Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Riunione dei Presidenti delle Commissioni competenti in materia di educazione, scienza, ricerca e occupazione. Budapest, 19-20 maggio 2011
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari    Numero: 78
Data: 16/05/2011
Descrittori:
ISTRUZIONE   MISURE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE
RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA   UNIONE EUROPEA


Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 


 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

riunioni interparlamentari

 

 

Riunione dei presidenti delle Commissioni competenti in materia di educazione, scienza, ricerca e occupazione

 

Budapest, 19-20 maggio 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 78

 

16 maggio 2011


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 * cdrue@camera.it)

Il paragrafo “Normativa nazionale in materia d’istruzione scolastica e universitaria” è stato curato dal Servizio studi, Dipartimento cultura, scienze e istruzione (' 06 6760.3255)

Il paragrafo “Normativa nazionale in materia di occupazione giovanile” è stato curato dal Servizio studi, Dipartimento lavoro pubblico e privato
(' 06 6760.4884)

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INDICE

 

Schede di lettura      3

1. Istruzione, formazione e gioventù nell’azione dell’UE      5

·          1.1. Istruzione superiore e processo di Bologna     5

·          1.2. La strategia “Europa 2020”7

·          1.3. La mobilità nella strategia Europa 2020: l’iniziativa faro “Youth on the move8

2.  Recenti iniziative dell’UE per il sostegno   all’occupazione      11

·          2.1. Il Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011                                                11

·          2.2. L’iniziativa faro per l'occupazione    12

·          2.3. Il dialogo strutturato sull’occupazione giovanile    15

·          2.4. Recenti iniziative del Parlamento europeo    17

3.  Normativa nazionale in materia d’istruzione scolastica e universitaria      19

4.  Normativa nazionale in materia di occupazione giovanile      25

 

DOCUMENTI                                                                                      27

·          Iniziativa faro "Youth on the move" - COM(2010)747                  29

·          Iniziativafaro "Un'agenda per nuove competenze e per l'occupazione" - COM(2010)682                                                                                                  49

 

 


 

 

Schede di lettura



 

Istruzione, formazione e gioventù nell’azione dell’UE

Nell’impegno verso lo sviluppo di un'economia basata sulla conoscenza, l’Unione europea sostiene la centralità dell’istruzione, della formazione e della gioventù quali fattori che, da un lato, favoriscono l'emergenza di una popolazione altamente qualificata e adattabile e, dall’altro, rafforzano la coesione sociale e la cittadinanza attiva in seno all'Unione europea.

Conformemente agli articoli 165 e 166 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, l’azione dell’Unione europea in tali settori è volta essenzialmente a sviluppare la dimensione europea, appoggiando e integrando l'azione degli Stati membri, favorendo la mobilità e incoraggiando la cooperazione.

Gli obiettivi della cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione - che abbracciano tutti i tipi di istruzione e formazione e tutte le fasi dell’apprendimento permanente - sono definiti nell’ambito del quadro strategico “ET 2020” (Education and Training  2020)[1] e sono perseguiti attraverso specifici programmi di finanziamento quali il programma di apprendimento permanente 2007-2013[2] ed Erasmus Mundus 2009-2013. L’azione nel settore dell’istruzione e della formazione è inoltre sostenuta da alcune reti ed agenzie, in particolare dall’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura e dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia.

Sulla base del “processo di Copenaghen”, la cooperazione europea investe anche il settore dell’istruzione e la formazione professionale (IFP), individuando strumenti e di quadri europei comuni atti a migliorare la trasparenza, il riconoscimento e la qualità delle competenze e delle qualifiche, nonché a facilitare la mobilità dei discenti e dei lavoratori. Si segnala inoltre il programma «Gioventù in azione» che sostiene la cooperazione fra i diversi soggetti nel settore della gioventù, incoraggia gli scambi tra i giovani e permette loro di partecipare ad attività di volontariato per sviluppare una cittadinanza attiva. Il Patto europeo per la gioventù (2005) sostiene la realizzazione di tutte queste sfide.

1.1. Istruzione superiore e processo di Bologna

Il 19 giugno 1999 i Ministri europei dell'istruzione superiore di 29 paesi europei, riuniti a Bologna, hanno sottoscritto un accordo, la Dichiarazione di Bologna, che ha dato vita a un processo di armonizzazione dei vari sistemi di istruzione superiore europei, il “processo di Bologna”, da realizzare entro il 2010.

Il processo di Bologna è inteso a creare uno spazio europeo dell'istruzione superiore (SEIS) e a promuovere il sistema europeo di istruzione superiore su scala mondiale, per aumentarne la competitività internazionale. Attraverso riforme progressive, il processo si propone di far convergere i sistemi nazionali di istruzione superiore dei Paesi europei verso un sistema comune più trasparente e armonizzato, caratterizzato da una architettura comune, nel contempo basato sul rispetto dell’autonomia delle istituzioni universitarie, della libertà d’insegnamento, del principio di pari opportunità e dei principi democratici.

L'impegno per dare attuazione al “processo di Bologna” per la riforma dell'istruzione superiore è stato assunto, finora, dai Governi di 46 paesi europei[3]. Esso si basa su principi chiave comuni intesi a facilitare la mobilità di studenti, docenti e ricercatori, attraverso la rimozione di ostacoli alla mobilità (anche per quanto riguarda il rilascio dei visti e dei permessi di lavoro) e l'attivazione di meccanismi di trasferibilità di borse di studio e prestiti nazionali.

In occasione del decimo anniversario del processo di Bologna, l’11 marzo 2010 i ministri dell'istruzione di 46 paesi europei hanno approvato la dichiarazione di Budapest e Vienna che sancisce l'avvio ufficiale del SEIS.

In concomitanza con la dichiarazione di Budapest e Vienna, è stata presentata una panoramica sui progressi conseguiti nell’ambito del processo di Bologna dai paesi partecipanti[4]. La relazione indica che il processo di Bologna ha in gran parte raggiunto i suoi obiettivi: il sistema a tre cicli (licenza, master, dottorato)è stato adottato da quasi tutti i paesi firmatari,  il sistema di accumulazione e trasferimento dei crediti (European Credit Transfer and Accumulation System - ECTS) è stato reso obbligatorio nella maggior parte degli stessi, e il supplemento al diploma si è molto diffuso.

Tuttavia, il documento indica la necessità di ulteriori sforzi nel campo dell'apprendimento permanente. Oltre a confermare gli obiettivi che hanno determinato il successo del Processo di Bologna, vale a dire promuovere l'apprendimento permanente, la mobilità, gli strumenti di trasparenza (attraverso, ad esempio, la classificazione degli istituti di istruzione superiore) e di finanziamento (per mezzo di fonti di finanziamento diversificate da destinare all'istruzione superiore), la relazione prospetta, altresì, le prossime sfide:

·      affrontare la dimensione sociale dell'istruzione superiore;

·      sostenere un accesso equo all’istruzione superiore;

·      predisporre misure efficaci per assicurare il completamento degli studi.

La relazione analizza le diverse modalità con cui i sistemi d’istruzione superiore hanno reagito di fronte alla crisi economica, concludendo che è vitale che l'Europa investa nell'ammodernamento dell'insegnamento superiore per aiutare i cittadini ad adattarsi alla nuova distribuzione economica, demografica e sociale. Il documento sottolinea, infine, che è necessario accelerare l'applicazione delle misure volte ad incoraggiare i gruppi socialmente svantaggiati e gli studenti adulti a partecipare all'insegnamento superiore.

