Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: EGITTO - Incontro del Presidente della Camera con il Presidente della Repubblica Araba d'Egitto, Hosni Mubarak - Roma, 5 giugno 2008
Serie: Schede Paese    Numero: 13
Data: 05/06/2008
Descrittori:
EGITTO   POLITICA ESTERA

 

 

EGITTO

DOSSIER SCHEDE - PAESE

 

XVI legislatura

n. 13

5 giugno 2008

CAMERA DEI DEPUTATI

Servizio Rapporti internazionali

 

 


 

 

Repubblica Araba d’Egitto

 

 

 

1. Profilo storico politico

 

Nel 1922, dopo una lunga occupazione, i britannici concessero l’indipendenza all’Egitto, riservandosi il controllo sul Canale di Suez. A seguito di numerose manifestazioni di protesta contro tale presenza coloniale, nel 1947 iniziò il definitivo ritiro delle truppe britanniche dal Paese.

Nel 1948 l’Egitto partecipò alla coalizione di Stati arabi nella guerra contro Israele, conclusasi con l’annessione da parte egiziana della zona costiera della Striscia di Gaza.

Dopo la rivoluzione degli ufficiali del 1952, che costrinse Re Farouk all’esilio, il Generale Nasser assunse la guida del Paese. La sua linea politica impresse un profondo cambiamento nello Stato e nella società civile egiziana: vennero introdotti la pianificazione economica e un forte stato assistenziale. Furono poi nazionalizzate le banche commerciali e la Compagnia del Canale di Suez. Il fallimento, nel 1956, dell’operazione militare anglo-francese nella zona del Canale rafforzò ulteriormente l’immagine dell’Egitto come leader del mondo arabo e l'unità araba diventò uno dei principali obiettivi della politica estera egiziana di quegli anni. Con il sostegno economico e finanziario sovietico, il Paese partecipò al conflitto arabo-israeliano del 1967, al termine dei quali perse il controllo della Striscia di Gaza e del Sinai, occupati da Israele.

A Nasser successe il suo Vice-Presidente Sadat, che, nell’ottobre 1973, condusse a fianco della Siria la guerra dello Yom Kippur contro Israele, subendo una clamorosa sconfitta. In seguito, la politica egiziana divenne più moderata. Sadat normalizzò le relazioni con gli USA nel 1974 e, nonostante le critiche di altri Paesi arabi, nel 1977 intraprese una visita in Israele per rivitalizzare il processo di pace. Il risultato fu il summit di Camp David del settembre 1978 al termine del quale fu sottoscritto l’accordo quadro che pose le basi per la definizione della pace tra Israele e Egitto e la partecipazione di tutto il mondo arabo al processo di pace in Palestina. Il primo obiettivo fu raggiunto con la firma del trattato di pace con Israele nel marzo 1979. Il secondo non si realizzò invece a causa delle divisioni nel mondo arabo.

Il 6 ottobre 1981 Sadat venne assassinato da un esponente del gruppo Al-Jihad. Gli successe Hosni Mubarak, che mantenne la linea politica liberale del predecessore, tentando però di limitarne i costi. Egli cercò di non isolare l’Egitto all’interno del mondo arabo, mantenendo i proficui rapporti con gli USA stabiliti da Sadat e riprendendo, al contempo, quelli con l’URSS. Il Paese venne quindi riammesso nella Lega Araba nel maggio 1989[1]. Nel corso della crisi del Golfo 1990, l’Egitto svolse un importante ruolo nella formazione della coalizione araba contro Saddam Hussein, ristabilendo tuttavia con difficoltà i rapporti con gli altri Paesi arabi.

In politica interna, il principale obiettivo di Mubarak fu mantenere il rispetto delle regole e dell’ordine, cercando di seguire i rigidi programmi di sviluppo economico imposti dal FMI e tenendo sotto controllo gli integralisti islamici. Nella seconda metà degli anni ‘80, nonostante la minaccia integralista si fosse affievolita, il Governo rimase cauto nell’allentare lo stretto controllo politico, dando talvolta prova di intolleranza verso una maggiore partecipazione pubblica alla vita politica.Negli anni ’90, l’Egitto sembrò reintegrarsi nel quadro della Lega mentre attentati e violenze verso turisti, come quello di Luxor del 1997, continuarono a danneggiare economicamente il Paese, ulteriormente colpito dalle conseguenze dell’attacco dell’11 settembre 2001.

 

 

2. Dati geo-politici

 

DATI GENERALI

 

Superficie

1.001.450Kmq

 

Capitale

Il Cairo

 

Abitanti

81.713.517 (il 63,5% della popolazione ha tra i 15 e i 64 anni)

 

Tasso crescita popol.

1,68%

 

Speranza di vita

71 anni

 

Tasso alfabetizzazione

71,4% (83% uomini; 59,4% donne)

 

Composizione etnica

Arabi-berberi 99%

 

Religioni praticate

94% musulmana, copta e altre 6%

 

 

 

CARICHE DELLO STATO

 

 

 

Presidente della Repubblica

 

 

Hosni MUBARAK (dal 1981 e rieletto per il quinto mandato nelle elezioni del settembre 2005)

 

 

Presidente dell’Assemblea del Popolo

 

Ahmed Fathi SOROUR

 

Presidente della Shura

Mohamed Saffwat ELSHAREEF

 

Primo Ministro

 

Ahmed NAZIF (da luglio 2004, confermato nel suo incarico dopo le elezioni legislative di dicembre 2005)

 

 

Ministro degli Esteri

Ahmed Abdul EL GHEIT

 

Ministro delle Finanze

Yousef BOUTROUS GHALI

 

Ministro degli Interni

General Habib Ibrahim HABIB EL ADLY

 

Ministro della Giustizia

Mamdoh Mohie E-DIN MARIE

 

 

SCADENZE ELETTORALI

 

Elezioni Presidenziali

 

settembre 2011

Elezioni legislative

 

Assemblea del Popolo: novembre-dicembre 2010

 

 

 

 

 

3. Quadro politico

 

 

Le elezioni dell’11 e 18 giugno 2007 per il Consiglio della Shura[2] hanno suggellato il completo trionfo del Partito Nazionale Democratico (NPD) del Presidente Mubarak che si è aggiudicato 84 degli 88 seggi previsti. Contrariamente a quanto si è verificato in occasione delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea del Popolo tutti i candidati affiliati ai Fratelli Mussulmani sono usciti sconfitti al primo turno e, quindi, estromessi dalla competizione elettorale. Si segnala, a tale proposito, che durante la campagna elettorale si è registrata un’accelerazione senza precedenti della repressione da parte dell’apparato di sicurezza nei confronti della Fratellanza (oltre 900 arresti da quando il gruppo ha annunciato l’intenzione di partecipare alle elezioni).

Il processo elettorale è stato caratterizzato da un’affluenza ridotta ai minimi storici e da irregolarità e brogli, denunciati dagli osservatori indipendenti autorizzati a monitorare le operazioni di voto. Le irregolarità sono state anche facilitate dalla riforma costituzionale, che ha fortemente ridimensionato il ruolo della magistratura egiziana nella supervisione delle procedure di voto.

 

In precedenza, le elezioni amministrative, svoltesi l’8 aprile 2008[3], in un clima di forti proteste[4], erano state boicottate dai Fratelli Musulmani, in segno di protesta contro la decisione di escludere dalla competizione la maggior parte dei loro candidati e contro la pesante azione di repressione e di ostruzionismo attuata dal Regime. Il risultato elettorale ha confermato lo schiacciante predominio del NPD.

Le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea del Popolo, concluse il 7 dicembre 2005, hanno confermato la schiacciante maggioranza del NDP che – sebbene parzialmente indebolito - si è comunque assicurato due terzi dei seggi.

 

Il Governo in carica, insediatosi il 31 dicembre 2005, ed alla cui guida è stato confermato il Primo ministro Ahmed Nazif, ha mantenuto sostanzialmente la struttura di quello precedente. Sono stati confermati i titolari dei ministeri-chiave (tra cui i ministri di esteri, difesa, interni) mentre si è rafforzato il gruppo dei riformatori che fa capo al figlio del Presidente Mubarak, Gamal. In particolare sono entrati nel Governo giovani esponenti del mondo imprenditoriale e sono usciti alcuni rappresentanti della vecchia nomenclatura legata al Partito.

 

Il Presidente Mubarak è stato confermato alle elezioni presidenziali del 7 settembre 2005, con l’88,6 per cento dei voti.

 

In questo quadro, il Partito Nazionale Democratico continua quindi a dominare la scena politica egiziana[5] ponendosi come l’unica forza capillarmente diffusa nel Paese. Erede – non tanto ideologicamente quanto genealogicamente - del partito unico nasseriano, è il partito del Presidente, egemone nelle istituzioni, ma poco radicato tra le masse e nella società civile, nei confronti della quale si pone con una immagine di corruzione e malgoverno. In seno alla formazione politica sta emergendo, quale figura chiave, il più giovane dei due figli del Presidente: Gamal Mubarak, sicuro candidato alle elezioni presidenziali del 2011 e a favore del quale il Rais sta preparando una successione quanto più possibile “democratica”.

 

 

Composizione del Parlamento

 

I risultati ufficiali delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea del Popolo concluse nel dicembre 2005 (le elezioni si sono articolate in tre fasi: 9 e 20 novembre e 1 dicembre) hanno confermato il PND quale forza politica dominante e sancito il rafforzamento dei Fratelli Musulmani che per la prima volta nella storia hanno partecipato con successo ad un’elezione politica, pur essendo considerati ancora un’organizzazione “illegale”.

 

 

PARTITI

SEGGI

Partito Nazionale Democratico (PND)

 

311

Partito Nazionale per il Cambiamento (FM-Fratelli Musulmani)

88

WAFD

6

Tagammu

2

GHAD

1

Indipendenti

24

 

 

L’affluenza alle urne è stata del 26%.

 

 

5. Quadro istituzionale

 

 

Sistema politico

 

L'Egitto è una Repubblica presidenziale.

 

Presidente della Repubblica

 

Il Presidente è nominato dall'Assemblea del Popolo a maggioranza dei 2/3 dei componenti nel primo scrutinio (nel secondo a maggioranza assoluta) e confermato con referendum popolare. Il mandato dura sei anni ed è rinnovabile senza limiti. Nel settembre 1999 il Presidente Mubarak è stato riconfermato per la quarta volta. Rientrano tra i suoi poteri quello di promulgare le leggi e esercitare l'iniziativa legislativa; può, inoltre, sciogliere l'Assemblea qualora abbia ottenuto il voto favorevole della maggioranza del corpo elettorale consultato con referendum popolare. Nomina i ministri e ne può chiedere le dimissioni.

 

 

Parlamento

 

L'Assemblea del Popolo (Majilis Al-Chaab), eletta a suffragio universale con un sistema maggioritario, si compone di 454 membri di cui 10 di nomina presidenziale e dura in carica cinque anni: la Costituzione prevede che la metà dei membri sia costituita da lavoratori o contadini. Oltre alla funzione legislativa, esercita il controllo sull'esecutivo e può in particolare presentare mozioni di sfiducia nei confronti del Primo Ministro o di un ministro, per le quali è necessario il voto della maggioranza dei componenti l'Assemblea.

