Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: GIAPPONE - Settima riunione dei Presidente delle Camere dei Paesi del G8 - Tokyo - Hiroshima, 1-2 settembre 2008
Serie: Schede Paese    Numero: 43
Data: 29/08/2008
Descrittori:
GIAPPONE   GRUPPO DEGLI OTTO PAESI PIU' INDUSTRIALIZZATI ( G8 )
POLITICA ESTERA     

GIAPPONE

 

 

 

DOSSIER SCHEDE - PAESE

 

 

 

 

 

 

XVI legislatura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 43

 

29 agosto 2008

 

 

 

 

CAMERA DEI DEPUTATI

 

Servizio Rapporti internazionali

 

 

GIAPPONE

 

 

 

 

 

 

CENNI STORICI

 

L'attuale popolazione giapponese discende dalle primitive popolazioni isolane, cui si sono sovrapposti in successive migrazioni gli Ainu, di origine siberiana, genti tunguse, provenienti dalla Cina e dalla Corea, e genti malesi e indonesiane. A un mitico personaggio, Jimmu Tenno (VII sec. a. C.) è attribuita la prima unificazione del Paese; tra i suoi successori: l'imperatrice Jingo Koyo (170-269), che condusse una spedizione in Corea; Ojin (270-310), durante il regno del quale fu introdotta in Giappone la scrittura cinese; Kimmei (VI sec.), sotto il quale il buddismo si diffuse nel Paese subentrando allo scintoismo. Nel 794 la capitale fu trasferita da Nara, ove era stata fissata nel 710, a Kyōto, ove rimase sino al 1868. Dal XII secolo si accende la lotta tra le grandi famiglie feudali che sarebbe continuata di fatto sino al 1615, dando vita al cosiddetto medioevo giapponese. In quegli anni si assiste all'istituzione dello shogunato, suprema carica civile e militare, che relegava in secondo piano l'autorità dell'imperatore. Dal 1600 alla seconda metà dell’800 si instaura una dittatura militare che promuove l’isolamento del paese dall’influenza straniera nell’obiettivo di rafforzare il proprio potere. Nel corso del  XVI secolo inizia la penetrazione dei missionari cattolici e protestanti prima, quindi quella dei commercianti portoghesi, olandesi e inglesi, ma, nel 1633, viene proibito l'accesso al Paese di ogni straniero. Tale isolamento cessa solo nel 1853, quando gli USA ottennero l'apertura di porti al commercio occidentale e il diritto di stabilire rappresentanze diplomatiche. Altre simili concessioni furono fatte alle grandi potenze europee; alle agitazioni interne che ne seguirono pose fine l'imperatore Mutsuhito (1868-1912), che, aboliti lo shogunato e le strutture feudali, nel 1889 promulgò la Costituzione. Obiettivi della politica estera divennero la revisione dei trattati 'disuguali' con le potenze occidentali, ottenuta tra il 1894 e il 1899, e la penetrazione politica e commerciale nel continente asiatico, cui il Giappone era spinto dal rapido sviluppo demografico e industriale. La pace di Shimonoseki (1895), che concluse il conflitto cino-giapponese, impose alla Cina la rinuncia alla Corea e la consegna di Formosa e delle Pescadores; garantitosi l'appoggio inglese (alleanze del 1902), la rivalità per il possesso della Manciuria condusse a una guerra con la Russia (1904-1905), che, vinta, dovette cedere la parte meridionale dell'isola di Sahalin e Port Arthur (pace di Portsmouth). Stabilito nel 1907 il protettorato sulla Corea, il Giappone ne proclamò l'annessione nel 1910, inaugurando la fase decisamente imperialista della propria politica estera: durante il primo conflitto mondiale si schierò contro gli Imperi centrali, occupando i possedimenti tedeschi in Cina e quelli insulari nel Pacifico; dopo il 1930 riprese l'espansione sul continente: occupata nel 1931 la Manciuria, la costituì in Impero, nominalmente indipendente in realtà vassallo (Manciukuó); in Cina, con le operazioni militari iniziate nel 1937, si assicurò il possesso dei più importanti centri del nordest. Conclusa l'alleanza con le potenze dell'Asse (Patto Anticomintern 1936-Patto tripartito 1940), il Giappone entrò nel secondo conflitto mondiale nel 1941 provocando l'entrata in guerra degli USA con l'attacco della base di Pearl Harbor nelle Hawaii e ottenendo inizialmente notevoli successi. Ma la decisa controffensiva delle forze alleate e il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki (6-9 agosto 1945) indussero il Paese, stremato, alla resa. Dal 1946 al 1952 il Giappone fu sottoposto al regime di occupazione statunitense. In quel periodo dovette adottare una costituzione di tipo democratico, abolendo le prerogative dell'imperatore e stabilendo il disarmo nazionale permanente. Dal 1946 la vita politica è dominata, con fasi alterne, dal partito liberaldemocratico (conservatore), legato ai grandi gruppi monopolistici finanziari e produttivi. Gli anni sessanta furono un periodo di grande sviluppo economico, che portò il Giappone a livello di seconda potenza industriale del mondo. Nel 1972 furono riprese le relazioni con Pechino. Tra gli anni ’70 ne ’80 si compie l'espansione commerciale nipponica sul mercato internazionale. Nel 1989 morì l'imperatore Hirohito, al quale successe il figlio Akihito. Nel corso degli anni ’90 si alternano vari governi di coalizione a guida liberaldemocratica che si trovano ad affrontare accuse di corruzione, crisi economiche e  scandali finanziari. Nel 2001 la crisi economica e nuovi casi di corruzione facevano precipitare la popolarità dell’allora Premier Mori, che viene sostituito dal nuovo leader dei liberal-democratici Junichiro Koizumi. Le elezioni legislative del novembre 2003, vedono la vittoria della coalizione di governo, anche se si rafforza il Partito democratico, all'opposizione. Nelle elezioni anticipate del settembre 2005, vincono i liberal-democratici del Premier Koizumi, mentre l'opposizioni subisce un forte ribasso. In settembre, la Dieta riconferma Koizumi alla guida del governo. Nel settembre 2006 Koizumi si ritira e al suo posto è eletto premier Shinzo Abe, designato dal partito liberal-democratico. Nel settembre 2007 Abe si dimette e viene sostituito da Yasuo Fukuda.

 

 

 


 

DATI GEO-POLITICI

 

 

 

Dati generali 2008[1]

Superficie

377.835 km2, poco più estesa dell’Italia

Abitanti

127.278.494

Tasso di crescita 

- 0,139%

Capitale

TOKYO (12.544.205abitanti)

Lingue ufficiali

giapponese

Confessioni religiose

scintoisti e buddisti (84%), altri (16% inclusi i cattolici 0.7%)

Gruppi etnici

Giapponesi 98.5%, coreani 0.5%, cinesi 0.4%, altri 0.7%.

