Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: REPUBBLICA ELLENICA - Incontro del Presidente della Camera con il Presidente del Parlamento ellenico, Philippos Petsalnikos ' Roma, 2 aprile 2012
Serie: Schede Paese    Numero: 448
Data: 29/03/2012
Descrittori:
GRECIA   PRESIDENTE DELLA CAMERA

 

GRECIA

 

 

DOSSIER SCHEDE - PAESE

 

 

 

 

 

 

XVI legislatura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 448

 

2 aprile 2012

 

 

 

 

CAMERA DEI DEPUTATI

 

Servizio Rapporti internazionali

 


REPUBBLICA ELLENICA[1]

 

Map of Greece

 

Grecia - Bandiera

 

Marzo 2012

 

Dati generali

Superficie

132.020 Kmq

Capitale

Atene

Abitanti

11.040.000

Tasso di crescita della popolazione

0,13%

Aspettativa di vita

80 anni

Gruppi etnici

Greci 98%; altri 2%

Lingue

Greco moderno

Tasso di alfabetizzazione

96%

Confessioni religiose

Greco ortodossa 98%, musulmana 1,3%: cattolica 0,5; ebraica 0,2%

 


CENNI STORICI

Verso la metà del secondo millennio a.C. fiorì la civiltà micenea con la fondazione delle città di Atene, Sparta, Argo, Micene, ma, forse a causa dell’invasione dei Dori (XIII secolo a.C.), questa civiltà decadde, gettando la Grecia in un periodo di crisi chiamato “Medioevo ellenico”. Dall’VIII secolo i Greci iniziarono la colonizzazione in aree del Mar Nero, dell'Italia meridionale e del Mediterraneo occidentale. Nel frattempo in Grecia si andava affermando la struttura politica e culturale della polis (città-stato), con la netta contrapposizione tra le due città rivali di Atene e Sparta. Ad Atene, prima di giungere alla democrazia, si passò attraverso un regime inizialmente oligarchico e poi tirannico, a Sparta, invece, sopravvisse l’aristocrazia. La Grecia raggiunse una certa unità solo per combattere il nemico comune, l’Impero persiano (guerre persiane, 490-479), ma l’obiettivo di diventare la potenza egemone portò Atene e Sparta nel 431 allo scontro (Guerra del Peloponneso). Duramente sconfitta, Atene - che nel V secolo aveva raggiunto il proprio apogeo con il governo di Pericle - si avviò alla decadenza politica, mentre la vittoriosa Sparta acquisì una temporanea egemonia. Dopo un breve periodo di prevalenza di Tebe (371-362), Filippo II di Macedonia si assicurò il controllo della Grecia continentale, presentandosi come campione della nuova lotta contro i Persiani, ripresa e vinta dal figlio Alessandro Magno (336-323). Provincia romana dal 146 a.C., la Grecia seguì poi le sorti dell’Impero romano d’Oriente. La Grecia bizantina conobbe una lenta ed inesorabile decadenza: nel 1204, con la costituzione dell’Impero Latino d’Oriente, fu smembrata tra greci, stati feudali franchi e possedimenti veneziani. Definitivamente caduto l’Impero bizantino (1453), fu conquistata nel giro di qualche anno dagli Ottomani.

Nel 1821 iniziò la Guerra d’Indipendenza che, grazie all’intervento di Francia, Russia e Inghilterra, si concluse nel 1830 con il riconoscimento della sovranità nazionale greca. Con le guerre balcaniche del 1912-13, la Grecia acquistò l’Epiro meridionale, Salonicco e Creta. Durante la I guerra mondiale, dopo un periodo di neutralità, il re filo-tedesco Costantino fu deposto e il Paese si affiancò all’Intesa. I Trattati di Neuilly (1919) e di Sèvres (1920) le assegnarono la Tracia occidentale e una vasta area in Asia Minore. Respinta con le armi dalla nuova Repubblica turca guidata da Ataturk e perduto ogni diritto sull’Anatolia (Trattato di Losanna, 1923), la Grecia conobbe un periodo di crisi e la dittatura di Metaxas (1936-41). Occupata nel 1941 da tedeschi ed italiani, dopo la seconda guerra mondiale e fino al 1949 visse un periodo di guerra civile, conclusosi con la sconfitta delle formazioni comuniste.

Al governo conservatore di Karamanlis succedette nel 1963 quello di G. Papandreu, avversato dal nuovo re Costantino II. La crisi che si produsse sfociò nel 1967 nella “dittatura dei colonnelli” la cui caduta, nel 1974, fu favorita dalla crisi di Cipro e dall’intervento turco sull’Isola. Restaurata la democrazia con il governo Karamanlis, nel 1975 un referendum confermò l’istituzione repubblicana, già instaurata nel 1973 dai colonnelli.

Nel 1981 la Grecia, già membro della NATO, entrò nella CEE. Lo stesso anno la vittoria elettorale socialista portò al governo A. Papandreu. Travolto quest’ultimo da uno scandalo politico-finanziario (1988), si ebbero governi di coalizione fino al ritorno al potere dei Socialisti nel 1993. Il leader socialista Simitis veniva riconfermato nelle legislative dell’aprile 2000; egli promuoveva una politica di consolidamento macro-economicoe diriforme strutturali, indispensabile per la partecipazione all’Unione Economica e Monetaria, concretizzatasi nel 2001 con l’ingresso nell’Euro.

Il quadro politico greco degli ultimi anni si caratterizza per la forte instabilità. Le elezioni anticipate del settembre 2007 vedevano la conferma, seppur di misura, di Néa Dimokratía (41,9%, 152 seggi), l’arretramento dei socialisti del PASOK (38,1%, 102 seggi), l’avanzata dei comunisti del KKE (8,1%, 22 seggi), della destra ortodossa del LAOS (3,8%, 10 seggi) e della Coalizione delle Sinistre “Synaspismos” (5%, 14 seggi). Sul piano politico-parlamentare il Governo Karamanlis ha vissuto una lunga e forte crisi della maggioranza di governo. Dopo diversi mesi trascorsi con una maggioranza parlamentare di un solo deputato, nelle elezioni europee di giugno 2009 i socialisti del PASOK, con il 36,6%, hanno nettamente superato Néa Dimokratía, che ha ottenuto il 32,29%, con una marcata flessione rispetto alle Europee del 2004 (43%) e alle politiche del 2007 (41,8%).

Alle elezioni parlamentari del 2009 il Pasok ottiene il 43% dei voti e 160 seggi su 300, confermando così il sorpasso su Néa Dimokratía, già manifestatosi nelle Elezioni europee del 2009. Il nuovo governo di George Papandreou si insedia il 6 ottobre 2009.

 

 

 

PRINCIPALI CARICHE DELLO STATO

 

Capo dello Stato

Karolos PAPOULIAS, dal 12 marzo 2005, rieletto il 3 febbraio 2010

Presidente del Parlamento

Philippos PETSALNIKOS (PASOK), dal 15 ottobre 2009

Primo ministro

Loukas PAPADIMOS, dall’11 novembre 2011

Vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze

Philippos SACHINIDIS (PASOK), dal 21 marzo 2012

Ministro degli Affari esteri

Stavros DIMAS (Néa Dimokratía), dall’11 novembre 2011


 

 

SCADENZE ELETTORALI

 

Capo dello Stato

2015

Parlamento

2012 (anticipate)[2]

 

 

QUADRO ISTITUZIONALE

 

 

Forma di Stato

 

La Grecia è una Repubblica parlamentare unicamerale, basata sulla Costituzione del 1975 e sul successivo emendamento del 1986.

 

Capo dello Stato

 

Il Presidente è senza poteri esecutivi, designato con mandato quinquennale dal Parlamento a maggioranza di 2/3, che al terzo ballottaggio si riduce ai 3/5. Qualora alla terza votazione la maggioranza prescritta non sia raggiunta, sono indette nuove elezioni ed il Presidente della Repubblica puo’ essere eletto a maggioranza semplice dal nuovo Parlamento.

Il Primo Ministro è designato dal Presidente della Repubblica, che tuttavia non dispone di margini di discrezionalità, dato che l’incarico deve essere affidato al leader del partito di maggioranza.

