.
ATTIVITÀ LEGISLATIVA
Allo stato attuale non vi sono disegni di legge di ratifica di trattati internazionali riguardanti la Repubblica di Bulgaria all’esame delle Camere.
XV LEGISLATURA
INCONTRI DELLE COMMISSIONI
Il 21 novembre 2007 il Presidente della Commissione Affari esteri, on.le Umberto Ranieri, ha incontrato l’ambasciatore di Bulgaria Atanas Ignatov Mladenov.
Nel corso dell’incontro, oltre ad aver sottolineato le ottime relazioni tra i due paesi, confermati dalla visita del Premier italiano Romano Prodi, è stata affrontata la questione del Kosovo, sulla quale l’ambasciatore Mladenov ha sottolineato l’esigenza di una posizione unitaria dell’Unione europea. Al riguardo, il Presidente Ranieri ha auspicato una decisione comune in sede ONU. E’ stata altresì sottolineata l’importanza di rafforzare i rapporti parlamentari.
Il 7 novembre 2007, il Presidente della Commissione Affari costituzionali, on. Luciano Violante, ha incontrato una delegazione della Commissione per la Sicurezza interna e l'ordine pubblico dell'Assemblea Nazionale della Repubblica di Bulgaria, guidata dal suo Presidente, Nikolay Svinarov
Il Presidente Violante ha ricordato la legge sui servizi di sicurezza da poco approvata dal Parlamento, che distingue tra sicurezza interna ed esterna, conferisce la responsabilità politica al Presidente del Consiglio e prevede garanzie per gli operatori della sicurezza. Sull’immigrazione ha affermato che gli italiani conoscono bene il problema: 55 milioni di connazionali vivono all’estero, e certo non sono tutti onesti. Vi è poi la forte domanda di manodopera. Ha ricordato la politica del governo precedente, di maggiore chiusura, che però non ha retto all’ondata di arrivi. Adesso si tenta di avere un maggiore controllo su chi entra. Il problema è comunque di scala europea, deve essere tentata una politica di cooperazione con i paesi di provenienza, in particolare africani. Il Presidente Svinarov ha affermato che in Bulgaria è stata approvata in prima lettura una legge sulla sicurezza nazionale, sul modello italiano. Ha inoltre sostenuto che i controlli alle frontiere Schengen non sono al momento sufficienti.
Il 7 novembre 2007, il Comitato per i servizi di informazione e sicurezza, guidato dal Presidente, on. Claudio Scajola, ha incontrato una delegazione della Commissione per la Sicurezza interna e l'ordine pubblico dell'Assemblea Nazionale della Repubblica di Bulgaria, guidata dal suo Presidente, Nikolay Svinarov.
Il Presidente Scajola ha ricordato i rapporti di storica collaborazione con la Bulgaria, di cui l’Italia ha sostenuto l’ingresso nell’UE. Ricordando il dibattito attuale su vari episodi criminali attribuiti ad immigrati (romeni), ha auspicato che il fenomeno migratorio diventi invece un fattore di crescita dei paesi, evitando ogni forma di intolleranza. Ha inoltre ricordato la recente approvazione della riforma dei servizi segreti, tendente ad adeguarli alle nuove esigenze di sicurezza in un mondo che si globalizza anche dal punto di vista della criminalità. Ha infine descritto la nuova struttura dei servizi segreti in Italia, chiedendo all’ospite quale fosse la situazione nel suo paese.
Il Presidente Svinarov ha affermato che anche in Bulgaria si stanno riformando i servizi segreti, una apposita legge dovrebbe essere approvata in questi giorni. Una delle principali questioni è quella dell’utilizzo di intercettazioni telefoniche e altri mezzi speciali, oltre a quella del controllo parlamentare dei servizi. In Bulgaria esiste un unico Comitato di controllo per i servizi segreti, composto da 27 membri.
Il 6 novembre 2007, il Presidente del Comitato Schengen, on. Sandro Gozi, ha incontrato una delegazione della Commissione per la Sicurezza interna e l'ordine pubblico dell'Assemblea Nazionale della Repubblica di Bulgaria, guidata dal suo Presidente, Nikolay Svinarov.
Durante l’incontro il Presidente Gozi ha affermato che negli ultimi tempi si è registrato un’opinione più restrittiva verso l’Europa a 27, in particolare sul tema della libera circolazione delle persone: potranno essere quindi più difficili allargamenti dell’area Schengen. Il Presidente Svinarov, in relazione ai progressi della Bulgaria per l’ingresso nello spazio Schengen, ha affermato che allo stato attuale sussistono problemi, non sotto il profilo legislativo ma sotto quello amministrativo e tecnico.
Si segnala, inoltre, che dal 12 al 14 marzo 2007, l’on. Sandro Gozi, Presidente del Comitato Schengen, e l’on. Luigi Fabbri hanno effettuato una missione in Bulgaria.
Il 6 dicembre 2006 il Presidente della Commissione Affari esteri, on. Umberto Ranieri, ha incontrato il Presidente della Commissione politica estera del Parlamento bulgaro, on. Solomon Passi, e l'Ambasciatore Nikola Kaloudov.
COOPERAZIONE MULTILATERALE
Si ricorda che nel 2007 la Bulgaria deteneva la presidenza di turno dell’INCE: la sessione annuale dell’Assemblea parlamentare INCE si è svolta a Sofia dal 20 al 21 novembre 2007.
La Bulgaria ha partecipato alla dimensione parlamentare dell’Iniziativa Quadrilaterale "Bassa” (Albania, Bulgaria, Italia e Macedonia).
Alla Conferenza su Il ruolo dei parlamenti nella promozione di politiche per lo sviluppo della società dell’informazione, ospitata dalla Camera dei deputati, il 3 e il 4 marzo 2007, organizzata congiuntamente all’Unione Interparlamentare e all’UNDESA, in quanto inserita nel quadro dell’iniziativa Gobal Centre for ICT in Parliaments, il Parlamento bulgaro è stato rappresentato dagli onn. Zahari Georgiev, Mincho Spasov e Mario Tagarinsky.
Il 19 e 20 giugno 2006 il Parlamento bulgaro ha ospitato la II Conferenza mondiale delle donne parlamentari sull'infanzia. La delegazione parlamentare italiana che ha partecipato alla Conferenza era composta, per la Camera dei deputati, dall’on. Luana Zanella (Verdi) e per il Senato della Repubblica, dalla sen. Maria Burani Procaccini (FI).
La Conferenza si è incentrata sul tema della protezione dei bambini e degli adolescenti, con particolare riferimento alla salute, all’educazione e al loro benessere fisico e psicologico.
La Seconda Conferenza mondiale fa seguito ad un’iniziativa promossa dal Parlamento italiano che ha organizzato a Roma, nell’ottobre 2004, la Prima Conferenza mondiale delle donne parlamentari per la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza.
ATTIVITÀ LEGISLATIVA
Si segnala che sono state approvate:
Legge n. 58/08 del 18 marzo 2008, “Ratifica ed esecuzione dell' Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Bulgaria sul trasferimento delle persone condannate alle quali e' stata inflitta la misura dell' espulsione o quella dell' accompagnamento al confine, fatto a Sofia il 22 novembre 2005”.
Legge n. 133/07 del 2 agosto 2007, “Ratifica ed esecuzione dell' Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Bulgaria, fatto a Sofia il 13 aprile 2005”.
ATTIVITÀ DI SINDACATO ISPETTIVO
Si segnala che diversi sono stati gli atti di indirizzo presentati sulla Bulgaria. Un primo argomento riguarda la vicenda delle infermiere bulgare e del medico palestinese accusati dal Tribunale libico di avere infettato in modo premeditato più di 400 bambini libici con il virus dell’AIDS e condannate a morte in Libia. Su tale tema erano stati presentati vari atti. La vicenda si è poi conclusa felicemente con la commutazione della pena in ergastolo, l’estradizione dei sei imputati in Bulgaria nel luglio 2007 dopo oltre otto anni di carcere. Poco dopo l'arrivo in Libia, il Presidente Ghiorgi Parvanov gli ha concesso la grazia.
Si ricorda in proposito che con lettera del 20 dicembre 2006 il Presidente della Repubblica bulgara Parvanov, il Presidente del Parlamento Pirinski e il Primo Ministro Stanishev avevano inviato una dichiarazione al Presidente Bertinotti in occasione della riconferma della condanna a morte delle infermiere bulgare e del medico palestinese, chiedendo il sostegno del Parlamento italiano a favore della causa bulgara ai fini di un riesame delle sentenze, e per l’assoluzione e liberazione degli imputati.
Altri atti hanno riguardato, tra l’altro, la questione degli immigrati rom, di provenienza anche bulgara e sono state inoltre presentate delle interrogazioni, relative all’episodio dell’archeologa bulgara Mariana Donchenova, che, entrata in Italia per motivi di lavoro nel mese di settembre del 2006, è stata trattenuta per diversi giorni in un centro di accoglienza per clandestini, in quanto sprovvista di permesso di soggiorno.
UNIONE INTERPARLAMENTARE
Nell'ambito della UIP operava la sezione bilaterale di amicizia Italia–Polonia-Bulgaria, presieduta dall’on. Gino Capotosti (UDEUR) e di cui facevano parte gli onn. Antonio Razzi (Italia dei Valori), Giampiero Bocci (Ulivo), Osvaldo Napoli (Forza Italia) e Silvio Crapolicchio (Comunisti Italiani). Per la XVI legislatura essa è in via di ricostituzione.
Rapporti
bilaterali
(a cura del Ministero degli Affari
esteri)
1. Relazioni politiche
In un quadro di relazioni bilaterali eccellenti, articolate e mature sotto ogni profilo, l’Italia non ha mai fatto mancare il suo pieno sostegno alle aspirazioni euro-atlantiche di Sofia, come confermato il 22 dicembre 2005 con l'approvazione della Legge di ratifica del Trattato di adesione della Bulgaria all'Unione Europea. I due Paesi hanno comuni sensibilità quanto alla stabilità dell’Europa meridionale e balcanica ed allo sviluppo di un approccio regionale. Nel complesso, la Bulgaria considera l’Italia un partner di rilievo assoluto sul piano europeo ed internazionale.
Sul piano politico, i nostri interessi sono ampiamente convergenti: l’ingresso di Sofia nella UE e nella NATO non riequilibra solo verso sud-est l’asse delle due organizzazioni, ma fornisce un significativo contributo alla stabilizzazione della regione balcanica e dell’area del Mar Nero. Particolare risalto assume anche la collaborazione nella gestione di crisi internazionali: in Kosovo e in Bosnia i soldati bulgari sono schierati al nostro fianco nelle missioni KFOR e EUFOR, a Kabul, in Afghanistan, le truppe di Sofia sono addirittura inquadrate nel nostro contingente. Per la Bulgaria, l’Italia rappresenta un autentico punto di riferimento per il rafforzamento della sua proiezione esterna e del suo ruolo nelle principali organizzazioni internazionali.
Il proficuo dialogo esistente tra Italia e Bulgaria è culminato in numerose visite ed incontri ad alto livello istituzionale. L’allora Presidente del Consiglio Prodi ha effettuato una visita a Sofia il 17 gennaio 2007 all’indomani dell’ingresso del Paese nella UE. Il Ministro per lo Sviluppo Economico ha effettuato una visita a Sofia il 7 novembre scorso ed il Sindaco di Milano, Letizia Moratti, si è recata in Bulgaria il 23 gennaio scorso per promuovere la candidatura di Milano all’Expo 2015 che Sofia ha poi sostenuto in occasione delle votazioni in seno al BIE (Bureau of International Expositions) il 31 marzo 2008.
Più recentemente, il 23 maggio 2008, il Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri Kalfin ha incontrato il Ministro Frattini a Roma. E’ stato convenuto di prevedere, in occasione del 130esimo anniversario dello stabilimento delle relazioni bilaterali che ricorre nel 2009, l’adozione di una “Dichiarazione Politica” che potrà fare pubblicamente stato della volontà di entrambi i Paesi di rafforzare il dialogo nei settori considerati prioritari, quali il settore energetico (di cui il progetto South Stream cui, come noto partecipa l’ENI, rappresenta un esempio particolarmente significativo), il progetto del Corridoio n. 8, ma anche temi d’interesse regionale. Il documento – che doveva essere firmato nel quadro della visita di Stato che il Presidente Parvanov ha effettuato a Roma il 25-27 febbraio 2009 – dovrebbe essere firmato nel giugno prossimo.
2. Relazioni economiche, finanziarie e commerciali
Le rilevazioni ISTAT sull’interscambio con l’Italia riferite all’anno 2007 mostrano, rispetto al 2006, una sostanziale stabilità sia delle esportazioni italiane (1,6 mld di Euro), che delle importazioni (1,1 mld di Euro). Complessivamente l’interscambio Italia-Bulgaria nell’anno 2007 ammonta a 2,7 miliardi di euro, con un saldo attivo a favore dell’Italia di circa 500 mln di Euro.
Le stime relative ai primi undici mesi del 2008, confermano la stabilità delle importazioni (circa 1 mld di euro), ma indicano un certo incremento delle esportazioni (1,7 mld di euro, +15,2%), per un saldo commerciale favorevole all’Italia pari a circa 700 mln di euro. Bisogna comunque sottolineare una rilevante flessione, dovuta al montare della crisi economica globale, nel mese di novembre, rispetto al novembre 2007, riguardante sia le esportazioni (-9,3%) che le importazioni (-6,8%). Nel primo semestre del 2008, l’Italia detiene la quarta maggiore quota del mercato bulgaro (7,8%), scavalcata dall’Ucraina (8,9%), mentre il primo posto è detenuto dalla Russia (13,7%), seguita dalla Germania (11,6%).
