Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Rapporti Internazionali | ||
Titolo: | URUGUAY - Incontro del Presidente della Commissione Affari esteri, on. Stefano Stefani, con il Presidente della Camera dei Rappresentanti dell'Uruguay, Alberto Perdomo - Roma, 12 giugno 2008 | ||
Serie: | Schede Paese Numero: 21 | ||
Data: | 12/06/2008 | ||
Descrittori: |
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REPUBBLICA ORIENTALE DELL’URUGUAY
REPUBBLICA ORIENTALE DELL’URUGUAY
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1. Cenni storici
Gli spagnoli scoprirono l’odierno Uruguay, allora abitato dai Charrúa, nel 1516. Tuttavia gli insediamenti dei colonizzatori furono limitati nel XVI e XVII secolo dalla resistenza degli indigeni e dalla mancanza di oro e argento. Fu introdotto l’allevamento di bestiame, divenuto presto la principale fonte di reddito.
Una colonizzazione stanziale si realizzò solo verso la fine del XVII secolo, per contrastare l’espansionismo portoghese verso il Rio de la Plata. Montevideo fu fondata all’inizio del XVIII secolo quale piazzaforte spagnola ed il suo porto naturale favorì lo sviluppo di un centro commerciale in competizione con Buenos Aires.
Conflitti fra inglesi, spagnoli, portoghesi e coloni per il dominio della regione del Rio de la Plata marcarono l’inizio del XIX secolo. Nel 1821 la Provincia Orientale dell’Uruguay fu annessa al Brasile dal Portogallo. La Provincia dichiarò la propria indipendenza dal Brasile il 25 agosto 1825, decidendo di aderire ad una federazione regionale con l’Argentina. La federazione sconfisse il Brasile in un conflitto durato tre anni. Sotto gli auspici del Regno Unito, il Trattato di Montevideo del 1828 sancì l’indipendenza dell’Uruguay e la prima Costituzione entrò in vigore nel 1830.
Il resto del XIX secolo fu costellato da interventi da parte degli Stati confinanti e da una successione di Presidenti eletti o imposti. Le opportunità offerte dall’allevamento e dallo sviluppo commerciale favorirono l’arrivo di un gran numero di immigrati dall’Europa.
José Batlle y Ordóñez, antenato del Presidente Jorge Batlle (1999-2004), governò dal 1903 al 1907 e dal 1911 al 1915 e fu il fondatore del moderno Uruguay, con estese ed avanzate riforme nei settori politico, sociale ed economico.
Difficoltà di ordine politico ed economico condussero all’approvazione di una nuova Costituzione nel 1967. Anche a causa dell’aggravamento della crisi economica, nel 1973 le Forze Armate imposero un regime dittatoriale che si rese responsabile di una cruenta repressione e di ripetute gravi violazioni dei diritti umani.
Un nuovo progetto di Costituzione redatto dai militari fu respinto in un referendum nel novembre del 1980 e si crearono le condizioni per il ritorno alla democrazia.
Con le elezioni del 1984, il leader del Partido Colorado, Julio Maria Sanguinetti, assunse la Presidenza della Repubblica fino al 1990. Dopo il consolidamento delle istituzioni democratiche, ottenuto grazie anche ad una politica di riconciliazione, il Presidente Sanguinetti stabilizzò l’economia del Paese favorendo gli investimenti stranieri.
Dal 1990 al 1995 il Presidente Luis Alberto Lacalle Herrera, leader del Partido Nacional (Blanco), proseguì nella liberalizzazione del commercio. Nel 1991 l’Uruguay fu uno dei Paesi fondatori del MERCOSUR.
Sanguinetti tornò alla Presidenza dal 1995 al 2000, sostenuto da un’inedita coalizione parlamentare fra i tradizionali antagonisti della politica uruguayana: il Partido Colorado dello stesso Sanguinetti e il Partido Nacional.
Nelle elezioni del 1999, il Presidente Jorge Batlle prevalse sul candidato del Frente Amplio, Tabaré Vázquez, che si è invece imposto nelle successive consultazioni presidenziali del 2004 ed ha assunto le proprie funzioni il 1 marzo 2005.
2. Dati geo-politici
DATI GENERALI |
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Superficie |
176.200 kmq (circa metà della superficie italiana) |
Capitale |
Montevideo
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Abitanti |
3.431.932 (circa il 40% sono di origine italiana) |
Tasso di crescita della popolazione |
0,46% |
Aspettativa di vita |
76,33 anni |
Composizione etnica |
bianchi 88%, meticci 8%, neri 4% |
Lingue ufficiali |
spagnolo |
Tasso alfabetizzazione |
98% |
Religioni praticate |
cattolica (66%), riformata (2%), nessuna/altre 31%,ebraica 1%
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Fonte: The CIA Worldfactbook 2007.