Fra i poteri del Presidente si segnalano: il rinvio di un provvedimento legislativo al Parlamento per il riesame, lo scioglimento del Parlamento nel caso di due successive dimissioni del Governo o di due successivi voti di sfiducia.

L'attuale Presidente della Repubblica è Karolos Papoulias, eletto nel febbraio 2005, al primo scrutinio, con il più alto numero di voti a favore mai registrato in un’elezione presidenziale greca (279 su 298 presenti) e rieletto il 3 febbraio 2010 al primo turno, in una sessione straordinaria del Parlamento, con una netta maggioranza di 266 voti su 298 presenti, raccogliendo i voti del partito socialista (Pasok), quelli della Néa Dimokratía (centrodestra) e del Laos (estrema destra).

 

 

 

Parlamento

 

Il Parlamento monocamerale (Vouli Ton Ellinon) è composto da 300 membri, eletti per quattro anni. Dal 1993 è in vigore un sistema proporzionale integrato da un consistente premio di maggioranza, con una soglia di sbarramento del 3%. Sono cinque i partiti rappresentati: Néa Dimokratía, Movimento Socialista Panellenico-PASOK, Partito Comunista Ellenico-KKE, Coalizione delle Sinistre-SYNASPISMOS, Destra di LAOS. L’attuale Presidente è Philippos Petsalnikos, eletto il 15 ottobre 2009 (PASOK).

 

L’esito delle elezioni del 4 ottobre 2009, per quanto riguarda la ripartizione dei seggi, è risultato il seguente:

 

Partiti

Seggi

Movimento Socialista Panellenico – PASOK

160

Neo Democratia – ND (centrodestra)

91

Partito Comunista - KKE

21

Riunione Ortodossa Popolare – LAOS (destra ortodossa)

15

Coalizione delle sinistre - SY.RIZ.A. (SYNASPIMOS)

13

TOTALE

300

 

Governo

 

Il Primo Ministro è designato formalmente dal Presidente della Repubblica, che tuttavia non dispone di margini di discrezionalità, dal momento che l’incarico deve essere affidato al leader del partito di maggioranza assoluta. Eccezionalmente il Governo può chiedere l’indizione di nuove elezioni per il rinnovo del Parlamento, motivando la richiesta con la necessità di conseguire unità di indirizzo su questioni nazionali di importanza prioritaria e di urgentissima trattazione. In tal caso, il Presidente della Repubblica, accertata la sussistenza delle condizioni, è tenuto a procedere allo scioglimento del Parlamento.

 

 

ATTUALITA’ DI POLITICA INTERNA

 

 

Il 3 febbraio 2010, il Presidente della Repubblica Karolos Papoulias è stato riconfermato per un secondo mandato da una larga maggioranza (266 voti a favore su 300). Egli ha prestato giuramento il 12 marzo 2010, divenendo il terzo Presidente rieletto per un secondo mandato.

Nel culmine della crisi economica finanziaria, sociale e politica della Grecia, il 28 ottobre 2011 il Primo Ministro George Papandreou – al governo dall’ottobre 2009, e dopo due rimpasti della coalizione – ha comunicato al gruppo parlamentare del suo partito, il Pasok, con una mossa a sorpresa, l’intendimento d'indire un referendum popolare sull'intesa sul debito greco, definita il 26 ottobre 2011 in occasione del Vertice UE, e di sottoporre il suo Governo ad un voto di fiducia in Parlamento, nella consapevolezza che la situazione era ormai al limite della rottura. Con un successivo dietro front sul referendum, incalzato dalle autorità dell’UE e dai leader di vari Paesi membri, ha infine accettato di farsi da parte. Dopo estenuanti trattative, i due maggiori partiti greci, cui si è aggiunto anche il partito della destra nazionalista LAOS, hanno raggiunto l’accordo sulla composizione di un nuovo governo di transizione.

Il Governo nominatol’11 novembre 2011, guidato dal nuovo Primo Ministro Loukas Papadimos, già Governatore della Banca Centrale di Grecia e Vice presidente della BCE, è un esecutivo di solidarietà nazionale con il compito di attuare le decisioni del Vertice dell'Eurozona del 26 ottobre 2011, per assicurare alla Grecia la sesta tranche, pari a euro 8Mld, del credito di euro 110Mld accordati dall'UE e dal FMI. Si tratta comunque di un governo politico. 14 Ministri su 17 vengono attribuiti al Pasok, due a Néa Dimokratía ed uno alla destra nazionalista LAOS; nella stessa proporzione la distribuzione dei posti di Vice Ministro. Il partito di Samaras si aggiudica due Ministeri di primo piano (Esteri e Difesa), affidandoli però a due personalità di spicco (l'ex-Commissario europeo Dimas e l'ex-Sindaco d'Atene Avramopoulos). Papadimos è forte di un sondaggio che gli attribuisce addirittura l'80% del consenso popolare.

 

A dicembre 2011, il Governo di transizione registra alcune frizioni tra i partiti che lo sostengono (Pasok, Néa Dimokratía e LAOS), in particolare riguardo alla convocazione delle elezioni anticipate. I sondaggi di opinione confermano il crollo del Pasok e la contemporanea ascesa dei partiti di sinistra, la quale tuttavia non sembra ancora in grado di presentarsi complessivamente con posizione di forza a causa della sua marcata frammentarietà.

Il 12 febbraio 2012 il Parlamento greco approva, con 199 voti a favore e 74 contrari, il piano di misure di austerità indicato dalla Troika (UE-BCE-FMI), teso a sbloccare la seconda tranche di aiuti del valore complessivo di 130 miliardi di euro (nel maggio 2011 erano stati già erogati 110 miliardi di euro). Il Governo viene inoltre autorizzato a procedere allo scambio dei titoli del debito pubblico previsto dall’iniziativa PSI (Private Sector Involvement), che ridurrà il debito ellenico di 100 miliardi di euro.

L'approvazione del pacchetto di austerità ha importanti ripercussioni sul versante politico interno, con l’uscita dal Governo dei rappresentanti del Laos e l’espulsione dal Pasok e dalla Néa Demokratía, rispettivamente, di 22 e 21 deputati che avevano espresso un voto contrario alle misure, distaccandosi dalla linea ufficiale dei due gruppi parlamentari. Il premier Papadímos ha inoltre annunciato di avere accettato le dimissioni di Mariliza Xenoyiannakopoulou, Vice Ministro degli Affari Esteri (ex Pasok, ora indipendente), George Georgiou, Vice Ministro della Difesa (Laos), Yiannis Koutsoukos, Sottosegretario al Lavoro e alla Sicurezza Sociale (ex Pasok, ora indipendente), Adonis Georgiadis, Sottosegretario allo Sviluppo, Competitività e Marina Mercantile (Laos) e Asterios Rondoulis, Sottosegretario allo Sviluppo Agricolo e Alimentare (Laos). E’ invece riuscito il tentativo del Primo Ministro di trattenere nell’esecutivo il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Makis Voridis (Laos), il quale aveva comunque votato a favore delle misure di austerità nonostante l'ordine del leader del suo partito, Giorgos Karatzaferis, di votare “no”.

Tra le misure adottate per far fronte all’emergenza economica, sono stati imposti enormi tagli di bilancio, sono state aumentate le tasse fino al limite della sopportazione economica. Sono state realizzate alcune fondamentali riforme (abolizione delle province, accorpamento di un migliaio di comuni). Tuttavia, altre riforme strutturali approvate dal Parlamento attendono la pratica attuazione, che il governo Papandreou, soffrendo di declinante popolarità politica, non ha potuto realizzare, e dalle quali dipende la credibilità internazionale del Paese. La gran massa della popolazione ed in particolare il ceto medio e le classi meno abbienti è ormai giunta al livello massimo di sopportazione e d'esasperazione. Gli "indignati" pacifici del maggio 2011 che tenevano a distinguersi dai sindacati e soprattutto dalle frange estremiste della protesta sono ora sempre più "arrabbiati" ed indisponibili ad ulteriori sacrifici. La crisi economica è divenuta anche sociale, con elevati rischi per la tenuta della coesione del Paese e dell'ordine pubblico.

