Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: SVIZZERA - Incontro del Presidente della Camera con l'Ambasciatore della Confederazione Svizzera, S.E. Bruno Max Spinner - Roma, 9 giugno 2008
Serie: Schede Paese    Numero: 14
Data: 09/06/2008
Descrittori:
POLITICA ESTERA   SVIZZERA

SVIZZERA

DOSSIER SCHEDE - PAESE

 

XVI legislatura

n. 14

9 giugno 2008

CAMERA DEI DEPUTATI

Servizio Rapporti internazionali

 

 

CONFEDERAZIONE SVIZZERA

 

 

 

CENNI STORICI

 

Nel I secolo A.C. la regione denominata “Helvetia” divenne di interesse per i Romani. Risalgono a quel tempo le costruzioni di Avenches vicino a Berna e di Augusta Raulica (Augst), presso Basilea. La fine dell’Impero Romano aprì le porte all’immigrazione germanica. Burgundi, Alemanni, Franchi e Longobardi popolarono l’attuale territorio elvetico fino all’800 D.C., quando Carlo Magno l’assoggettò al suo dominio.

A partire dal 600 D.C. circa, periodo in cui la popolazione elvetica si convertì al cristianesimo, si stabilirono nella regione monaci irlandesi, dai quali originerà la creazione di numerosi monasteri (San Gallo, Disentis, Lucerna, Einsiedeln).

Alla fine del IX secolo, la frammentazione dell’Impero di Carlo Magno consentì l’affermazione nella regione elvetica di diverse dinastie locali (gli Zaehringer, i Savoia, gli Asburgo). Di fronte ai ripetuti tentativi degli Asburgo di mantenere il controllo dell’accesso al Gottardo, gli abitanti di Uri, Svitto e Untervaldo reagirono, creando nel 1273 (Patto del “Grütli”) una Federazione basata sul principio della comune difesa, e dando così origine al primo nucleo della nazione elvetica.

L’inizio della neutralità si manifestò in occasione della Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), a partire dalla quale la popolazione svizzera non partecipò più ai conflitti europei. Nel Trattato di Westfalia, la Svizzera vide riconosciuto il suo Statuto e rescissi i vincoli anche formali che ancora la legavano all’antico sistema imperiale.

Dopo l’occupazione della Svizzera da parte delle truppe francesi nel 1798 e al Congresso di Vienna del 1815, la Svizzera si costituì in una Confederazione formata da 22 Cantoni.

L’emergere delle borghesie liberali cittadine, a svantaggio delle zone conservatrici rurali della Svizzera centrale, condusse nel 1848 all’approvazione di una nuova Costituzione, i cui principi sono in gran parte validi tuttora.

La revisione della Costituzione del 1848, propiziata dall’affermarsi graduale delle correnti radicali democratiche, sfociò nel nuovo testo del 1874, che sancì l’adozione del sistema della "democrazia diretta" a mezzo del referendum popolare confermativo, ancora oggi caratteristica peculiare del sistema politico svizzero. A tutela della volontà delle minoranze nelle decisioni di maggior rilievo fu altresì sancita la necessità di una doppia maggioranza, popolare e dei Cantoni.

Nel corso del XX secolo la Svizzera ha ulteriormente consolidato il suo sistema politico-istituzionale, attestato sui due principi - cardine della neutralità e della democrazia diretta. Uscita indenne dalla I Guerra Mondiale, la Svizzera ha rafforzato il proprio prestigio internazionale, fino a divenire sede delle principali convenzioni internazionali, oltre che dell’allora Lega delle Nazioni. Alla fine della II Guerra Mondiale, il mantenimento della neutralità ha consentito a Berna di acquisire un posto stabile fra i Paesi industrialmente più avanzati e un ruolo di protagonista nel sistema finanziario internazionale. Oggi la Svizzera è membro dell’ONU e prosegue il suo cammino di avvicinamento all’Unione Europea, pur non ritenendosi mature ipotesi di adesione, di cui condivide da tempo valori e obiettivi.