1.2. La strategia “Europa 2020”

Sulla base delle proposte presentate dalla Commissione europea (COM(2010)2020), il Consiglio europeo del 17-18 giugno 2010 ha messo a punto la strategia “Europa 2020” per la crescita e l’occupazione, che riconosce centralità alla crescita intelligente, ovvero allo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione.

Il Consiglio europeo inserisce tra gli obiettivi principali della strategia:

·      portare al 75% il tasso di occupazione per la popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni, anche mediante una maggiore partecipazione dei giovani, dei lavoratori più anziani e di quelli poco qualificati e una migliore integrazione dei migranti nella popolazione attiva;

Secondo gli ultimi dati Eurostat, diffusi il 4 maggio 2011 e riferiti al 2010, il tasso di occupazione ha raggiunto il 68,6% nell’UE a 27, e il 68,4% nell’Eurozona; i Paesi con le migliori performances risultano essere la Svezia (78,7%), i Paesi Bassi (76,8%) e la Danimarca (76,1%), e; tra i Paesi di maggiori dimensioni economiche e demografiche, nel Regno Unito si è registrato un tasso del 73,6% di occupati, in Germania il 74,9%, in Francia il 69,2%, in Spagna il 62,5%, in Italia il 61,1% (soltanto Ungheria e Malta registrano una percentuale più bassa);

·      migliorare i livelli d'istruzione, in particolare riducendo i tassi di dispersione scolastica al di sotto del 10% e aumentando la percentuale delle persone tra i 30 e i 34 anni che hanno completato l'istruzione terziaria o equivalente almeno al 40%. Il Consiglio europeo ha ribadito la competenza degli Stati membri a definire e attuare obiettivi quantitativi nel settore dell'istruzione;

Secondo i dati diffusi da Eurostat il 4 maggio 2011, il tasso di dispersione scolastica dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni  è stato, nel 2009, pari al 14,4% nell’UE-27; al 19,2% in Italia, al 12,3% in Francia, all’11,1% in Germania, al 15,7% nel Regno unito, al 31,2% in Spagna, al 5,4% in Repubblica ceca. Sempre secondo dati Eurostat, nel 2009 la percentuale delle persone tra i 30 e i 34 anni che hanno completato l'istruzione terziaria o equivalente risulta invece pari al 32,3% nell’UE a-27; al 19% in Italia; 43,3% in Francia; 29,4% in Germania; 41,5% in Regno Unito; 39,4% in Spagna;

·      migliorare le condizioni per la ricerca e lo sviluppo, in particolare allo scopo di portare al 3% del PIL la spesa per investimenti pubblici e privati combinati in tale settore;

Il 4 maggio 2011 Eurostat ha reso noti i dati relativi alla quota di PIL investita  nel settore ricerca e sviluppo tecnologico, a livello dell’UE e dei singoli Stati membri, nel 2009: nell’UE a 27 tale quota è pari al 2,01% del PIL, (+0,09% rispetto al 2008). In Italia la quota in termini percentuali del PIL risulta pari all’1,27% (+0,04 rispetto al 2008). Gli investimenti più consistenti in R&S in percentuale del PIL sono state registrati in Finlandia (3,96%), in Svezia (3,62% del PIL), Danimarca (3,02%), Germania (2,82%) e Austria (2,75%), mentre quelle più basse sono state rilevate a Cipro e Lettonia (0,46%), in Slovacchia (0,48 %), e in Bulgaria (0,53%). Si segnalano inoltre i dati di Francia, (2,21%), Regno Unito (1,87%) e Spagna (1,38);

Il 13 luglio 2010 il Consiglio ha approvato una raccomandazione sugli orientamenti di massima per le politiche economiche degli Stati membri e dell’Unione che, in linea con le conclusioni sul nuovo quadro d’azione per la crescita e l’occupazione “Europa 2020”, già adottate dal Consiglio europeo, intendono fornire agli Stati membri indicazioni su come definire e attuare i propri programmi nazionali di riforma.

Il Consiglio, tra l’altro, ritiene che Gli Stati membri dovrebbero ammodernare la ricerca presso le università, sviluppare e rendere accessibili infrastrutture capaci di reggere il confronto a livello mondiale e promuovere l’attrattività delle carriere e la mobilità dei ricercatori e degli studenti. Le riforme, inoltre, dovrebbero favorire l’eccellenza e la specializzazione intelligente, intensificare la cooperazione tra università, centri di ricerca, settore pubblico, privati e terzo settore (a livello nazionale e internazionale) e far sì che siano sviluppate infrastrutture e reti atte a favorire la diffusione delle conoscenze. Infine, gli Stati membri dovrebbero dotare le persone delle vaste competenze richieste da tutte le forme dell’innovazione, eco-innovazione compresa, ed adoperarsi per assicurare un numero sufficiente di laureati in scienze, matematica e ingegneria.

1.3. La mobilità nella strategia Europa 2020: l’iniziativa faro “Youth on the move

Con la comunicazione “Youth on the Move - Un'iniziativa per valorizzare il potenziale dei giovani ai fini di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell'Unione europea” (COM(2010)477), il 15 settembre 2010 la Commissione ha presentato un’iniziativa faro che, nell’ambito della nuova strategia "Europa 2020”, presenta un insieme di priorità politiche d'azione, a livello UE e nazionale, volte a ridurre la disoccupazione giovanile facilitando la transizione dall'istruzione al lavoro e riducendo la segmentazione del mercato del lavoro.

Le proposte della Commissione si sviluppano lungo quattro principali linee d'azione:

·      definire un sistema di apprendimento permanente che consenta ai giovani di sviluppare competenze chiave e ottenere risultati didattici di qualità, in linea con le esigenze del mercato del lavoro;

·      aumentare la percentuale di giovani che seguono corsi di istruzione superiore o equivalenti, rendendo l'istruzione superiore europea più interessante, aperta al resto del mondo e al passo con le sfide della globalizzazione, in particolare favorendo la mobilità di studenti e ricercatori;

·      rivedere e ampliare i programmi e le iniziative dell'Unione a favore della mobilità ai fini dell'apprendimento, correlandoli alle risorse nazionali e regionali;

·      migliorare con urgenza la situazione occupazionale dei giovani.

Per realizzare tali obiettivi, la Commissione propone 28 azioni chiave rivolte a una platea potenziale di circa 5 milioni di giovani europei in cerca di prima occupazione. Tra le iniziative specifiche si segnala, tra l’altro:

-     il lancio di un sito internet[5] contenente le informazioni sulla mobilità europea e le opportunità di apprendimento;

-     una carta “Youth on the Move” per cercare di promuovere lo studio o di formazione all'estero;

-     la possibile creazione, in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti, di uno strumento europeo di prestiti agli studenti per aiutare coloro che desiderano studiare o ricevere una formazione all'estero;

-     un nuovo strumento europeo di micro finanziamento Progress per fornire un sostegno finanziario ai giovani imprenditori finalizzato alla creazione o allo sviluppo della loro azienda;

-     la presentazione di una proposta da parte della Commissione relativa all’istituzione, entro l’autunno 2011, di un “passaporto europeo delle competenze”, basato sul sistema Europass (il CV europeo online), per consentire di registrare le competenze in modo trasparente e comparabile;

-     un'azione pilota "Your first EURES[6] job" (il tuo primo posto di lavoro EURES) per aiutare i giovani a cogliere le opportunità che si presentano sul più ampio mercato del lavoro UE e per aiutare le imprese a trovare lavoratori qualificati. Questa iniziativa ha ricevuto un forte sostegno dal Parlamento europeo che ha autorizzato per il 2011 uno stanziamento extra al fine di avviare questa azione

-     un nuovo sistema di monitoraggio delle offerte di lavoro su scala europea (European Vacancy Monitor).

