Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: RUSSIA - Incontro del Presidente della Camera dei deputati con l'Ambasciatore russo, S.E. Alexey Meshkov - Roma, 16 giugno 2008
Serie: Schede Paese    Numero: 24
Data: 13/06/2008
Descrittori:
POLITICA ESTERA   RUSSIA

 

 

RUSSIA

DOSSIER SCHEDE - PAESE

 

XVI legislatura

n. 24

13 giugno 2008

CAMERA DEI DEPUTATI

Servizio Rapporti internazionali

 

 

 

 

 

 


Russia

 

– Federazione russa –

 

 

 

 

 

 

 

Map of Russia

 

 

 

 

 


 

DATI GENERALI

Superficie

17.075.000 Kmq

Capitale

Mosca

Abitanti

140.702.094 (stime luglio 2008)

Tasso crescita popolazione

-0.474% (stime luglio 2008)

Speranza di vita

totale: 66 anni (stime 2008)
uomini: 59 anni - donne: 73 anni

Tasso alfabetizzazione

74,3%

PIL

1.289 mld US$

Crescita PIL

+ 8,1% (2007)

PIL pro capite

9.077 US$

Composizione etnica

Russi 79.8%, Tatari 3.8%, Ucraini 2%, Bashkiri 1.2%, altri 13,2% (2002)

Religioni praticate

Russi Ortodossi 15-20%, Musulmani 10-15%, altri Cristiani 2% (stime 2006 sui praticanti)

 

 

SCADENZE ELETTORALI

Elezioni presidenziali

2012

Elezioni legislative

2011

 

 

Ambasciatore d’Italia nella Federazione Russa

Vittorio Claudio SURDO

Ambasciatore russo in Italia

Alexei MESHKOV

 

 


 

PRINCIPALI CARICHE DELLO STATO

 

 

Presidente della Repubblica

Dmitriy Anatolyevich MEDVEDEV

 

Presidente della Duma

Boris V. GRYZLOV

 

Presidente del Consiglio della Federazione

Sergey M. MIRONOV

 

 

COMPOSIZIONE DEL GOVERNO

 

Vladimir Vladimirovich Putin

Presidente del Governo

Viktor Zubkov

Primo Vice Presidente del Governo

Igor Shuvalov

Primo Vice Presidente del Governo

Aleksandr Dmitrievich Zhukov

Vice Presidente del Governo

Aleksey Leonidovich Kudrin

Vice Presidente del Governo

Igor Sechin

Vice Presidente del Governo

Sergei Ivanov

Vice Presidente del Governo e Capo dell’Amministrazione Presidenziale

Sergei Sobyanin

Vice Presidente del Governo e Capo dell’Amministrazione del Governo

Ministeri subordinati al Presidente

Anatoly Serdyukov

Ministro della Difesa

Sergei Viktorovich Lavrov

Ministro degli Affari Esteri

Rashid Gumarovich Nurgaliev

Ministro degli Affari Interni

Aleksandr Konovalov

Ministro della Giustizia

Sergei Kuzhugetovich Shoigu

Ministro per la Protezione Civile e l’Emergenza

Ministeri subordinati al Primo Ministro

Aleksandr Avdeev

Ministro della Cultura e dell’Informazione

Viktor Borisovich Khristenko

Ministro dell’Industria e del Commercio

Andrey Aleksandrovich Fursenko

Ministro dell’Istruzione e della Scienza

Aleksey Kudrin

Ministro delle Finanze

Yuri Petrovich Trutnev

Ministro delle Risorse Naturali e dell’Ecologia

Tatiana Golikova

Ministro della Sanità e dello Sviluppo Sociale

Elvira Nabiullina

Ministro dello Sviluppo Economico

Igor Evgenevich Levitin

Ministro dei Trasporti

Igor Shchegolev

Ministro delle Comunicazioni e dei Mezzi di Comunicazione di Massa

Dmitrii Kozak

Ministro per lo Sviluppo Regionale

Aleksey Vasilevich Gordeev

Ministro dell’Agricoltura

Sergei Shmatko

Ministro dell’Energia

Vitali Mutko

Ministro dello Sport, del Turismo e delle Politiche giovanili

 

 


 

QUADRO ISTITUZIONALE

 

 

 

Sistema politico

 

Nel dicembre 1993 la Federazione russa si è dotata di una nuova Costituzione, dai tratti fortemente presidenzialisti. La Federazione russa è composta da 89 entità (Repubbliche, regioni, territori autonomi e province). Con la riforma approvata nel 2004 a seguito dei fatti dell’attentato di Beslan, sono stati accentuati ulteriormente i poteri presidenziali (c.d. “verticalizzazione del potere”) ed è stata abolita la quota del proporzionale pure nelle elezioni per la Duma (era pari al 50% del totale e favoriva l’elezione di candidati “indipendenti” a discapito di quelli organizzati).

 

 

Presidente della Repubblica

 

Al Presidente federale sono conferiti ampi poteri normativi, di indirizzo della politica interna ed estera, di nomina del Capo del Governo e dei ministri essendogli attribuiti, inoltre, funzioni di garanzia circa il sistema costituzionale e la tutela dei diritti. A seguito della formazione di sette grandi distretti amministrativi, il Presidente della Repubblica ha anche il potere di nominare i sette Rappresentanti speciali che hanno il compito di assicurare l’applicazione delle leggi federali nei soggetti della Federazione e di vigilare sull’operato dei Governatori.