 

Accanto al Majilis opera la Shura, o Consiglio consultivo, è un organo con funzione consultiva creato con la riforma costituzionale del 1980. E' composto per 1/3 da membri di nomina presidenziale, mentre i restanti 2/3 sono membri elettivi: dei 264 membri attuali, 88 sono di nomina presidenziale e gli altri 176 eletti in 88 circoscrizioni. Il mandato dura sei anni; tuttavia ogni tre anni si rinnova la metà dei componenti.

 

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6. Attualità politica interna ed estera (in collaborazione con il MAE)

 

 

Risoluzione del Parlamento europeo sull’Egitto

 

Il 17 gennaio 2008, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione - con il voto favorevole di tutti i gruppi parlamentare con l’eccezione degli euroscettici del Gruppo indipendente-democratico - nella quale, riconoscendo il ruolo che l'Egitto svolge nel processo di pace nel Medio Oriente e l'importanza che le relazioni fra UE ed Egitto hanno per l'intera area euro-mediterranea, afferma tuttavia che il rispetto per i diritti umani è un valore fondamentale dell'accordo di associazione UE-Egitto. Si riafferma inoltre l'importanza del partenariato euromediterraneo per promuovere lo stato di diritto e le libertà fondamentali.

Nella risoluzione il PE chiede, altresì, al Governo egiziano di rilasciare gli attivisti delle ONG e gli oppositori politici e rivolge un appello affinché cessino le molestie nei confronti dei giornalisti e venga garantita la libertà d'informazione. La risoluzione, inoltre, sottolinea l'isolamento cui sono relegate le minoranze religiose ed esorta il governo egiziano a porre termine a ogni forma di tortura e a garantire l'indipendenza giudiziaria. Il PE ribadisce il suo forte sostegno a misure per garantire la libertà accademica, dei mezzi d'informazione e delle personali credenze religiose; chiedendo altresì che vengano abrogate tutte le misure arbitrarie che sono state adottate. L'Europarlamento incoraggia poi il governo egiziano a mantenere il suo impegno di revocare lo stato d'emergenza il 31 maggio 2008* e a garantire che tutte le misure e la legislazione adottata per la lotta al terrorismo siano pienamente conformi alla legislazione internazionale in materia di diritti umani.

L'Assemblea, inoltre, chiede di porre termine a qualsiasi tipo di tortura e di maltrattamento e chiede l'apertura di indagini allorché vi sia un sospetto ragionevole che siano stati compiuti atti di tortura. A questo proposito, il governo egiziano dovrebbe consentire una visita del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e su altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti.

All’indomani dell’approvazione del documento, il Ministro degli esteri egiziano, El Geit, ha convocato i 27 ambasciatori dei Paesi dell’UE e ha respinto con fermezza le accuse, dichiarando altresì che l'Egitto rifiuta che delle istituzioni straniere si permettano di dare delle lezioni ad altri paesi sulla loro situazione interna, qualsiasi siano le osservazioni sul loro comportamento e soprattutto nel campo dei diritti umani.

Il Presidente del Parlamento egiziano, Sorour, aveva inoltre paventato l’ipotesi di sospendere la partecipazione dell’Egitto all’Assemblea Parlamentare euro-mediterranea.

I rappresentanti dei Paesi arabi, nell’ambito della riunione della Commissione economica dell’APEM, svoltasi a Bruxelles il 21 gennaio 2008, hanno sostenuto la posizione dell’Egitto sottolineando altresì che la risoluzione del Parlamento europeo potrebbe incidere negativamente sul clima di distensione che finora ha caratterizzato il dialogo tra le due sponde del Mediterraneo.

 

La visita in Egitto del Presidente del Parlamento europeo, il 24 e 25 febbraio 2008, ha contribuito a migliorare il clima. Il Presidente Pöttering, nel suo discorso davanti all’Assemblea del Popolo, dopo aver sottolineato il ruolo decisivo svolto dall'Egitto durante il blocco israeliano a Gaza ed apprezzato il lavoro svolto a favore delle donne e il modello di liberalizzazione delle telecomunicazioni, ha fatto esplicito riferimento alla risoluzione approvata dal PE affermando che si tratta di un mezzo per proseguire sulla strada del dialogo e che il testo prodotto è il risultato del processo di mediazione tra i diversi gruppi politici sulla base di informazioni accurate e verificate. Sotto il profilo del dialogo interculturale, Pöttering ha concluso sottolineando la determinazione del Parlamento europeo a garantire la pacifica coabitazione di cristiani, musulmani ed ebrei così come quella di tutti gli altri popoli laici o credenti.

 

*Il 27 maggio lo Stato di emergenza, in vigore in Egitto da 27 anni, è stato prorogato dal Parlamento egiziano di ulteriori due anni in quanto la legge antiterrorismo che lo dovrebbe sostituire non è ultimata. Lo scorso anno, tuttavia, il Ministro della Giustizia aveva assicurato che non ci sarebbe stata più alcuna proroga dello stato di emergenza, anche in assenza di un nuovo testo di legge. In base alle leggi di emergenza, imposte dopo l'assassinio dell'allora Presidente Sadat, non ci sono limiti al periodo di detenzione preventiva e i civili possono essere processati davanti a tribunali militari. Secondo il rapporto annuale di Amnesty International, in Egitto, le persone detenute in base allo Stato di emergenza (che prevede la carcerazione preventiva, spesso con accuse per le quali non vengono fornite chiare prove e non sottoposti a processo) sono 18.000.

 

 

Riforma costituzionale

 

Nel luglio 2006 il Governo egiziano ha varato due provvedimenti di legge (fortemente attesi) sull’indipendenza del potere giudiziario e la libertà di stampa che hanno tuttavia deluso le aspettative della magistratura e dei giornalisti; un disagio sintomo di un generalizzato e crescente malessere della società civile egiziana di fronte all’immobilismo del Governo in materia di riforme politiche e sociali. Anche in ambienti governativi, peraltro, emergono preoccupazioni circa la coesistenza di due anime radicalmente diverse in seno al regime: da un lato una forza conservatrice, che prende spesso il sopravvento in nome dell’ordine pubblico, dall’altro gli esponenti di una nuova e più giovane classe politica che continuano a sostenere pubblicamente la necessità di cambiamenti in senso democratico.

Nel dicembre 2006 il Presidente Mubarak ha annunciato l’avvio di una vasta campagna di riforme costituzionali, sottoponendo ai due rami del parlamento una proposta di revisione di ben 34 articoli della costituzione in vigore dal 1971. Il testo definitivo della riforma è stato sottoposto ad un referendum popolare il 26 marzo 2007. La redazione degli emendamenti ha succitato un dibattito estremamente acceso presso l’Assemblea del Popolo dove si è registrata la netta opposizione di circa 120 deputati anche per quanto ha riguardato l’operato e la composizione del Comitato di redazione dal quale sono stati del tutto esclusi i Fratelli Musulmani e che ha finalizzato i testi in tempi estremamente ristretti rafforzando ulteriormente l’impressione che fossero stati predisposti da tempo dal Comitato politico del Partito Nazionale Democratico.

Scontata la vittoria del “si” nonostante il boicottaggio annunciato dai Fratelli Mussulmani e da alcuni partiti dell’opposizione secolare. Secondo i dati ufficiali comunicati dalle autorità egiziane il pacchetto di riforme sarebbe stato approvato dal 75,9% dei votanti con una partecipazione del 27.1 %.

In realtà, il processo elettorale ha segnato sul piano qualitativo un significativo passo indietro rispetto alle sia pure imperfette elezioni legislative del 2005 che si erano svolte sotto la completa supervisione della magistratura.

Un’analisi bilanciata mostra che la riforma ha rappresentato una massiccia operazione cosmetica che, pur presentandosi come uno slancio verso la democrazia, ha consolidato le posizioni detenute dal regime ostacolando al contempo la crescita dell’unica forza di opposizione credibile, i Fratelli Mussulmani. Pur non potendosi infatti negare la presenza di un numero rilevante di innovazioni e correttivi che mirano effettivamente ad un ammodernamento in senso democratico del Paese, altrettanto evidenti sono però le numerose “misure di garanzia” poste da un lato per concedere respiro ad un Regime sempre più in affanno e dall’altro per frenare, o impedire del tutto, il cammino delle forze di opposizione verso il potere.

Guardando al futuro, è difficile tracciare uno scenario del dopo Mubarak. Sul piano politico non esistono infatti forze alternative al Partito Nazionale Democratico e sul piano individuale nemmeno le figure più accreditate (che si tratti del potente Capo dei Servizi, Omar Soliman, o del “delfino” Gamal Mubarak) sembrano godere del necessario generale consenso presso le diverse forze in competizione (società civile, poteri economici, militari, forze dell’ordine) sulle quali si basa l’equilibrio che oggi solo il Presidente Mubarak riesce sapientemente a mantenere ed a rivolgere a beneficio della stabilità del regime e del Paese.

 

 

Partiti politici

 

Il Partito Nazionale Democratico (PND) è il partito del Presidente: egemone nelle istituzioni, esso è l’unica forza politica capillarmente diffusa nel Paese, seppure sempre meno radicata tra le masse e nella società civile, dalle quali è percepito come un partito corrotto e di malgoverno. In seno alla formazione politica sta emergendo, quale figura chiave, il più giovane dei due figli del Presidente, Gamal Mubarak, sicuro candidato alle elezioni presidenziali del 2011 e a favore del quale il Rais preparerà una successione quanto più possibile “democratica”. Il PND ha registrato, alle ultime elezioni legislative (2005), un arretramento limitato percentualmente ma politicamente significativo, e i dati relativi alla scarsa affluenza alle urne anche per le elezioni presidenziali hanno evidenziato con vigore la necessità di rilanciare l’immagine del partito.

L’ultimo  Congresso Generale, tenutosi nel novembre 2007, ha visto non solo la scontata riconferma di Hosni Mubarak alla testa del Partito (riconferma che, per la prima volta, è stata affidata ad una vera e propria votazione) ma anche la creazione di un nuovo organo di vertice, il Comitato Supremo, di cui viene a far parte anche Gamal Mubarak ed all’interno del quale verrà designato il candidato del PND alla Presidenza della Repubblica.  

 

In forte crescita nelle elezioni legislative del 2005, il movimento dei Fratelli Musulmani[6] ha significativamente ampliato i suoi consensi grazie alla sua capacità di mettere gratuitamente a disposizione della popolazione servizi di utilità sociale laddove i servizi governativi latitano. È in effetti proprio dai fallimenti del regime che la Fratellanza ha saputo trarre i maggiori benefici in termini di seguito popolare, mostrandosi capace di parlare allo stesso tempo alle masse rurali escluse dalla modernizzazione del Paese e ai ceti urbani professionisti, preoccupati dalla prepotente ascesa di nuovi gruppi sociali orientati al business e disposti a fare tabula rasa dei tradizionali valori di riferimento islamici. Senza contare la capacità di catalizzare il risentimento popolare per la politica filo-occidentale del regime egiziano.

