Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Rapporti Internazionali | ||
Titolo: | ARGENTINA - Visita alla Camera di studenti della scuola italiana "Cristoforo Colombo" di Buenos Aires - Roma 17 luglio 2008 | ||
Serie: | Schede Paese Numero: 35 | ||
Data: | 16/07/2008 | ||
Descrittori: |
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ARGENTINA
DOSSIER SCHEDE - PAESE
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XVI legislatura |
Scheda Paese: Repubblica Argentina
La prima spedizione coloniale che esplorò i territori corrispondenti all’attuale Argentina fu condotta dallo spagnolo Juan Diaz de Solías nel 1516 dopo che all’inizio del secolo, nel 1502, Amerigo Vespucci aveva costeggiato la regione.
Solo nel 1580 gli spagnoli stabilirono una colonia permanente a Buenos Aires che divenne rapidamente uno dei porti più fiorenti dell’intero continente fin quando, nel 1776, decisero di integrare l’Argentina nel proprio impero coloniale istituendo il Vice Reame del Rio de la Plata.
Dopo la cacciata degli spagnoli per mano del movimento indipendentista, guidato del Generale Josè de San Martín, Buenos Aires dichiarò formalmente la propria indipendenza dalla Spagna. Seguì un lungo periodo di aspri contrasti interni tra unionisti e federalisti che si risolse solo nel 1853 con l’emanazione di una nuova costituzione che sanciva l’unità nazionale riconoscendo al contempo un ampio grado di autonomia alle amministrazioni regionali.
Tra la fine del XIX secolo e la prima metà del ‘900, la rapida espansione del settore agricolo e l’ingente afflusso di capitali stranieri da destinare al settore delle infrastrutture, ha permesso al paese di raggiungere un notevole livello di benessere economico.
La crisi economica del 1929 ebbe pesanti ripercussioni anche di carattere politico con il rovesciamento del sistema democratico nel 1930 ad opera del Generale Uriburu. All’inizio degli anni ’40 in un’Argentina ancora governata dai militari venne progressivamente affermandosi la figura dell’allora olonnello Juan Domingo Perón che divenne dapprima Ministro del Lavoro e poi, a partire dal 1946, Presidente della Repubblica democraticamente eletto. Una volta al potere, Perón avviò un intenso programma di sviluppo imperniato sulla nazionalizzazione dell’industria ed il controllo del movimento operaio tramite l’istituzione della Confederazione Generale del Lavoro. Grazie ad una politica di stampo populista che beneficiava degli ampi consensi che circondavano la carismatica figura della moglie, Eva Duarte, Perón fu rieletto per un secondo mandato nel 1952, ma nel 1955 fu costretto all’esilio da un colpo di mano dei militari. L’incapacità di governare tanto da parte dei governi civili che militari e la sfavorevole congiuntura economica degli anni successivi preparò la strada al ritorno dell’anziano generale che nel 1973 ottenne un terzo mandato che esercitò per appena un anno fino alla sua morte.
Scomparso Perón e dopo la breve parentesi del governo presieduto dalla vedova Isabelita, il potere fu assunto da una giunta militare che rimase al potere fino al 1983 sbarazzandosi degli oppositori con metodi cruenti. Si stima che nel decennio compreso tra il 1973 e il 1983 furono tra 10.000 e 30.000 i “desaparecidos” in seguito alle epurazioni politiche messe in atto con sistematica ferocia dal regime militare. Nel 1982 la sconfitta inflitta da parte inglese delle truppe argentine che avevano occupato le isole Falkland/Malvinas gettò un ampio discredito sul regime militare che, dopo un progressivo ammorbidimento acconsentì, nel 1983, alle libere elezioni da cui scaturì la nomina alla presidenza del radicale Raúl Alfonsín il cui mandato coincise con un rafforzamento delle istituzioni ma anche con un sostanziale fallimento della rivitalizzazione del sistema economico. Si giunse così alle elezioni del 1989 ed alla vittoria del candidato peronista Carlos Menem.
I due mandati di Menem si sono caratterizzati per l’illusione di un benessere diffuso raggiunto attraverso il ricorso a politiche ultraliberiste ed alla parificazione della valuta nazionale con il dollaro USA, misure che hanno portato ad un’espansione del debito pubblico reale insostenibile ed al collasso finanziario.
La conseguenza è stata la vittoria alle elezioni presidenziali del 2000 del candidato radicale De La Rua, il quale, tuttavia, stretto fra la stagnazione economica e la crisi finanziaria, non è stato in grado di porre rimedio ai problemi del paese. Dopo l’effimera parentesi di Rodriguez Saa, a partire dal 1° gennaio 2002, è toccato al peronista Eduardo Duhalde, mediante misure economiche straordinarie, traghettare il paese alle elezioni della primavera del 2003 che si sono risolte nel segno della continuità con l’affermazione del candidato peronista Nèstor Kirchner.