Grazie alla riforma del 2004, spetta al Presidente designare (ed eventualmente rimuovere) gli 89 Governatori della Federazione[1]. Il candidato designato è sottoposto alla ratifica delle Assemblee regionali. Se queste per due volte esprimono un voto negativo, possono essere sciolte con decreto presidenziale.

Fra gli organi dell’Amministrazione presidenziale si segnala il Consiglio di Sicurezza Nazionale[2] (di cui è stato recentemente nominato Segretario l’ex Ministro degli Esteri, Igor Ivanov) che riferisce direttamente al Presidente in ordine alle politiche strategiche e di sicurezza da adottare, sia in politica estera, sia in politica interna.

E’ presente anche un’Amministrazione presidenziale incaricata in particolare di redigere i decreti presidenziali e di coordinare le varie agenzie che fanno capo al Presidente.

 

 

Parlamento

 

Il Parlamento federale è articolato in due camere, la Duma di Stato ed il Consiglio della Federazione. La Duma consta di 450 deputati ed è eletta dal popolo ogni quattro anni, a suffragio universale, sulla base di un sistema interamente maggioritario (con barrage del 7%)[3]. L’attuale Duma è stata eletta il 2 dicembre 2007.

Il Consiglio della Federazione è composto da 178 membri e rappresenta (due membri per ogni soggetto) gli 89 organi esecutivi e legislativi dei “soggetti della Federazione” (Repubbliche, regioni e territori autonomi, province). In base alla riforma promossa dal Presidente Putin nel luglio 2000, a partire dal 2002 dei due membri chiamati a rappresentare i “soggetti della Federazione” in seno al Consiglio della Federazione, uno è designato dal Governatore con il consenso dell’assemblea legislativa locale e l’altro è eletto direttamente da quest’ultima. L’inizio del loro mandato dipende dalle elezioni delle singole entità federate. Per introdurre modifiche alla Costituzione occorre la maggioranza dei due terzi dei componenti della Duma, ovvero 301 seggi.

 

Composizione della Duma (elezioni del 2 dicembre 2007)

 

Partiti politici

seggi

Russia Unita

315

Partito comunista

57

Partito liberal democratico

40

Una Russia giusta

38

 

 

 

Governo

 

Il Potere esecutivo, diversamente da quanto avviene in altri Paesi aventi un ordinamento a carattere presidenziale, è ripartito tra un’Amministrazione presidenziale - dotata di un imponente apparato burocratico che spesso si articola in numerosi organi collegiali, e che incide largamente sulla concezione e sullo sviluppo degli indirizzi governativi - e la struttura ministeriale vera e propria, cui spettano concrete prerogative di attuazione a livello tecnico di quegli indirizzi. Di rilievo è la figura del Capo dell’Amministrazione di Governo, che ha il compito di coordinare l’attività del Governo e regolare i conflitti che possono insorgere tra le diverse Amministrazioni.

 

 

Magistratura

 

Il sistema giudiziario della Federazione Russa è disciplinato dalla Costituzione federale. La Corte Costituzionale controlla la legittimità delle leggi federali, degli atti normativi del Presidente, dei trattati internazionali e degli accordi interni fra i “soggetti” della Federazione. La Russia è l’unico Paese appartenente al Consiglio d’Europa a non avere ancora ratificato l’abolizione della pena di morte (che tuttavia non viene applicata grazie ad una moratoria).

Particolare importanza riveste il Procuratore Generale, che ha le seguenti funzioni: rappresentare lo Stato nei pubblici processi nonché gli interessi dei cittadini nei casi previsti dalla legge; controllare tutta l’attività investigativa ed accertare eventuali violazioni di legge commesse nell’emanazione di sentenze da parte dei tribunali, vigilare sull’applicazione di misure di coercizione e di limitazione della libertà personale emesse a sfavore dei cittadini. Il Procuratore Generale è nominato dal Presidente della Federazione e dura in carica cinque anni. La sua nomina deve essere approvata dalla maggioranza dei componenti del Consiglio della Federazione.  I giudici di tutte le corti sono nominati a vita dal Consiglio della Federazione su proposta del Presidente della Federazione.

 

 


 

QUADRO POLITICO

 

(a cura del Ministero degli Affari esteri)

 

 

POLITICA INTERNA

 

1. L’Era Putin (2000-2008) e le riforme

Fin dall’inizio del suo primo mandato (2000) il Presidente Putin si è posto l’obiettivo di restituire alla Russia quel ruolo di grande potenza cui sembra destinato per collocazione geo-politica, potenziale demo-economico e genio creativo del suo popolo. Tale obiettivo impone la modernizzazione delle infrastrutture, la privatizzazione dell’economia, il rafforzamento del sistema bancario, lo sviluppo dell’agricoltura e dell’industria, lo snellimento degli apparati amministrativo e giudiziario. La chiave di volta di queste riforme è lo sviluppo economico, requisito essenziale per attirare gli investimenti stranieri, apportatori di capitali e di tecnologie.