Il 29 febbraio 2012 il Parlamento greco ha approvato con 202 voti a favore e 80 contrari la legge che prevede la riduzione di tutte le pensioni. A favore della legge hanno votato i parlamentari del Pasok (socialista) e quelli di Nea Dimocratia (centro destra). Secondo vari analisti, la riforma contribuira' ad aggravare la gia' pesante recessione. Il 1° marzo il Parlamento ha approvato a larga maggioranza un progetto di legge che prevede ulteriori tagli nel comparto sanitario (riduzione delle spese farmaceutiche, limite ai bilanci della sanità pubblica attraverso l'accorpamento di diverse strutture ospedaliere).

Con un inusuale gesto di intromissione nelle questioni di politica interna, l'Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Ieronimous, ha indirizzato una lettera dai toni particolarmente duri al Primo Ministro Papadimos, con la quale manifesta la sua viva preoccupazione per la situazione in cui versa il Paese e la disperazione della popolazione, lanciando un allarme su possibili rivolte di carattere sociale e denunciando contemporaneamente l' “inefficace politica” sin qui condotta.

Il 7 marzo 2012 il Primo Ministro Papadimos ha operato un mini rimpasto di governo, nominando al ministero per lo Sviluppo economico Anna Diamantopoulou, prima all'Istruzione. Michalis Chryssohoidis, prima allo Sviluppo, riprende il portafoglio vacante della Sicurezza, al posto di Christos Papoutsis, che che si era dimesso a febbraio per concentrarsi sulla corsa alla direzione del partito socialista Pasok. All'istruzione è andato il noto docente universitario George Babiniotis, gia' preside dell'Universita' di Atene e famoso filologo.

Il 9 marzo 2012 l’Istituto Statistico Ellenico ha reso noto che la disoccupazione in Grecia ha raggiunto un altro record, toccando il 21% nel dicembre 2011, in forte aumento dal 14,8% nello stesso mese nel 2010 e superando anche il 20,9% del precedente mese di novembre quando, per la prima volta, il numero dei disoccupati aveva oltrepassato il milione di unita' su una popolazione di 11 milioni.

Il 15 marzo 2012 due ex ministri del governo socialista di George Papandreou, Luca Katseli, Ministro dell' Economia, e Haris Kastanidis, Ministro della Giustizia, hanno annunciato la formazione di un nuovo partito, nell'area di centro sinistra, che si chiamera' "Patto Sociale". Presidente del nuovo partito sara' Katseli mentre Kastanidis sara' il presidente del gruppo parlamentare (sempre se riusciranno a raggiungere il numero di dieci parlamentari necessari, secondo il regolamento del Parlamento ellenico, per formare un gruppo autonomo in Parlamento).

Il 18 marzo 2012 si sono svolte le primarie del PASOK. Il ministro delle Finanze Venizelos è stato eletto nuovo leader del partito, essendo unico candidato al posto lasciato lo scorso gennaio dall'ex premier George Papandreou. Venizelos era stato sconfitto da Papandreou alle ultime primarie del partito socialista greco nel 2008. Il giorno successivo Venizelos ha rassegnato le dimissioni da ministro delle Finanze ed è stato sostituito da Philippos Sachinidis.

Con 213 voti a favore e 79 contrari, su 292 votanti, il Parlamento greco ha approvato nella notte tra il 21 e il 22 marzo u.s. il nuovo prestito da 130 miliardi di euro concesso alla Grecia dai suoi partner dell'Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale. A favore hanno votato i parlamentari del Pasok (socialista), di Nea Dimocratia (centro-destra) e di Alleanza Democratica (centro-destra). Contro hanno votato tutti gli altri partiti dell'opposizione, del Partito Comunista (Kke), del Laos (estrema destra) e di Syriza (sinistra).

 

Permane incertezza sulla prospettiva delle prossime elezioni anticipate. Mentre, infatti, la Néa Dimokratía e' favorevole ad andare alle urne a meta' aprile, il Pasok sostiene l'opportunità' che Papadimos prosegua il mandato per assicurare continuità nell'attuazione delle misure di austerità e il LAOS apre all'ipotesi di un rimpasto per dare vita ad un esecutivo esclusivamente tecnico.

Una fonte del ministero degli Interni il 27 marzo u.s. ha riferito che le elezioni si terranno probabilmente il 6 maggio. Ma il portavoce dell'esecutivo, Pantelis Kapsis, rispondendo alle indiscrezioni, ha dichiarato che, prima che il Paese possa tornare alle urne per le elezioni anticipate, il Parlamento deve approvare le tre riforme chiave richieste dall'Unione europea e dal Fondo monetario internazionale per dare il via libera agli aiuti. "C'è una legge sullo sviluppo, una legge sul mercato del lavoro e una legge che riguarda i trasporti e le telecomunicazioni" ha dichiarato Kapsis alla stampa. Queste tre riforme sono inserite nel memorandum chiesto alla Grecia dall'Unione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale, in cambio di due piani di aiuto al Paese che sono stati appena sbloccati. "Tutto deve essere approvato entro" il 10 aprile, ha sottolineato Kapsis. Queste esigenze rendono difficile l'organizzazione delle elezioni legislative il 29 aprile, una delle tre date proposte ufficialmente fino ad ora, dal momento che il Parlamento deve essere sciolto entro 25 e 30 giorni prima delle elezioni.

L’ultimo rapporto di Transparency International, pubblicato all’inizio di marzo 2012, sostiene che, nonostante le recenti misure adottate dal governo di Atene, in Grecia la corruzione sia ancora molto diffusa e rappresenti una ''seria minaccia per le speranze di risanamento finanziario'' del Paese. ''La corruzione è endemica: non è ristretta ad alcun partito o classe sociale, né al settore pubblico''. Il documento afferma inoltre che in Grecia sono in vigore molte leggi per combattere la corruzione, ma non vengono applicate. Secondo il rapporto, i Greci vivono in uno stato di “legalità corrotta, che significa che spesso la legge tollera o addirittura favorisce le pratiche di corruzione''. Il rapporto infine pone la Grecia all'80° posto come indice di corruzione in una classifica di 183 nazioni, sotto Paesi come Cina, Arabia Saudita, Tunisia e Cuba. Solo la Bulgaria è al di sotto della Grecia tra i Paesi membri dell'Unione Europea.

Anche secondo il rapporto della Corte dei Conti ellenica, pubblicato il 22 marzo u.s., nel 2009 gli introiti nelle casse dello Stato hanno registrato un "buco nero" di 12,8 miliardi di euro, la spesa pubblica ha superato le previsioni per 47 miliardi di euro e lo Stato si e' autoconcesso prestiti per la somma astronomica di 105 miliardi di euro contro i 42 miliardi della previsione iniziale. Il rapporto dell'alta Corte comprende una lunga serie di violazioni della legge e di sperperi del denaro pubblico, con transazioni illegali con i privati, assunzioni illegali, retribuzioni per consulenze non dovute a liberi professionisti, versamenti di sussidi sociali non dovuti ed altro ancora. "L'estensione della corruzione – ha detto l'ispettore della Pubblica Amministrazione Leandros Rakintzis - e' enorme".

 

Il ministro greco per la Protezione del Cittadino, Michalis Chrisochoidis, all’inizio di marzo 2012 ha inviato una lettera ai presidenti delle Regioni di tutta la Grecia in merito al problema dell'immigrazione illegale. ''L'immigrazione clandestina - ha scritto il ministro - costituisce per il nostro Paese uno dei problemi piu' complessi che dobbiamo amministrare in modo collettivo, democratico ed efficiente. Il governo, nell'ambito dei suoi impegni europei, sta attuando un programma integrale per affrontare la politica della concessione dell'asilo politico e della creazione di nuove strutture di prima  accoglienza per gli immigrati dopo aver trovato i fondi necessari''.

Nell’incontro del 26 marzo, il Governo ha presentato ai Presidenti delle Regioni un progetto secondo il quale saranno creati in tutto il Paese, salvo le isole, 30 centri di prima accoglienza, tre per ogni regione. Ogni centro comprenderà tutti i servizi necessari: dormitori, sale da pranzo, servizi igienici, spazio per i servizi religiosi, spazio per l'attività sportiva e per le ore libere e per ogni centro è prevista la presenza di una stazione di polizia. Si prevede che saranno creati circa 1.000 nuovi posti di lavoro. Ogni centro avrà una tripla barriera di protezione, come quelli della Nato, mentre per la loro costruzione sono già stati stanziati 250 milioni di euro da fondi europei sino al 2013.