 

 

DATI GENERALI*

Superficie

41.290 Kmq

Capitale

Berna

Abitanti

7.523.934

Tasso crescita popolazione

0,329%

Speranza di vita

80,74 anni

Tasso di emigrazione

2,21 (su mille abitanti)

Gruppi religiosi

Cattolici (41.8%); protestanti (35.3%); musulmani (4.3%); ortodossi (1.8%); altri cristiani (0.4%); altri (1%); nessuno (11,1%)

Lingue nazionali

Tedesco 63,7%, francese 20,4%, italiano 6,5%, romancio 1%

*Fonte: CIA Factbook 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRINCIPALI CARICHE ISTITUZIONALI

Presidente della Confederazione e Presidente del Consiglio federale

Pascal Couchepin, del Partito liberal radicale (PLR)

Il Presidente della Confederazione viene eletto per la durata di un anno dalle Camere federali unite, che lo scelgono tra i Consiglieri federali

Vice Presidente della Confederazione e Vice Presidente del Consiglio federale e Capo di dipartimento per le finanze

Hans-Rudolf Merz), del Partito liberal radicale (PLR)

Presidente del Consiglio degli Stati (Camera Alta)

Christoffel Brändli (Unione democratica di centro, UDC)

Presidente del Consiglio Nazionale (Camera Bassa)

Andrè Bugnon(UDC)

Ministro degli interni

Pascal Couchepin (partito liberal-radicale)

Ministro della difesa

Samuel Schmid (UDC)

Ministro degli esteri

Micheline Calmy-Rey (partito socialista)

Ministro delle finanze

Hans-Rudolf Merz (partito liberal-radicale)

Ministro dell’economia

Doris Leuthard (partito popolare democratico)

 

 

 

SCADENZE ELETTORALI

 

Scadenze parlamentari

2011

 

 

 

QUADRO POLITICO

 

 

In conformità al tradizionale orientamento del popolo svizzero a favore della stabilità dell’assetto politico del Paese e della sostanziale continuità dell’azione di governo, la politica interna della Confederazione Elvetica si è mossa per decenni nel solco di due principi-cardine:

·        la cosiddetta formula magica, che dal 17 dicembre 1959 congelava la composizione del Governo (Consiglio Federale), formato da 7 membri candidati dai 4 maggiori partiti, eletti per un quadriennio dall’Assemblea Federale ed appartenenti 2 al Partito Socialista, 2 al Partito Liberale Radicale, 2 al Partito Popolare Democratico e 1 all’Unione Democratica di Centro;

·        il principio della concordanza, che impone ai 7 Consiglieri Federali (e quindi, sia pure indirettamente, agli stessi partiti rappresentati nell’Esecutivo) di assumere collegialmente la responsabilità di tutte le decisioni.

 

Le elezioni politiche del 21 ottobre 2007 hanno segnato la netta avanzata del Partito della destra nazionalista UDC (Unione Democratica del Centro) che ha ricevuto il 29% dei consensi, conquistando 62 seggi dei 200 disponibili nel Consiglio nazionale. L’UDC, guidato dall’industriale e allora ministro della Polizia e della Giustizia Christoph Blocher, ha impostato la campagna elettorale sui temi della lotta alla criminalità e il controllo dell’immigrazione.

I Socialisti (SP-PS), pur confermandosi il secondo partito con il 19,5% dei suffragi e 43 seggi, subiscono un importante ridimensionamento, con un calo netto del 3,8% rispetto alle precedenti elezioni. I radicali del FDP/PRD si è confermata terza forza del Paese, pur vedendo ulteriormente erodersi la sua base elettorale che ha perso l’1,7% dei consensi rispetto al 2003, e si è attestata al 15,6 delle preferenze con 31 seggi. Il Partito Popolare Democratico ha registrato un lieve avanzamento dello 0,2%, guadagnando 31 seggi con il 14,6% dei suffragi. Il Partito ecologista ha confermato il trend di crescita, ottenendo il 9,6% dei voti e 20 seggi.

 

Nonostante la vittoria della destra, il Parlamento svizzero ha bocciato il 12 dicembre scorso la rielezione a ministro del leader della destra Christoph Blocher, eleggendo al suo posto Eveline Widmer-Schlumpf, anche lei dell’UDC, ma rappresentante dell’ala più moderata del partito. Tale scelta è stata duramente contestata all’interno dell’UDC che, dopo un dibattito aspro, ha annunciato di passare all’opposizione e di combattere il nuovo Governo di centro sinistra creatosi dopo l’esclusione di Blocher.