CARICHE DELLO STATO
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Presidente della Repubblica e Capo del Governo
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Tabaré Ramón VÁZQUEZ ROSAS(Encuentro Progresista - Frente Amplio) |
Vice Presidente della Repubblica e Presidente del Senato
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Rodolfo NIN NOVOA (Encuentro Progresista – Frente Amplio) |
Presidente della Camera dei Rappresentanti |
Alberto PERDOMO GAMARRA (Partito Nazionale) |
Ministro degli Esteri |
Gonzalo FERNÁNDEZ (Partido Socialista – Frente Amplio, da marzo 2008) |
Ministro dell’economia e delle finanze |
Danilo ASTORI (Asamblea Uruguay – Frente Amplio) |
Ministro dell’Interno |
Daisy Tourné (Partito Socialista – Frente Amplio, dall’8 marzo 2007) |
SCADENZE ELETTORALI
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Elezioni legislative |
Novembre 2009 |
Elezioni presidenziali |
Novembre 2009 |
3. Quadro politico
QUADRO POLITICO
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Governo in carica
Dopo 4 anni dall’insediamento, per la prima volta nella storia dell’Uruguay, di un governo di coalizione di sinistra (Frente Amplio-Encuentro Progresista), il Paese si trova attualmente in una fase di significativo progresso e sviluppo che lascia tuttavia trasparire seri elementi di fragilità.
Il Presidente Tabaré Vazquez, si è dovuto confrontare sin dall’inizio del suo mandato con le gravi conseguenze delle crisi economica attraversata dal Paese fra il 2003 ed il 2004. Con il varo del “Piano Nazionale di Emergenza Sociale” – che contempla una serie di misure assistenzialistiche a favore dei ceti meno abbienti – il Governo del Frente Amplio ha inteso fornire una prima risposta alla grave emergenza sociale che vedeva, nel 2005, quasi un terzo della popolazione uruguaiana versare in condizioni di povertà.
Al di là della politica sociale, che ha costituito,
in questi anni, il perno dell’azione governativa, il Frente
Amplio ha approfondito il lavoro iniziato dal precedente Governo Battle – con
In questo contesto, i principali ostacoli all’azione di governo non sono stati rappresentati tanto dalla blanda opposizione rappresentata dal Partido Blanco e dal Partido Colorado,quanto piuttosto dall’eterogeneità di una coalizione, quella del Frente Amplio, che va da una sinistra riformista, a settori democratico-cristiani, a frange massimaliste ben radicate nella popolazione. Assistito da un alto indice di popolarità, Vázquez – che dispone di una larga maggioranza parlamentare – è comunque riuscito ad individuare un seppur fragile equilibrio all’interno della propria coalizione, assicurando una rinnovata attenzione alle tematiche sociali – nel contesto di una politica di dialogo con le parti sociali – e, nel contempo, dando continuità alla politica di austerità finanziaria e di contenimento dell’indebitamento pubblico inaugurata dal precedente Governo.
L’11 febbraio 2008, il Presidente uruguaiano ha deciso di procedere ad un rimpasto di governo, sostituendo 6 ministri con la motivazione che, in vista delle prossime elezioni presidenziali e politiche del 2009, alcuni esponenti fondamentali dell'esecutivo dovevano dedicarsi al loro ruolo all'interno dei partiti senza influire sull'azione del governo. Tuttavia, probabilmente, alla base della decisione di sostituire il Ministro degli Affari esteri, Reinaldo Gargano, vi sono state divergenze nella visione d’insieme della politica estera. L’anziano Ministro degli esteri, di origine italiana, è sempre stato infatti fautore di una politica estera latino-americana che individuava nell’Unione europea il partner privilegiato, mentre, nella visione del Presidente Vázquez, l’interlocutore favorito continua ad essere quello statunitense che, a suo giudizio, può garantire al piccolo Uruguay un ruolo di maggiore rilievo rispetto a quello che ha nell’ambito multilaterale del MERCOSUR, nel cui quadro sono delineati i rapporti con l’Unione europea.
Composizione del Parlamento
A seguito delle elezioni del 31 ottobre 2004, i seggi sono così ripartiti[1]:
Camera dei deputati
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Partiti |
Seggi |
Encuentro progresista-Frente Amplio |
52 |
Partido Nacional |
36 |
Partido colorado |
10 |
Partido Indipendiente |
1 |
TOTALE |
99 |
SENATO
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PARTITI |
SEGGI |
Encuentro progresista-Frente Amplio |
17 |
Partido Nacional |
10 |
Partido Colorado |
3 |
TOTALE |
30 |
Partiti politici
Frente Amplio
E’ una coalizione di partiti di sinistra, fondata nel 1971 da Líber Seregni, incarcerato negli anni della dittatura. Alle elezioni del 1984 e a quelle del 1989 ottiene circa il 22% dei voti. Invece nelle elezioni locali del 1989, il suo candidato Tabaré Vázquez vince le elezioni e diviene sindaco di Montevideo.
Alle elezioni del 1994 il Frente Amplio si unisce in una coalizione con altre forze progressiste, assume la denominazione Encuentro Progresista - Frente Amplio senza però riuscire ad affermarsi.
Alle elezioni del 2004 alla coalizione si unisce la formazione Nuevo espacio (formato dal Partido del Gobierno del Pueblo e dal Partido Demócrata Cristiano del Uruguay), e si presentano alle elezioni con la denominazione Encuentro Progresista – Frente Amplio – Nueva Mayoría, che si afferma con il 50,7% dei consensi. Dopo le elezioni e con la formazione del nuovo Governo, tutte le componenti hanno deciso di integrarsi nel Frente Amplio.