 

 

Principali cariche dello Stato

Capo di Stato

Imperatore AKIHITO, dal 7 gennaio 1989

Capo del Governo

 

Yasuo FUKUDA  (Partito Liberal Democratico-LDP), dal  settembre 2007

Presidente della Camera dei Rappresentanti

Yohei  KONO (Partito Liberal Democratico-LDP*), dal novembre 2003. È stato confermato il 21 settembre 2005

Presidente della Camera dei Consiglieri

Satsuki EDA (Partito Democratico*) dall’agosto 2007

Capo di Gabinetto e Portavoce del Governo

Nobutaka MACHIMURA (LDP)

Ministro degli Esteri

Masahiko KOUMURA (LDP)

Ministro della Difesa

Shigeru ISHIBA (LDP)

Ministro Ambiente

Ichiro KAMOSHITA (LDP)

* Si segnala che i Presidenti delle due Camere, per consuetudine, al momento dell’elezione, rinunciano all’affiliazione al proprio partito.

 

Scadenze elettorali

 

Camera dei Rappresentanti:

le ultime elezioni si sono tenute l’11 settembre 2005; le prossime sono previste per settembre 2009

Camera dei Consiglieri:  

le ultime elezioni si sono tenute il 29 luglio 2007;  le prossime sono previste per luglio 2010

 

 


 

Quadro POLITICO

 

 

Governo in carica

Il 23 settembre 2007 Yasuo Fukuda, 71 anni, navigato esponente del Partito Liberal Democratico, già Capo di Gabinetto di Koizumi, è stato nominato Primo Ministro, in sostituzione di Shinzo Abe in carica dal settembre 2006 (Abe, infatti, aveva rassegnato le dimissioni a seguito della sconfitta elettorale del Partito Liberal Democratico alle elezioni parziali per il Senato del luglio 2007 vinte dal Partito Democratico). Fukuda guida un governo di coalizione composto dal Partito Liberal Democratico e dal New Komeito. Fukuda, figlio a sua volta di un ex Primo Ministro, è noto per essere un moderato e per la sua capacità di creare consenso lavorando dietro le quinte.

 

Composizione del Parlamento

 

Gruppo parlamentare

Camera dei Rappresentanti

Camera dei Consiglieri

Partito liberale democratico (LDP)

304

84

Partito democratico del Giappone (DPJ) e Club degli Indipendenti

114

120

Nuovo Komeito

31

21

Partito comunista giapponese (JCP)

9

7

Partito social democratico (SDPJ)

7

5

Nuovo partito popolare, Sozo e Gruppo degli Indipendenti[2]

6

-

Indipendenti

9

5

  Totale

480

242

Fonte: Sito Internet Camera dei Consiglieri e dei Rappresentanti giapponese.

Le donne presenti nella Camera dei Rappresentanti sono 45 su 480; nella Camera dei Consiglieri le donne sono 44 su 242.

 

La burocrazia

Anche se di dimensioni ridotte rispetto a quella di altri paesi sviluppati, la burocrazia giapponese gode di un certo livello di influenza sulla politica. Malgrado le riforme varate nel 2001, che mirano a rafforzare il ruolo dei politici nella formulazione delle strategie, i burocrati rimangono i principali redattori dei progetti di legge e delle iniziative politiche, così come hanno sempre fatto a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. L’influenza dei burocrati sulla politica del governo dipende dallo stretto rapporto che esiste tra il personale degli apparati pubblici e il Partito Liberal Democratico da decenni al potere. Questo legame è rinforzato dal fatto che un numero elevato di burocrati inizia a fare politica dopo il pensionamento e un numero altrettanto elevato è piazzato nei consigli direttivi di compagnie private o semi-pubbliche. 

 


 

Quadro ISTITUZIONALE

 

 

Sistema politico

In base alla Costituzione del 1947, il Giappone è una monarchia costituzionale ereditaria. L'Imperatore è il Capo dello Stato. Le sue funzioni sono rappresentative. Secondo la Costituzione, l’Imperatore, spogliato di ogni attributo divino, rappresenta lo Stato e l’unità della nazione. Tutti gli atti dell’Imperatore devono essere approvati dal Governo che ne assume quindi la responsabilità. Spetta all’Imperatore nominare il Primo Ministro su designazione della Dieta (Parlamento) e nominare altresì il Presidente della Corte Suprema designato dal Governo. Con il parere e l’approvazione del Governo, l’Imperatore, tra l’altro, promulga le leggi, convoca la Dieta, scioglie la Camera dei Rappresentanti, indice le elezioni generali.

 

Parlamento

Il potere legislativo è esercitato da un Parlamento bicamerale, la Dieta, suddivisa nella Camera dei Rappresentanti, la Camera bassa  (Shugi-in) composta di 480 membri, e nella Camera dei Consiglieri, la Camera alta (Sangi-in) composta di 242 membri.

I membri della Dieta sono eletti secondo un sistema misto maggioritario e proporzionale. Sono attribuiti con il sistema proporzionale 180 seggi su 480 (38%) della Camera dei Rappresentanti e 96 seggi su 242 (40%) della Camera dei Consiglieri.

La Legislatura della Camera Bassa dura 4 anni, ma può essere sciolta dal Primo Ministro prima dello scadere del termine, così come spesso è avvenuto. La Legislatura della Camera dei Consiglieri dura 6 anni e viene rinnovata per la metà dei seggi ogni 3 anni. Per dettato costituzionale, la Camera Alta non può essere sciolta anticipatamente rispetto alle scadenze costituzionali.

In virtù di un bicameralismo imperfetto, la Camera dei Rappresentanti può superare il voto negativo della Camera alta su un progetto di legge, approvandolo in seconda lettura a maggioranza dei due terzi dei presenti. Il voto della Camera bassa prevale, inoltre, sulla designazione del Primo Ministro, sull'approvazione della legge di bilancio e dei trattati internazionali.

A differenza della Camera dei Consiglieri, la Camera dei Rappresentanti può presentare mozioni di fiducia o sfiducia al Governo. La Camera dei Consiglieri, tuttavia, può esercitare le funzioni di quella dei Rappresentanti nel caso sia convocata quando quest’ultima è sciolta. Se la Camera dei Rappresentanti adotta una mozione di sfiducia o rigetta una mozione di fiducia, il Governo deve rassegnare le dimissioni a meno che la Camera bassa non venga sciolta dal Primo Ministro entro 10 giorni.

All’interno di ciascuna Camera opera dal 2000 una Commissione di ricerca sulla Costituzione con il compito di condurre una ricerca ampia e completa sulla Costituzione del Giappone. La Commissione si compone di 50 membri della Camera bassa e 45 della Camera alta; essa si riunisce senza tener conto delle sessioni della Dieta.

Le leggi di revisione della Costituzione, una volta approvate dalla Dieta a maggioranza dei 2/3 in ciascuna Camera, devono essere sottoposte a referendum (cfr. più avanti).