La riforma promossa da Putin nel marzo 2004 ha quasi dimezzato il numero dei membri del Governo, assicurandogli una struttura più compatta e funzionale. Gli attentati terroristici culminati con la tragedia di Beslan (settembre 2004) hanno impresso un’ulteriore accelerazione alle riforme, nell’ottica di un maggiore accentramento dei poteri: dopo aver rimaneggiato i vertici della Difesa ed avviato il riordino del Ministero degli Interni, è stata promulgata la legge “sui principi generali dell’organizzazione degli organismi legislativi ed esecutivi nelle regioni” (dicembre 2004) che riforma il sistema di elezione dei Governatori delle 89 entità territoriali russe, i cd “soggetti della Federazione”, i quali ora non vengono più eletti direttamente, bensì nominati dal Presidente con una successiva procedura di ratifica da parte delle Assemblee legislative regionali. Nell’aprile 2005 la Duma ha approvato una riforma elettorale che, prefiggendosi di ridurre la dispersione dei voti e favorire il consolidamento di pochi grandi partiti, rende particolarmente difficoltoso ottenere una rappresentanza in parlamento per i partiti di dimensioni ridotte, e sostanzialmente impossibile eleggere candidati indipendenti. Il nuovo sistema prevede infatti l’elezione soltanto attraverso le liste di partito, esclude la formazione di coalizioni elettorali, richiede 50.000 firme per la costituzione di un partito ed innalza dal 5% al 7% la soglia di sbarramento per l’accesso in Parlamento.

Nonostante gli sforzi in senso riformista e l’ampio consenso interno di cui gode Putin per l’opera di riordino avviata, permangono tuttavia sul tappeto numerose questioni irrisolte, tra cui la Cecenia (v. para 2). Più in generale, i tratti di centralismo e di autoritarismo che caratterizzano il sistema di governo russo alimentano accuse di insufficiente rispetto delle libertà civili e democratiche e di scarsa tutela dell’autonomia dei media. Oscuri rimangono gli episodi che hanno coinvolto giornalisti, personaggi del “dissenso” e degli ambienti economico-industriali.

2. Le elezioni per la Duma del 2 dicembre 2007

Il 12 settembre 2007 il Primo Ministro Fradkov ha presentato le dimissioni al Presidente Putin, il quale ha indicato come successore Viktor Zubkov (Capo del Servizio Federale di Monitoraggio Finanziario presso il Ministero delle Finanze): la sua nomina è stata approvata dalla Duma il successivo 14 settembre.

Le elezioni del 2 dicembre 2007 per il rinnovo dei 450 seggi della Duma di Stato hanno visto il partito “Russia Unita” imporsi con largo margine (64,3% delle preferenze, che garantisce una maggioranza superiore a quella costituzionale dei due terzi). A causa dell’alta soglia di sbarramento, delle undici forze politiche ammesse alla competizione solo quattro sono entrate nella Duma: oltre a “Russia Unita”, i Comunisti di Zyuganov (11.6%), i Liberal-democratici di Zirinovsky (8,1%), entrambi in calo rispetto alle elezioni del 2003, e "Russia Giusta" di Mironov (7,8%), la formazione di sinistra pro-putiniana creata l’anno scorso.

Gli osservatori occidentali (Assemblee Parlamentari dell'OSCE e del Consiglio d'Europa; per contro, l’ODIHR ha rinunciato ad inviare una propria missione di monitoraggio adducendo le difficoltà frapposte dalle autorità russe) hanno dato un giudizio negativo sulla regolarità della consultazione evidenziando carenze tali da condizionare il corretto svolgimento del processo elettorale: eccessivo coinvolgimento dello Stato con conseguenti abusi di potere, faziosità dei media, difficoltà per le piccole formazioni derivanti dalla nuova legge elettorale, vessazioni nei confronti dei partiti di opposizione. Questi ultimi hanno denunciato brogli e violazioni amministrative rifiutandosi di riconoscere la legittimità dei risultati elettorali.

Le elezioni erano state precedute da manifestazioni di protesta organizzate a Mosca e San Pietroburgo dalla coalizione di opposizione radicale (“L’altra Russia”) e sfociate in scontri con la polizia che ha fermato alcuni manifestanti tra cui uno dei principali avversari del Cremlino, Kasparov, rilasciato dopo alcuni giorni.

3. La vittoria di Medvedev alle elezioni presidenziali (2 marzo 2008)

Putin, nel rispetto dei dettami costituzionali, ha deciso di non presentarsi per un terzo mandato presidenziale, ma ha espresso pubblicamente la propria volontà di continuare a svolgere un ruolo influente nella politica russa, intanto come capolista (ma non membro) del partito di maggioranza relativa “Russia Unita” alle elezioni parlamentari del 2 dicembre scorso.

Russia Unita ha individuato nel Primo Vice Primo Ministro Medvedev il proprio candidato alle presidenziali di marzo, cui il Presidente Putin ha dato il suo pieno appoggio, rendendone praticamente scontata l’elezione.

Le elezioni presidenziali del 2 marzo u.s. sono state vinte con un ampio margine da Medvedev, che ha raccolto il 70,28% dei consensi, contro il 17,7% del candidato comunista Zyuganov, il 9,3% del liberal-democratico Zhirinovsky e l’1,3% del democratico Bogdanov. L’opposizione ha affrontato la scadenza elettorale priva di omogeneità sia per i candidati che per i programmi.

Tra i principali impegni del nuovo Presidente, insediatosi il 7 maggio, vi sarà sicuramente quello di rassicurare l’opinione pubblica internazionale sulla sincera volontà russa di proseguire sulla strada delle riforme interne sgombrando il campo dalle riserve alimentate da ultimo dalla non ineccepibile tenuta delle ultime elezioni parlamentari e presidenziali, giudicate nel complesso negativamente dagli scarsi osservatori occidentali che vi hanno partecipato (l’ODIHR/OSCE ha rinunciato ad inviare proprie missioni di monitoraggio adducendo le difficoltà frapposte dalle autorità russe). 

La solida maggioranza parlamentare di cui dispone alla Duma sosterrà Medvedev nel suo programma di riforme interne, dilotta alla corruzione e di rafforzamento dei diritti e delle libertà fondamentali, confermato già nelle sue prime esternazioni.

