Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Conferenza dei Presidenti delle Commissioni esteri dei Parlamenti dell'UE
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari    Numero: 39
Data: 23/02/2010
Descrittori:
POLITICA ESTERA   UNIONE EUROPEA
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

riunioni interparlamentari

 

 

 

 

Riunione dei Pridenti delle Commissioni parlamentari

Riunione dei Presidenti delle Commissioni esteri

dei parlamenti dell’UE

 

Madrid, 25-26 febbraio 2010

 

 

 

 

 

 

n. 39

24 febbraio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea (tel. 2145)

 

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INDICE

Scheda di lettura

Le priorità della Presidenza spagnola    3

Il Servizio europeo per l’azione esterna    5

Rapporti tra UE e America latina    9

I Vertici UE/America latina e Caraibi  9

Il partenariato strategico    11

La comunicazione della Commissione    12

Assistenza e cooperazione    13

Diritti umani  14

Unione per il Mediterraneo     17

Dal Partenariato euromediterraneo all’Unione per il Mediterraneo    18

L’Unione per il Mediterraneo    18

Le innovazioni  20

Il finanziamento    22

 

Documenti

·         Programma della Presidenza spagnola (testo in inglese)                        25

·         Profilo biografico dell’Alto Rappresentante per la PESC (testo in inglese)             77

·         Relazione della Presidenza al Consiglio europeo sul servizio europeo per l’azione esterna (23 ottobre 2009)                                                                                              79

·         Risoluzione del Parlamento europeo “Gli aspetti istituzionali per l’istituzione del servizio europeo per l’azione esterna” (22 ottobre 2009)                                                     89

 



 

 

 

 

 

 

 

SCHEDA DI LETTURA



Le priorità della Presidenza spagnola

Secondo quanto indicato nel programma di lavoro per il semestre gennaio-giugno 2010 - presentato il 20 gennaio 2010 al Parlamento europeo dal Primo ministro, José Luis Rodríguez Zapatero, e il 25 gennaio 2010 al Consiglio affari generali dal ministro per gli affari esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, - le priorità della Presidenza spagnola sono le seguenti:

·       promuovere la ripresa economica e la crescita sostenibile in tutta l'Europa, intensificando il coordinamento a livello dell'UE delle politiche economiche degli Stati membri quale parte della nuova strategia dell'Unione UE 2020 per la crescita e l'occupazione, che sarà adottata dal Consiglio europeo;

·       realizzare pienamente il Trattato di Lisbona;

·       favorire un'Europa dei diritti e delle libertà per i cittadini, in particolare promuovendo la reale parità tra uomini e donne e lottando contro la violenza di genere con iniziative concrete come un ordine di protezione europeo per le vittime;

·       rafforzare la politica estera dell'Unione per fare dell'UE un vero attore mondiale.

In particolare per quanto riguarda l’azione esterna dell’UE, la Presidenza spagnola ritiene che l’Europa non debba perdere la storica opportunità di assumere un ruolo rilevante nel nuovo ordine internazionale, tenendo anche conto degli strumenti messi a disposizione dal Trattato di Lisbona. L’obiettivo della Presidenza è quello di rafforzare l’unità di azione dell’Unione, incrementare la sua visibilità e sviluppare una politica estera genuinamente comune, con fini ambiziosi e iniziative efficaci. A tal fine la Presidenza spagnola collaborerà strettamente con il Presidente del Consiglio europeo e con l’Alto rappresentante per la PESC, puntando a: assicurare una risposta dinamica alle crisi; incrementare le capacità civili e militari; rispettare gli impegni assunti in materia di cooperazione allo sviluppo; consolidare la relazione strategica tra UE e Africa; rafforzare il sistema delle Nazioni Unite, con particolare attenzione al consolidamento del Consiglio diritti umani e all’abolizione della pena di morte; assumere iniziative nella lotta al cambiamento climatico e promuovere la conclusione dei negoziati di Doha, nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio.

Nel programma semestrale la Presidenza spagnola individua inoltre le seguenti priorità:

·       dare una nuova dimensione alle relazioni con USA e Canada. Il dialogo tra UE e USA sarà finalizzato a consolidare un più ampio e più integrato mercato transatlantico e a promuovere un coordinamento più “visionario” per affrontare le principali sfide globali; il rafforzamento della cooperazione tra UE e Canada verrà avviato con gli stessi propositi;

·       fare un salto di qualità nelle relazioni con America latina e Caraibi. In tale contesto, la Presidenza spagnola intende valorizzare la natura strategica delle relazioni con il Messico e far progredire i negoziati in corso con America centrale, Comunità andina e Mercosur;

