Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||
Titolo: | Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen - Missione in Tunisia, 18-19 gennaio 2012 | ||
Serie: | Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari Numero: 90 | ||
Data: | 16/01/2012 | ||
Descrittori: |
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Documentazione per le Commissioni
riunioni interparlamentari
Comitato parlamentare di controllo
sull'attuazione dell'accordo di Schengen
Missione in Tunisia, 18-19 gennaio 2012
n. 90
16 gennaio 2012
Il dossier è stato
curato dall’Ufficio rapporti con
l’Unione europea
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I N D I C E
1.2 La situazione politica interna
1.3 Risultati elettorali delle elezioni dell’Assemblea costituente:
1.4 Principali partiti partecipanti alle elezioni dell’Assemblea costituente tunisina:
2.2 Rapporti economici bilaterali
2.3 Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche
2.5 Cooperazione allo sviluppo.
2.6 Missione del Ministro Terzi a Tunisi
3. Relazioni parlamentari Italia-Tunisia
4. Il sostegno dell’UE alla Tunisia
5. La dimensione esterna della politica di immigrazione e asilo dell’Unione europea
5.1. Il dialogo con la Tunisia in materia di immigrazione, mobilità e sicurezza
5.2. La politica di asilo nell’ambito dell’Approccio globale all’immigrazione
5. 3. Gli strumenti UE per il finanziamento dell’Approccio globale
5.4. L’Agenda europea per l'integrazione
Tunisia
A seguito delle dimissioni del presidente Ben Alì nel gennaio 2011, la Tunisia ha avviato un processo di transizione istituzionale, che ha vissuto un passaggio fondamentale nelle elezioni dell’Assemblea costituente, il 23 ottobre 2011. L’Assemblea è composta da 217 membri eletti in 33 circoscrizioni plurinominali (delle quali 6 estere) con sistema proporzionale con metodo del quoziente con i più alti resti e liste chiuse con presenza paritaria ed alternata di un candidato di sesso maschile e di un candidato di sesso femminile. In attesa dell’approvazione della Costituzione, l’Assemblea costituente ha approvato a metà dicembre una legge sull’organizzazione provvisoria dei poteri che prevede l’elezione a maggioranza assoluta da parte dell’Assemblea del Presidente della Repubblica (con un’eventuale seconda votazione limitata ai candidati che abbiano ottenuto almeno 15 voti). Il Presidente della Repubblica deve essere tunisino, musulmano, figlio di genitori tunisini e con un’età di almeno 35 anni. Il Presidente nomina il primo ministro, il cui governo deve ottenere la fiducia dell’Assemblea. E’ previsto che il Presidente della Repubblica fissi di concerto con il primo ministro la linea di politica estera, sia capo delle forze armate ma non possa nominare gli ufficiali superiori senza il concerto del primo ministro; potrà dichiarare la guerra con l’approvazione dei due terzi dell’Assemblea. (sugli equilibri politici interni della Tunisia cfr. infra paragrafo “La situazione politica interna”)
Precedentemente all’elezione dell’Assemblea costituente, il 9 febbraio il Parlamento tunisino ha approvato una legge che consente al presidente ad interim (in base alla Costituzione previgente il presidente della Camera bassa) di emanare, su proposta del governo provvisorio, decreti con forza di legge in materia quali i diritti dell’uomo come definiti dalle convenzioni internazionali; l’organizzazione dei partiti politici; la riforma del sistema elettorale; l’amnistia. Su queste materie il governo ha ricevuto i pareri dell’Alta autorità per il raggiungimento degli obiettivi della Rivoluzione, della riforma politica e della transizione democratica, costituita il 18 febbraio e composta di rappresentanti di partiti politici, organizzazioni e associazioni di carattere nazionale, esponenti della società civile. La costituzione dell’Alta autorità ha coinciso con la decisione del governo provvisorio di convocare un’Assemblea costituente, la cui legge elettorale è stata definita nell’ambito dei lavori dell’Autorità medesima. L’Alta autorità ha concluso i suoi lavori con le elezioni dell’Assemblea costituente.
Nell’assetto previgente la Repubblica di Tunisia era, dal punto di vista della forma di governo, una repubblica presidenziale. Il Presidente della Repubblica era eletto direttamente dai cittadini con un mandato di cinque anni contestualmente all’elezione della Camera dei deputati. In base alla riforma costituzionale del 2002, era stato eliminato il limite di tre mandati consecutivi presidenziali introdotto nel 1988 (in precedenza, durante la presidenza di Bourghiba, era prevista la carica di “presidente a vita”); conseguentemente il presidente poteva essere rieletto senza limiti di mandato. Il Presidente della Repubblica era anche capo del governo e poteva sciogliere la Camera dei Deputati nel caso questa sfiduciasse il governo. Il Parlamento era bicamerale. La Camera dei deputati era composta da 214 membri, eletti con un mandato di cinque anni; 161 seggi erano assegnati con sistema maggioritario uninominale a turno unico e i rimanenti con sistema proporzionale, tra i candidati nei collegi uninominali non eletti che avevano ottenuto il maggior numero dei voti. La Camera dei consiglieri era composta da 126 membri, eletti con un mandato di sei anni; due terzi dei membri sono eletti con suffragio indiretto dalle assemblee locali, mentre un terzo è di nomina presidenziale.
Freedom House definisce la Tunisia (con riferimento all’anno 2010) “Stato non libero”, mentre il Democracy Index 2011 dell’Economist Intelligence Unit la classifica come “regime ibrido”; nell’Index 2010 la Tunisia era considerata “regime autoritario” (la Tunisia è passata da un posizionamento nella graduatoria dei 167 Stati considerati nell’Index di centoquarantacinquesimo ad un posizionamento di novantaduesimo, il miglior risultato conseguito dagli Stati interessati dalla “primavera araba”; risulta invece peggiorata, tra 2010 e 2011 la posizione nell’indice della corruzione percepita di Transparency International: da 59 su 178 a 73 su 183; migliorata infine, da 100 su 178 a 95 su 183, la posizione nell’indice della libertà economica dell’Heritage Foundation cfr. infra la tabella Gli indicatori internazionali del paese).
Al riguardo, con riferimento alle condizioni delle libertà politiche e civili durante il regime di Ben Alì, si ricorda che solo i partiti ufficialmente riconosciuti potevano partecipare alle elezioni e la disciplina in materia risultava estremamente restrittiva. Pur esistendo, a fianco di quelle statali, alcune emittenti private, i mezzi di comunicazione di massa risultavano sotto il controllo governativo. La stampa indipendente risultava particolarmente debole in quanto, tra le altre cose, la diffamazione veniva perseguita penalmente e i giornalisti erano perseguibili anche per reati attinenti il “disturbo dell’ordine pubblico”. La libertà di associazione e di riunione risultava ostacolata da una normativa restrittiva in materia di registrazione delle associazioni e di accesso ai finanziamenti (che, in particolare, rende molto difficile prescindere dai finanziamenti governativi).
A seguito dei rivolgimenti del gennaio 2011, che hanno condotto alla dimissioni del presidente Ben Alì, è stata consentita la registrazione e la legalizzazione di tutti i partiti politici, saliti rapidamente al numero di 81.
Presidente della Repubblica eletto dall’Assemblea costituente il 12 dicembre è Moncef Marzouki, leader del movimento di opposizione laico a Ben Alì del Congresso della Repubblica. Primo ministro dal dicembre 2011 è Hamadi Jebali, segretario del partito islamista moderato Ennahda. Presidente dell’Assemblea costituente è Mustafa Ben Jafaar leader di un altro movimento di opposizione laico a Ben Alì, il Forum democratico per la libertà e il lavoro (Ettakol).
Le elezioni per l’Assemblea costituente hanno visto la conquista da parte del partito islamista Ennahda della maggioranza (relativa ma non assoluta) dei seggi (cfr. infra tabella con i risultati elettorali; per una descrizione dei diversi partiti partecipante alle elezioni cfr. invece box sotto).
Il governo Jebali è sostenuto, oltre che da Ennahda, dal Congresso della Repubblica e dal Forum democratico per la libertà e il lavoro. Esso è composto da quarantuno ministri ed undici segretari. Ad Ennahda sono andati anche i ministeri dell’interno, della giustizia e degli esteri, mentre l’economia è stata attribuita ad un indipendente Hussein Dimassi. Il governo ha ottenuto la fiducia dell’Assemblea costituente il 23 dicembre con 154 voti a favore, 38 contrari e 11 astenuti.
All’opposizione invece il partito democratico del progresso che ha annunciato, il 10 gennaio, la costituzione insieme ad altri movimenti di una coalizione progressista di centro-sinistra.
Il carattere che dovrà assumere l’assetto costituzionale tunisino sarà al centro dell’agenda politica del Paese per i prossimi mesi e, ovviamente, dei lavori dell’Assemblea Costituente. A tale proposito Ennahda ha più volte indicato come proprio modello l’AKP di Erdogan, nonché la propria volontà di conciliare ispirazione religiosa e laicità dello Stato. Anche il comportamento del partito nel corso della campagna elettorale è apparso orientato in senso moderato. Da segnalare, tuttavia, il rifiuto, nell’ambito dei lavori dell’Alta Autorità, della sottoscrizione del “patto repubblicano”, una sorta di dichiarazione di intenti firmata dai principali partiti tunisini e volta a delineare una società pluralista, libera ed egualitaria, nonché l’abbandono dei lavori dell’Alta Autorità per protesta contro le limitazioni al finanziamento estero contenute nello schema di decreto-legge sui partiti politici (suscettibile di pregiudicare i significativi finanziamenti che Ennahda riceverebbe da altri paesi arabi, come Arabia Saudita e Qatar).
Merita rilevare che un questionario sottoposto ai rappresentanti dei principali partiti tunisini da Human Rights Watch mostra una sostanziale convergenza di tutti i partiti sulla protezione delle libertà pubbliche, compresa la libertà di espressione e la libertà di stampa, mentre appaiono delle divergenze sui limiti da individuare per la libertà di espressione in casi che coinvolgano il diritto alla privacy, la protezione delle minoranze contro incitazioni all’odio e la diffamazione in materia religiosa. L’organizzazione internazionale segnala che Ennahda non ha risposto, nonostante numerosi inviti, al questionario. Al riguardo, Human Rights Watch segnala come il programma ufficiale del partito affermi il riconoscimento e la protezione dei diritti civili e politici cercando di radicarli nella storia e nei valori islamici e sostenga che il “pensiero islamico necessita di un rinnovamento al fine di renderlo pronto per le sfide della modernità e necessita di essere interpretato in conformità con le dichiarazioni internazionali sui diritti umani che sono, in generale, compatibili con i valori e gli obiettivi dell’Islam”. In tal senso, il programma sposa il modello dello “Stato civile” come opposto allo “Stato islamico”. Il programma riafferma i diritti delle donne all’eguaglianza, all’educazione, al lavoro, alla partecipazione nella vita pubblica, mentre non fa riferimento al diritto all’eguale eredità. In una intervista il leader del partito Jebali ha minimizzato i contrasti tra la Sharia e i principi internazionali in materia di diritti umani, affermando allo stesso tempo che “Ennahda non autorizzerà ciò che è espressamente ritenuto illecito da Dio e non proibirà ciò che è espressamente autorizzato da Dio. Altrimenti non saremmo un movimento islamista”.
Nell’approvazione della legge sull’organizzazione provvisoria dei poteri, che disciplinerà il funzionamento istituzionale fino all’approvazione della nuova Costituzione (cfr. supra), si è registrata una significativa differenziazione tra Ennahda, che ha insistito per un assetto dei poteri centrato sul primo ministro e i due alleati laici di governo che invece hanno insistito per un potenziamento della figura del Presidente della Repubblica, allo scopo probabilmente di evitare una concentrazione di poteri eccessiva nel primo ministro appartenente al partito islamista: ne è derivato, come già si è visto, un assetto provvisorio parzialmente ispirato al semipresidenzialismo francese. L’Assemblea costituente è ora impegnata nella discussione del suo regolamento interno, anche se è già stata avviata la discussione anche su alcuni articoli della nuova Costituzione, come quelli relativi alla trasparenza dell’operato del governo.