Partido Nacional (o Partido blanco)
Partito politico di centro-destra, la cui origine risale al periodo della fondazione dello Stato nazionale e ha come suo fondatore il generale Manuel Oribe. Il Partido blanco è generalmente considerato un partito conservatore, vicino agli interessi dei proprietari terrieri e degli allevatori, e legati all’elemento rurale.
Costituiscono il secondo partito dell’Uruguay e alle elezioni del 2004 hanno avuto il 34,3% dei voti.
Partido Colorado
Partito di centro destra, che risale anch’esso al periodo della costruzione dello Stato nazionale, nasce per sostenere Fructuoso Rivera (Presidente tra il 1830 e il 1834), contro Manuel Oribe. Storicamente il Partito rappresenta gli interessi dei gruppi urbani della città di Montevideo ed è legato ad un’ideologia laica e illuminista.
Alle elezioni dell’ottobre 2004 ha ottenuto il 10,36% dei suffragi.
4. Quadro istituzionale
QUADRO ISTITUZIONALE
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L’Uruguay è una Repubblica presidenziale.
Presidente della Repubblica
Il Capo dello Stato è il Presidente della Repubblica, eletto direttamente dal popolo.
Il mandato del Presidente della Repubblica è di cinque anni, non immediatamente rinnovabile. Insieme al Presidente viene elettoanche ilVicepresidente, che diventa automaticamente Presidente dell’Assemblea Generale e Presidente del Senato. In caso di impedimento temporaneo o permanente del Presidente della Repubblica in carica, subentra nelle sue funzioni il Vicepresidente.
Il sistema elettorale per le elezioni presidenziali prevede che venga eletto Presidente della Repubblica il candidato che avrà ricevuto la maggioranza assoluta dei voti con eventuale ricorso al ballottaggio tra i primi due candidati. Ogni partito può presentare un proprio candidato alle elezioni presidenziali.
Il Presidente della Repubblica è al vertice del potere esecutivo. Designa e revoca i Ministri che formano il Consiglio dei Ministri.
Parlamento
Il potere legislativo spetta all’Assemblea Generale, composta da due Camere: la Camera dei rappresentanti ed il Senato, nel quadro di un bicameralismo perfetto.
La Camera dei rappresentanti è composta da 99 membri eletti con sistema proporzionale; il Senato è composto da 30 membri eletti anch’essi eletti con sistema proporzionale, cui si aggiunge il Vice Presidente della Repubblica, che svolge le funzioni di Presidente dell'Assemblea.
Ognuna delle due Camere può proporre all’Assemblea Generale, le Camere riunite, una mozione di censura verso il governo che può essere individuale, plurale o collettiva. Se la mozione viene approvata con una maggioranza superiore a quella assoluta, ma inferiore ai tre quinti dei voti, il Presidente della Repubblica può decidere di sciogliere il Parlamento oppure rimuovere il governo. Tale facoltà non può essere esercitata dal Presidente negli ultimi dodici mesi del suo mandato.
5. Attualità politica
ATTUALITÀ POLITICA(in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri)
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Unione delle Nazioni sudamericane (UNASUR)
I Presidenti dei paesi del Mercosud e quelli della Comunità Andina si sono riuniti a Brasilia, il 23 maggio 2008, per costituire l'Unasur, l'Unione delle Nazioni Sudamericane, un blocco di tutti i paesi del Sudamerica che mira anche a fondare un consiglio di difesa fra Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Paraguay, Perù, Suriname, Uruguay e Venezuela.
Il Trattato, che potrebbe essere il primo passo verso un processo di integrazione politica ed economica che si avvicina, in qualche maniera, a quello dell'Unione europea,. prevede la creazione di una struttura fissa, appoggiata da tre organismi collegiali (capi di Stato, ministri degli Esteri e delegati), con una segreteria generale a Quito (Ecuador) e un Parlamento sudamericano con sede a Cochabamba, in Bolivia. All'aspetto politico ed economico si aggiungerà, su proposta brasiliana, quello strategico militare.
Rapporti con i principali Paesi partner
Il ruolo internazionale dell’Uruguay, sia pure limitato dalle dimensioni del Paese, conosce attualmente una fase di relativo sviluppo, grazie alla sostenuta crescita economica e alla determinazione del governo di Tabaré Vázquez di ritagliarsi uno spazio anche in campo internazionale, finalizzata a creare un più ampio schema di rapporti con l’obiettivo di diminuire la dipendenza dal contesto regionale e di diversificare i mercati di sbocco delle merci uruguaiane.
In questo contesto, se il MERCOSUR rimane centrale nel contesto delle relazioni internazionali del Paese, Montevideo non nasconde una certa disillusione per la mancanza di significativi progressi sul versante del miglioramento dell’unione doganale e delle relazioni commerciali tra i suoi membri, così come per il permanere delle “asimmetrie” economiche, lamentate anche da Asunción, tra “soci” grandi e piccoli.
Al di là del MERCOSUR, la politica estera uruguaiana mira all’intensificazione dei legami con l’intera America Latina, come dimostra il riallacciamento delle relazioni diplomatiche con Cuba (il primo atto di politica estera del nuovo esecutivo) e l’avvicinamento con il Venezuela di Chávez, il cui ingresso nel MERCOSUR è stato apertamente sostenuto da Montevideo.