I principali prodotti esportati dalla Bulgaria verso l’Italia nel 2007 sono articoli di abbigliamento, metalli, calzature, filati e prodotti chimici, macchine ed apparecchiature meccaniche.
I principali prodotti esportati dall’Italia verso la Bulgaria sono invece macchinari, prodotti tessili, prodotti in metallo ed autoveicoli.
Per ciò che riguarda il settore turistico, il flusso di turisti bulgari verso l’Italia si è attestato nel 2007 a 180.000 unità circa, con un incremento dell’1,6% rispetto al 2006, posizionandosi così al settimo posto nella graduatoria delle mete turistiche preferite dai cittadini bulgari. Migliore il dato relativo alla prima metà del 2008, che ha visto 91.000 bulgari visitare l’Italia (+6,4% rispetto allo stesso periodo del 2007).
L’Italia è tra i primi Paesi per investimenti diretti in Bulgaria, con circa 1000 imprese italiane operanti sul territorio bulgaro, per un valore di circa 2 miliardi di euro, conteggiando anche i dati relativi agli investimenti effettuati tramite consociate straniere, come nel caso di quello – ufficialmente considerato francese – effettuato da parte di Italcementi, tramite la controllata Ciments Francais (circa 400 mln di euro), e della partecipazione del Gruppo ENEL al progetto Maritza East III (circa 350 mln di Euro). ENEL è inoltre interessata ad acquisire la compagnia per la costruzione di parchi eolici Global Wind Power Bulgaria, di proprietà danese Wind 26 APS, con l’obiettivo di costruire alcuni parchi eolici in Bulgaria.
Tra le più importanti imprese italiane presenti in Bulgaria, oltre a ENEL, Unicredit (che nel 1998 ha acquisito il controllo di Bulbank, il più importante gruppo bancario del Paese ), ENI, Iveco, Agip, Ansaldo, Fiat e Alenia, vanno menzionate nel settore tessile la Miroglio (6 stabilimenti per un investimento di 250 mln di Euro) e nel settore del gas la SIAD (con 4 stabilimenti), la RIMINIGAS (concessionaria della distribuzione di gas nella regione della Tracia dal 2005), la ACEGAS AGP (impegnata dall’aprile 2006, in joint-venture con Costruzioni Dondi, nella costruzione e gestione della rete di distribuzione di gas della regione di Zapad) e AMGA Spa di Udine (impegnata con investimenti per 150 mln di Euro in diverse regioni della Bulgaria, fra le quali la zona di Plovdiv).
E’ attiva in Bulgaria anche Assicurazioni Generali, che in due anni di attività ha già conquistato importanti quote di mercato, nonché Fata Assicurazioni, controllata da Generali, arrivata sul mercato nel corso del 2007.
Nel settore delle infrastrutture, dopo l’impianto di depurazione della acque urbane della città di Targovishte, il gruppo pugliese Intini, attraverso il consorzio stabile UNILAND, si è aggiudicato la realizzazione dei lavori di adeguamento dell’impianto di depurazione della città di Schoumen. Nel settembre 2007, il gruppo Astaldi è risultato assegnatario di una commessa di 160 mln di euro per la modernizzazione ed elettrificazione del tratto ferroviario Plovdiv-Svilengrad, i cui lavori sono iniziati nell’aprile 2008. La BERS ha inoltre approvato nel novembre 2007 un prestito di circa 54 milioni di euro a favore della società Vez Svoghe (gruppo italiano Petrolvilla & Bortolotti Spa e Trentino Energia) per la costruzione di nove centrali idroelettriche sul fiume Iskar. Nel settembre 2008, il consorzio italo-cinese Idreco-Insigma è risultato aggiudicatario della gara per la costruzione dell’impianto di desulfurizzazione della Centrale di Maritza East II.
Italcementi ha annunciato un nuovo importante investimento nel cementificio di Varna (200 mln di euro), necessario per l’ammodernamento dell’impianto e l’adeguamento alle normative in materia ambientale. Infine, la società italiana Co-ver Industrial S.r.l., a fine luglio 2008, ha vinto la gara, per un ammontare di circa 250 mln di Euro, per la costruzione del primo dei tre lotti di un business park che vedrà la luce presso il nuovo aeroporto di Sofia .
Nel settore immobiliare, dal febbraio 2007 sono entrate sul mercato bulgaro le società immobiliari AEDES, Pirelli RE (in partnership con Unicredit Bulbank) e FRIMM.
Nel settore agro-alimentare, sono presenti la Rigoni di Asiago, con investimenti per oltre 13 milioni di euro, nonché la Miroglio, che ha diversificato i suoi investimenti anche nel settore vinicolo.
Nel settore della Difesa, Alenia Aeronautica ha stipulato un contratto di fornitura per otto velivoli militari C27J Spartan del valore complessivo di 600 milioni di euro, mentre Selex Communications ha stipulato un contratto per la fornitura del sistema di comunicazione radar adottato dalla Difesa. Galileo Avionica intende invece costruire un centro regionale di riparazione di mezzi aerei di produzione europea e russa, che potrebbe diventare un polo logistico anche per i Paesi limitrofi.
In prospettiva, ulteriori opportunità potranno aprirsi per le imprese italiane in connessione con la realizzazione del Corridoio Paneuropeo VIII, che unirà il Mar Nero all’Adriatico, da Varna a Durazzo e, via mare, a Brindisi.
3. Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche
I rapporti culturali tra Italia e Bulgaria sono regolati dal nuovo Accordo di cooperazione Culturale, Scientifica e Tecnologica, firmato a Sofia il 13 aprile 2005, entrato in vigore il 19.10.2007 che ha sostituito l’Accordo di collaborazione Culturale firmato a Sofia nel 1970 e l’Accordo di collaborazione Scientifica e Tecnologica firmato a Roma nel 1973.
Intensa è la collaborazione interuniversitaria: la Bulgaria rientra nel Progetto “Università a colori”, per il quale l’Italia offre, per l’anno accademico 2008/2009, 70 mensilità di borse di studio per corsi di specializzazione post lauream, oltre alle 74 mensilità stabilite dall’Accordo di cooperazione e alle 50 offerte dalla Bulgaria. Durante il presente anno accademico, 640 studenti bulgari sono presenti nelle Università italiane.
A Sofia è presente dal 1971 una scuola elementare italiana con presa d'atto che si è trasferita presso la scuola bilingue di Gorna Banja nel 1995. Il numero complessivo degli alunni è di 16 unità. L’Italia eroga contributi per il funzionamento della scuola elementare italiana pari a circa € 6.000 l’anno. Presso il liceo di Gorna Banja è presente inoltre una sezione bilingue, frequentata da 268 alunni, che si avvalgono dell’opera di 3 unità di personale inviato dal MAE, e i cui titoli finali sono validi per la prosecuzione degli studi nelle Università di entrambi i Paesi. Il modello di Gorna Banja è stato utilizzato per la messa a punto, a fine 2005, di un accordo che concerne l’istituzione di classi di italiano con diploma bilingue finale a Sofia, Burgas, Plovdiv e Varna a partire dall'anno scolastico 2006/2007.
L’insegnamento della lingua italiana in Bulgaria, inserita nel curriculum scolastico come lingua obbligatoria o facoltativa, interessa attualmente 54 scuole di ogni ordine e grado, 250 docenti locali e circa 7.500 studenti. Nell'anno scolastico 2006/07 gli studenti di italiano come prima lingua sono stati complessivamente 13.000. Vi sono 33 Istituti Secondari nei quali viene insegnato l'italiano come prima e/o come seconda lingua straniera.
Il recente Accordo bilaterale fra Italia e Bulgaria (30 ottobre 2006) ha permesso inoltre la realizzazione di quattro progetti pilota nelle scuole “A. Dolchev” di Sofia, “G.S. Rakovski” di Burgas, “I. Vazov” di Plovdiv e “A. Rakovki” di Varna. Questa offerta di lingua e cultura va di pari passo con la penetrazione delle aziende italiane in Bulgaria e le conseguenti possibilità di occupazione, elemento di attrazione per i bulgari ed economie esterne per gli imprenditori italiani.
A livello universitario la lingua italiana viene insegnata da 2 lettori di ruolo che svolgono la loro attività presso l’Università San Clemente d’Ocrida di Sofia e presso l’Università Santi Cirillo e Metodio di Veliko Trnovo.
A Sofia è presente l’Istituto Italiano di Cultura, che realizza manifestazioni culturali di grande impatto e di buon livello qualitativo, spesso in collaborazione con istituzioni culturali locali e con il supporto di partner italiani, in particolare eventi musicali, anche per la notevole competenza e tradizione locale in questo settore.
A fine 2004, dopo sessant'anni di forzata chiusura, è stato ricostituito il Comitato Dante Alighieri di Sofia, che ha quindi avviato, in collaborazione con l'Agenzia per il Lavoro della Regione Lombardia, corsi di italiano per personale specializzato (personale paramedico, operatori di call center ecc.).
Per quanto riguarda la diffusione della lingua italiana, sono previsti 45 corsi di italiano presso l’Istituto Italiano di Cultura, per un numero di frequentanti pari a 670 studenti; inoltre, presso l’Università di S. Clemente d’Ocrida e Veliko Trovo e l’Università SS. Cirillo e Metodio di Sofia sono presenti due cattedre di Italiano, per un numero di frequentanti pari a 8.000 studenti.
4. 1 Comunità del Paese in Italia e questioni migratorie
Il numero di cittadini bulgari soggiornanti in Italia al 31 dicembre 2007 corrispondeva, secondo i dati ISTAT, a 33.477 unità.
Le nostre relazioni con la Bulgaria in materia migratoria sono buone e coerenti con gli indirizzi generali della politica migratoria italiana, tesa a favorire i percorsi regolari di immigrati nonché a prevenire e contrastare i flussi di clandestini, provenienti dall’area balcanica e dall’Asia.
4. 2 Comunità italiana in Bulgaria
La collettività italiana presente in Bulgaria ammonta a circa 650 connazionali, concentrati in prevalenza nell’area metropolitana della capitale Sofia e nell’area di Plovdiv, seconda città più importante del Paese.
L’emigrazione italiana - salvo casi eccezionali – risale in prevalenza agli inizi degli anni ’90 in seguito alla caduta del regime comunista.
Attualmente, la circoscrizione consolare si caratterizza per la presenza di un numero elevato di imprenditori, che dimorano in Bulgaria per periodi di tempo più o meno limitati. Sono circa 1.000, infatti, le aziende italiane stabilite nel Paese che hanno de-localizzato parte o l’intera catena produttiva, mentre le società italo-bulgare sono circa 2.000. E’ inoltre in aumento il flusso di turisti dall’Italia.
DATI STATISTICI BILATERALI
VISITE ED INCONTRI
2007
17 gennaio |
SOFIA |
Visita del Presidente del Consiglio Romano Prodi |
10 maggio |
SOFIA |
Visita del Ministro delle Politiche Agricole, De Castro |
30-31 maggio
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SOFIA |
Visita di una delegazione della Regione Puglia, guidata dal Presidente Nichi Vendola |
30 ottobre |
SOFIA |
Visita del Sottosegretario all’Economia Pier Paolo Cento per la chiusura del gemellaggio con la Tesoreria del Ministero delle Finanze bulgaro |
7 novembre |
SOFIA |
Visita del Ministro dello Sviluppo Economico Bersani |
20-21 novembre
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SOFIA |
Visita della Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'InCE, guidata dal Presidente On. Gasparri |
27 novembre
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SOFIA |
Visita del Ministro della Giustizia Clemente Mastella per partecipare al Vertice dei Capi di Stato e di Governo InCE |
2008
23 gennaio : |
SOFIA |
Visita del Sindaco di Milano, Letizia Moratti |
23 maggio
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ROMA |
Visita del Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri, Kalfin |
4-6 agosto |
SOFIA |
Incontri del Sostituto Procuratore Antimafia, dr. Giovanni Melillo |
19 settembre |
SOFIA |
Visita del Sindaco di Milano, Letizia Morati |
26-27 ottobre
|
SOFIA |
Visita del Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen. Cosimo D'Arrigo |
29-30 ottobre |
SOFIA |
Visita del Sottosegretario allo Sviluppo Economico, On. Adolfo Urso |
2009
25-27 febbraio |
ROMA |
Visita di Stato in Italia del Presidente della Repubblica di Bulgaria Georgi Parvanov e consorte |
La
delegazione di deputati bulgari
(a cura del Servizio Rapporti
internazionali)
Incontro della Commissione per le Politiche dell'Unione europea con la Commissione per gli Affari europei dell'Assemblea Nazionale della Repubblica di Bulgaria
Roma, 2 aprile 2009
On. Mladen Petrov Tcherveniakov
On. Maria Ivanova Anguelieva-Koleva
On. Radoslav Teodorov Ivanov
On. Jordan Petrov Velichkov
S.E. Atanas Ignatov Mladenov Ambasciatore di Bulgaria in Italia
S.E. Vassil Petkov, Ministro plenipotenziario presso l’Ambasciata bulgara a Roma (dal 9 ottobre 2008)
Sig. Teodor Kalinov, stenografo
Sig.ra Borjana Pateva, interprete
MLADEN PETROV TCHERVENIAKOV
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Parliamentary activity:
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MARIA IVANOVA ANGUELIEVA-KOLEVA
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Parliamentary activity:
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RADOSLAV TEODOROV IVANOV
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Parliamentary activity:
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JORDAN PETROV VELICHKOV
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Parliamentary activity:
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Allargamento
L’Italia ha accolto favorevolmente le Conclusioni del Consiglio Affari Generali e Relazioni Esterne (CAGRE) dell’8 dicembre 2008, che hanno confermato il proseguimento della strategia dell’Allargamento sulla base delle indicazioni del Consiglio europeo del 2006 e la prospettiva europea per la Turchia, la Croazia ed i Paesi dei Balcani Occidentali. L’Unione Europea ha così ribadito il rispetto degli impegni presi nei confronti dei Paesi candidati e potenziali candidati, nel quadro di una condizionalità equa e rigorosa. Anche in questa occasione, l’Italia ha sostenuto con piena convinzione le aspirazioni europee di Ankara e Zagabria, nonché le prospettive di allargamento ai Paesi dei Balcani Occidentali.