I Presidenti delle due Camere, per consuetudine, al momento dell’elezione, rinunciano all’affiliazione al proprio partito.

 

Governo

Il Gabinetto, formato dal Primo Ministro e da un numero di Ministri variabile ma non superiore a 20, detiene il potere esecutivo ed è collegialmente responsabile nei confronti della Dieta. Il Primo Ministro viene nominato dall’Imperatore su designazione della Dieta di cui deve essere obbligatoriamente membro. La Costituzione richiede che il Primo Ministro guidi la maggioranza parlamentare; in seguito alle elezioni legislative il leader del partito di maggioranza o il leader della coalizione di maggioranza alla Camera dei Rappresentanti viene usualmente nominato Primo Ministro. Il Primo Ministro nomina e revoca i Ministri, che non possono appartenere alle Forze Armate e che devono essere in maggioranza parlamentari. Se la Camera dei Rappresentanti nega o rifiuta di votare la fiducia, il Governo è costretto alle dimissioni, a meno che la Camera non venga sciolta entro dieci giorni.

 

 

 

 

 

 

 

Dibattito sulla Riforma della Costituzione

 

Fin dagli anni Settanta ferve il dibattito sul problema di una riforma costituzionale. Le ultime proposte[3] comportano tra l’altro una maggiore differenziazione strutturale e funzionale tra i due rami della Dieta. Altri temi particolarmente delicati sono costituiti dalla riforma dell’articolo 9 (che vieta il mantenimento da parte del Giappone di regolari forze armate), dal potenziamento delle autonomie locali e dal divieto posto al finanziamento pubblico nei confronti delle scuole private (articolo 89).

In merito all’articolo 9 della Costituzione, questa sancisce la rinuncia del Giappone alla guerra come diritto sovrano della nazione e alla minaccia o uso della forza come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Pertanto, “… le forze di terra, di mare e di aria, così come qualsiasi altro potenziale bellico, non verranno mantenute e il diritto alla belligeranza dello Stato non sarà riconosciuto”.

La Costituzione, tuttavia, non esclude il diritto all’autodifesa le cui basi giuridiche fanno capo alla “Politica di base per la Difesa Nazionale” adottata dal Consiglio Nazionale di Difesa e approvata dal Governo nel maggio 1957. Si ricorda che le truppe nipponiche sono chiamate “Forze di Autodifesa” e fino al gennaio 2007 facevano capo ad un’apposita Agenzia, la Japan Defence Agency. Il 9 gennaio 2007 l’Agenzia è divenuta un Ministero alla cui guida vi è un Ministro per la Difesa. Le Forze di Auto Difesa contano 250 mila uomini e di un bilancio di 46 miliardi di dollari (il terzo bilancio militare al mondo). Nella nuova bozza di Costituzione si legge che “ le forze di difesa possono prendere parte a missioni per mantenere la pace e sicurezza internazionale nell’ambito della cooperazione internazionale“. Pare, inoltre, intenzione del Governo Fukuda accentuare il ruolo di “global stakeholder” di Tokyo e la sua presenza sugli scenari di crisi.

Il 15 maggio 2007, intanto, è stata approvata la legge che disciplina la procedura per la revisione della Costituzione. L’articolo 96 della Costituzione stabilisce che gli emendamenti alla Costituzione devono essere presentati dal Parlamento, sostenuti da una maggioranza di due terzi dei membri di entrambe le Camere, quindi sottoposti alla ratifica da parte della popolazione tramite referendum nazionale che ottenga il parere favorevole della maggioranza dei voti espressi. Ad oggi non esistevano le procedure concrete per lo svolgimento del referendum nazionale. I punti salienti della nuova legge sono: la sua applicazione esclusivamente alla revisione costituzionale, diritto di voto a coloro che abbiano compiuto 18 anni,  il voto si esprimerà cerchiando il sì o il no per ciascuna proposta di revisione, gli emendamenti sono approvati se sostenuti dalla maggioranza dei voti validi, è proibito utilizzare la status di funzionario civile e di insegnante per la campagna referendaria; infine, la norma entrerà in vigore tre anni dopo la sua promulgazione.

La nuova normativa, dunque, entrerà in vigore nel maggio 2010, dopo di che sarà possibile sottomettere una legge di revisione costituzionale al Parlamento.

 

 


 

ATTUALITA’ DI POLITICA INTERNA ED ESTERA

(in collaborazione con il MAE)

 

Situazione attuale

Sulla stabilità del nuovo governo grava l’incognita derivante dal mancato controllo da parte del PLD della Camera Alta in cui il principale partito di opposizione, il Partito Democratico[4], è oggi la più rilevante formazione politica disponendo di 120 seggi su 242 contro i 105 della ex maggioranza. La Camera dei Rappresentanti (Camera bassa) rimane invece sotto il controllo del Partito Liberal Democratico. Dietro le attuali debolezze del partito di maggioranza vi è un logoramento della politica dovuto, soprattutto, al potere delle fazioni. In tale contesto è riemerso, come forza credibile di opposizione, il Partito Democratico, fino alla sua vittoria nelle elezioni di luglio 2007 al Senato. Conseguenza tangibile e' la quasi paralisi della Dieta, con due maggioranze opposte e rivali nei due rami dell’organo legislativo.

 

Prospettive

Tale situazione di instabilità politica condiziona fortemente l'azione riformatrice del governo su pensioni,  sanità, istruzione, debito pubblico, e  privatizzazioni, tutte materie di urgente priorità. Non solo il processo riformatore appare bloccato, ma l’opinione pubblica sembra avvertire che le istituzioni non rispondono alle necessità di cambiamento, punendo le forze di Governo nei sondaggi. La prospettiva che sembra delinearsi sono le elezioni anticipate della Camera (possibili nell’autunno 2008, dopo il vertice del G8), senza nessuna certezza su una chiara soluzione all’impasse istituzionale. In questo contesto, rimane vivo il dibattito su una prospettiva di grande coalizione quale approdo postelettorale.

 

Pena di morte

Il 17 giugno 2008 il Primo Ministro Fukuda, commentando l'esecuzione di tre giapponesi, ha affermato che nel suo paese la maggior parte della popolazione è convinta che la pena capitale debba essere mantenuta e che quindi non vi è necessità di modificare la legge in vigore. Dalla fine del 2006 sono state 23 le condanne eseguite in Giappone.