I limiti di questo ritrovato dinamismo internazionale di Montevideo sono tuttavia apparsi evidenti riguardo alla questione della possibile firma di un Trattato di Libero Commerciocon gli Stati Uniti, che rappresentano il principale mercato di sbocco delle esportazioni uruguaiane.
Al di là dei condizionamenti interni, con una consistente porzione della maggioranza – fra cui il precedente Ministro degli Esteri, Gargano – contraria a tale ipotesi, la principale ragione che ha spinto, il 28 settembre 2006, il Presidente Vázquez ad annunciare che l’Uruguay non intende negoziare una simile intesa è da ricondursi alla netta opposizione di Brasilia e Buenos Aires, che avevano sottolineato l'incompatibilità tra un TLC con gli USA e la permanenza del Paese all'interno del MERCOSUR. In ogni caso, Vázquez, nel ribadire che il suo Governo lavorerà intensamente per migliorare il flusso di beni con gli USA e mantenere ed ampliare le già eccellenti relazioni commerciali, si è poi detto disponibile a negoziare con Washington un Accordo Quadro su commercio e investimenti, nel tentativo di mantenere aperto un canale di dialogo privilegiato con gli Stati Uniti ed evitare che la politica estera uruguaiana si riduca alla sola dimensione rappresentata dal MERCOSUR.
Pur nell’ottica dei tentativi di diminuire la dipendenza regionale, Montevideo non può comunque prescindere dal rapporto con Argentina e Brasile. Dopo le frizioni nel periodo della Presidenza Batlle, la vittoria di Vázquez aveva fatto presagire un ritorno alla normalità delle relazioni con Buenos Aires, grazie anche alla vicinanza ideologica che caratterizza oggi i governi progressisti della regione.
Tuttavia, nonostante l’ampia collaborazione sul tema dei desaparecidos, Uruguay ed Argentina vivono oggi una fase di forti tensioni a causa della questione della “papelera” (vedi infra).
Meno complicati i rapporti con Brasilia, nonostante alcuni problemi commerciali. A livello politico, si condivide lo sforzo per l’approfondimento dell’integrazione regionale attraverso il nuovo “contenitore” della Comunità Sudamericana di Nazioni, mentre in tema di riforma del Consiglio di Sicurezza si deve registrare l’allineamento di Montevideo sulle posizioni brasiliane, dopo una fase in cui l’Uruguay era sembrato sensibile all’impostazione italiana.
Contenzioso con l’Argentina per la costruzione degli impianti di cellulosa
Le relazioni con l’Argentina vivono momenti di tensione a causa della controversia sulle fabbriche di cellulosa che due imprese dovrebbero costruire sulla sponda settentrionale del fiume Uruguay. Le cartiere sono di proprietà di due imprese europee (la spagnola ENCE e la finlandese Botnia), che hanno contrattato con il governo uruguayano la possibilità di costruire gli impianti.
L’Argentina, che considera tale costruzione in aperta violazione con lo statuto del fiume Uruguay firmato da entrambi i Paesi, si è rivolta nel maggio 2006 alla Corte internazionale dell’Aja chiedendo una sospensiva dei lavori. L’Argentina, in particolare, ha denunciato la violazione della norma sull’obbligo reciproco di informazione, contenuta nel Trattato del Rio Uruguay del 1975, che detta le regole alle quali i due paesi dovrebbero attenersi nella gestione delle acque del fiume Uruguay, che segna il loro confine. Il conflitto tra Argentina e Uruguay è configurabile dal punto di vista del diritto internazionale come un caso di inquinamento transfrontaliero: situazione che si verifica quando la fonte inquinante si trova sul territorio di uno stato, mentre gli effetti nocivi si verificano nel territorio di un altro stato.
I giudici dell’Aja, alla quasi unanimità, hanno respinto la richiesta Argentina di misure sospensive (luglio 2006), mentre è attesa la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite (adita sempre dall’Argentina), sul rispetto da parte di Montevideo di quanto previsto dallo Statuto del Río Uruguay – fiume che separa i due Stati – e, in particolare, sull’obbligo di informazione preventiva relativamente alla decisione di installare i due impianti.
Movimenti ambientalisti argentini ed internazionali come Greenpeace hanno organizzato manifestazioni di protesta che hanno, di fatto, interrotto le principali vie di comunicazioni tra i due Paesi, procurando notevoli danni economici all’Uruguay che ha visto una forte flessione del flusso turistico argentino.
Il Governo uruguaiano, il 28 novembre 2006, si è rivolto alla Corte Internazionale dell’Aja perché adottasse misure atte a far rimuovere le barriere che bloccano le comunicazioni fra Uruguay e Argentina.
La Corte, il 22 gennaio 2007, si è pronunciata contro la richiesta uruguaiana, stabilendo che non esistono motivi per cui la Corte ordini la rimozione delle barriere, perché al momento non si ravvisano danni irreparabili.