Turchia
L’Italia prosegue con determinazione la sua tradizionale politica di aperto sostegno alla prospettiva europea della Turchia. In occasione del CAGRE dell’8 dicembre 2008, il Consiglio ha incoraggiato il Governo turco a compiere sforzi significativi per accelerare l’allineamento all’acquis comunitario nel corso del 2009. La Conferenza di adesione della Turchia (19 dicembre 2008) ha aperto due ulteriori capitoli negoziali, consentendo al negoziato di adesione turco di mantenere un certo dinamismo. Anche se alcuni progressi sono stati registrati nel 2008, la Turchia non è comunque riuscita a far avanzare il processo di riforme, come era stato chiesto dalla Commissione nella sua relazione del 2007, anche per le note difficoltà di politica interna. Nelle sue conclusioni, il Consiglio ha sottolineato anche l'importanza strategica della Turchia per l'UE e ha ribadito il ruolo attivo e costruttivo svolto dal paese nel Caucaso del Sud (in particolare nei confronti dell'Armenia) e in Medio Oriente. Oltre che dalla questione di Cipro, il negoziato di adesione turco è una questione controversa nello scenario europeo: da un lato, l’Italia assieme agli altri Paesi like-minded (il Regno Unito, la Svezia, la Spagna, la Finlandia, la Polonia e l’Estonia), che sostengono il processo di avvicinamento della Turchia; dall’altro, la Francia che insiste per la definizione di una forma di partenariato speciale con Ankara, in alternativa alla piena adesione.
Croazia
L’Italia continua a sostenere pienamente il processo di adesione della Croazia. Le Conclusioni del CAGRE dell’8 dicembre 2008 hanno ricordato che i negoziati d'adesione della Croazia sono entrati in una fase importante. La Commissione ritiene possibile pervenire alla conclusione dei negoziati tecnici entro la fine del 2009. La Presidenza francese e quella ceca non sono comunque riuscite a superare l’opposizione della Slovenia che, a causa della nota questione della delimitazione dei confini, sta bloccando 11 capitoli negoziali. E’ in corso un tentativo di mediazione (Gruppo Ahtisaari) da parte della Commissione, che l’Italia sostiene pienamente.
Il quadro della preparazione croata all’adesione non è peraltro privo di ombre e Zagabria è chiamata ad intensificare il ritmo delle riforme, in particolare per realizzare i progressi che l'UE attende in materia di riforma della giustizia, di lotta alla corruzione ed al crimine organizzato, di rispetto delle minoranze e di tutela dei profughi. La Croazia viene altresì sollecitata a compiere sforzi per trovare soluzioni definitive ai problemi bilaterali con alcuni dei suoi vicini, in particolare per quanto riguarda la controversia frontaliera con la Slovenia.
Balcani Occidentali
Il Governo italiano ha sviluppato una costante azione a favore del consolidamento della prospettiva europea dei Paesi dei Balcani occidentali, rappresentando con convinzione la necessità di dare piena attuazione al Processo di Stabilizzazione e di Associazione (PSA). L’obiettivo principale dell’Italia resta il mantenimento di un quadro politico stabile nei Balcani, in grado non solo di preservare, ma di far progredire concretamente la prospettiva europea dei Paesi PSA, incluso il Kosovo. I tempi di avvicinamento all’Unione europea restano legati ai meriti di ciascun Paese. L’Italia sostiene pertanto la concessione dello status di Paese candidato a tutti i Paesi della regione, l’avvio dei negoziati di adesione, il graduale passaggio ad una politica di liberalizzazione dei visti.
Le relazioni con i Paesi PSA si sono notevolmente rafforzate. L’Unione europeaha ultimato l’istituzione di una rete di rapporti contrattuali fondata sugli Accordi di Stabilizzazione e di Associazione (ASA), obiettivo da tempo al centro dell’azione italiana a sostegno della prospettiva europea della Regione. La Comunicazione della Commissione sui Balcani occidentali del 5 marzo 2008 ha fatto il punto sullo stato di applicazione degli impegni previsti dall'Agenda di Salonicco del giugno 2003, successivamente rafforzata dalla Comunicazione di Salisburgo del marzo 2006 e ha messo in campo ulteriori iniziative per rendere più visibili e tangibili all’opinione pubblica locale i benefici del processo di integrazione. In tale ambito, è stato avviato con tutti i Paesi della Regione un dialogo per pervenire alla liberalizzazione del regime di visto, mentre il 1° gennaio 2008 sono entrati in vigore accordi di riammissione ed agevolazione per il rilascio dei visti (con Tirana un accordo sulla riammissione è già applicato dal maggio 2006).
Il 29 aprile 2008 è stato firmato l’ASA con la Serbia. L’avvio delle ratifiche parlamentari da parte dei Paesi membri, al pari dell’entrata in vigore del collegato Accordo interinale, rimane condizionato all’attestazione di piena cooperazione con il Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia (TPIJ). A seguito dell’arresto di Karadzic in luglio e del suo trasferimento al TPIJ, l’Italia ha condotto, con il sostegno di Presidenza e Commissione, un’intensa azione di sensibilizzazione in ambito comunitario al fine di sbloccare l’entrata in vigore dell’Accordo interinale. Si colloca in questo contesto l’iniziativa del Ministro Frattini, volta a marcare il ruolo di primo piano del nostro Paese nel promuovere la prospettiva europea di Serbia e Balcani occidentali, concretizzatasi all’inizio dello scorso mese di febbraio con l’invio di due lettere rispettivamente all’omologo ceco (Presidenza) e al Commissario Rehn per stimolare una riflessione sulla strategia europea nei confronti dei Balcani Occidentali.
In considerazione della potenziale capacità delle sue strutture amministrative, è stata riconosciuta alla Serbia la possibilità di accelerare il cammino europeo -purché venga garantito il rispetto delle necessarie condizionalità - e la prospettiva di pervenire alla concessione dello status di candidato nel 2009. La linea portata avanti dall’Italia a favore di un rapido processo di integrazione della Serbia nell’Unione europea, in considerazione del ruolo strategico di Belgrado negli equilibri della regione, è quindi andata raccogliendo consensi crescenti, fino a divenire una posizione condivisa a livello comunitario.
In occasione del CAGRE del 10 novembre 2008, l’Unione europea si è impegnata a rafforzare il proprio ruolo in Bosnia-Erzegovina,al fine di sostenere e consolidare la prospettiva europea del Paese dove, nonostante la firma dell’ASA, il 16 giugno 2008, la situazione politica continua a destare preoccupazione, anche per le negative ricadute sul processo riformatore. Il Governo italiano sta seguendo con grande attenzione l’evolvere dei fatti ed incoraggia fortemente le forze politiche locali a collaborare in maniera costruttiva nell’attuazione delle riforme interne.
L’ex-Repubblica jugoslava di Macedonia, in possesso dello status di Paese candidato dal dicembre 2005, non dispone ancora di una data precisa per l’avvio dei negoziati. L’Italia sostiene il Governo macedone nel proseguimento delle necessarie riforme e nel raggiungimento degli obiettivi indicati dalla Commissione, al fine di iniziare i negoziati al più presto.
Nelle more della ratifica dell’ASA da parte di tutti gli Stati membri, sono in vigore gli Accordi interinali collegati agli ASA con Albania (dal1°.12.06), Montenegro (dal 1°.1.08) e Bosnia-Erzegovina (dal 1°.7.08). La piena attuazione degli impegni assunti a livello legislativo, a cominciare dall’adeguata applicazione dell’Accordo interinale, costituiscono un requisito essenziale per la presentazione della domanda di adesione all’Unione europea.
Nell’autunno 2009, la Commissione presenterà uno studio di fattibilità sulle modalità concrete di partecipazione del Kosovo al PSA, in un’ottica di progressiva integrazione nell’Unione europea tenendo conto delle sensibilità degli Stati membri che non hanno riconosciuto il nuovo Stato.
Il 15 dicembre 2008 il Montenegro ha presentato la propria domanda di adesione all’Unione Europea.
Nel quadro dell’azione a sostegno dei Paesi dell’area negli sforzi di modernizzazione e di adeguamento agli standard europei, l’Italia vanta una significativa partecipazione ai progetti di gemellaggio amministrativo finanziati dalla Commissione europea nei Balcani. Dall’estensione dello strumento alla Regione, nel 2002, l’Italia ha ivi realizzato 14 progetti, che hanno coinvolto tutti i Paesi ed interessato una pluralità di settori: dalla cooperazione in tema di giustizia ed affari interni all’assistenza tecnica nel settore sanitario e fitosanitario, alla cooperazione fra enti statistici nazionali.
Lo sviluppo del Corridoio VIII, che si estende lungo la direttrice Durazzo-Tirana-Skopje-Sofia-Burgas e Varna, con l’interconnessione marittima verso i porti italiani di Bari e Brindisi e il Corridoio Adriatico (per un totale di circa 1300 Km di rete ferroviaria e 960 Km di rete stradale), rappresenta per l’Italia una priorità nel processo di sviluppo delle reti transeuropee, in quanto asse strategico di collegamento tra il Mare Adriatico e il Mar Nero.
Il Corridoio VIII non figura fra i 30 progetti prioritari da finanziare nel quadro delle Reti Transeuropee di Trasporto (TEN-T), anche perché la loro selezione è avvenuta nel 2004 e all’epoca, dei quattro Paesi principalmente coinvolti, soltanto l’Italia era membro dell’Unione Europea. L’importanza del Corridoio a livello comunitario è stata tuttavia ribadita nel 2005 dal Gruppo ad Alto Livello sulla “Wider Europe for Transport”, presieduto da Loyola De Palacio, che aveva individuato cinque grandi assi transnazionali, inserendo il Corridoio VIII nell’Asse dell’Europa sud-orientale. La Commissione ha presentato nel gennaio 2007 una Comunicazione (“Estensione dei principali assi di trasporto transeuropei ai paesi confinanti”), che riprende le conclusioni del Gruppo De Palacio, sulla cui base Bruxelles sta ora lavorando per presentare proposte operative.
In occasione della riunione dei Ministri dei Trasporti degli Stati Membri dell’InCe (Iniziativa Centro Europea) e del SEECP (Processo di Cooperazione nel Sud-est Europa) svoltasi a Varna nell’ottobre 2007, i Ministri di Bulgaria, Macedonia ed Albania hanno concordato con la parte italiana di richiedere alla Commissione la nomina di un Coordinatore Europeo per il Corridoio VIII al fine di assicurare coerenza e continuità alle diverse iniziative nazionali. Nel gennaio 2008, la Commissione ha fatto presente che il Corridoio non figura ancora tra le priorità della cooperazione regionale in materia. Tuttavia, si è riservata di considerare la proposta della nomina di un coordinatore nell’ambito di una più ampia riflessione futura in merito.
Per quanto riguarda lo stato di sviluppo del Corridoio VIII, la Commissione ha recentemente segnalato la persistenza di problemi infrastrutturali come la necessità di ripristino di alcuni tratti stradali in Albania e nella ex Rep. di Macedonia. In tali Paesi la situazione presenterebbe tuttavia qualche miglioramento grazie anche alla realizzazione dei partenariati pubblico-privati. Più complessa risulterebbe invece la situazione sul fronte ferroviario, stante la mancanza di una tratta importante fra la ex Rep. di Macedonia e la Bulgaria.
In ambito comunitario inoltre, nel giugno 2008, è stato adottato il mandato negoziale per l’istituzione di una Comunità dei Trasporti con i Balcani Occidentali. Tale iniziativa, che rientra nell’esercizio di estensione delle Reti TEN ai Paesi vicini, prevede un quadro articolato sui cinque assi transnazionali previsti per lo sviluppo di tali reti.
L’Italia, nel sostenere l’iniziativa, ha più volte ribadito la necessità di assicurare un equilibrio tra lo sviluppo delle reti sia lungo la direttrice Nord-Sud che lungo quella Est-Ovest, con particolare riferimento all’asse mediterraneo e al Corridoio VIII.
I lavori per l’istituzione di tale Comunità proseguiranno sotto Presidenza Ceca con l’obiettivo di giungere ad un accordo definitivo durante la Presidenza Svedese.
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE
Mercoledì 25 febbraio 2009. - Presidenza del presidente Mario VALDUCCI.
La seduta comincia alle 14.15.
Sulla missione a Tirana di una delegazione della Commissione, in occasione dell'incontro interparlamentare sul Corridoio VIII (4-6 febbraio 2009).
Mario VALDUCCI, presidente, ricorda che i deputati Costantino Boffa e Luigi Lazzari hanno partecipato, in rappresentanza della Commissione, all'incontro interparlamentare sul Corridoio paneuropeo VIII (Bari-Varna) che si è svolto a Tirana il 4 e 5 febbraio scorso. All'incontro sono state invitate le Commissioni competenti in materia trasporti dei Parlamenti dei paesi attraversati dal Corridoio, vale a dire, Italia, Albania, Macedonia e Bulgaria.
Nell'avvertire che i colleghi Boffa e Lazzari hanno predisposto una dettagliata relazione scritta, che è in distribuzione (vedi allegato), invita i due deputati a indicare le questioni principali affrontate nell'incontro.