La situazione economico-sociale del paese rimane complessa: le previsioni dell’Economist Intelligence Unit indicano una contrazione del PIL dello 0,7% nel 2011, a causa del calo del turismo e dell’instabilità politica e sociale, ma con prospettive di un ritorno ad una crescita, in caso di buon esito nella transizione alla democrazia e di conseguimento della stabilità politica, per il quadriennio 2012-2016 (con una crescita del 4,2% del PIL). I primi giorni del 2012 si sono caratterizzati per quattro episodi di persone che si sono date fuoco per protesta, mentre il presidente Marzouki è stato contestato nella città di Kasserine; un’ondata di scioperi sta interessando il settore dell’industria dei fosfati e dell’estrazione dei minerali. In questo contesto uno dei primi atti dell’Assemblea costituente è stato costituito dall’approvazione del bilancio previsionale per il nuovo anno: il bilancio prevede un significativo incremento delle spese per lo sviluppo sociale e per la creazione di nuovi posti di lavoro (la disoccupazione è stimata al 18 per cento), anche se la voce di spesa più significativa è quella per gli stipendi pubblici (il 37% delle spese totali). Il bilancio prevede una crescita del PIL nel 2012 del 4,5 per cento.
Per quel che riguarda le relazioni internazionali: il presidente Marzouki si è recato in Libia ed ha annunciato prossimi viaggi in Algeria e Marocco. Si sono recati in visita in Tunisia, invece, il leader di Hamas di Gaza Ismail Haniyeh ed una delegazione del Senato USA.
Partiti |
Percentuale di voto |
Seggi |
Ennahda |
41,70 |
90 |
Congresso per la Repubblica |
13,82 |
30 |
Forum democratico per il lavoro e la libertà |
9,68 |
21 |
Petizione popolare |
8,19 |
19 |
Partito democratico progressista |
7,86 |
17 |
Ennahda (Rinascita), vincitore netto delle elezioni, è un movimento islamista moderato legato ai fratelli musulmani fondato nel 1981 da Rached Ghannouchi e messo al bando nel 1989. A febbraio Ghannouchi ha affidato la leadership attiva del movimento al portavoce Hamadi Jebali. Sulla base delle dichiarazioni dei principali esponenti del partito, la piattaforma politica del partito appare “flessibile” (o, secondo i critici, ambigua): il movimento ha espresso il proprio sostegno non solo ai valori democratici ed ai diritti umani, ma anche al codice personale e di famiglia come definito dalla legislazione laica tunisina, che rifiuta la poligamia e prevede la piena uguaglianza tra uomo e donna. I due esponenti politici hanno altresì definito l’indossare l’hijab come scelta personale; al tempo stesso però viene confermata l’adesione del partito alla Sharia e il rifiuto della separazione tra Stato e religione, puntando piuttosto ad una conciliazione tra ispirazione religiosa e laicità dello Stato e richiamando il modello del partito del primo ministro turco Erdogan, AKP. Il movimento appare poi subire la pressione di movimenti giovanili “salafiti” più estremisti, come Hizb al-Tahrir che invocano la costituzione di un califfato islamico e la messa al bando dei partiti politici. Movimenti salafiti si sono resi protagonisti negli ultimi mesi di episodi di antisemitismo e di attacchi a negozi di alcolici e a donne prive del velo.Da segnalare anche la differenziazione operata da Ennahda rispetto agli altri partiti impegnati nella transizione con il rifiuto di sottoscrivere, la scorsa estate, il ”patto repubblicano”, un insieme di disposizioni di riferimento discusse ed approvate dall’Alta Istanza allo scopo di guidare i futuri membri della Costituente e che propone una società pluralista, libera ed egualitaria. D’altro canto Ennahda aveva abbandonato altresì l’Alta istanza in segno di protesta contro la volontà di adottare un progetto di decreto legge-quadro sui partiti politici che limitava significativamente la possibilità di finanziamenti esteri.
Il secondo vincitore delle elezioni è il Partito del Congresso per la Repubblica (PDR), partito di centro sinistra fondato dal professore universitario e attivista per i diritti umani Moncef Marzouki nel 2001. Illegale dal 2002 e riconosciuto solo nel marzo di questo anno dopo le dimissioni di Ben Alì, il partito guidato da Moncef Marzouki, di impostazione laica, chiede l’instaurazione di un regime democratico, rispettoso dei diritti umani e civili. Ha caratterizzato la sua campagna elettorale per la polemica contro i finanziamenti privati ai partiti politici.
Il Forum Democratico per il Lavoro e la Libertà (FDLL), fondato nel 1994 dal medico tunisino Mustafa Ben Jafaar, di impostazione laica, radicato tra gli intellettuali, gli attivisti per i diritti umani e i professionisti; il partito è stato legalizzato nel 2002 ma il suo programma ha continuato a richiedere libere elezioni, amnistia per i prigionieri politici e eliminazione del ruolo egemone nella vita politica tunisina dell’RCD
Il Partito Democratico Progressista (PDP), partito laico di centro sinistra fondato nel 1983 dall’avvocato Ahmed Najib Chebbi, è stato uno dei pochi partiti legali durante il regime di Ben Ali, pur subendo persecuzioni per l’assunzione di posizioni critiche contro il regime e di denuncia dell’autoritarismo. Evolutosi da posizioni inizialmente di ispirazione marxista verso una piattaforma liberaldemocratica, con un accento comunque sulla tutela delle fasce più deboli della popolazione, è guidato dal 2006 da Maya Jribi, prima donna leader di partito in Tunisia e da tempo impegnata nella tutela dei diritti delle donne e nella parità di genere.
Ettajdid: “Rinnovamento”, nato nel 1994 dalla trasformazione del partito comunista, riconosciuto legalmente, guidato da Ahmed Ibrahim con posizioni di centro-sinistra.
Petizione popolare, nuovo movimento fondato nel marzo 2011 dall’uomo di affari e imprenditore televisivo tunisino Mohamed Hamdi, dall’identità politica non nettamente definita, ha preso posizioni ostili sia ad Ennahda sia ai sostenitori del precedente regime di Ben Alì. Ciononostante al movimento sono state lanciate accuse di legami con il precedente regime di Ben Alì. Parte di queste accuse sono legate anche alla biografia del leader del movimento Hamdi. Hamdi infatti ha fondato negli anni novanta un canale televisivo satellitare con sede a Londra (città dalla quale Hamdi ha anche seguito tutta la campagna elettorale), che, dopo essere stato inizialmente critico nei confronti di Ben Alì, ha successivamente evitato la contrapposizione con il regime. Tra i punti del programma elettorale figurano l’assistenza sanitaria gratuita universale e un sussidio di disoccupazione universale di 200 dinari mensili.
Libertà politiche e civili: Stato “non libero” (Freedom House); 2011: “regime ibrido” 92 su 167; 2010: “regime autoritario” 144 su 167 (Economist)
Indice della libertà di stampa: 164 su 178
Libertà di Internet 2009: “filtraggio” pervasivo per le questioni politiche, sociali e gli strumenti di internet, selettivo sui conflitti e la sicurezza (OpenNet Initiative)
Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); Islam religione di stato (USA)
Libertà economica: Stato prevalentemente non libero, 2011: 95 su 183; 2010: 100 su 179 (Heritage Foundation)
Corruzione percepita: 2011: 73 su 183; 2010: 59 su 178
Variazione PIL 2009: + 3,1 per cento
Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Unione interparlamentare, Freedom House, Human Rights Watch, Arab Reform Bulletin –Carnegie endowment for international peace, Brookings Institution, Economist Intelligence Unit, Agenzie di stampa.
, fifteen programs have been established: 9 involving land borders; 3
Il rapporto tra Italia e Tunisia è ormai da anni amichevole e intenso: la prossimità geografica, la comune appartenenza all’area mediterranea e il continuo contatto tra le comunità italiana e tunisina sono gli elementi che, più di altri, hanno contribuito, sin dalla nascita della Repubblica di Tunisia nel 1956, ad un positivo sviluppo delle relazioni bilaterali.
Italia e Tunisia, anche alla luce della loro posizione geopolitica, mostrano una comune sensibilità su diverse tematiche di rilievo internazionale, sancita dalla conclusione nel 2003 del Trattato di Buon Vicinato, Amicizia e Collaborazione, che prevede periodici incontri e consultazioni al più alto livello politico. I due Paesi hanno tradizionalmente un intenso dialogo su tutte le principali tematiche internazionali ed hanno instaurato un ampio partenariato in vari settori, tra cui la lotta al terrorismo internazionale ed il contrasto all’immigrazione clandestina.
Frequenti sono gli incontri ai più alti livelli; da ultimo il 22 novembre 2011 il Ministro degli Esteri Terzi ha incontrato il suo omologo tunisino Kefi a margine del G8 BMENA. Nel dicembre scorso il Ministro della Difesa di Paola ha incontrato il suo omologo tunisino a margine della Ministeriale Difesa del 5+5 (Nouackchott, 10-11 dicembre 2011). Il 6 gennaio 2012 il Ministro Terzi, in visita a Tunisi, ha avuto colloqui con il Presidente della Repubblica, il Presidente dell’Assemblea Costituente, il Primo Ministro e il Ministro degli Esteri (su si veda infra).
L’11 gennaio 2012 il Sottosegretario Dassù ha incontrato a Roma il suo omologo tunisino, Touhami Abdouli.
In precedenza, si ricordano: la visita a Tunisi del Presidente del Consiglio Prodi del 30 ottobre 2006; le visite in Tunisia del Ministro degli Affari Esteri D’Alema del 3-4 aprile 2007 e del 24-25 ottobre 2007; il Ministro degli Affari Esteri tunisino è stato ricevuto a Roma dal Ministro Frattini il 28 gennaio 2009; il 12 e 13 maggio 2009 ha avuto luogo la visita in Tunisia del Ministro Frattini, recatosi nuovamente a Tunisi il 16 e 17 gennaio 2010. Il Ministro Frattini aveva inoltre rappresentato l’Italia, accompagnato dal Sottosegretario Craxi, alla Conferenza Ministeriale del Dialogo 5+5, tenutasi a Tunisi il 15 e 16 aprile 2010. Il 1 novembre 2010 il Sottosegretario Craxi è stata ricevuta a Tunisi dal Ministro degli Affari Esteri e dalla sua omologa Chtioui. In quell’occasione l’On.le Stefania Craxi sensibilizzò con adeguata enfasi l’allora Ministro degli Esteri Morjane sulla questione del rispetto dei diritti umani in Tunisia.
Molto numerose le visite effettuate nel 2011.
Il Ministro Frattini si è recato a Tunisi per incontri con la dirigenza del nuovo corso politico il 14 febbraio 2011. Nel marzo il Sottosegretario Craxi ha svolto a Tunisi una missione nel corso della quale ha incontrato il Primo Ministro del Governo di unità nazionale, Essebsi. Il 25 marzo l’On. Ministro Frattini e il Ministro Maroni si sono recati in visita a Tunisi, incontrando, tra gli altri, il Primo Ministro Essebsi. Il 4 aprile u.s. il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, accompagnato dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni e dal Sottosegretario Craxi, ha incontrato a Tunisi il Presidente Mebazaa e il Primo Ministro Essebsi. Il 5 aprile il Ministro Maroni ha incontrato il suo omologo Essid ed è stato firmato un processo verbale di collaborazione migratoria (volto a regolare, in particolare, i seguiti dell’emergenza causata dagli irregolari tunisini verso l’isola di Lampedusa). Entrambi hanno partecipato, lo scorso 11 maggio, a Civitavecchia alla cerimonia di consegna di 4 motovedette nell'ambito della suddetta Intesa.
Il 18 maggio 2011 il Ministro Brambilla ha incontrato a Roma il suo omologo tunisino, Houas. Il 15-16 giugno il Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani ha incontrato, accompagnato da una delegazione comprendente tra gli altri i Presidenti di Ice, Sace, Simest e Sistema Moda, il Primo Ministro Caid Essebsi, il Ministro degli Esteri Kefi, il Ministro del Piano e della Cooperazione Internazionale Triki, il Ministro del Commercio e Turismo Houas ed il Ministro di Stato presso il Primo Ministero Ben Achour. Il 12 settembre il Ministro dell’Interno Roberto Maroni, accompagnato dal Sottosegretario agli Affari Esteri Stefania Craxi e dal Sottosegretario all’Interno Sonia Viale, ha incontrato il Ministro dell’Interno Habib Essid, il Ministro degli Affari Esteri Mohamed Mouldi Kefi ed il Ministro della Difesa Abdelkarim Zbidi, attualizzando ulteriormente il quadro delle intese in campo di contrasto all’emigrazione clandestina.