·       favorire strette ed equilibrate relazioni con i paesi vicini. In particolare, la Presidenza spagnola intende difendere la natura unitaria della politica europea di vicinato e promuovere lo sviluppo equilibrato delle sue dimensioni, mediterranea ed orientale. Speciale attenzione verrà posta alla progressiva attuazione dello status avanzato per il Marocco, al rafforzamento delle relazioni con Israele, Tunisia, Egitto e Giordania nonché al proseguimento degli sforzi per raggiungere una soluzione globale del conflitto arabo-israeliano. Il consolidamento delle relazioni euro-mediterranee verrà promosso attraverso lo sviluppo dei progetti regionali dell’Unione per il Mediterraneo, così come attraverso l’attuazione delle sue strutture istituzionali. La Presidenza spagnola proseguirà inoltre nella promozione del Partenariato orientale, per facilitare l’avvicinamento progressivo dei sei paesi interessati all’UE. Rientra nelle priorità del semestre anche la promozione di una relazione strategica con la Russia, basata su un approccio serio e costruttivo, favorendo tra l’altro l’ulteriore attuazione delle tabelle di marcia per i quattro spazi comuni;

·       proseguire l’allargamento. La Presidenza spagnola sosterrà fermamente la prosecuzione dell’allargamento, in accordo con il consenso rinnovato del dicembre 2006. In particolare, saranno intensificati i negoziati con la Croazia, con l’obiettivo di una pronta conclusione. I negoziati con la Turchia proseguiranno ad un ritmo opportuno e sarà valutato il possibile avvio dei negoziati con l’Islanda. Secondo quanto indicato nel programma del Presidenza spagnola, sarà tenuta nella dovuta considerazione la prospettiva europea dei Balcani occidentali.

·       rafforzare la cooperazione con l’Asia. La Presidenza spagnola intende rinnovare le relazioni con il Giappone, porre particolare attenzione alla cooperazione con Cina, india e ASEAN, promuovere le relazioni con il Pakistan e mantenere il fermo impegno dell’UE in favore della sicurezza, dello sviluppo economico e sociale e del rafforzamento democratico dell’Afghanistan.

 


Il Servizio europeo per l’azione esterna

Una delle principali novità introdotte dal Trattato di Lisbona nell’ambito della PESC è rappresentata dall'istituzione di un “Servizio europeo per l’azione esterna” (SEAE) con il compito di assistere l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza[1].

L’organizzazione e il funzionamento del Servizio europeo per l’azione esterna saranno stabiliti da una decisione del Consiglio, che delibera su proposta dell’Alto rappresentante, previa consultazione del Parlamento europeo e previa approvazione della Commissione europea.

Il Trattato prevede che tale Servizio lavori in collaborazione con i servizi diplomatici degli Stati membri e sia composto da funzionari dei servizi competenti del Segretariato generale del Consiglio, della Commissione europea e da personale distaccato dai servizi diplomatici nazionali.

Gli eventuali punti da precisare, da parte della futura decisione su organizzazione e funzionamento del Servizio europeo per l’azione esterna, sono:

·       il tipo di relazione tra il futuro Servizio europeo e le direzioni generali della Commissione europea coinvolte nei vari profili dell’azione esterna, e l’esistente rete degli uffici di delegazione della Commissione europea che già svolgono, a nome dell’Unione europea, attività diplomatica, di rappresentanza e di assistenza allo sviluppo nei paesi terzi;

·       la collocazione amministrativa del Servizio europeo, tra i servizi della Commissione europea, quelli dal Consiglio dell’UE o in modo autonomo dalle strutture amministrative già esistenti;

·       la dimensione globale delle risorse di personale assegnato;

·       le modalità di cooperazione con i servizi diplomatici nazionali.

Il Parlamento europeo ha approvato il 22 ottobre 2009 una risoluzione sul SEAE, nella quale, tra l'altro, ribadisce che:

-   il SEAE deve essere composto da funzionari scelti in base al merito, mediante una procedura aperta e trasparente, e provenienti, in proporzione corretta e rispettosa dell'equilibrio geografico, dalla Commissione, dal Consiglio e dai servizi diplomatici nazionali;

-   le delegazioni della Commissione esistenti in Paesi terzi, gli uffici di collegamento del Consiglio e, per quanto possibile, gli uffici dei rappresentanti speciali dell'Unione europea dovrebbero essere unificati per formare "ambasciate dell'Unione", che risponderebbero all'Alto rappresentante;

-   in quanto servizio sui generis da un punto di vista organizzativo e di bilancio, il SEAE dovrebbe essere integrato nella struttura amministrativa della Commissione, ai fini di una piena trasparenza; come stabilito nel Trattato di Lisbona, il Servizio dovrebbe essere soggetto alle decisioni del Consiglio nei settori tradizionali della politica esterna (la PESC e la PESD) e, nel settore delle relazioni esterne comunitarie, alle deliberazioni della Commissione;

-   l'Alto rappresentante dovrebbe impegnarsi a informare la commissione affari esteri e la commissione sviluppo del Parlamento in merito alle sue nomine a posti di alto livello in seno al SEAE e ad accordare a dette commissioni la conduzione di audizioni con le persone nominate;

-   sarebbe auspicabile istituire una Scuola europea di diplomazia che, in stretta cooperazione con gli organi competenti degli Stati membri, fornisca ai funzionari una preparazione basata su programmi di studi armonizzati e uniformi.