 

 

Proroga della missione in Iraq

Il 13 giugno 2008 il Giappone, alleato chiave degli Stati Uniti in Asia, ha prorogato la sua missione di trasporto aereo in Iraq e un'operazione navale antiterrorismo nell'Oceano Indiano. Il mandato in Iraq, che sarebbe scaduto a luglio, è stato esteso di un anno; la missione navale, che sarebbe scaduta a giugno, è stata invece rinnovata di sei mesi. Decisioni che arrivano mentre Tokyo valuta se ampliare le missioni all'estero. Il Portavoce del governo, Nobutaka Machimura, ha dichiarato che il Giappone sta valutando se inviare truppe in Afghanistan per una missione non belligerante. Le operazioni giapponesi in territorio straniero sono limitate alle attività pacifiche dalla costituzione pacifista del dopoguerra; ma il Paese ha un grande esercito e gradualmente sta diventando più risoluto. Tokyo ha appoggiato l'intervento armato angloamericano in Iraq e ha fornito truppe terrestri per operazioni non belligeranti e umanitarie a Samawah, nel sud dell'Iraq, dal 2004 al 2006. Le missioni vengono di volta in volta autorizzate con leggi speciali il cui fondamento giuridico fa capo a obiettivi di lotta al terrorismo e ricostruzione e sostegno alle popolazioni locali. Il Giappone è il secondo donatore (dopo gli USA) a  favore dell’Iraq e dell’Afghanistan.

 

 

La mozione di censura al Senato contro Fukuda e la mozione di fiducia alla Camera dei Rappresentanti a sostegno di Fukuda

L’11 giugno 2008 il Senato giapponese ha approvato una mozione di censura, che però non ha conseguenze politiche ma solo un valore morale, contro il Primo Ministro Yasuo Fukuda. Per la prima volta da quando è stata varata la costituzione del 1947, la Camera Alta ha censurato un Premier che, nel caso di Fukuda, gode di un bassissimo tasso di gradimento nella pubblica opinione, in ripresa rispetto al 20% di pochi giorni fa, attestandosi ora al 25%. Il 12 giugno il Partito Liberaldemocratico di Fukuda e l'alleato New Komeito hanno approvato, come risposta all'azione delle opposizioni guidate dal Partito Democratico, una mozione di fiducia a favore del Premier. I liberali di Fukuda e i partner della coalizione di governo hanno i due terzi dei voti alla Camera. Il Senato è invece controllato dall'opposizione. Dal Premier sono state tuttavia escluse ipotesi di elezioni anticipate.

 

Kosovo

Ad aprile il Giappone ha riconosciuto il Kosovo; in Asia gli altri paesi sono: Afghanistan e Corea del sud.

 

 


 

POLITICA ESTERA (a cura del MAE)

 

 

Il Giappone è sempre più impegnato, sia sul piano regionale che in quello globale, nella proiezione del suo peso economico, politico e culturale nell’intento di affrancarsi dall’immagine consolidatasi a partire dal 1945 di “gigante economico e nano politico”.

Tale azione risponde da un lato al superamento dei complessi storici che hanno condizionato l’azione internazionale del paese nel dopoguerra e, dall’altro, all’esigenza di bilanciare l’ascesa economica e politica della Repubblica Popolare Cinese, che rischia di eclissare la posizione del Giappone come principale polo economico dell’estremo oriente.

 

I rapporti sino-giapponesi stanno vivendo una importante evoluzione: da un lato, le relazioni economiche (basate sulla complementarietà delle due economie), sono da tempo in grande espansione (la Cina è divenuta il maggiore partner del Giappone anche in termini di investimenti diretti e 1/5 del complesso degli scambi commerciali è diretto verso il grande vicino), mentre quelle diplomatiche, caratterizzate ancora recentemente da una certa sfiducia reciproca, sembrano in via di consistente miglioramento. 

Le relazioni tra i due Paesi iniziarono a migliorare in seguito alla visita a Pechino dell’ex premier Abe nell’ottobre 2006. Il Premier cinese Wen Jiabao ha restituito la visita recandosi in Giappone fra l’11 e il 13 aprile 2007. La prima visita di un capo di governo cinese da sette anni a questa parte è stata considerata un momento storico nelle relazioni tra i due grandi Paesi asiatici. Questo trend positivo verso una sempre più marcata distensione fra Tokyo e Pechino è stato confermato dalla visita che, alla fine di dicembre, quale primo appuntamento bilaterale all’estero del suo mandato, il Premier Fukuda ha compiuto in Cina. Egli ha incontrato le massime cariche dello Stato cinese, ed ha manifestato la volontà del suo Governo di rafforzare sempre più i contatti bilaterali. Da ultimo, il Presidente cinese Hu Jintao si è recato in visita (dal 6 al 10 maggio u.s.) in Giappone. Tale evento, giudicato in maniera positiva da tutti i commentatori, pur non avendo dato soluzione a molti nodi del rapporto bilaterale, ha rappresentato comunque un segnale del riavvicinamento, ormai avvenuto, tra i due Paesi. La visita del Presidente Hu, infatti, pare dimostrare come i due Paesi vogliano ormai mantenere un rapporto stabile di dialogo e collaborazione.

Permangono tuttavia alcune diffidenze che Tokyo nutre verso la poca trasparenza delle spese militari cinesi, la politica africana “spregiudicata” di Pechino; la situazione dei diritti umani in Cina; gli standard di sicurezza delle produzioni cinesi industriali e agricole, giudicate insoddisfacenti.

 

Con la Corea del Nord rimane aperto il problema dei cittadini giapponesi rapiti negli anni 70 e 80 dal regime di Pyongyang ma, soprattutto, la questione nucleare. Le autorità giapponesi parteciparono attivamente alla stesura e approvazione delle Risoluzioni n. 1695 e n. 1718 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che impongono sanzioni a Pyongyang a seguito degli esperimenti nucleari dell’ottobre 2006.

Dapprima tiepido e prudente, l’atteggiamento nipponico appare più positivo a fronte dei progressi registratisi in ambito Six-Party-Talks sulla questione nordcoreana che hanno consentito il raggiungimento di un accordo per porre fine al programma nucleare militare nordcoreano in cambio di forniture energetiche a Pyongyang. Anche a seguito di una serie di fitti contatti con il Governo americano e quello cinese, Tokyo ha più di recente manifestato una minore freddezza verso l’intesa che, fra l’altro, prevede in uno dei suoi punti più rilevanti la normalizzazione delle relazioni fra la Corea del Nord ed il Giappone.

 

I rapporti bilaterali con Seoul hanno risentito negativamente del differente approccio nei confronti della questione nord-coreana ma sembrano ora avviati ad una maggiore collaborazione, considerando che il nuovo Presidente sud coreano Lee Myung-Bak fa del miglioramento del clima con Tokyo una delle sue priorità, come dimostrato durante la sua visita a Tokyo nell’Aprile scorso, in occasione della quale ha mostrato un atteggiamento pragmatico e volto alla collaborazione reciproca sui temi di maggiore interesse reciproco quali DPRK e outreach G8.