Costantino BOFFA (PD) esprime un giudizio molto positivo sulla missione, osservando che l'incontro interparlamentare promosso dal Parlamento albanese deriva probabilmente dal fatto che i Paesi attraversati dal Corridoio VIII hanno percepito una certa sottovalutazione del rilievo del Corridoio medesimo. Sottolinea infatti come sono altri i Corridoi che sono usualmente considerati prioritari. In particolare, per quanto riguarda l'Italia, i Corridoi considerati principali sono il Corridoio I (Berlino-Palermo), di cui evidenzia l'esigenza che sia completato fino alla Sicilia, e il Corridoio V. Rileva pertanto come obiettivo dell'incontro svoltosi a Tirana sia stato quello di richiamare l'attenzione anche delle istituzioni comunitarie sul Corridoio VIII. A tal fine è stata approvata una Dichiarazione conclusiva, sottoscritta da tutte le delegazioni presenti. Evidenzia come nell'ambito di tale Dichiarazione, siano stati accolti gli emendamenti proposti dalla delegazione italiana. Tali emendamenti in primo luogo hanno posto in rilievo l'esigenza di estendere il Corridoio VIII fino a Napoli, in modo da congiungerlo con il Corridoio I e da interessare tutto il territorio italiano al potenziamento degli scambi con l'Europa sud-orientale. Sottolinea al riguardo l'importanza del collegamento ferroviario Roma-Bari, per la cui realizzazione l'Italia, sia a livello di Governo, sia a livello regionale, ha investito notevoli risorse. Gli ulteriori emendamenti della delegazione italiana hanno mirato a evidenziare l'importanza di assegnare le risorse finanziarie necessarie per l'attività per assicurare la prosecuzione dell'attività degli organi tecnici di cooperazione che supportano la realizzazione delle opere lungo il Corridoio VIII e a sottolineare l'esigenza di identificare nuovi ed efficaci strumenti di cooperazione. Per quanto riguarda il primo aspetto, ritiene necessario reperire le risorse finanziarie occorrenti per garantire la prosecuzione dell'attività del Segretariato del Corridoio VIII, che ha sede a Bari, e ha svolto un fondamentale lavoro preparatorio relativo agli studi di prefattibilità delle infrastrutture ferroviarie, stradali e portuali. In conclusione, ribadisce l'importanza del coinvolgimento delle regioni, in particolare per quanto riguarda la programmazione dell'utilizzo dei finanziamenti provenienti dai fondi strutturali.
Luigi LAZZARI (PdL) ritiene opportuno che la Commissione trasporti, eventualmente anche insieme ad altre Commissioni competenti, si attivi per pervenire all'approvazione di un atto di indirizzo che promuova il raggiungimento degli obiettivi individuati nell'incontro interparlamentare svoltosi a Tirana. In prima luogo rileva l'esigenza di sollecitare un incontro dei ministri competenti in materia di trasporti; per assicurare l'impegno di tutti gli Stati coinvolti nella realizzazione delle opere infrastrutturali previste lungo il Corridoio VIII. In secondo luogo, ritiene opportuno sollecitare l'impegno, sia sotto il profilo organizzativo, sia sotto quello finanziario, della Commissione europea e delle altre istituzioni comunitarie. In terzo luogo, evidenzia l'esigenza di garantire i finanziamenti necessari per assicurare la prosecuzione dell'attività svolta dal Segretariato del Corridoio VIII; segnala in proposito che l'assegnazione di tali risorse spetta al Ministero per lo sviluppo economico, in quanto si tratta di risorse riconducibili alla sfera di competenza del commercio con l'estero. Segnala pertanto che, nell'ambito dell'attività conoscitiva che dovrebbe accompagnare la discussione di una risoluzione sulle questioni attinenti al Corridoio VIII, dovrebbe essere coinvolto anche il Sottosegretario delegato al commercio con l'estero. In quarto luogo, segnala che le iniziative per la realizzazione del Corridoio dovrebbero includere anche interventi volti a superare le barriere non materiali, quali, in particolare, le lentezze procedurali connesse all'attraversamento delle frontiere. Ribadisce altresì la rilevanza essenziale che per l'Italia, in particolare per le regioni del Mezzogiorno, riveste il raccordo tra il Corridoio VIII e, da una parte, il Corridoio I, lungo la linea Napoli-Roma, e, dall'altra, le infrastrutture ferroviarie e stradali lungo la linea Bari-Taranto-Gioia Tauro. Evidenzia quindi la rilevanza economica del Corridoio,per quanto concerne gli scambi con l'area balcanica, osservando che i Paesi attraversati dal Corridoio sono Paesi in forte crescita. Sottolinea infine l'importanza del raccordo con le regioni e con la programmazione regionale dei finanziamenti comunitari.
Costantino BOFFA (PD) evidenzia l'opportunità, nell'ambito dell'attività conoscitiva finalizzata alla discussione di un'eventuale risoluzione sul Corridoio VIII, di sentire in audizione anche le regioni più strettamente interessate.
Aurelio Salvatore MISITI (IdV) esprime apprezzamento per l'iniziativa e condivisione dell'obiettivo di congiungere il Corridoio VIII con il Corridoio I, in modo da interessare tutto il territorio nazionale. Dichiara altresì di condividere pienamente l'esigenza, segnalata dal collega Boffa, di garantire il prolungamento del Corridoio I fino a Palermo. Reputa pertanto opportuno che la Commissione prosegua le proprie attività sui temi evidenziati dai colleghi Boffa e Lazzari.
Mario VALDUCCI, presidente, ritiene
appropriato lo strumento della risoluzione prospettato dal collega Lazzari.
Osserva che la discussione della risoluzione potrebbe avvalersi degli elementi
informativi derivanti dall'attività conoscitiva che la Commissione potrebbe
svolgere attraverso le audizioni dei soggetti maggiormente interessati. Segnala
altresì che il tema potrebbe essere affrontato anche nell'ambito di un'audizione
del Commissario competente in materia di trasporti, Antonio Tajani, che è in
fase di definizione.
Dichiara quindi conclusa la seduta convocata in sede di comunicazioni del
Presidente.
La seduta termina alle 14.40.
ALLEGATO
Sulla missione a Tirana di una delegazione della Commissione, in occasione dell'incontro interparlamentare sul Corridoio VIII (4-6 febbraio 2009).
RELAZIONE
Il 4 e 5 febbraio 2009 si è tenuto a Tirana un incontro interparlamentare promosso dal Parlamento di Albania sul Corridoio paneuropeo di trasporto VIII (Bari-Varna).
Hanno partecipato all'incontro le delegazioni delle Commissioni parlamentari competenti in materia di trasporti dei Parlamenti degli Stati attraversati dal Corridoio, vale a dire Albania, Italia, Bulgaria e Macedonia. In particolare, per l'Italia era presente una delegazione della IX Commissione della Camera dei deputati, costituita dai deputati Costantino Boffa e Luigi Lazzari.
L'incontro, nella mattina del 5 febbraio, è stato introdotto da un indirizzo di saluto del Ministro del lavori pubblici, trasporti e telecomunicazioni del Governo albanese, Sokol Olldashi, che ha evidenziato l'impegno del Parlamento e del Governo di Albania a sostegno della realizzazione delle opere comprese nel Corridoio VIII.
È quindi intervenuto il Presidente del Parlamento di Albania, on. Jozefina Topalli, che ha evidenziato come l'iniziativa assunta dal Parlamento albanese per un confronto con gli altri Parlamenti dei paesi attraversati dal Corridoio VIII sia giustificata innanzitutto dal significativo impulso che il Corridoio stesso può offrire a sostegno dell'integrazione economica e anche culturale tra i Paesi coinvolti. Ha osservato in proposito che le prospettive di sviluppo degli scambi commerciali connesse alla realizzazione del Corridoio VIII sono tali da giustificare gli investimenti necessari per la realizzazione delle opere. Per questa ragione le infrastrutture stradali e anche quelle ferroviarie rappresentano una priorità politica per il Governo albanese, che è stato in grado di realizzare un notevole potenziamento della dotazione infrastrutturale del paese, sia per quanto concerne i collegamenti interni, con particolare riferimento a quelli che interessano i porti dell'Adriatico, sia per quanto concerne i collegamenti con i paesi confinanti. In proposito, il Presidente Topalli ha ricordato il notevole contributo, anche finanziario, offerto dall'Italia allo sviluppo dei porti albanesi. In conclusione, ha evidenziato come l'obiettivo principale dell'incontro risieda nella volontà di sollecitare non soltanto da parte delle istituzioni degli Stati interessati, ma anche da parte delle istituzioni dell'Unione europea un significativo impegno per il reperimento dei consistenti finanziamenti necessari alla realizzazione delle opere. A tal fine ha ritenuto opportuno prendere contatto con le Presidenze dei Parlamenti degli altri paesi coinvolti, per fare in modo che alla Dichiarazione conclusiva che sarebbe stata approvata al termine dell'incontro faccia seguito una lettera dei Presidenti dei rispettivi Parlamenti indirizzata alla Presidenza dell'Unione europea, al Presidente del Parlamento europeo e al Presidente della Commissione europea, al fine di assicurare che sia riconosciuta assoluta priorità all'assegnazione dei finanziamenti necessari per la realizzazione accelerata dei progetti lungo il Corridoio VIII.
Sono quindi intervenute le delegazioni presenti.
Per la delegazione italiana è intervenuto il deputato Luigi Lazzari, che, innanzitutto, ha espresso a nome della Commissione Trasporti della Camera dei deputati e di tutta la Camera, un sincero apprezzamento per l'iniziativa assunta dal Parlamento albanese e dal suo Presidente, on. Jozefina Topalli, insieme ad un vivo ringraziamento per l'accoglienza ricevuta a Tirana.
Ha quindi osservato che l'incontro non soltanto rappresenta una dimostrazione dei rapporti di amicizia e di cooperazione che legano i diversi Parlamenti ai quali appartengono le delegazioni presenti, ma può offrire anche uno stimolo significativo per l'effettiva realizzazione delle opere connesse al Corridoio VIII.
Da questo punto di vista ha evidenziato l'esigenza che l'incontro si concluda con una Dichiarazione nella quale, in primo luogo, si affermi la rilevanza del Corridoio VIII come via di collegamento tra il Mediterraneo centrale e l'Italia, in particolare le regioni meridionali, i Balcani e l'area del Mar Nero. Una via lungo la quale si può sviluppare una forte integrazione economica e anche politica, in relazione alla prospettiva dell'accesso dei Balcani all'Unione europea.
Le potenzialità economiche e politiche che il Corridoio VIII riveste richiedono un concreto impegno per la realizzazione delle opere infrastrutturali che sono necessarie per renderlo percorribile e per farne effettivamente una strada in cui persone e merci possono transitare rapidamente, a beneficio delle economie dei singoli Paesi e a rafforzamento del loro grado di interrelazione. Per questo ha auspicato che dall'incontro emerga un forte richiamo nei confronti sia dei Governi dei Paesi coinvolti sia delle competenti istituzioni comunitarie per favorire ed accelerare la realizzazione delle infrastrutture, in primo luogo individuando le risorse finanziarie necessarie.
Ha osservato che l'agibilità del Corridoio non è garantita unicamente dalla presenza delle reti infrastrutturali, ma richiede anche il superamento di quelle barriere commerciali che ritardano in misura significativa i collegamenti, in particolare i collegamenti transfrontalieri. Anche da questo punto di vista occorre un impegno serio e stringente da parte delle istituzioni - i Parlamenti, i Governi, le istituzioni comunitarie - dotate di poteri normativi nella direzione di una semplificazione e standardizzazione delle procedure.
Ha quindi sottolineato un aspetto che per l'Italia assume una particolare rilevanza. L'importanza del Corridoio VIII non sta soltanto nella creazione di collegamenti intermodali tra i porti della Puglia sull'Adriatico e i porti della Bulgaria sul Mar Nero, attraverso una rete stradale e ferroviaria che attraversa Albania, Macedonia e la stessa Bulgaria. L'importanza del Corridoio consiste altresì nel collegamento di tutta l'area da esso interessata con le Reti di trasporto transeuropee. Sotto questo profilo ha evidenziato che diventa essenziale la connessione che passa attraverso le regioni dell'Italia meridionale. È pertanto necessario dedicare grande attenzione anche al collegamento, oltre i porti della Puglia, con il Corridoio 1 lungo la direttrice Bari-Napoli-Roma. Tale collegamento permetterebbe di estendere l'interesse per il Corridoio VIII a tutta l'Italia e, al tempo stesso, per quanto concerne il lato occidentale del Corridoio, individuerebbe un asse naturale di congiunzione dell'Europa sud-orientale con l'Europa centrale. Ha altresì segnalato che il pieno coinvolgimento delle regioni dell'Italia meridionale implica, oltre che la connessione del Corridoio VIII con il Corridoio 1 attraverso la linea Bari-Napoli-Roma, anche lo sviluppo dei collegamenti, stradali e ferroviari, lungo la linea Bari-Taranto-Gioia Tauro, che consentirebbe di congiungere il Corridoio VIII con il versante occidentale della Puglia e con la Calabria.
L'individuazione delle risorse finanziarie necessarie per la realizzazione delle opere, il superamento delle barriere immateriali, la connessione del Corridoio VIII con le Reti di Trasporto Transeuropee e, in particolare, con il Corridoio 1 attraverso l'Italia meridionale sono, a suo giudizio, gli obiettivi di fondo in relazione ai quali possono essere compiuti significativi
progressi nella realizzazione del Corridoio stesso. Tali progressi, peraltro, necessitano anche di efficaci strumenti di coordinamento e di cooperazione tra gli Stati coinvolti.