 

Nella seduta del 12 maggio 2011 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con la quale accoglie favorevolmente la proposta della Commissione europea.

Il Parlamento europeo sostiene, tra l’altro, l’obiettivo d’innalzare al 40%  la percentuale di persone di età compresa tra i 30 e i 34 anni dotate di una laurea universitaria o di un titolo di studio equivalente e incoraggia gli Stati membri a destinare all'istruzione superiore un investimento complessivo pari almeno al 2% del PIL.

Inoltre, il PE invita gli Stati membri a impegnarsi, nei relativi programmi di riforme nazionali, ad aumentare del 10% il tasso di occupazione dei giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni entro il 2014, e a elevare il tasso di occupazione giovanile (per quanti non sono impegnati negli studi) al 75% entro il 2020.

Infine, il PE chiedeche tutti i programmi esistenti come Erasmus, Leonardo da Vinci e Comenius siano presto finanziati oltre che dall'Unione europea, anche dai singoli Stati e dal settore privato.

 

In un sondaggio Eurobarometro condotto dalla Commissione nell’ambito di Youth on the move e reso noto il 13 maggio 2011, oltre la metà (53%) dei giovani europei intervistati si è dichiarato disponibile o desideroso di lavorare in un altro paese europeo.

L’indagine pone in contrasto tali aspettative col dato relativo alla popolazione attiva che risulta effettivamente impiegata al di fuori del paese d’origine, attualmente pari solo al 3%.  La mancanza di denaro è indicata tra i principali ostacoli che impediscono di realizzare una parte della propria istruzione all’estero.

 

 

 


2. Recenti iniziative dell’UE per il sostegno all’occupazione

2.1. Il Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011

Nel quadro della procedura del semestre europeo per il coordinamento ex ante delle politiche economiche, il Consiglio europeo ha approvato le priorità in materia di risanamento di bilancio e riforme strutturali che gli Stati membri sono tenuti a tradurre in misure concrete inserite nei rispettivi programmi di stabilità o di convergenza e PNR In esito all’esame dei programmi la Commissione proporrà pareri e raccomandazioni specifici per Paese in tempo utile affinché possano essere adottati prima del Consiglio europeo di giugno.

Con riguardo alle riforme strutturali a sostegno della crescita, necessarie ad attuare la strategia Europa 2020, il Consiglio europeo, riprendendo integralmente le indicazioni dell’analisi annuale della crescita (primo atto del semestre europeo, presentato dalla Commissione a gennaio 2011) raccomanda dieci azioni prioritarie: rendere il lavoro più attraente; aiutare i disoccupati a reinserirsi nel mondo del lavoro; lottare contro la povertà e promuovere l'inclusione sociale; investire nell'istruzione e nella formazione; conciliare sicurezza e flessibilità; riformare i sistemi pensionistici; attirare capitali privati per finanziare la crescita; stimolare la ricerca e l'innovazione; offrire un accesso all'energia efficace in termini di costi e aumentare l'incisività delle politiche di efficienza energetica. Nell'attuazione di queste azioni, gli Stati sono invitati ad agire in stretta cooperazione con il Parlamento europeo e le altre istituzioni e organi dell’UE, coinvolgendo pienamente i Parlamenti nazionali, le parti sociali, le regioni e gli altri soggetti interessati.

Il Consiglio europeo ha inoltre preso atto dell’adozione, da parte dei Capi di Stato e di Governo dell’Area euro, del Patto “euro plus", recante ulteriori misure per rafforzare la convergenza e la competitività. In particolare il Consiglio ha sottolineato la rilevanza del Patto "euro plus" per consolidare ulteriormente il pilastro economico dell'Unione economica e monetaria e migliorare la competitività.

Al Patto, approvato dal Capi di Stato o di governo della zona euro, hanno aderito Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania; esso resta aperto all'adesione di altri Stati membri. Il documento è stato elaborato sulla base di proposte del Presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, e del Presidente della Commissione, Barroso, facendo seguito ad una iniziativa franco-tedesca (c.d. Patto per la convergenza e la competitività), presentata ai margini del Consiglio europeo straordinario dell’11 febbraio 2011.

Il Patto impegna gli Stati partecipanti ad adottare le misure necessarie per realizzare quattro grandi obiettivi: stimolare la competitività; stimolare l'occupazione; concorrere ulteriormente alla sostenibilità delle finanze pubbliche; rafforzare la stabilità finanziaria.

Ogni anno gli Stati membri partecipanti converranno a livello di Capi di Stato e di Governo una serie di azioni concrete da realizzare nei dodici mesi successivi; la scelta delle misure specifiche da attuare resterà di competenza di ciascun Paese ma sarà orientata in  particolare agli interventi raccomandati in dettaglio nel Patto stesso e dovrà riflettersi nei rispettivi programmi nazionali di riforma e nei programmi di stabilità.  

Per quanto riguarda il sostegno si valuteranno i progressi in base agli indicatori seguenti: tassi di disoccupazione giovanile e di lungo periodo, tassi di attività. Ogni paese sarà responsabile degli interventi specifici che sceglie per stimolare l'occupazione, ma particolare attenzione sarà dedicata alle seguenti riforme:

·         riforme del mercato del lavoro per promuovere la "flessicurezza", ridurre il lavoro sommerso e aumentare la partecipazione al mercato del lavoro;

·         apprendimento permanente;

·         riforme fiscali, quali la riduzione dell'imposizione sul lavoro per rendere conveniente lavorare, mantenendo il gettito fiscale globale e l'adozione di misure volte a semplificare la partecipazione al mercato del lavoro delle persone che costituiscono la seconda fonte di reddito familiare.

Il Consiglio europeo sottolinea l’esigenza che l’attuazione del Patto sia coerente con gli strumenti di governance economica esistenti (Europa 2020, semestre europeo, orientamenti integrati, patto di stabilità e di crescita, nuovo quadro di sorveglianza macroeconomica): la Commissione avrà una funzione centrale forte di controllo dell'attuazione degli impegni assunti in base al Patto, unitamente a tutte le formazioni pertinenti del Consiglio e dell'Eurogruppo.

2.2. L’iniziativa faro per l'occupazione

In linea con le indicazioni della Strategia Europa 2020, la Commissione europea ha avviato, il 23 novembre 2010, l’iniziativa faro "Un'agenda per nuove competenze e per l'occupazione: un contributo europeo alla piena occupazione" (COM(2010)682), che delinea 13 interventi chiave volti a: riformare i mercati del lavoro, migliorare le competenze, rendendole consone alla domanda del mercato; migliorare le condizioni lavorative e la qualità del lavoro; creare nuovi posti di lavoro, anche attraverso la promozione dell'imprenditorialità e del lavoro autonomo. L'agenda è completata da altre iniziative mirate a gruppi specifici, ad esempio l'iniziativa faro Europa 2020 "Youth on the move" (COM(2010)477) (vd. supra)  e la strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015 (COM(2010) 491).