La nuova consigliera federale è stata accusata dal suo partito di aver complottato con PPD e PSS per sostituire Christoph Blocher. Il gruppo parlamentare UDC al momento non riconosce nessuno dei suoi due consiglieri federali come propri rappresentanti e ha fatto richiesta di espulsione di Widmer-Schlumpf dal partito. Al rifiuto della sezione cantonale a cui la signora Widmer-Schlumpf appartiene (il Grigioni, poiché il partito nazionale non ha facoltà di espellere i singoli membri), il 17 maggio 2008 il comitato nazionale ha votato a maggioranza per l'espulsione della sezione cantonale grigionese. Il procedimento di espulsione necessiterà qualche settimana ed è probabile che provocherà uno sconvolgimento del panorama politico svizzero, dove il primo partito del Paese potrebbe vedersi spezzare in due.

 

COMPOSIZIONE DELL’ASSEMBLEA FEDERALE*

(elezioni 21 ottobre 2007)

PARTITI

Consiglio Nazionale

Consiglio degli Stati

  Unione Democratica di Centro (UDC)

62

7

Partito Social-democratico (PS)

43

9

Partito Radical-liberale (FDP- PRD)

31

12

Partito Popolare Democratico (CVP-PDC)

31

15

Verdi

20

2

Partito liberale svizzero (LPS)

4

0

Partito liberale verde svizzero (GLP)

3

1

Gruppo Partito evangelico – Unione democratica federale (PEV-UDF)

2

0

Unione democratica federale

1

 

Altri

3

 

Totale

200

46

 

 

 

QUADRO ISTITUZIONALE

 

 

La Svizzera è una Repubblica parlamentare con ordinamento federale. Un nuovo testo costituzionale è entrato in vigore il 1° gennaio 2000.

La Costituzione Federale definisce le relazioni tra il Governo federale ed i cantoni (20 cantoni e 6 semicantoni). Il Governo federale è responsabile in materia di politica estera, difesa, sistema pensionistico, poste e telecomunicazioni, ferrovie e moneta. Tutte le altre competenze spettano ai cantoni, comprese quelle relative all’istruzione, alla sanità, al sistema giudiziario e fiscale. Ogni cantone comprende a sua volta numerosi comuni (3.000 in tutta la Svizzera) tutti dotati di un variabile grado di autonomia.

 

 

PARLAMENTO

 

Il potere legislativo è esercitato dall’Assemblea federale composta dal Consiglio Nazionale e il Consiglio degli Stati; le due Camere sono dotate delle stesse competenze.


Il Consiglio nazionale è costituito da 200 deputati. I deputati sono eletti dal Popolo a suffragio diretto secondo il sistema proporzionale. I seggi sono ripartiti tra i Cantoni proporzionalmente alla loro popolazione. Ogni Cantone ha diritto almeno a un seggio.

Il Consiglio degli Stati è composto di 46 deputati dei Cantoni, ciascuno dei quali determina le proprie modalità di votazione.

 

Ciascuna Camera elegge al suo interno, per la durata di un anno, un Presidente nonché il primo e il secondo vicepresidente. La rielezione degli uscenti per l’anno successivo è esclusa.

 

Il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati si riuniscono in Assemblea federale plenaria sotto la direzione del presidente del Consiglio nazionale per:

 

L’Assemblea federale plenaria può inoltre riunirsi per eventi speciali e per prendere atto di dichiarazioni del Consiglio federale.

 

 

CONSIGLIO FEDERALE

 

Il Consiglio Federale è l’organo esecutivo della Confederazione. È composto da sette membri, ognuno a capo di un Ministero, eletti dall’Assemblea federale dopo ogni rinnovo integrale del Consiglio nazionale. Sono eletti per quattro anni fra tutti i cittadini svizzeri eleggibili al Consiglio nazionale, in modo da rappresentare equamente le diverse regioni e componenti linguistiche.

 

Il Presidente della Confederazione e il vicepresidente del Consiglio federale sono eletti per un anno dall’Assemblea federale fra i membri del Consiglio federale. La rielezione degli uscenti è esclusa. È parimenti esclusa l’elezione del Presidente uscente alla carica di vicepresidente.

 

Il Consiglio federale decide in quanto autorità collegiale.