Il Ministro degli esteri argentino, Taiana, all’indomani del pronunciamento della Corte, ha ribadito la volontà di dialogo con il Governo di Tabaré Vázquez, e ha sottolineato che è difficile trovare una soluzione concertata fino a quando persistano i blocchi stradali. Il Governo uruguaiano ha ribadito la volontà di proseguire nel progetto, annunciando la costruzione di una terza papelera a capitale svizzero ed ha sottolineato che, in ogni caso, non intende procedere all’avvio di un negoziato fino a che persistano i blocchi.
Riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
L'Uruguay, tradizionalmente favorevole all’aumento dei seggi sia permanenti che non permanenti, sembrava essersi avvicinato alla nostra impostazione, fino ad esprimersi – in Assemblea Generale (gennaio 2005) – a favore di un allargamento limitato ai soli seggi non permanenti. Tuttavia, a seguito dell’insediamento del Presidente Vázquez (marzo 2005) e delle pressioni esercitate su quest’ultimo da Lula, Montevideo ha assunto una posizione apertamente favorevole alla proposta del G4 (Brasile, Germania, Giappone e India) ed in particolare alle aspirazioni del Brasile.
Alle consultazioni in Assemblea generale del 20-21 luglio 2006, Montevideo ha ribadito l’appoggio alla proposta del G4 e la sua contrarietà all’estensione del diritto di veto. Infine, nel suo intervento al dibattito generale della 61ma sessione dell’Assemblea generale (25 settembre 2006), la Vice Ministro degli Affari Esteri, Belela Herrera, non ha affrontato la questione della riforma del CdS. Si segnala che la stessaHerrera ha partecipato al pranzo offerto dal Presidente del Consiglio Prodi e dal Presidente pakistano Musharraf la sera del 20 settembre 2006.
Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e moratoria pena di morte
Con Montevideo esiste un accordo di reciproco sostegno per le rispettive candidature al Consiglio dei Diritti Umani. L’Italia ha pertanto sostenuto la candidatura, coronata da successo, dell’Uruguay in occasione delle elezioni del CDU del maggio 2006 e si attende analogo sostegno in occasione delle prossime elezioni dell’organismo, previste per la prossima primavera.
Il Governo uruguaiano si è associato alla proposta recentemente avanzata dall’Italia e dall’Unione Europea, in sede ONU, per l’abolizione universale della pena di morte.
6. Quadro economico
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI
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PIL |
37,54 miliardi di dollari |
Composizione per settore |
Agricoltura 9,3%, industria 33,7%, servizi 57% |
Crescita PIL (%) |
7,2% |
PIL pro capite, a parità di potere di acquisto |
10,700 dollari |
Tasso di disoccupazione |
9,2% |
Indice di povertà |
27,4% |
Debito estero |
12 miliardi di dollari |
Inflazione |
8,5% |
Fonti: The Cia Worldfactbook, 2008 |
La politica economica dell’attuale Esecutivo, superata l’emergenza della crisi, si è concentrata su misure assistenziali e redistributive caldeggiate dalla sua componente più estrema, maggioritaria all’interno della coalizione. In linea con i suggerimenti degli organismi finanziari internazionali non ha peraltro tralasciato di porre attenzione al contenimento del debito pubblico.
I dati macroeconomici relativi al 2007 confermano un trend positivo. Nonostante il consistente debito pubblico (nel 2007 pari a 11.800 milioni di dollari secondo i dati dell’EIU), la perdurante fragilità del sistema finanziario e la persistenza di ostacoli agli investimenti, la crescita del PIL[2] nel 2007 si è attestata intorno al 5,7%. La crescita del prodotto è stata sostenuta dalla riattivazione della domanda esterna, ma è anche legata al costante incremento dei consumi interni. Si tratta tuttavia, in buona parte, di un trend solo parzialmente accompagnato da una svolta strutturale del sistema produttivo. Nel 2007, la bilancia commerciale ha registrato un saldo negativo pari a 226 milioni di dollari (-474 milioni nel 2006): l’aumento delle esportazioni non è riuscito a bilanciare l’incremento delle importazioni determinato dalla ripresa della domanda interna. L’’inflazione, attestatasi intorno al 8,1% nel 2007, è in crescita rispetto agli anni precedenti.
Nell’agosto del 2006 Montevideo, analogamente a quanto fatto da Argentina e Brasile, ha deciso di restituire anticipatamente buona parte (916 milioni di dollari su un totale di 1.140) del prestito concesso nel giugno 2005 dal FMI, nel quadro di un accordo (Stand-by Agreement) relativo al periodo 2006-2008. Con tale scelta, resa possibile dall’incremento delle riserve della Banca Centrale, il Governo uruguaiano ha inteso lanciare un chiaro segnale di fiducia agli investitori esteri, con l’obiettivo di attrarre nel Paese un maggior volume di investimenti (IDE).
Tra i fattori limitativi dello sviluppo vi è peraltro il mancato decollo di un’effettiva integrazione economica regionale del MERCOSUR, nonché la pesante dipendenza dai suoi due grandi Paesi vicini, Brasile e soprattutto Argentina.
Secondo dati di fonte governativa la crescita del PIL per l’anno in corso è stimata intorno al 5,25%, mentre il FMI prevede una crescita del 6% con un tasso di inflazione intorno al 6%.