Il Consiglio europeo del 30 ottobre 2009 ha approvato una relazione sul SEAE nella quale, in consonanza con quanto auspicato dal PE, propone che le assunzioni in seno al SEAE vengano effettuate mediante una procedura trasparente basata sul merito, allo scopo di assicurare i più elevati standard di competenza, efficienza e integrità, garantendo nel contempo un adeguato equilibrio geografico. Dovrebbero inoltre essere intraprese iniziative per fornire al personale del SEAE un'adeguata formazione comune. Inoltre, il Consiglio condivide l'idea che, con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, le delegazioni della Commissione diventino delegazioni dell'Unione sotto l'autorità dell'Alto rappresentante e facciano parte della struttura del SEAE; esse dovrebbero lavorare in stretta cooperazione con i servizi diplomatici degli Stati membri.

A differenza del Parlamento europeo, invece, il Consiglio sottolinea che:

·         il SEAE dovrebbe essere un servizio sui generis distinto dalla Commissione e dal segretariato del Consiglio, e dovrebbe disporre di autonomia in termini di bilancio amministrativo e gestione del personale;

·         la procedura di assunzione del personale dovrebbe coinvolgere rappresentanti degli Stati membri, della Commissione e del Segretariato Generale del Consiglio (non il PE).

Per consentire all'Alto Rappresentante di condurre la politica europea di sicurezza e di difesa (PESD), secondo quanto indicato nella relazione approvata dal Consiglio europeo, la direzione gestione delle crisi e pianificazione (CMPD), la capacità civile di pianificazione e condotta (CPCC) e lo Stato maggiore dell'UE (EUMS) dovrebbero far parte del SEAE, tenendo al tempo stesso pienamente conto delle specificità di tali strutture e preservando le loro particolari funzioni, procedure e dotazioni di personale. Tali strutture costituiranno un'entità posta sotto l'autorità e la responsabilità dirette dell'Alto Rappresentante.

Dal punto di vista dell'iter procedurale, il Consiglio europeo ha deciso che l'Alto rappresentante presenti la sua proposta sull'organizzazione del SEAE in modo che la decisione possa essere adottata entro l'aprile 2010.

Nel 2012 dovrebbe essere presentata una prima relazione sull’operativita' del SEAE, mentre un riesame completo del funzionamento e dell'organizzazione, seguito - se necessario - da una revisione della decisione, dovrebbe aver luogo nel 2014.

Intervenendo il 18 dicembre 2009 al Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper), il direttore generale per le relazioni esterne della Commissione, Vale de Almeida, avrebbe confermato la volontà della baronessa Ashton di consultare gli Stati membri anche nella fase di definizione della proposta sull’organizzazione del SEAE (che rientrerebbe in realtà nelle sue competenze esclusive) attraverso il coinvolgimento su base continuativa e strutturata del Coreper e l’inserimento di tre Rappresentanti permanenti nel gruppo di alto livello che dovrà assisterla nella definizione di detta proposta. Il direttore generale avrebbe segnalato la complessità del lavoro, ricordando che le proposte da elaborare sono in realtà quattro e riguardano: la decisione sullo stabilimento del SEAE; la modifica del regolamento finanziario; la modifica dello statuto dei funzionari; lo strumento di bilancio che dovrà definire gli stanziamenti necessari alla realizzazione del servizio.

Come risulta da notizie di stampa (Agence Europe del 30 gennaio), il 29 gennaio 2010 la Ashton avrebbe creato il citato gruppo di alto livello, composto da tredici personalità, tra le quali i rappresentanti permanenti dei paesi del “trio presidenziale”, Spagna, Belgio e Ungheria.

 

Al servizio europeo per l’azione esterna ha fatto riferimento il ministro Frattini il 16 dicembre 2009 nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni III e XIV di Camera e Senato sui risultati del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2009. Secondo il ministro Frattini “questo è veramente il primo test di credibilità del nuovo sistema: se a fine aprile o all'inizio di maggio non avremo uno schema organizzativo di come la nuova diplomazia europea funzionerà, avremo trasmesso un primo messaggio di disillusione su un tema importante”.

 



Rapporti tra UE e America latina

Le relazioni tra Unione europea e America latina, istituite già a partire dagli anni sessanta, hanno visto un sostanziale incremento soprattutto nelle passate tre decadi. Attualmente le relazioni si svolgono a vari livelli: tra UE e America latina, a livello regionale (con Mercosur[2], Comunità andina[3] e America centrale[4]) nonché tra UE e singoli paesi (Messico e Cile).

La direzione strategica delle relazioni tra UE e America latina è definita attraverso un dialogo politico istituzionalizzato che si svolge prevalentemente nei due fora principali, rappresentati dal Gruppo di Rio e dal Vertice dei Capi di Stato UE-America latina e Caraibi (UE-ALC).

Si ricorda che il Gruppo di Rio, istituito nel 1986 tra sei paesi dell’area per facilitare il dibattito su temi di interesse comune, comprende attualmente l’intera America latina nonché una rappresentanza dei paesi caraibici. Con la Dichiarazione di Roma del 20 dicembre 1990, l'Unione europea ha istituito con il Gruppo di Rio un dialogo regolare che prevede una riunione annuale o biennale, a livello ministeriale. Tali incontri rappresentano una piattaforma fondamentale per agevolare il dialogo politico, intensificare le relazioni tra l’UE e l’America Latina e identificare gli obiettivi comuni.