Nel 2010 l’Italia si è confermata il secondo partner commerciale della Tunisia dopo la Francia. La classifica dei partner della Tunisia non presenta sostanziali variazioni da alcuni anni, con la Francia in testa (anche per motivi storico-sociali), l’Italia al secondo posto (tra i tanti motivi c’è anche la vicinanza geografica) e la Germania, primo esportatore europeo, al terzo posto. L’Unione Europea nel suo insieme rimane quindi il principale partner commerciale della Tunisia. Continua, però il trend di aumento delle importazioni di provenienza extra-UE, con particolare rilievo per quanto concerne quelle di provenienza cinese.
Si assiste infatti ormai da qualche anno ad un forte incremento delle importazioni di provenienza cinese (per un totale di 1.924 Milioni di dinari) paese in forte crescita come esportatore su scala mondiale. Consistente anche l’incremento delle importazioni di provenienza russa, probabilmente riferite al settore energetico.
Il principale Paese di destinazione delle merci tunisine continua ad essere la Francia, seguito dall’Italia, dalla Germania e dal Regno Unito mentre la crisi in Libia ha favorito l’avvicendamento con l’Algeria quale più importante partner commerciale della Tunisia.
Rilevante ed articolata è la presenza dell’imprenditoria italiana in Tunisia con circa 750 imprese, con un numero di impiegati che supera le 55.000 unità ed un totale di investimenti di oltre 200 milioni di Euro. Il settore merceologico con maggiore presenza è quello del tessile/abbigliamento dove operano in prevalenza piccole e medie imprese ma che vede anche la presenza di grandi gruppi industriali quali Benetton, Miroglio, Marzotto e Cucirini. La Tunisia ha sempre presentato caratteristiche ideali per gli investitori italiani, grazie alla vicinanza geografica, alla stabilità politica e sociale, ad una normativa particolarmente favorevole in materia di incentivi (prorogata sino alla fine del 2011) ed al basso costo dei fattori di produzione. Gli investimenti italiani sono stati indirizzati in varia misura verso tutti i principali settori industriali tra cui quello energetico, siderurgico ed automobilistico nonché a quelli delle costruzioni, dei servizi ed in particolare del turismo, dei trasporti, logistici e bancari. Tra le imprese che operano stabilmente in Tunisia figurano l’Eni, la Snam Progetti, la Terna, la Ansaldo Energia (che ad ottobre 2010 si è aggiudicata il contratto per la costruzione della centrale elettrica di Sousse) la Fiat Auto, la Fiat Iveco, la Fiat Avio e la Piaggio, la Colacem ed il Gruppo Safas, le Fonderie Fratelli Gervasoni e la Ilva. Per quanto riguarda le grandi opere sono presenti la Todini, la Astaldi, la Tecnis, la Ferretti e la Carta Isnardo. Nel settore bancario hanno aperto filiali il Monte de Paschi di Siena, l’Intesa San Paolo, la BNL (BNP Paribas) e l’Agrileasing del Gruppo ICCREA ed in quello dei trasporti la CAI-Alitalia, la Messina, la Tarros, la Grimaldi e la Faggioli, tra le altre. La Lucchini SpA si è aggiudicata nei mesi scorsi il tender internazionale per fornitura di rotaie per un valore di oltre 3 milioni di euro e la Società Thales Italia S.p.A., leader mondiale nel settore delle apparecchiature di radionavigazione aerea, si è aggiudicata un contratto di fornitura del valore di 1,4 milioni di Euro. Per quanto riguarda il settore delle telecomunicazioni, è da segnalare l’acquisizione da parte della Mediaset del 25% della “Nessma TV” canale satellitare con sede a Tunisi, secondo canale privato del Paese rivolto non solo al pubblico tunisino ma all’audience araba di tutta l’area mediterranea.
La SIMEST è sempre stata molto attiva in Tunisia, con partecipazioni al capitale sociale di dieci società. A fine dicembre 2010 risultavano approvati dalla SIMEST 48 progetti per un totale di 47 milioni di euro.
Il settore energetico è uno tra i più rilevanti ambiti di collaborazione economica tra Italia e Tunisia. Nella prospettiva di integrazione tra il sistema elettrico europeo e maghrebino, è in via di realizzazione il progetto congiunto sopra citato per la costruzione in Tunisia di una Centrale Elettrica da 1200 megawatt e della sua connessione elettrica con l’Italia, attraverso un cavo sottomarino. Le fasi di progettazione del sistema di connessione ed il lancio della gara internazionale per la realizzazione della Centrale, già previsto per la fine del 2009, sono gestiti dalla joint-venture ELMED Etudes, composta dalla Società italiana TERNA e da quella tunisina STEG. E’ stata di recente approvata la lista delle società pre-qualificate tra le quali rientrano le italiane Enel, Edison e Sorgenia. Le Autorità tunisine erano intenzionate a lanciare la gara d’appalto internazionale entro la fine del 2011. I rallentamenti provocati dalla rivoluzione e la definizione di un nuovo quadro politico fanno prevedere l’esigenza di ottenere conferme a livello intergovernativo sulla persistente importanza strategica del progetto.
Nel settore degli idrocarburi, particolarmente rilevante è la presenza dell’ENI che gestisce, attraverso l’impresa controllata TTPC, il gasdotto Transmed che collega l’Algeria con la Sicilia attraverso la Tunisia. La portata del gasdotto è stata recentemente ampliata fino a raggiungere i 34 miliardi di metri cubi annui.
Le affinità culturali, il fiorente interscambio commerciale, l’influenza trentennale della televisione italiana e i crescenti flussi migratori verso il nostro Paese fanno registrare un sempre crescente interesse per la cultura e la lingua italiane, testimoniato anche dall’affluenza di pubblico e dal successo mediatico che riscuotono le iniziative organizzate dal locale Istituto Italiano di Cultura.
Sul piano istituzionale, le relazioni culturali tra Italia e Tunisia sono regolate dall’Accordo di Collaborazione culturale, scientifica e tecnologica, firmato a Roma il 29 maggio 1997 e ratificato nel 1999, e dal relativo Protocollo esecutivo valido per il triennio 2005-2007. Il testo definitivo del Protocollo esecutivo 2009-2013, che coinvolge diversi settori, dall’organizzazione di eventi, alla valorizzazione dei rispettivi patrimoni culturali, dagli scambi interuniversitari alla scienza ed alla tecnologia, è in attesa di essere licenziato definitivamente, dopo un lungo iter approvativo..
La lingua e cultura italiane sono veicolate nel Paese grazie all’attività in loco di molteplici strutture e enti culturali. L’Istituto di Cultura, fondato nel 1962, svolge un’intensa e qualificata attività linguistica e culturale, in stretta collaborazione con le istituzioni e gli atenei locali. E’ attualmente presieduto da un Direttore “di chiara fama”. La Scuola Italiana di Tunisi, legalmente riconosciuta, assicura l’insegnamento a livello materno, elementare, medio e scientifico.
L’insegnamento dell’italiano, come lingua opzionale, nelle scuole secondarie tunisine, è impartito in circa 400 licei sparsi su tutto il territorio nazionale, ad opera di circa 600 docenti e con la partecipazione di oltre 54.000 allievi. A livello universitario, la nostra lingua viene insegnata in 6 dei 12 Atenei esistenti nel Paese. Nell’anno accademico 2007-2008, il numero degli iscritti ai corsi di laurea in italiano ha superato le 3.500 unità.
Un contributo del nostro Ministero degli Affari Esteri assicura da anni una cattedra di italiano presso l’Università tunisina di Manouba e due lettorati.
E’ attualmente in negoziato un Accordo per consentire l’insegnamento della lingua araba e della cultura tunisina negli istituti scolastici italiani in favore dei giovani tunisini residenti nel nostro Paese.
La nostra collettività in Tunisia si articola in diverse tipologie di presenza stanziale:
a) una collettività storica, ultima espressione della significativa presenza italiana sviluppatasi negli anni immediatamente precedenti l’instaurazione del protettorato francese (1881), continuando nei decenni successivi sino all’indipendenza nel 1956, con circa 3.139 iscritti in anagrafe consolare (ultima rilevazione al marzo 2010);
b) una recente presenza di titolari di imprese, non necessariamente residenti su base continuativa nel Paese e per lo più non registrati in anagrafe, che si avvalgono del regime di produzione “off shore” per condurre attività produttive destinate all’esportazione fuori della Tunisia. Si stima la presenza di circa 700 imprese sul territorio nazionale, cui puo’ corrispondere un numero non esattamente quantificabile di connazionali stimato in circa 1.000 unità, che continuano a mantenere un legame stretto con l’Italia e non si considerano residenti in Tunisia;
c) un nuovo fenomeno manifestatosi negli anni più recenti, che riguarda individui titolari di pensioni o di altre fonti di reddito stabile in euro che hanno scelto di dimorare per parte dell’anno in Tunisia, incentivate dal valore relativamente basso della moneta locale rispetto all’euro e dal costo della vita inferiore rispetto all’Italia.
Alla collettività italiana residente vengono erogati servizi di assistenza con l’ausilio di enti italiani di assistenza operanti in Tunisia.
Accanto a tale presenza stanziale o semi stanziale di nostri connazionali, si registra un consistente flusso turistico (4-500.000 unità) che ogni anno decide di trascorrere le proprie vacanze sul territorio tunisino.
Per quanto riguarda l’aspetto relativo al contrasto dell’immigrazione clandestina, la collaborazione italo-tunisina si basa sullo Scambio di Note in materia di riammissione del 1998 che è stato accompagnato da un programma triennale, rinnovato più volte, di forniture, assistenza e formazione alle forze di Polizia tunisine da parte del nostro Ministero dell’Interno.
La Tunisia fin dal 1998 è altresì beneficiaria di una quota privilegiata per lavoro subordinato nell’ambito della programmazione annuale di ingressi in Italia di lavoratori stranieri. In particolare, il Decreto Flussi 2007 ha incrementato la quota riservata a favore di cittadini tunisini portandola da 3500 a 4.000 unità, quota confermata con i Decreti Flussi 2008 e 2010. Nel corso del 2008 si era assistito ad un sensibile incremento nel numero di immigrati clandestini provenienti dalla Tunisia, passati, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, dai 1.417 del 2007 ai 7.611 del 2008. Nel corso del 2009 e del 2010 non erano stati più raggiunti tali picchi, anche grazie ad un’efficace opera di sorveglianza delle proprie coste da parte delle autorità tunisine.
La crisi tunisina ha comportato una recrudescenza del fenomeno, con un improvviso incremento degli sbarchi di clandestini provenienti dalla Tunisia sulle coste italiane, creando una situazione di grave emergenza e riproponendo il tema al centro dell’agenda bilaterale. Le difficoltà economiche e sociali hanno un riflesso evidente nell’accresciuta spinta migratoria illegale dalla Tunisia. Sono, secondo i più recenti dati disponibili, oltre 26 mila dall’inizio dell’anno gli immigrati arrivati a Lampedusa, in larga maggioranza dalla Tunisia, e più di 2000 hanno già domandato protezione internazionale. In questo quadro è stato chiesto all’UE di agire con realismo e concretezza, mettendo in campo misure di breve, medio e lungo periodo. Oltre al rafforzamento della missione Frontex “Hermes”, è stato auspicato l’avvio di una ricognizione delle disponibilità di accoglienza degli Stati Membri e chiarire in che modo sarebbe applicato il meccanismo europeo della “protezione temporanea”, istituito nel 2001 ma ancora mai applicato. E’ anche nostro obiettivo avviare una riflessione in vista di una politica comune dell’asilo e dell’immigrazione, in linea con quanto da noi proposto in sede comunitaria, anche attraverso collaborazioni in materia di gestione congiunta dei flussi migratori, di migrazione circolare, di assistenza tecnica e formazione
In considerazione della presenza nei Centri di identificazione ed espulsione di un elevatissimo numero di clandestini di presumibile cittadinanza tunisina, è stato ripetutamente chiesto alle autorità di Tunisi una più efficace collaborazione in materia di identificazione e di rimpatrio dei cittadini tunisini. Pur a fronte di dichiarazioni di intenti improntate sempre alla massima collaborazione – da ultimo l’impegno da parte del Primo Ministro in occasione dell’ultima visita del Sottosegretario Craxi per un rimpatrio rapido di 500 irregolari - continuano ad essere riscontrate difficoltà e ritardi da parte tunisina.