Le recenti aperture “democratiche” del regime (proposta di aumento dei poteri del Parlamento, prime elezioni multipartitiche, riforme costituzionali) hanno poi indotto i Fratelli Musulmani a promuovere manifestazioni di protesta per richiedere l’adozione di riforme e l’abrogazione dello stato di emergenza, adottando ufficialmente però un’agenda moderata ed evitando attacchi diretti contro Mubarak. Alla Fratellanza Musulmana è negata dalla Costituzione la possibilità di vedersi riconosciuto lo status di partito politico, anzi essa è ancora oggi formalmente una organizzazione illegale[7]; nonostante ciò, essa è riuscita nel corso degli anni ad essere rappresentata in Parlamento grazie alla “tolleranza di fatto” che il regime ha dimostrato verso i candidati che si sono col tempo affiliati ad essa. A seconda dello specifico momento politico, tale tolleranza ha ceduto sovente il passo ad una più marcata e decisa opposizione e repressione da parte del regime.

 

Un ruolo di secondo piano nelle società e nelle istituzioni è rivestito dai partiti dell’opposizione non islamica: il Neo Wafd, il Raggruppamento Progressista e il Partito Nasseriano, i quali si richiamano, rispettivamente, al liberalismo, al socialismo e al nasserismo. A questi si sono aggiunti, dall’ottobre 2004, il Partito Al-Ghad (Domani), di ispirazione liberale discendente dal Neo-Wafd, seguito dal Partito Al-Mohafezun (I Conservatori) e dal Fronte Democratico (costituito nel luglio 2007).

 

I mutamenti occorsi nella regione mediorientale, le pressioni americane e, soprattutto, il profondo malessere sociale generato dall’incapacità del regime di modernizzare e promuovere lo sviluppo del Paese, hanno comunque contribuito a determinare un progressivo risveglio della società civile egiziana. In questo quadro si iscrive la nascita del movimento “Kifaya (Basta), dopo anni di immobilismo determinato anche dall’incapacità di reazione di un’opposizione ufficiale, priva di vera progettualità e di qualsiasi significativo seguito popolare e giudicata, nei fatti, accondiscendente. “Kifaya ha saputo farsi interprete del malessere diffuso della società civile, avvalendosi anche della relativa maggiore tolleranza per la libertà di espressione dimostrata dal regime negli ultimi anni.

Sono infine sette i partiti “congelati” in virtù di una legge del 1977 che autorizza il Comitato dei Partiti a sospendere l’attività di un partito in presenza di dispute sulla leadership interna o di altri problemi di “corretto” funzionamento della vita della formazione[8].

 

 

Le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea del Popolo (novembre-dicembre 2005)

 

I risultati ufficiali delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea del Popolo concluse in dicembre 2005 (le elezioni si sono articolate in tre fasi: 9 e 20 novembre e 1 dicembre) hanno confermato il PND quale forza politica dominante e sancito il rafforzamento dei Fratelli Musulmani che per la prima volta nella storia hanno partecipato con successo ad un’elezione politica, pur essendo considerati ancora un’organizzazione “illegale”.

L’affluenza alle urne è stata scarsa (26%), pur essendo in linea con le precedenti consultazioni elettorali egiziane. Gli analisti politici sostengono che la bassa affluenza alle urne è il risultato di una lunga disaffezione del popolo egiziano alla politica, disilluso da tante promesse, mai mantenute. E’ un terreno questo dove l’opposizione può guadagnare molto e rafforzare in futuro le proprie posizioni.

Gli Stati Uniti hanno visto con favore il rafforzarsi dei Fratelli Musulmani giudicando la Confraternita un movimento islamico moderato. Soprattutto vedono in essa l’elemento propulsore per un rinnovamento politico dell’Egitto, cristallizzato ormai da 50 anni sulle linee della Rivoluzione di Nasser.

Il PND è riuscito a mantenere la maggioranza assoluta. Dovrà fare i conti però con un’opposizione forte e qualificata, come quella dei Fratelli Musulmani che ha le radici nella media borghesia egiziana. I Fratelli Musulmani hanno lamentato brogli elettorali e violenze nei loro confronti, sostenendo che in un’atmosfera tranquilla e senza brogli, avrebbero potuto conquistare 140 deputati. La leadership del movimento integralista non sembra però molto delusa per questo fatto. Ritiene che si tratti di un primo passo verso la conquista del potere che potrà avvenire in un secondo tempo.

 

 

Le elezioni presidenziali del 7 settembre 2005

 

Il Presidente egiziano Hosni Mubarak è stato rieletto il 7 settembre 2005 nelle prime elezioni presidenziali pluraliste. Mubarak ha ottenuto oltre 6 milioni e 316.000 voti, corrispondenti all’88,6 per cento dei voti. Il candidato del partito di centro destra Ghad, Ayman Nour, ha ricevuto circa 540.405 voti, seguito da quello del partito liberale con 208.891 voti. Piuttosto bassa è risultata l’affluenza alle urne, pari a circa il 23 per cento degli aventi diritto.

Quale Presidente eletto dal popolo, Mubarak ha prestato giuramento davanti a Camera e Senato, riuniti in seduta comune, il successivo 27 settembre. Mubarak, giunto al quinto mandato presidenziale che avrà la durata di sei anni, in precedenza era stato riconfermato a seguito di referendum confermativi nei quali, tuttavia, non era possibile optare per un altro candidato.

Le reazioni dell’opposizione e delle organizzazioni non governative all’annuncio delle vittoria di Mubarak sono state tutto sommato pacate, con la più evidente eccezione del movimento “Kifaya”, che ha organizzato una manifestazione di protesta (ma il cui portavoce ha comunque sottolineato “il nuovo spirito” che prevale ora tra gli egiziani, che fa ben sperare per il successo delle riforme nei prossimi anni), e di Ayman Nour, il quale ha denunciato le numerose violazioni, affermando che, secondo i suoi dati, avrebbe ricevuto oltre il trenta per cento dei voti, e richiedendo quindi l’annullamento e la ripetizione delle elezioni. Richiesta prontamente respinta dalla Commissione elettorale. Significative e realistiche, al riguardo, le parole del Presidente della Commissione, il quale ha affermato che il voto è stato trasparente e che le accuse di violazioni derivano essenzialmente da “un eccesso di entusiasmo per un nascente esperimento che rappresenterà la pietra angolare nella costruzione della democrazia” in Egitto.

Non v’è dubbio che vi siano state numerose irregolarità durante lo svolgimento delle procedure elettorali, tuttavia i principali problemi riscontrati sono attribuibili in buona parte all’inefficiente macchina burocratica egiziana, nonché alla novità rappresentata da elezioni aperte ad una effettiva supervisione indipendente da parte dei giudici e delle ONG.

Un interessante indicatore della discreta trasparenza e relativa regolarità del processo elettorale è rappresentato anche dal sorprendente dato relativo all’affluenza (23%), ampiamente al disotto non solo di quanto i responsabili del Partito Nazionale Democratico avessero auspicato, ma anche di quella che veniva considerata la percentuale minima per dimostrare la legittimazione popolare del Presidente. Per il momento, nonostante la modestia delle riforme politiche ed economiche realizzate, la tenuta del regime non sembra in discussione: tuttavia, il settantasettenne Mubarak si trova ad affrontare una della sfide più complesse da quando è al potere, mostrando finora buon senso ma anche poca visione. Il rischio che sembra, al momento, correre la dirigenza è di ripiegare sul compiacimento per le opere comunque realizzate nell’ultimo ventennio, cui essa ricorre volentieri allo scopo di propiziare un largo sostegno alla scontata rielezione di Mubarak, mentre il Paese avrebbe bisogno di far leva sulla volontà di cambiamento che sembra

 

 

Processo di pace arabo israeliano

 

In linea con la Lega Araba, il Cairo sostiene che il tracciato da percorrere sia quello dell’Iniziativa di Pace di Beirut (2002), e delle successive intese di Sharm el Sheikh. L’iniziativa è stata rilanciata nel corso del summit di Riad della Lega Araba (marzo 2007) in cui è stato dato mandato ai due unici Paesi arabi che hanno relazioni diplomatiche con Israele (Egitto e Giordania) di avviare un dialogo con Tel Aviv.

Un primo incontro è avvenuto al Cairo con il Ministro degli Esteri Livni nel maggio 2007. La visita a Tel Aviv (da non considerarsi sotto le insegne della Lega Araba) è avvenuta il 25 luglio 2007. Abul Gheit e il giordano Al Khatib hanno incontrato Peres, Olmert, Livni, Barak ed altre personalità politiche israeliane, anche dell’opposizione in un’atmosfera giudicata positivamente da entrambe le parti.

L’Egitto ha svolto un ruolo fondamentale nel rilancio del Processo di Pace, avvenuto con la Conferenza di Annapolis, tenutasi il 27 novembre 2007. Si è convinti al Cairo del ruolo decisivo degli USA al riguardo (si spinge qui costantemente per un maggiore coinvolgimento americano, che dovrebbe essere orientato ad effettuare crescenti pressioni su Israele per giocare il ruolo di “arbitro” imparziale che si auspica), nonché della necessita che l’UE non si limiti solo all’assistenza economica ma si decida a giocare un ruolo politico più attivo e rilevante. Si registra, altresì, la mancanza visibile di passi in avanti, che qui non si è del tutto convinti sia dettata solo dalla “consegna del silenzio” sull’andamento del negoziato. L’Egitto continua ad esercitare pressioni affinché il negoziato proceda con maggiore convinzione per giungere ad un risultato concreto entro la fine del 2008.

 

 

Territori palestinesi

 

La destabilizzazione della Striscia di Gaza e dei Territori è vista con grave preoccupazione dal Cairo (storicamente legata a Fatah) che si propone quale principale difensore della causa palestinese. La reazione egiziana alla presa di Gaza da parte del movimento di Hamas è misurata ma preoccupata, soprattutto per le ripercussioni che il degenerare della situazione nei Territori potrebbe avere sulla stabilità interna dell’Egitto (Hamas è in realtà una costola della Fratellanza Musulmana, da questa separatosi nel 1987).

La situazione di divisione dei Territori non piace al Cairo, che ha comunque subito espresso il suo sostegno per la legittimità del Presidente Abbas e per il Governo di emergenza guidato dallo stesso Fayyad. Se pubblicamente gli egiziani invitano Fatah ed Hamas a riattivare un dialogo, in realtà non si fanno illusioni che ciò possa avvenire in tempi brevi. Proseguono i contatti riservati con Hamas, ma la delegazione di sicurezza non è tornata a Gaza e la rappresentanza diplomatica è stata spostata a Ramallah.

Lo sfondamento, da parte della popolazione palestinese, del confine egiziano con la Striscia, avvenuto a metà gennaio per ragioni umanitarie, ha determinato l’avvio di una mediazione per raggiungere una tregua de facto a Gaza tra israeliani e Hamas.

Dopo mesi di negoziato segreto, il Capo dell’Intelligence egiziana Suleiman, è riuscito il 30 aprile 2008 a far approvare da Hamas, Jihad Islamica e dalle altre fazioni palestinesi militanti, con il placet di Abu Mazen, una proposta di tregua “reciproca e contemporanea” di sei mesi con Israele. La mediazione egiziana prevede la cessazione degli attacchi palestinesi e delle incursioni dell’esercito israeliano, nonché la riapertura regolare dei valichi con la Striscia (compresa Rafah, in cui dovrebbe riprendere le sue attività la forza di monitoraggio EUBAM). L’accordo è ora al vaglio dei negoziatori israeliani.