2. DATI GEO-POLITICI
DATI GENERALI |
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Superficie |
2.766.899 Kmq (circa 9 volte il territorio italiano) |
Capitale |
BUENOS AIRES (2.776.138 abitanti) |
Abitanti |
39.921.833[1] |
Lingua ufficiale |
Spagnolo |
Tasso di crescita della popolazione |
0,96% |
Aspettativa di vita |
76,2 anni |
Gruppi etnici |
Bianchi(97%), altri 3% |
Tasso di emigrazione |
0,4 su 1000 |
Religioni praticate |
Cattolica (92%), Protestante (2%) |
CARICHE DELLO STATO
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Presidente della Repubblica e Capo del Governo |
Cristina Férnandez (dal 10 dicembre 2007, Frente para la Victoria) |
Vice Presidente della Repubblica e Presidente del Senato |
Julio César Cleto Cobos. |
Presidente della Camera dei deputati |
Eduardo Alfredo Fellner |
Capo di Gabinetto |
Alberto Ángel Fernández |
Ministro degli Esteri |
Jorge Enrique Taiana |
Interni |
Aníbal Florencio Randazzo |
Ministro della Giustizia e dei diritti umani |
Aníbal Fernández |
Difesa |
Nilda Garré |
Economia e Produzione |
Carlos Rafael Fernández |
SCADENZE ELETTORALI
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Presidenziali |
ottobre 2011
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Politiche (parziali) |
ottobre 2009
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3.QUADRO POLITICO
Con la vittoria alle elezioni presidenziali del 28 ottobre 2007 della senatrice Cristina Fernández de Kirchner, che ha ottenuto il 45% dei suffragi, si è concluso, sotto il segno della continuità, il delicato mandato di Nestor Kirchner, che ha avuto l’onere di condurre il Paese verso una piena normalizzazione dopo la tragica crisi del dicembre del 2001, la più grave vissuta dal Paese nella sua storia dal ritorno della democrazia.
Sul piano politico, la vittoria di Cristina Kirchner ha rappresentato un chiaro segnale dell'elettorato di approvazione del quadriennio presidenziale di Néstor Kirchner. Si attendeva, tuttavia, un cambiamento di stile (più dialogante) e di sostanza (maggiore apertura verso l’Europa e gli Stati Uniti, sul piano esterno, maggiore sensibilità verso i principali interlocutori economici, industriali e agricoli, su quello interno) che finora non c’è stato. L’ex Presidente continua ad esercitare una forte influenza in seno al Governo, soprattutto per quanto riguarda le decisioni economiche, e nessuna nuova figura dotata di potere si è inserita nella nuova compagine governativa. La recente decisione di rivedere il sistema di calcolo delle trattenute alle esportazioni di prodotti agricoli, in particolare la soia, ha aperto un duro conflitto con il settore agro-zootecnico che ha risposto con un’ondata di scioperi e di blocchi stradali. Il Governo ha difeso il progetto, sostenendone la necessità al fine di calmierare i prezzi interni e di garantire il potere d’acquisto delle fasce più basse della popolazione. Il sistema proposto è un sistema impositivo flessibile, che lega la percentuale di tassazione al prezzo internazionale del prodotto. A causa delle massicce manifestazioni degli agricoltori, che non hanno accennato a diminuire nonostante alcune concessioni dell’esecutivo, il Governo ha deciso di trasformare il decreto in progetto di legge. Nonostante la maggioranza abbia avuto alcune defezioni, il progetto è stato approvato dalla Camera bassa all’inizio del mese di luglio ed è attualmente al vaglio del Senato.
Le agenzie internazionali si interrogano sulla tenuta dell’economia. Le dimissioni forzate del giovane Ministro dell’Economia Martin Lousteau, che aveva elaborato un piano anti-inflazionistico realistico e con possibilità di successo, la dicono lunga sulla mancanza di un indirizzo chiaro di politica economica del Governo.
La crisi in corso, che ha bloccato le esportazioni dei prodotti agricoli coltivati nel Paese, sta danneggiando seriamente l'immagine della Presidente, la cui popolarità – secondo alcuni sondaggi - sarebbe ormai al livello più basso da quando è stata eletta nell'ottobre scorso: il suo tasso di gradimento sarebbe sceso, infatti, di trenta punti percentuali dall'inizio dell'anno, attestandosi al 26% nel mese di maggio. La lotta alla povertà e alla disoccupazione era stata il pilastro della ripresa economica durante la scorsa amministrazione, attualmente l’aumento dei prezzi, spinto tra le altre cose dall’andamento mondiale, minaccia la stabilità stessa del governo. In particolare, a partire dal 2007, nonostante i considerevoli aumenti delle entrate nei nuclei familiari, il prezzo degli alimenti del canestro di base ha invertito la tendenza alla riduzione della povertà. In particolare, secondo alcuni economisti, l’aumento dei generi alimentari si è aggirato intorno al 34%.
Composizione del Congreso de la Nación
Camera dei Deputati
Alle ultime elezioni legislative il Frente para la Victoria e i suoi alleati hanno ottenuto alla Camera dei deputati una maggioranza rafforzata, costituita da 168 seggi.
Partiti politici[2] |
SEGGI |
Frente Para La Victoria - PJ |
129 |
Unión Cívica Radical (UCR) |
24 |
Coalición cívica |
18 |
De la Concertación |
10 |
Partido Socialista |
10 |
Propuesta Republicana |
9 |
Solidaridad e igualdad - ARI |
9 |
Frente Cívico Por Santiago |
6 |
Frente justicialista unión y libertad |
6 |
Encuentro popular y social |
4 |
Unión celeste y blanca |
4 |
Movimiento Popular Neuquiño (MPN) |
3 |
Renovador De Salta |
2 |
Frente cívico y social de Catamarca |
2 |
Frente de todos |
2 |
Partido Nuevo contra la corrución, para la honestidad y la transparencia |
2 |
Altri (formazioni con un solo rappresentante) |
16 |
Senato
Alle ultime elezioni legislative il Frente para la Victoria e i suoi alleati hanno ottenuto al Senato una maggioranza rafforzata, costituita da 48 seggi.
Gruppi Politici |
SEGGI |
Pj Frente Para La Victoria |
42 |
ARI |
2 |
Coalición cívica |
2 |
Concertación plural |
2 |
Frente Cívico Y Social De Catamarca |
2 |
Frente Cívico por Santiago |
2 |
Fuerza Republicana |
2 |
Justicialista San Luis |
2 |
Altri (piccoli gruppi con un solo rappresentante) |
6 |
4. QUADRO ISTITUZIONALE
Sistema politico
L’Argentina è una Repubblica federale di tipo presidenziale. È suddivisa in 23 province (cui va aggiunto il Distretto della Capitale Federale).