Il ministro ha invitato i presidenti delle Regioni ad indicare, entro 15 giorni, le località adatte per la costruzione dei centri. In caso contrario un Decreto di legge congiunto del ministero per la Protezione del Cittadino e di quello della Difesa definirà i siti dove si procederà alla costruzione dei centri. Intanto sono cominciate ad arrivare le prime reazioni da parte dei cittadini delle zone dove e' prevista l'edificazione dei centri.

Il 29 marzo, nonostante i nuovi centri non siano ancora pronti, è cominciata, su ordine del ministro stesso, l'operazione di "risanamento" del centro di Atene dalle bande criminali di varie nazionalità, dai tossicodipendenti e dalle prostitute di ogni colore: sono iniziati i controlli nell'intera regione dell'Attica per il commercio illegale e l'individuazione di immigrati clandestini e sono stati eseguiti anche i primi arresti di individui che affittavano appartamenti o interi immobili di loro proprietà agli immigrati senza permesso di soggiorno nel Paese.

 

 

ATTUALITA’ DI POLITICA ESTERA

 

 

Unione Europea, NATO, Turchia e Balcani

 

L’Unione Europea rimane per la Grecia l’ancora delle riforme, segnatamente economiche, oltre che il sostegno indispensabile per perseguire la normalizzazione dei rapporti bilaterali con la Turchia e l’integrazione dei Balcani occidentali in un quadro di stabilità regionale. Esigenza di un ulteriore sviluppo e rafforzamento della cooperazione tra membri UE in ambito di difesa.

 

Si ricorda che nel 2014 Grecia e Italia deterranno la Presidenza di turno dell’Ue, rispettivamente nel primo e nel secondo semestre dell’anno.

 

Gli Stati Uniti a loro volta sostengono la difficile azione di risanamento intrapresa dal nuovo Esecutivo (come espresso dal Vice Presidente Biden in visita ad Atene a gennaio 2012). In occasione del 60° anniversario della partecipazione della Grecia nell'Alleanza Atlantica, il 16 febbraio u.s. si e' svolta ad Atene la visita del Segretario Generale della NATO, Rasmussen, che ha avuto incontri con il Presidente della Repubblica Papoulias, con il Primo Ministro Papadimos, il Ministro degli Esteri Dimas ed il Ministro della Difesa Avramopoulos. Da parte greca e' stato evocato con particolare enfasi il problema delle violazioni, da parte turca, dello spazio aereo e delle acque territoriali elleniche.

La Germania intende giocare un ruolo di primo piano nella risoluzione della crisi del debito sovrano ed aiutare la Grecia con un massiccio programma di investimenti a condizione che essa attui il piano di riforme delineato dalla Troika e saldi i debiti con le aziende tedesche (caso Siemens, da anni coinvolta in una battaglia legale nell'ambito di un procedimento per corruzione, e delle aziende tedesche responsabili della fornitura, sin dagli anni '90, di quattro sommergibili modello 214). Insofferenza greca che vede tale benefico attivismo come “rapacità” nella ricerca di ogni possibile opportunità economica, accompagnato da un’inaccettabile durezza delle posizioni sostenute dalla Germania in sede europea. In occasione della missione ad Atene del Vice Cancelliere e Ministro per l'Economia e Tecnologia tedesco Roesler sono stati firmati tre accordi di investimento per un ammontare complessivo di quasi 70 mln/€ e sono state avviate discussioni per altri nei settori dell'energia, delle risorse minerarie, delle tecnologie ambientali, del turismo, dell'informatica e della sanità. L’intesa prevede l'istituzione di un fondo speciale da parte della banca d'investimento tedesca KFW, dedicato esclusivamente al sostegno finanziario dei progetti di investimento di aziende tedesche in Grecia. Il Ministro degli Esteri tedesco Westerwelle, recatosi in visita ad Atene il 14 e 15 gennaio u.s., è stato latore di un doppio messaggio di solidarietà e incoraggiamento, da un lato, e di aspettative nella concreta attuazione da parte della Grecia delle riforme necessarie all’ottenimento del secondo pacchetto di aiuti internazionali.

La Grecia sostiene il processo di adesione della Turchia all’UE con la ferma intenzione di far rispettare i criteri indicati dal Consiglio Europeo del dicembre 2004, ma senza nessuna condizionalità aggiuntiva. Le forze politiche greche devono considerare gli umori di un'opinione pubblica che affronta il tema oscillando fra spinte razionali ed emotive (i sondaggi indicano che la maggioranza dei greci è tuttora contrario all'adesione turca). La posizione del Governo si spiega anche con l’esigenza di contenere le spesa per la difesa, a fronte di uno storico contenzioso sulla delimitazione dei rispettivi spazi marittimi ed aerei: Atene continua a denunciare sconfinamenti delle forze aeree turche, mentre Ankara diffida la Grecia ad estendere a 12 miglia le sue acque territoriali, pronta a considerare tale gesto un casus belli. In linea con un forte sviluppo delle relazioni economiche e commerciali (il volume degli scambi ha raggiunto quasi 3 mld/$ nel 2010), il Governo Papandreou si è adoperato per migliorare i rapporti bilaterali, che ormai sembrano improntati ad un dialogo costruttivo: in occasione della visita del Premier Erdogan ad Atene (14-15 maggio 2010) è stato istituito un Consiglio di Cooperazione ad alto livello, chiamato a risolvere la questione sensibile dei flussi migratori verso la Grecia.

La questione dei rapporti con la Macedonia/FYROM resta prioritaria, a causa del contenzioso sul nome, che spiega il veto di Atene all’ingresso di Skopjie alla NATO e all’UE. Per la Grecia il nome deve avere una qualificazione geografica che distingua la Macedonia vera e propria, nel nord del Paese, da quella slava dell’ex Iugoslavia, sbarrando la strada a eventuali rivendicazioni territoriali, temute ad Atene.

L’ultimo atto ufficiale risale al Consiglio Europeo del 26-27 giugno 1992, che approvò una Dichiarazione con cui si impegnò a riconoscere il Paese con un nome nel quale fosse inclusa la parola “Macedonia”. Il mese prima, il Consiglio Europeo aveva dichiarato che i Paesi membri avevano deciso di riconoscere la “Repubblica di Skopje”. Negli anni successivi, tuttavia, l'UE ha avviato relazioni formali con Skopje. Una soluzione di compromesso è stata individuata al momento dell’ammissione della Macedonia alle Nazioni Unite, dove con la Risoluzione 225 del 27 aprile 1993 è stato stabilito che al Paese si faccia riferimento come “the former Yugoslav Republic of Macedonia” (nell’uso comune, FYROM). È la stessa Risoluzione, tuttavia, a definire tale soluzione come provvisoria (“provisionally”) e a indicare come essa sia limitata alle necessità interne dell’Organizzazione. Inoltre, la dizione “the former Yugoslav Republic of Macedonia” non comporta l’attribuzione di un “nome” in senso tecnico, ma definisce solamente le modalità con cui si può far riferimento a quel Paese. Le Nazioni Unite si sono impegnate ad utilizzare il nome che le parti in causa vorranno accettare e hanno favorito una mediazione tra greci e macedoni, che non ha ancora raggiunto una soluzione condivisa.

La controversia nel novembre 2008 è stata portata anche davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, che si è pronunciata il 5 dicembre 2011 stabilendo (15 voti contro 1) che la Grecia, obiettando all'ingresso della Repubblica ex jugoslava di Macedonia nella Nato, ha mancato agli obblighi che le derivavano dall'articolo 11 paragrafo 1 dell'Accordo ad interim del 13 settembre 1995. La sentenza non prevede appello.