L’ultima riunione si è tenuta a Praga il 13 e 14 maggio 2009. L’incontro si è concluso con l’adozione di una dichiarazione congiunta sui due temi chiave della riunione: fonti di energia rinnovabile e approccio sostenibile alla sicurezza energetica e al cambiamento climatico; stabilità finanziaria e crescita dell’economia mondiale.

I Vertici UE/America latina e Caraibi

Ogni due anni si tiene un Vertice tra i Capi di Stato e di Governo dei paesi dell’UE, dell’America latina e dei Caraibi. Fino a questo momento se ne sono tenuti cinque; l’ultimo dei quali a Lima, in Perù, nel maggio 2008[5]. Tali Vertici rappresentano pietre miliari nelle relazioni reciproche e costituiscono un’occasione unica per un dibattito di alto livello che affronti i temi principali del partenariato tra le regioni. Ogni Vertice si conclude con l’approvazione di una dichiarazione che contiene affermazioni politiche congiunte e impegni in materia di cooperazione.

L’obiettivo generale dell’UE in occasione del citato vertice di Lima è stato quello di ribadire la grande importanza che l’UE attribuisce alle relazioni con America latina e Caraibi (ALC), sottolineare gli interessi comuni delle regioni e dimostrare il continuo impegno nel rafforzamento del partenariato. Il Vertice di Lima ha rappresentato un’importante opportunità di dialogo politico ai più alti livelli per affrontare in modo franco e aperto i recenti sviluppi in entrambe le regioni, nonché un’occasione per dare visibilità alla cooperazione reciproca e analizzare le politiche intraprese nel quadro del partenariato UE-ALC. Il Vertice si è concentrato su due temi: povertà, disuguaglianza e inclusione; sviluppo sostenibile: cambiamento climatico, energia e ambiente. A conclusione del vertice le parti hanno adottato una dichiarazione finale che contiene gli impegni e le azioni per affrontare le due sfide globali:

povertà - la lotta contro povertà, disuguaglianza ed esclusione rimane una priorità del partenariato UE-ALC, a partire dal vertice di Guadalajara nel maggio 2004 che ha posto il tema della coesione sociale al centro delle relazioni reciproche. Il vertice di Lima ha fornito un’occasione di dialogo sui temi delle politiche di coesione sociale, incluse misure per la riduzione della povertà, la lotta alla discriminazione e il riconoscimento dei diritti sociali fondamentali. Tra gli altri impegni la dichiarazione del vertice di Lima richiama entrambe le regioni a promuovere la formulazione e l’attuazione di efficaci politiche sociali; favorire una crescita economia con impatto distributivo; stimolare partecipazione sociale e senso di appartenenza. Si è inoltre deciso di istituire un dialogo strutturato e globale in tema di migrazione;

sviluppo sostenibile - sia per l’Europa sia per America latina e Caraibi prosperità e crescita economica di lungo termine dipendono dall’assicurazione di uno sviluppo sostenibile, che includa protezione dell’ambiente e gestione delle risorse naturali. Come deciso dal vertice precedente di Vienna nel 2006, a Lima è stato avviato il dialogo politico sull’ambiente. La dichiarazione di Lima contiene molti impegni in materia di cambiamento climatico, energia e biodiversità. In occasione del vertice è stato inoltre annunciato il lancio di un programma bi regionale sull’ambiente denominato EUrocLIMA.

In occasione del vertice, i Capi di Stato e di Governo hanno ribadito l’importanza di politiche fiscali che consentano una migliore distribuzione della ricchezza e assicurino un adeguato livello di spese sociali nel quadro dello sviluppo sostenibile. Come seguito di tale dichiarazione, autorità ed esperti di entrambe le regioni si sono incontrati il 19 e 20 maggio 2008, a Montevideo nel II forum sulle politiche fiscali.

Il partenariato strategico

Il partenariato strategico tra l'Unione europea (UE) e i paesi di America Latina e Caraibi (ALC) è stato istituito a Rio de Janeiro nel 1999. Nel corso degli ultimi dieci anni, le due regioni hanno cooperato sulla base di un'agenda comune in ambito biregionale, bilaterale, multilaterale e settoriale in una vasta gamma di tematiche. Attualmente l'UE è il secondo più importante partner commerciale dell'America Latina e il maggior investitore nella regione. Negli ultimi dieci anni, la Commissione europea ha finanziato più di 450 progetti e programmi contribuendo con oltre 3 miliardi di euro.

In tale periodo gli obiettivi della politica strategica dell’UE verso la regione sono stati:

·       il rafforzamento del dialogo politico a livello regionale, subregionale e bilaterale, culminante nei vertici ogni due anni;

·       lo stimolo del processo di integrazione regionale, avviando quando possibile negoziati per concludere accordi di associazione con sub regioni e, in maniera complementare, rafforzando le relazioni bilaterali;

·       la promozione della coesione sociale, che rappresenta una priorità della cooperazione allo sviluppo dell’UE verso la regione.