Ogni provincia possiede un’autonoma struttura di potere esecutivo (Governatore e governo provinciale), legislativo (congressi provinciali, mono o bicamerali) e giudiziario (corti di primo grado, d’appello e Corte Suprema).
Presidente della Repubblica
Il Presidente della Repubblica resta in carica per un mandato di quattro anni e può essere confermato per un solo mandato consecutivo, ma può essere rieletto successivamente. È eletto a suffragio universale: si ricorre al ballottaggio se al primo turno nessuno dei candidati ottiene almeno il 45% dei voti o il 40% con uno scarto di dieci o più punti percentuali sul secondo.
Il Presidente nomina e rimuove il Capo di Gabinetto ed i ministri: l'esecutivo non deve ottenere la fiducia dei due rami del Parlamento. Il Capo di Gabinetto ha responsabilità generali circa l’andamento dell’Amministrazione dello Stato e può essere rimosso con voto di sfiducia espresso da entrambe le Camere.
Parlamento
Il Congresso è a struttura bicamerale. La Camera dei Deputati è composta da 257 membri, eletti con sistema proporzionale ogni quattro anni. Ogni due anni viene rinnovata per metà dei componenti.
Il Senato è composto da 72 senatori, eletti con sistema maggioritario per un mandato di sei anni, che rappresentano le 23 province e il distretto federale di Buenos Aires. Il Senato si rinnova per un terzo dei propri componenti con cadenza biennale. A partire dalle elezioni dell’ottobre 2001, i senatori sono eletti direttamente dal corpo elettorale mentre in precedenza venivano eletti dalle assemblee provinciali.
I Presidenti di Camera e Senato, insieme all’Ufficio di Presidenza, sono eletti dalle rispettive Assemblee con mandato annuale.
La partecipazione delle due Camere all’iter legislativo è paritaria. I disegni di legge possono essere presentati indifferentemente alla Camera o al Senato. Le Camere deliberano a maggioranza dei presenti, tranne che per le leggi in materia di sistema elettorale e di partiti politici, per le quali è prevista la maggioranza assoluta dei membri. Le leggi approvate sono trasmesse al Presidente per la promulgazione; se le leggi vengono rimandate alle Camere, queste possono insistere per l’approvazione dello stesso testo con deliberazione di almeno 2/3 dei voti e, in questo caso, il potere esecutivo dovrà procedere alla promulgazione.
Il Congresso può ritirare la fiducia ai singoli Ministri, ma non al Governo nel suo complesso. Il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere.
Alla Camera dei Deputati spetta la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica davanti al Senato.
Potere giudiziario
Il potere giudiziario comprende due differenti sistemi: un sistema federale, che fa capo alla Corte Suprema della Nazione e comprende, inoltre, corti di primo grado e di appello, e 23 sistemi provinciali che comprendono anch’essi corti di primo grado, d’appello ed una Corte Suprema per ogni provincia.
La ripartizione di competenze fra il sistema federale ed i sistemi provinciali è organizzata sia per materia (spettano, ad esempio, ai giudici federali le cause relative alle questioni costituzionali ed ai trattati internazionali) che su base personale (i giudici federali conoscono le cause concernenti funzionari pubblici).
La Corte Suprema della Nazione ha sia una competenza esclusiva ed originaria in alcune materie, sia una competenza di ultima istanza in casi eccezionali.
5. QUADRO DELLA POLITICA ESTERA (in collaborazione con il MAE)
Sul piano internazionale, l’Argentina continua a risentire dell’approccio della precedente Amministrazione, che ha chiaramente subordinato la politica estera alla politica interna. Forte è ancora il legame, seppur dettato da motivazioni economiche piuttosto che ideologiche, con il Venezuela, in ragione del ruolo di Caracas (unico acquirente) nel finanziare le emissioni di debito argentino e nel garantire forniture energetiche (visto che Brasilia e La Paz si sono rifiutate di incrementare le loro forniture).
La visita in Francia della Presidente, all’inizio di aprile, è stata vista infine come una sorta di “ritorno alla normalità” ma non sembra abbia portato a grandi risultati concreti. La Kirchner, dopo anni caratterizzati dalla assenza pressoché totale di viaggi ed incontri bilaterali al massimo livello al di fuori del continente latino-americano, intende svolgere un ruolo più attivo, superando il relativo isolamento rispetto a Washington ed ai principali e tradizionali amici europei. Sono previste sue missioni, nei prossimi mesi, in Brasile (fine maggio), Spagna (metà luglio), Stati Uniti (a settembre, per impegni in ambito ONU), India (a novembre).
Nonostante la divergenza di vedute sulla riforma del Consiglio di Sicurezza e l’insofferenza di Buenos Aires per l’ambizione di Brasilia ad esercitare un ruolo di leadership nell’ambito dei processi di integrazione regionale attualmente in corso, i rapporti col Brasile di Lula sono buoni, anche per la sintonia ideologica, seppur con notevoli differenze di tratto, fra i due Presidenti. Soprattutto le relazioni commerciali si presentano particolarmente strette, come testimonia la conclusione (dicembre 2006) di un accordo per l’utilizzo delle rispettive valute nazionali (cambio diretto) nell’interscambio col Brasile – che rappresenta il primo Paese fornitore ed anche il primo acquirente per l’economia di Buenos Aires. Inoltre, l’intenzione del governo brasiliano di procedere ad un rafforzamento del Mercosur ha trovato un buon riscontro presso le Autorità di Buenos Aires. Il Presidente brasiliano Lula ha incontrato più volte il Presidente Kirchner. Dal fitto calendario di incontri ai diversi livelli sono scaturite importanti proposte, tra le quali: la costituzione di un Parlamento comune del Mercosur, il rilancio del processo di integrazione economica in vari settori industriali. Sul piano dei rapporti fra i due Paesi è stata proposta la costituzione di un Istituto monetario per la progressiva creazione di una moneta comune già si starebbe vagliando la possibilità di fissare di una banda di oscillazione controllata tra le rispettive valute. Rimangono ancora problematici alcuni aspetti dei rapporti commerciali, con misure restrittive di elettrodomestici brasiliani da parte dell’Argentina.
Riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
Sulla questione si registra una perfetta identità di vedute fra l’Italia e l’Argentina. Caposaldo della posizione dell’Argentina, che è stata sino al dicembre scorso membro non permanente del CdS, è infatti l’opposizione alla creazione di nuovi seggi permanenti in Consiglio di Sicurezza. In particolare, Buenos Aires è fermamente contraria all’attribuzione di un seggio permanente al Brasile e si è espressa più volte a sostegno dell’ipotesi di incremento della sola categoria dei seggi non permanenti. Buenos Aires è membro del Movimento Uniting for Consensus ed ha co-sponsorizzato il progetto di risoluzione sulla riforma del CdS presentato da UfC nel luglio 2005.
Il pieno sostegno argentino a tali posizioni è stato ribadito da ultimo nel corso delle consultazioni in Assemblea Generale del 20-21 luglio 2006.
Relazioni tra l’Unione Europea e l’Argentina
L’Argentina è stato il primo Paese dell’America Latina a concludere un Accordo-quadro di cooperazione commerciale ed economica con l’Unione Europea (1990). Tale intesa include, tra i suoi principi fondamentali, il rafforzamento della democrazia e dei diritti umani e l’integrazione regionale. L’attuazione dell’accordo prevede incontri regolari del Comitato congiunto UE-Argentina.
L’Unione europea e l’Argentina hanno stipulato, inoltre, accordi sulla pesca (maggio 1994, denunciato dall’Argentina nel 1998), di cooperazione sull’uso pacifico di energia nucleare (1996) e di cooperazione scientifica e tecnologica (1999).
Oltre che a livello bilaterale, le relazioni UE-Argentina si inquadrano nel contesto delle relazioni UE-Mercosur, attualmente rette dall’Accordo quadro interregionale di cooperazione economica e commerciale del dicembre 1995. Dal 1999 è in fase di negoziazione un Accordo di Associazione con il Mercosur, che rappresenta l’elemento di maggior novità e importanza nel quadro delle relazioni fra l’UE e il continente sudamericano, nonché il più importante esercizio negoziale, in ambito commerciale, condotto da parte comunitaria dopo quello del Doha Round. L’intesa, di grande impatto politico ed economico, comporterà la creazione della più vasta area di libero scambio su scala mondiale, che interesserà oltre 650 milioni di individui con prospettive di crescita estremamente elevate. Le trattative sono iniziate nel novembre 1999 e sinora sono stati conclusi i capitoli relativi al dialogo politico e alla cooperazione. Notevoli difficoltà sono invece emerse sul negoziato commerciale, in ragione della complessità degli interessi “offensivi” in gioco per l’una e l’altra parte: in campo agricolo per il Mercosur e nel settore dei servizi, degli investimenti e degli appalti pubblici per l’UE.
Il sopraggiunto stallo del negoziato commerciale multilaterale del Doha round, il cui andamento ha pesantemente condizionato, di fatto sospendendole, le già faticose trattative UE-Mercosur, ha, tuttavia, riportato d’attualità queste ultime, aprendo nuove prospettive di dialogo. In questo contesto si inserisce lo scambio di non-paper tra le due Parti, avvenuto negli ultimi mesi, che sembrerebbe preludere ad un nuovo promettente metodo negoziale, basato su documenti generali che, su tutti i temi oggetto delle trattative (beni, servizi, proprietà intellettuale, ecc.), indichino in modo chiaro non solo ciò che ci si attende dal negoziato ma anche ciò che si è disposti a concedere.
Allo stato, inoltre, non sono chiare le ricadute che avrà il prospettato ingresso del Venezuela nel Mercosur e le sue eventuali conseguenze sul negoziato commerciale con l’UE.
Nonostante le misure di liberalizzazione e la rapida crescita dell’interscambio commerciale, l’Argentina rimane, tuttavia, per certi aspetti un’economia chiusa essendo presenti in diversi settori numerose barriere tariffarie e non (soprattutto di natura sanitaria e fitosanitaria)[3].
Per quanto riguarda l’Italia, si lamentano difficoltà nell’esportazione di prodotti a base di carne suina[4] e di quelli che contengono farina di grano (es. pasta e dolci); di recente si segnalano problemi ai porti di imbarco argentini per l’esportazione verso l’Italia di carni rientranti nella “quota Hilton” con ingenti danni per le aziende che hanno già predisposto container da spedire verso l’UE[5].
Da notare inoltre che le questioni relative alla tutela delle indicazioni geografiche per vini, liquori[6] ed altri prodotti sono rinviate alle discussioni nel contesto dei negoziati UE-Mercosur.
Da un punto di vista più generale, in materia di investimenti europei in Argentina si deve rilevare la crescente percezione dell’insufficiente “sicurezza giuridica” per gli operatori stranieri nel Paese sudamericano, oggetto peraltro di interventi da parte di rappresentanti dell’UE, da ultimo il Commissario Mandelson nel corso del suo viaggio in America Latina (marzo-aprile 2006)[7].