Nel dicembre del 1993, l’Italia, insieme ad altri cinque Paesi europei (Danimarca, Francia, Germania, Olanda e Regno Unito) ha riconosciuto il Paese utilizzando la dizione adottata alle Nazioni Unite. Il riconoscimento è avvenuto tramite scambio di note, nel quale le autorità di Skopje utilizzano la formula “Repubblica di Macedonia”. Da allora, tuttavia, il nostro Paese ha impiegato il nome di “Repubblica di Macedonia” in svariate occasioni nei rapporti bilaterali e tale dizione è stata utilizzata anche in seno ad importanti accordi, anche se nella maggior parte dei trattati firmati dal momento dell’indipendenza macedone si è preferito utilizzare la formula dell’“accordo fra il governo italiano e il governo macedone” o equivalenti. Benché a livello di Unione Europea si continui ad utilizzare la formula di compromesso individuata alle Nazioni Unite, in più occasioni (anche in relazione al negoziato di adesione) è stato sollevato il problema e molti Paesi membri, fra cui Francia e Gran Bretagna, utilizzano il nome costituzionale di Repubblica di Macedonia negli accordi bilaterali da loro firmati. La posizione greca è stata in origine di assoluta e ferma opposizione ad ogni riferimento alla parola “Macedonia” nel nome ufficiale del nuovo Paese, ma, anche grazie al progressivo miglioramento delle relazioni bilaterali, questa possibilità non viene esclusa; piuttosto, si insiste sull’adozione di un nome composito da utilizzare sia nei rapporti bilaterali che in quelli con altri Paesi. La posizione macedone, invece, è quella di una doppia formula: utilizzare il nome Repubblica di Macedonia nei rapporti col resto del mondo e individuare un nome diverso per i rapporti bilaterali con la Grecia.

Nel corso degli anni la Macedonia è stata riconosciuta col suo nome costituzionale da vari Paesi, mentre in molte organizzazioni internazionali multilaterali, invece, sono state adottate soluzioni che hanno ripreso la formula scelta dalle Nazioni Unite.

Anche per l'area balcanica, l'orientamento prevalente è favorevole ad un percorso di progressiva integrazione nell'UE, nella convinzione che la stabilità e la sicurezza dei Paesi della regione rappresentino un obiettivo strategico; la diplomazia greca ha inoltre espresso il proprio sostegno allo sviluppo di nuovi progetti nell’ambito dell’Iniziativa Adriatico-Ionica. In seguito ha poi avanzato l’idea di una “strategia per i Balcani”, che appare tuttavia meno matura di quella Adriatico-Ionica e potenzialmente competitiva, quindi dannosa, in quanto insiste in parte sulla medesima area geografica.

Guardando alle relazioni bilaterali con i Paesi balcanici, i rapporti con l’Albania sono sostanzialmente buoni, avendo conosciuto un importante progresso dal 2004 in poi (la Grecia ospita tra l'altro 800mila emigrati albanesi, la più numerosa comunità albanese all'estero ed e' il secondo investitore ed il secondo partner commerciale di questo Paese dopo l'Italia). Presentano tuttavia qualche aspetto problematico, in particolare per quanto riguarda il mancato accordo sulla definizione della frontiera marittima tra i due Paesi, le ricorrenti richieste di esponenti politici albanesi alla Grecia di riconoscere il 'genocidio' degli Cham (gli albanesi che abitavano l'Epiro), la questione del prossimo censimento della popolazione albanese e, da ultimo, i timori di Tirana delle possibili ricadute della grave crisi economica greca. La Grecia e' uno dei principali sostenitori del cammino europeo della Serbia (visita di due giorni il Ministro degli Esteri greco a Belgrado a ottobre 2011). Atene non ha finora riconosciuto l’indipendenza del Kosovo, visto il sentimento filo-serbo, fondato sulla comune sensibilità religiosa. La Grecia sostiene il dialogo con Pristina in quanto si tratta del migliore percorso per cercare di risolvere tutte le questioni aperte. Le relazioni tra Belgrado ed Atene hanno già raggiunto un ottimo livello, anche se rimane un notevole potenziale per rafforzare ulteriormente la cooperazione economica e commerciale. La Grecia e' infatti il secondo investitore in Serbia dopo l'Austria per investimenti liquidi pari a 1,6 miliardi di dollari, mentre non rientra tra i primi dieci Paesi partner di Belgrado se si guarda all'interscambio commerciale. Gli investimenti ellenici sono concentrati in particolare nel settore bancario. La Grecia rimane inoltre la prima meta del turismo serbo (seppur in misura minore rispetto a quando era in vigore il regime dei visti, in quanto la Grecia permetteva di emettere i cosiddetti "visti collettivi").

 

Questione cipriota

L’adesione di Cipro all’UE è stata costantemente interpretata da Atene come strumentale alla riunificazione dell’Isola, che continua a costituire un obiettivo prioritario. La prospettiva rimane quella di giungere ad una federazione “funzionale”, bi-zonale e bi-comunitaria, dotata di unica rappresentanza internazionale, unica sovranità ed unica cittadinanza. Atene sostiene le istanze di Nicosia nei confronti della Turchia, ad esempio quanto alla necessità di attuazione del Protocollo di Ankara, cercando tuttavia di evitare che le sue relazioni bilaterali con la Turchia vengano influenzate negativamente. Dopo un periodo (2004-2009) durante il quale la Grecia si è mantenuta defilata, il Paese ellenico ha ripreso un ruolo propositivo a seguito dell’elezione di Papandreou: a novembre 2010, il Presidente cipriota Christofias è stato invitato a presenziare ad una seduta straordinaria del Parlamento greco.

La Grecia conferma la propria fiducia nei buoni uffici del Segretario Generale dell’ONU. Tuttavia, dopo due anni di negoziati, Atene lamenta la mancanza di progressi a causa dell’atteggiamento turco, specialmente dopo la vittoria del leader nazionalista Dervis Eroglu.

Il Presidente del Parlamento greco, Philippos Petsalnikos il 14 marzo u.s. ha incontrato ad Atene il suo omologo cipriota, Yiannakis Omirou.

Mediterraneo

La Grecia appare alla ricerca di una valorizzazione della propria politica estera nell'area euro-mediterranea, attraverso i suoi proficui legami tradizionali con il mondo arabo, il progressivo avvicinamento ad Israele ed un suo maggiore coinvolgimento nello sfruttamento dei giacimenti energetici del Mediterraneo orientale. Nel contesto, si colloca la visita in Grecia del Ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti (15 gennaio u.s.), recatosi ad Atene alla testa di una folta delegazione imprenditoriale. I principali argomenti al centro dei colloqui sono stati quelli delle riforme e delle privatizzazioni in programma in Grecia, nonche' le opportunita' di investimento soprattutto nel settore dello sfruttamento delle risorse energetiche (gas e petrolio) nello Ionio e nel Golfo di Patrasso.

Negli ultimi anni, la diplomazia greca si è mossa con dinamismo, estendendo ai Paesi del Maghreb l’attenzione che fino al recente passato aveva tradizionalmente riservato all’Egitto ed al Medio Oriente. Con questo spirito la Grecia ha aderito all’iniziativa dell’Unione per il Mediterraneo (UpM), sottolineando tuttavia come debba fornire un quadro complementare rispetto a quello offerto dal foro tradizionale del Partenariato.

Con l’avvio della “primavera araba”, l’attenzione del Governo Papandreu si era rivolta anzitutto verso il vicino Egitto: Atene ha promesso aiuto e sostegno -forse al di là delle proprie effettive possibilità- per la transizione. Atene valuta positivamente l'evolversi della situazione in Tunisia e l'avvio della Task Force UE-Tunisia del settembre scorso, mentre ritiene difficile il raggiungimento di un analogo esercizio con l'Egitto a causa della rigida posizione del Cairo in materia di monitoraggio internazionale delle elezioni. Successivamente, dopo l’inizio delle ostilità in Libia, la Grecia si è sforzata di mantenere una posizione di equilibrio, offrendo sostegno alla coalizione (si è proposta come centro per il coordinamento degli aiuti umanitari indirizzati alla Libia), senza però partecipare alle operazioni militari, con l’obiettivo ultimo di una soluzione politica. Sul piano più generale, la preoccupazione greca appare legata al timore concreto di un aumento incontrollato dell'immigrazione clandestina, che rischierebbe di rendere ingestibile un capitolo che il Paese ha già difficoltà a fronteggiare. Il 23 agosto, il Ministero degli Esteri ha comunicato che "la Grecia ha riconosciuto il Consiglio Nazionale di Transizione come la legittima entità in grado di condurre il popolo libico nella nuova critica fase del processo di transizione, a beneficio della Libia e della pace e stabilità nella più vasta regione mediterranea”. La Grecia vede la situazione sul terreno in leggero miglioramento e ritiene che l'UE dovrebbe compiere ogni sforzo possibile per il raggiungimento di una rapida stabilizzazione.