Ha ricordato in proposito che il ruolo di primo piano che l'Italia ha inteso svolgere fin dall'inizio si è manifestato anche nel supporto finanziario offerto alla costituzione del Segretariato permanente, con sede a Bari, che ha svolto una notevole attività di valutazione delle condizioni attuali e delle modalità e tempi di realizzazione delle opere infrastrutturali comprese nel Corridoio, con riferimento sia alle infrastrutture ferroviarie interne e transfrontaliere relative a Albania, Macedonia e Bulgaria (il rapporto finale è stato pubblicato nel settembre 2007), sia alle infrastrutture stradali e a quelle portuali. Ha pertanto espresso un sincero apprezzamento per l'attività svolta finora dal Segretariato e ha auspicato che essa possa proseguire grazie all'individuazione di risorse certe per il suo finanziamento. Ha osservato al riguardo che l'opera del Segretariato potrebbe essere rafforzata in misura significativa dalla creazione di modalità di coordinamento stabili con i Paesi attraversati dal Corridoio.
Ha altresì segnalato che un impulso alla realizzazione delle infrastrutture connesse al Corridoio può pervenire anche dalla definizione di strumenti di cooperazione tra gli Stati interessati più efficaci e più vincolanti di quanto non sia il Memorandum d'intesa con cui il Corridoio VIII è stato istituito, auspicando che questo tema sia affrontato nella riunione dei Ministri competenti in materia di trasporti dei Paesi interessati, che dovrebbe aver luogo entro il primo semestre del 2009.
In conclusione, ha ribadito il rilievo che la cooperazione tra i Parlamenti e, in particolare, l'incontro organizzato dal Parlamento albanese possono assumere per lo sviluppo del Corridoio VIII e, proprio per questo, ha auspicato che gli elementi evidenziati nel proprio intervento, che sono largamente condivisi nel Parlamento italiano, possano essere inseriti nella Dichiarazione conclusiva.
Dopo il deputato Lazzari sono intervenuti i rappresentanti della delegazione del Parlamento di Bulgaria e della delegazione del Parlamento di Macedonia, che hanno sottolineato l'importanza per i rispettivi paesi delle opere infrastrutturali comprese nel Corridoio VIII e hanno forniti dati ed elementi informativi idonei ad attestare l'impegno, anche finanziario, dedicato dai propri Governi al potenziamento delle infrastrutture relative ai trasporti.
Agli interventi delle delegazioni hanno fatto seguito le presentazioni, sotto il profilo tecnico, dello stato di avanzamento delle opere relative al Corridoio VIII.
L'ingegner Kujtim Hashorva, responsabile del South East Europe Transport Observatory, ha riepilogato gli eventi che hanno portato alla definizione del Corridoio VIII, nell'ambito dei Corridoi paneuropei e ne ha evidenziato la rilevanza per la regione balcanica. Ha quindi delineato un quadro delle opere infrastrutturali che sono già state realizzate e di quelle che ancora devono esserlo. Ha osservato che difficoltà nei collegamenti tra i paesi interessati dal Corridoio derivano non soltanto dall'esigenza di costruire opere idonee a superare le barriere materiali, ma anche da barriere immateriali, quali i tempi lunghi per lo svolgimento degli adempimenti alle frontiere e la disciplina dei visti. Ha pertanto mostrato come un impegno delle istituzioni dei paesi coinvolti, finalizzato, da un lato, a reperire le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione delle opere e, dall'altro, a semplificare le procedure relative ai movimenti di persone e di merci attraverso le rispettive frontiere possa portare ad un notevole potenziamento dei rapporti tra i paesi medesimi, con un importante effetto di stimolo per le rispettive economie. Per quanto concerne in particolare l'Albania, l'ingegner Hashorva ha infine illustrato le opere realizzate nei porti di Durazzo e di Valona, che rappresentano i punti di collegamento con i porti della Puglia, nel tratto occidentale del Corridoio, e quelle realizzate nel settore delle infrastrutture ferroviarie, per quanto concerne in particolare i collegamenti con la Macedonia.
È quindi intervenuto il dottor Luigi Brusa, esperto della Commissione europea, che ha ribadito l'impegno della Commissione nel favorire il raggiungimento di accordi non soltanto tra Stati membri, ma anche con Stati candidati o possibili candidati, al fine di rafforzare le reciproche relazioni e creare le condizioni per un ulteriore avanzamento dell'integrazione europea.
La seconda presentazione di carattere tecnico è stata svolta dall'architetto Michele Grimaldi, Project Manager del Segretariato del Corridoio VIII, che ha sede a Bari. L'architetto Grimaldi, in primo luogo, ha mostrato come, rispetto alla fase iniziale di definizione del Corridoio VIII, la regione dei Balcani e, in particolare, i tre paesi balcanici attraversati dal Corridoio abbiano registrato profonde trasformazioni, sotto il profilo economico e politico, che rendono oggi ancora più rilevante la realizzazione delle opere comprese nel Corridoio. In proposito ha mostrato i risultati positivi già prodotti per effetto delle opere realizzate. Al tempo stesso, ha evidenziato che il completamento della dotazione infrastrutturale prospettata nell'ambito del Corridoio permetterebbe un notevole sviluppo dei rapporti tra l'Italia meridionale, da una parte, e l'area dell'Europa sud-orientale, fino al Mar Nero, dall'altra. Per raggiungere tale risultato è peraltro necessario accelerare la definizione dei progetti e l'effettiva realizzazione delle infrastrutture di trasporto comprese nel Corridoio, anche al fine di evitare che i collegamenti con il Mar Nero passino esclusivamente attraverso la Grecia, senza coinvolgere Albania, Macedonia e Bulgaria. L'architetto Grimaldi è quindi passato ad illustrare l'ampia attività di studio svolta, a partire dal 2004, dal Segretariato del Corridoio, che ha predisposto e pubblicato nel settembre 2007 uno studio di prefattibilità sullo sviluppo dell'asse ferroviario e ha sostanzialmente concluso analoghi studi di prefattibilità per quanto concerne l'asse stradale e l'asse portuale. Per quanto concerne lo stato di avanzamento delle infrastrutture ferroviarie, ha evidenziato che l'attività del Segretariato ha contributo al riconoscimento dell'importanza che la rete ferroviaria può assumere nel piano di sviluppo dei trasporti dei tre paesi balcanici interessati. Al momento, mentre ampia parte della rete ferroviaria di Albania e, soprattutto, Bulgaria può considerarsi realizzata e necessita soltanto di potenziamento, devono al contrario essere interamente realizzati i collegamenti nei tratti transfrontalieri. Relativamente alle infrastrutture stradali, il Corridoio VIII si può ritenere già completato, per quanto sia necessario superare alcune «strozzature» locali. Infine, per quanto riguarda i porti, ha sottolineato l'esigenza di collegamenti di sistema tra i porti pugliesi, che costituiscono l'estremità occidentale del Corridoio, e, per un verso, le autostrade del mare e, per l'altro, le Reti di trasporto transeuropee, con particolare riferimento al Corridoio I (Berlino-Palermo), che permetterebbero di congiungere, attraverso l'Italia, i traffici provenienti da Bulgaria, Macedonia e Albania, con l'Europa centrale. L'architetto Grimaldi ha infine ribadito l'esigenza di un impegno delle istituzioni competenti a scandire la rilevante normativa, per quanto riguarda il superamento delle barriere immateriali, derivanti dalle procedure alle frontiere. Ha, infine, evidenziato come progressi nel completamento del Corridoio VIII richiedano anche strumenti di cooperazione tra gli Stati interessati più stringenti di quanto non sia il Memorandum d'intesa in cui il Corridoio è stato definito.
A conclusione delle presentazioni tecniche ha avuto luogo un dibattito aperto, nel quale sono intervenuti i membri delle delegazioni presenti. In particolare, per l'Italia è intervenuto il deputato Costantino Boffa, che, in primo luogo, si è associato all'apprezzamento espresso dal collega Lazzari per l'iniziativa del Parlamento albanese di organizzare questo incontro su un tema che assume grande importanza per le prospettive di sviluppo delle relazioni economiche, commerciali, ma anche culturali dei Paesi interessati.
Ha quindi osservato che il Corridoio VIII riveste una grande importanza sia sotto il profilo economico sia sotto quello politico. L'evidente rilevanza economica del Corridoio è evidente deriva dal fatto che esso può permettere una complessiva ridefinizione e un notevole potenziamento della rete infrastrutturale - ferroviaria, autostradale, stradale - della regione balcanica, in particolare di Albania, Macedonia e Bulgaria. Ha rilevato altresì che non minore è il valore economico per l'Italia, con particolare riferimento alle prospettive di sviluppo che il Corridoio offre per i porti della Puglia, Bari, Brindisi, anche Taranto, e alla possibilità di interconnessione non soltanto con le autostrade del mare, ma anche con le reti di trasporto transeuropee e, in particolare, con la linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità che da Napoli raggiunge l'Italia settentrionale e immette nel Corridoio I.
Gli aspetti economici, per quanto
rilevanti, non esauriscono comunque, a suo giudizio, l'importanza del Corridoio
VIII, poiché esso assume oggi anche un significato particolare dal punto di
vista geopolitico. Il Corridoio VIII collega Paesi membri dell'Unione europea
con altri Paesi collocati nella regione balcanica, che oggi rappresenta l'area
verso cui si rivolgono le prospettive più immediate di ampliamento dell'Unione.
In questo modo il potenziamento delle infrastrutture di trasporto assume, sotto
il profilo politico, il significato di una premessa per l'ulteriore sviluppo
dell'integrazione europea. Ha evidenziato che anche da questo punto di vista l'interconnessione
tra Corridoio VIII e Corridoio I attraverso la direttrice Bari-Napoli-Roma
assume una rilevanza strategica come raccordo tra i Paesi dell'Europa
Sud-orientale, l'Italia e l'Europa centrale e come elemento di congiunzione, a
Sud, dei Corridoi paneuropei che coinvolge le aree metropolitane di Roma,
Napoli e Bari.
Ha quindi ricordato il notevole lavoro preparatorio finora svolto, che ha avuto
inizio con il Memorandum d'intesa sottoscritto a Bari nel 2002 e che è
proseguito con l'attività dello Steering Committee e gli approfonditi
studi di prefattibilità condotti dal Segretariato permanente con riferimento ai
collegamenti ferroviarie, stradali e portuali.
Occorre adesso, a suo avviso, portare avanti il lavoro avviato e realizzare effettivamente le infrastrutture su cui si possano sviluppare i collegamenti intermodali che sono stati individuati lungo il Corridoio.
In particolare, bisogna individuare le risorse necessarie per la progettazione e l'esecuzione delle opere da cui dipende il movimento delle persone e delle merci lungo la linea individuata dal Corridoio. La stessa situazione di grave crisi economica, di dimensioni globali, in cui ci troviamo, rende particolarmente opportuno un impiego di risorse pubbliche destinate ad investimenti di carattere infrastrutturale, che, mentre sul piano congiunturale forniscono uno stimolo alla domanda, in una prospettiva di medio e lungo termine pongono le basi per un incremento permanente delle potenzialità di crescita delle economie interessate. Ciò è tanto più vero se si tratta di investimenti che, come nel caso del Corridoio VIII, sono finalizzati direttamente a intensificare i rapporti economici tra diversi Paesi.
Una parte delle risorse potrà provenire dai fondi del bilancio comunitario e una parte dovrà essere recuperata dagli Stati o dalle regioni interessate; una parte, a seconda del tipo di opera da realizzare e delle potenzialità di redditività, potrà derivare anche da finanziamenti privati. Anche in relazione al reperimento delle risorse, ha ribadito l'interesse dell'Italia per l'interconnessione dell'estremità occidentale del Corridoio VIII (Bari) con la linea ferroviaria alta velocità/alta capacità Napoli-Roma che collegherebbe il Corridoio VIII con il Corridoio I (Berlino-Palermo) ed estenderebbe l'interesse per il Corridoio VIII a tutto il nostro Paese. Ha rilevato in proposito che diverse regioni meridionali, negli strumenti di programmazione delle opere cofinanziate dai Fondi strutturali, hanno stanziato risorse per la connessione con il Corridoio VIII.
Insieme alla realizzazione delle infrastrutture materiali e delle opere di interconnessione con le Reti Transeuropee di Trasporto, occorre, a suo giudizio, anche superare gli ostacoli di carattere non materiale, ma giuridico, come le lentezze nelle procedure di frontiera, che ritardano e rendono più difficili i collegamenti, per quanto concerne in particolare quelli che attraversano i confini tra gli Stati.
Il significato dell'incontro organizzato a Tirana consiste a suo giudizio proprio nel richiamare l'attenzione sul Corridoio VIII dei Paesi coinvolti e delle istituzioni comunitarie e invitare tutte le istituzioni competenti ad un'assunzione di responsabilità per portarne avanti la realizzazione. A questo scopo risulta sicuramente utile un potenziamento degli strumenti di coordinamento e di cooperazione. Ha osservato che un significativo progresso sarebbe rappresentato dalla stessa nomina di un Coordinatore del Corridoio e gli Stati membri dovrebbero sollecitare la Commissione europea in questo senso.
Ha sottolineato che l'Italia ha creduto fin dall'inizio nel progetto del Corridoio VIII. Lo ha fatto in un momento in cui il valore economico e politico del Corridoio non appariva così evidente come appare oggi. Adesso non soltanto non deve essere disperso quanto è stato fatto finora, ma soprattutto bisogna essere consapevoli che con la realizzazione del Corridoio VIII sono in gioco obiettivi economici di enorme rilevanza, come lo sviluppo dei collegamenti all'interno dei Balcani meridionali, le connessioni tra il Mediterraneo centrale e il Mar Nero, la possibilità di un forte potenziamento dei rapporti di collaborazione commerciale e produttiva tra queste aree.