Si segnala infine che, per quanto concerne i contenziosi commerciali in ambito OMC, l’Argentina ha richiesto consultazioni in materia di pratiche enologiche comunitarie e sulla normativa UE in materia di importazione di certi prodotti agricoli ed alimentari; l’UE ha richiesto a sua volta consultazioni per dazi imposti dall’Argentina sulle importazioni di glutine di grano, olio di oliva e pesche in scatola.
6. QUADRO ECONOMICO (in collaborazione con il MAE)
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI *
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PIL |
523,7 miliardi dollari USA |
Composizione per settore |
6% agricoltura; 29% industria; 65% servizi; |
Crescita PIL |
8,5% |
PIL pro capite |
13.000 dollari |
Inflazione |
8,5% dato ufficiale, ma l’inflazione reale è oltre il doppio |
Tasso di disoccupazione |
8,9% |
Tasso di povertà |
23,4% |
Debito estero |
118 miliardi di dollari |
Il PIL argentino è aumentato del 9,1% in luglio, rispetto allo stesso periodo del 2005, accumulando così un incremento dell’8,5% nei primi sette mesi del 2006. L’andamento del PIL nell’ultimo triennio rispecchia una crescita economica costante: dopo l’incremento dell’8,8% nel 2003 e del 9% nel 2004, il 2005 ha fatto registrare un aumento del 9,1%.
Il buon andamento dell’economia è stato favorito da una combinazione di fattori, tra cui: la svalutazione del peso (il tasso di cambio viene mantenuto intorno ai 3 pesos per dollaro), che ha reso particolarmente competitiva la produzione nazionale; la favorevole congiuntura dei mercati internazionali delle esportazioni di talune materie prime (soprattutto petrolio e soia).
Secondo le stime dell’Economist Intelligence Unit, le esportazioni argentine avrebbero superato i 45 miliardi di dollari nel 2006 (a fronte dei 40 miliardi nel 2005), mentre le importazioni si sarebbero attestate intorno ai 32 miliardi (contro i 27 del 2005).
Le eccellenti prestazioni degli ultimi anni relative al settore estero non solo hanno fortemente contribuito alla ripresa post-crisi, ma stanno anche producendo un cambio strutturale nell’economia argentina: il “tasso di apertura economica” del Paese (la somma di esportazioni ed importazioni di beni e servizi rispetto al PIL) supera oggi il 25%, circa 8 punti al di sopra di valori medi registrati negli anni novanta. Nondimeno, nonostante le ottime performance economiche, la percentuale della popolazione che vive al di sotto della soglia della povertà, sebbene in diminuzione, si mantiene alta (38,5% nel 2005 rispetto al 44,3% del 2004).
In questo contesto, all’Amministrazione Kirchner va riconosciuto il merito di aver riportato sotto controllo i conti pubblici, seppur con il consistente vantaggio del mancato pagamento degli interessi sul debito in default. L’avanzo primario, pari al 3,7% del PIL nel 2005, si è mantenuto attorno al 3% anche nel 2006. Tale avanzo è stato generato sia dal controllo della spesa che da un consistente aumento delle entrate dovuto all’avvio di un’azione di contrasto all’evasione fiscale oltre che al citato crescente andamento delle esportazioni.
Nel corso del 2007 lo schema di politica economica del Paese, fondato sul concetto di “surplus gemelli” (fiscale e commerciale), dovrebbe rimanere immutato, nella convinzione che manovre di raffreddamento dell’economia intese a frenare le pressioni inflazionistiche avrebbero un effetto eccessivamente negativo sulla crescita economica. Per controllare l’inflazione – che nel 2005 ha subito una forte impennata, attestandosi intorno al 9,6% contro il 4,4% del 2004, e nel 2006 ha superato il 10% – si ritengono ancora adeguati, invece, gli “accordi sui prezzi” con le grandi reti di distribuzione, il persistente congelamento delle tariffe dei servizi pubblici e il controllo delle esportazioni (ad es. limitazione alle esportazioni di carne). Occorre rilevare che tale approccio, unitamente alla politica monetaria espansiva adottata al fine di favorire la crescita economica, suscita non poche perplessità circa la sua sostenibilità sul lungo periodo.
In un quadro così definito, rimane centrale la questione del debito – che rimane nel 2006 superiore ai 100 miliardi dollari[8] – e della correlata ripresa di fiducia verso il Paese da parte degli investitori privati internazionali. Il Paese, che anche dopo la ristrutturazione del 2005 deve tuttora affrontare un default residuo di 20 miliardi di dollari, non ha riguadagnato accesso alle fonti di finanziamento internazionali.
In definitiva, la sostenibilità dell’attuale crescita argentina è fortemente dipendente da fattori esterni, che sfuggono al controllo delle autorità di politica economica ed in particolare: 1) tassi di interesse internazionali eccezionalmente bassi in prospettiva storica per l’abbondante liquidità sui mercati internazionali; 2) corsi elevati delle materie prime e dei prodotti agricoli, di cui il Paese è un grande esportatore. Una variazione in senso sfavorevole di una della due predette variabili potrebbe fare emergere i limiti dell’attuale modello di crescita.
RAPPORTI BILATERALI
(a cura del MAE)
Ambasciatore italiano in Argentina:
S.E. Stefano Ronca
Ambasciatore argentino a Roma:
Ministro Norma Ester Nascimbene De Dumont (15 maggio 2008)
L’Argentina certamente occupa una posizione speciale per i legami che uniscono da sempre i nostri due Paesi. E’ la “porta di ingresso” naturale dell’Italia in America del Sud.
L’obiettivo dell’attuale azione italiana è quello di dare continuità al dialogo politico bilaterale e ricondurlo ad intensità e spessore adeguati, dopo il raffreddamento conseguente alla vicenda del default che ha coinvolto i risparmiatori italiani. Gli argentini rispondono con interesse e disponibilità (“tutto tranne il debito”) al nostro approccio teso ad evitare che la questione del default impedisca lo sviluppo di un’agenda positiva. E’ tuttavia difficile pensare che si possa ritrovare la pienezza del rapporto senza una apertura argentina sul debito.