 

È importante rilevare come dovrebbero riprendere entro l’anno i colloqui a tre fra Giappone, Cina e Corea del Sud, da svolgersi a margine dei summit ASEAN. Tale esercizio, iniziato nel 1999 e successivamente sospeso durante l’ultimo periodo del Governo Koizumi, rappresenterebbe il coronamento ed il completamento dei progressi sin qui registrati sul piano bilaterale fra il Giappone e gli altri due Paesi asiatici.

 

Il contenzioso territoriale bilaterale sulle isole Kurili meridionali occupate dall’URSS al termine del secondo conflitto mondiale continua a costituire un ostacolo per lo sviluppo delle relazioni bilaterali con la Russia. La pescosità delle acque intorno alle isole induce le navi da pesca giapponesi a sconfinare ed il ripetersi di periodici incidenti  non contribuisce ad una soluzione dell’annosa questione. Il tema delle Isole Kurili è stato al centro, lo scorso aprile, dell’ultima visita del premier Fukuda a Mosca, ma, per quanto sia stato riaffermata la reciproca volontà di trovare una soluzione amichevole alla controversia, non si sono registrati passi avanti concreti.

Riguardo agli altri temi bilaterali, la visita di Fukuda ha registrato un risultato significativo nel campo dell’energia (tema sensibile, sebbene per motivi diversi, per entrambe le parti): è stato, infatti, siglato un accordo fra una società russa (la Irkutsk Oil) ed una giapponese (la Oil, Gas and Metals National Corporation) per l’effettuazione di prospezioni congiunte in Siberia e la creazione di una Joint Venture (al 51% russa) nel settore dello sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas naturale.

 

Per quanto riguarda l’Afghanistan il Giappone considera il processo di democratizzazione e di pacificazione del paese come un elemento cruciale per la stabilità della regione e per la lotta al terrorismo.

In tale prospettiva, con un voto a maggioranza qualificata dei 2/3 la Camera Bassa ha autorizzato la ripresa già da febbraio delle attività delle navi militari di rifornimento alle unità di altri Paesi impegnate in operazioni militari in Afghanistan.

La legge che autorizza il ridispiegamento della navi giapponesi nell'Oceano Indiano risponde soprattutto all'esigenza di inviare un segnale alla comunità internazionale (in primis a Washington) che il Giappone è in grado di assolvere alle proprie responsabilità di “grande potenza” anche in parallelo con la presidenza G8, che sta esercitando dall’inizio del 2008. Un’ulteriore manifestazione della volontà giapponese di avere un ruolo più importante sullo scacchiere internazionale è rappresentata dalla dichiarazione di disponibilità, espressa dal Vice Direttore per l’Europa del MOFA, di incanalare parte dei propri finanziamenti per progetti da svolgere presso il PRT italiano di Herat.

Una prova dell’interesse del Giappone per l’area è la recente visita del Ministro degli Esteri Komura in Pakistan, dove ha incontrato, oltre al suo omologo, il Primo Ministro ed il Presidente Musharraf. Questi colloqui sono, a detta di fonti dello stesso Gaimusho, la prova che nell’ottica giapponese, si guarda alla stabilizzazione politico-economica del Pakistan e dell’Afghanistan come ad un obiettivo prioritario della politica estera giapponese, anche ai fini di una maggiore visibilità del Paese a livello internazionale.   

 

La piattaforma di programma per il G8 mostra chiaramente come le priorità di politica estera siano rivolte verso l'Africa, i temi dell’economia globale ed i cambiamenti climatici. Con 300 milioni di dollari in "aid" da erogare entro la fine del 2008 ai paesi africani viene raggiunto l'obiettivo promesso dall'ex Primo Ministro Abe di raddoppiare il totale degli aiuti degli anni scorsi per favorire in primo luogo i processi di "good governance" e "human security".

Dietro a questa mossa e' evidente l'intento di riprendere l'iniziativa in un'area dove la Cina mantiene grande attivismo e dove vanno raccolti i voti per la conquista di un seggio permanente del Cds alla Nazioni Unite.

 

In generale, dunque, sembra di poter affermare che le difficoltà (economiche, militari, di prospettiva) dello storico alleato USA, la potente avanzata della Cina, le nuove esigenze nei contesti multilaterali (N.U.), e prima di tutto l’aspirazione ad un seggio permanente al CdS, stanno portando il Giappone verso una maggiore presenza diplomatica e nuove strategie. La necessità di un bilanciamento nel Pacifico tra l'alleanza con gli USA e l'ampliamento del dialogo con Cina, Russia e Corea del Sud appare essere sempre più nelle priorità di Tokyo.

Con queste premesse, è chiaro che il Giappone, e il Governo Fukuda, appaiono coinvolti in una operazione di incisiva revisione della politica estera e di un suo adattamento all'accelerazione del quadro politico-ambientale globale. Ne potrebbe derivare una disponibilità di Tokyo a giocare pienamente un ruolo sempre più maturo e responsabile nelle sfide mondiali. Si è avuta conferma di ciò in occasione dell’incontro tra il Primo Ministro Fukuda e l’On. Presidente del Consiglio a margine del Vertice FAO del 3 giugno 2008, nel corso del quale Fukuda ha ribadito l’impegno giapponese a valorizzare al massimo la sua Presidenza G8, e in particolare nel prossimo Vertice di luglio di Toyako, nel quale il Giappone è pronto ad affrontare con decisione le sfide globali della crisi alimentare, i temi ambientali e la difficile congiuntura economica internazionale.

 

 

RAPPORTI UNIONE EUROPEA – GIAPPONE

 

Quadro di riferimento

La cornice istituzionale di riferimento delle relazioni tra Unione Europea e Giappone è rappresentata dalla Dichiarazione Congiunta firmata all’Aia nel 1991, ulteriormente sviluppata durante i Summit successivi, fino all’adozione dell’Action Plan (decimo Summit, Bruxelles, 8 dicembre 2001), con il quale si è inteso passare dalla mera consultazione alla cooperazione concreta. L’ultimo vertice, il 17°, si è svolto a Tokyo nell’Aprile 2008, ed è stato un appuntamento centrale per consolidare la partnership tra UE e Giappone; durante tale incontro sono stati trattati numerosi temi, alcuni dei quali collegati alle tematiche G8, di cui quest’anno il Giappone ha la presidenza, quali il cambiamento climatico, la lotta al terrorismo, e i mezzi per rispondere alla recente crisi finanziaria internazionale. Altri temi, invece, hanno riguardato strettamente il rapporto bilaterale; in particolare è stata toccata la questione della chiusura del Giappone agli investimenti esteri diretti, e la sussistenza di barriere non tariffarie per le merci in entrata nel Paese del sol levante.