Relazioni bilaterali(in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri)
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Ambasciatore italiano in Uruguay:
S.E. Guido Scalici (da settembre 2006)
Ambasciatore dell’Uruguay in Italia:
S.E. Ramón Carlos Abín De María
Si segnala che – secondo notizie di stampa - l’Ambasciatore Carlos Abín potrebbe presentare le dimissioni in settimana, non appena sarà reso noto il risultato dell'inchiesta amministrativa sul ritardo della pratica per la richiesta di estradizione di Jorge Nelson Fernández Troccoli, ex militare uruguayano ricercato per violazioni dei diritti umani durante la dittatura militare (1973-1985).
Jorge Troccoli era stato tratto
in arresto a Marina di Camerota (SA) il 23 dicembre
L’arresto di Troccoli era stato poi convalidato dalla Corte d’Appello di Salerno il successivo 27 dicembre.
La richiesta di estradizione, avanzata per via diplomatica da parte uruguayana sulla base della Convenzione bilaterale di estradizione tra Uruguay e Italia del 1879, sarebbe dovuta pervenire al Ministero degli Affari esteri italiano entro il 23 marzo 2008, mentre è stata presentata dall’ambasciata uruguaiana oltre i termini previsti, elemento che ha determinato la decisione della corte d’Appello di Salerno di firmare il rilascio di Jorge Troccoli il 24 aprile, ponendo quindi fine a qualsiasi speranza che lo stesso possa essere trasferito in Uruguay, poiché secondo l'articolo 7 del Trattato bilaterale lo stesso non potrà più essere perseguito per la medesima causa.
Inoltre, occorre rilevare che, secondo quanto stabilito dalla citata Convenzione, non sarebbe stato possibile comunque procedere all’estradizione, poiché, secondo verifiche esperite presso il Consolato a Montevideo, Troccoli è in possesso della cittadinanza italiana iure sanguinis..
Non essendo, pertanto, possibile l’estradizione, secondo il nostro Ministero degli Affari esteri, le Autorità uruguayane dovrebbero chiedere che l’imputato venisse sottoposto a procedimento penale in Italia per i reati a lui contestati in Uruguay. Ad oggi non è dato sapere se dette Autorità intendano procedere in tal senso.
L’Italia e l’Uruguay godono da sempre di eccellenti relazioni, alla cui base vi è innanzitutto la presenza in quasi la metà delle famiglie uruguaiane di almeno un avo italiano, per parentela o affinità, con un totale di più di 87.000 italiani “di passaporto”, per la gran parte doppi cittadini. Tale ascendenza, che ha profondamente marcato lo stile di vita, la cultura, la vita sociale del Paese, è motivo di orgoglio per l’Uruguay e sempre volentieri ricordata.
La presenza “italiana” è assai significativa in Parlamento – ove trova la sua massima espressione nel “Gruppo di Cooperazione Parlamentare Italia-Uruguay” – nelle Istituzioni culturali ed artistiche, nelle Forze Armate, nella Chiesa, nella sia pur limitata imprenditorialità locale. A testimonianza di quanto sia marcato il legame tra l’Uruguay e l’Italia, nell’aprile del 2007 è stato costituito il “Gruppo degli Amici d’Italia in Uruguay”, che riunisce personalità politiche di tutto l’arco parlamentare, del mondo imprenditoriale, della cultura e del giornalismo con lo scopo di promuovere e tutelare ad ogni livello gli interessi del nostro Paese.
Le celebrazioni del 2007 per il bicentenario della nascita di Garibaldi, che hanno visto il Parlamento uruguayano riunirsi in seduta congiunta per commemorare l’”eroe dei due mondi”, sono state un’ennesima occasione di commosso e partecipato omaggio dell’Uruguay all’Italia. Le numerose manifestazioni culturali italiane contano sempre su un pubblico entusiasta ed attento. I corsi di lingua italiana sono affollati. Gli sforzi della nostra Cooperazione sono ampiamente riconosciuti ed apprezzati.
L’Uruguay, salvo rari casi di “lealtà” continentale (l’attuale Governo si é espresso chiaramente a favore delle aspirazioni del Brasile a ricoprire un seggio permanente in un eventuale Consiglio di Sicurezza ONU riformato), sostiene in genere le nostre posizioni in campo multilaterale, lotta alla pena di morte e candidature comprese. Nel 2006, con l’invito rivolto all’Italia a partecipare per la prima volta in qualità di Paese “ospite” al XVI Vertice Ibero-Americano, Montevideo ha creato un precedente di portata storica, seguito poi dal Cile nel 2007 e quest’anno dal Salvador.
Nel settore economico l’attrazione di Brasile e Argentina ed il clima imprenditoriale poco favorevole hanno sinora fortemente limitato gli investimenti diretti italiani nel Paese. Gli scambi commerciali, in progressiva crescita rispetto agli anni passati, seguono le consuete direttive di prodotti agricoli e da allevamento contro prodotti industriali, e segnano un saldo favorevole per l’Italia, che rimane tra i primi partner dell’Uruguay nell’ambito dell’Unione Europea.
L’Uruguay è dunque un Paese che, ben al di là delle contingenti formule politiche di governo, rimane un forte e solido amico dell’Italia, con una manifesta disponibilità a proseguire e sviluppare ogni forma di collaborazione politica, economica, commerciale e culturale, consapevole ed orgoglioso dell’apporto della componente di origine italiana alla sua fisionomia nazionale.