E’ con questo spirito che avevamo previsto di tenere a Buenos Aires a fine marzo 2008 la II riunione della Commissione Economica bilaterale italia-argentina e che erano stati presi i primi contatti affinché la stessa potesse essere co-presieduta dal Ministro D’Alema, in occasione di una sua visita in Argentina. La riunione è stata rinviata a seguito della crisi di Governo. La riunione è stata rinviata a seguito della crisi di Governo. Nel corso del 2008 si dovrà riprogrammare tale evento, come anche la tenuta del IV Foro di dialogo italo-argentino organizzato da ISPI e CARI a Milano.
Importanti risultati sono stati raggiunti nel corso dello scorso anno, come la firma, in occasione della visita del Vice Presidente della Repubblica Scioli a Roma, nel marzo 2007, dell’Accordo sulla cooperazione triangolare e dell’Accordo sulla cooperazione in materia doganale. L’On. Ministro ha incontrato il Presidente Cristina Fernandez de Kirchner a Lima, il 16 maggio u.s., margine del Vertice UE-LAC.
Telecom e Fiat sono presenti in Argentina con importanti investimenti. In particolare la Telecom rappresenta il maggior investimento italiano in Argentina ed è in attesa di una valutazione dei competenti organi giudiziari circa l’esercizio dell’opzione di acquisto che è intenzionata ad esercitare entro l’anno sulla quota in possesso della famiglia Werthein. La Fiat ha ripreso la produzione di autovetture e di pick-ups nello stabilimento di Cordoba.
Questione degli “holdouts”
La principale associazione di risparmiatori italiani coinvolti nel default argentino (la TFA, Task Force Argentina, promossa dall’ABI che ne sostiene i costi di funzionamento) ha raccolto mandati alle liti per circa 5 miliardi di dollari, sulla base dei quali ha presentato nel settembre 2006 istanza di arbitrato all’ICSID (Tribunale arbitrale della Banca Mondiale). La competenza dell’ICSID in questa materia si fonda sul trattato bilaterale di promozione e protezione degli investimenti tra Italia e Argentina. Si tratta del più grande arbitrato mai affrontato dall’ICSID. Il Segretariato dell’ICSID, nel febbraio 2007, ha dichiarato ricevibile l’istanza, dando quindi avvio formale alla procedura arbitrale. La pronuncia di ricevibilità da parte dell’ICSID, favorevole ai risparmiatori italiani, ha prodotto, nell’immediato, conseguenze rilevanti, riconducendo la controversia in un naturale alveo giurisdizionale. Ciò dovrebbe considerevolmente limitare, per il futuro, il sottile condizionamento al quale il Governo argentino è sembrato in passato volere esporre il Governo italiano, lasciando intendere che, non potendo esistere una soluzione giurisdizionale (per l’impossibilità o estrema difficoltà di identificare un giudice competente) l’unica possibilità di risarcimento per i risparmiatori sarebbe potuta giungere da un accordo politico con il Governo italiano, con condivisione dei costi. La posizione argentina, muoveva, strumentalmente, dall’assunto che vi fosse una “corresponsabilità” di Roma e Buenos Aires per l’anomala collocazione di una massa così rilevante di titoli speculativi presso piccoli risparmiatori. Sul piano del contenzioso in sé va detto che la sentenza arbitrale dell’ICSID, che non dovrebbe giungere prima di due anni dalla costituzione del collegio arbitrale (la cui prima riunione ha avuto luogo a Washington agli inizi di aprile 2008, con lo stabilimento del calendario dei lavori) , non sarà appellabile e sarà immediatamente eseguibile, anche in termini di eventuali azioni di pignoramento dei beni della Repubblica Argentina, nei circa 160 Paesi che aderiscono alla convenzione ICSID.
L’Argentina ha quindi ancora tempo per identificare una soluzione stragiudiziale, che salvaguardi gli interessi dei nostri risparmiatori, evitando al governo argentino l’onere della prosecuzione di un rischioso giudizio internazionale.
Resta il fatto che la decisione, di carattere eminentemente politico, viene presa in una ristretta cerchia di vertice e che, al momento, non si intravedono segnali di un possibile cambiamento di atteggiamento in Cristina Kirchner.
Il Governo argentino ha, anche recentemente, escluso qualsiasi intenzione di riaprire l’offerta di scambio (al di fuori quindi di un’ipotesi di transazione nell’ambito del contenzioso). Sarebbecomunque irrealistico pensare che essa possa contemplare condizioni migliorative rispetto all’offerta del 2005.
Molto inciderà, sulla eventuale futura disponibilità argentina, la valutazione che verrà fatta a Buenos Aires tra i costi della difficoltà di accesso ai mercati internazionali dei capitali a causa del persistere del default ed i benefici di continuare a non pagare gli obbligazionisti.
Arretrarti con il Club di Parigi
Da oltre un anno sono in corso, con lunghi intervalli, contatti informali tra il Ministero delle Finanze argentino ed il Segretariato del Club di Parigi[9]. L’ascesa alla Presidenza della signora Fernandez de Kirchner non sembra finora aver dato impulso alla soluzione del contenzioso sul debito, nonostante la conclamata volontà argentina di chiudere il negoziato con il Club di Parigi, allo scopo di ottenere la riapertura dei crediti export e far tornare gli investitori stranieri, i quali invece ritengono – salvo specifiche eccezioni- insufficienti le prospettive di profitto in Argentina (dove estesi sono i prezzi amministrati) ed insicuri gli investimenti stessi, suscettibili di essere compromessi dal dirigismo statale. Si veda il conflitto interno in corso tra produttori agricoli e Governo in merito all’aumento delle tasse sull’export.