Nel corso dell’incontro tra l’allora Ministro Frattini ed il suo omologo di allora Morjane, avvenuto a Tunisi il 16 gennaio 2010, si era convenuto sulla necessità di un aggiornamento del quadro bilaterale in materia migratoria, sulla base di due proposte di accordo, uno sulla gestione dei flussi e l’altro sulla riammissione. Tali proposte, unificate in un unico progetto di Accordo, erano state presentate dall’allora Sottosegretario Craxi nell’incontro bilaterale con la propria omologa Chtiuoi, tenutosi a Tunisi il 14 aprile 2010. In mancanza di un riscontro da parte tunisina, è ora stata elaborata una nuova versione della proposta anche in considerazione delle esigenze sopravvenute.
A fronte del prosieguo degli sbarchi dalla Tunisia, l’allora Presidente Berlusconi si è recato in visita a Tunisi il 4 aprile, accompagnato dall’allora Ministro Maroni e dall’allora Sottosegretario Craxi. Il Primo Ministro Essebsi aveva rinnovato l’impegno a lavorare con l’Italia per risolvere l’emergenza migratoria, assicurando l’intenzione di prevenire ulteriori sbarchi. Il 5 aprile l’allora Ministro Maroni si è nuovamente recato a Tunisi ed ha concluso con l’omologo tunisino Essid un Processo Verbale di collaborazione migratoria che definisce gli aspetti operativi delle intese raggiunte. Il programma ha consentito finora il rimpatrio di circa 4000 irregolari.
La Tunisia, tradizionale partner privilegiato dell’Italia, è un Paese di prima priorità per la nostra Cooperazione. In linea con le priorità elencate dal Governo tunisino, siamo attivi nel sostegno al settore privato, con interventi tesi ad aumentare la produttività e la competitività delle piccole e medie imprese; nella protezione dell’ambiente, con una gestione ottimale delle risorse e degli effetti legati ai cambiamenti climatici; nello sviluppo delle risorse umane; nella valorizzazione socio-economica del patrimonio ambientale e culturale; nella promozione del welfare e negli equilibri macro-economici del Paese.
La cooperazione allo sviluppo italo-tunisina è regolata da Grandi Commissioni Miste (GCM) che si tengono di norma ogni tre anni.
In Tunisia sono attualmente in corso iniziative della Cooperazione allo Sviluppo per un totale di 324 milioni di Euro, di cui 72 milioni di Euro a dono e 252 milioni di Euro a credito d’aiuto. Nel Paese operano da tempo le ONG COSPE e CISS, la prima con un importante intervento a favore dello sviluppo della pesca e della pescicoltura nella Regione del Nord Ovest, la seconda con il progetto “Sviluppo integrato del quartiere di Sidi Amor Abada, Kairouan”, volto a impiegare i giovani del quartiere attraverso lo sviluppo di 20 nuove attività imprenditoriali.
Nel dettaglio, questi sono i settori prioritari dell’intervento di cooperazione italiano in Tunisia.
Settore privato. Rispondendo alla necessità di modernizzazione del settore privato, sono state finora attivate sette linee di credito, con un impegno globale di circa 232 milioni di euro. Un’ottava linea di credito da 73 milioni è stata recentemente approvata e diventerà operativa non appena sarà giunta a esaurimento quella in corso. Il protocollo che consentirà l’avvio del nuovo programma di cooperazione tecnica di sostegno al settore privato, da 9 ME è stato ratificato ed a breve si terrà la prima riunione tecnica di avvio. L’Italia, peraltro, nell’ambito del sistema comunitario, coordina a livello locale il gruppo di lavoro sul settore privato.
Sostegno alla bilancia commerciale. L’impegno in tale settore, nell’ultimo quinquennio, ha raggiunto circa 142 milioni di euro. Oltre il Commodity Aid a dono da 46,8 milioni di Euro, sono stati stanziati 50 milioni di euro a credito per il triennio 2009-2011, poi elevati a 95 milioni nel novembre 2009, sulla base di una richiesta del Governo tunisino maturata nel quadro delle discussioni bilaterali sulle questioni migratorie.
Settore ambientale. L’Italia è tradizionalmente impegnata in iniziative di cooperazione finalizzate alla gestione ottimale delle risorse naturali (suolo agricolo, risorse idrauliche), alla protezione dell’ambiente (gestione rifiuti solidi e liquidi). Il protocollo che consentirà l’avvio del nuovo programma di cooperazione tecnica da 9 ME, centrato sui cambiamenti climatici e sulla protezione del Mediterraneo è stato ratificato a fine 2010 e si è già tenuta la prima riunione tecnica per dare avvio alle attività. È in fase di avanzata definizione un progetto specificamente centrato sulla lotta all’inquinamento marino, del valore di 35 ME a credito d’aiuto.
Welfare/Sanità. L’Italia è impegnata da anni sul tema del welfare, con una particolare attenzione alla problematica della disabilità e della salute delle donne. Attualmente sono in corso un programma per la reinserzione socio-economica delle persone disabili e un programma di prevenzione del cancro femminile al seno. Un nuovo programma da 6,5 milioni di Euro, centrato sull’inserzione scolastica dei giovani disabili, sui cancri femminili e sulla salute materno-infantile, è in fase di avvio.
Patrimonio culturale/Risorse umane. Da anni, l’Italia è impegnata in iniziative finalizzate allo sviluppo delle risorse umane e alla salvaguardia del patrimonio culturale del Paese; citiamo, a titolo di esempio, il progetto per la formazione di personale specializzato nel recupero dell’architettura delle città oasi, il recupero di complessi storici nelle Medine di Tunisi e Kairouan e la riabilitazione del quartiere della Piccola Sicilia. Un nuovo programma da 9 milioni di Euro, centrato sullo sviluppo delle competenze in materia di amministrazione elettronica e sul rafforzamento dei tecnici intermedi, nonché sulla valorizzazione socio-economica del patrimonio ambientale e culturale, è già stato approvato.
A seguito della crisi libica e dell’emergenza che si è determinata al confine tra Libia e Tunisia, vi è stata, da parte della nostra Cooperazione una pronta risposta umanitaria concretizzatasi nell’invio di aiuti di prima necessità e nella prima assistenza e rimpatrio dei fuoriusciti dai teatri di guerra (creazione di una struttura di appoggio al campo che l’UNHCR e l’OIM hanno allestito a Choucha, 8 Km dal valico di Ras Edjir al confine con la Libia, e operazioni di rimpatrio di cittadini egiziani, maliani e bengalesi).
La visita del Ministro a Tunisi il 6 gennaio 2012 (nel corso del quale ha avuto colloqui con il Presidente della Repubblica Moncef Marzouki, il Presidente dell'Assemblea Nazionale Costituente Mustapha Ben Jafaar, il Primo Ministro Hamadi Jebali ed il Ministro degli Esteri Rafik Abdessalem) ha offerto l’occasione per ribadire alle nuove Autorità tunisine il sostegno del governo italiano al processo di transizione democratica in corso in questo Paese, in una fase che oltre al futuro della Tunisia è suscettibile di incidere positivamente quale fattore virtuoso nel contesto regionale con evidenti, positive ricadute tanto sul piano della sicurezza e della stabilità che su quello politico e socio-economico.
In particolare, il Ministro ha sottolineato l’impegno italiano ad assicurare il nostro perdurante sostegno alla Tunisia in sede UE nel contesto della nostra riconosciuta azione in favore di una più equilibrata Politica di Vicinato da parte di Bruxelles. Sul piano bilaterale il Ministro si e' detto pronto a favorire da parte nostra un adeguato incoraggiamento al nostro sistema imprenditoriale quale simmetrico riscontro ad un messaggio di rassicurazione agli investitori da parte tunisina, richiesta questa che e' stata prontamente confermata da tutti i nostri interlocutori. Gli altri aspetti bilaterali affrontati con cura nel corso dei colloqui (dalla collaborazione industriale alla cooperazione allo sviluppo così come al piano dell'intensa collaborazione migratoria) hanno fatto emergere un'ampia convergenza di vedute con i vari attori istituzionali incontrati, in particolare il Primo Ministro Jebali ed il Ministro degli Affari Esteri Abdessalem. A tale fine si e' convenuto di flessibilizzare gli strumenti esistenti avvalendosi di comitati ristretti (e a geometria variabile) chiamati, se del caso, a velocizzare l'approfondimento dei vari dossier in agenda.
Nel corso dei colloqui il Ministro Terzi ha quindi fatto presente la previsione di una possibile visita a Tunisi del Presidente del Consiglio entro la prima metà di quest'anno e quella del Capo dello Stato, nell'ultima parte.
L'incontro con il Ministro degli Esteri Abdessalem, tra l'altro, ha consentito la firma congiunta della lettera di invito agli altri omologhi per la tenuta della prossima Ministeriale Esteri 5+5 in programma a Napoli il 20 febbraio 2012, elemento anche questo valorizzato all'esterno quale ulteriore strumento per assicurare efficacia e convergenza alle politiche riguardanti il bacino occidentale del Mediterraneo.
A margine degli incontri il Ministro si e' intrattenuto per un breve saluto con la blogger Lina Ben Mhenni, giovane figura che ha assunto notorietà internazionale nei giorni della rivoluzione e recentemente insignita del Premio "Roma per la Pace".
I colloqui con il Presidente della Repubblica Marzouki ed il Presidente dell'Assemblea Costituente Ben Jafaar, in particolare, hanno permesso di registrare come vi sia da parte tunisina piena consapevolezza delle criticità, soprattutto di ordine socio-economico, che ancora rischiano di compromettere il processo di transizione democratica avviato che pure ha consentito, in poco meno di un anno, di dotare la Tunisia di nuove Istituzioni democraticamente elette.
Il tema della fragilità socio-economica e' stato ripreso con lucidità – non disgiunta da forte passione - dal Presidente della Repubblica Marzouki, secondo il quale i "molti danni" generati in ampi comparti produttivi dalle malversazioni operate negli oltre due decenni di dittatura impongono ora una "corsa contro il tempo" per mobilizzare risorse, sia sul piano bilaterale sia su quello multilaterale, per le quali la vicinanza di "Paesi amici", quali l'Italia, e' essenziale.
Dopo essersi dotata di Istituzioni rappresentative della volontà popolare, la Tunisia si trova, infatti, dinanzi ad un periodo di forte instabilità. Se riuscirà a superare la "tempesta" ha continuato Marzouki il suo Paese potrebbe allora diventare "un esempio di pace e democrazia" per tutte quelle popolazioni che si sono già affrancate o che tentano di liberarsi dal giogo di regimi oppressivi. A tale riguardo Marzouki ha voluto citare il caso della Libia, di recente visitata, che guarda con grande interesse all'esperienza tunisina e che si appresta a seguire i suoi passi.
Quanto al Presidente dell'Assemblea Costituente Ben Jafaar, egli ha sottolineato come "La rivoluzione abbia generato anche enormi aspettative presso la popolazione per un miglioramento delle condizioni di vita che necessitano ora di efficaci azioni del nuovo Esecutivo volte a stimolare la crescita dell'economia, pericolosamente arretrata nell'ultimo anno, per garantire la stabilità politica e sociale del Paese". Ben Jafaar, quindi, ha illustrato al Ministro i lavori attualmente in corso (regolamento interno e predisposizione dell'organizzazione relativa alla redazione della Carta Costituzionale). Il Ministro Terzi ha manifestato la disponibilità italiana, qualora richiesto, a mettere a disposizione formule di"expertise" altamente qualificata.
Il Presidente Ben Jafaar, dal canto suo, ha reso omaggio agli importanti sforzi profusi dall'Italia sin dalle prime ore della rivoluzione e nei mesi successivi "nonostante le note difficoltà finanziarie attraversate dall'Europa", che valorizzano ulteriormente la posizione dell'Italia agli occhi di Tunisi, pienamente coerente all'idea di partenariato euro-mediterraneo esposta dal Ministro. L'Alto interlocutore tunisino ha altresì espresso parole di apprezzamento per la decisione italiana di rinnovare gli 11.000 permessi di soggiorno rilasciati a tutti i cittadini tunisini sbarcati sulle nostre coste prima del 5 aprile 2011, definendola come "una grande testimonianza di solidarietà di un Paese amico".