 


 

 

TRIBUNALE FEDERALE

 

Il Tribunale federale è la suprema autorità giudiziaria della Confederazione e giudica in materia di:

 

Nell’elezione dei giudici federali l’Assemblea federale prende in considerazione ilcriterio della rappresentanza delle lingue ufficiali.

 

REFERENDUM

 

L’istituto del referendum è un elemento portante dell’esercizio della democrazia in Svizzera. La Costituzione prevede infatti l’obbligo di referendum per le modifiche costituzionali, per l’adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva o a comunità sopranazionali e per le leggi federali dichiarate urgenti, prive di base costituzionale e con durata di validità superiore a un anno. Inoltre leggi e decreti federali, come pure trattati internazionali possono essere sottoposti   a referendum in base alla richiesta di almeno 50.000 cittadino o otto cantoni.

 

 

 

 

 

Focus di politica interna ed estera

 

 

La fine dell'era della concordanza

 

Con la bocciatura di Christoph Blocher da parte del Parlamento svizzero il 12 dicembre scorso (unico Ministro di quelli uscenti a non essere riconfermato) e il passaggio dell'Unione democratica di centro all'opposizione è crollata, almeno temporaneamente, una formula di governo che ha caratterizzato la Svizzera per quasi 50 anni. Secondo i politologi non è ancora chiaro se l'era della concordanza governativa sia ormai finita. Ma bisognerà aspettarsi sicuramente una fase di turbolenze politiche molto forti.

Giovedì 13 dicembre 2007, la neoletta ministra Eveline Widmer-Schlumpf ha accettato l’incarico. Si è frantumata una formula di governo che ha retto la Confederazione per quasi mezzo secolo.

La parola "opposizione" assume, almeno in parte, un nuovo significato in Svizzera. Dal 1959, al di fuori del governo si trovavano dei partiti che, tutti assieme, raccoglievano appena il 20% dei voti e che, molto spesso, non contestavano nemmeno le decisioni del governo. Ora, vi sarà anche uno schieramento politico che dispone di quasi il 30% dei consensi e che intende dare battaglia senza esclusione di colpi.

Negli ultimi anni, con la polarizzazione tra destra e sinistra, il fossato tra i partiti di governo era diventato troppo grande per non lasciar trasparire che il cambiamento si stava già consumando. L'Unione democratica di centro (UDC), in particolare, ha giocato sempre di più il doppio ruolo di partito di governo e nel contempo di opposizione, come si è visto anche nella campagna per le elezioni parlamentari di ottobre.

La volontà del Partito socialista (PS), del Partito popolare democratico (PPD) e del Partito ecologista svizzero (PES) di non rieleggere Christoph Blocher, spingendo il suo partito ad uscire dal governo, apre però molto interrogativi. La Svizzera, innanzitutto, sta per dare inizio ad un sistema politico di maggioranza e opposizione, come quello che conoscono quasi tutti gli altri paesi democratici?

"È ancora difficile da dire. Quanto accaduto a Palazzo federale conferma che siamo entrati in una fase nuova, in cui le incertezze tendono a dominare. Aumento della competizione, polarizzazione, personalizzazione saranno molto probabilmente dei temi ancora più importanti nei prossimi anni, con un conseguente incremento delle turbolenze politiche", afferma il politologo Oscar Mazzoleni, docente alle Università di Losanna e Ginevra.

Le incognite maggiori riguardano le possibilità per un partito forte e organizzato, come l'UDC, di bloccare le decisioni di governo e parlamento, facendo ricorso in modo sistematico agli strumenti di democrazia diretta, ossia iniziative popolari e referendum.

"Da parte dell'UDC possiamo aspettarci un aumento nei mezzi impiegati per promuovere la sua opposizione", prevede Oscar Mazzoleni. "Questo partito ha però conquistato anche il sostegno di una parte rilevante del mondo economico in questi ultimi anni. Se dovesse giocare un ruolo di blocco sistematico del processo politico, rischia di perdere l'appoggio di queste componenti, che potrebbero recuperare vecchie alleanze".

In futuro, l'UDC potrà inoltre contare nuovamente sulla disponibilità di Christoph Blocher. Libero da impegni governativi, il grande trascinatore della destra nazionalista potrebbe permettere all'UDC di rafforzare ulteriormente la sua base elettorale.