L’Argentina fatica a finanziare il suo debito pubblico ed è costretta a pagare tassi di interesse molto elevati, non dissimili da quelli che portarono al “default” nel 2001, nonostante i tassi di crescita elevati di recupero dell’economia nell’ultimo quinquennio (anche sull’onda del boom dei prezzi dei cereali e della carne, di cui l’Argentina è grande esportatore). Gli analisti finanziari cominciano a parlare di un 20% di rischio di un nuovo “default” argentino.
Nel marzo 2008 l’Argentina ha presentato al Club di Parigi un documento “pessimista” sulla situazione finanziaria del Paese che, nell'ottica di Buenos Aires, giustificherebbe perchè il Paese non e' in grado di ripagare gli arretrati dovuti ai creditori.
Due sono i principali argomenti addotti:
a) l'impossibilita' di attingere alle riserve valutarie, sia in quanto precluso dalla legge (divieto di utilizzare le riserve per rimborsare il debito estero bilaterale), sia per mantenere le riserve per far fronte ai rischi di turbolenza sul mercato internazionale delle valute;
b) l'impossibilita' di far gravare il rimborso degli
arretrati sul bilancio dello Stato, perche' si determinerebbe un aumento
eccessivo del fabbisogno (cioe' delle necessita' di finanziamento).
Da parte argentina si continua a sostenere che e' necessaria una
ristrutturazione del debito verso il Club di Parigi. Questa via rimane
pero' preclusa dal rifiuto ideologico argentino di un programma con il FMI.
A questo si e' aggiunta la richiesta di Buenos Aires di affidare la
certificazione della capacita' attuale di pagare (CAPA) dell'Argentina alla
Banca Interamericana di Sviluppo (invece che al FMI, che svolge questo compito
per il Club di Parigi). Non avendo però la Banca Interamericana le capacità tecniche necessarie per
questo compito (anch'essa utilizza le CAPA del FMI), questa dovrebbe
subappaltare 'confidenzialmente' ai tecnici del FMI la preparazione della CAPA
argentina.
Preso atto che l’Argentina non vuole un accordo con il FMI, il Club di Parigi ha indicato una via alternativa: il rimborso degli arretrati accumulati da parte argentina dal 2001 mediante un piano volontario. In attesa che l'Argentina presenti una proposta negoziale 'viabile' e' stato chiesto al Governo argentino se sia disposto a compiere quanto meno un gesto di buona volontà, riprendendo i pagamenti correnti ai creditori del Club di Parigi ed evitando quindi di aggravare ulteriormente la situazione degli insoluti. Finora da parte argentina è stata elusa la richiesta.
Cooperazione italiana
L'Italia è stata fino al 1993 il primo Paese donatore dell'Argentina, con una erogazione complessiva di oltre 500 milioni di USD fra crediti di aiuto e doni. Successivamente, il ridimensionamento degli stanziamenti per l’America Latina ed il notevole incremento del reddito pro-capite del Paese hanno determinato la decisione di ridurre gradualmente la nostra cooperazione con l’Argentina che, fra l’altro, in ragione dell’incremento del livello del suo reddito pro capite, è stata dichiarata non eleggibile a beneficiare ulteriormente di crediti d’aiuto. Ciononostante, a partire dalla fine del 2001 – in considerazione della grave crisi economica che ha colpito il paese – l’Italia decise tempestivamente di riattivare i diversi canali di cooperazione al fine di sostenere gli sforzi argentini per superare la crisi. Gli interventi della cooperazione italiana decisi in tale circostanza ed attualmente in corso si focalizzano principalmente sull’appoggio alle piccole e medie imprese, la sanità, il sostegno alle politiche di occupazione e creazione dell’impiego e la formazione.
La firma dell’Accordo di Cooperazione allo sviluppo triangolare con l’Argentina, a marzo del 2007, è stato il primo nel suo genere per l’Italia. L’Accordo risponde all’esigenza di coinvolgere nel disegno di programmi di sviluppo a beneficio di Paesi terzi Paesi come l’Argentina che solo fino a pochi anni fa erano beneficiari di interventi di sviluppo, mentre da alcuni anni si stanno essi stessi affacciando tra i Paesi donatori.
Comunità italiana in Argentina
Dalle statistiche pubblicate dalla "Fondazione Giovanni Agnelli" emerge che, nel secolo dell'emigrazione italiana di massa (1860-1960), più di 3 milioni di italiani giunsero in Argentina. Negli stessi anni più di 1 milione fecero ritorno in Italia. Il saldo migratorio risulta quindi comunque superiore ai 2 milioni. L'origine regionale degli italiani giunti in Argentina copre tutta la penisola.
Attualmente la collettività italiana in Argentina (si stima che circa il 40% della popolazione sia di origini italiane)e' costituita da523.317connazionali. Non si sono mai verificati seri problemi di adattamento e d'integrazione dei nostri immigrati nel tessuto argentino e gli italiani e gli oriundi italiani sono presenti in ogni settore della società: amministrazione pubblica, cultura, impresa e politica.
In questo contesto, va segnalato, nondimeno, che uno dei settori più colpiti dall'ultima crisi economico-sociale vissuta dall'Argentina nel 2002, con i corollari di svalutazione, blocco dei depositi bancari e implosione della previdenza pubblica, è stato quello dei pensionati. Vista l'alta percentuale di anziani presenti nella nostra collettività, è aumentata considerevolmente la richiesta di assistenza sociale alla nostra rete consolare. Il profilo socio-economico dei nostri anziani non consente loro purtroppo di beneficiare della ripresa argentina degli ultimi tre anni; chi è piombato nella povertà e non può contare sul sostegno familiare, difficilmente riesce ad uscirne autonomamente.