La collaborazione industriale, la cooperazione allo sviluppo, la collaborazione migratoria, il recupero dei flussi turistici dall'Italia verso la Tunisia sono stati gli altri punti dell'agenda bilaterale analiticamente affrontati nel corso dei colloqui avuti dal Ministro Terzi con il Primo Ministro Jebali e nella sessione di lavoro con l'omologo Abdessalem, che hanno fatto emergere un'ampia convergenza di vedute con gli interlocutori.
In materia di collaborazione industriale, nell'ambito della diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, il Ministro ha ribadito al Primo Ministro tunisino l'aspettativa a che le procedure della gara per l'assegnazione dei diritti di produzione di energia elettrica in Tunisia ed esportazione verso l'Europa del progetto relativo al cavo di interconnessione elettrica tra Tunisia ed Italia, progetto che vede impegnate da tempo la società italiana "Terna" e la controparte tunisina "Steg", possano adeguatamente completarsi, mentre da parte nostra si rimane disponibili a veder nuovamente sottolineata da parte dei rispettivi titolari dei Dicasteri competenti, se del caso attraverso un nuovo Memorandum, la valenza strategica dell'intera operazione. Per parte sua Jebali, che ha definito il passaggio del cavo dalla Tunisia verso l'Italia (e l'Europa) come "obbligato", ha sottolineato l'importanza da lui attribuita allo sviluppo delle "energie rinnovabili", anche per gli ulteriori effetti di ricadute tecnologiche.
Sul dossier migratorio, allo stato aggiornato all''intesa firmata dai rispettivi Ministri dell'Interno il 5 aprile 2011, peraltro ben funzionante, il Primo Ministro Jebali ha espresso l'auspicio, pienamente condiviso dal Ministro, che si possa presto passare ad una nuova fase in cui considerare il fenomeno non solo sotto l'aspetto del contrasto all'emigrazione clandestina, ma anche nel quadro di accordi di più ampio respiro in cui arrivare ad una disciplina regolamentata dei flussi migratori, per contrastare poi più efficacemente anche la componente illegale. Un auspicio - questo – ribadito anche dal Ministro Abdessalem nella sessione di lavoro tenutasi presso questo MAE successivamente.
Preoccupazione di Jebali, quindi, per la difficile situazione in cui versa il comparto turistico in Tunisia (caduta di circa il 50%, con punte fino al 65%come nel caso dei flussi dall'Italia), settore cruciale in materia di investimenti ed occupazione, e che piu' di altri settori ha evidentemente risentito della situazione di instabilità politica e sociale post-rivoluzionaria. Il Primo Ministro ha annunciato che il recupero dei flussi turistici dall'Italia verso la Tunisia costituirà uno degli obiettivi prioritari del suo Governo, anticipando anche la partecipazione della Tunisia al prossimo "Salone Mondiale del turismo" che si terrà a Milano il 7-8 marzo prossimi.
Nel corso della sessione di lavoro con l'omologo Abdessalem (cui hanno preso parte anche il titolare del Turismo Fackfeck ed il Segretario di Stato agli Affari Esteri Abdouli) il Ministro ha ulteriormente sottolineato e valorizzato il ruolo italiano nell'ambito della politica euro-mediterranea e il sostegno assicurato, sia sul piano bilaterale che multilaterale, al Governo provvisorio tunisino.
Sul piano bilaterale, il Ministro Terzi ha fatto cenno agli importanti finanziamenti messi a disposizione del Governo tunisino per rilanciare l'economia tunisina e favorire la creazione di posti di lavoro. E' proprio in quest'ultima direzione che vanno ascritte le due recenti iniziative promosse direttamente dall'Italia con l'istituzione - a Milano - di un Centro per le micro, piccole e medie imprese volto a favorire l'accesso al credito e alle reti commerciali e a fornire servizi di formazione per gli imprenditori dell'area mediterranea e la creazione di un Fondo di Partenariato Mediterraneo, quale strumento finanziario (pubblico-privato) specificatamente dedicato alle esigenze delle PMI.
Ampia convergenza e' emersa anche in relazione al tema di una possibile collaborazione tripartita con la Libia, verso cui la Tunisia guarda con estremo interesse per assorbire importanti quote di propri cittadini oggi disoccupati. Tale prospettiva era del resto stata evocata in tutti gli incontri precedenti. A tale riguardo, il Ministro Terzi ha fatto presente che la riattivazione del trattato di Amicizia e Cooperazione con la Libia favorirà senz'altro l'avvio di interventi di ricostruzione del tessuto infrastrutturale di quel Paese nei quali anche la Tunisia potrebbe fornire il proprio sostanziale contributo.
Sul piano multilaterale e piu' segnatamente europeo, il Ministro Terzi ha ribadito che la creazione di una ''partnership mediterranea'' costituisce un obiettivo prioritario della politica estera italiana, per il quale e' stato avviato un intenso e capillare lavoro di sensibilizzazione nei confronti delle istanze europee, sia in Commissione sia presso i singoli Stati membri, finalizzato a riorientare l'intera politica europea verso un accresciuto impegno finanziario e politico a favore dei paesi della sponda sud del Mediterraneo. Ciò anche tenuto conto delle trasformazioni indotte dalla "primavera araba" e del ruolo primario che l'Italia gioca ed intende giocare in questa area del mondo di cui e' testimonianza la sua stessa visita in Tunisia, prima di un ampio periplo regionale che lo porterà anche in altri Paesi.
Nel citare qualche caso irrisolto sul piano bilaterale, il Ministro ha evocato la questione dei collegamenti marittimi (vedi collegamento ro-ro della Grimaldi Group di Napoli).
Per dare concreti seguiti ed in tempi celeri nella trattazione e nelle intese raggiunte sui vari dossier in agenda, le due parti hanno convenuto sull'opportunità di avvalersi dell'operato di comitati ristretti (se del caso a geometria variabile), composti da funzionari delle varie Amministrazioni che saranno di volta in volta coinvolte. Una formula di tal genere, annoto, potrebbe eventualmente prevedersi nell'ambito del Comitato funzionari già formalizzatosi tra le due Parti a seguito della visita a Tunisi dei nostri Ministri degli Esteri e dell'Interno il 25 marzo scorso.
Per la parte consolare, il Ministro ha sensibilizzato il suo omologo a margine dell'incontro consegnandogli un aide-memoire relativo al noto caso della minore Martina Abdeljelil (figlia della connazionale Marzia Tolomeo).
La visita del Ministro si e' dunque positivamente collocata in una coerente e rafforzata linea di attiva presenza italiana in questo Paese, riscuotendo quindi un meritato rilievo all'interno del dialogo politico bilaterale, già qualitativamente elevato. La sua tempestività ha inoltre rilanciato un nostro "attivo posizionamento" all'interno del processo di transizione democratica in cui la Tunisia e' ora profondamente assorbita. Ciò si e' unito all'esigenza, di poter contestualmente contare su un partner diventato un importante punto di riferimento per tutti (e non solo) i Paesi della cd "primavera araba" per le nostre ambizioni di riorientamento della politica europea in favore di una coerente partnership euro-mediterranea.
PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE COSTITUENTE TUNISINA
Mustapha Ben JAAFAR (Ettakatol, dal novembre 2011)
RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI
AMBASCIATORE D’ITALIA
S. E. Pietro BENASSI (dal 1° dicembre 2009)
AMBASCIATORE DI TUNISIA
S. E. Naceur MESTIRI (luglio 2011)
L’onorevole Gennaro Malgieri ha ricevuto dal Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, l’incarico di coordinare le relazioni parlamentari con i Parlamenti dei Paesi arabi del bacino del Mediterraneo.
In tale veste, il 23 gennaio 2009 l'on. Malgieri ha incontrato una delegazione di Ambasciatori dei Paesi arabi, tra cui il Consigliere dell’Ambasciata della Tunisia, Sabri Bachtobji.
Si ricorda che la Camera dei deputati italiana e la Camera dei deputati tunisina hanno firmato il 7 ottobre 1997, in occasione della visita dell’allora Presidente della Camera Violante in Tunisia[2], una Dichiarazione Congiunta che prevede l’organizzazione di una giornata parlamentare a cadenza biennale. Al momento non è ne è stata realizzata alcuna.
In data 5 dicembre 2011, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha scritto al Presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente tunisina, Mustapha Ben Jaafar, una lettera di congratulazioni per la sua elezione all’alto incarico.
Il 12 dicembre 2011, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha ricevuto alla Camera una delegazione degli Ambasciatori dei Paesi delle Lega Araba, guidata dall’Ambasciatore della Libia, Abdulhafed Gaddur, Vice Decano del Corpo Diplomatico Arabo in Italia. Gli altri Ambasciatori sono: Sabri Ateyeh, Delegato Generale Palestinese; Naceur Mestiri, Ambasciatore della Tunisia; Nur Hassan Hussein, Ambasciatore della Somalia; Said Nasser Al-Harthy, Ambasciatore dell'Oman; Saywan Mustafa Barzani, Ambasciatore dell'Iraq; Sherif Fouad Sadek, Incaricato d'Affari della Lega degli Stati Arabi.
L’incontro è stato richiesto dagli Ambasciatori per discutere, in particolare, la questione palestinese in riferimento alle varie istanze di riconoscimento presentate presso gli Organismi Internazionali ed agli sviluppi del processo di pace con Israele. Gli Ambasciatori hanno richiesto il sostegno dell’Italia in occasione della decisione dell’ONU in ordine al riconoscimento dello Stato Palestinese. Tale richiesta non è stata avanzata per isolare Israele, bensì perché si è constato lo stallo del negoziato. Il Presidente Fini, dopo aver ricordare il tradizionale sostegno dell’Italia alla causa palestinese, ha evidenziato che l’azione di un singolo Stato non otterrebbe nessun risultato: determinante sarebbe riuscire ad avere una posizione unitaria in sede UE. In tal caso sarebbe possibile esercitare un’effettiva pressione sugli USA, su Israele e su Hamas per ottenere un risultato soddisfacente. L’Italia si sta quindi impegnando affinchè la politica estera europea riesca finalmente a parlare con una sola voce. Inoltre, ha invitato gli Ambasciatori a non affrettare i tempi, ma aspettare un possibile cambio di scenario, riconducibile a: le elezioni negli USA e in Israele, la possibilità che si riesca ad individuare una data per le elezioni legislative palestinesi, la possibilità che – per quelle date – l’UE abbia individuato una linea comune.
Il 29 giugno 2010, il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, si è recato in visita ufficiale a Tunisi, dove è stato ricevuto dall’allora Presidente della Camera dei Rappresentanti, Fouad Mebazaa, e dall’allora Ministro degli Affari esteri, Kamel Morjane.
Nell’incontro con il Presidente Mebazaa, a cui erano presenti il Vice Presidente dell’Assemblea Sahbi Karoui, l’on. Salah Tabarki, Presidente della Commissione Affari esteri e Presidente del Gruppo di amicizia parlamentare Italia-Tunisia e l’on. Afifa Salah, Presidente della Commissione per i diritti delle donne nei Paesi euro mediterranei dell’AP-UpM, è stato sottolineata l’importanza dell’integrazione euro mediterranea e la necessità di far avanzare il dossier relativo alla Banca euro mediterranea di sviluppo che costituisce l’obiettivo più concreto e funzionale allo sviluppo della regione. Il Presidente Mebazaa ha auspicato che la Presidenza di turno italiana dell’AP-UpM possa far progredire la collaborazione tra le due rive del Mediterraneo. E’ stata espressa preoccupazione per lo stallo del processo di pace e l’auspicio di un’iniziativa statunitense in grado di far riprendere il processo. Il Presidente Fini ha affermato la necessità che l’Unione europea faccia sentire maggiormente la sua presenza, ma ha richiamato l’attenzione sulla questione che la chiave della pace non è più solo il Medio Oriente ma anche Teheran. E’ stata poi ricordata l’importanza di sostenere il dialogo tra le civiltà e le politiche di integrazione.
Il Ministro degli esteri, Kamel Morjane, nel colloquio con il Presidente Fini ha sottolineato l’impegno italiano per lo sviluppo della Tunisia e l’eccellente relazione tra i due Paesi. Si è parlato anche dell’importanza delle politiche di integrazione e il Ministro tunisino ha espresso l’auspicio che l’Italia realizzi iniziative in questo senso. Il Presidente Fini ha affermato che sarebbe opportuno dare il diritto di voto nelle elezioni amministrative ai cittadini stranieri che vivono e lavorano da tempo nel nostro Paese.