4. Il Governo Putin (8 maggio 2008)

La nomina di Putin a Capo del Governo, proposta da Medvedev subito dopo il suo insediamento,è stata immediatamente approvata dalla Duma (8 maggio) con i soli voti contrari del Partito Comunista.

La nuova squadra di governo non presenta cambiamenti radicali, anche se non mancano alcune significative novità, tra cui l’aumento del numero del Vice-Primi Ministri (che da 5 passano a 7). Da segnalare inoltre il passaggio dei più stretti collaboratori di Putin dal Cremlino alla Casa Bianca: Sobyanin (ex-Capo dell'Amministrazione presidenziale), Sechin (ex-Vice di Sobyanin) e Shuvalov (ex-Sherpa G8) diventano Vicari del Premier con incarichi di rilievo. L’ex-Capo del Governo Zubkov diventa Primo Vice Premier (accanto a Shuvalov).

Restano immutati, tra gli altri, i titolari dei portafogli dell'Interno, degli Esteri e della Difesa. La Nabiullina si vede rinnovato l'incarico di Ministro dello Sviluppo economico, perdendo tuttavia la competenza commerciale che passa a Khristienko, a sua volta confermato all'Industria, ma privato del comparto energetico. Le competenze in materia di energia, strutturate in un dicastero a sé, passano a Shmatko (ex Capo del colosso statale per la costruzione delle centrali nucleari, Atomstroiexport).

Un ruolo prioritario continua ad essere conferito a Kudrin (Vice Premier e Ministro delle Finanze), oggetto di incondizionata fiducia da parte di Putin. Si nota inoltre un progressivo ridimensionamento della componente conservatrice del sistema: oltre al significativo declino dell'ex-candidato alla Presidenza, Sergey Ivanov, e del Capo dei Servizi, Patrushev, vanno in questo senso la nomina di un uomo di Medvedev al Ministero della Giustizia (Konovalov), nonché la forte ascesa del liberale Shuvalov.

Per snellire i processi decisionali del Governo Putin ha istituito il un nuovo organismo nell'ambito dell'esecutivo, il "Praesidium", una sorta di Consiglio dei Ministri ristretto, composto da Primo Ministro, i sette Vice Primi Ministri e sette Ministri (Esteri, Difesa, Interno, Sviluppo regionale, Sviluppo economico, Salute, Agricoltura), che si riunirà una volta alla settimana (mentre l’intero Gabinetto una volta al mese).

 

POLITICA ESTERA

 

La fermezza dimostrata da Putin sul piano della politica interna si è accompagnata ad un notevole pragmatismo in politica estera che, nell’ambito di un progetto di ancoraggio della Russia all’Occidente, è funzionale a restituire al Paese la capacità di svolgere un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. Questa aspirazione si sostanzia in una politica esteramultipolare volta a contrastare l’emergere di nuove egemonie sullo scacchiere internazionale.

 

1. Rapporti con l’Occidente

Il rapporto con gli Stati Uniti resta solido, ma si sviluppa in un clima di crescente conflittualità. Nel rapporto sulla Russia del Council on Foreign Relations (marzo 2006) venivano stigmatizzati, tra l’altro, la deriva autoritaria interna avviata da Putin, la forte limitazione delle libertà individuali e di espressione e l’uso spregiudicato dell’arma energetica. Il rapporto riflette opinioni diffuse nel Congresso e nell’opinione pubblica, che l’Amministrazione ha gradualmente fatto proprie, pur mantendendo un approccio pragmatico. Il nucleo centrale del partenariato con gli Stati Uniti rimane l’azione di contrasto al terrorismo internazionale ed alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, ma sostanziali differenze di approccio sono emerse in relazione a diversi dossier dell’attualità internazionale, tra cui l’Iran ed il Kossovo.

Fra i principali elementi di frizione vi è senz’altro il c.d. “Vicino Estero”, Europa orientale, Asia centrale e Caucaso, regioni nelle quali è percepibile uno strisciante contrasto di opposte sfere di influenza. Preoccupata per le possibili “derive filo-occidentali” nello spazio post-sovietico, Mosca ha dato il via ad un grande attivismo politico e diplomatico finalizzato al recupero di posizioni nell’area.

Da ultimo, l’annuncio da parte statunitense del dispiegamento, nei prossimi anni, di installazioni per un sistema antimissilistico in Polonia e Repubblica Ceca ha provocato forti reazioni a Mosca. In diverse occasioni pubbliche (discorso al Wehrkunde di Monaco del 10 febbraio 2007, messaggio al Parlamento del 25 aprile 2007, ecc.) Putin ha criticato senza mezzi termini l’unilateralismo di Washington.

Pur mantenendo gli obiettivi di fondo della precedente Amministrazione,  Medvedev tenterà di riannodare un dialogo con l’Occidente che conosce attualmente numerosi fattori irritanti: scudo missilistico USA, sospensione russa dell’applicazione del CFE, allargamento NATO a Ucraina e Georgia, insofferenza russa per l’attivismo occidentale nel proprio “estero vicino”, Kossovo, critiche occidentali verso le dinamiche interne russe (elezioni, diritti umani, rischi di una deriva autoritaria nel Paese), temi energetici. Lo ha confermato l’ultimo evento che ha visto la partecipazione di Putin come Presidente russo, il Vertice NATO di Bucarest (2-4 aprile 2008), nel corso del quale, pur permanendo divergenze serie su allargamento e difesa missilistica, si sono registrati significativi progressi in materia di transito attraverso il territorio russo di materiale militare destinato ad ISAF, di formazione sul narcotraffico per i Paesi dell'Asia Centrale e di partecipazione russa al sistema di sicurezza aereo.