In particolare, al fine di migliorare e adeguare le competenze la Commissione intende stabilire, a partire dal 2012, una panoramica europea delle competenze, destinata a garantire una maggiore trasparenza per chi cerca lavoro, per i lavoratori, per le imprese e/o le istituzioni pubbliche. Questa panoramica sarà disponibile online e conterrà le previsioni aggiornate sull'offerta di competenze e i bisogni del mercato del lavoro fino al 2020. Essa fornirà: i) informazioni aggiornate sulle venticinque professioni più in crescita nell'UE e sulle cinque professioni più richieste per Stato membro; ii) un'analisi dei bisogni di competenze basata sulle informazioni raccolte dall'osservatorio europeo dei posti di lavoro vacanti; iii) un'analisi degli squilibri di competenze e dell'utilizzo delle competenze sul luogo di lavoro, fondata su inchieste dei datori di lavoro, degli studenti e dei diplomati; iv) un'analisi prospettiva a livello settoriale, basata sui lavori del consiglio settoriale europeo sull'impiego e le competenze, e v) le proiezioni effettuate dal Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) e dagli Stati membri.

In tale quadro la Commissione prevede di:

·         proporre entro il 2011 un nuovo parametro di riferimento in materia di educazione all'occupabilità, per definire una nuova priorità consistente nella preparazione dei giovani alla transizione verso il mercato del lavoro, proporre una raccomandazione del Consiglio sulla riduzione della dispersione scolastica e istituire un gruppo di esperti di alto livello a favore dell'alfabetizzazione di giovani e adulti;

·         preparare entro il 2012, in tutte le lingue europee, una classificazione europea delle capacità, delle competenze e delle professioni (European Skills, Competences and Occupations - ESCO);

·         considerare nel 2012 la possibilità di presentare proposte che contribuiscano alla riforma del sistema di riconoscimento delle qualifiche professionali, sulla base dell'evoluzione della direttiva relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali.

La Commissione intende inoltre, in collaborazione con gli Stati membri:

·         a partire dal 2011, sostenere l'acquisizione di competenze utili allo sviluppo sostenibile e incoraggiare lo sviluppo di competenze nei settori interessati dalla tabella di marcia verso un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse e dal nuovo piano d'azione per l'ecoinnovazione;

·         a partire dal 2011, sostenere le "alleanze della conoscenza", che riuniscono imprese e istituti di formazione e istruzione nell'elaborazione di nuovi programmi di studio destinati a far fronte ai deficit di competenze nell'innovazione e a rispondere ai bisogni del mercato del lavoro. Saranno inoltre sviluppati i dottorati industriali europei nel quadro delle azioni Marie Curie e dei tirocini Erasmus nelle imprese;

·         proporre nel 2011 una raccomandazione del Consiglio sull'identificazione, la registrazione e la convalida delle competenze acquisite al di fuori del settore formale dell'istruzione e della formazione, tra cui in particolare un passaporto europeo delle competenze che permetterà a ciascuno di registrare e presentare le competenze acquisite nel corso di tutta la vita;

·         entro il 2012 riformare i servizi europei per l'impiego EURES e la loro base giuridica, al fine di sviluppare la capacità di adeguamento delle competenze e di collocamento ai fini della strategia europea per l'impiego e di ampliarli a sostegno del programma "il tuo primo posto di lavoro EURES".

·         entro il 2012 proporre un metodo e strumenti a livello UE per sostenere gli Stati membri nell'integrazione delle competenze in materia di TIC e dell'alfabetizzazione digitale (competenze informatiche) nelle principali politiche di apprendimento permanente;

·         entro il 2012 presentare una comunicazione sulla politica europea del multilinguismo che proporrà le priorità per i sistemi di istruzione e formazione e un sistema di riferimento linguistico europeo basato sui risultati dell'inchiesta europea sulle competenze linguistiche al fine di conseguire l'obiettivo "lingua madre +2" stabilito a Barcellona;

·         entro il 2012 elaborare in cooperazione con gli Stati membri un piano di azione contro la carenza di personale sanitario. Tale piano sarà accompagnato da un'azione congiunta a titolo del programma sanitario finalizzata alla previsione del fabbisogno di personale sanitario e alla pianificazione della forza lavoro;

·         entro il 2012 pianificare e promuovere i centri d'eccellenza europei nelle nuove specializzazioni universitarie per le professioni del futuro. La Commissione analizzerà i metodi migliori per favorire la mobilità degli studenti (europei e internazionali) verso questi centri di eccellenza.

Al fine di sostenere la creazione di posti di lavoro,nel quadro dello "Small Buiness Act" la Commissione sosterrà programmi specifici di formazione pedagogica e lo scambio di buone pratiche per sviluppare la formazione degli insegnanti in materia di imprenditorialità e lancerà un manuale sull'insegnamento dell'imprenditorialità. La Commissione ha previsto altresì di prolungare l'azione preparatoria Erasmus per i giovani imprenditori e convertirla in un programma permanente.

Il 12 gennaio 2011 la Commissione europea ha inoltre presentato una proposta di decisione del Consiglio (COM(2011)6) che estende al 2011 le linee guida per le politiche di occupazione degli Stati membri, definite dal   Consiglio occupazione e affari sociali, nella riunione del 21 ottobre 2010. L’azione degli Stati membri dovrà mirare in particolare:

·         ad accrescere la partecipazione delle donne e degli uomini al mercato del lavoro, diminuire la disoccupazione strutturale e promuovere la  qualità dell’occupazione;

·         a sviluppare una manodopera qualificata in grado di rispondere alle esigenze del mercato del lavoro e promuovere la formazione permanente;

·         a migliorare la qualità dei sistemi di istruzione e formazione;

·         a promuovere l’inclusione sociale e la lotta alla povertà.

2.3. Il dialogo strutturato sull’occupazione giovanile

Con una risoluzione adottata il 15 novembre 2005 il Consiglio ha invitato la Commissione europea e gli Stati membri a sviluppare un dialogo strutturato con i giovani, le loro organizzazioni, i ricercatori nel settore della gioventù e i responsabili politici. Il concetto di dialogo strutturato si è ulteriormente consolidato con la risoluzione del 26 ottobre 2006, in cui si afferma che si dovrebbe tenere debitamente conto del dialogo strutturato e dei relativi risultati nel processo di definizione delle politiche ai livelli pertinenti. L'articolo 165 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea dispone che l'azione dell'Unione europea deve essere intesa a incoraggiare la partecipazione dei giovani alla vita democratica dell'Europa La risoluzione del Consiglio su un quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù (2010-2018) ha riconosciuto che ciascun giovane rappresenta una risorsa per la società ed ha messo in risalto l'importanza di affermare il diritto dei giovani di partecipare all'elaborazione delle politiche che hanno ripercussioni sulla loro vita.

In questo quadro, il dialogo strutturato funge da sede di riflessione comune permanente sulle priorità, l'attuazione e la valutazione della cooperazione europea in materia di gioventù, ed include consultazioni con i giovani e le relative organizzazioni a tutti i livelli negli Stati membri, nonché in occasione delle conferenze sulla gioventù organizzate a livello dell'UE e durante la settimana europea della gioventù.