 

Riguardo al piano di aiuti alla popolazione palestinese, l’Egitto è in prima linea, sia in termini di aiuti diretti, che attraverso il coordinamento con gli altri Paesi arabi e con la Comunità internazionale. I meccanismi di finanziamento elaborati dall’UE sono qui visti sempre molto positivamente, così come gli impegni annunciati dagli USA, la Conferenza di Parigi e l’ultima riunione dell’AHLC di Londra (2 maggio 2008). Sono state di recente aumentante le forniture elettriche egiziane alla Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah, giudicando oltremodo controproducente la politica di “strangolamento” economico della Strisca, attuata da Israele.

 

 

Libano

 

Anche i rapporti dell’Egitto con il vicino Libano sono improntati alla cordialità. Il Cairo, anzi, è stato uno dei maggiori sostenitori del Governo Siniora e ha collaborato con esso a progetti di ricostruzione, soprattutto nei settori elettrico e della viabilità, oltre che al raggiungimento di una soluzione per la situazione di stallo politico attraversata attualmente dal paese. A tal proposito, il Governo egiziano ha espresso grande soddisfazione per la conclusione dell’Accordo di Doha[9] sul Libano, cui si è aggiunti alla fine di maggio 2008; Il Cairo ritiene infatti che tale accordo abbia scongiurato il precipitare di una crisi che aveva assunto contorni estremamente preoccupanti. Anche in questa circostanza, il Governo non ha mancato di attirare l’attenzione sulla sostanziale paternità egiziana dell’iniziativa araba.

Il Cairo ha inoltre cercato di aiutare Beirut a mantenere un miglior controllo del confine siro-libanese e a porre fine al fenomeno del contrabbando di armi entro i confini libanesi. Il governo egiziano ha anche molto apprezzato la leadership italiana in ambito UNIFIL , a conferma della grande credibilità di cui Roma gode presso il Cairo.

 

 

Altri dossier regionali

 

Un po’ più complesso è, invece, il rapporto intercorrente tra Egitto e Siria, viste le grandi difformità esistenti tra i due paesi in politica estera; in generale, comunque, Il Cairo ha cercato di esercitare delle pressioni affinché il regime di Bashar al-Assad moderasse le sue posizioni, limitando, in special modo, il tradizionale “nuisance role” da questi esercitato nel processo di pace. Una maggiore moderazione del regime siriano, infatti, andrebbe a tutto vantaggio della stabilità e della sicurezza della regione: è per questo che l’Egitto ha sempre cercato di mediare, lavorando discretamente dietro le quinte per ridurre le tensioni.

 

Dopo quasi trent’anni di pressoché totale congelamento delle relazioni diplomatiche tra Egitto ed Iran, si sono tenuti, nel febbraio di quest’anno, due colloqui separati tra il Presidente Mubarak e lo Speaker del Majlis iraniano, Gholam Ali Haddad Adel, e, successivamente, tra lo stesso Mubarak e Ali Akbar Nateq Nouri, consigliere della Guida Suprema iraniana. In tali circostanze, i due paesi si sono impegnati a collaborare in maniera costruttiva per agevolare il conseguimento della pace e della stabilità nella regione – specie in Libano e nella Striscia di Gaza – e per rilanciare le relazioni economico-commerciali tra i rispettivi paesi.

Tali incontri hanno rappresentato una novità significativa nel panorama politico regionale, poiché invece, tradizionalmente, le relazioni egiziano-iraniane sono state improntate al reciproco sospetto. L’Egitto, in particolare, ha sempre mal sopportato la politica destabilizzante portata avanti da Teheran nella regione (Iraq, Libano, Palestina, Golfo), e non ha mai condiviso la sua velleità nucleare, facendosi invece portavoce della proposta di fare del Medio Oriente un’area libera da armi di distruzione di massa.

 

Decisamente moderata è la posizione del Presidente Mubarak a proposito della presenza di truppe straniere in Iraq: a differenza di quanto ritenuto opportuno da parte di altri regimi della regione, infatti, egli ha dissentito da chi sollecitava un immediato ritiro delle truppe straniere, ribadendo, invece, che questo debba procedere in sincronia con la formazione delle forze di sicurezza irachene, nella convinzione che non si possa lasciare il paese in balia della violenza. Oltre a questo aspetto, l’Egitto ha più volte sottolineato l’importanza di preservare l’unità del paese, respingendo più volte, in maniera netta, le ipotesi di partizione dell’Iraq in tre dimensioni, giudicandole foriere di ulteriori problemi. Al contrario, ha guardato con particolare interesse all’ International Compact with Iraq[10], lanciato proprio a Sharm el-Sheikh nel maggio 2007.

 

 

Relazioni con il continente africano

 

Dopo averle trascurate per qualche tempo, negli ultimi anni la diplomazia egiziana ha impresso alle relazioni con il continente africano un nuovo dinamismo, intensificando visite ed incontri con esponenti dei principali Paesi africani allo scopo di rilanciare l’Egitto come grande potenza continentale; in quest’ottica va letta, ad esempio, la decisione di svolgere a Sharm el-Sheikh, alla fine del prossimo giugno, il Summit dell’Unione Africana. Questo crescente e rinnovato interesse sembra, indubbiamente, rispondere alla reale preoccupazione di Mubarak per la crescente destabilizzazione dell’Africa Orientale e Settentrionale, che trova oggi nuovi gravissimi focolari di crisi in Kenya e Ciad: Il Cairo è consapevole, infatti, che dalle intemperanze dei suoi vicini, siano esse umanitarie (Sudan), economiche (distribuzione delle acque del Nilo) o religiose (Somalia), potrebbero derivare pericolose ripercussioni sulla propria stabilità. L’Egitto intende quindi, grazie all’esperienza e al know-how di cui dispone, non solo porsi alla guida di un progetto di rilancio del continente africano - il quale preveda, oltre al miglioramento delle infrastrutture e alla formazione dei quadri dirigenti, anche e soprattutto il miglioramento della cooperazione tra le economie dei Paesi Africani - ma anche proporsi quale portavoce delle istanze africane presso la comunità internazionale: in tale ottica, l’Egitto ha il non trascurabile vantaggio di poter rappresentare un’Africa bianca ed araba, senza però essere inviso ai neri e ai non musulmani, e di poter fare leva sul suo ruolo di cerniera tra Africa, Medio Oriente ed Europa.

 

Un discorso a parte merita il Sudan, che da sempre costituisce motivo di preoccupazione per Il Cairo, tenuto conto degli interessi nazionali alla stabilità dell’area e all’unità del Paese. Un’eventuale scissione, infatti, rimetterebbe in discussione la strategica questione della ripartizione delle acque del Nilo, riguardo alla quale l’Egitto ha tutto l’interesse a preservare lo status quo. In tale prospettiva, l’Egitto ha deciso di recente di impegnare uomini e mezzi nell’ambito della forza UNAMID[11] per contribuire al superamento della fase acuta della crisi tra Nord e Sud, lavorando, nel contempo, a che i ribelli darfuriani trovino una piattaforma comune per affrontare i colloqui di pace e  cercando di mantenere aperti i canali di comunicazione con i diversi settori del GoS (Government of Sudan) e della società sudanese.

In questo contesto, la scadenza politica al momento più rilevante è la prossima sessione dell' ”Alto Comitato Egiziano-Sudanese”, annunciata per l'ultima settimana di maggio; tale riunione, che ha cadenza annuale, si terrà nella capitale egiziana e vedrà da parte sudanese la partecipazione, quale capo delegazione, del Vice Presidente Ali Osman Taha.

 

 

Temi multilaterali e partner internazionali

 

I rapporti tra Egitto ed Unione Europea si sviluppano nell’ambito della politica europea di vicinato sulla base dell’Accordo di Associazione (2004) e del Piano d’Azione lanciato nel marzo 2007, incentrandosi soprattutto su temi economici e sul sostegno alle riforme politiche e sociali del Paese. L’iniziativa italiana in Libano, la costituzione dell’EUBAM (European Union Border Assistance Mission)e del TIM (Temporary International Mechanism), hanno rilanciato il ruolo della UE in Medio Oriente anche agli occhi egiziani, anche se Il Cairo si attende, tuttavia, un maggiore e univoco impegno dell’UE per la soluzione della questione palestinese.

A metà aprile il Consiglio Europeo ha approvato l’istituzione dell’Unione per il Mediterraneo, iniziativa promossa dalla Francia a testimonianza del suo tentativo di proporsi come principale partner regionale. Ad oggi, il Presidente Mubarak sarebbe il più forte e probabile candidato per la Co-Presidenza dell'Unione per il Mediterraneo, che verrà definita il prossimo 13 luglio in Francia; oltre a ciò, l'Egitto avrà un ruolo preminente anche nell'ambito della struttura amministrativa che verrà creata per la nuova organizzazione.

La cooperazione finanziaria UE-Egitto è definita dal Programma comunitario MEDA, grazie al quale dal 1996 ad oggi sono stati erogati oltre 1 miliardo di euro, di cui 594 milioni di euro sono stati stanziati per il periodo 2002-2006. L’assistenza della UE all’Egitto avviene anche per il tramite della Banca europea degli Investimenti (BEI), in particolare attraverso uno strumento finanziario ad hoc (FEMIP, Fondo Euro Mediterraneo di Investimento e Partenariato).

A partire dal 1° gennaio 2007, l’Egitto beneficia del nuovo Strumento Europeo di Vicinato e Partenariato (ENPI), che, forte di un budget di 11,967 miliardi di euro, fornirà assistenza ai Paesi dell’Europa centro-orientale e dell’area mediterranea destinatari della Politica Europea di Vicinato. La Commissione europea si è impegnata a mantenere i finanziamenti verso ogni singolo Paese almeno al livello del ciclo attuale. In particolare, l’ammontare delle risorse a favore dell’Egitto per il  periodo 2007-2013 sarà di circa 558 milioni di euro.

 

I rapporti con Washington sono fondati su enormi aiuti finanziari (per il 2007-2008 sono stati erogati 1,7 miliardi di dollari, di cui 415 milioni di sostegno e economico e 1,3 miliardi di forniture militari) ed una visione moderata che punta alla stabilità della regione. Non mancano tuttavia le critiche aperte, in particolare per la situazione in Iraq e per la mancanza di un intervento credibile sul processo di pace. Anche in merito ai metodi di gestione delle crisi sudanese ed iraniana, l’Egitto non ha fatto mancare prese di posizione in aperto contrasto con gli USA, senza tuttavia che questo abbia inciso sulla qualità e profondità di un legame a doppio filo con il regime ed i suoi interessi economici. Tuttavia, i rapporti tra i due paesi hanno attraversato un periodo di leggera crisi nel dicembre 2007, a causa delle divergenze esistenti in merito al tema dei diritti umani: il Congresso USA, infatti, aveva provveduto a congelare 100 milioni di US dollari, lamentando l’assoluto immobilismo del governo egiziano al riguardo; a ciò era seguita  la ferma reazione del Ministro degli Esteri egiziano, il quale aveva ribadito l’esclusiva competenza nazionale sulla questione ed il rifiuto di pressioni estere. Tale crisi si è, comunque, risolta con la visita del Segretario di Stato Condoleeza Rice in Egitto svoltasi all’inizio di marzo 2008; in quell’occasione, la Rice ha annunciato pubblicamente di aver esercitato il suo diritto di applicazione della “clausola di esonero” e di aver quindi sbloccato gli aiuti.