Il 5 febbraio 2009 si è svolto l’incontro del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, con l’allora Ministro degli Esteri di Tunisia, Abdelwaheb Abdallah.
Il 2 aprile 2009 il Presidente della Commissione Affari esteri, Stefano Stefani, con l'allora Ambasciatore di Tunisia, S.E. Habib Achour.
Il 15 giugno 2011, una delegazione tunisina, guidata dal Prof. Mohamed Salah Ben Aissa, Presidente del Sottocomitato per le Riforme giuridiche e giudiziarie dell'Alta Istanza tunisina, si è recata in visita alla Camera e ha incontrato il Presidente della Commissione Affari costituzionali, Donato Bruno, e alcuni membri della medesima Commissione, ossia i deputati Maria Piera Pastore, Mario Tassone e Roberto Zaccaria, nonchè il Segretario della Commissione Giustizia, dott. Domenico Zotta. Il Prof. Mohamed Salah Ben Aissa ha poi svolto un’audizione informale presso la Commissione Affari esteri sul processo di transizione democratica in atto in Tunisia.
La Tunisia partecipa alla cooperazione parlamentare nell’ambito dell’Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea (APEM), che ha assunto la denominazione, a seguito della decisione adottata dalla Sessione plenaria di Amman e resa esecutiva dal Bureau di Palermo del 18 giugno 2010, Assemblea parlamentare dell’Unione del Mediterraneo (AP-UpM), prendendo parte a tutte le sedi ove si svolge tale cooperazione. In tale ambito alla Tunisia è affidata la responsabilità della Presidente della Commissione diritti della donna, la copresidenza del Gruppo di lavoro tecnico incaricato di approfondire ulteriormente la questione della trasformazione del FEMIP[3] in Banca e la Vice Presidenza della Commissione per l’energia e l’ambiente.
Tuttavia a seguito degli avvenimenti avvenuti in Tunisia, nessuna delegazione parlamentare è intervenuta alla Sessione Plenaria del 3 e 4 marzo 2011, svoltasi a Roma, a conclusione della Presidenza di turno italiana.
Si ricorda che la Tunisia ha esercitato la Presidenza di turno dell’Assemblea Parlamentare dal marzo 2006 al marzo 2007 ed ha organizzato, a Tunisi, lariunione Plenaria il 16 e 17 marzo 2007.
DIALOGO 5 + 5 La Tunisia partecipa al Dialogo 5 + 5 (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta e Algeria, Tunisia, Marocco, Libia e Mauritania), la cui terza e ultima riunione, dedicata al tema Le sfide del Mediterraneo, si è tenuta a Rabat, il 23 e 24 novembre 2006.
NATO Il Parlamento tunisino ha lo status di osservatore nel Gruppo Speciale del Mediterraneo e del Medio oriente dell’Assemblea Parlamentare della NATO (si segnala che nel giugno 2002 si è svolto a Tunisi l’incontro del Gruppo e in tale occasione è stato conferito alla Camera dei deputati tunisina tale status[4]). Il Gruppo Speciale Mediterraneo e Medio oriente (GSM) dell’Assemblea parlamentare della NATO è un organismo specializzato di tale Assemblea, creato nel 1997, per intensificare le relazioni con i paesi della riva sud del Mediterraneo; esso rappresenta un foro di dialogo per i parlamentari dei Paesi NATO e del Medio Oriente e Nord Africa per discutere questioni politiche e di sicurezza.
OSCE La Tunisia è partner per la cooperazione mediterranea dell’OSCE. Il Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’OSCE, on. Riccardo Migliori (PdL), ha incontrato in tre occasioni l'Ambasciatore della Tunisia a Roma: S.E. Naceur Mestiri, il 15 settembre 2011; l'Incaricato d'Affari, Min. Ridha Azaliz, il 22 giugno 2011 e S.E. Habib Achour, il 22 giugno 2010.
L’Assemblea parlamentare dell’OSCE ha effettuato una missione di osservazione elettorale in Tunisia in occasione delle elezioni per la costituzione dell’Assemblea Costituente, del 23 ottobre 2011. L’on. Riccardo Migliori, Presidente della delegazione italiana all’assemblea parlamentare dell’OSCE, è stato incaricato di coordinare tale missione. Al termine della missione, sulla base delle risultanze del lavoro svolto, l’Assemblea parlamentare dell’OSCE ha espresso un giudizio positivo sullo svolgimento delle elezioni, apprezzando l’alta partecipazione al voto del popolo tunisino come una grande dimostrazione di maturità democratica. Sono stati comunque fatti anche alcuni rilievi critici che, tuttavia, nel complesso non inficiano il giudizio sostanzialmente positivo sulla tornata elettorale.
In vista di tale evento, l’on. Migliori, ha effettuato due visite pre-elettorali nel paese in qualità di coordinatore della missione di osservazione: la prima dal 6 al 9 settembre 2011 e la seconda dal 28 settembre al 1° ottobre. Nel corso della prima missione il Presidente Migliori ha incontrato Taieb Baccouche, Ministro dell’Istruzione e Portavoce del Governo; Kemal Jendoubi, Presidente dell’Alta Commissione indipendente per le elezioni in Tunisia (ISIE); Yadh Ben Achour, Presidente dell’Alta autorità per il raggiungimento degli obiettivi della rivoluzione, della riforma politica e della transizione democratica; Mohamed Mouldi Kefi, Ministro degli Affari esteri, nonché esponenti dei partiti politici, delle ONG e della società civile. Il Presidente Migliori ha svolto la seconda visita preelettorale nel Sud del Paese per avere una diretta impressione del grado di preparazione delle elezioni e per valutare il clima socio-politico nel corso della campagna elettorale, incontrando nei dipartimenti di Sousse, Sfax, Gabes e Medenine, i funzionari delle autorità elettorali locali, i leader e i candidati dei maggiori partiti e i rappresentanti degli osservatori internazionali attivi sul territorio. Ha altresì incontrato il Presidente dell’Autorità nazionale indipendente per l’Informazione e le Comunicazioni ed i coordinatori delle missioni di osservazione internazionale dell’Unione Europea e del Carter center, per discutere sulle possibili forme di coordinamento e condivisione delle informazioni nella fase preelettorale. Ha infine visitato due campi profughi presso il confine con la Libia, a Ras Ajdir, gestiti dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per I rifugiati (ACNUR) e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM).
Si segnala che nell’ambito della Conferenza Internazionale, dedicata a "Le donne come agenti di cambiamento nel sud del Mediterraneo", organizzata presso la Camera, il 24 e 25 ottobre 2011, dall’on. Deborah Bergamini (PdL), Presidente del Centro Nord-Sud del Consiglio d'Europa, una specifica sessione è stata dedicata alle elezioni che si sono svolte in Tunisia e sono intervenuti nel corso della sessione il Professor Mohamed Aziza (Tunisia) dell'Osservatorio Mediterraneo, che ha moderato la sessione speciale, e la blogger e giornalista tunisina Sondes Ben Khalifa.
Nell’ambito dell’Unione interparlamentare opera il Gruppo di amicizia Italia - Tunisia. Il presidente della sezione è il sen. Gianpiero D’Alia (UDC-SVP-Aut); ne fanno altresì parte gli onorevoli Francesco Colucci (PdL), Niccolò Cristaldi (PdL), Leoluca Orlando (IdV) e i senatori Francesco Amoruso (PdL), Giuseppe Lumia (PD) e Beppe Pisanu (PdL).
Sen. Valerio Carrara (CN-Io Sud) e altri
Disposizioni a sostegno delle imprese o società italiane coinvolte nella crisi socio-politica creatasi in Libia, Tunisia ed Egitto
05/07/2011: Presentato al Senato
17/08/2011: Assegnato (non ancora iniziato l'esame)
On. Isidoro Gottardo (PdL) e altri
Disposizioni in favore delle imprese italiane coinvolte nella crisi socio-politica verificatasi in Egitto, Libia e Tunisia
31/05/2011: Presentato alla Camera
22/06/2011: Assegnato (non ancora iniziato l'esame)
On. Franco Gidoni (LNP) e altri
Disposizioni in favore delle imprese o società italiane coinvolte nella crisi socio-politica sviluppatasi in Libia, Tunisia ed Egitto
19/05/2011: Presentato alla Camera
07/06/2011: Assegnato (non ancora iniziato l'esame)
Il 27 dicembre 2011, in una dichiarazione congiunta, l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR), Catherine Ashton, e il Commissario per l’allargamento, Stefan Füle, hanno espresso soddisfazione per la nomina del nuovo governo tunisino che rappresenta - dopo le elezioni del 23 ottobre 2011[5] - un ulteriore passo nella transizione del paese verso la democrazia. Nella dichiarazione è espressa la volontà dell’UE di avviare un intenso dialogo con il nuovo governo e ribadito l’impegno a continuare a fornire assistenza in risposta alle richieste delle nuove autorità e della società civile.
Le relazioni tra Unione europea e Tunisia hanno trovato una prima definizione nel 1969, quando fu firmato un primo accordo di cooperazione, a prevalente contenuto commerciale; nel quadro della politica mediterranea dell’UE, nel 1976 nuovi accordi bilaterali furono firmati dall’UE con Tunisia, Algeria e Marocco. I nuovi accordi includono per la prima volta aiuto economico e finanziario, in forma di protocolli finanziari bilaterali. A seguito del lancio del partenariato euro mediterraneo nel 1995 a Barcellona, la Tunisia fu il primo paese a firmare un accordo di associazione con l’UE. L’accordo – che costituisce tuttora la base giuridica delle relazioni tra UE e Tunisia - include un partenariato politico e di sicurezza; un partenariato economico e finanziario; un partenariato culturale, sociale e umano. Sulla base delle previsioni dell’accordo, una zona di libero scambio dei prodotti industriali è in vigore dal 2008. Sono state inoltre istituite strutture permanenti di lavoro su dialogo politico e dialoghi settoriali. A partire dal 2004, le relazioni con la Tunisia si sono sviluppate anche nel quadro della politica europea di vicinato, sulla base del piano d’azione UE-Tunisia, adottato nel 2005.
L’UE è intervenuta a sostegno della Tunisia in occasione dei recenti cambiamenti politici. Sono state effettuate numerose visite ad alto livello, la prima delle quali poche settimane dopo la rivoluzione, il 14 febbraio 2011, da parte dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR), Catherine Ashton, seguita da quelle del Presidente della Commissione, José Manuel Barroso, dei commissari europei, Štefan Füle(allargamento e politica di vicinato), CeciliaMalmström (affari interni) e Karel De Gucht (commercio internazionale), così come dal Presidente del Parlamento Europeo, Jerzy Buzek.
L’UE ha fornito sostegno alla preparazione delle elezioni, attraverso la previsione di assistenza tecnica alle autorità transitorie cosi come attraverso il sostegno diretto alle organizzazioni della società civile.
E’ stato reso disponibile anche un considerevole aiuto umanitario, in particolar modo per aiutare la Tunisia a fronteggiare il massiccio afflusso di rifugiati dalla Libia.
A seguito del cambiamento di regime, l’UE ha incrementato i fondi disponibili per la cooperazione bilaterale per il periodo 2011-2013, aumentati da 240 a 400 milioni di euro, con un incremento di oltre il 60% degli aiuti.
Complessivamente per il solo 2011 l’UE ha raddoppiato il contributo, fino a 160 milioni di euro, destinati in particolare a:
L’impegno dell’UE a sostegno della Tunisia sarà rafforzato nei prossimi mesi. A tale scopo, una task force presieduta congiuntamente dall’Alto rappresentante, Catherine Ashton, e dal primo ministro tunisino, Béji Caĭd Essebsi, è stata istituita per assicurare un migliore coordinamento tra il sostegno dell’UE e quello internazionale. In totale, quasi 4 miliardi di euro (inclusi prestiti e sovvenzioni) potrebbero essere resi disponibili per sostenere la transizione in Tunisia nei prossimi tre anni: 3 miliardi dalle istituzioni dell’UE banche dell’UE e istituti internazionali (banca africana per lo sviluppo banca islamica per lo sviluppo banca mondiale) e un miliardo dagli Stati membri dell’UE. La task force è chiamata anche ad individuare le priorità di azione.