Il dialogo strutturato è concepito come una serie di dibattiti su temi di interesse comune dal livello regionale al livello UE. A livello europeo, il comitato direttivo europeo è il principale organo di coordinamento. Esso è composto dai rappresentanti degli Stati membri (ministeri, consigli nazionali della gioventù e agenzie nazionali per la gioventù del programma "Gioventù in azione"), dalla Commissione europea e dal Forum europeo della gioventù. A livello nazionale gli Stati membri hanno istituito gruppi di lavoro nazionali incaricati di consultare i giovani e le organizzazioni giovanili. I risultati delle consultazioni nazionali sono comunicati alle conferenze sulla gioventù organizzate a livello dell'UE e al Consiglio. Il dialogo strutturato si basa su cicli di lavoro di 18 mesi, ciascuno incentrato su una tematica generale e argomenti specifici corrispondenti agli obiettivi generali della cooperazione europea in materia di gioventù e alle priorità del periodo in questione. L'occupazione giovanile ha rappresentato la priorità tematica generale della cooperazione europea in materia di gioventù per il primo ciclo di lavori di 18 mesi (periodo compreso tra il 1° gennaio 2010 e il 30 giugno 2011).

Le conclusioni comuni della conferenza UE sulla gioventù che si è svolta nel corso della presidenza ungherese possono essere considerate il risultato finale del primo ciclo di lavori del dialogo strutturato. Esse contengono raccomandazioni e possibili iniziative nel settore dell'occupazione giovanile al fine di:

·         sostenere la formazione e l'orientamento rivolti alla carriera per sensibilizzare i giovani alle esigenze del mercato del lavoro e prepararli per il mondo del lavoro, sia come lavoratori dipendenti sia come imprenditori;  

Azione proposta: creare un'istituzione consultiva che si concentri principalmente sulla prestazione di orientamento professionale all'interno delle strutture educative e intraprenda un dialogo con le parti interessate per fornire ai giovani un orientamento professionale pertinente e adeguato.

·         tutelare i diritti dei giovani al momento del loro ingresso nel mercato del lavoro e lungo tutta la vita lavorativa, attraverso provvedimenti politici ad hoc e meccanismi di controllo perfezionati;

Azione proposta: disciplinare, valutare e monitorare la qualità del tirocinio, quale prezioso strumento per consentire un passaggio graduale verso il mercato del lavoro creando un quadro legislativo vincolante all'interno dell'UE per prevenire l'utilizzazione abusiva dei tirocini.

·         garantire a tutti i giovani un accesso semplificato a informazioni sul mercato del lavoro e a un sostegno orientato allo sviluppo della carriera, attraverso strutture di istruzione formale e non formale;

Azione proposta: prevedere una formazione mirata per operatori socioeducativi, insegnanti e consulenti in materia di orientamento professionale specializzati per fornire informazioni connesse all'occupazione e consulenza professionale.

·         fornire un supporto finanziario sostenibile a lungo termine  alle organizzazioni giovanili per consentire loro di dotare i giovani delle capacità e delle competenze per diventare cittadini attivi, nonché di facilitare il loro accesso al mercato del lavoro;

Azione proposta: rafforzare finanziariamente il programma "Gioventù in azione" e portarlo avanti come programma autonomo, dando la priorità al potenziamento delle sue caratteristiche di facilità d'impiego, flessibilità e inclusione, per consentire a tutti i giovani di accedervi.

·         conciliare l'occupazione con l'istruzione supplementare, la formazione, la vita familiare e il volontariato;

Azione proposta: migliorare le misure di sicurezza sociale per incoraggiare i datori di lavoro e i dipendenti a utilizzare varie forme di lavoro flessibile, in particolare il telelavoro, il lavoro a tempo parziale, il lavoro condiviso e il lavoro da casa.

·         sostenere la  mobilità quale strumento  per ottenere competenze significative per lo sviluppo personale e professionale di tutti i giovani, eliminando ostacoli sociali, culturali, politici e amministrativi come indicato nella strategia Europa 2020 e, in particolare, nell'iniziativa faro "Youth on the Move";

Azione proposta: creare un nuovo strumento di comunicazione mediatica di facile impiego per i giovani, al fine di fornire ampie informazioni sulle possibilità di mobilità, sul valore delle capacità e delle competenze internazionali acquisite nell'ambito della mobilità a livello europeo e nazionale mediante istituzioni, iniziative, programmi e organizzazioni giovanili esistenti.

·         riconoscere all'animazione socioeducativa la funzione di importante complemento dell'istruzione formale;  

Azione proposta: sviluppare un approccio strategico al riconoscimento dell'animazione socioeducativa e delle competenze ottenute attraverso di essa e il volontariato, attualmente oggetto di studio a livello europeo con Youthpass. Tale approccio dovrebbe anche incoraggiare e informare i giovani sulle modalità di presentazione di tali competenze ai futuri datori di lavoro.

·         incentivare l’utilizzo dei  programmi e fondi UE esistenti e di nuova generazione per promuovere la mobilità a fini di apprendimento e altre forme di apprendimento e per migliorare le opportunità di tutti i giovani nel mercato del lavoro. Tali programmi devono essere rafforzati e sviluppati per potenziare ulteriormente la capacità dei giovani di realizzare i loro diritti umani;

Azione proposta: incoraggiare l'educazione sui diritti umani (formale e non formale) per dare a tutti i giovani la consapevolezza dei loro diritti umani e la capacità di utilizzarli.

2.4. Recenti iniziative del Parlamento europeo

L’11 novembre 2010 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul tema “Sfida demografica e solidarietà tra le generazioni”.

In considerazione del fatto che il processo di cambiamento demografico (longevità  in costante aumento e  tassi di natalità persistentemente bassi) può costituire un pesante fardello per le nuove generazioni, la risoluzionepropone alla Commissione e agli Stati membri un "Patto europeo 50plus" al fine di: assicurare la piena occupazione fra la popolazione di oltre 50 anni di età e un tasso di occupazione minimo del 55%,; sopprimere gli incentivi finanziari al pensionamento anticipato; lottare contro la discriminazione basata sull'età e sviluppare incentivi ai lavoratori oltre i 60 anni perché restino sul mercato del lavoro.

Per quanto riguarda il sostegno all’occupazione giovanile, il Parlamento europeo:

·         sottolinea che la disoccupazione giovanile è uno dei problemi più urgenti perché comporta l'assenza di prospettive per il futuro, l'emarginazione sociale, l'aumento dei costi sociali e uno spreco di preziose risorse umane; sottolinea la necessità di ridurre il divario di tempo che sorge quando i giovani si trasferiscono da un istituto di istruzione a un altro, o prima di trovare un'occupazione dopo la laurea; rileva che è molto importante garantire l'integrazione sociale dei giovani, per fornire loro la possibilità di ottenere un lavoro adeguato e per sostenere l'imprenditorialità giovanile;

·         sottolinea la necessità di definire prospettive a lungo termine per i giovani, ed esorta la Commissione e gli Stati membri a adottare misure per incentivare la mobilità dei giovani durante il periodo degli studi e la loro partecipazione a stage di qualità; sottolinea altresì la necessità di aumentare il numero di posti di lavoro per i giovani e garantire la loro piena partecipazione alla società, di investire a favore della gioventù e favorirne la mobilità, affinché la generazione futura possa ampiamente beneficiare dei diritti e della dignità che le competono;

·         sottolinea che la disoccupazione giovanile ma anche, e soprattutto, le disparità di sviluppo tra le regioni costituiscono ostacoli alla coesione territoriale;

·         sottolinea la necessità di dedicare particolare attenzione all'inizio della carriera professionale dei giovani;

·         chiede che il Consiglio e la Commissione dispieghino sforzi particolari ed elaborino misure concrete, fra le quali una «Garanzia europea per la gioventù», che permetta di offrire ai giovani, dopo un periodo di disoccupazione di non oltre quattro mesi, un posto di lavoro, di apprendistato, di formazione supplementare o una combinazione di lavoro e formazione, a condizione che gli interessati sostengano con sforzi propri il loro processo di inserimento;

·         ritiene necessario fornire ai disoccupati la consulenza, gli orientamenti e l'aiuto di cui hanno bisogno per reintegrare il mercato del lavoro (o per trovare una prima occupazione) e agire nello stesso modo con gli studenti affinché possano scegliere il proprio percorso con piena consapevolezza delle possibili opportunità di lavoro.