Questioni bilaterali di rilievo
Da quanto si evince, non esistono allo stato attuale particolari questioni pendenti, né in ambito politico né a livello di dossier commerciali. Tuttavia, appare essenziale concentrare i nostri sforzi sul miglioramento dell’interscambio commerciale tra l’Italia e l’Uruguay, tuttora ad un livello nettamente inferiore alle sue potenzialità. Ciò vale in particolar modo per gli investimenti italiani nel Paese, che sono complessivamente pochi e di modesta entità, nonostante l’Uruguay offra oggi un quadro macroeconomico positivo, buona stabilità politica e condizioni di sicurezza tendenzialmente sopra la media rispetto agli altri Paesi della regione.
In questo senso, appare opportuno valorizzare al meglio gli strumenti a disposizione del “Sistema Paese” e delle sue istituzioni, dotandole delle risorse necessarie per realizzare una politica commerciale efficace, e promuovere poi la conclusione di un accordo che eviti la doppia imposizione dei tributi – ripetutamente auspicato sia da parte nostra che da parte uruguayana – anche alla luce della riforma tributaria che ha introdotto dal 2007 la tassazione IRPEF anche in Uruguay (Paese che finora non contemplava alcun gravame sulle persone fisiche), con possibili ripercussioni negative sugli interessi economici italiani.
In assoluto, l’Italia potrebbe trarre notevoli benefici dall’esito positivo delle negoziazioni per l’Accordo di Associazione UE-MERCOSUR, su cui a più riprese sia il Governo italiano che quello di Montevideo si sono detti estremamente favorevoli. Ciò infatti schiuderebbe alle nostre esportazioni un mercato regionale dalle potenzialità enormi e farebbe dell’Uruguay, a sua volta, una porta d’ingresso preferenziale per i flussi commerciali provenienti dall’area UE.
Sino ad oggi sono stati piuttosto sporadici i casi di controversie bilaterali, sorte essenzialmente in ambito commerciale e legate all’applicazione da parte delle Autorità uruguayane di misure sanitarie o fito-sanitarie per limitare/proibire l’ingresso nel Paese di alcuni generi alimentari (pasta, prosciutto crudo), con effetti penalizzanti per le nostre esportazioni. In tutte le circostanze, l’attivo intervento dell’Ambasciata presso le Autorità locali, spesso sostenuto dalla locale Delegazione UE, ha favorito una positiva soluzione del contenzioso commerciale.
Rapporti economici bilaterali
L’interscambio bilaterale, dopo le difficoltà degli anni di recessione dell’economia uruguayana, è in continuo aumento dal 2002, anche se non ha ancora raggiunto i valori del 1998, ultimo anno di boom economico per l’Uruguay. In termini relativi, nel 2007 l’Italia si é collocata al settimo posto tra i Paesi che a livello mondiale esportano in Uruguay, ed al decimo tra quelli a cui l’Uruguay vende le proprie merci. In ambito UE, siamo a ridosso della Germania e della Spagna per volume totale di scambi commerciali. Per le ridotte dimensioni del mercato interno, l’Italia deve guardare all’Uruguay come a una porta di accesso al MERCOSUR, oltre che ad un Paese affidabile per possibili investimenti. Il caro-euro e la mancanza di collegamenti diretti con il nostro Paese rappresentano dei freni all’intensificazione dell’interscambio; nonostante poi la presenza di una normativa per la protezione degli investimenti esteri (che sta per essere aggiornata in senso ancor più favorevole ai capitali stranieri), rimane modesto il livello degli investimenti italiani in loco. Possibili settori di sviluppo sono quello agroindustriale, della forestazione-legno, immobiliare, turistico, ortofrutticolo (per il controstagione), logistico, ambientale (trattamento residui) ed informatico.Dal gennaio 2006 l'Antenna ICE di Montevideo si é integrata, logisticamente e funzionalmente, con la struttura dell'Ambasciata, andando a costituire lo "Sportello Unico". Gli incentivi provenienti da altre Amministrazioni (ad esempio attraverso fondi “a pioggia” del Ministero del Lavoro o di alcune Regioni italiane), appaiono finora di tipo assistenzialistico e con scarso ritorno per il rafforzamento strutturale dei rapporti economici bilaterali.
Collettività italiana
Considerata l’altissima percentuale della popolazione uruguayana che si stima abbia, almeno parzialmente, origini italiane (oltre il 40%) e l’inizio assai antico della nostra emigrazione, ha poco senso disquisire sul grado di integrazione della nostra collettività, in quanto rappresenta uno spaccato fedele della stessa società uruguayana: dai membri di governo ai parlamentari (44 deputati e 15 senatori di origine italiana), fino agli strati meno abbienti della popolazione.
Più corretto sarebbe parlare di collettività italo-uruguaiana, dato che oltre il 90% dei connazionali (attualmente sono più di 87.000 gli iscritti all’AIRE) non sono nati in Italia e, quindi, sono anche cittadini uruguayani per nascita. Come prevedibile la ricostruzione del nostro status civitatis è ambita da molti e decine di migliaia sono le relative pratiche che si trova a smaltire il Consolato. La maggior parte dei richiedenti, in realtà, ha bisogno del passaporto italiano per potersi stabilire in Spagna.