Anche l’incontro di Sochi, sul Mar Nero, tra Bush e Putin (6 aprile 2008), conclusosi con l’adozione di una Dichiarazione strategica bilaterale, ha testimoniato la volontà di entrambe le parti di impostare i rapporti USA-Russia in modo meno conflittuale evidenziando le aree in cui approfondire la cooperazione (non proliferazione, contrasto al terrorismo, energia, cooperazione economica). Alla Dichiarazione di Sochi è seguita la firma di un accordo bilaterale (6 maggio) sullo scambio di tecnologie e sull’arricchimento da parte russa dell’uranio di origine americana utilizzato da Paesi terzi.

Vi è stata infine una positiva svolta per quanto riguarda i rapporti UE-Russia: lo scorso 21 maggio, infatti, grazie alla decisione lituana di rimuovere il suo veto, è stato finalmente raggiunto un accordo tra gli Stati membri dell’Unione per l’avvio dei negoziati per il nuovo accordo di partenariato.

Quanto ai rapporti con la NATO, la maggior parte degli Alleati (con l’eccezione dei Paesi baltici, la Repubblica Ceca e la Polonia) ritiene sia necessario continuare ad impegnarsi per consolidare ulteriormente i rapporti con la Russia attraverso un incremento della cooperazione pratica e la valorizzazione del Consiglio NATO-Russia (istituito con la “Dichiarazione di Roma”, approvata in occasione del Vertice di Pratica di Mare del maggio 2002) qual prezioso foro dove mantenere con Mosca un serio dialogo politico, anche su tematiche controverse. I rapporti NATO-Russia sono ulteriormente complicati dal ritardo da parte alleata nella ratifica del Trattato CFE Adattato (la Russia vi ha provveduto, assieme a pochi altri Paesi, da ben due anni e mezzo), sulla base di quello che viene ormai considerato da Mosca come un vero e proprio "pretesto", ossia la insistita richiesta da parte alleata dell'adempimento degli "impegni di Istanbul" sul ritiro delle truppe russe da Transnistria e Georgia. La Russia ha peraltro sospeso dal 12 dicembre 2007 l’applicazione del Trattato.

Va comunque segnalato che a maggio 2007 la Duma russa ha ratificato il Trattato NATO SOFA sullo status delle forze armate.

 

A partire dal 2004 la Russia ha a più riprese espresso forti critiche nei confronti dell’operato dell’OSCE, chiedendo che si proceda ad un ripensamento delle priorità dell’Organizzazione per riequilibrare l’eccessivo peso assegnato al “primo cesto” (diritti umani e libertà democratiche) a favore della lotta al terrorismo e della dimensione economica.

La Russia è il membro permanente del CdS dell’ONU che schiera al momento il minor numero di caschi blu (meno di 300, la maggior parte in Sudan), preferendo la partecipazione, in ambito CSI, ad operazioni di pace regionali (es. Georgia, Moldova). Ha inviato in Libano un battaglione del Genio costruzioni, ma al di fuori della cornice delle Nazioni Unite (UNIFIL).

 

2. Rapporti con l’Ucraina e questioni energetiche

Malgrado la storia, la geografia, la complementarietà dei sistemi produttivi, gli interessi economici e la presenza di una forte minoranza russa (25-30% della popolazione) rendano indispensabile il mantenimento di buoni rapporti con la Russia, le relazione russo-ucraine conoscono fasi alterne. Nella fase successiva alla “rivoluzione arancione” nel dicembre 2004, l’aperto appoggio in precedenza dato da Mosca alla candidatura presidenziale di Yanukovich ha causato un gelo iniziale nei rapporti con la Russia. Le relazioni bilaterali sono rimaste statiche per tutto il periodo successivo.

Motivi di contrasto fra due Paesi rimangono le trattative per la demarcazione dei confini marittimi del Mare d’Azov e dello Stretto di Kerch, lo status della flotta russa a Sebastopoli, la questione dell’”Holodomor” (la grande carestia del 1932-33) di cui da parte ucraina si chiede il riconoscimento internazionale quale “genocidio”, e non ultimo lo status della lingua russa.

Per la Russia, l’Ucraina è un paese di rilevanza strategica: l’80% del gas e oltre il 50% del petrolio russo destinati all’Europa transitano dall’Ucraina. Cospicuo è l’interscambio commerciale bilaterale (26 miliardi di dollari nel 2006) mentre la presenza della comunità russa è stimabile fra gli 8 e i 10 milioni (a cui vanno aggiunti oltre 20 milioni di ucraini russofoni).

La Russia continua a mantenere un peso determinante soprattutto nel settore energetico, come emerso nella “crisi del gas” dell’inverno 2005-2006, seguita alla decisione di Mosca di applicare gradualmente anche all’Ucraina i prezzi di mercato. Da allora il prezzo del gas ha continuato a crescere per Kiev, passando da 55$ a 95$ per 1.000 metri cubi nel 2006, a 130$ nel 2007. Da ultimo, l’accordo raggiunto nel dicembre 2007 con Gazprom prevede per il 2008 un prezzo di 179,5$ (+38,4%).