Per quanto riguarda il dialogo politico, oltre ai citati cinque vertici UE-ALC tenutisi a partire al 1991 e la conclusione con successo degli accordi di cooperazione e dialogo politico con la Comunità andina e l’America centrale, la Commissione ha avviato negoziati su accordi di associazione con le suddette due sub-regioni rispettivamente nel 2007 e 2006. Nel primo caso, dopo sette round negoziali, le trattative sono entrate in fase di stallo, rendendo necessaria la proposizione di un nuovo format: negoziati regionali per quanto riguarda dialogo politico e forme di cooperazione, negoziati commerciali multilaterali con i paesi della regione disponibili; solo questi ultimi negoziati sono ripresi (i paesi partecipanti sono Perù, Colombia e Ecuador). Per quanto riguarda l’America centrale, i negoziati - sospesi dal luglio 2009 a seguito della crisi politica in Honduras – sono ripresi di recente, sulla base di un programma di lavoro messo a punto il 3 febbraio 2010 dai negoziatori commerciali. L’obiettivo è quello di finalizzare l’accordo per il 18 maggio 2010, in occasione del prossimo vertice UE-ALC. Negoziati in vista di un accordo di libero scambio sono stati avviati anche con il Mercosur nel novembre 1999, con l’obiettivo di arrivare ad una conclusione entro ottobre 2004. I negoziati sono tuttora in corso: in particolare da parte europea si chiede un migliore accesso al mercato dei beni industriali e dei servizi, degli investimenti, degli appalti pubblici a fronte di una maggiore apertura del mercato agricolo europeo. A livello di relazioni bilaterali, nel 2007 e nel 2008 sono stati lanciati i partenariati strategici con Brasile e Messico, accompagnati da piani di azione congiunti. L’UE sta continuando ad esplorare le possibilità per arricchire tali relazioni.

La comunicazione della Commissione

In tale contesto, il 30 settembre 2009 la Commissione ha presentato la comunicazione “L'Unione europea e l'America Latina: attori globali in partenariato” (COM (2009) 495)in cui, mettendo a frutto l'esperienza acquisita negli ultimi dieci anni, formula una serie di raccomandazioni politiche concrete per consolidare le relazioni nell'ambito del partenariato strategico UE-ALC.

I quattro principali orientamenti politici proposti dalla Commissione per il futuro sono:

·       intensificare e orientare il dialogo biregionale

rafforzando il dialogo politico su settori prioritari relativi a sfide globali, come le questioni macroeconomiche e finanziarie, la sicurezza e i diritti umani, l'occupazione e gli affari sociali, l'ambiente, il cambiamento climatico e l'energia, l'istruzione superiore e la tecnologia e l'innovazione;

sviluppando e consolidando il meccanismo di coordinamento e di cooperazione UE-ALC in materia di droga e proseguendo il dialogo strutturato e globale sulla migrazione in modo aperto e costruttivo, in linea con l'approccio globale dell'UE sull'argomento;

·       rafforzare l'integrazione regionale e l'interconnettività

proseguendo i negoziati in corso (America centrale, paesi andini e Mercosur) e sostenendo gli sforzi d'integrazione all'interno della regione;

adottando un approccio dal basso verso l'alto per favorire l'integrazione regionale e rafforzando l'interconnettività;

·       rafforzare le relazioni bilaterali e tenere maggiormente conto della diversità

traendo pieno vantaggio dai partenariati strategici (Brasile e Messico), dagli accordi di associazione (Cile e Messico) e dagli accordi di cooperazione bilaterale già esistenti;

rafforzando le relazioni bilaterali con i singoli paesi per integrare il sostegno dell'UE ai gruppi regionali.

·       modulare e adeguare i programmi di cooperazione

definendo programmi di cooperazione con l'America latina che favoriscano una crescita sostenibile a basse emissioni di carbonio, l'occupazione e una migliore distribuzione del reddito, e attenuino gli effetti della crisi economica e finanziaria;

aumentando la cooperazione nei settori della giustizia, della libertà e della sicurezza;

sfruttando la valutazione in corso dei programmi di cooperazione per diversificare maggiormente gli strumenti e adattare la cooperazione della Commissione alle diverse esigenze, vale a dire:

-   continuare a concentrare le risorse finanziarie dello strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo sui paesi più poveri e sul fabbisogno dei gruppi più vulnerabili;

-   migliorare la cooperazione, in particolare su coesione sociale e integrazione regionale, orientando i programmi verso le necessità emergenti;

-   cercare di potenziare la cooperazione nei settori legati a conoscenza e innovazione, come ricerca e istruzione superiore, scienza, tecnologia ed energie rinnovabili;

-   integrare nei programmi di sviluppo e cooperazione, compresi quelli sulla lotta alla deforestazione, aspetti relativi al cambiamento climatico, tanto per la mitigazione quanto per l'adattamento;

-   sviluppare nuove forme di cooperazione nell'ambito del nuovo strumento finanziario per i paesi industrializzati con i paesi più sviluppati della regione.

Nella comunicazione la Commissione propone inoltre un nuovo strumento finanziario per promuovere l'interconnettività, l'integrazione regionale e la coesione sociale, denominato Fondo investimenti per l’America latina (LAIF). Il LAIF mobiliterà le risorse delle istituzioni finanziarie per sostenere progetti relativi alle infrastrutture energetiche, compresi l'efficienza energetica e i sistemi che utilizzano fonti energetiche rinnovabili, ai trasporti, all'ambiente e alla coesione sociale. Il LAIF si avvarrà dell'esperienza e degli insegnamenti tratti dall'uso del Fondo investimenti per la politica di vicinato a favore dei paesi limitrofi.