 

I rapporti con Cina e Russia hanno basi storiche che risalgono all’epoca nasseriana. Oggi sono orientati in gran parte sul piano delle relazioni economiche.

Con Mosca si condividono l’approccio equidistante nei confronti della crisi mediorientale e gli interessi energetici (soprattutto quando si parla di gas naturale, tema trattato anche con il Khazakistan, con cui sono frequenti i contatti ad alto livello).

Nei confronti di Pechino prevalgono i dossier commerciali e la cooperazione tecnologica, oltre all’intenzione di attrarre maggiori investimenti;  la visita del presidente Mubarak nella capitale cinese, nel novembre 2006, ha aperto la strada a vari accordi di collaborazione in vista di una futura partnership strategica, ed oggi si prevede che entro il 2010 la Cina possa rappresentare il primo partner commerciale dell’Egitto.

Infine si è aperta, all’inizio del 2008, la possibilità di una cooperazione tra i due paesi anche in ambito nucleare: Pechino si è detta infatti pronta a cooperare con l’Egitto nello sviluppo del suo programma nucleare pacifico, mettendo a disposizione il proprio expertise in materia.

 

Per ciò che concerne i rapporti intercorrenti tra Egitto e Nazioni Unite, infine, è da evidenziare come la posizione egiziana in materia di riforma del CdS sia stata finora improntata ai seguenti principi: rifiuto di soluzioni parziali per l’allargamento del Consiglio, importanza del consensus allargato e, soprattutto, fermo rispetto degli impegni assunti in ambito africano (cd. “Consensus di Ezulwini”).

L’Egitto non rinuncerà mai alle proprie ambizioni per un seggio permanente fintantoché tale opzione resterà sul tavolo, tanto più dopo che la Nigeria appare concorrente assai meno temibile, visti i risentimenti che si è guadagnata con la sua conduzione della Presidenza dell’UA. Ma non ha nessun interesse ad una pericolosa resa dei conti in ambito africano: l’Egitto continua a farsi paladino dell’unità africana, sottolineando come in questa fase non sia necessario per i Paesi del continente accettare compromessi senza nulla di concreto sul tavolo da parte dei principali attori in gioco.

L’Egitto è stato eletto nella primavera 2007 al Consiglio per i Diritti Umani, contando anche su uno scambio di sostegno con l’Italia. L’elezione ha causato alcune proteste da parte delle associazioni per i diritti umani.

 

 

 

7. Quadro economico (in collaborazione con il MAE)

 

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI

 

PIL

431,9 miliardi dollari USA

Composizione per settore

agricoltura 13,8%;  industria 41,1%; servizi  45,1%

Crescita PIL (%)

7,2

PIL pro capite, a parità di potere di acquisto

5.400 dollari USA

Tasso povertà

20%

Inflazione (%)

8,8

Tasso di disoccupazione

10,1%

Debito estero

29,9 miliardi di dollari USA

Fonti: The Cia Worldfactbook 2008

 

La fase di rapida crescita dell’economia egiziana è proseguita, intensificandosi, nell’anno finanziario 2006/07 conclusosi il 30 giugno 2007: secondo indicazioni preliminari, in tale periodo il PIL è, infatti, aumentato del 7,1 per cento, la migliore performance annuale - dopo il + 7,5 per cento del 1997/98 -  dell’ultimo ventennio.

L’attuale ciclo espansivo, innescato nel 2004 dalla favorevole congiuntura internazionale (in particolare nel comparto energetico) e favorito dal rinnovato impulso impresso alle riforme economiche dalle autorità egiziane, si è progressivamente consolidato, sostenendo, nel periodo in rassegna, un’accelerazione della crescita dei settori agricolo e manifatturiero, che ha compensato il relativo rallentamento di quello degli idrocarburi.

L’espansione dei comparti produttivi a maggiore assorbimento di manodopera ha, a sua volta, contribuito a migliorare il quadro del mercato del lavoro, con un aumento degli occupati che ha consentito di far fronte alla sempre rapida espansione della popolazione in età lavorativa (che cresce a tassi annui attorno al 2 per cento), e di ridurre il tasso di disoccupazione che si è attestato al 10% della forza lavoro.

La vivace congiuntura economica ha, d’altra parte, alimentato pressioni sui prezzi. Queste, aggiungendosi agli effetti di fattori (incremento del prezzo amministrato dei carburanti e dei generi alimentari di prima necessità e di alcune materie prime) hanno spinto al rialzo l’inflazione dei prezzi al consumo.

Nell’anno finanziario 2006/07 è proseguito il trend positivo delle esportazioni che ha concorso al buon andamento complessivo della bilancia dei pagamenti. Vi hanno contribuito, in particolare, le esportazioni di manufatti ad alto contenuto energetico, che hanno consentito all’export non-oil di superare quello di prodotti petroliferi. Tra i servizi, si è mantenuta vivace la dinamica del comparto turistico e l’attività del Canale di Suez.

L’espansione della domanda interna ha generato anche una notevole crescita delle importazioni di merci e servizi.

 

L’abbondante liquidità internazionale ha trovato, nell’anno in esame, attrattive opportunità di investimento nel mercato finanziario egiziano, anche in relazione al procedere del programma di privatizzazioni varato dal Governo per sostenere la modernizzazione economica del Paese.

Agli afflussi valutari generati dalle partite correnti e dagli investimenti esteri ha fatto riscontro una significativa accumulazione di attività sull’estero da parte del sistema finanziario egiziano.

Anche il quadro di finanza pubblica ha beneficiato della rapida crescita economica che, oltre ad alimentare le entrate, ha agevolato l’attuazione di provvedimenti volti a riassorbire  gradualmente il deficit ancora rilevante che caratterizza il bilancio statale egiziano.

Sotto il profilo delle privatizzazioni, il Governo egiziano intende continuare una delle più importanti campagne di vendita di società pubbliche della storia del Paese, che dovrebbe coinvolgere un gruppo di circa 700 società statali di tutti i settori, destinate ad essere privatizzate in maniera più o meno ampia ed in tempi relativamente brevi.

Il Governo intende, inoltre, espandere il settore degli idrocarburi e ha promosso l’accelerazione dello sviluppo dell’estrazione del gas naturale. L’Egitto è interessato soprattutto alla commercializzazione di questa importante risorsa energetica, la cui esportazione ha permesso al paese di diventare uno dei sei maggiori esportatori di gas naturale al mondo.

Per quello che riguarda le infrastrutture, il Ministero dei Trasporti egiziano ha predisposto, tra il 2006 e il 2007, un piano di potenziamento del sistema di trasporti. Tra le infrastrutture previste è compresa la costruzione di tratti autostradali e ponti in diversi governatorati del paese, per un costo totale di circa 15,1 miliardi di LE.

 

 

 


 

 

RAPPORTI BILATERALI

(a cura del MAE)

 

 

Rappresentanze diplomatiche

 

Ambasciatore d’Italia in Egitto

S.E. Claudio Pacifico

 

Ambasciatore d’Egitto in Italia

S.E. Ashraf Rashed

 

 

Relazioni politiche

 

Le relazioni tra Italia ed Egitto sono improntate alla massima fiducia e collaborazione reciproca. L’Egitto considera il nostro un Paese sinceramente amico. Ciò, da un lato ha reso possibile lo sviluppo di una vasta e diversificata rete di rapporti bilaterali ad ogni livello e, dall’altro, ha permesso il superamento, specialmente sul piano politico, degli occasionali e a volte anche accesi contenziosi commerciali e in materia migratoria, nonché il costante appoggio reciproco in materia di candidature internazionali. A riprova dell’eccellenza dei nostri rapporti, vi è l’intenso scambio di visite, tra le quali le visite del Presidente egiziano Mubarak in Italia, il 9 marzo 2006, e la visita al Cairo dell’On. Ministro, Gianfranco Fini, il 10 e 11 gennaio 2005. Più recentemente si sono registrate le visite del Presidente del Consiglio Prodi il 6 e 7 aprile 2008, che ha guidato una delegazione di imprese italiane, organizzata da Confindustria, ABI e ICE, del Ministro della Difesa Parisi, del Ministro per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive Melandri, del Ministro dei Trasporti Bianchi, del Ministro del Commercio Internazionale Bonino e del Ministro delle Politiche Agricole De Castro.

 

In tale contesto si inserisce il meccanismo delle Consultazioni Rafforzate, istituito con un Memorandum d’Intesa firmato al Cairo nel settembre 1998, mirante a rafforzare ulteriormente la collaborazione bilaterale attraverso una revisione periodica ed un costante aggiornamento degli obiettivi. La settima sessione delle Consultazioni si è svolta al Cairo nel luglio 2005 e ha dato una fitta serie di indicazioni operative in ogni settore, con particolare riguardo a quelli economico, migratorio, della cooperazione allo sviluppo e culturale-scientifico.

 

Nel settembre 2005, in occasione della visita al Cairo, del Ministro delle Attività Produttive Scajola, alla quale hanno partecipato anche rappresentanti dell’IPI (Istituto per la Promozione Industriale) e della SIMEST, si sono tenuti incontri con il Primo Ministro, il Ministro per il Commercio Estero e l’Industria, il Ministro per gli Investimenti, il Ministro per l’Energia, il Ministro del Turismo ed il Ministro della Cooperazione Internazionale. Sul piano operativo, i Ministri hanno adottato un Piano d’Azione triennale.

Le linee d’attività considerate prioritarie all’interno del Piano comprendono: collaborazioni italo-egiziane in materia di centri tecnologici e di trasferimenti di tecnologia; incentivi finanziari (fondi SIMEST) per la creazione di joint-venture; collaborazioni fra i settori bancari; sviluppo congiunto di aree industriali e progetti di trasporto intermodale; collaborazione in campo euro-mediterraneo e fondi MEDA; assistenza agli investimenti italiani e soluzione delle difficoltà. Il Pianostabilisce anche la creazione di un Consiglio Ministeriale(Ministerial Council) e l’impegno a tenere riunioni con cadenza regolare, sia a livello di ministri che di gruppo di lavoro misto, con la partecipazione dei rispettivi Ministeri degli Affari Esteri e delle Ambasciate. I Ministri hanno anche sottoscritto l’impegno per l’istituzione del Business Council Italo-egiziano (composto da esponenti di alto profilo dell’imprenditoria dei due paesi e che opera con il Consiglio Ministeriale) istituito formalmente a Milano, il 18 gennaio 2006. Al progetto hanno aderito sia i principali imprenditori italiani operanti nel paese, sia i principali esponenti politico-imprenditoriali egiziani.

Vengono inoltre organizzate periodiche “Missioni di Sistema” in Egitto, alle quali partecipano il Ministro del Commercio  Internazionale e rappresentanti  del  settore economico-finanziario italiani.

 

A margine del Vertice intergovernativo che si svolgerà a Roma il 4 giugno 2008, organizzato nei giorni in cui si svolge il Vertice FAO, verrà ratificata la nomina di

Alberto Pirelli a co-presidente dell'Italian-Egyptian Business Council insieme ad Alaa Arafa, presidente del Gruppo Arafa, per il biennio 2008-2009.