Il Com.It.Es. per l’Uruguay è quasi interamente espressione dei locali patronati e la realtà associativa è molto articolata, avendo connotazioni regionalistiche se non addirittura provincialistiche. Le principali regioni di origine della nostra collettività sono, nell’ordine, Campania, Lombardia, Piemonte, Calabria, Basilicata e Liguria.
Le situazioni di disagio e indigenza sono aumentate con la crisi del 2002, con relativo incremento dello sforzo di assistenza ai connazionali mediante sussidi e copertura sanitaria a spese del Consolato, contributi a enti assistenziali ed interventi delle Regioni.
L’Istituto Italiano di Cultura, una delle più importanti istituzioni culturali straniere presenti in Uruguay, svolge un ruolo particolarmente efficace nell’assicurare la massima visibilità alla nostra azione di promozione della cultura nazionale. Rilevante è anche il ruolo svolto da alcune Regioni italiane.
Il problema dell’insegnamento dell’italiano nella scuola pubblica uruguaiana, eliminato a seguito dell’ultima riforma scolastica, ha sinora impedito di procedere al rinnovo dell’Accordo bilaterale di cooperazione culturale, sottoscritto nel 2001 e scaduto nel 2004. Nel 2007, tuttavia, e’ stato presentato dal competente organismo uruguayano un nuovo piano di insegnamento delle lingue straniere nella scuola pubblica – la cui entrata in vigore sarebbe prevista tra il 2009 e il 2010 - che introduce nuovamente l’italiano, sebbene come idioma opzionale da scegliersi in alternativa al francese o al tedesco. Ciò rappresenta senz’altro un segnale di rinnovata attenzione per la nostra lingua, e premia gli sforzi fatti dalle Autorità italiane per difendere la posizione e il prestigio dell’italiano in Uruguay.
Cooperazione allo sviluppo
La recessione e la grave crisi finanziaria del 2002 hanno portato alla riapertura delle attività di cooperazione italiana allo sviluppo in Uruguay dopo un’interruzione di alcuni anni. In particolare, grazie alla concessione di crediti di aiuto nel settore delle PMI (20 milioni di Euro) e per il sostegno al settore sanitario pubblico (15 milioni) - a tutt’oggi gli strumenti più visibili dell’apporto della nostra Cooperazione in Uruguay - l’Italia si colloca, per importanza, come secondo attore di cooperazione presente nel Paese (dietro la Spagna). Ugualmente apprezzati gli interventi d’aiuto nell’ambito sociale, promossi da varie ONG italiane (sviluppo di piccole e micro imprese, lotta contro l’emarginazione giovanile, consolidamento delle cooperative di produzione).
A livello multilaterale sono in corso vari programmi con le Agenzie delle Nazioni Unite presenti in loco, in un’ottica di contributo sistemico al processo-pilota “Una ONU”, cui l’Uruguay partecipa quale unico Paese dell’America Latina e a medio reddito, tra gli otto selezionati. In particolare, sono attive iniziative con l’UNDP (lotta contro la povertà nella regione ed inserimento delle donne imprenditrici), con l’OIL ed Italia Lavoro (a favore di politiche di occupazione per micro e PMI) e con l’UNIDO (rafforzamento della capacità esportatrice delle PMI uruguayane).
Molto apprezzato, inoltre, il programma di alta formazione indirizzato ai quadri dirigenti del MERCOSUR, realizzato nel 2007. Non sono risultati significativi, finora, i contributi della cooperazione decentrata, settore che necessiterebbe, in ogni caso, di maggiore razionalizzazione e coordinamento.
DATI STATISTICI BILATERALI
Fonte: ISTAT milioni di EURO
PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE |
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ESPORTAZIONI |
IMPORTAZIONI |
1. Macchine per impieghi speciali |
1. Filati e fibre tessili |
2. Prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali |
2. Pesci conservati e trasformati e prodotti a base di pesce |
3. Prodotti chimici di base |
3. Prodotti della silvicoltura |
4. Gioielli e articoli di oreficeria |
4. Carni e prodotti a base di carne |
Fonte:ICE |
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INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO (2007) |
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Esportazioni verso Uruguay sul totale delle esportazioni italiane |
0,025% |
Importazioni da Uruguay sul totale delle importazioni italiane |
0,025% |
QUOTE DI MERCATO |
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PRINCIPALI FORNITORI |
% |
PRINCIPALI ACQUIRENTI |
% |
1. Brasile |
17,20 |
1. Brasile |
14,00 |
2. Argentina |
16,35 |
2. Stati Uniti d’America |
12,30 |
3. Stati Uniti d’America |
8,90 |
3. Argentina |
8,16 |
4. Paraguay |
7,78 |
4. Cina |
6,06 |
5. Cina |
7,55 |
5. Germania |
5,05 |
6. Nigeria |
4,80 |
6. Messico |
4,25 |
7. Finlandia |
3,74 |
7. Spagna |
3,51 |
8. Germania |
3,37 |
8. Italia |
3,02 |
9. Francia |
2,44 |
|
|
10. Italia |
2,24 |
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Fonte: Rapporto congiunto ICE/Ambasciata |