A marzo 2008 Gazprom è tornata a minacciare l’interruzione delle forniture di gas all’Ucraina adducendo un mancato pagamento per un valore di 1.5 miliardi di dollari.  La potenziale crisi è stata tuttavia scongiurata nel corso della visita di Yuschenko a Mosca il 12 febbraio, quando è stato raggiunto un accordo: oltre al saldo del debito, è stata deciso un gruppo di lavoro per giungere a una razionalizzazione – vuoi eliminazione – delle società intermediarie di gestione e distribuzione del gas RosUkrEnergo e UkrGazEnergo. Quanto al prezzo del gas per il 2008 esso dovrebbe restare inalterato (179,5$ per 1.000 m3). Da parte ucraina si sarebbe assicurato (in cambio) l’appoggio all’entrata di Mosca nell'Organizzazione Mondiale del Commercio nonché la firma di un documento “strategico” per il futuro dei rapporti bilaterali.

Medvedev e Yushchenko si sono incontrati il 6 giugno 2008 a margine del Vertice informale della CSI. Tra i temi “spinosi” trattati dai due Presidenti: la questione della presenza della Flotta russa sul Mar Nero (prevista fino al 2017 dall'Accordo bilaterale del 1997), le forti riserve di Mosca sul processo di adesione di Kiev all'Alleanza Atlantica, il prezzo del gas (Medvedev ha preannunciato al Presidente ucraino un aumento nell'ordine di quasi il 100%' - del prezzo del gas a partire dall' 1 gennaio 2009, giustificandolo con l'adeguamento ai prezzi di mercato preannunciato dai fornitori centro-asiatici).

 

3. Rapporti con la Bielorussia e questioni energetiche

La Bielorussia è importante a livello geopolitico per la Russia in quanto Paese di transito per l’enclave di Kaliningrad e per le materie prime energetiche, baluardo contro le “nuove sfide e minacce”, dal narcotraffico alla criminalità organizzata.

Inoltre, in paragone con l’Ucraina e soprattutto con la Georgia, Minsk rappresenta oggi per Mosca “un focolaio di stabilità” nella regione.

A partire dal 1995 una serie di intese bilaterali mirava a realizzare una progressiva integrazione tra Belarus e Russia: l’accordo sul regime di libero scambio (1995) e un Trattato sull’Unione (1999). Il processo di integrazione bilaterale si sta di fatto trascinando da un decennio con alti e bassi, in un alternarsi di proclami retorici (che farebbero pensare a una fusione imminente) ed un interminabile mercanteggiamento sui dettagli. I negoziati sul progetto di Costituzione sembrano essersi arrestati in particolare sulla questione dei poteri che dovrebbero essere devoluti in esclusiva all’Unione. Ciò non toglie che si sia arrivati ad un notevole livello di integrazione con l’istituzione di un “Consiglio Supremo” dei due Presidenti (il Presidente Putin si è recato appositamente a Minsk a dicembre 2007), del Consiglio dei Ministri (riunitosi a Minsk lo scorso ottobre; la delegazione russa era capeggiata dal Primo Ministro Zubkov) e dell’Assemblea Interparlamentare.

Peraltro, anche al fine di attenuare le conseguenze dell’aumento del prezzo dell’energia sull’economia bielorussa, in occasione della sua visita a Minsk di dicembre Putin ha annunciato la concessione di un prestito (stabilization loan) pari ad un miliardo e mezzo di dollari Usa.

Dopo un negoziato molto teso, il 31 dicembre 2006 è stato siglato un accordo di durata quinquennale (2007-2011) tra Belarus e Federazione Russa che delinea il nuovo quadro dei prezzi delle forniture di gas.[4] La crisi energetica è comunque esplosa all’inizio di gennaio relativamente alle forniture di petrolio: al fine di compensare l'aumento delle tariffe doganali sull'export di greggio, disposto a dicembre dai russi (180 dollari per tonnellata), e dopo il rifiuto di Mosca di concedere uno sconto sugli aumenti, la Bielorussia ha deciso di imporre una tassa sul petrolio che transita sul proprio territorio e, a titolo di corrispettivo, ha effettuato un prelievo di 80 tonnellate di greggio. La Russia ha reagito interrompendo il transito del petrolio attraverso l’oleodotto Druzhba, determinando una brusca interruzione del flusso di greggio diretto (principalmente) in Polonia e Germania. Nel giro di un paio di giorni, tuttavia, è stato raggiunto un accordo e le forniture di greggio sono state ripristinate.[5]

A febbraio 2007 è stato concluso un nuovo accordo sulle tariffe di transito del petrolio russo attraverso il territorio bielorusso tra la società bielorussa Gomeltransneft e la russa Transneft, grazie al quale Minsk ha ottenuto un aumento del 33% delle tariffe (la nuova tariffa è di circa 0,54 centesimi di dollaro per tonnellata per ogni 100 chilometri di oleodotto).