"L'UDC può forse guadagnare ulteriori voti all'opposizione, però rischia anche di esaurirsi, moltiplicando referendum e iniziative. Molto dipenderà anche dalla politica che seguiranno i partiti rimasti in governo", sostiene anche Pascal Sciarini, politologo dell'Università di Ginevra.

I partiti di governo – PS, PPD e Partito liberale radicale – dispongono ora di 4 anni per elaborare una piattaforma comune e sperimentare nuove vie per frenare la loro emorragia elettorale.

 

 

La libera circolazione divide le Camere

 

La proroga dell'accordo sulla libera circolazione delle persone con l'UE e la sua estensione a Romania e Bulgaria devono essere trattate separatamente.

È la posizione adottata lunedì dalla commissione di politica estera (CPE) del Consiglio nazionale (Camera bassa), con 14 voti a 10. Si tratta di una decisione che prelude a un braccio di ferro fra le due Camere del Parlamento, poiché in contrasto con il Consiglio degli Stati (Camera alta).

A sorpresa, nella sessione parlamentare straordinaria di aprile, i senatori avevano modificato il progetto governativo di due decreti distinti, riunendo i due oggetti in un unico pacchetto. In tal modo, in caso di referendum, l'elettorato potrebbe anche approvarne uno e respingere l'altro.

La maggioranza della CPE ha optato per la versione governativa tenendo conto del fatto che generalmente gli elettori non gradiscono i progetti vincolati fra loro, ha spiegato in una conferenza stampa il Presidente della commissione, il verde argoviese Geri Müller.

Una minoranza della commissione ha giudicato del tutto artificiale tale separazione. A suo avviso non è possibile confermare l'accordo solo con una parte dei 27 Stati membri dell'Unione europea (UE). La minoranza condivide il parere del Consiglio degli Stati, secondo cui Bruxelles non accetterebbe una discriminazione di alcuni Stati membri.

 

 

Relazioni con l’Unione europea

 

L’intensità delle relazioni tra l’UE e la Svizzera è testimoniata dal numero, senza pari e senza precedenti, di Accordi settoriali sottoscritti tra le Parti fin dal 1956[1]. Se è vero, da un lato, che tale quadro nasce come soluzione di ripiego a fronte dell’assenza di un dialogo politico strutturato, della mancata ratifica da parte svizzera dell’Accordo sullo Spazio Economico Europeo, nonché delle note difficoltà che incontra presso l’elettorato elvetico la prospettiva di un’adesione della Svizzera all’Unione, bisogna riconoscere che la conclusione di tali Accordi  rappresenta un significativo passo verso la creazione di vincoli bilaterali sempre più stretti ed il più possibile simili a quelli istituiti fra i Partner UE.

 

Qui di seguito viene riportato un sintetico quadro di tali accordi:

nel 2002, sono entrate in vigore sette intese, relative a: libera circolazione delle persone;[2] trasporti aerei; trasporti terrestri; agricoltura; cooperazione scientifica e tecnologica; appalti pubblici; mutuo riconoscimento delle valutazioni di conformità(insieme all’Accordo sul libero scambio, in vigore dal 1° giugno 1972, costituiscono la base delle relazioni bilaterali tra il Paese e l’UE);

nel 2004, sono stati firmati gli Accordi c.d. “Bilaterali Bis”, aventi particolare focus sulla cooperazione in materia di Giustizia e Affari Interni (si tratta di nove Accordi relativi a Schengen; Dublino; lotta alla frode; fiscalità del risparmio; prodotti agricoli trasformati; ambiente; pensioni dei funzionari UE; statistica; mezzi di comunicazione);

sempre nel 2004, è stato firmato l’accordo fra l’Unione Europea, la Comunità europea e la Confederazione Svizzera sull’associazione di quest’ultima all’attuazione, l’applicazione ed allo sviluppo dell’acquis di Schengen, nonché  l’accordo relativo ai criteri e meccanismi che permettono di determinare lo Stato responsabile dell’esame della domanda di asilo presentata in uno Stato membro o in Svizzera (Regolamento Dublino).