3. Normativa nazionale in materia d’istruzione scolastica e universitaria

Le politiche perseguite nel corso della XVI legislatura per l’istruzione scolastica,come preannunciate nel Piano programmatico presentato dal Governo alle Camere nell’ottobre 2008, ai sensi dell’art. 64 del D.L. 112/2008, hanno inteso riorganizzazione il sistema scolastico ai fini della razionalizzazione della spesa e del rilancio della qualità, tra l’altro con l’obiettivo di raggiungere adeguati livelli di apprendimento e superare fenomeni di dispersione ed insuccesso.

Su questa base, è stato realizzato il riordino dei percorsi scolastici, relativamente a scuola dell’infanzia e primo ciclo di istruzione (D.L. 137/2008 - L. 169/2008 - e DPR 89/2009) e ai percorsi di istruzione secondaria di secondo grado (istituti professionali, istituti tecnici e licei - DPR 87, 88 e 89/2010). Per quanto attiene il secondo ciclo, le linee direttrici della riforma, quali illustrate nelle relazioni governative, sono consistite nel riaffermare la specifica identità di ciascuno dei percorsi e, nel contempo, semplificare i piani di studio, ridurre gli indirizzi curriculari[7] e l’orario settimanale di lezione, potenziare la dimensione laboratoriale dell’apprendimento.Parallelamente, si è inteso garantire un adeguato margine di flessibilità e di autonomia alle istituzioni scolastiche che possono tener conto della specificità del territorio e dell’utenza. In particolare, nell’ambito degli istituti tecnici e professionali è stata prevista la creazione di un Comitato tecnico-scientifico finalizzato a rafforzare il raccordo tra gli obiettivi educativi della scuola, le innovazioni della ricerca, le esigenze del territorio e i fabbisogni del mondo produttivo. Lo stesso Comitato nei licei ha funzioni di proposta per l’organizzazione degli spazi di autonomia. E’ stato, inoltre, ribadito l’obiettivo di fornire agli studenti competenze spendibili per l’inserimento nel mondo del lavoro e per il passaggio ai livelli superiori di istruzione. Pertanto, fra gli strumenti didattici sono stati inseriti stage e alternanza scuola-lavoro.

Altri interventi hanno riguardato:

- la definizione delle norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale utilizzo delle risorse umane della scuola (DPR 81/2009) e dei criteri per la determinazione degli organici del personale ATA (DPR 119/2009);

- la ridefinizione dell’assetto organizzativo-didatticodei Centri di istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali, con l’obiettivo di innalzare i livelli di istruzione dell’utenza debole, rendere sostenibile l’offerta formativa, attraverso percorsi più brevi di quelli ordinari, garantire la spendibilità dei titoli. L’iter del regolamento, sul cui schema le Camere hanno espresso il parere nell’autunno 2010, non è ancora concluso;

- la prosecuzione dell’esperienza delle sezioni primavera, destinate ai bambini fra i 2 e i 3 anni di età e avviate negli a.s. 2007/2008 e 2008/2009, anche per gli a.s. 2009/2010 e 2010/2011[8], e la reintroduzione, di fatto e a determinate condizioni, dell’istituto dell’anticipo per l’iscrizione alla scuola dell’infanzia per i bambini di due anni e mezzo di età[9];

- l’adozione delle Linee guida conseguenti all'Accordo in Conferenza unificata del 16 dicembre 2010 per la realizzazione di organici raccordi fra percorsi degli istituti professionali e percorsi di istruzione e formazione professionale di competenza regionale (DM 18.1.2011, GU dell’1.3.2011);

- l’avvio di progetti per l’innovazione digitale[10];

- il riordino della formazione degli insegnanti (DM 249/2010);

- la ridefinizione del sistema di valutazione degli studenti (D.L. 137/2008 e DPR 122/2009).

- l’approvazione della L. 170/2010, volta a sostenere il successo scolastico degli alunni affetti da disturbi specifici di apprendimento (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia) attraverso misure didattiche di supporto;

- l’introduzione della possibilità di apprendistato come alternativa all’ultimo anno di obbligo scolastico (art. 48, c. 8, L. 183/2010).

Da ultimo, l’art. 2, comma 4-noviesdecies, del D.L. 225 del 2010 (L. 10/2011) ha previsto l’intervento, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, di un regolamento di delegificazione per l’individuazione del sistema nazionale di valutazione, definendone l’articolazione. Esso sarà costituito dall’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE) - cui competerà sostenere i processi di miglioramento e innovazione educativa, di formazione in servizio del personale della scuola e di documentazione e ricerca didattica[11] - dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione (INVALSI) - cui competerà predisporre prove di valutazione degli apprendimenti, partecipare alle indagini internazionali, proseguire le indagini nazionali periodiche - e dal corpo ispettivo, cui competerà valutare le scuole e i dirigenti scolastici, ai sensi del d.lgs. 150 del 2009[12].

 

Con riferimento all’università,dopo vari interventi disposti con il D.L. 180/2008 (L. 1/2009), un intervento complessivo è stato attuato con la L. 240/2010, tesa a coniugare autonomia e responsabilità, valorizzare il merito, combinare didattica e ricerca. In particolare, la legge interviene sulle modalità di governance, sui meccanismi di finanziamento,sul sistema di reclutamento del personale docente,sul diritto allo studio. L’obiettivo dell’intervento, come esplicitato già nelle Linee guida del Governo per l’università, del novembre 2008, è consistito nel mettere in atto misure di miglioramento del posizionamento complessivo degli atenei italiani e nella creazione di maggiori opportunità perché le componenti migliori del sistema sviluppino il loro potenziale competitivo, in un quadro di sostenibilità economica.

E’ stato, inoltre, adottato, con DPR 76/2010, il regolamento sull'organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR).

 

Nel documento di economia e finanza (DEF) presentato al Parlamento, per il parere, nell’aprile 2011, e corredato del Piano nazionale di riforma (PNR) elaborato nell’ambito della nuova strategia UE Europa 2020, è evidenziato che la riforma della scuola ha inteso valorizzare i processi di apprendimento, facilitando il passaggio da una scuola basata prevalentemente sulla trasmissione delle conoscenze ad una fondata sull’acquisizione di competenze, all’interno di un percorso di apprendimento continuo. Ciò è stato anche volto a rafforzare il legame fra istruzione e mondo del lavoro, attualmente debole e, quindi, fattore di rallentamento della crescita del paese. In particolare, con specifico riferimento all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, il documento sottolinea che occorre riconoscere le competenze acquisite attraverso percorsi formativi di carattere formale e non formale e rafforzare le politiche di mobilità quale strumento per lo sviluppo di abilità ed esperienze.