 

4. La Comunità degli Stati Indipendenti (CSI)

Le gravi crisi istituzionali che hanno investito, in rapida successione, alcuni Paesi del c.d. Estero Vicino (Georgia, Ucraina, Kyrgyzstan, Uzbekistan) hanno generato a Mosca preoccupazione ed imbarazzo. La Russia paga un alto prezzo per non aver saputo definire un approccio politico coerente e credibile, in grado di arrestare le evidenti tendenze alla progressiva destabilizzazione dello “spazio ex-sovietico”. La riunione dei Ministri degli Esteri dei Paesi della CSI tenutasi a Mosca il 21 aprile 2006 ha confermato le profonde divisioni che separano attualmente la Russia da alcuni membri della Comunità, in particolare la Georgia, la Moldova, e - in misura minore – l’Azerbaijan. Al di là degli sforzi della diplomazia russa, tesi ad accreditare l'immagine di una Comunità che nonostante le evidenti difficoltà continua a rimanere viva, si conferma la fase di profonda crisi della CSI. Nonostante il Vertice di Dushanbe della CSI (ottobre 2007) abbia raggiunto l’obiettivo di approvare il documento concettuale sulla riforma dell’Organizzazione (che sancisce il carattere consensuale delle decisioni, stabilendo un meccanismo di monitoraggio dell’attuazione delle deliberazioni assunte a livello politico), si conferma la dinamica non incoraggiante in atto nell’ambito della CSI (Georgia e Ucraina non hanno sottoscritto il documento della riforma). Mosca ne è pienamente consapevole e tende a privilegiare formati ristretti di cooperazione con i partner più “vicini”, oltre a quelli già in essere come, in campo politico-militare, l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettivo cui aderiscono anche Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirgyzizstan, Tagikistan e Uzbekistan.

Nel corso della riunione del Consiglio dei Capi di Governo della CSI svoltasi a Minsk il 23 maggio 2008 il Primo Ministro Putin ha confermato che i temi energetici, dei trasporti e dell’immigrazione, costituiscono le principali aree di cooperazione sulle quali la CSI è chiamata ad operare. In questo Consiglio CSI non sono emerse particolari questioni, né si sono registrati significativi passi in avanti nel prospettato processo di riforma della stessa Organizzazione internazionale regionale.

Creazione di un'Unione doganale nell’ambito della Comunità Economica Euroasiatica (EurAsEC)[6]

In occasione del Vertice informale EurAsEC dell’agosto 2006 Russia, Bielorussia e Kazakhstan hanno sottoscritto un documento con cui si sono impegnati a creare una base legale per l'istituzione di una Unione doganale da istituirsi entro due anni. A gennaio 2008 i Primi Ministri di Russia, Bielorussia e Kazakhstan hanno firmato 9 dei 27 accordi commerciali necessari per dare avvio all'Unione doganale.

Il documento del 2006 è stato firmato anche da Kirgyzizstan, Tagikistan e Uzbekistan, che aderiranno all'Unione in una fase successiva.

 

5. Il continente asiatico

Anche il continente asiatico è al centro dell’interesse della politica estera russa. La nuova fase positiva dei rapporti sino-russi (6.000 km di frontiera comune) si basa sul “Trattato di partenariato strategico” (2001), teso a contrastare l’egemonia americana. La visita a Pechino (marzo 2006) del Presidente Putin (accompagnato da una delegazione di più di mille persone) per l’inaugurazione dell’Anno della Russia in Cina ha evidenziato un salto di qualità nelle relazioni bilaterali, segnandone uno dei punti più alti raggiunti da diversi decenni a questa parte. Nell'agenda dei colloqui tra Putin e Hu Jintao la cooperazione bilaterale, soprattutto nel settore energetico, ha avuto un ruolo centrale, con la firma di ben 15 accordi. Con le intese sulle forniture di petrolio e idrocarburi e sulle collaborazioni tra compagnie petrolifere la Russia si prepara ad assumere un ruolo di rilievo nelle forniture energetiche alla Cina.

Il Presidente Medvedev ha avuto come destinazione del suo secondo viaggio all’estero la Cina (maggio 2008), a conferma della priorità che i rapporti con Pechino rivestono per Mosca anche dopo il passaggio di consegne al Cremlino. La crescente attenzione di Mosca verso lo scacchiere asiatico si traduce anche nella ricerca di forme di collaborazione economica e politica sempre più avanzate con l'India. A tale dinamica contribuiscono la sostanziale sintonia con Delhi sui principali temi dell'attualità internazionale, il dinamismo dell'economia indiana, la potenziale complementarietà dei due sistemi economici, il crescente fabbisogno energetico di Delhi, nonché le promettenti prospettive della già fruttuosa collaborazione bilaterale nel settore militare, creando i presupposti per l'ulteriore sviluppo della collaborazione nel settore energetico, spaziale, delle comunicazioni e militare.

In occasione della riunione dei Ministri degli Esteri di Russia, Cina ed India (novembre 2007) è stata raggiunta un’intesa volta ad istituzionalizzare la collaborazione economica triangolare, in particolare nei settori dell'energia, dello sviluppo delle nanotecnologie, dell'informatica e dell'agricoltura.

A maggio 2008 ha avuto luogo a Yekaterinburg una riunione dei Ministri degli Esteri dei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), quali hanno deciso di istituzionalizzare il formato, prevedendo a riunioni regolari a livello di Capi di Stato e di Governo, nonché di Ministri degli Esteri e non piu' soltanto ad incontri a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. I quattro Ministri hanno anche approvato una Dichiarazione Comune, nella quale hanno ribadito il sostegno alla creazione di un sistema delle relazioni internazionali più democratico e centrato sul multilateralismo. Lavrov ha ribadito il sostegno della Russia all'ingresso degli altri Paesi BRIC nel G8, rappresentando da soli il 40% della popolazione e più del 10% del Prodotto Interno Lordo del mondo. Nella Dichiarazione comune si ribadisce "comprensione e sostegno" all'aspirazione del Brasile e dell'India a svolgere un ruolo "più rilevante" nell'ambito dell'ONU.