Non meno importanti sono gli obiettivi politici. Il Corridoio VIII può, infatti, rappresentare un elemento decisivo per le prospettive stesse di integrazione in Europa della regione balcanica e, più in generale, per un diverso peso che l'area mediterranea, attraverso una notevole intensificazione dei collegamenti e dei rapporti tra i Paesi che geograficamente ne fanno parte, può svolgere nell'ambito dell'Unione europea.
In conclusione ha evidenziato che la presenza della delegazione italiana all'incontro interparlamentare organizzato dal Parlamento albanese con la presenza anche delle istituzioni comunitarie intende ribadire la volontà dell'Italia di continuare a svolgere un ruolo di primo piano nella promozione del Corridoio VIII e nella realizzazione delle opere ad esso connesse.
Dopo il dibattito, il Vicepresidente del Parlamento di Albania, onorevole Ylli Bufi, ha tenuto l'intervento conclusivo nel quale ha ribadito l'importanza di un più forte coordinamento tra gli Stati interessati per la concreta realizzazione delle opere del Corridoio VIII. In proposito, ha riconosciuto il contributo offerto da organismi internazionali, quali la Banca europea per gli investimenti (BEI) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS). Ha espresso un particolare ringraziamento per l'impegno dimostrato in relazione alla realizzazione e alla definizione del Corridoio da parte dell'Italia. Ha quindi auspicato un'armonizzazione delle politiche e delle strategie per migliorare l'integrazione tra i quattro paesi e si è augurato che le conclusioni dell'incontro possano avere un seguito nel successivo incontro tra i Ministri dei trasporti di Italia, Albania, Macedonia e Bulgaria e nella lettera che i Presidenti dei rispettivi Parlamenti hanno concordato di inviare alle istituzioni dell'Unione europea per sollecitare l'individuazione e l'assegnazione dei finanziamenti necessari alla realizzazione delle opere infrastrutturali.
Le singole delegazioni hanno quindi presentato alcune proposte di modifica e integrazione rispetto alla bozza di Dichiarazione congiunta predisposta dal Parlamento di Albania e previamente comunicata agli altri Parlamenti.
In particolare, la delegazione italiana ha presentato alcune proposte di integrazione volte a:
1) inserire, sia nella premessa, sia nella parte deliberativa della dichiarazione conclusiva un esplicito riferimento alla rilevanza dell'interconnessione tra il Corridoio VIII, da una parte, e il Corridoio I delle Reti di trasporto trans europee (Berlino-Palermo), in particolare attraverso la linea ferroviaria alta velocità/alta capacità Bari-Napoli-Roma. Ciò permetterebbe di estendere a tutto il territorio italiano l'interesse per lo sviluppo delle relazioni e degli scambi lungo il Corridoio VIII e, al tempo stesso, potrebbe fare dell'Italia l'area di connessione tra l'Europa sud-orientale e l'Europa centrale; al fine di un pieno coinvolgimento dell'Italia meridionale nei rapporti con i Paesi attraversati dal Corridoio VIII, è stata altresì sottolineata la rilevanza di un collegamento con le tratte ferroviarie e autostradali lungo la linea Bari-Taranto-Gioia Tauro;
2) evidenziare l'importanza di assegnare le risorse finanziarie necessarie per l'attività per assicurare la prosecuzione dell'attività degli organi tecnici di cooperazione che supportano la realizzazione delle opere lungo il Corridoio VIII;
3) in relazione alla proposta di un incontro tra i Ministri competenti in materia di trasporti dei Paesi interessati, a sottolineare l'esigenza di identificare nuovi ed efficaci strumenti di cooperazione, idonei a rendere più vincolanti gli impegni degli Stati concernenti la realizzazione del Corridoio VIII.
Tutte le proposte presentate dalle delegazioni sono state accolte. Le delegazioni hanno quindi approvato il testo della Dichiarazione congiunta, come risultante dalle modifiche e integrazioni apportate.
La Dichiarazione approvata è formulata nei termini seguenti:
«Le Commissioni parlamentari competenti in materia di trasporti dei Parlamenti di Italia, Bulgaria, Macedonia e Albania, riunitesi a Tirana il 5 febbraio 2009,
intendendo offrire il necessario supporto ai rispettivi Governi e Stati per accelerare la realizzazione dei progetti lungo il Corridoio paneuropeo di trasporto VIII;
desiderando promuovere ulteriormente le attività di trasporto di beni e passeggeri tra i nostri Paesi, a livello regionale e internazionale, per mezzo dei progressi nella realizzazione delle reti di trasporto regionali;
considerando che i Corridoi paneuropei - sviluppati a seguito della Seconda Conferenza dei trasporti paneuropei di Creta del 1994 e della Terza Conferenza dei trasporti paneuropei di Helsinki del 1997 e, successivamente, delle raccomandazioni formulate negli incontri del Gruppo di alto livello - nell'ambito dei quali il Corridoio VIII è parte dell'Asse transnazionale Sud-Est, costituiscono una base essenziale per le reti di primaria importanza per la cooperazione regionale ed interregionale, in quanto offrono le condizioni fondamentali per lo sviluppo di adeguate connessioni stradali e ferroviarie, marittime, portuali e aeroportuali, a beneficio degli Stati coinvolti e degli Stati ad essi confinanti;
considerando che il Consiglio europeo di Salonicco ha provato l'agenda di Salonicco per i Balcani occidentali, che stabilisce che «la definizione di una strategia integrata per i trasporti regionali, coerente con le reti transeuropee e tale da tener conto dei Corridoi paneuropei è un'alta priorità»;
considerando il Memorandum d'intesa per lo sviluppo della rete fondamentale nell'area dell'Europa sud-orientale e l'Addendum al suddetto Memorandum;
desiderando altresì sviluppare adeguate interconnessioni con la Rete dei trasporti transeuropei dell'Unione europea allargata, con particolare riferimento all'interconnessione tra il Corridoio VIII e il Corridoio I della Rete dei trasporti transeuropei (Berlino-Palermo) e il Corridoio X della medesima Rete (Europa occidentale-Serbia-Bulgaria-Turchia), al fine di creare un collegamento strategico tra l'Europa sud-orientale, l'Italia e l'Europa centrale e occidentale;
consapevoli del fatto che lo sviluppo delle infrastrutture è un processo di lungo termine, che richiede impegno prolungato e capacità di programmazione da parte di tutti i soggetti interessati;
apprezzando le azioni già intraprese nella regione dai paesi interessati, nonché quelle relative al Patto di Stabilità per l'Europa sud-orientale, e le iniziative delle istituzioni dell'Unione europea (Commissione europea e Banca europea per gli investimenti), degli organismi finanziari internazionali (in particolare la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e la Banca mondiale), di altre organizzazioni internazionali e i progetti che derivano dai programmi delle citate istituzioni e organismi;
apprezzando in particolare il ruolo svolto nella regione dalla Commissione europea;
riconoscendo il lavoro effettuato dai segretariati dei Corridoi paneuropei, e dai paesi vicini che sono Stati membri o Stati candidati; riconoscendo:
i principi di cooperazione tra l'Unione europea e i paesi della regione, come stabiliti nel processo di associazione e stabilizzazione, e l'esigenza di cooperazione tra i paesi della regione;
l'esigenza di incrementare la cooperazione regionale e interregionale tra i paesi dell'Europa sud-orientale e di rafforzare le condizioni per la pace, la stabilità e la crescita economica;
l'esigenza di accompagnare i programmi di investimenti nella regione con una più forte cooperazione nell'ambito delle procedure amministrative, al fine di migliorare i flussi dei traffici intraregionali e dei traffici di passaggio nella regione;
hanno raggiunto un accordo sulle seguenti questioni:
sollecitare i Governi dei rispettivi paesi ad attribuire priorità fondamentale al reperimento delle risorse finanziarie necessarie per la realizzazione dei progetti lungo il Corridoio paneuropeo di trasporto VIII, specialmente per quanto riguarda la costruzione ed il potenziamento delle infrastrutture stradali e ferroviarie lungo il Corridoio VIII;
ad attribuire priorità fondamentale al pieno sviluppo delle interconnessioni tra il Corridoio VIII e la Rete di trasporto transeuropea, con particolare riferimento alle interconnessioni tra il Corridoio VIII e il Corridoio I della Rete di trasporto transeuropea, attraverso il collegamento ferroviario ad alta velocità/alta capacità Bari-Napoli-Roma e attraverso il collegamento ferroviario e stradale Bari-Taranto-Gioia Tauro, nonché attraverso la creazione di un collegamento strategico tra il Corridoio VIII e il Corridoio X della Rete di trasporto transeuropea. In questo modo sarà più agevole realizzare sia i collegamenti sud-occidentali e sud-orientali tra i Corridoi paneuropei, coinvolgendo le aree metropolitane di Roma, Napoli e Bari, sia i collegamenti tra l'Europa centrale e la Turchia;
le parti coopereranno per quanto concerne l'armonizzazione dei programmi di investimento lungo il Corridoio VIII, l'adozione di un contesto giuridico che miri alla riduzione o all'eliminazione delle barriere non materiali, la semplificazione delle procedure della documentazione, per quanto concerne in particolare l'attraversamento delle frontiere;
tutte le parti incoraggeranno ulteriori iniziative internazionali finalizzate a fornire i mezzi finanziari necessari per promuovere la realizzazione delle infrastrutture occorrenti (manutenzione, riabilitazione, potenziamento e nuova costruzione di infrastrutture principali e secondarie, mantenimento in attività e utilizzo delle medesime), nonché a promuovere investimenti e favorire un più efficiente utilizzo dei finanziamenti e delle capacità tecniche da parte di soggetti pubblici e privati;
è necessario una nuova e forte iniziativa, nell'ambito di un contesto di cooperazione, relativa ai collegamenti della rete ferroviaria; a tal fine è importante assegnare le risorse finanziarie necessarie per l'attività degli organi tecnici di cooperazione;
tutte le parti si rivolgeranno alle istituzioni finanziarie internazionali ed a potenziali investitori per intraprendere più attive linee di intervento rivolte a reperire i finanziamenti ed i mezzi di assistenza tecnica necessari per la realizzazione dei progetti infrastrutturali fondamentali lungo le linee principali del Corridoio di trasporto paneuropeo VIII, specialmente per quanto riguarda i progetti relativi al completamento dei tratti mancanti della rete ferroviaria;
si propone che i Presidenti dei rispettivi Parlamenti inviino una lettera alla Presidenza dell'Unione europea e al Presidente del Parlamento europeo al fine di riconoscere priorità fondamentale all'assegnazione delle risorse finanziarie necessarie per accelerare la realizzazione dei progetti lungo il Corridoio VIII;
i Ministri competenti in materia di trasporti dei rispettivi Paesi terranno un incontro, probabilmente a Tirana, entro il primo semestre del 2009, per reperire concretamente i mezzi necessari ad accelerare la realizzazione dei progetti lungo il Corridoio VIII e per individuare nuovi, efficaci, strumenti di cooperazione.
I rappresentanti dei Parlamenti hanno riconosciuto l'esigenza di proseguire nello svolgimento di periodiche consultazioni a livello politico e tecnico».
LA CONNESSIONE DEL SISTEMA ITALIANO AI BALCANI MERIDIONALI E AL MAR NERO
ATTRAVERSO IL CORRIDOIO VIII:
POTENZIALITA’ DI SVILUPPO E NUOVI SCENARI
Michele Grimaldi
Coordinatore del Segretariato Corridoio VIII
(Gennaio 2009)
1. LO SVILUPPO DEL CORRIDOIO VIII
1.1 Sud Est Europa: Scenari in rapida evoluzione
Nell’arco degli ultimi 15 anni gli scenari relativi al sistema Sud-est Europa sono notevolmente cambiati. All’inizio degli anni ’90, dopo i profondi mutamenti nei Paesi della Regione Balcanica, l’Unione Europea, allora costituita da 15 Paesi, pone, tra le altre, la questione delle infrastrutture di comunicazione con i Paesi vicini come strategica. Vengono identificati, in successive Conferenze internazionali (1994-1997, Creta, Helsinki) 10 Corridoi Pan-Europei di Trasporto.
Con l’allargamento dell’Europa a 25 Membri, il confine della UE si sposta verso est, gran parte dei Corridoi Pan-Europei precedentemente identificati ricadono all’interno della UE. Si crea così la necessità di definire una nuova politica dei trasporti relativa ai nuovi Paesi Confinanti.
Nel Rapporto del secondo HLG, presieduto da Loyola De Palacio, pubblicato nel Dicembre 2005, il Corridoio VIII è identificato come parte integrante dell’asse transnazionale Sud-Est Europa e numerosi Progetti relativi al Corridoio VIII sono inseriti nella lista dei Progetti Prioritari, da attivare entro il 2010.
L'asse trans-nazionale sudest Europa unisce ed estende i corridoi IV e X, include i corridoi VII e VIII e un ramo del V. L'asse si prolunga ulteriormente in Medio Oriente e si congiunge con il TRACECA in Turchia, Armenia, Azerbaigian e Georgia. Burgas e Varna sul Mar Nero sono i porti del Corridoio VIII prospicienti Constanta (Romania), Odessa (Ukraina), Poti e Batumi (Georgia), Sansun (Turchia) che connettono il Corridoio VIII al TRACECA , il Corridoio di trasporto, sviluppato a partire dal 1991, per connettere l’area del Mar Nero alla Cina.
L’ingresso di Bulgaria e Romania nella UE, il 1 Gennaio 2007, crea un nuovo scenario, strategicamente ancora più rilevante per il Corridoio VIII, che si trova così a rappresentare il collegamento est-ovest tra due Paesi Membri della UE, Italia e Bulgaria, attraversando i Paesi del Sud della Regione Balcanica, Albania e Macedonia, già facenti parte del processo di pre-adesione alla UE.