 

Relazioni Economiche

Il Giappone rappresenta un mercato di estremo rilievo per il commercio di beni e servizi delle imprese europee. L’UE rappresenta il terzo mercato (dopo Cina USA) per l’export giapponese e la terza fonte (sempre dopo Cina e USA) dell’import del Sol Levante; mentre il Giappone è il quinto mercato per i beni europei e la quinta fonte delle importazioni comunitarie. L’interscambio nel 2007 ha raggiunto i 170 miliardi di USD (65 miliardi di USD di export UE e 105 miliardi di import), con uno squilibrio a vantaggio del Giappone pari a 40 miliardi di USD. A fronte di questo interscambio tutto sommato soddisfacente, almeno a livello di volumi totali, si pone il problema del flusso di IDE, il loro volume, infatti, è estremamente squilibrato a favore del Giappone che ha investito nell’UE nel 2007 circa 19 miliardi di USD (su un totale di 75), mentre ha ricevuto investimenti per soli 642 milioni di USD (su un totale di 19 miliardi).

I dazi praticati dal Giappone sono mediamente inferiori a quelli imposti dall’UE, e tuttavia rimangono elevati in alcuni settori specifici. Distorsivi sono anche gli effetti delle numerose barriere non tariffarie, attualmente oggetto del Regulatory Reform Dialogue la cui ultima sessione ha avuto luogo dal 10 al 12 marzo u.s. a Bruxelles.   Quest’ultimo è un processo di consultazione volto a ridurre quelle restrizioni di natura regolamentare che ancora ostacolano il commercio e gli investimenti bilaterali, ed a consentire di impostare in maniera cooperativa le relazioni economiche superando le potenziali conflittualità. Progressi rilevanti sono stati compiuti nei settori dei servizi legali e finanziari, automobilistico e delle telecomunicazioni.

Occorre ricordare che è allo studio la possibilità di concludere fra UE e Giappone un EIA (Economic Integration Agreement); tale proposta è volta a superare le alte barriere tariffarie imposte in ambito UE ad un ampio spettro di prodotti che il Giappone considera strategici, e viceversa. Tale possibilità, però, non trova un supporto univoco in seno allo stesso Governo giapponese dove il Ministero dell’Agricoltura appare contrario ad un accordo che esporrebbe il proprio settore alla concorrenza europea.


 



 

Quadro ECONOMICO

(in collaborazione con il MAE)

 

 

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI (2007)

 

PIL, a parità di potere di acquisto

4.290 miliardi di dollari USA

Composizione per settore

agricoltura 1,4%;  industria 26,6%; servizi  72%

Crescita PIL

2,1%

PIL pro capite, a parità di potere di acquisto

33.600 dollari USA (Italia: 30.400)

Inflazione (%)

0%

Tasso di disoccupazione

3,9%

Debito estero

1.492 miliardi di dollari USA

Fonti: The Cia Worldfactbook 2008.

 

Le prospettive per il 2008: Il quadro dell’economia giapponese nella prima parte dell’anno corrente appare risentire di diversi fattori di rischio, alcuni legati alle incertezze diffuse a livello globale quali: il rallentamento della congiuntura mondiale e dell’economia americana ed il contemporaneo ridimensionamento dei mercati finanziari mondiali, a causa della crisi legata i mutui “subprime” che hanno un effetto anche sull’economia del sol levante, sebbene appaia meno esposta a bufere esterne. Alle preoccupazioni provenienti dall’esterno si aggiungono timori legati a fattori endogeni quali il calo degli investimenti da parte delle imprese ed una crescita del tasso di risparmio delle famiglie che testimonia una percezione negativa riguardo al futuro. Un ulteriore fattore di rischio per la crescita economica in Giappone è il dato demografico che fa sì che il 70% della ricchezza delle famiglie sia detenuta da individui con oltre 60 anni di età la cui propensione al consumo è certamente più bassa rispetto ai concittadini più giovani.

Le previsioni di crescita del PIL rimangono quindi basse attestandosi al 1,2%, in una situazione dove politiche di stimolo alla crescita sembrano difficilmente praticabili dato che, sul fronte della leva fiscale, il debito pubblico molto alto (al 180% del PIL) non sembra lasciare spazio al deficit-spending e, per quel che riguarda la politica monetaria, i tassi di interesse prossimi allo zero rendono quasi impossibile un loro taglio.

Il 2007: Per l’economia giapponese l’anno appena trascorso ha rappresentato la prima fase di un possibile rallentamento dell’attività economica; infatti, il tasso di crescita del PIL è sceso al 1,8% mentre i prezzi al consumo rimanevano invariati, altro indicatore di una scarsa vitalità dell’economia nipponica.

Un certo stimolo all’economia è venuto dal settore esterno; infatti, lo Yen é rimasto piuttosto debole permettendo un’espansione dell’export nipponico, allo stesso modo una decisa espansione del flusso di investimenti diretti verso il territorio nipponico, attestatisi a 20 miliardi di dollari, è servito da stimolo all’economia.

Il tasso di disoccupazione ha segnato un decremento di tre punti percentuali portandosi al 3,8%, questo dato appare influenzato anche dall’uscita dalla forza lavoro di molti lavoratori a fine carriera i quali, a causa dei noti ed annosi problemi demografici, non vengono sostituiti da un numero sufficiente di nuovi ingressi nel mondo del lavoro.

Il grado di apertura del Giappone (Interscambio/PIL) è stato del 30,5%, un dato in linea con le maggiori economie mondiali, la crescita sia dell’export che dell’import è stata marcata (come si può notare dalla tabella riportata più avanti). In particolare, un ruolo importante è stato giocato dalla Cina, divenuta proprio nel corso del 2007 il primo partner commerciale del Giappone, soppiantando gli Stati Uniti, che rimangono comunque un’importante destinazione per le merci giapponesi, storico mercato di sbocco del Paese. La dipendenza dal doppio-motore sino-americano è netta, tuttavia, mentre verso gli USA sono indirizzati principalmente i prodotti finiti (come auto, macchine da ufficio, apparecchi audiovisivi), verso la Cina  vengono inviati, principalmente, materiali per l’industria manifatturiera che, spesso, sono utilizzati per produrre beni destinati al mercato nord-americano.


 

PRINCIPALI FORNITORI

PRINCIPALI ACQUIRENTI

1.  Cina

1. Cina

2. Stati Uniti

2. Stati Uniti

3. Unione Europea

3. Unione Europea

4. Arabia Saudita

4. Corea del Sud

5. EAU

5. Taiwan

 

PRINCIPALI IMPORTAZIONI

PRINCIPALI ESPORTAZIONI

1.  Combustibili e oli minerali

1. Autoveicoli

2. Macchine elettriche

2. Apparecchi Meccanici

3. Apparecchi meccanici

3. Macchine elettriche

4. Minerali

4. Strumenti d’ottica, di misura e chirurgici

5. Strumenti d’ottica

5. Ghisa, ferro ed acciaio

 

 


 


 

Rapporti bilaterali

(a cura del MAE)

 

Su posizioni certamente diverse per quanto riguarda la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Italia e Giappone hanno posizioni affini e consonanti su un ampio ventaglio di questioni internazionali e multilaterali. Tale sintonia si registra, ad esempio, in ambito G8 (dove Giappone ed Italia esercitano rispettivamente la Presidenza attuale e quella prossima), sullo sviluppo sostenibile, nel Partenariato Globale contro la diffusione delle armi e materiali di distruzione di massa, nel contributo alle operazioni per il mantenimento della pace e della sicurezza, nella lotta contro la povertà. Il contributo di Italia e Giappone, seppur ben differente, in Afghanistan, e l’impegno comune per la ricostruzione del paese hanno inoltre offerto un’ulteriore opportunità concreta di collaborazione sul campo in una scenario di crisi.