La Grecia ritiene che sia necessaria da parte dell'UE un’intensificazione della pressione sul regime di Assad in Siria. La situazione umanitaria preoccupa particolarmente Atene secondo cui andrà riservata una specifica attenzione per evitare che le misure sanzionatorie tocchino la popolazione civile. La Grecia ritiene che lo Yemen non registri alcuno sviluppo e viva una preoccupante instabilità. L'UE deve continuare a esercitare forti pressioni sul Presidente Saleh.

Medio Oriente

Sempre più incisivo è il rafforzamento dei rapporti con Israele, che sono venuti ad integrare i tradizionali legami di amicizia con l’Autorità Palestinese (per Atene l’unica soluzione possibile rimane quella di uno Stato palestinese indipendente, confinante con uno Stato israeliano "sicuro”). La visita di Papandreou a Tel Aviv (luglio 2010) e quella di Netanyahu ad Atene (16 agosto 2010, la prima di un Primo Ministro israeliano, dopo quella compiuta nel 1950 da Ben Gourion) aprono la strada ad una accresciuta collaborazione dei due Paesi in diversi settori (militare, turismo, energia). Chiavi di lettura di questo riavvicinamento sembrano essere il momento difficile delle relazioni tra Tel Aviv ed Ankara, ma soprattutto il desiderio di valorizzare sulla scena internazionale un’immagine dinamica della Grecia – indebolita per la crisi finanziaria – e riattivare il ruolo della Repubblica ellenica in Medio Oriente. Pur avendo a suo tempo condannato il noto episodio della “Flotilla”, Atene sta cercando un riavvicinamento con Tel Aviv, sia attraverso una collaborazione (turismo, energia, settore militare), sia attraverso un maggiore appoggio alle posizioni israeliane (nel 2011 le Autorità greche hanno bloccato nei porti di Atene la seconda edizione della “Flotilla” diretta a Gaza). A pochi mesi dalla visita compiuta in Israele a settembre da parte dell'allora Ministro della Difesa greco Beglitis, è seguita la visita ad Atene del Vice Primo Ministro e Ministro della Difesa israeliano Ehud Barak il 10 e 11 gennaio e la contemporanea visita del Ministro dell'Educazione greco Anna Diamatopoulou a Tel Aviv. Per quanto riguarda la collaborazione in materia di difesa, i due Ministri hanno formalizzato una serie di programmi di esercitazioni congiunte tra le rispettive forze armate, previste per il 2012, nonche' firmato un accordo per l'acquisizione, da parte della Grecia, di materiale militare. La Grecia e particolarmente preoccupata dal forte peggioramento del rispetto dei diritti umani in Iran e si dice convinta dell'utilità di proseguire con il doppio approccio costituito dalle sanzioni da un lato, e dai contatti con elementi della società civile dall'altro.

Relativamente al Processo di Pace in Medio Oriente, la Grecia ha manifestato la necessità di premere su entrambe le parti per una ripresa dei negoziati per una soluzione del problema palestinese ed ha auspicato una solida unione in ambito UE.

Russia

I rapporti con Mosca sono tradizionalmente intensi, anche per ragioni storiche e religiose. Da ultimo si registra un particolare dinamismo russo nel settore energetico, con l’intenzione di entrare nel mercato greco del trasporto di energia. Tra i progetti che legano la Grecia alla Russia spiccano l’oleodotto Burgas-Alessandropoli e il gasdotto South Stream (progetto da 10mld/€ nel quale è coinvolto l’ENI).

In un’ottica di diversificazione degli approvvigionamenti, tuttavia, la Grecia punta a intensificare le forniture di gas dall'Azerbaijan, con l'obiettivo di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia (significativa è stata la visita di Stato del Presidente Papoulias a Baku ad aprile 2011). Funzionale a questo scopo è la messa in funzione del gasdotto ITGI (Interconnettore Grecia-Turchia-Italia): Papoulias ha rassicurato gli azeri sul completamento della valutazione di impatto ambientale del progetto (incluso il tratto sottomarino) e sulle garanzie di finanziamento. Sulla questione del Nagorno-Karabakh, Papoulias ha espresso l'auspicio che venga individuata una soluzione che tenga conto del rispetto del principio dell'integrità territoriale, in linea con quanto previsto da 4 Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Altro obiettivo della Grecia è quello di aumentare l’interscambio commerciale tra i due Paesi, attualmente molto al di sotto (20 milioni di euro l’anno) delle potenzialità.

Secondo la Grecia bisognera' prestare particolare attenzione agli ultimi sviluppi della situazione interna in Bielorussia ed in particolare agli "apparenti" segni di apertura da parte di Lukashenko, quali la scarcerazione di alcuni detenuti politici e la proposta di istituire una "national roundtable". Prima di un eventuale allentamento delle sanzioni, secondo Atene bisognera' verificare l'autenticita' di tali segnali. La Grecia, pur nell'ambito dei buoni rapporti che intrattiene con l’Ucraina, è partcolarmente preoccupata dalla questione del rispetto dei diritti umani e dei prigionieri politici con particolare riferimento al caso Timoshenko.

Cina

Le relazioni bilaterali attraversano una delle fasi più felici, con un interscambio commerciale in costante crescita, arrivando a far crescere gli scambi commerciali bilaterali fino a 8 miliardi di dollari. Il legame greco-cinese si fonda su forti interessi reciproci, anzitutto nel settore mercantile: più della metà dei prodotti cinesi trasportati via mare è ospitata sulla flotta greca, pari al 17% del totale mondiale. Con la crisi economica che ha colpito lo Stato ellenico, l’intento del Governo Papandreou era di attirare l’attenzione di investitori stranieri, tra cui spiccano gli imprenditori cinesi, nel settore delle infrastrutture e dello shipping. I cinesi puntano anzitutto a sfruttare la posizione strategica della Grecia nel Mediterraneo, realizzando un centro logistico a Thriasio Pedio, nell’ovest dell’Attica. La Grecia mira a divenire un punto d'attrazione per i milioni di turisti cinesi che ogni anno visitano l'Europa (circa 60 milioni) e di cui solo poche decine di migliaia giungono annualmente in Grecia, quintuplicandone il numero. L’operazione dovrebbe essere facilitata dall’avvio del collegamento aereo diretto con la compagnia aerea Air China, avviato il 21 maggio 2011 e dalla Dichiarazione Congiunta per agevolare il rilascio di visti per i cittadini greci e cinesi dalle rispettive autorità consolari. Secondo Atene è indispensabile coinvolgere la Cina relativamente ai settori commerciale, della proprietà intellettuale, del turismo e dei cambiamenti climatici. Pechino considera la Grecia la porta d’ingresso in Europa; per questo ha messo sul piatto altri 537 milioni di euro, che finiranno in vari settori, da quello bancario alle telecomunicazioni. L’iniziativa più eclatante è stata la conclusione un accordo di concessione di una parte del porto del Pireo al gigante cinese Cosco, per un controvalore di 3,4 miliardi di euro.