La Commissione formula una serie di raccomandazioni in previsione del prossimo vertice UE-ALC del maggio 2010:

·       assicurare che il vertice tenga conto dell'impatto della crisi, in particolar modo su occupazione e problemi sociali, e permetta di ottenere risultati duraturi;

·       varare il Fondo investimenti per l’America latina (LAIF);

·       rafforzare il dialogo e la cooperazione tra le due regioni nel campo dell'innovazione e delle tecnologie a bassa emissione di carbonio e verdi con azioni concrete, tra cui il potenziamento della capacità istituzionale per la cooperazione nella regione in materia di scienza e tecnologia;

·       promuovere la cooperazione su questioni di interesse comune tra America Latina e Caraibi.

Assistenza e cooperazione

L’UE è il principale donatore nell’assistenza allo sviluppo all’America latina. In aggiunta ai contributi degli Stati membri, a partire dal 1996 il bilancio dell’UE fornisce un totale di quasi 500 milioni di euro per anno, con l’obiettivo principale di contribuire alla riduzione della povertà, perseguendo il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio. In tale ambito la Commissione segnala i principali risultati raggiunti: incremento della diffusione dell’istruzione primaria da 87 a 97 percento tra il 1990 e il 2005; riduzione della mortalità infantile da una media di 54 morti per mille nati nel 1991 a 31 nel 2005.

A partire dal 2007, l’assistenza alla regione è attuata nell’ambito dello strumento per la cooperazione allo sviluppo, con un’allocazione di 2,69 miliardi di euro per il periodo 2007-2013. Due le aree prioritarie: promozione della coesione sociale e sostegno al processo di integrazione regionale. Fondi aggiuntivi sono forniti nell’ambito dei cinque programmi tematici dello strumento di cooperazione allo sviluppo: incentivi alle persone, ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali; attori non statali; sicurezza alimentare; migrazione e asilo. Inoltre numerosi progetti sostengono la tutela dei diritti umani, nell’ambito dello strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo.

Inoltre, in aggiunta all’assistenza fornita dalla Commissione la BEI ha messo a disposizione 2,8 miliardi di euro in prestiti per la regione per il periodo 2007-2013.

Diritti umani

L'UE segue da vicino la situazione dei diritti umani e della sicurezza nei paesi dell'America latina e dei Caraibi e annette grande importanza al processo di costante costruzione della democrazia e transizione democratica pacifica nella regione. L'UE coopera strettamente con la regione su queste tematiche in ambito multilaterale e sostiene finanziariamente progetti e programmi intesi alla protezione e promozione dei diritti umani, compresi i diritti delle popolazioni indigene, alla democratizzazione e alla non discriminazione attraverso, segnatamente, lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani e lo strumento per la stabilita. L'UE contribuisce inoltre al consolidamento democratico nella regione, tra l'altro, inviando nella regione missioni UE di osservazione delle elezioni, in particolare in Bolivia, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Nicaragua, Perù e Venezuela.

Clausole sui diritti umani sono parte integrante di tutti gli accordi conclusi e in fase di negoziato con i paesi della regione; di diritti umani si è anche discusso nel contesto del nuovo partenariato strategico previsto con Brasile e Messico. L’UE intrattiene inoltre discussioni regolari in materia di diritti umani con i paesi della regione a livello multilaterale, regionale e bilaterale. Con determinati paesi, come l'Argentina, i dialoghi settoriali in materia di diritti umani sono oggetto di periodiche consultazioni. Sono posti in essere dialoghi politici istituzionalizzati anche con il Cile e il Messico nell'ambito degli accordi di associazione esistenti. Tali dialoghi includono discussioni periodiche su tematiche connesse ai diritti umani a livello di alti funzionari.

Nel citato vertice di Lima, i leader dell'UE e dell'ALC hanno ribadito che il rispetto dello stato di diritto, dei valori e principi della democrazia nonché dei diritti umani è un elemento predominante, in un quadro di solidarietà ed uguaglianza, e costituisce la base del partenariato strategico delle due regioni. La parti si sono impegnate a migliorare significativamente la qualità di vita delle loro popolazioni nell'ambito dei diritti umani universali, compresi i diritti civili, culturali, economici, politici e sociali, e le libertà fondamentali per tutti senza discriminazione.

L’UE sottolinea inoltre come l’impegno di entrambe le regioni sia dietro l’adozione di strumenti internazionali in tema di diritti umani, quali il Protocollo opzionale alla Convenzione ONU contro la tortura, la Convenzione sulla protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, la Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni. America latina e Caraibi hanno sostenuto con forza la moratoria della pena di morte, proposta dall’UE alle Nazioni Unite.