 

 

Relazioni economiche, finanziarie e commerciali

 

L’Italia si colloca ai primi posti come partner commerciale dell’Egitto: occupa il primo posto a livello mondiale per le esportazioni egiziane, con forte incidenza della componente petrolio.

Dal 2004, si è avuta una ripresa delle esportazioni italiane di macchinari (principale categoria di beni di esportazione dell’Italia verso l’Egitto). Le importazioni italiane dall’Egitto hanno invece visto un forte aumento della componente energetica (34%) e dei prodotti finiti (40%).

Nel 2007, le esportazioni italiane verso l’Egitto si sono attestate a 2.146 milioni di Euro, mentre le importazioni italiane dall’Egitto sono state di 1.825 milioni di Euro. Il saldo positivo, per l’Italia, è stato pertanto di 321 milioni di Euro. Rispetto allo stesso periodo del 2006, le esportazioni italiane verso l’Egitto sono aumentate del 39,4%, mentre le importazioni sono diminuite del 15,9% (per dettagli vedasi “Dati statistici bilaterali”). 

 

Gli ambiti di collaborazione economica italo-egiziana sono molteplici, e numerose sono le iniziative in corso.

Settore di eccellenza per gli investimenti italianinel Paese (l’Italia occupa il 5° posto tra i principali investitori europei)rimane quello del petrolio e gas (con Eni presente nel Paese da oltre 50 anni ed Edison). È stato firmato un accordo preliminare per la costituzione di una joint-venture italo-egiziana finalizzata alla produzione di stazioni di rifornimento per le vetture alimentate a gas naturale liquefatto. Le società firmatarie di tale accordo, che si presenta come la prima iniziativa di questo genere in tutto il Medio Oriente, sono l’italiana Safe Company e le egiziane GasTec e EGAS (Egyptian Holding Company for Natural Gases). Inoltre, il Ministero del Petrolio egiziano ha firmato due accordi per esplorazioni di petrolio e gas naturale con l’IEOC (la società dell'Agip in Egitto).

L’Eni è anche presente nel settore di punta della liquefazione del gas naturale, partecipando con la Spagna al progetto di liquefazione ed esportazione di gas naturale di Damietta, località destinata a rivestire il ruolo di “hub” nel settore del gas per il bacino del Mediterraneo.

Anche ENEL S.p.A. ha concluso un’intesa con il Ministero del Petrolio egiziano, allo scopo di inserire l’azienda italiana (come partner) nei progetti di ampliamento degli attuali  impianti egiziani di liquefazione di gas naturale.

Nel 2007, la società italiana Edison si è aggiudicata la gara d’appalto bandita  dalla EGAS per la ricerca di nuovi giacimenti di gas naturale nell’area sottomarina situata ad est di Alessandria. La Edison è attiva anche nel deserto occidentale egiziano con prospezioni per la ricerca di petrolio.

Sempre nel 2007, la Socotherm si è aggiudicata un contratto per l’assistenza tecnica nella progettazione di 60 km di tubature dell’oleodotto tra Al Arish e Asquelon, Ansaldo Energia ha concluso un’operazione del valore di 170 milioni di Euro per la fornitura di caldaie da destinare ad un impianto termoelettrico a sud del Cairo ed un’altra del valore di 90 milioni di Euro per la fornitura di due turbine per le centrali di Sidi Kri e Al Atef . La Walter Tosto S.p.A. si è aggiudicata una gara per la fornitura di due treni preriscaldatori d’acqua di alimento che verranno installati presso la centrale elettrica a ciclo combinato di El Tebbin.

Nel 2008, la Danieli ha acquisito dall’azienda egiziana Suez Steel una commessa da 260 milioni di Euro per la realizzazione di un’acciaieria.

Riveste grande importanza la firma del Memorandum d’Intesa tra l’Italgen (società del gruppo Italcementi) e l’ente egiziano NREA (New and Renewable Energy Authority) che prevede la creazione di un parco eolico sulla costa del Mar Rosso.

 

Nei settori non-oil/energetico (industriale, agroalimentare, servizi, impiantistica, meccanica, edilizia, turismo, tessile), gli investimenti italiani sono prevalentemente concentrati nelle zone franche. Nel campo dei servizi, nel 2002 due società italiane (Società AMA e Jacorossi) si sono aggiudicate gli appalti per la gestione quindicennale dei rifiuti solidi rispettivamente nelle aree di Cairo Nord e di Giza. Nel marzo 2007, la società COM.INT di Genova  si è aggiudicata due lotti, in qualità di fornitore di attrezzature e veicoli nel settore della gestione dei rifiuti solidi (per un valore di 2,5 milioni di Euro) nella zona sud del Sinai, nell’ambito di una gara finanziata dall’Unione Europea.

Nel dicembre 2007, la System SpA, leader mondiale nel settore dei macchinari per l’industria della ceramica ha inaugurato la filiale egiziana (System Egypt).

In alcuni settori quali l’informatica, la formazione tecnica e manageriale ed alcuni settori del “non-oil”, si presentano maggiori e concrete opportunità di cooperazione con il sistema industriale italiano, sotto forma di joint-venture, trasferimenti di tecnologia e di expertise, anche come consulenze nell’ambito del programma MEDA/ENPI.

All’inizio del 2008, è stata lanciata la proposta di avviare progetti di cooperazione bilaterale anche nei settori postale e delle telecomunicazioni.

 

Uno sviluppo di prim’ordine si è concretato con l’acquisizione, da parte del gruppo italiano Italcementi, del controllo di maggioranza della società egiziana Suez Cement Company. Dopo una prima OPA, il gruppo ha chiuso positivamente anche una successiva OPA del valore complessivo di 360 Milioni di Dollari per l’acquisizione maggioritaria della Suez Cement Company. A seguito di questa importante operazione, Italcementi controlla oggi il 54% della società egiziana, con un investimento complessivo in Egitto di circa 590 milioni di dollari (il più importante per l’Italia dopo quelli nel settore idrocarburi).Nell’agosto 2005, il Gruppo Italcementi ha concluso positivamente un’altra operazione finanziaria (il cui valore complessivo è di circa 700 milioni di dollari) per l’acquisizione della società egiziana ASEC Cement, acquistando il 60% della quota azionaria del capitale. Il restante 40% è stato acquistato da un gruppo di investitori arabi.

Nel 2006 Italcementi ha acquistato anche il controllo del 52% delle quote della società egiziana Ready Mix Beton, uno dei maggiori produttori di calcestruzzo in Egitto dal 1985.

Italcementi, con i suoi cinque impianti nel Paese, rappresenta il più importante produttore di cemento in Egitto con una quota di mercato del 30% per il cemento grigio e del 50% per quello bianco, e si posiziona come principale operatore nel mercato del cemento della regione e prima azienda industriale straniera in Egitto.

Nel 2007, Italcementi ha avviato, nella regione di Suez, la costruzione di tre cementifici del valore di 513 milioni di dollari al fine di coprire la crescente domanda del mercato locale. Gli stabilimenti saranno completati nel 2009 e garantiranno un aumento della produzione del 30% rispetto a quella attuale.

 

Nel settore della difesa e delle alte tecnologie,nel marzo 2005, la società italiana Oerlikon Contraves S.p.A. ha firmato il contratto di fornitura per l’ammodernamento degli “Skyguard” (prodotti in Italia) del sistema di difesa egiziano “Amoun”, per un valore totale di 62,4 milioni di Euro. Le consegne verranno effettuate nell’arco di cinque anni, a decorrere dalla seconda metà del 2007.

Il Paese risulta difficilmente penetrabile nel mercato della difesa in quanto l’approvvigionamento di equipaggiamenti si attua prevalentemente attraverso fondi FMS statunitensi (Foreign Military Sales). In ogni caso, le principali opportunità si presentano nel settore aeronautico, avionico, nonché sistemistica e componentistica navale e subacquea.

 

Abbigliamento/Tessile -Nel giugno 2005 è stato inaugurato il punto vendita monomarca “Paul & Shark” al Cairo, primo rinomato brand italiano ad entrare in modo stabile ed ufficiale nel mercato egiziano, a seguito del processo di liberalizzazione del settore abbigliamento avviato nel 2004.

Nell’ottobre 2005 è stato inaugurato al Cairo  un “mega store” del gruppo Benetton/Sisley. Sebbene l’investimento sia totalmente siriano con la formula del franchising, i capi di abbigliamento in vendita sono per il 35% di produzione italiana.

Il gruppo italiano Miro Radici, leader mondiale nel settore tessile e meccanotessile, che detiene la quota del 50% nella joint-venture con l’egiziana Oriental Weavers, ha recentemente concluso la fase di costruzione di un impianto per la produzione di prodotti tessili per la casa, destinati all’esportazione. L’investimento, del valore di 25 milioni di dollari, creerà 2000 posti di lavoro.

Sempre nell’industra tessile, il Cotonificio Albini S.p.A., che già intrattiene rapporti commerciali consolidati con i maggiori produttori di filati egiziani, partecipa anche al progetto di sviluppo della nuova zona industriale specializzata nelle manifatture tessili di Bourg El Arab.

 

Per quanto riguarda il settore del turismo, dopo la sensibile riduzione della presenza italiana nel 2001 successiva all’11 settembre (-21%), negli anni successivi, si è registrata una netta ripresa dei flussi.

Gli investimenti nel settore turistico sono in crescita. È in fase di costituzione una società italiana, la Marsa Alam Spa. per la costruzione, a sud di Marsa Alam, di un villaggio turistico. È stata presentata da parte del gruppo Domina un’altra importante offerta di investimento riguardante la realizzazione di un progetto turistico di alta qualità ed esclusività, non ancora valutata da parte egiziana.

 

Trasporti - Nel luglio 2005 è stato firmato un Memorandum di Intesa tra la società italiana Sea Train Srl e la controparte egiziana composta dal Gruppo Kadmar di Alessandria e dalla Egyptian Railway Project and Transport Company (ERJET), in rappresentanza della Egyptian National Railways (ENR). Oggetto dell’accordo è la realizzazione di collegamenti ferroviari, con relativi servizi tecnici di bordo e di terra, tra il porto di Alessandria e Giza (Cairo), Safaga (Mar Rosso) e Luxor, Aswan e Luxor. Per concretizzare il Memorandum, su invito delle Autorità egiziane, è stata costituita una joint-venture, con un capitale iniziale di un milione di Euro ed investimenti previsti per circa 10 milioni di Euro, tra la società italiana (che partecipa al 42,5%), il gruppo Kadmar (anch’esso con il 42,5%) e la ERJET (con una partecipazione pari al restante 15%).

Nel gennaio 2008, è stato firmato il Memorandum d’Intesa relativo all’Accordo operativo tra Italia ed Egitto per la ristrutturazione delle ferrovie egiziane. Il programma, che dovrebbe durare cinque anni, prevede l’assistenza tecnica da parte italiana e la formazione della classe dirigenziale delle ferrovie egiziane.

 

Settore bancario - Nell’ottobre 2006, il gruppo San Paolo IMI ha vinto la gara per l’acquisizione della quota dell’ 80% del capitale della Bank of Alexandria (terza banca egiziana per dimensioni), per un valore di circa 1,6 miliardi di Euro.

Dal 2004, è inoltre operativo un Memorandum di Intesa tra la Commissione Nazionale per le Società e per la Borsa (CONSOB) e la Capital Market Authority dell’Egitto, nel quale si prevedono obblighi di assistenza reciproca e scambio di informazioni per finalità di cooperazione internazionale.