Tali priorità includono tra l’altro:
Per quanto riguarda le attività del 2012, sarà mobilitata una missione di programmazione, per rivedere la cooperazione in corso e definire obiettivi e parametri per i finanziamenti del 2012. L’attenzione dovrebbe essere concentrata su occupazione (quasi 60 milioni di euro) e giustizia (20 milioni di euro). Sarà anche valutato come rendere disponibili al paese i fondi del programma SPRING varato dalla Commissione il 27 settembre 2011 con un budget totale di 350 milioni di euro per due anni (2012-2013) e destinato a favorire la transizione democratica, la ripresa economica e la crescita inclusiva.
La primavera araba e gli eventi verificatisi nel 2011 nel Mediterraneo meridionale hanno confermato la necessità che l'Unione europea adotti una politica di migrazione coerente e globale, fondata su una rinnovata cooperazione con i paesi terzi.
La situazione politica nei paesi del Nord Africa, a partire dalla fine del 2010, ha causato massicci movimenti di popolazioni. In base ai dati forniti dalla Commissione europea[6], il conflitto esploso in Libia a metà febbraio 2011 avrebbe provocato l’esodo di circa 800.000 persone di varia provenienza verso i paesi limitrofi, in particolare Tunisia ed Egitto.
Ulteriori dati sono forniti dall’Organizzazione mondiale per le Migrazioni nel Seven month report on IOM Response, del 2 ottobre scorso[7]. La relazione ricorda che la Tunisiaè il paese che ospita il maggior numero di persone costrette a lasciare la Libia: 304.127 persone (pari al 43% del totale dei profughi) di cui solo il 32% sarebbe rappresentato da persone di origine tunisina, mentre il 68% sarebbe costituito da persone originarie di altri paesi africani. La situazione risulterebbe particolarmente critica in considerazione del fatto che in breve tempo la Tunisia si è trovata a gestire un afflusso pari al 3% del totale della propria popolazione residente. L’elevato afflusso di cittadini di paesi terzi si è tradotto peraltro in un alto numero di rimpatri verso 48 paesi di origine: 30.000 persone rimpatriate in Egitto (il 30%); circa 25.000 nel Bangladesh (il 25%), circa 19.000 nel Sudan (il 16%), 12.000 in Ciad (il 11%) , oltre 9000 in Ghana e altrettanti in Mali.
Per gestire l’emergenza umanitaria causata dall’improvviso afflusso di migranti e di rifugiati nei paesi confinanti con la Libia, la Commissione europea ha destinato 40 dei 102 milioni di euro concessi in tutto dall’UE – Commissione e Stati membri insieme – per evacuare e rimpatriare i cittadini di paesi terzi e per offrire assistenza alle persone in stato di necessità in Libia e nei paesi vicini. Ciò è stato possibile anche grazie alla cooperazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM), l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il Comitato internazionale della Croce rossa (ICRC) e altre organizzazioni internazionali. La Commissione europea ha sottolinato che l’intervento dell’Unione è stato di vitale importanza nel ridurre la pressione esercitata dal numero elevatissimo di sfollati accolti da Tunisia ed Egitto sulle capacità ricettive di tali paesi.
L’Unione europea ha inoltre stato previsto un programma di protezione regionale rivolto a Egitto, Libia e Tunisia, allo scopo di aumentare la possibilità di assistere i rifugiati che si trovano in tali paesi e di sviluppare, a livello locale, la legislazione e la capacità amministrativa necessarie a gestire questa situazione conformemente alle norme internazionali, e includente anche una politica di reinsediamento dei rifugiati
Accanto alle iniziative di breve termine dirette ad affrontare l’emergenza, nella comunicazione del 24 maggio 2011 “Dialogo con i paesi del Sud del Mediterraneo per la migrazione, la mobilità e la sicurezza” (COM(2011)292),la Commissione europea ha presentato proposte politiche e misure operative di lungo periodo che investono gli ambiti della migrazione, della mobilità, dell’integrazione e della protezione internazionale. In seguito alla piena approvazione di tali proposte da parte del Consiglio europeo del 23-24 giugno, l'Unione ha avviato all'inizio di ottobre, dialoghi in materia di migrazione, mobilità e sicurezza con la Tunisia e il Marocco e iniziato i preparativi necessari per un dialogo con l'Egitto. Seguiranno dialoghi dello stesso tipo con altri paesi del Mediterraneo meridionale, in particolare con la Libia, non appena la situazione politica lo permetterà.
I dialoghi consentiranno all'UE e ai paesi partner di discutere tutti gli aspetti della loro possibile cooperazione per la gestione dei flussi migratori e della circolazione delle persone, al fine di concludere partenariati per la mobilità.
I partenariati per la mobilità costituiscono uno strumento già elaborato dall’Unione europa a partire dal 2007. In particolare nella comunicazione “Migrazione circolare e partenariati di mobilità tra UE e paesi terzi” (COM(2007)248), del maggio 2007, volta a promuovere l’immigrazione legale, la Commissione europea aveva esaminato la natura giuridica, la forma e i contenuti di tali partenariati, che l’Unione europea potrà concludere con i paesi terzi, che si sono impegnati a cooperare attivamente nella gestione dei flussi migratori, anche combattendo contro la migrazione illegale, e che desiderano assicurare ai loro cittadini un migliore accesso al territorio dell’Unione. In questo quadro il 5 giugno 2008, erano stati lanciati, come progetti pilota, partenariati di mobilità con la Repubblica di Moldavia e con Capo Verde, attraverso la firma di dichiarazioni comuni con ciascuno dei due paesi.
I partenariati per la mobilità, che saranno concertati a livello politico tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il paese partner interessato, dall’altro, dovrebbero riguardare, tutte le misure (legislative od operative) atte a garantire che la circolazione delle persone tra l’UE e il paese partner sia gestita correttamente ed avvenga in condizioni di sicurezza.
L’Unione europea sosterrà, sia tecnicamente che economicamente, gli sforzi compiuti dal paese partner, anche tramite le sue agenzie (FRONTEX, EASO ed EUROPOL).
In particolare i partenariati prevedranno l’adozione di misure per il potenziamento delle capacità nel paese partner, volte a:
- potenziare le capacità del paese partner di contribuire all’organizzazione efficiente ed efficace della migrazione legale, incluse le procedure di assunzione, il riconoscimento delle competenze, il ritorno e il reinserimento dei migranti;
- massimizzare l’impatto della migrazione sullo sviluppo, anche favorendo rimesse a basso costo e la loro canalizzazione verso investimenti sostenibili;
- migliorare la qualità dei registri di stato civile del paese partner e dei documenti d’identità e di viaggio rilasciati da quest'ultimo;
- garantire l’applicazione del principio del "non respingimento" e offrire soluzioni durature a coloro che necessitano di protezione internazionale;
- elaborare e attuare una legislazione in materia d’asilo nel paese partner, in linea con le norme internazionali, anche tramite la cooperazione con l’UNHCR;
- rispettare i diritti fondamentali dei migranti, inclusi i cittadini di paesi terzi;
- sostenere l’effettiva integrazione nella comunità ospitante e un trattamento non discriminatorio dei migranti regolari;
- offrire assistenza specifica ai migranti appartenenti a categorie vulnerabili, quali i minori non accompagnati, le vittime di tratta e altri;
- agevolare il reinserimento sociale e professionale dei cittadini del paese partner che rientrano in patria;
- fornire assistenza per il rimpatrio volontario dei cittadini dei paesi terzi fermati in quanto immigrati irregolarmente nel territorio del paese partner.
La maggior mobilità conseguente all’istituzione dei partenariati richiederà il rispetto di un certo numero di condizioni preliminari miranti a favorire la creazione di un contesto sicuro in cui la circolazione delle persone possa aver luogo attraverso i canali regolari e secondo le modalità convenute. Tra le misure specifiche che i paesi partner dovranno attuare in questo senso si segnalano quelle volte a:
- istituire dispositivi di rimpatrio volontario;
- concludere con l’UE accordi di riammissione che includano disposizioni riguardanti la riammissione non solo dei propri cittadini, ma anche di quelli di altri paesi terzi, garantendo nel contempo il pieno rispetto degli obblighi di riammissione preesistenti;
- concludere un accordo operativo con FRONTEX;
- potenziare le capacità nel settore della gestione integrata delle frontiere, della sicurezza dei documenti e della lotta alla criminalità organizzata, inclusa la tratta degli esseri umani e il traffico di migranti;
- collaborare alla sorveglianza congiunta nel Mediterraneo, anche tramite un’eventuale cooperazione nel quadro del progetto EUROSUR, una volta che quest'ultimo sarà definito;
- dimostrare la volontà di collaborare con l’UE nell’identificare i propri cittadini e i cittadini residenti nel loro territorio, in particolare in materia di cooperazione di polizia e giudiziaria e a scopi di riammissione ed estradizione;
- ratificare ed attuare la convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, integrata dai protocolli relativi, rispettivamente, alla tratta degli esseri umani e al traffico di migranti.
Il “Dialogo con i paesi del Sud del Mediterraneo per la migrazione, la mobilità e la sicurezza” rientra a pieno titolo tra gli strumenti dell’Approccio globale in materia di migrazione, che costituisce l’orientamento politico generale in materia, elaborato dall’Unione europea a partire dal 2005.
A tale proposito si ricorda che il documento “Approccio globale in materia di migrazione: azioni prioritarie incentrate sull'Africa e il Mediterraneo”, fu adottato nel 2005, in attuazione del programma dell’Aia per lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia 2005-2009. L’approccio globale mira a formulare politiche coerenti ed integrate che abbraccino tutte le fasi del fenomeno (cause di fondo, politiche in materia di ingresso e ammissione, politiche in materia di integrazione e rimpatrio) facendo convergere le attività di differenti settori (sviluppo, affari sociali e impiego, relazioni esterne, giustizia e affari interni) e promuovendo una stretta collaborazione con i paesi d’origine e di transito, ispirata ai principi di solidarietà e condivisione delle responsabilità.
E’ del 18 novembre scorso la comunicazione “L’approccio globale in materia di migrazione e mobilità” (COM(2011)743), nella quale i principi già delineati nel 2005 vengono aggiornati alla luce dell’evoluzione normativa dell’Unione europea e dei recenti cambiamenti nel Mediterraneo del Sud.
La comunicazione individua i “quattro pilastri” dell'approccio globale: migrazione legale e mobilità, migrazione irregolare e tratta degli esseri umani, protezione internazionale e politica di asilo, aumento dell'impatto della migrazione e della mobilità sullo sviluppo.
Per quanto riguarda in particolare il terzo pilastro, volto a promuovere la protezione internazionale e rafforzare la dimensione esterna della politica di asilo, la comunicazione ribadisce che l'Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero svolgere un ruolo di primo piano nel sostenere la condivisione delle responsabilità a livello globale sulla base della convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati e in stretta cooperazione con l'UNHCR, con altre agenzie competenti e con i paesi terzi, conferendo una maggiore visibilità alla dimensione esterna dell'asilo nell'interazione con i suoi partner.
In linea con le indicazioni contenute nelle conclusioni del Consiglio su frontiere, migrazione e asilo del 9 e 10 giugno 2011, l’Unione europea si impegna pertanto a:
· migliorare la cooperazione con i paesi terzi per rafforzarne i sistemi di asilo e la normativa nazionale in materia, nel rispetto delle norme internazionali, e incoraggiare i paesi terzi ad affrontare la questione degli apolidi;
· potenziare i quadri strategici sull'asilo e la capacità di protezione dei paesi terzi tramite una cooperazione più ampia con questi ultimi, in particolare con i programmi di protezione regionale, sull’esempio del programma previsto per Egitto, Tunisia e Libia. Ad ogni programma andrebbe aggiunta una componente rafforzata sul reinsediamento, come segno della solidarietà internazionale e strumento chiave per ottenere un accesso organizzato a soluzioni sostenibili nell'ambito dell'UE.
Per quanto riguarda in particolare il reinsediamento, si ricorda che l’Unione europea ha previsto in meccanismo di reinsediamento, su base volontaria, volto alla ricollocazione negli Stati membri che si dichiarino disponibili, di persone già beneficiarie di protezione internazionale in un paese terzo. Tale meccanismo, finanziato a titolo del Fondo europeo per i rifugiati[8], è stato illustrato dalla Commissione europea nella comunicazione sull’istituzione di un programma comune di reinsediamento (COM(2009)447), presentata nel settembre 2009
La comunicazione sull’Approccio globale sottolinea infine che l’Ufficio europeo di sostegno all’asilo (EASO), con sede a Malta e operativo dal giugno 2011, dovrebbe assumere gradualmente un ruolo sempre maggiore nel potenziare le capacità di asilo dei paesi terzi, anche sostenendo attività di reinsediamento.