Comunità argentina in Italia
La comunità argentina legalmente soggiornante nel nostro Paese, secondo i dati del Ministero dell’Interno, ammonta a circa 14.400 unità. In base al Decreto Flussi 2006 sono ammessi in Italia per motivi di lavoro subordinato non stagionale e di lavoro autonomo, lavoratori di origine italiana[10] residenti in Argentina, Uruguay e Venezuela, entro una quota massima di 500 unità.
Negli anni scorsi numerose regioni italiane hanno inoltre messo a punto dei programmi di lavoro con l’intenzione di coinvolgere giovani argentini di origine italiana, possibilmente con doppia cittadinanza.
Questa politica da un lato ha fornito un importante, per quanto limitato, sostegno al Governo argentino in un periodo di crisi economica, dall’altro mirava a rinsaldare la posizione dell’Italia come Paese amico degli argentini.
L’Argentina non è un Paese interessato fino ad oggi al fenomeno dell’emigrazione clandestina verso l’Italia.
Fonte ISTAT milioni di EURO
PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE (2005) |
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1. Macchine per impieghi speciali |
1. Oli e grassi vegetali e animali |
2. Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori |
2. Prodotti dell'agricoltura, dell’orticoltura e della floricoltura |
3. Macchine di impiego generale |
3. Carne e prodotti a base di carne |
4. Macchine e apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica. |
4. Prodotti della siderurgia |
Fonte: ICE |
INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO (2005) |
|
Esportazioni verso Argentina sul totale delle esport.ni italiane |
0,2149% |
Importazioni da Argentina sul totale delle importazioni italiane |
0,3106% |
Fonte: ISTAT |
QUOTE DI MERCATO 2005 |
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PRINCIPALI FORNITORI |
% su import |
PRINCIPALI ACQUIRENTI |
% su export |
1. Brasile |
35,91% |
1. Brasile |
15,78% |
2. Stati Uniti |
14,12% |
2. Cile |
11,22% |
3. Cina |
7,80% |
3. Stati Uniti |
11,39% |
4. Germania |
4,55% |
4. Cina |
7,86% |
5. Messico |
2,77% |
5. Spagna |
3,90% |
6. Giappone |
2,75% |
6. Paesi Bassi |
3,86% |
7. Italia |
2,61% |
7. Messico |
2,89% |
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|
8. Italia |
2,45% |
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Fonte: ICE |
[1] il 25,2% della popolazione ha meno di 14 anni. Il 64,1% della popolazione ha un’età compresa tra i 15 ed i 64 anni, il restante 10,6% ha un’età superiore a 64 anni.
[2] Fonte: Sito Cámara de los diputados
[3] Numerosi sono i casi in cui dette barriere non tariffarie si sono rivelate discriminatorie per alcune imprese italiane (caso Merloni e Candy; caso Chicco; caso AIDI; caso Brunello di Montalcino; caso SOPROMAC; caso Petroltecnica-STAR S.A.) .
[4] Al fine di proteggere il mercato argentino dalla BSE e dalla peste suina. A tale riguardo, si segnala che, dal marzo 2006 e sulla base della documentazione inviata dal Ministero della Salute italiano, le autorità sanitarie argentine intenderebbero applicare il criterio della regionalizzazione per quanto riguarda tali importazioni, con specifico riferimento alla peste suina. Tuttavia, la riattivazione del flusso commerciale dei prodotti suini italiani verso l’Argentina rimane condizionata al positivo esito di una ispezione tecnica argentina di verifica del sistema veterinario italiano. Dal 2002, poi, gli esportatori dovrebbero sottoporre le loro regole sanitarie ad un audit dello stesso SENASA. In realtà questa misura non viene applicata, anche se alcune imprese hanno riferito che informalmente hanno dovuto sottostare alla stessa.
[5] Trattasi di un contingente di tagli pregiati destinati all’export escluso da un provvedimento di sospensione temporanea delle esportazioni adottata dal governo argentino nel quadro delle misure per la lotta all’inflazione.
[6] Il 20 settembre 2005 la Commissione ha adottato una proposta per prorogare fino al termine del 2006 la deroga per la presenza di acido malico (pratica proibita nell’UE che corregge l’acidità della bevanda) nei vini importati dall’Argentina.
[7] Vd. traumatica rescissione da parte del governo argentino del contratto di concessione alla Società Aguas Argentinas, controllata dalla francese Suez, per la gestione delle acque di Buenos Aires; ora Impregilo ha confermato l’intenzione della provincia di Buenos Aires di procedere in tempi brevi alla rescissione del contratto di concessione alla società AGBA, co-partecipata da Impregilo e da due imprese spagnole, per la gestione delle acque nella provincia.
* Fonte: CIA – The World Factbook, maggio 2008
[8] 108 miliardi secondo le stime EIU
[9] Il debito estero dell’Argentina nei confronti dei creditori ufficiali membri del Club ammonta a USD 6,5 miliardi. L’Italia, con una quota di USD 589 milioni circa, si colloca al 4° posto (9% circa del debito totale dell’Argentina nei confronti del Club), preceduta nell’ordine da Germania (USD 2.041 milioni, 31%), Giappone (USD 1.456 milioni, 22%), Spagna (USD 678 milioni, 10%) e seguita da Olanda (USD 494 milioni, 8%), USA (USD 413 milioni, 6%) Francia (USD 292 milioni, 4%), Svizzera (USD 243,4%) e Canada (USD 147 milioni, 2%).
[10] Da parte di almeno uno dei due genitori, fino al quarto grado in linea diretta di ascendenza.