Va ricordato che il primo luglio 2005 è entrato in vigore l’Accordo bilaterale sulla fiscalità del risparmio, il cui elemento centrale è costituto dall’introduzione di una ritenuta d’imposta sui redditi da risparmio derivanti da attività finanziarie in Svizzera di cui sono beneficiarie le persone fisiche residenti in uno stato membro dell’Unione.

 

Gli accordi sono stati sottoposti a referendum nel giugno 2005 con esito positivo e, in data 20 marzo 2006, la Confederazione svizzera ha quindi notificato di aver concluso le procedure per l’entrata in vigore degli accordi in questione.

Per quel che riguarda in particolare il Sistema d'informazione di Schengen SIS e il suo perfezionamento per trasformarlo in un nuovo sistema di ricerca di seconda generazione, denominato SIS II (un sistema d'informazione che permette alle autorità competenti degli Stati membri di disporre di segnalazioni relative ad alcune categorie di persone e di oggetti, accentuando la cooperazione giudiziaria in materia penale e di polizia), l’entrata in vigore per la Svizzera di tale accordo, prevista nella prima parte di quest’anno, è slittata alla fine del 2008 per ritardi di natura tecnica e normativa dovuti all’Unione europea.

 

Una decisione del Consiglio federale ha rimandato invece la ratifica dell’accordo sulla lotta contro la frode (l’unico accordo misto tra i nove), senza fornire una precisa scadenza temporale[3].

Disposizioni esecutive dell’Accordo sui prodotti agricoli trasformati sono entrate in vigore il 30 marzo 2005, a seguito di una delibera del Consiglio Federale. Tale Accordo, che disciplina il trattamento tariffario dei prodotti agricoli trasformati (quali ad esempio cioccolato, biscotti, paste alimentari, preparati di legumi e di carni) determina importanti facilitazioni negli scambi bilaterali fra Svizzera e UE.

Sono in vigore dal 31 maggio 2005 l’Accordo sull’esenzione dalla doppia imposizione delle rendite pensionistiche dei funzionari dello stato comunitari domiciliati in Svizzera e dal 1°aprile 2006, l’Accordo sulla partecipazione della Svizzera all’Agenzia Europea per l’Ambiente e l’Accordo in campo audiovisivo  che definisce i criteri ai quali dovrà conformarsi la struttura svizzera di radio-diffusione.

L’Accordo in campo statistico è entrato in vigore il 1° gennaio 2007: esso consente la partecipazione della Svizzera ai programmi ed al sistema di statistica comunitari.

 

Il 26 novembre del 2007, i cittadini svizzeri hanno approvato con un referendum un disegno di legge che prevede aiuto pari a 1 miliardo di franchi svizzeri (pari a oltre 600 milioni di euro) a favore dei Paesi recentemente entrati nell’Unione europea. La consultazione, sulla legge già approvata dal Parlamento, era stata richiesta dalla destra euro-scettica. Il referendum è stato approvato con il 53,2% dei voti a favore.

 

 

Priorità di politica estera

 

La politica estera della Confederazione Svizzera può considerarsi impostata su tre cerchi concentrici. Il primo, rappresentato dai 4 Paesi confinanti (Italia, Francia, Germania ed Austria), nei cui confronti la qualità e la frequenza delle relazioni è pari alla contiguità geografico-culturale. Il secondo, costituito dalla vasta area europea e che abbraccia sia il rapporto privilegiato (ma sofferto nel travagliato percorso di avvicinamento) con i Paesi membri dell’Unione Europea sia quello con i 3 Paesi dello Spazio Economico Europeo (particolarmente intense, per ovvi motivi, le relazioni con Liechtenstein, più diluite quelle con l’Islanda e la Norvegia). Il terzo, coincidente con quei Paesi del resto del mondo ove più rilevanti sono gli interessi svizzeri, soprattutto di tipo economico.

In base alle priorità fissate dalla nuova Costituzione Federale dell’1.1.2000, la politica estera elvetica è incentrata sull’aiuto umanitario, sulla cooperazione allo sviluppo, sulla prevenzione dei conflitti, sul sostegno allo stato di diritto e sull’impegno ambientale; nonché, ovviamente, sulla tutela degli interessi economici svizzeri all’estero.