L’elevato flusso turistico giapponese verso il nostro Paese (circa 1.500.000 turisti giapponesi annualmente in Italia), l’amore per il nostro patrimonio culturale, un grandissimo apprezzamento per il Made in Italy e per la nostra gastronomia, la simpatia per il nostro popolo sono tutti fattori che sviluppano un rapporto di amicizia sorprendente per la sua intensità. Ciò ha contributo a decretare il successo delle manifestazioni promozionali italiane a partire da “Italia in Giappone” (2001), il Festival Italiano, al Tokyo Dome (2005); il Padiglione Italiano all’Esposizione Universale di Aichi (2005), e soprattutto la Rassegna Primavera Italiana in Giappone (2007).

Sul piano politico, un visibile salto di qualità si è avuto con il recente incontro tra il Primo Ministro Fukuda e l’On. Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a margine del Vertice della FAO a Roma (3 giugno 2008), che fa seguito alla visita del Presidente del Consiglio Prodi  del 15-17 aprile 2007. L’ex Ministro degli Esteri D’Alema si era recato in Giappone dal 31 gennaio al 4 febbraio 2007 facendo tappa a Tokyo, Kyoto e Hiroshima. La precedente visita di un Ministro degli Esteri italiano in Giappone risaliva addirittura al 2001 (Dini). In occasione della visita dell’ex Ministro D’Alema è stato concluso un Memorandum d’intesa che istituisce regolari consultazioni politiche tra le due parti e che ha simboleggiato tra l’altro la nostra ferma volontà di un rilancio delle relazioni italo-giapponesi in tutti i campi. L’ex Vice Presidente del Consiglio e Ministro dei Beni e le Attività Culturali Rutelli, accompagnato dall’ex Sottosegretario agli Esteri Vernetti ha visitato Tokyo tra il 17 ed il 20 marzo 2007 inaugurando la manifestazione promozionale ” Primavera Italiana in Giappone 2007”.

Si riporta una sintesi delle visite e gli incontri ad alto livello più recenti:

Giugno 2008: incontrotra Primi Ministri Fukuda-Berlusconi a margine del Vertice FAO

Aprile 2008: visita in Italia del Vice-Ministro degli EsteriKoike

Gennaio 2008: visita in Italia del Ministro dell’Economia Amari

Maggio 2007: visita a Tokyo dell’ex Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione On. Nicolais

Aprile 2007: visita in Giappone dell’ex Ministro per la Famiglia On. Bindi

Aprile 2007: visita in Giappone dell’ex Presidente del Consiglio Prodi (15-17 aprile)

Marzo 2007: visita in Giappone dell’ex Vice Presidente del Consiglio e Ministro dei Beni e le Attività Culturali On. Francesco Rutelli, accompagnato dall’ex Sottosegretario agli Esteri, Sen. Vernetti (17-20 marzo)

Gennaio 2007: visita in Giappone (Tokyo, Kyoto e Hiroshima) dell’ex Ministro degli Esteri D’Alema (31 gennaio al 4 febbraio 2007).

Un grande rassegna promozionale si è svolta nel 2007, dal titolo “Primavera Italiana”, che ha rappresentato un’offerta sinergica di cultura, arte, tradizione, creatività ed innovazione tecnologica dell’Italia, e che si è aperta con l’esposizione del capolavoro di Leonardo “L’Annunciazione”, al Museo Nazionale di Tokyo. Imponente per intensità (oltre 330 eventi), proiezione territoriale (35 città giapponesi), numero di collaborazioni (oltre 500, metà italiane, metà giapponesi), della qualità dei contenuti (robotica, nanotecnologie, biotecnologie, energie ed ambiente, aerospazio, ecc.) la “Primavera Italiana” è stata concentrata sulle tecnologie avanzate. A tal fine sono stati mobilitati i nostri centri di eccellenza scientifica e si è stimolato lo sviluppo di sempre più stretti rapporti di collaborazione con gli analoghi centri giapponesi.

Il successo dell’iniziativa ha fatto ritenere opportuno una sua nuova edizione nel 2009, per la quale si sta già lavorando (si è svolto alla Farnesina il 5 novembre scorso un grande Tavolo di coordinamento, per presentare la nuova iniziativa/contenitore agli imprenditori, Enti, ed Istituzioni). Con la Primavera 2007 l’Italia, infatti, ha rafforzato la sua posizione di Terzo tra i Paesi europei partner del Giappone, ma se l’impegno tornasse ad essere  episodico e non continuato, si rischierebbe di ripiegare verso posizioni più arretrate, laddove occorre una strategia proiettata nel medio/lungo periodo. L’Ambasciata a Tokyo e il Ministero del Affari esteri italiano, quindi, hanno iniziato ad operare sulla nuova iniziativa/contenitore che si realizzerà dal 1 settembre al 31 dicembre 2009, e che consentirà da una parte di dare seguito agli obiettivi strategici della Primavera Italiana 2007, dall’altra di rilanciare nuove aree tematiche di collaborazione, che hanno assunto notevole importanza negli ultimi mesi sul piano dei rapporti bilaterali.

“Italiagiappone 2009”, questo il titolo dell’iniziativa,  si focalizzerà dunque, di nuovo su una promozione forte dell’immagine dell’Italia in Giappone. Anche nel corso del recente incontro Fukuda-Berlusconi si è ribadita la volontà di proseguire iniziative di tal genere, che costituiscono un utile strumento di diffusione e di conoscenza della cultura di entrambi i Paesi.

 

 

QUADRO ECONOMICO BILATERALE

 

L’Export italiano verso il Giappone. L’Italia è uno dei partner commerciali più importanti per il Giappone (il terzo fra i Paesi UE dopo Germania e Francia con una quota del 1,33% sul totale dell’import nipponico), tuttavia l’andamento non soddisfacente dell’economia giapponese ha avuto dei riflessi sull’ammontare delle esportazioni italiane in Gippone che il cui valore risulta in flessione rispetto al 2006 (-1,63%). Il fatto che la quota di mercato italiana sia rimasta costante testimonia che la flessione è totalmente imputabile a fattori legati all’andamento dell’economia giapponese e non a spostamenti della domanda verso merci di altri paesi.