Nel marzo 2007, la Società Italiana per l’Automazione (SIA) si è aggiudicata un progetto comunitario finalizzato alla modernizzazione dei servizi bancari egiziani.

 

Il clima operativo per le nostre imprese, e in generale per gli investimenti, continua a risentire negativamente dello scarso standard qualitativo del business environment.

Numerosi sono infatti i contenziosi commerciali: tra i più importanti rimangono aperti quello dell’AMAcon le Dogane egiziane per un presunto mancato pagamento di alcuni dazi (per il quale si è avuta assicurazione, dal Governatore del Cairo, di un esame diretto del contenzioso finalizzato al chiarimento; abbiamo ripetutamente chiesto al Cairo il mantenimento di una certa vigilanza per la equa chiusura della vertenza), le questioni della Siwa Company (Società mista per la commercializzazione dell’acqua dell’Oasi di Siwa) con il Governatorato di Marsa Matrouh e Iacorossi/Gesenu (operanti nel settore dei rifiuti solidi) con il Governatorato di Giza per il reclamo reciproco di pagamenti.

Caso a parte è quello legato ai pagamenti alle compagnie petrolifere internazionali dovuti dalla parte governativa egiziana ed erogati con ritardo (ENI ed Edison, anche se Edison in proporzioni diverse avendo attività ridotte rispetto all’ENI).

 

 

Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

 

Le relazioni culturali italo-egiziane sono regolate dall’Accordo di Cooperazione Culturale dell’8 gennaio 1959, attualmente in fase di rinegoziazione e dall’Accordo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica del 29 aprile 1975.

 

Le collaborazioni culturali sono numerosissime ed interessano molteplici settori. La presenza culturale italiana in Egitto è, in effetti, tra le principali, non solo nel settore dell’insegnamento della lingua, ma anche in tema di mostre, eventi culturali di vario genere, concerti, nonché per le attività e le collaborazioni più o meno istituzionali che avvengono regolarmente tra enti e centri dei due Paesi. Particolare attenzione viene dedicata al settore della valorizzazione e conservazione del patrimonio culturale e archeologico.

L’Istituto Italiano di Cultura ha sede al Cairo. Nel Paese è attivo anche un comitato “Dante Alighieri”.

Una delle attività primarie dell’Istituto di Cultura, principale soggetto della programmazione culturale italiana in Egitto, consiste nella valorizzazione degli interventi italiani sul patrimonio archeologico egiziano. Tra gli scavi di maggiore importanza si segnalano quelli di Antinoe, città amministrativa fondata dall’Imperatore Adriano nel 130 d.C. Vi sono inoltre buone prospettive anche nella collaborazione bilaterale finalizzata allo sviluppo economico della “Nuova Valle” (una delle 24 aree protette egiziane), in cui già operano missioni archeologiche italiane e che ben si presta all’eco-turismo ed al turismo archeologico. L’aggiornamento e il potenziamento informatico della biblioteca archeologica ad opera degli archeologi italiani ha inoltre comportato una visibilità ancora maggiore.

Abbastanza intensa è l’attività di collaborazione interuniversitaria tra atenei italiani ed egiziani. Alcuni programmi di collaborazione si inquadrano nel cosiddetto Processo di Catania, volto alla realizzazione di una rete mediterranea di centri di eccellenza per l’alta formazione e la ricerca. In tale ambito, le Università di Catania, Milano, della Tuscia e la Scuola Superiore S. Anna di Pisa, in collaborazione con l’Università di Ain Shams, hanno costituito il primo nucleo di un Centro nell’area dell’”Agriculture and food in arid lands”.

 

Altra azione prevista dal Processo di Catania è lo sviluppo di un sistema di insegnamento a distanza esteso all’intera area del Mediterraneo. In tale ambito si segnala la positiva esperienza maturata dalla collaborazione tra 31 università di 11 paesi euro-mediterranei per la realizzazione del progetto comunitario Med Net’U che ha consentito di realizzare un network tecnologico ed ha posto le basi per la creazione di un’Università Euromediterranea a distanza. Coordina tale progetto l’Università Telematica Internazionale UNINETTUNO, che comprende tra i propri corsi on-line, fruibili dagli studenti dell’area, insegnamenti in quattro lingue (arabo, italiano, inglese e francese). L’Egitto è rappresentato nel Network dall’Università del Cairo e dalla Helwan University, con probabilità di ulteriori adesioni.

 

Esiste un grande interesse da parte egiziana a riavviare la cooperazione interuniversitaria per quanto concerne le discipline giuridiche, tra gli Atenei di Alessandria d'Egitto e di Napoli.

 

Il numero degli studenti iscritti nelle università italiane è stato di 106 nell’a.a. 2004/2005. Le Facoltà con più iscritti sono state Ingegneria e Medicina e Chirurgia. Le Università più richieste sono state Milano e Roma. Il numero di borse di studio offerte dall’Italia per l’anno accademico 2007/2008 é di 220.

Nell’aprile 2007, il Ministro per le Politiche Giovanili e per le Attività Sportive Melandri, in occasione della sua visita in Egitto ha firmato due Memorandum d’Intesa sulla cooperazione nel settore delle attività giovanili e dello sport.

 

Al Cairo sono presenti due istituti scolastici italiani: il complesso scolastico privato paritario"Leonardo da Vinci" che comprende la scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di I e II grado (liceo scientifico). L’Istitutoha ottenuto nel settembre 2005 la parità scolastica a seguito di una profonda ristrutturazione,  che ha comportato un cambio di gestione e un sostanziale rinnovamento dell’attività didattica, che ora è configurata in piani di studio bilingui e biculturali, capaci di attrarre anche alunni egiziani. I titoli di studio rilasciati non sono riconosciuti dall'ordinamento locale; l’istituto salesiano "Don Bosco", paritario, con indirizzi: Istituto Tecnico Industriale per Periti elettrotecnici e Professionale per l'Industria e l'Artigianato per Operatori meccanici e Operatori elettrici. Le Autorità governative auspicano un ampliamento dell’offerta didattica attraverso la creazione di nuovi indirizzi di specializzazione professionale. 

Ad Alessandria d'Egitto è presente l'Istituto Paritario Professionale per l'Industria e l'Artigianato (per Operatori meccanici ed Operatori elettrici) "Don Bosco". 

 

Il 6 giugno 2005 è stata firmata al Cairo un’intesa tra la Scuola Europea di Oncologia di Milano ed il Ministero della Salute e Popolazione egiziano, con la quale è stata istituita la Scuola Euro Araba di Oncologia con sede al Cairo. L’iniziativa è stata lanciata ufficialmente all’inizio del 2006. Tale centro di formazione di eccellenza ha come obiettivo il miglioramento degli strumenti di prevenzione e cura dei tumori a beneficio di tutti i paesi della sponda sud del Mediterraneo, tenendo conto delle specificità delle patologie di natura oncologica prevalenti nell’area.

Nel luglio 2007, è stato firmato al Cairo un Memorandum d’Intesa tra il Ministero della Salute italiano ed il Ministero della Salute e della Popolazione egiziano sulla Cooperazione bilaterale nei settori della salute e delle Scienze mediche, basato sul precedente Memorandum concordato nel 2004.

 

Nel novembre 2006, il Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio ha incontrato, al Cairo, il suo omologo egiziano Maged George. L’incontro ha offerto l’occasione per fare una panoramica sui progetti bilaterali in corso, che sono incentrati soprattutto sulle energie rinnovabili e sulla gestione delle risorse idriche. I due Ministri hanno anche parlato del progetto di riduzione dell’inquinamento urbano mediante l’impiego di veicoli per il trasporto pubblico alimentati a gas naturale con tecnologia italiana, attualmente in negoziazione con la Cairo Transport Authority.

È stata inoltre ribadita la volontà di dare corso ad una collaborazione più stretta e continua tra i due paesi, anche in contesti multilaterali quali l’azione Euro-Mediterranea e il processo di Barcellona.

 

 

Questioni migratorie e consolari

 

La comunità egiziana legalmente soggiornante nel nostro Paese era costituita, al 31 luglio 2006, di 45.873 persone.

Nel periodo che va dal 1 gennaio 2006 al 19 settembre 2006 i cittadini egiziani sbarcati illegalmente sulle coste siciliane sono 2.962. Al 30 giugno 2006 i detenuti egiziani nelle carceri italiane sono 198.

I migranti irregolari che giungono via mare sulle coste siciliane provenienti dalla Libia sono nella grande maggioranza cittadini egiziani (1.620 su 6.209 dal 1° gennaio 2006 al 20 giugno 2006). Se intercettati, essi sono fatti oggetto di provvedimenti di respingimento e rimpatriati direttamente dall’Italia o attraverso lo stesso territorio libico, quale Paese di ultimo transito. Al momento dell’arrivo, gli immigrati clandestini egiziani spesso dichiarano di provenire da aree quali l’Iraq e i Territori soggetti all’ Autorità Nazionale Palestinese, per rendere più difficoltosa l’identificazione e beneficiare strumentalmente delle norme in materia di asilo e protezione internazionale.

 

L’Egitto, oltre ad essere un Paese di origine di consistenti flussi illegali diretti in Italia, è anche zona di transito attraverso il Canale di Suez dei flussi di clandestini provenienti soprattutto da Sri Lanka, Pakistan e  Bangladesh.

Tra Italia ed Egitto esiste una buona collaborazione operativa in tema di contrasto all’immigrazione clandestina. Tale tematica è da qualche anno oggetto di crescente attenzione da parte delle Autorità del Cairo, le quali hanno promosso campagne informative intese a sensibilizzare la popolazione sui rischi connessi alle migrazioni irregolari ed hanno di recente adottato alcune misure di più stretto controllo delle frontiere con la Libia, mirate a ridurre il flusso di cittadini egiziani che si recano in quel Paese senza possedere un contratto di lavoro e che sono, pertanto, potenziali clandestini diretti verso il nostro Paese.

 

In considerazione di quanto precede, come riconoscimento dell’importante collaborazione esistente con le Autorità egiziane, il Decreto Flussi 2008 ha previsto una quota riservata particolarmente alta a favore degli egiziani pari a 8.000 unità.

 

Superando alcune resistenze da parte egiziana, si è concluso con successo il negoziato per l’Accordo di riammissione e relativo Protocollo. L’Accordo è stato firmato a Roma il 9 gennaio 2007.Al negoziato per l’Accordo di riammissione era stato abbinato anche quello relativo all’Accordo in materia di Lavoro, che originariamente avrebbe dovuto essere firmato successivamente. La circostanza di un viaggio al Cairo del Ministro Maroni - quando il negoziato sull’Accordo di riammissione era ancora in fase di stallo - ha portato invece alla firma dell’intesa nel campo del lavoro, con annesso Protocollo esecutivo, il 28 novembre 2005. L’Accordo è in vigore dal 1° agosto 2006.