In tema di riduzione degli abbandoni scolastici -ambito per il qualeattualmente nel Sud il 25% dei giovani fra 18 e 24 anni possiede al massimo la licenza di scuola secondaria di primo grado, a fronte del 16,7% nel Centro-Nord - il PNR evidenzia che gli obiettivi nazionali si attestano al 17,9% per il 2013, al 17,3% per il 2015 e al 15-16% per il 2020. I valori obiettivo per il 2013 e per il 2015 sono basati sulle politiche correnti – quali la citata riforma della scuola secondaria –, che mirano ad assicurare un’istruzione adeguata a tutti i giovani compresi tra i 14 e i 18 anni[13]; essi, inoltre, tengono conto degli sforzi aggiuntivi supportati, per il periodo 2007-2013, sia dai fondi strutturali europei, sia dalla politica di sviluppo regionale, e dei correlati Obiettivi di servizio per le regioni del Mezzogiorno. Tra gli strumenti per contrastare la dispersione scolastica, si inserisce anche lo sviluppo di organici raccordi fra i percorsi degli istituti tecnici e professionali e i percorsi di formazione professionale di competenza delle regioni (v. ante).

 

Il Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 (QSN 2007-2013[14]) attribuisce un ruolo chiave al miglioramento dei servizi essenziali per ampliare le opportunità degli individui e creare condizioni favorevoli per l'attrazione di investimenti privati. I divari tra le regioni meridionali e il resto del Paese, infatti, riguardano anche l'offerta di beni e servizi disponibili per i cittadini[15].

Per il settore dell’Istruzione, l’obiettivo è Elevare le competenze degli studenti e la capacità di apprendimento della popolazione e ridurre gli abbandoni scolastici[16].

 

Per l’università, il PNR evidenzia che la riforma attuata con la L. 240 del 2010 intende contribuire al raggiungimento dell’obiettivo europeo dell’accrescimento del numero dei laureati, migliorando la qualità dell’offerta formativa, superando la frammentazione degli indirizzi, sostenendo gli studenti meritevoli e favorendone la mobilità. In particolare, si sottolinea l’istituzione del Fondo per il merito, previsto dall’art. 4 della legge e finalizzato a erogare premi di studio e buoni studio e a garantire la solvibilità dei finanziamenti concessi dagli istituti di credito.

Al riguardo, il PNR - probabilmente anticipando alcuni dei contenuti dei decreti interministeriali cui è demandata la definizione degli aspetti applicativi - specifica che i piani di rimborso saranno almeno ventennali e legati al reddito post-laurea e che all’esito delle prove nazionali di accesso si formerà una graduatoria nazionale. In base a quanto riportato nell’allegato, al numero 75, l’avvio dello strumento è previsto nel 2012.

Inoltre, sempre nell’ambito dell’istruzione terziaria o equivalente, gli obiettivi nazionali sono indicati al 22,3% nel 2013, al 23,6% nel 2015, e al 26-27% nel 2020. Anche in questo caso, i valori per il 2013 e il 2015 si basano sulle politiche correnti che mirano a rinforzare e integrare i sistemi di istruzione e apprendimento sia a livello centrale che locale, per fornire ai lavoratori le competenze necessarie sul mercato del lavoro.

 

Con riferimento a quanto sopra esposto, si ricorda che l’all. 1 dell’analisi annuale della crescita presentata dalla Commissione europea il 12 gennaio 2011 – sul quale la VII Commissione ha espresso un parere favorevole il 9 marzo 2011 - sottolinea che per promuovere effettivamente l’innovazione e la crescita occorre disporre di manodopera qualificata e, pertanto, è indispensabile investire in un’istruzione, una formazione e un apprendimento permanente di qualità. Sul punto, la Strategia UE 2020 fissa un duplice obiettivo nel settore dell’istruzione e, cioè, entro il 2020, portare a meno del 10% la percentuale della popolazione compresa fra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato gli studi e far sì che almeno il 40% dei giovani adulti (30-34 anni) dell’UE abbia completato l’istruzione terziaria o equivalente.

 


4. Normativa nazionale in materia di occupazione giovanile

Con il Piano d’azione per l’occupabilità dei giovani attraverso l’integrazione tra apprendimento e lavoro (Italia 2020) presentato dal Governo il 23 settembre 2009, sono state individuate 6 aree prioritarie di intervento di politica attiva al fine di agevolare l’occupazione giovanile. Queste riguardano la facilitazione della transizione dalla scuola al lavoro, il rilancio dell’istruzione tecnico-professionale e del contratto di apprendistato, la riconsiderazione dell’utilizzo dei tirocini formativi, la promozione delle esperienze di lavoro nel corso degli studi, l’educazione alla sicurezza sul lavoro, la costruzione di una tutela pensionistica sin dalla scuola e dall’università, un nuovo ruolo per la formazione universitaria, e, in ultimo, l’apertura dei dottorati di ricerca al sistema produttivo e al mercato del lavoro.

Secondo quanto riportato nella conferenza stampa del Governo del 31 gennaio 2011, inerente i risultati ottenuti ad un anno dall’avvio del Piano, sono state stanziate risorse pari a oltre un miliardo di euro suddivise nelle sei linee di azione e tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali (486 milioni), Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca (492,5 milioni) e Ministro della Gioventù (103,8 milioni).

 

In particolare, tra le varie iniziative, il Governo ha evidenziato, tra l’altro:

·         bonus di 5.000 euro all’azienda che assume a tempo indeterminato giovani genitori precari con meno di 35 anni e con figli;

·         100 milioni di euro (attraverso un cofinanziamento pubblico al 40%) destinati al finanziamento delle iniziative messe in campo da soggetti privati che decidano di rischiare e investire sulle capacità e il talento dei giovani con meno di 35 anni;

·         accordi con determinati organismi ed enti al fine di incentivare l'utilizzo del contratto di apprendistato di primo livello e di terzo livello (o di alta formazione) diretto all’acquisizione di titoli di studio, compresi i dottorati di ricerca.

 

Oltre a ciò è utile evidenziare una serie di interventi normativi, di cui si segnalano alcuni tra i più recenti, volti ad agevolare - sia direttamente, sia potenzialmente pur non essendo specificamente indirizzati ai giovani - il lavoro giovanile

In materia di apprendistato, occorre in primo luogo segnalare l’articolo 46 della L. 4 novembre 2010, n. 183 (cd. “collegato lavoro”), che ha disposto la riapertura dei termini temporali per l’esercizio di alcune deleghe contenute nella L. 247/2007, scadute il 1° gennaio 2009, tra le quali rientra anche la delega per il riordino della materia dell’apprendistato.

Si ricorda che attualmente la disciplina di tale istituto è regolamentata dagli articoli da 47 a 53 del D.Lgs. 10 settembre 2003, n 276, che hanno introdotto tre differenti tipologie, e cioè l’apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, l’apprendistato professionalizzante per il conseguimento di una qualificazione attraverso una formazione sul lavoro e un apprendimento tecnico-professionale e l’apprendistato per percorsi di alta formazione.

L’articolo 48, comma 8 della stessa L. 183 ha altresì disposto l’assolvimento dell’obbligo di istruzione ex articolo 1, comma 622, della L. 296/2006 anche con riferimento ai percorsi di apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione.