 


 

 

QUADRO ECONOMICO

 

 

Principali indicatori economici

(in euro o dollari)

2010

2011(*)

2012(*)

2013(*)

2014(*)

2015(*)

PIL nominale (USD miliardi)

 

306

310

295

 

278

 

269

 

285

PIL pro-capite (USD a PPP)

 

27.190

26.240

26.190

 

26.790

 

27.650

 

28.570

Crescita del PIL reale

(variazione %)

 

 -4,4

-5,1

-2,2

 

0,0

 

0,9

 

1,2

Consumi privati

 -4,6

-6,7

-3,3

-0,5

0,7

0,8

Tasso di inflazione (media %)

 

  4,7

 2,8

1,0

 

0,7

 

0,9

 

1,0

Tasso di disoccupazione (%)

 

12,5

17,0

17,8

 

17,4

 

16,3

 

15,6

Debito pubblico (EUR miliardi)

 

329

349

361

 

210

 

211

 

210

Debito pubblico (% del PIL)

 

142,7

158,2

166,9

 

97,1

 

96,2

 

94,3

Investimenti diretti esteri (USD milioni)

 

2.250

2.205

2.183

 

2.248

 

2.361

 

2.479

Bilancia commerciale (USD miliardi)

 

-38

-34

-30

 

-25

 

-22

 

-24

Rating OECD sul rischio Paese

 

0

0

n.d.

 

n.d.

 

n.d.

 

n.d.

Fonti: Elaborazioni Ambasciata d’Italia in Grecia su base EIU (Economist Intelligence Unit).

(*)Stime EIU

 

La rapida crescita greca durata un decennio si è bruscamente interrotta nel 2009, quando la crisi economica internazionale (insieme a problemi strutturali, una politica di bilancio “dissennata” e una struttura produttiva scarsamente competitiva) ha fatto entrare il sistema ellenico in una gravissima crisi economico-finanziaria, che si è riflessa nel rialzo del tasso di interesse dei titoli del debito sovrano e in una crescente difficoltà per Atene a vendere titoli sulle piazze mondiali i propri titoli. Ad un passo dal default, la Grecia, entrata nel quarto anno consecutivo di recessione, ha chiesto l’attivazione del meccanismo di prestiti (23 aprile 2010): 45 mld/€ nel 2010 (30 mld/€ stanziati dai 16 Paesi dell’Eurozona e 15 mld/€ dal FMI), nell’ambito di un piano di sostegno di 110 mld/€ erogato in tre tranche, dal 2010 al 2013. L’Italia ha contribuito con uno stanziamento complessivo di 14,78 mld/€ (5,5 mld/€ nel 2010); inoltre i Paesi dell’Eurozona hanno approvato il 10 maggio 2010 un “maxi-scudo” da 750 mld/€ per proteggere l’intera struttura dell’Unione Monetaria da rischi di contagio. Dura è la contropartita chiesta alla Grecia che ha approvato (2 maggio 2010) un drastico ridimensionamento della spesa pubblica (taglio del 65% degli investimenti statali, riduzione significativa degli stipendi pubblici e congelamento delle pensioni) ed un forte aumento della pressione fiscale (innalzamento dell’IVA al 23%, incremento del 10% delle tasse sui beni di consumo e di lusso) per ridurre il rapporto deficit/PIL.

Nel 2010 l’economia greca ha subito una diminuzione del PIL del -4,2% attribuibile a minori investimenti e ad un significativo declino dei consumi, nonostante un miglioramento della bilancia commerciale del Paese. Il deficit di bilancio della Grecia nel 2010 ha raggiunto il 9,4% del PIL, l'inflazione ha toccato il 4,7%, ed il debito pubblico ha superato il 142%. Per completare il negativo quadro macroeconomico del 2010, va ricordato che il tasso di disoccupazione è ormai superiore al 12%; infine, la produzione industriale ha registrato una flessione del 5,7% rispetto al 2009.

E’ stato votato il 28 giugno 2011 in Parlamento il testo del "Programma di medio termine di stabilita' e crescita"(PMT) per il periodo 2011-2015. Esso prevede un piano di privatizzazioni per 50mld/€ ed un piano di rientro per 28 mld/€, un incremento dell’imposizione fiscale ed un piano di contenimento della spesa pubblica. E’ stata prevista una tassa di solidarietà applicata in base ai vari scaglioni di reddito, l’imposta del 5% per tutti i pubblici ufficiali e la riduzione da 12.000 a 8.000 Euro annui del livello di reddito esente da poste indirette, che comporteranno un maggiore carico fiscale di 2.500-3.000 Euro annui a famiglia.

Nel secondo trimestre 2011 il PIL si è contratto del -6,9% rispetto al -8,1% dei primi tre mesi del 2011. Le stime dell’andamento del PIL per il 2011 sono -5,5%. Nei primi sei mesi del 2011 l'indice della produzione industriale si e' ridotto del -8,8% rispetto allo stesso periodo 2010. Il tasso di disoccupazione a maggio 2011 e' salito al 16,6% (la disoccupazione giovanile ha raggiunto intanto il 40%). La contrazione della domanda ha condotto innanzitutto ad un raffreddamento dell'inflazione che a luglio 2011 ha fatto segnare un incremento dell'indice dei prezzi al consumo pari al 2,4%. Le difficoltà del quadro greco appaiono acutizzate proprio dalla carenza di una solida infrastruttura industriale.

A seguito della costatazione di una mancata ripresa dell’economia greca ed un ulteriore abbassamento del rating sul debito sovrano a CCC (ben dodici retrocessioni dall’inizio della crisi), l’Eurogruppo riunitosi il 21 luglio 2011 ha deciso di varare un nuovo piano di aiuti in favore di Atene. La misura prevede, fino al 2014, un contributo di 160 mld/ € (109 mld/€ attraverso il fondo salva-Stati, 50 mld/€ con contributi privati a tassi più bassi). Si è avuto in questo modo un default selettivo della Grecia, con un coinvolgimento del settore finanziario che sosterrà Atene su base volontaria tramite bond exchange (scambio dei vecchi titoli con i nuovi), roll-over (rinnovo automatico, fino a 30 anni, di quelli che arrivano a scadenza) e buy-back (riacquisto da parte del Governo greco del debito sul mercato secondario).

Nel 2011 il deficit pubblico raggiungerà infatti l’8,5% del PIL, secondo le previsioni del PIL (-5,5%). La recessione proseguirà anche nel 2012 con una contrazione pari al -2,5%. Questo dato sarebbe però associato ad un avanzo primario - al netto del costo del servizio del debito - di 3,2 miliardi di Euro (1,5% del PIL) che segnerebbe così l'avvio di una nuova fase della politica fiscale greca.

Il vertice dell’Eurogruppo del 26-27 ottobre 2011 ha disposto il versamento della sesta tranche di aiuti (8 mld/€) in favore dalla Grecia. È stato anche annunciato l’avvio di un nuovo programma multi-annuale di assistenza caratterizzato da più efficaci meccanismi di sorveglianza e monitoraggio e co-gestito da Commissione Europea, BCE e FMI. Il Vertice ha soprattutto ridefinito i termini del coinvolgimento del settore privato (l’obiettivo sarà quello di ridurre il rapporto debito/PIL della Grecia portandolo al 120% entro il 2020).

Obiettivi fondamentali della Task Force per i fondi strutturali sono: a) sostegno alla crescita, all'impiego ed alla concorrenza migliorando la pianificazione ed accelerando l'utilizzo dei fondi della politica di coesione; b) riforma della pubblica amministrazione, nel senso di una maggiore efficienza e trasparenza; c) supporto per il consolidamento fiscale sia per quanto riguarda la lotta all'evasione fiscale sia per quanto concerne la politica fiscale.

Il Parlamento greco ha approvato nella notte del 6 dicembre il budget per il 2012 che prevede un rapporto deficit/PIL del 5,4%, con l'ampia maggioranza di 258 parlamentari a favore, 41 contrari ed un assente. Si è trattato del primo bilancio dello Stato non accompagnato da nuove misure di correzione dell'andamento tendenziale del deficit. Il budget incorpora infatti gli effetti dei provvedimenti di inasprimento della pressione fiscale (3,6 miliardi di Euro) e di contenimento della spesa pubblica (5 miliardi di Euro) approvati nei mesi scorsi, che si erano concentrati in particolare su una tassa sugli immobili, l'innalzamento dell'età pensionistica e la riduzione dei relativi assegni, nonche' la contrazione della spesa del pubblico impiego attraverso il taglio degli stipendi e la messa in mobilita' di circa 30.000 unita' di personale. Resta 'in sospeso', vittima delle incertezze sul negoziato riguardante la partecipazione del settore privato all''haircut' sui titoli di stato ellenici e sulla reale capacita' delle Autorità greche di raccogliere il gettito fiscale programmato in un contesto di recessione profonda e di evasione fiscale tradizionalmente dilagante.