Attualmente il Corridoio VIII conserva la caratteristica di collegamento tra le reti TEN Europee e i Paesi confinanti. Tale aspetto permette l’accesso sia ai Fondi Strutturali per i Paesi di recente accesso (Bulgaria) che ai fondi IPA (Fondi di pre-adesione) rilevanti per gli investimenti infrastrutturali in Albania e Macedonia.
1.2 Istituzione del Corridoio VIII e del Segretariato
Il Corridoio VIII è stato operativamente istituito attraverso un Memorandum of Understanding firmato a Bari nel Settembre 2002 da Italia, Albania, Repubblica di Macedonia, Bulgaria, Grecia e Turchia. Le attività relative alla promozione e sviluppo del Corridoio VIII sono decise e coordinate dallo Steering Committee, a presidenza italiana, formato dai rappresentanti ministeriali dei Paesi firmatari. L'Italia, in qualità di "Leading Country" dell'iniziativa, finanzia con i fondi della legge n.84/2001 il Segretariato del Corridoio VIII, con sede a Bari, presso la Fiera del Levante.
Il Segretariato ha iniziato la sua attività nell’Ottobre 2004, finanziato attraverso la Legge 84/2001 dal Ministero dello Sviluppo Economico (Soggetto Attuatore: Fiera del Levante Servizi), sotto la supervisione tecnico-operativa del Ministero Infrastrutture e Trasporti.
Compiti del Segretariato: Supporto allo Steering Committee e ai paesi Membri, nella identificazione e attuazione dei progetti e delle fonti di finanziamento, sviluppo di una rete di rapporti e data base comune, facilitazione della partecipazione del Settore Privato al processo di sviluppo.
1.3 Aspetti infrastrutturali generali
Sotto il profilo infrastrutturale il Corridoio VIII e’costituito da un sistema di trasporto multimodale che comprende porti,aeroporti,interporti,strade e ferrovie.
Il tracciato principale del Corridoio VIII parte dai porti di Bari e Brindisi, prosegue per i porti albanesi di Durazzo e Valona, per poi toccare Tirana, Skopje e Sofia, proseguire verso Plovdiv in Bulgaria, e terminare presso i porti bulgari di Burgas e Varna (Mar Nero), creando in tal modo una connessione fra il “Corridoio Autostradale Adriatico” e la “Autostrada del Mare Adriatica”, e, piu’ in generale tra il Bacino del Mediterraneo e l’ Area di Trasporto Pan-Europea del Mar Nero. Il tracciato del Corridoio VIII è interconnesso con i Corridoi Pan-Europei IV, IX e X.
La lunghezza complessiva del Corridoio VIII ferroviario, che presenta dei tratti mancanti nelle aree transfrontaliere tra Albania e fYR Macedonia, e tra fYR Macedonia e Bulgaria e è di circa 1270 Km. Il Corridoio VIII stradale, che già oggi è percorribile per il traffico merci e privato, anche se necessita di interventi locali su alcuni punti critici, presenta una lunghezza di circa 960 Km.
Dal punto di vista portuale, nodo strategico per l‘Italia è il sistema dei porti dell’Adriatico Meridionale, costituito dai porti pugliesi di Bari, Brindisi e Taranto, dai porti Albanesi di Durazzo e Valona e dal porto Montenegrino di Bar. Questo sistema di porti presenta un processo di crescente interscambio reciproco nei traffici merci e passeggeri e di progressiva integrazione nelle procedure, anche attraverso progetti di cooperazione tra le Autorita’ Portuali, finanziati da diversi fondi europei.
Oltre agli aspetti infrastrutturali, assumono particolare rilevanza aspetti legati alle cosiddette “barriere non fisiche”, riguardanti tutti gli aspetti di efficienza dei servizi e di procedure di legge per l’attraversamento delle frontiere (gestione operativa, sicurezza, sanita’ e dogane). In materia di cooperazione doganale lungo il percorso stradale del Corridoio 8 e’ stato recentemente avviato un progetto pilota a cura della nostra Agenzia delle Dogane e del Ministero per lo Sviluppo Economico, a favore dell’Albania,della Macedonia e della Bulgaria. L’iniziativa ha lo scopo di fornire assistenza tecnica finalizzata a miglioramenti procedurali e tecnologici dei transiti alle frontiere dei tre Paesi balcanici.
2. NUOVI SCENARI E POTENZIALITA’ DI SVILUPPO DEL CORRIDOIO VIII
2.1 Le potenzialita’ di sviluppo del Corridoio VIII
La realizzazione del Corridoio presenta una significativa valenza strategica per l’Italia:
1) come asse di trasporto che pone in collegamento i porti dell’Adriatico Meridionale (Bari, Brindisi e Taranto) e quindi le Regioni del Mezzogiorno, con la regione balcanica;
2) come strumento di integrazione economica tra quelle aree geografiche favorendo lo sviluppo delle attivita’ economico-commerciali e produttive dei paesi interessati, contribuendo così al processo di stabilizzazione dell’area;
3) più in generale il Corridoio VIII può inoltre assumere una più ampia dimensione europea mettendo in relazione i Paesi dell’Adriatico Meridionale e del Mediterraneo con quelli che si affacciano sul Mar Nero.
Lo Studio sulle potenzialità di sviluppo dell’economia italiana nella Regione Balcanica, promosso dal Dipartimento Politiche per lo Sviluppo del Ministero Economia e Finanza, svolto dall’ISDEE e dal CERPEM (Giugno 2005) ha identificato l’accessibilità alla Regione Balcanica come fattore strategico per l’economia italiana.
L’Italia ha assunto un ruolo guida, trattandosi di un’area geopolitica nevralgica per gli interessi nazionali, in gran parte economicamente depressa ed al cui sviluppo sono interessate importanti imprese pubbliche italiane e, più in generale, parte dell’economia del nostro Mezzogiorno.
Come detto sopra, oltre al riconoscimento ufficiale del ruolo del Corridoio VIII come parte integrante dell’asse transnazionale Sud-Est Europa, l’ingresso di Bulgaria e Romania nella UE, dal 1 Gennaio 2007, crea un nuovo scenario, strategicamente rilevante, per il Corridoio VIII, che si trova così a costituire il collegamento est-ovest tra due Paesi Membri della UE, Italia e Bulgaria, attraversando i Paesi del Sud della Regione Balcanica, tutti già inseriti nel processo di adesione alla UE.
In particolare la Bulgaria ha manifestato un rinnovato forte interesse nel rilancio del Corridoio VIII (e.g. Dichiarazione di Plovdiv, rilancio del progetto del Corridoio VIII ferroviario tra Skopje e Sofia). E’ chiaro però che anche sul lato adriatico del Corridoio VIII è necessaria una accelerazione del processo di sviluppo delle infrastrutture e di integrazione con le Autostrade del Mare, sia sul versante albanese (porti di Durres e Valona, completamento del Corridoio VIII stradale e ferroviario) e sia sul versante italiano (sistema portuale Bari-Brindisi-Taranto, connessione dei porti pugliesi al sistema dei trasporti regionale e nazionale, Alta velocità Bari-Napoli).
2.2 I temi strategici per lo sviluppo del Corridoio VIII
Fattori strategici per lo sviluppo del Corridoio VIII appaiono oggi i seguenti:
1) Lo sviluppo e la stabilizzazione della Regione Balcanica richiedono un significativo incremento della cooperazione trans-nazionale fra i Paesi, definendo, in maniera condivisa, comuni criteri e procedure nella valutazione della situazione attuale, nella identificazione di obiettivi e iniziative prioritarie, nella definizione e nel finanziamento dei progetti attuativi. La prospettiva di accordi di cooperazione bilaterali e multilaterali più impegnativi tra i Paesi appare necessaria. La proposta istituzione di una "Community of Transport" per i Balcani occidentali appare come un significativo passo nel processo di integrazione.
2) Un fattore-chiave è l'accessibilità alla Regione Balcanica dal resto d'Europa (e dal Sud Italia in particolare), ma anche a livello intra-regionale, tra i Paesi della Regione stessa. Tale accessibilità tuttavia, non va considerata in termini di singoli corridoi di trasporto, ma soprattutto in termini di Rete di Trasporto, nella cornice dell'Asse Trans-nazionale sud-est Europeo, come definito nel rapporto del secondo High Level Group, presieduto da Loyola de Palacio (2005).
3) Un miglioramento significativo dell'accessibilità implica non solo l'eliminazione delle barriere fisiche (tratti mancanti, sezioni critiche, ecc.) ma anche e soprattutto l'eliminazione delle cosiddette "barriere non-fisiche" (procedure doganali di frontiera, mancanza di accordi commerciali bi-laterali e multi-laterali, insufficiente livello di servizi lungo gli assi di trasporto, efficienza dei porti, ecc.)
4) I Porti dell'Adriatico Meridionale e sul Mar Nero sono le cerniere tra il Corridoio VIII e le reti Europee di trasporto (TEN-T). In particolare, nel caso dell'Italia meridionale, lo sviluppo dell'efficienza di questi nodi intermodali rappresenta un fattore chiave.
3. L’ATTIVITA’ DEL SEGRETARIATO PER LO SVILUPPO DEL CORRIDOIO VIII
3.1 Gli Studi sui settori di trasporto del Corridoio VIII
Nei primi tre anni di attività il Segretariato ha svolto:
· Intensa cooperazione tecnica con i Ministeri dei Paesi firmatari il MoU (oltre l’Italia: Albania, fYR Macedonia, Bulgaria, Grecia e Turchia), con le Istituzioni Internazionali operanti nella regione balcanica, quali EU DG TREN, IFIs (BEI, Banca Mondiale, EBRD, SEETO, UNECE) e con i Segretariati degli altri Corridoi Pan-Europei.
· Attività di comunicazione e promozione relativa alle tematiche dello sviluppo del Corridoio VIII, anche attraverso la realizzazione di un Sito Web.
· Studi di prefattibilità, condotti attraverso l’attivazione di Gruppi di lavoro multinazionali, nei tre settori del trasporto: ferroviario, stradale e portuale-logistico. Tali Studi sono stati finanziati a valere sulla legge L.84/2001 dal Ministero dello Sviluppo Economico e co-finanziati dall'InCE (Iniziativa Centro-Europea).
I risultati principali di questi Studi possono essere sintetizzati come segue:
1) Il completamento del Corridoio VIII ferroviario, che implica l’impegno di investimento piu’ rilevante, specialmente in Albania e fYR Macedonia, ha recentemente acquistato un crescente interesse sia da parte dei Paesi interessati che da parte dei possibili Soggetti finanziatori. Tale completamento rimane comunque un progetto di medio termine (12-15 anni)
2) Il Corridoio VIII Stradale esiste gia’, e con investimenti relativamente limitati puo’ essere reso operativo nell’arco di 3-5 anni.
3) Per quanto attiene al Sistema portuale del Corridoio VIII l’aumento dell’efficienza del sistema portuale del Basso Adriatico (Bari, Brindisi, Taranto, Durazzo, Valona e Bar) e del Mar Nero (Burgas e Varna), che costituiscono i nodi intermodali di scambio ai due estremi del Corridoio VIII, rappresenta il fattore strategico per lo sviluppo dei traffici sulla direttrice del Corridoio VIII.
4) Il complesso delle cosiddette “barriere non- fisiche” (insufficienti servizi e sicurezza, procedure e tempi di attraversamento delle frontiere) rappresentano altresi un fattore strategico nello sviluppo del Corridoio.
Il risultato di questi tre Studi appare particolarmente rilevante, poiche’:
1) sono stati svolti da Gruppi di Lavoro Multinazionali, composti da rappresentanti tecnici di alto livello ufficialmente nominati dai Paesi partecipanti, garantendo così agli Studi nello stesso tempo una coerenza tecnica interna e una coerenza rispetto ai Piani Nazionali dei Trasporti e i Piani elaborati da organismi Internazionali (es. SEETO). Il risultato è stato una esperienza di successo nella cooperazione multinazionale.
2) hanno fornito una base di analisi e di proposte tecniche condivise dai Paesi partecipanti, che permettono di procedere all'identificazione, definizione e realizzazione di progetti transnazionali nel processo di completamento del Corridoio VIII.
3) Sono stati un'occasione di collaborazione con importanti soggetti italiani del settore (RFI e Italferr, ANAS, Politecnico di Bari) i quali hanno svolto il ruolo di supporto tecnico e che in alcuni casi hanno avuto l'opportunità di sviluppare rapporti diretti con le amministrazioni dei Paesi della regione balcanica.
3.2 Il ruolo del Segretariato nella prossima fase di attuazione dei progetti
Dopo la conclusione degli Studi relativi ai tre settori di trasporto sull’intera estensione del Corridoio VIII, il Segretariato sta attualmente entrando nella fase di promozione e attivazione di progetti esecutivi e di iniziative attuative multinazionali e cross-border, finalizzati al completamento del Corridoio VIII, attraverso una intensa collaborazione con i Paesi del Corridoio VIII, con gli organismi di coordinamento e pianificazione regionali (SEETO) e attivando le risorse finanziarie rilevanti per ogni progetto (EC, IFIs).
Va tenuto infatti in conto che gli studi e le iniziative di progettazione, finanziamento e attuazione delle infrastrutture necessarie al completamento del Corridoio VIII, avviate in maniera coordinata e condivisa con i Paesi interessati, comportano dei tempi di completamento medio-lunghi.
L’esperienza che il Segretariato del Corridoio VIII ha accumulato nell’attivazione e gestione delle attività di cooperazione tecnica multinazionale, di conoscenza dei problemi specifici di ogni Paese della Regione Balcanica e di contatti diretti e continuativi con le Strutture Ministeriali dei Paesi del Corridoio VIII, costituisce un rilevante patrimonio tecnico e relazionale che può contribuire in maniera significativa al consolidamento della presenza politica ed economica italiana nei Paesi della Regione Balcanica.