 

RELAZIONI CON L’UNIONE EUROPEA

 

I rapporti fra UE e Russia si articolano intorno ai Quattro Spazi Comuni (Economico; di Libertà, Sicurezza e Giustizia; di Sicurezza Esterna; di Ricerca, Istruzione e Cultura). Definiti formalmente al Vertice UE-Russia del 10 maggio 2005, essi formano la nuova cornice politica delle relazioni tra i due partner, nel quadro dei meccanismi e delle istituzioni previsti dall’Accordo di Partenariato e Cooperazione (APC), in scadenza il 1° dicembre 2007. In vista di tale termine, la Commissione ha presentato una proposta di mandato negoziale per la finalizzazione di un nuovo accordo, articolato su tutti e quattro gli Spazi Comuni. L’avvio dei negoziati per il nuovo accordo di partenariato UE-Russia, a lungo posticipati a causa del veto prima polacco e poi lituano, è stato finalmente sbloccato (maggio 2008).

Permangono difficoltà nel rapporto con laRussia soprattutto sulle questioni energetiche: Mosca ha espresso forti diffidenze verso le proposte della Commissione contenute nel Terzo Pacchetto per la liberalizzazione del mercato energetico europeo, in particolare per ciò che riguarda l’unbundling (separazione proprietaria delle reti di trasmissione di elettricità e gas dalle attività di produzione e fornitura, in modo tale che uno stesso soggetto non possa avere interessi in entrambi gli ambiti). La Russia, che propone un'intesa energetica improntata alla massima liberalizzazione (accesso russo ai mercati di distribuzione e vendita europei in cambio dello sfruttamento di giacimenti russi e la costruzione di nuove condotte a proprietà congiunta) vede nell'unbundling il rigetto della sua impostazione e il tentativo di far saltare il metodo dello scambio di assets su cui si basa il rapporto fra Gazprom e le grandi società europee (ENI inclusa).

Le relazioni UE-Russia sono peraltro molto solide sul piano economico-commerciali: l’UE rappresenta il primo partner commerciale per la Russia (contribuendo per il 50% al commercio estero russo), il 4° mercato di sbocco delle esportazioni russe ed il 3° esportatore in Russia (dopo USA e Cina). A sua volta, la Federazione Russa è il 5° partner commerciale dell’UE (dopo Stati Uniti, Svizzera, Cina e Giappone), assorbe il 4,4% delle esportazioni UE e contribuisce per il 7,6% alle importazioni comunitarie. La Russia è il secondo fornitore di petrolio dell’UE e assicura un quarto del fabbisogno europeo di gas.

Il 1° giugno 2007 è entrato in vigore l’Accordo tra la Comunità Europea e la Federazione Russa sulla facilitazione del rilascio dei visti ai cittadini dell’Unione Europea e della Federazione Russa, il primo accordo di facilitazione visti concluso in questo settore.



[1] Il 9 marzo 2005, per la prima volta Putin si è avvalso della facoltà di rimuovere il Governatore della regione Koryakia, Loghinov, per non aver saputo garantire il riscaldamento ai cittadini della provincia. Al momento, Putin ha già provveduto a nominare diversi Governatori.

[2] E’ stato creato nel 1992 ed è presieduto dal Presidente della Federazione. Lo stesso Putin ne è stato Segretario nel 1999 prima di diventare Primo Ministro e poi Presidente. Ivanov sostituisce Vladimir Rushailo, passato alla carica di Segretario della CSI.

[3] Il 30 giugno 2006, la Duma ha approvato definitivamente una riforma elettorale intesa a punire i deputati “sleali” nei confronti del proprio partito, punendoli con la sospensione dalla carica legislativa e sbarrando la strada per un passaggio politico all’opposizione. Il Parlamento ha inoltre posto fine alla possibilità di “votare contro tutti” riservata agli elettori che avessero voluto esprimere il proprio dissenso contro tutti i candidati. La norma antitrasformismo renderà impossibili non solo le “aggregazioni” all’interno del Parlamento ma impedirà anche il sostegno a partiti da parte di candidati di altri schieramenti durante le campagne elettorali.

[4] In base a tale intesa, nel 2007 il Belarus pagherà il gas che importa dalla Russia 100 dollari per 1000 metri cubi, con successivi incrementi percentuali rispetto al prezzo di mercato europeo (pari al 67% nel 2008, all'80 % nel 2009, al 90% nel 2010), sino ad eguagliarlo nel 2011. Il 50% dei titoli dell'operatore bielorusso BeltransGaz sarà ceduto a Gazprom per 2,5 miliardi di dollari in quattro anni, in contanti. Aumenta infine il prezzo per il transito del gas russo verso i mercati europei, che da 0,75 dollari per metro cubo ogni 100 chilometri passa a 1,45 dollari, per l'intero periodo di durata del contratto.

[5] Le intese che hanno posto fine al braccio di ferro prevedono una riduzione dei dazi sull'importazione di petrolio russo in Belarus a 53 dollari per tonnellata (rispetto ai 180 fissati a dicembre), con un incremento indicizzato negli anni futuri. Minsk accetta che la riesportazione di greggio e dei suoi prodotti derivati sia sottoposta ad un regime di dazi concordati che prevede una ripartizione nei proventi del 30% al Belarus e del 70% alla Federazione russa nel 2007, che diventerà rispettivamente del 20 e 80% nel 2008 e del 15 e 85% nel 2009, corrispondente di fatto alla proposta iniziale russa, ma a decorrere dal 2009 (e non dal 2007).

[6] Della Comunità Economica Eurasiatica fanno parte Federazione Russa, Bielorussia, Kazakhstan, Kirgikistan, Tajikistan ed Uzbekistan, mentre Moldova, Ucraina ed Armenia hanno lo status di osservatori.