Tra gli altri interventi, si evidenzia l’articolo 23 del D.L. 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla L. 6 agosto 2008, n. 133, che ha introdotto nuove norme al fine di promuovere il ricorso all'apprendistato professionalizzante e a quello finalizzato all'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione.

Si ricorda, inoltre, che l’articolo 19, comma 1, lettera c), del D.L. 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla L. 28 gennaio 2009, n. 2, ha previsto, in via sperimentale per il triennio 2009-2011, l’erogazione di un trattamento economico integrativo per i lavoratori assunti con la qualifica di apprendista alla data di entrata in vigore del provvedimento e con almeno 3 mesi di servizio presso l'azienda interessata da trattamento, per una durata massima di novanta giornate nell'intero periodo di vigenza del contratto di apprendistato.

Sempre in materia di ammortizzatori sociali, si segnala, infine, l’articolo 19, comma 2, del D.L. 185/2008, che ha introdotto, in via sperimentale per il triennio 2009-2011, nei limiti di determinate risorse, il riconoscimento di una somma liquidata in un'unica soluzione, attualmente pari al 30% del reddito percepito l'anno precedente, ai lavoratori a progetto iscritti in via esclusiva alla gestione separata INPS, con esclusione dei soggetti titolari di redditi di lavoro autonomo.

 


 

 

Documenti



[1]  Il Consiglio Istruzione e cultura del 12 maggio 2009, nelle sue conclusioni, ha definito gli obiettivi strategici per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione fino al 2020 (quadro strategico “ET2020”).

[2]  L'istruzione e la formazione permanente intendono fornire ai cittadini gli strumenti per uno sviluppo personale, per integrarsi socialmente e partecipare alla società della conoscenza. Il programma 2007-2013 comprende i sottoprogrammi: Comenius (per le scuole), Erasmus (per l'istruzione superiore), Leonardo da Vinci (per la formazione e l'insegnamento professionali) e Grundtvig (per l'istruzione degli adulti).

[3]  Aderiscono attualmente al Processo di Bologna 46 Stati: oltre ai 27 Stati membri dell’UE, ne fanno parte Albania, Andorra, Armenia, Azerbaijan, Bosnia Erzegovina, Croazia, Federazione Russa, Georgia, Islanda, Liechtenstein, ex Repubblica Yugoslava di Macedonia, Moldova, Montenegro, Norvegia, Santa Sede, Serbia,  Svizzera, Turchia e Ucraina. Hanno presentato richiesta di partecipare Israele, Kosovo, Kyrgyzstan e Repubblica turca di Cipro nord. La Commissione europea partecipa in qualità di membro aggiunto.

[4]  La relazione “Focus sull'insegnamento superiore in Europa 2010: l'impatto del processo di Bologna” è stata predisposta della rete di informazione sull'istruzione in Europa, Eurydice, istituita dalla Commissione europea e dagli Stati membri, nel 1980, per incrementare la cooperazione nel settore educativo, migliorando la conoscenza dei sistemi e delle politiche.

[5]  http://europa.eu/youthonthemove/ il sito è disponibile in inglese, francese e tedesco.

[6]  EURES riunisce i servizi per l'occupazione di tutta l'UE fornendo informazioni, consulenze e aiuto per trovare lavoro nei 27 paesi dell'UE nonché in Norvegia, Islanda, nel Liechtenstein e in Svizzera attraverso una rete di più di 850 consulenti specializzati. Il portale EURES (www.eures.europa.eu) offre una base dati con un accesso diretto a circo mezzo milione di posti di lavoro e consente la registrazione dei CV online.

 

[7] A seguito della riforma, gli istituti tecnici si articolano in 2 settori(a fronte dei precedenti 10) e 11 indirizzi(a fronte di 39), mentre gli istituti professionali si articolano in 2 settori (a fronte di 5) e 6 indirizzi(a fronte di 27). Per entrambi è prevista la possibilità di attivare opzioni legate al mondo del lavoro e al territorio. I licei sono 6.

 

[8]Accordi in Conferenza unificata del 29.10.2009 e del 7.10.2010; Nota MIUR 4 11.2010, Prot. AOODGOS 7930, Contributi statali per sezioni primavera – e.f. 2010 http://www.istruzione.it/web/istruzione/prot7930_10.

[9] C.M. n. 4 del 15.1.2009, n. 4 del 15.1.2010, n. 101 del 30.12.2010.

[10] Il 28 luglio 2010 il MIUR ha presentato le Linee di sviluppo del Piano nazionale scuola digitale; nel documento si dà conto dei docenti, degli studenti e delle scuole coinvolti nelle principali iniziative: diffusione di Lavagne interattive multimediali (Piano LIM); modifica degli ambienti di apprendimento (cl@ssi 2.0); recupero, orientamento e reinserimento degli adolescenti (Azione@urora); diritto allo studio degli alunni ospedalizzati (HSH@Network); ricerca educativa, consulenza pedagogico-didattica e formazione del personale della scuola (ANSAS).

    Inoltre, dal gennaio 2010 è stato attivato il portale “ScuolaMia” , che collega tra loro scuole e famiglie iscritte consentendo la semplificazione di comunicazioni inerenti assenze, colloqui scolastici, certificati e permettendo la visualizzazione della pagella on line (conferenza stampa del ministro per la Pubblica Amministrazione e  l'Innovazione e del Ministro dell’istruzione università e ricerca, 28 ottobre 2010). http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/scuola_mia/index.html.

    Per quanto riguarda l’università, i progetti di innovazione digitale riguardano, fra l’altro, la verbalizzazione digitale degli esami, il fascicolo digitale dello studente, lo scambio dati elettronico tra atenei e banche dati ministeriali.

 

[11] Per quanto concerne il riferimento all’INDIRE, soppresso dalla L. finanziaria per il 2007 e che, quindi, risulta impropriamente citato dal comma noviesdecies, giova rilevare che il sottosegretario competente, intervenendo presso la 7a Commissione del Senato il 1° marzo 2011, ha evidenziato che il testo originario dell'emendamento approvato al decreto-legge prevedeva il ripristino dell'INDIRE. In una sua successiva formulazione, sono stati tuttavia soppressi i commi che operavano il ripristino e nella versione definitiva (poi recepita nel maxi emendamento su cui è stata posta la questione di fiducia) è rimasto solo un riferimento, che risulta pertanto del tutto improprio. Ha quindi dichiarato che, trattandosi di un errore materiale, gli Uffici del Ministero sono al lavoro per correggere la situazione. http://www.senato.intranet/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=16&id=526045.

[12] D.lgs. 27 ottobre 2009, n. 150, Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.

[13] Si ricorda, a titolo di esempio, che, per arginare il fenomeno dell’abbandono scolastico, l’art. 1-quater del D.L. 134/2009 (L. 167/2009) ha disposto che, nell’ambito del Sistema nazionale delle anagrafi degli studenti (istituito dal D.lgs. 76/2005) siano acquisiti da parte del MIUR i dati utili alla prevenzione della dispersione scolastica in possesso delle scuole.

[14] http://www.dps.tesoro.it/documentazione/qsn/docs/qsn2007-2013_giu_07.pdf

[15] http://www.dps.tesoro.it/obiettivi_servizio/descrizione.asp

[16] http://www.dps.tesoro.it/obiettivi_servizio/istruzione.asp