 

In campo migratorio sono infine da ricordare i seguenti interventi finanziati dalla Cooperazione allo sviluppo: Integrated Migration Information System (IMIS)(vedi C. Principali iniziative). Caso Studio Italia, un progetto volto al rafforzamento delle capacità istituzionali e tecniche del Governo egiziano nella gestione del settore emigrazione attraverso la creazione di un sistema informativo integrato in grado di facilitare il processo di emigrazione legale e di inserimento degli emigrati; Building Campaign Against Illegal Immigration, unprogramma per la divulgazione di informazioni per la prevenzione dell'immigrazione illegale dall’Egitto. I principali risultati ottenuti finora da IMIS sono di aver fornito gli strumenti tecnici e le risorse umane necessari per una moderna gestione dei flussi migratori e aver testato il meccanismo di incontro fra domanda e offerta di lavoro. Non solo IMIS ha raggiunto gli obiettivi che si prefiggeva, ma ha consentito altresì, nel corso del tempo, di consolidare la nostra posizione all’interno del locale Ministero del Lavoro e quindi di facilitare il dialogo con le Autorità egiziane su un tema prioritario per gli interessi dell’Italia.

 

Esiste, inoltre, un Accordo di Cooperazione di Polizia firmato al Cairo il 18 giugno 2000 e in vigore dal 18 gennaio 2005. Tale collaborazione si estende alla ricerca dei latitanti e prevede la possibilità di promuovere procedure investigative, nonché l’impegno dei due Paesi a compiere ogni attività per intensificare gli sforzi comuni nella lotta contro la criminalità organizzata nelle sue varie manifestazioni, anche al fine di evitare azioni terroristiche.

La cooperazione riguarda anche la lotta contro la falsificazione di carta moneta e valori e contro il traffico di stupefacenti.

 

 

Cooperazione allo sviluppo

 

Il programma di cooperazione con l’Egitto segue due linee direttrici: da un lato, l’accompagnamento del processo volto all’integrazione progressiva del Paese nell’economia mondiale, attraverso un sostegno diretto alle PMI; dall’altro, la lotta alla povertà e alla disoccupazione, mediante interventi nei settori prioritari per lo sviluppo socio-economico del Paese, quali la tutela del patrimonio ambientale e culturale, la sanità, l’istruzione e le infrastrutture di base. Si stanno inoltre sviluppando con l’O.I.M. programmi di assistenza tecnica istituzionale volti al rafforzamento delle politiche nazionali in materia di emigrazione.

 

 

È operativa una linea di credito destinata alle PMI,pari a circa 15,5 milioni di Euro, accompagnata da un finanziamento a dono per un ammontare di Euro 1,5 milioni per attività di assistenza tecnica. Alla verifica del funzionamento della suddetta linea di credito è legato il negoziato sull’accordo relativo allanuova linea di credito a favore delle PMI per un ammontare di 45 milioni di Euro e di un finanziamento a dono per l’assistenza tecnica pari a 2 milioni di Euro.

Nel corso di questi anni non è stato riscontrato alcun interesse da parte degli imprenditori egiziani nell’utilizzare la linea di credito destinata allo sviluppo della microimpresa, per un ammontare pari a 13 milioni di Euro come contributo al Social Fund for Development.

Vari programmi sono in corso nel settore della salvaguardia del patrimonio culturale, tra  i quali un  progetto di assistenza  tecnica istituzionale in  vista della realizzazione

del Nuovo Sistema Museale del Cairo e Gizah e, in collaborazione con altri Paesi, un progetto realizzato dall’UNESCO a favore della Biblioteca Alessandrina.

Si è concluso un importante programma di tutela del patrimonio ambientale nelle località di Siwa, Saqqara e Wadi Rayan e, sulla base dei positivi risultati raggiunti, è stata avviata nel corso del 2005 una seconda fase (circa 9 milioni di Euro) che garantirà il proseguimento delle attività.

Il programma “Sostegno alla costituzione del National Focal Point per il sistema euro mediterraneo d’informazione sull’acqua (EMWIS) ha come obiettivo la costituzione di un database nazionale delle risorse idriche, e l’ingresso dell’Egitto nel sistema EMWIS.

 

Quadro negoziale

Nel giugno 2007 si sono concluse le negoziazioni che hanno portato alla stesura del nuovo quadro di Cooperazione allo sviluppo tra l’Italia e l’Egitto. L’accordo quadro propone il rafforzamento della già positiva cooperazione tra i due Paesi, anche a livello decentrato.

 

Debito

 

 

Nel giugno 2007, è stato firmato in nuovo programma di conversione del debito relativo al periodo 2007-2012, per un totale di 100 milioni di dollari.

Nel settembre 2006 era avvenuta la totale cancellazione del debito che ha generato un importo totale di 820.708.000,00 Lire Egiziane (LE). Il 79% di questo importo, pari a 653.000.000,00 LE, è stato trasferito sui progetti, che hanno assorbito  415.000.000,00 LE. I progetti selezionati sono stati 54. Tra questi si segnalano il progetto di sviluppo rurale integrato di Nubarya e i due progetti ad esso collegati, il progetto pilota per il Corridoio Verde e il nuovo distretto industriale sulla pelle a Badr City. Si tratta di importanti iniziative nell’ottica della promozione degli investimenti privati, dello sviluppo dell’interscambio di prodotti tra Italia e Egitto e del trasferimento di tecnologia nei settori agro-industriale e della pelle.

 

 

Progetti promossi da ONG

L’importante attività delle ONG prosegue con successo in Egitto e riguarda diversi interventi di carattere sociale e di sviluppo socio-economico gestiti da MOVIMONDO, ASP, COSPE, CISS e RC, per un importo totale pari a Euro 11.5milioni.


 

DATI STATISTICI BILATERALI

 

 

PRINCIPALI ESPORTAZIONI  E IMPORTAZIONI ITALIANE  - Gen-Dic. 2007

(e % su totale )

ESPORTAZIONI

IMPORTAZIONI

1. Macchinari e apparecchiature meccaniche (41,6%)

1. Petrolio greggio e gas naturale (26,1%)

2. Prodotti chimici, fibre sintetiche e artificiali (15,1%)

2. Prodotti della metallurgia ed utensili metallici (22,7%) 

3. Prodotti della metallurgia ed utensili metallici (11,5%)

3. Prodotti energetici raffinati (19,7%)

4. Prodotti dell’elettronica e strumenti di precisione (7,1%)

4. Prodotti chimici, fibre sintetiche e artificiali (6,8%)

5. Prodotti petroliferi raffinati (4,5%)

5. Prodotti tessili (6,6%)

Fonte: elaborazioni ICE  su dati ISTAT

 

INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO 2007

 

Esportazioni verso l’Egitto sul totale delle esportazioni italiane

0,6%

 

Importazioni dall’Egitto sul totale delle importazioni italiane

0,5%

 

 

QUOTE DI MERCATO 2006

 

PRINCIPALI FORNITORI

% su import

PRINCIPALI CLIENTI

% su export

 

1. USA

11,4%

1. Italia

  12.2%

 

2. Cina

  8,2%

2. USA

  11,4%

 

3. Germania

  6,4 %

3. Spagna

    8,6%

 

4. Italia

  5,4 %

4. Regno Unito

    5,6%

 

Fonte: Economist Intelligence Unit, gennaio 2008

 

SACE -  (milioni di Euro)

Categoria di rischio

4 su 7

Apertura senza restrizioni specifiche sia sul BT che MLT

Impegni in essere (a)

Indennizzi erogati da recuperare (b)

917,50

325,00

 

Sinistri in corso (c)

0,11

 

Esposizione complessiva (a+b+c)

1.242,61

4,46% sul totale SACE

Fonte: SACE – 30 settembre 2006

 

 

 

ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE DEBITORIA

Ultima intesa Club di Parigi

25 maggio 1991 ($USA 21,16 mld)

Ultimo accordo bilaterale di conversione del debito

3 giugno 2007 ($USA 100 mln – Scadenze debitorie dal 2007 al 2012)

 

FLUSSI  INVESTIMENTI DIRETTI 2007 (migliaia di Euro)

 

in Egitto

in Italia

20.553

3.777

Fonte: Ufficio Italiano Cambi (U.I.C.) -  Investimenti-disinvestimenti

 

FLUSSI TURISTICI BILATERALI

dall’Italia

verso l’Italia

2003

n.d.

30.384

2004

1.000.000 (stima)

28.000

2005

              823.144 (Genn.- Dic.)

                           n.d.

2006

              786.130 (Genn.-Dic.)

                           n.d.

Fonte: ENIT 2005/Ambasciata d’Italia 2007

 



[1] Dopo esserne stato espulso, nel 1978, a seguito della pace separata con Israele.

[2] Si tratta delle prime elezioni del secondo ramo del Parlamento egiziano dopo la riforma costituzionale che ne ha ampliato i poteri legislativi.

[3] Tali elezioni avrebbero dovuto tenersi nel mese di aprile del 2005; tuttavia, la previsione di una larga vittoria dei Fratelli Musulmani ha indotto il Presidente Mubarak a fare approvare dal Parlamento, il 14 febbraio 2005, una legge che ha disposto il rinvio delle consultazioni locali al 2008, adducendo motivi di ordine tecnico.

[4] Tali proteste, peraltro duramente represse dal governo, sono state causate da una situazione sociale insostenibile: l’inflazione ha infatti superato, in questi mesi, la quota del 12 per cento; la povertà interessa ormai il 50 per cento della popolazione, mentre il pane sovvenzionato viene fornito in quantità sempre minori.

[5] Sono 23 i partiti politici legalmente riconosciuti in Egitto, ma la stragrande maggioranza di essi è totalmente sconosciuta alla popolazione egiziana

[6] Per la prima volta il movimento, seppure non riconosciuto come formazione politica, si è potuto presentare compatto ed ha svolto una campagna elettorale unica sotto lo slogan “l’Islam è la soluzione” a favore dei candidati indipendenti ad esso apertamente affiliati

[7]La Fratellanza Musulmana è infatti classificata come illegale dal 1954, anno in cui alcuni suoi membri furono accusati di essere gli esecutori del tentato omicidio del Presidente Nasser.

[8] Nel tempo, sono caduti vittime di questa legge il Partito Misr El Fata, il Partito della Giustizia Sociale, il Partito Democratico Popolare, il Partito Liberale, il Partito del Lavoro, il Partito della Conciliazione Nazionale e il Partito Socialista d’Egitto.

 

[9] Tale accordo, raggiunto tra i rappresentanti di tutte le fazioni politiche libanesi, comporta l’elezione del Gen. Sleiman, capo dell’Armée, alla Presidenza della Repubblica e la concessione ad Hezbollah di un potere di veto all’interno del Governo di Unità Nazionale.

[10] L’”International Compact” è un’iniziativa del governo iracheno che si pone quale scopo primario il raggiungimento della pace nel paese ed il suo sviluppo politico, economico e sociale, tramite una proficua collaborazione con la comunità internazionale e la progressiva integrazione dell’Iraq nell’economia regionale e globale, da realizzarsi nei prossimi cinque anni.

[11] UNAMID, ovvero la United NationsAfrican Union Mission in Darfur, è una missione di peacekeeping portata avanti congiuntamente dall’Unione Africana e dalle Nazioni Unite e formalmente approvata dal Consiglio di Sicurezza con la Risoluzione 1769 del 31/07/2007 allo scopo di portare stabilità nel Darfur, regione del Sudan martoriata dal conflitto. A questa missione è stato conferito, inizialmente, un mandato di 12 mesi ed una forza di circa 26 mila militari che è stata dispiegata nella regione a partire dall’ottobre del 2007.