Unione per il Mediterraneo

L’area mediterranea ha rivestito per l’Europa carattere prioritario già negli anni immediatamente successivi al Trattato di Roma del 1957. La prima tappa della politica mediterranea si è tradotta nella stipula di diversi accordi di associazione cui hanno fatto seguito numerosi accordi commerciali diretti ad una progressiva integrazione economica. Successivamente sono stati istituiti i programmi integrati mediterranei (programmi di sviluppo): la politica del sostegno allo sviluppo dei paesi del Mediterraneo si è tradotta, in particolare a partire dal 1997, nel programma MEDA. Tra il 2000 e il 2006 la Commissione ha erogato 4,6 milioni di euro a favore di otto partner del processo di Barcellona attraverso programmi di cooperazione bilaterale e regionale. Nel 2007 sono stati erogati 1,3 milioni di euro attraverso lo strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI). Israele e Libia ricevono assistenza bilaterale dal 2007. Di seguito sono indicati gli importi per singolo paese e a livello regionale.

 

 

2000-2006 (MEDA)

2007 (ENPI)

Cooperazione bilaterale

 

 

Algeria

339

57

Cisgiordania e Gaza

522

453

Egitto

593

137

Giordania

331

62

Libano

133

50

Marocco

980

190

Siria

180

20

Tunisia

518

103

Israele

0

2

Libia

0

2

Totale bilaterale

3595

1076

Cooperazione regionale

1052

178

TOTALE

4647

1254

(Impegni in milioni di euro)

Dal Partenariato euromediterraneo all’Unione per il Mediterraneo

Il Partenariato euromediterraneo (o Processo di Barcellona) è stato inaugurato dalla Conferenza di Barcellona del 27 e 28 novembre 1995, che ha riunito i Ministri degli affari esteri degli Stati membri dell'Unione europea insieme a quelli di Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia, dell'Autorità palestinese. Dal 6 novembre 2007 partecipano a pieno titolo al Processo di Barcellona anche Albania e Mauritania.

Obiettivo generale dell'iniziativa è quello di fare del bacino del Mediterraneo una zona di dialogo, di scambi e di cooperazione che garantisca la pace, la stabilità e la prosperità. Il partenariato si articola in tre aree:

·       uno spazio comune di pace e stabilità, attraverso il rafforzamento della cooperazione politica e di sicurezza;

·       una zona di prosperità condivisa, attraverso la cooperazione economica e finanziaria e la progressiva creazione di una zona di libero scambio (che dovrebbe realizzarsi  entro il 2010);

·       l’avvicinamento tra i popoli, attraverso la cooperazione nei settori sociale, culturale ed umano, volta ad incoraggiare la comprensione tra le culture e lo scambio tra le società civili.

Il riesame avviato a partire dal 2005 - a dieci anni dall’inizio del processo - ha evidenziato come, nonostante i progressi realizzati, gli sforzi compiuti non abbiano prodotto risultati corrispondenti alle attese. È quindi emersa la necessità di operare una trasformazione del processo, per renderlo in grado di superare le difficoltà che ne hanno rallentato lo sviluppo.

In particolare, sono emersi i seguenti elementi di criticità, come evidenziato dalla Commissione:

·       l’accentuarsi del divario di prosperità fra l'UE e la maggior parte dei paesi mediterranei non europei, causato dalla crescita insufficiente e dall'espansione demografica;

·       la mancanza di un equilibrio istituzionale fra il peso dell'UE e quello dei partner mediterranei, derivante dalla carenza di cotitolarità fra i partner mediterranei;

·       la scarsa visibilità del processo fra i cittadini.

L’Unione per il Mediterraneo

Allo scopo di accelerare il processo, il Consiglio europeo del 13 e 14 marzo 2008 ha approvato – sulla base di una proposta avanzata dalla Francia e dalla Germania – il principio di un’Unione per il Mediterraneo, comprendente gli Stati membri dell’UE e gli Stati costieri mediterranei non appartenenti all’UE.

Su invito del Consiglio europeo, il 20 maggio 2008 – con la comunicazione “Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo” (COM(2008)319) – la Commissione ha avanzato proposte sulle modalità operative della nuova iniziativa.

La comunicazione è stata accolta con favore dal Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2008 che, nel sottolineare l’importanza strategica della regione mediterranea per l’Unione europea sul piano politico, economico e sociale, ha espresso la convinzione che tale iniziativa imprimerà un ulteriore impulso alle relazioni dell’UE con il Mediterraneo, integrando i rapporti bilaterali esistenti.

Il 13 luglio 2008 si è tenuto a Parigi il Vertice inaugurale, cui hanno partecipato i Capi di Stato e di Governo di 43 paesi (i 27 Stati membri dell’UE, i 12 partner del Partenariato euromediterraneo oltre a Bosnia, Croazia, Montenegro e Monaco). La Libia – benché invitata – ha deciso di non prendere parte all’iniziativa. A conclusione della riunione, è stata adottata una dichiarazione congiunta.

Il 3 e 4 novembre 2008 si è tenuta a Marsiglia la Conferenza dei ministri degli affari esteri del Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo, che ha approvato le modalità operative dell’iniziativa nonché il programma di lavoro per il 2009. Su tali basi, le nuove strutture avrebbero dovuto essere operative entro la fine del 2008. Nell’occasione, i ministri hanno proposto che l’iniziale denominazione venga modificata in “Unione per il Mediterraneo” ed hanno deciso che la Lega dei paesi arabi partecipi a tutte le riunioni, a qualsiasi livello.