L’Italia esporta in Giappone principalmente i prodotti del Made in Italy, quali sono l’abbigliamento, le calzature e la pelletteria; tale paniere dell’export italiano, storicamente sbilanciato verso i settori della moda e del tempo libero, è un fattore di debolezza delle nostre esportazioni, poiché, nel corso degli anni, la bilancia commerciale del Giappone con il resto del mondo (ferma restando la sua dipendenza energetica dal medio oriente) è andata sbilanciandosi sempre più a favore dei prodotti metalmeccanici.

L’interscambio tra i due Paesi ammonta a circa 10 miliardi di Euro, circa un terzo di quello con la Cina, (con 4,338 miliardi di Euro di esportazioni italiane verso il Giappone e 5,339 di Importazioni giapponesi verso il nostro Paese), un livello considerato non pienamente soddisfacente viste le potenzialità di entrambi i mercati; a tale proposito, a partire dal 1989 opera l’Italy Japan Business Group, la cui ultima sessione si è svolta a Venezia lo scorso maggio. Tale organismo è stato creato sulla spinta delle comunità imprenditoriali con il patrocinio dei rispettivi ministeri del commercio estero ed ha il fine di supportare lo sviluppo delle relazioni commerciali tra i due Paesi. Da qualche anno il Gruppo ha ripreso una certa vitalità, sotto la co-presidenza, da parte italiana, del Direttore Generale di Finmeccanica dott. Giorgio Zappa. Scopo del gruppo è di contribuire a migliorare l’interscambio ed il livello degli Investimenti Diretti reciproci.

 

Nel considerare i flussi commerciali tra i due Paesi, però, occorre tenere conto del crescente fenomeno delle triangolazioni, a causa del quale molti prodotti di aziende italiane destinati al mercato del sol levante non sono più prodotti in Italia ma, attraverso società figlie di diritto locale, in Paesi, come la Cina, che offrono costi di produzione inferiori ed una maggiore vicinanza al mercato di sbocco.

Il problema della crescita del commercio Italia-Giappone è stato anche al centro dei recenti colloqui (Gennaio 2008) fra il Ministro Amari e l’ex Ministro Bonino che hanno convenuto sulla necessità di supportare lo sviluppo delle relazioni economiche tra i due Stati, in particolare per quel che riguarda il flusso di Investimenti tra Italia e Giappone.

 

Il flusso di IDE tra Italia e Giappone. Se l’interscambio fra Giappone ed Italia mostra un andamento almeno soddisfacente, altrettanto non può dirsi per le collaborazioni industriali (società miste, alleanze, joint ventures) e gli investimenti reciproci. L’Italia occupa infatti una posizione marginale sia come investitore, sia come recipiente (nell’anno solare 2007 le imprese italiane hanno fatto investimenti per 62 milioni di USD, una cifra maggiore che in passato ma al di sotto degli investimenti degli altri Paesi europei, tra i quali la Gran Bretagna, che con 540 milioni di USD di investimenti è stata nel 2007 il maggiore Paese europeo investitore in Giappone). 

La maggioranza degli investimenti diretti sono rappresentati da filiali commerciali, una strada percorsa da tanti produttori di beni di consumo, fra cui le principali case di moda italiane, sia attraverso investimenti immobiliari, sia con l’apertura di negozi monomarca su strada o all’interno di department store.

Gli investimenti giapponesi in Italia nel 2007 sono ammontati a 45 milioni di USD (in diminuzione rispetto ai 51 milioni registrati nel 2006) una percentuale ancora minima (meno dello 0,01%) rispetto ai 75.000 milioni di dollari che il Giappone ha investito complessivamente nel mondo.

In Italia risultano attualmente oltre 290 aziende giapponesi (sia direttamente che attraverso partecipazioni in imprese industriali italiane), che occupano circa 30.000 addetti, producendo un fatturato pari a circa 12,6 miliardi di Euro. Osservando la distribuzione per settore, la presenza giapponese in Italia appare prevalentemente concentrata nella meccanica (macchinari e beni industriali, automotive), nell’elettronica, nella chimica, nel tessile oltre che in ambito commerciale.

Tale flusso di IDE reciproci appare ancora più insoddisfacente se si considera il fatto che, sia la struttura industriale che la composizione del PIL italiana e giapponese, sono molti simili; in entrambi i casi le PMI rappresentano una quota maggioritaria per numero ed addetti sul totale del comparto industriale, e nei due Paesi un ruolo rilevante nello sviluppo industriale viene giocato dai cosiddetti “distretti”.

Nell’ottica di incentivare nuovi investimenti giapponesi in Italia nel Gennaio 2008 è stato siglato un accordo tra Sviluppo Italia eTokyo Mitsubishi UFJ Bank (una delle principali banche del Sol Levante).

 

 

DATI SULL’INTERSCAMBIO COMMERCIALE TRA

ITALIA ED IL GIAPPONE

 

INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO (Marzo 2008)

Esportazioni verso il Giappone sul totale delle esportazioni italiane

1,2%

Importazioni dal Giappone sul totale delle importazioni italiane

1,5%

 

PRINCIPALI ESPORTAZIONI  E IMPORTAZIONI ITALIANE (2007)

ESPORTAZIONI

IMPORTAZIONI

1. Lavorati in cuoio e pelli

1.Autoveicoli e parti

2. Macchine e Apparecchi Meccanici

2.Macchine e Apparecchi Meccanici

3. Abbigliamento e accessori in tessuto

3. Macchine elettriche e strumenti di precisione

4. Autoveicoli e parti

4. Strumenti d’ottica, di misura e chirurgici

5. Prodotti farmaceutici

5. Prodotti chimici organici

6. Prodotti chimici organici

6. Materie plastiche e lavorati in plastica

Fonte: Elaborazione ICE Tokyo su dati Dogane Giapponesi

 

Dati Macroeconomici del 2007 a Confronto

 

 

 

FONTE: EIU (Economist Intelligence Agency)

 

 



[1] Fonte: CIA Worldfactbook 2008.

[2] Il Nuovo Partito Polare alla Camera dei Consiglieri è alleato del Partito Democratico, mentre il Gruppo degli indipendenti è alleato dello LDP.

 

[3] Nel 2000 è stata creata in ciascun ramo del Parlamento una Commissione di Ricerca sulla Costituzione; le due Commissioni hanno operato fino al 2005. Dal 2005 al 2007 la Camera dei Rappresentanti ha istituito una Commissione Speciale di Ricerca sulla Costituzione che ha lavorato fino al 2007. Nell’agosto 2007, sempre presso la Camera bassa, è stato istituito un “Consiglio Deliberativo sulla Costituzione” che ancora non si è riunito.

[4] Per la prima volta, infatti, un esponente dell’opposizione è alla guida del Senato giapponese; il Presidente del Senato, on. Satsuki Eda, è stato eletto Presidente nell’agosto 2007 e appartiene al Partito Democratico.