Le principali aree di intervento sono individuate in Europa sud-orientale e nel bacino del Mediterraneo, in considerazione sia della relativa vicinanza (che amplierebbe le ripercussioni in territorio svizzero di eventuali situazioni di crisi) che della presenza nel Paese di una comunità di 200mila musulmani. Prioritari continuano ad essere considerati anche i Paesi dell’Asia centrale membri del gruppo di voto della Svizzera nel FMI (Uzbekistan, Tajikistan, Turkmenistan e Kyrgyzstan).

Nel nuovo scenario internazionale, che dalla fine della guerra fredda ha visto un progressivo coinvolgimento del Paese nelle maggiori iniziative internazionali, si cerca sempre più di integrare gli interventi di carattere bilaterale con un’accresciuta partecipazione alle attività in sedi multilaterali. In quest’ottica, l’adesione all’ONU il 10 settembre 2002, a seguito della positiva, ma sofferta consultazione popolare del 3 marzo dello stesso anno (54,6% dei votanti e 12 cantoni su 23), è stato obiettivo precipuo del Governo. Nel frattempo, la nuova legge militare federale, approvata nel giugno del 2002, consentendo per la prima volta di dotare i soldati svizzeri all’estero del loro armamento di reparto, ha posto le basi per una più attiva partecipazione alle operazioni di mantenimento della pace condotte sotto l’egida delle Nazioni Unite.

 

Anche l’emergenza terrorismo, dopo l’11 settembre, ha indotto il Governo ad una politica estera più aperta e ad una interpretazione più elastica del principio di neutralità: Berna è pronta a cooperare con gli altri membri della comunità internazionale sia nel campo delle operazioni di polizia che in quello giudiziario (anche rinunciando, nel caso di indagini su crimini di terrorismo, al segreto bancario). La Svizzera è presente in Kosovo e in Afghanistan.

Negli scorsi mesi la Svizzera avrebbe intensificato la cooperazione con gli Stati Uniti, attraverso la sottoscrizione di un documento Memorandum of understanding establishing a framework for intensified cooperation, che definisce in particolare le  modalità per un coordinamento politico più efficace sui numerosi dossier in trattazione tra i due Paesi.

L’approfondirsi di rapporti con gli Stati Uniti è indicativo del desiderio della Svizzera, per la quale l’Europa rimane comunque l’interlocutore privilegiato, di dare evidenza alla diversificazione non solo de propri mercati di sbocco, ma anche dei propri interessi geopolitica.

 


 

 

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI

 

PIL, a parità di potere d’acquisto.

300,9 miliardi dollari USA.

Crescita PIL (%)

2,6 (2007)

Composizione per settore

Agricoltura (1,5%); industria (34%); servizi (64,5%)

PIL pro capite, a parità di potere di acquisto

39.800 dollari USA

Inflazione (%)

0,6

Tasso di disoccupazione

3,1%

Fonti: The Cia Worldfactbook 2008.

 



* Fonte: Sito dell’Assemblea Federale

[1] In occasione dell’incontro tra il Commissario Ferrero Waldner  ed il Ministro Calmy-Rey del 27 settembre 2005, sarebbe stata avanzata da parte elvetica la proposta di riflettere sull’idea di un accordo quadro che contempli tutti i 18 accordi settoriali esistenti. L’orientamento della Commissione appare tuttavia al momento ispirato a cautela, ponendo piuttosto l’accento sull’effettiva  applicazione degli Accordi già conclusi.

[2] Il 1° aprile 2006 è entrato in vigore  il Protocollo all’Accordo sulla libera circolazione delle persone, a seguito dell’adesione all’UE dei nuovi Stati membri,  che  prevede l’ingresso dei 10 Paesi come parti contraenti dell’Accordo  introducendo periodi transitori, estendibili al massimo fino al 30 aprile 2011, per i lavoratori e fornitori di servizi da essi provenienti, ad esclusione di Malta e Cipro. Il Protocollo introduce modifiche concernenti l’acquisto di proprietà immobiliari ed adattamenti tecnici per quanto riguarda la previdenza sociale ed il reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali.

[3] Ad oggi, è stato ratificato da Estonia, Lettonia, Slovenia ed Ungheria, Regno Unito ed Austria, per quanto concerne l’Italia, sono in via di predisposizione, da parte dei Ministeri di Economia e Finanze e della Giustizia, le prescritte relazioni di accompagnamento al disegno di legge di ratifica.