Le misure richieste da EU/BCE/FMI alla Grecia affinché il Paese ellenico possa beneficiare del programma di assistenza finanziaria sono le seguenti:

- riformare il sistema delle imposte specificando termini e obiettivi di medio periodo; riduzione del personale entro il 2015 (politica fiscale);

- rafforzare l’amministrazione fiscale; eliminare le proroghe dei termini di pagamento del debito fiscale e i ritardi dei contributi; selezionare e verificare i contribuenti –dal livello politico/ministeriale a quello amministrativo; emendare il codice penale per includere ogni forma di corruzione da parte di pubblico ufficiale; stabilire la strategia fiscale e il budget in un calendario di medio termine (riforme fiscali Istituzionali);

- completare le stime del deficit di capitale delle banche e stabilire degli  standard che le banche devono raggiungere tramite precise disposizioni; (settore finanziario);

- preparare le attività per privatizzare – cambiamenti nel frame work regolatore, tempestiva liquidazione degli aiuti di stato, inventario delle risorse, riallocazione degli usi del suolo (privatizzazioni);

- approvare una legge che migliori la flessibilità salariale; incrementare la liberalizzazione dei prodotti e servizi; semplificare la giurisprudenza delle esportazioni; analizzare e intervenire sulle barriere all’ingresso in settori come vendita al dettaglio, salute e sicurezza, urbanistica, energia e turismo (politiche strutturali).

Lo scorso 12 febbraio il Parlamento greco ha approvato le misure di austerity indicate dalla Troika. Per il 2012 il pacchetto - che ha suscitato vibranti proteste di piazza - prevede interventi complessivi per circa 3,3 miliardi di euro, attraverso tagli nei settori sanitario e della difesa e riduzione degli investimenti pubblici (altri interventi andranno realizzati entro il 2015). Tra i provvedimenti più sensibili figurano quelli relativi al mercato del lavoro ed in particolare la riduzione del 22% del salario minimo, attualmente pari a 751 euro lordi. Rimane aperta la questione delle pensioni, sulla quale i creditori internazionali richiedono un risparmio di spesa di circa 630 milioni di euro[3].

Lo scorso 21 febbraio l’Eurogruppo ha approvato il secondo pacchetto di aiuti ad Atene (valore complessivo di 130 mld/€), con l’obiettivo di evitare un default disordinato in vista del ripagamento dei titoli del debito pubblico in scadenza il 20 marzo 2012 (valore complessivo 14,5 mld/€). Cionondimeno, l’opinione pubblica greca continua ad essere scettica circa l’efficacia della politica macroeconomica sin qui adottata. Ulteriori perplessità derivano poi dalla destinazione dei fondi erogati dai creditori internazionali: tre quarti del pacchetto (circa 95 mld/€) saranno impiegati per stabilizzare il sistema finanziario, nel quadro dell’iniziativa di Private Sector Involvement (PSI), mentre solo la parte residuale verrà destinata alle casse dello Stato ellenico ed in particolare allo sviluppo economico del Paese, a conferma del fatto che l’attenzione è rivolta principalmente al contenimento del contagio.

 

Commercio estero

Il commercio internazionale vale oltre un terzo del PIL greco. L’interscambio della Grecia con il resto del mondo nel 2010 si è attestato a 64 mld/€ (-0,8% rispetto al 2009). In particolare, le importazioni, pari a 47,7 mld/€, sono diminuite del -4,2% seguendo il declino dei consumi, mentre le esportazioni (circa 16,25 mld/€) sono aumentate del +10,7%; il saldo della bilancia commerciale, cronicamente negativo, si e’ ridotto di 10,4 punti percentuali toccando quota –31,5mld/€ (-35,1mld/€ nel 2009).

Nel periodo gennaio-ottobre 2011 l'interscambio della Grecia con il resto del mondo si è attestato su 54.935 milioni di euro rispetto ai 52.984 registrati nello stesso periodo del precedente anno (+ 3,8%). Le importazioni, pari a 36.421 milioni di euro, sono diminuite del 9,2%, mentre le esportazioni, pari a 18.514 milioni di euro, sono aumentate del 44,3%. Il saldo commerciale, cronicamente negativo, si è ridotto del 34,4% ed è ammontato a -17.907 milioni di euro.

Sul versante delle importazioni della Grecia, la Germania si è confermata, sempre nel periodo in esame, il principale interlocutore della Grecia avendo esportato prodotti per un valore di 3.872 milioni di euro, circa l'8% in meno rispetto agli stessi mesi del 2010; segue la Russia con 3.501 milioni di euro, che ha visto crescere le proprie esportazioni grazie al forte incremento delle vendite di petrolio, gas e derivati, e l'Italia con 3.382, che si colloca al terzo posto fra i Paesi fornitori con una quota di mercato del 9,3%.

Seguono nella graduatoria dei principali fornitori ellenici, la Cina, i Paesi Bassi, la Francia e l’Iran.

Sul versante delle esportazioni greche, il principale cliente è risultata l'Italia con 1.758 milioni di euro, il 27,4% in più rispetto allo stesso periodo del precedente anno, e con una quota di mercato del 9,5%; seguono la Germania, con 1.469 milioni di euro (-2,3% rispetto al periodo gennaio-ottobre 2010), la Turchia con 1.455 milioni di euro (+ 130,2%), e Cipro, con 1.153 (+24,4%).

 

Investimenti Diretti Esteri

Il mercato ellenico a partire dagli anni ‘90 si è proposto come tramite verso le economie emergenti delle regioni limitrofe (dai Balcani al Caucaso) ed ha attirato l’attenzione di capitali europei, americani e giapponesi.

Secondo i dati forniti dalla Banca di Grecia, gli investimenti diretti esteri in Grecia hanno conosciuto nell'ultimo triennio un calo sostanzioso, passando da oltre 3 miliardi di Euro nel 2008, a 1,7 nel 2009 a 281 milioni di Euro nel 2010 (dati netti rispetto ai disinvestimenti). L'acuirsi della crisi economica ha certamente giocato un ruolo di primo piano in tale prospettiva, sia per i suoi risvolti prettamente finanziari che per gli effetti recessivi sull'economia reale. I settori in cui gli investimenti esteri sono stati piu' dinamici sono stati quelli alimentare (290 milioni di Euro) e dell'energia (102 milioni di Euro). Tali valori sono stati allo stesso tempo compensati da disinvestimenti netti nel settore dei servizi (-194 milioni di Euro).

Per quanto concerne l'analisi geografica della provenienza degli investimenti, emerge come la grande maggioranza dei flussi provenga dai partner europei. Si evidenzia in particolare come il primo investitore (in termini di flusso) nel 2010 sia stata la Francia (570 milioni di Euro), seguita da Cipro (346 milioni di Euro, molto attiva nel settore bancario con la Cyprus Bank) e dalla Germania (218 milioni di Euro). Tali risultati sono stati compensati da disinvestimenti del Regno Unito per 565 milioni di Euro. A settembre 2011 è stata annunciata la fusione tra le banche greche Eurobank ed Alpha Bank. All'operazione parteciperà anche un fondo sovrano qatarino con un investimento di 500 milioni di euro. L'operazione rientra nel tentativo di avviare il consolidamento del frammentato settore finanziario greco.


 



[1] Fonti: Ministero degli Affari esteri, The CIA World Factbook 2011, Unione Interparlamentare, Parlamento greco (http://www.parliament.gr/), Istituto per il Commercio Estero, fonti di stampa.

[2] La data delle elezioni non è stata ancora confermata (si veda infra nella politica interna).

[3] Secondo fonti di stampa, la Grecia, sempre nell’ottica dei tagli al settore della Difesa, ha deciso di ritirarsi anticipatamente dall'operazione antipirateria europea "Atalanta": la fregata "Hydra" è rientrata in patria il 7 marzo u.s., un mese prima del previsto, il che consentirà di risparmiare 2,5 milioni di euro; inoltre, nessuna nave della Marina militare greca prenderà parte al prossimo turno di operazioni nell'Oceano Indiano, il che rappresenterà altri 5 milioni di euro di economie.