In un quadro generale in cui, come detto sopra, il Segretariato del Corridoio VIII ha svolto e ancor più nel prossimo futuro può svolgere un importante ruolo operativo come supporto tecnico e di promozione delle iniziative di cooperazione tra i Paesi e, per quanto riguarda l'Italia, tese al rafforzamento della presenza delle Istituzioni e delle Imprese italiane nella Regione Balcanica.
[1] Comunicazioni del Ministro degli affari esteri Frattini sulle linee programmatiche del suo Dicastero alle Commissioni Congiunte 3ª (Affari esteri, emigrazione) del Senato della Repubblica e III (Affari esteri e comunitari) della Camera dei deputati, 2 luglio 2008.
[2] L’ASA è stato finora ratificato dal solo Parlamento serbo (il 9 settembre 2008) mentre l'approvazione in sede UE, dove è richiesta l’unanimità, è ostacolata dal veto che l'Olanda continua a porre, ritenendo che la Serbia dovrebbe fornire ulteriori prove della propria disponibilità a collaborare all'arresto e alla consegna al Tribunale penale dell'Aja per i crimini nella ex Jugoslavia (Tpi) del generale Ratko Mladic (il “boia di Srebrenica”) e di Goran Hadzic, responsabile di centinaia di vittime nella guerra nella provincia croata della Krajina.
[3] Sempre nella replica del sottosegretario Giovanardi, si legge: “Il processo di riforme avviato in Turchia a partire dal 2002 ha prodotto in questi anni innegabili e rilevanti risultati riconosciuti da tutti gli Stati membri e dalla Commissione europea nei suoi rapporti annuali, l'ultimo dei quali è stato depositato il 5 novembre. Grazie all'approvazione di successivi pacchetti di riforme, che includono anche importanti emendamenti costituzionali, la Turchia si presenta oggi come un Paese profondamente diverso rispetto a pochi anni fa, avendo cominciato ad affrontare anche questioni di particolare sensibilità: basti pensare all'abolizione della pena di morte, ai progressi sul fronte della libertà di stampa e della libertà di associazione, al riconoscimento del prevalere del diritto internazionale su quello interno, all'abolizione delle corti di sicurezza dello Stato, alla legge sulle fondazioni. Questi progressi vanno però consolidati ed estesi”.
[4] Nel corso della riunione è stata esaminata la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio "Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2008-2009" (COM(2008) 674 def.).
[5] L’Unione per il Mediterraneo è stata inaugurata il 13 luglio 2008 a Parigi tra i 27 SM, 12 partners del partenariato mediterraneo oltre a Bosnia, Croazia, Montenegro e Monaco.
[6] I fondi della precedente programmazione erano: il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, il Fondo Sociale Europeo, FEAOG - il Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia, sezione orientamento, il SFOP - Strumento finanziario di orientamento per la pesca e il Fondo di Coesione.
[7] Si sottolinea che solo il FESR e il FSE rientrano nella definizione di fondi strutturali, mentre il Fondo di coesione è integrato nella programmazione dell’assistenza strutturale ai fini di una maggiore coerenza nell’intervento dei diversi Fondi.
[8] La "Nomenclatura delle unità territoriali per la statistica” (NUTS) è un sistema di classificazione regionale comune disciplinato dal Regolamento (CE) n. 1059/2003 del 26 maggio 2003. La classificazione NUTS è gerarchica: ogni Stato membro è ripartito in unità territoriali di livello NUTS 1, ognuna delle quali è suddivisa in unità territoriali di livello NUTS 2, a loro volta suddivise in unità territoriali di livello NUTS 3. Per l’Italia, sono considerate unità di livello 1 cinque grandi aree geografiche (Nord-Ovest, Nord-est, Centro, Sud e Isole); all’interno di ciascuna di tali aree geografiche sono considerate di livello 2 le rispettive regioni (nonché le province autonome di Trento e Bolzano); nell’ambito di ciascuna regione sono unità livello 3 le rispettive province.
[9] Si ricorda che nel quadro dell'obiettivo 1 è istituito per gli anni 2000-2004 un programma PEACE a favore dell'Irlanda del Nord e delle zone di frontiera dell'Irlanda per sostenere il processo di pace nell'Irlanda del Nord (cui sono specificamente assegnati 500 milioni di euro) e un programma speciale di assistenza per il periodo 2000-2006 a favore delle regioni NUTS II svedesi (cui sono assegnati 350 milioni di euro) (art. 7, paragrafo 4, Reg. n. 1260/1999).
[10] Recepiti con la delibera CIPE n. 77 del 2006.
[11] Si ricorda che il QSN 2007-2013 è stato redatto secondo le “Linee guida” tracciate dall’intesa approvata dalla Conferenza unificata Stato-Regioni-enti locali nel febbraio 2005 e definite con delibera del CIPE n. 77 del luglio 2005. II processo di costruzione del QSN delineato dalle predette Linee guida si è svolto in una prima fase, che si è conclusa nel 2005, nella quale le Amministrazioni centrali hanno predisposto un Documento strategico preliminare nazionale e le singole regioni hanno predisposto i loro Documenti strategici regionali. Successivamente, è avvenuto il confronto tra i diversi livelli di governo e le parti economiche e sociali sulle opzioni strategiche. In ultimo, nell’ottobre 2006, il governo italiano ha inviato alla Commissione europea il QSN 2007-2013, con l’individuazione degli indirizzi strategici e operativi per l’attuazione della politica regionale comunitaria e nazionale. L’ultima versione del QSN 2007-2013, del giugno 2007, contiene alcune modifiche apportate a seguito delle osservazioni della Commissione europea relative, in particolare, alla specificazione delle risorse aggiuntive.
[12] Comunicazione della Commissione europea con nota n. D(2006)1027 del 7 agosto 2006.
[13] Si ricorda che tale fondo è stato istituito dalla legge n. 183 del 16 aprile 1987.
[14] Per quanto riguarda le risorse FAS effettivamente disponibili per il periodo di programmazione 2007-2013, si sottolinea che il CIPE, con delibera approvata il 6 marzo 2009, non ancora pubblicata in Gazzetta ufficiale, ha provveduto ad aggiornare la dotazione del Fondo per le aree sottoutilizzate riferita alla programmazione 2007-2013, rispetto al profilo finanziario indicato nella delibera n. 166 del dicembre 2007, a seguito delle numerose riduzioni apportate a carico del FAS dalla normativa adottata nel corso dell’anno 2008 per circa 19 miliardi.
[15] Il QSN, in particolare, raggruppa e priorità strategiche in quattro macrobiettivi: sviluppo dei circuiti della conoscenza (priorità 1 e 2); incremento della qualità della vita, della sicurezza e dell’inclusione sociale (priorità 3 e 4); potenziamento delle filiere produttive, dei servizi e della concorrenza (priorità da 5 a 8); Internazionalizzazione e modernizzazione (priorità 9 e 10).
[16] Secondo il principio della sussidiarietà e della proporzionalità, l’attuazione dei programmi operativi rientra nella responsabilità degli Stati membri al livello territoriale secondo il sistema istituzionale proprio di ciascuno Stato.
[17] Si ricorda che tale principio è volto ad assicurareche i contributi dei Fondi non sostituiscano gli investimenti che il governo centrale o regionale ha programmato di sostenere in ragione di proprie politiche di sostegno delle aree in ritardo di sviluppo.
[18] Il principio di addizionalità stabilisce che, per assicurare un reale impatto economico, gli stanziamenti dei Fondi Strutturali non possono sostituirsi alle spese pubbliche dello Stato membro. L'azione dei Fondi, infatti, è pensata come una contribuzione aggiuntiva per favorire l'impegno degli Stati membri ad affrontare problematiche di tipo strutturale. A tal fine la Commissione e lo Stato membro stabiliscono il livello delle spese pubbliche o ammissibili, pari almeno all'importo delle spese medie annue raggiunto nel precedente periodo di programmazione, che lo Stato deve conservare nell'insieme delle sue regioni.
[19] COM(2007)273, presentato dalla Commissione europea il 30 maggio 2007.
[20] Austria, Belgio, Bulgaria, Estonia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Regno Unito, Repubblica ceca, Ungheria.
[21] L'obiettivo “Convergenza” (ex obiettivo 1), prevede di accelerare la convergenza degli Stati membri e delle regioni in ritardo di sviluppo, migliorando le condizioni di crescita e di occupazione. In particolare, è destinato agli Stati membri e alle regioni il cui PIL pro capite è inferiore al 75% della media comunitaria, oppure superiore al 75% ma solo per un effetto statistico dovuto all’allargamento. I settori d'intervento sono i seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo dell'innovazione e della società basata sulla conoscenza, adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente, efficienza amministrativa. E’ finanziato dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR), dal Fondo sociale europeo (FSE) e dal Fondo di coesione. Le regioni italiane che rientrano nel’obiettivo Convergenza sono: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
[22] L'obiettivo “Competitività regionale e occupazione” punta a rafforzare la competitività, l'occupazione delle regioni (al di fuori di quelle in ritardo di sviluppo, che rientrano nell’obiettivo convergenza), individuando quattro priorità: migliorare l'adattabilità dei lavoratori e delle imprese, migliorare l'accesso all'occupazione, rafforzare l'inserimento sociale e avviare riforme nel settore dell'occupazione e dell'inserimento. Viene finanziato dal FESR e dal FSE.
[23] L'obiettivo “Cooperazione territoriale europea” mira a rafforzare la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale, promuovendo la ricerca di soluzioni congiunte a problemi comuni tra le autorità confinanti, come lo sviluppo urbano, rurale e costiero e la creazione di relazioni economiche e di reti di Piccole e medie imprese (PMI). Viene finanziato dal FESR.
[24] In Italia, il regime di phasing out è garantito fino al 2013 alla regione Basilicata.
[25] Articolo 7, comma 1, del decreto-legge 112/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
[26] Articolo 8, comma 1, del decreto-legge 112/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
[27] Si consideri che l’articolo 8-bis del DL 30 dicembre 2008, n. 208, introdotto in sede di conversione in legge, novella il comma 167 dell’art. 2 della legge finanziaria 2008, prevedendo che il Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell’ambiente, d’intesa con la Conferenza permanente Stato-regioni, definisca con uno o più decreti la ripartizione fra le regioni della quota minima di incremento dell’energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili necessaria per raggiungere l’obiettivo del 17 per cento del consumo interno lordo entro il 2020, e dei successivi aggiornamenti proposti dall’Unione europea.
[28] Tale quota è stata poi innalzata dal D.Lgs. n. 387/2003 (art. 4), che ne ha stabilito un incremento annuo dello 0,35% per il triennio 2004-2006, demandando a successivi decreti la fissazione degli ulteriori incrementi per i trienni successivi. Su tale norma è successivamente intervenuta la legge finanziaria 2008 (L. 244/07, comma 146 dell’art. 2), che ha fissato l’incremento annuo della quota minima d'obbligo, con riferimento al periodo 2007-2012, in 0,75 punti percentuali, prevedendo che gli ulteriori incrementi per gli anni successivi al 2012 saranno stabiliti con decreti ministeriali.
[29] Con DM 18 dicembre 2008 sono state stabilite le direttive per l’attuazione della disciplina di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili introdotta dalla legge finanziaria 2008. Al decreto ha fatto seguito la delibera dell’AEEG ARG/elt 1/09 recante Attuazione dell’articolo 2, comma 153, della legge n. 244/07 e dell’articolo 20 del decreto ministeriale 18 dicembre 2008, in materia di incentivazione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili tramite la tariffa fissa onnicomprensiva e di scambio sul posto.
[30] Il decreto legge n. 5/2009, in corso di conversione, prevede incentivi per la rottamazione di automobili (euro 0, euro 1 ed euro 2, immatricolati fino al 31 dicembre 1999) ed elettrodomestici.
[31] Tale disegno di legge, recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, è stato approvato dalla Camera dei Deputati (AC 1441-ter) ed è attualmente all’esame del Senato (AS 1195).
[32] Fonte: “Sicurezza degli approvvigionamenti energetici: stato dei Progetti e degli Accordi internazionali al 2008”, Ministero dello sviluppo economico e Istituto per la promozione industriale.
[33] Il terminale di rigassificazione di GNL nell’offshore della Toscana, attualmente in fase di realizzazione, sarà collocato al largo di Livorno ed entrerà in funzione nel 2011.
[34] Il terminale di rigassificazione di GNL “Adriatic LNG” è stato inaugurato il 20 settembre del 2008. E’ incluso nella lista delle “opere strategiche per la modernizzazione e lo sviluppo del paese” ed è nella lista dei progetti di comune interesse europeo (decisione del Parlamento e del Consiglio del 26 giugno 2003).
[35] Il Parlamento bulgaro il 23 gennaio 2009 ha approvato il piano che prevede l'autorizzazione dell'Unione europea per la riaccensione dei due reattori nucleari della centrale di Kozloduy chiusi due anni fa, prima di entrare nell'Ue. Con 140 voti favorevoli e 48 contrari il testo presentato dal governo è stato approvato. La proposta chiede che venga messa in atto una clausola del trattato di adesione che permette di avviare nuovamente i reattori nucleari in un momento di estrema crisi energetica.
[36] Il Presidente dell’Assemblea Nazionale bulgara Georgi Pirinski, con lettera pervenuta il 18 agosto 2008, ha invitato il Presidente della Camera Gianfranco Fini a compiere una visita ufficiale in Bulgaria a capo di una delegazione della Camera dei deputati.