Istituito con Regolamento (UE) n. 439/2010, l’Ufficio ha le seguenti finalità:
- facilitare, coordinare e rafforzare la cooperazione pratica in materia di asilo fra gli Stati membri e contribuire a una migliore attuazione del Sistema europeo comune di asilo;
- fornire un sostegno operativo efficace agli Stati membri i cui sistemi di asilo e accoglienza sono sottoposti ad una pressione particolare;
- prestare assistenza scientifica e tecnica in relazione alle politiche e alla legislazione dell'Unione in tutti i settori che hanno ripercussioni dirette o indirette sull’asilo, in quanto fonte indipendente di informazioni su tutte le questioni rientranti in tali ambiti.
Per quanto riguarda la dimensione esterna, in accordo con la Commissione, l'Ufficio di sostegno coordina gli scambi di informazioni e altre azioni relativamente al reinsediamento intraprese dagli Stati membri con l'obiettivo di far fronte alle esigenze di protezione internazionale dei rifugiati nei paesi terzi e di dar prova di solidarietà ai paesi di accoglienza. Nell'ambito del suo mandato, l'Ufficio di sostegno può inoltre cooperare con le autorità competenti dei paesi terzi su aspetti tecnici, in particolare nell'intento di promuovere ed assistere il rafforzamento delle capacità nell'ambito dei sistemi di asilo ed accoglienza di tali paesi terzi, nonché di attuare programmi di protezione regionale e altre azioni pertinenti in grado di fornire soluzioni durature.
I principali strumenti di finanziamento per l’Approccio globale in materia di migrazione sono costituiti da :
· Programma tematico di cooperazione con i paesi terzi nel campo dell’immigrazione e dell’asilo, con una dotazione di 380 milioni di euro per il periodo 2007-2013,
· Programma quadro “Solidarietà e gestione dei flussi migratori” 2007-2013 articolato nei seguenti programmi specifici:
· “Fondo europeo per le frontiere esterne“, con una dotazione di 1820 milioni di euro per il periodo 2007-2013 (decisione 574/2007/CE del 7 maggio 2007);
· “Fondo europeo per i rifugiati”, con una dotazione di 699,3 milioni di euro per il periodo 2008-2013 (decisione 573/2007/CE del 7 maggio 2007);[9]
· “Fondo europeo per il rimpatrio”, con una dotazione di 676 milioni di euro per il periodo 2008-2013 (decisione 575/2007/CE del 7 maggio 2007);
· “Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi”, con dotazione pari a 825 milioni di euro per il periodo 2007-2013 (decisione 2007/435/CE del 25 giugno 2007).
Per quanto riguarda il periodo 2014-2020, la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento COM(2011)751 che istituisce il Fondo “Asilo e immigrazione” con una dotazione pari a 3.869 milioni di euro.
Per quanto riguarda la dimensione esterna dell’asilo e dell’immigrazione, il fondo potrà finanziare le azioni dell’Unione volte a:
· promuovere la cooperazione dell'Unione nell'attuazione delle sue norme e buone pratiche in materia di asilo, compresi il reinsediamento e la ricollocazione, di migrazione legale, compresa l'integrazione dei cittadini di paesi terzi, e di rimpatrio;
· sostenere la realizzazione di reti di cooperazione transnazionale e di progetti pilota, anche innovativi, basati su partenariati transnazionali tra organismi situati in due o più Stati membri, concepiti per incoraggiare l'innovazione e agevolare lo scambio di esperienze e di buone pratiche;
· sostenere la cooperazione con i paesi terzi, in particolare ai fini dell'attuazione degli accordi di riammissione, dei partenariati per la mobilità e dei programmi di protezione regionale.
In base alle statistiche demografiche relative al 2010 (dati Eurostat), gli stranieri residenti nei 27 Stati membri dell'UE sarebbero 32,4 milioni (6,5% della popolazione totale), 12,3 milioni dei quali cittadini UE-27 residenti in un altro Stato membro e 20,1 milioni cittadini di paesi non UE-27 (4% della popolazione totale).
Il Trattato di Lisbona ha fornito una base giuridica esplicita per agevolare le politiche di integrazione. L’articolo 79, par 4 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, pur escludendo qualsiasi armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri, riconosce al Parlamento europeo e al Consiglio, la facoltà di stabilire - deliberando secondo la procedura ordinaria - misure volte ad incentivare e sostenere l’azione degli Stati membri al fine di favorire l’integrazione dei cittadini di paesi terzi[10] regolarmente soggiornanti nel territorio.
La strategia Europa 2020 e il programma di Stoccolma per lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia 2010-2014 riconoscono tutte le potenzialità dell'immigrazione ai fini di un'economia sostenibile e competitiva e individuano come chiaro obiettivo politico la reale integrazione degli immigrati regolari, sostenuta dal rispetto e dalla promozione dei diritti umani. L'Analisi annuale della crescita 2011 (COM(2011)11, allegato 2, relazione macroeconomica), passando in rassegna gli interventi necessari affinché l'Unione possa progredire verso il raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020, sottolinea la necessità di riforme urgenti per migliorare le competenze di cittadini nazionali e immigrati e creare incentivi al lavoro.
In tale quadro, il 20 settembre 2011 la Commissione europea ha presentato la comunicazione “Agenda europea per l'integrazione” (COM(2011)455) nella quale, tenendo conto dell’esperienza già acquisita a livello di Unione e Stati membri, individua le sfide che l'integrazione pone all'Europa e propone raccomandazioni e ambiti di intervento.
La Commissione sottolinea la sussistenza dei seguenti ostacoli ad una efficace integrazione: livelli occupazionali tuttora bassi della forza lavoro immigrata, soprattutto femminile; crescente disoccupazione e alti tassi di forza lavoro immigrata sovra qualificata; rischio crescente di esclusione sociale; disparità in termini di rendimento scolastico; apprensione pubblica per la scarsa integrazione.
Per far fronte a tali sfide irrisolte, la Commissione raccomanda azioni in tre settori chiave: l'integrazione tramite la partecipazione; più azione a livello locale; coinvolgimento dei paesi di origine.
In particolare la Commissione europea raccomanda agli Stati membri di:
· organizzare corsi di lingua che rispondano alle esigenze evolutive degli immigrati nelle diverse fasi del processo di integrazione;
· predisporre programmi introduttivi per i nuovi arrivati, come corsi di lingua e di educazione civica. Questi programmi dovrebbero tener conto dei bisogni specifici delle immigrate per promuoverne la partecipazione al mercato del lavoro e l'indipendenza economica;
· perfezionare i metodi per il riconoscimento delle qualifiche e delle competenze dei migranti;
· favorire la partecipazione degli immigrati con politiche attive del mercato del lavoro;
· concentrare gli sforzi nei sistemi educativi conferendo a insegnanti e dirigenti scolastici le competenze necessarie per gestire la diversità, assumendo insegnanti con un passato di immigrazione e favorendo la partecipazione dei figli di immigrati all'educazione e assistenza della prima infanzia;
· predisporre misure per attuare nella pratica il principio della parità di trattamento e prevenire la discriminazione istituzionale e forme quotidiane di discriminazione;
· rimuovere gli ostacoli alla partecipazione politica degli immigrati e coinvolgere di più i rappresentanti degli immigrati nell'elaborazione e nell'attuazione delle politiche e dei programmi di integrazione.
La Commissione si impegnerà a sua volta a favorire lo scambio delle pratiche e il coordinamento delle politiche del lavoro, dell'istruzione e sociali e a provvedere a un uso migliore degli strumenti finanziari di cui dispone l'Unione per sostenere la partecipazione degli immigrati.
Per quanto riguarda il coinvolgimento dei paesi di origine, la Commissione europea ritiene che essi dovrebbero impegnarsi in tre ambiti specifici:
· Misure a sostegno dell'integrazione prima della partenza
La Commissione ritiene che prima della partenza, i paesi d'origine possono venire incontro ai migranti informandoli, ad esempio, sui visti necessari o sui permessi di soggiorno e offrendo loro corsi di lingua o formazioni professionali che ne sviluppino le competenze. Nei prossimi mesi la Commissione lancerà un portale europeo dell’immigrazione dove chi intende immigrare nell'Unione troverà informazioni su come presentare la domanda.
· Contatti costruttivi tra diaspore e paesi d'origine
Secondo la Commissione europea, le rimesse e il trasferimento di competenze, innovazione e conoscenze possono incentivare investimenti sostenibili nei paesi d'origine favorendone lo sviluppo. Promuovendo una strategia più dinamica a favore dell'imprenditoria transnazionale si otterrà di agevolare gli imprenditori attivi tanto negli Stati membri che nei paesi partner.
· Migrazione circolare e sviluppo dei paesi d'origine
La Commissione europea ritiene necessario definire un quadro di diritti per incentivare la migrazione temporanea e circolare, che garantisca uno status giuridico chiaro e faciliti la mobilità. I partenariati per la mobilità con i paesi terzi potrebbero diventare l'ambito in cui promuovere iniziative di integrazione negli Stati membri intese a beneficio anche dei paesi d'origine.
[1] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic
[2] Si segnala che nel corso della XIV legislatura, l’allora Presidente della Camera, on. Pier Ferdinando Casini si è recato in visita ufficiale in Tunisia dal 16 al 17 gennaio 2003, su invito del Presidente della Camera dei Deputati tunisina Mebazaă. Nel corso della visita il Presidente Casini ha incontrato il Presidente della Repubblica tunisina BEN ALÌ, il Presidente della Camera dei Deputati Fouad MEBAZAĂ e il Ministro degli Affari Esteri Habib BEN YAHIA. Il Presidente Casini si è nuovamente recato a Tunisi il 17 e 18 novembre 2005 per partecipare alla Conferenza UIP sul tema" Il ruolo dei Parlamenti della società dell'informazione”. Anche la Commissione Esteri della Camera, nel corso della XIV legislatura ha effettuato una missione in Tunisia dal 26 al 28 maggio 2002.
Si ricorda altresì che nella XIII legislatura il Presidente Luciano Violante ha effettuato una visita ufficiale in Tunisia nell’ottobre 1997.
[3] Si ricorda che il Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002 ha istituito nell’ambito della BEI, un Fondo finanziario euromediterraneo di investimenti, integrato da un accordo di partenariato e denominato “Facilitazione euromediterranea di investimenti e partenariato” (FEMIP).
[4] Il Parlamento dell’Egitto, della Tunisia e il Consiglio Legislativo palestinese hanno lo status di osservatore. Sono invece membri associati i Parlamenti di Israele, Algeria, Giordania, e Marocco.
[5] Il 14 novembre 2011 il Consiglio affari esteri si è congratulato con la Tunisia per lo svolgimento delle prime elezioni democratiche per l'Assemblea costituente, durante le quali il popolo tunisino ha potuto esprimere liberamente e pacificamente la propria scelta. In occasione delle elezioni e su richiesta delle autorità tunisine, l’UE ha dispiegato - a partire dal 21 settembre 2011 - una missione di osservazione elettorale, diretta da un gruppo di 10 esperti da 5 Stati dell’UE e guidata da Michael Gahler, membro del Parlamento europeo.
[6] Nella comunicazione 2011 “Dialogo con i paesi del Sud del Mediterraneo per la migrazione, la mobilità e la sicurezza” COM(2011)292) del 24 maggio 2011
[7] Informazioni pubblicate nel dossier “ Flussi migratori” n. 7/8 giugno-dicembre 2011, nell’ambito del progetto osservatorio di politica internazionale, curato dai servizi del Senato, della Camera dei deputati e del Ministero degli Affari esteri.
[8] il “Fondo europeo per i rifugiati” 2008- 2013 è stato istituito con la decisione 573/2007/CE del 7 maggio 2007 nell’ambito del programma quadro “Solidarietà e gestione dei flussi migratori”. Ha una dotazione complessiva pari a 699,3 milioni di euro
[9] L’attuale Fondo europeo per i rifugiati per il periodo 2005-2010 (COM(2004)102), rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2007.
[10] Per cittadini di paesi terzi si intendono i migranti provenienti da paesi esterni all'Unione e che non hanno la cittadinanza di uno Stato membro. Fanno parte di questo gruppo sia i nati in un paese non dell'Unione, sia i nati nell'Unione che però non hanno la cittadinanza di uno Stato membro.