Gli orientamenti emersi nella riunione ministeriale di Marsiglia sono stati approvati dal Consiglio europeo dell’11 e 12 dicembre 2008 che nelle sue conclusioni esorta a proseguire l'attuazione ambiziosa di questa iniziativa in tutte le sue dimensioni, nell'ambito delle strutture così create.

Si segnala che l’UPM, dopo una parziale sospensione a seguito della crisi di Gaza dell’inverno scorso, sta ora riprendendo le iniziative. Il 9 dicembre 2009 si è infatti tenuta a Bruxelles la conferenza dei ministri del commercio dell’Unione per il Mediterraneo che hanno esaminato i progressi del negoziato in previsione della creazione di una zona di libero scambio nel Mediterraneo, inizialmente prevista per il 2010, ed hanno adottato una tabella di marcia post 2010.

La comunicazione della Commissione sull’Unione per il Mediterraneo è stata esaminata dalla Commissione affari esteri della Camera dei deputati che il 26 giugno 2008 ha approvato un documento finale in cui esprime una valutazione positiva dell’iniziativa, impegnando il Governo a riaffermare il ruolo dell'Italia nella nuova Unione per il Mediterraneo.

Le innovazioni

Alla luce di tali considerazioni, l’Unione per il Mediterraneo – costruita sulle strutture e sull’acquis del Processo di Barcellona – se ne prefigge il rafforzamento, puntando in particolare su tre aspetti: potenziamento del profilo politico dei rapporti fra l'UE e i suoi partner mediterranei; governance su base egualitaria; priorità data a progetti concreti di dimensione regionale.

Restano fermi la validità della dichiarazione di Barcellona e le tre aree della cooperazione.

Il potenziamento del profilo politico verrà realizzato soprattutto attraverso l’organizzazione ogni due anni di Vertici a livello di Capi di Stato e di Governo, che si concluderanno con l’approvazione di una dichiarazione politica e di una short list di progetti concreti da avviare. I ministri degli esteri dovrebbero, invece, riunirsi tra un vertice e l'altro per valutare l'applicazione delle conclusioni del vertice precedente e preparare il successivo. I Vertici si terranno alternativamente nell’UE e in un paese non UE del bacino del Mediterraneo. Con riferimento al quadro istituzionale consolidato del Processo di Barcellona, l’Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) sarà la legittima espressione parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo: andrà promosso il suo ruolo e migliorato il coordinamento con le altre istituzioni. Si segnala che la Commissione ha caldeggiato il rafforzamento dell’APEM come luogo di dibattito aperto e di dialogo.

Continueranno a tenersi inoltre le conferenze ministeriali settoriali, le riunioni tra alti funzionari e a livello di esperti; i dialoghi politici ed economici.

La governance su base egualitaria sarà basata su:

·       una copresidenza da applicarsi ai vertici, alle riunioni ministeriali, agli incontri tra alti funzionari, al comitato permanente congiunto e - ove possibile - anche ad altre riunioni. Uno dei copresidenti sarà espressione dell'UE e l'altro dei partner mediterranei. Quest’ultimo sarà scelto per consenso, per un periodo di due anni non rinnovabile. Dal lato dell’UE, la copresidenza dovrà essere compatibile con la rappresentanza esterna dell'Unione europea, conformemente alle disposizioni del trattato vigente. L’Egitto detiene, insieme alla Francia e alla Spagna, la copresidenza dell’Unione per il Mediterraneo;

·       un segretariato congiunto con sede a Barcellona, chiamato ad avere un ruolo chiave nell’architettura istituzionale e a dare impulso al processo in termini di follow-up delle decisioni, promozione di nuovi progetti e ricerca di partner. Avrà un mandato di natura tecnica e sarà costituito da un segretario generale (scelto tra candidati dei paesi partner del Mediterraneo) e cinque o sei vicesegretari che per il primo mandato saranno esponenti dei seguenti paesi: Autorità palestinese, Italia, Malta, Grecia e Israele, con l’eventuale aggiunta della Turchia[6]. Essi saranno selezionati per consenso dagli alti funzionari, a seguito delle proposte avanzate dai partner euromediterranei e sulla base di una short list predisposta dalla copresidenza e dalla Commissione, dietro consultazione di tutti i partner. L’incarico è triennale, rinnovabile un’unica volta. La struttura sarà finanziata dai contributi dei paesi euromediterranei, su base volontaria, e dal bilancio comunitario;

·       un comitato permanente congiunto, con sede a Bruxelles, con il compito di preparare le riunioni degli alti funzionari, assicurandone anche il follow-up e fungere da meccanismo di reazione rapido in caso di situazioni di crisi nella regione che richiedano la consultazione dei partner euro mediterranei.

I progetti da realizzare dovranno essere in grado di promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile, la coesione regionale, l'integrazione economica e le interconnessioni infrastrutturali. Il processo di selezione dei progetti – che avverrà in conformità con gli obiettivi della dichiarazione di Barcellona - terrà conto fra l’altro dei seguenti aspetti:

·       carattere regionale, subregionale e transnazionale dei progetti proposti;

·       entità, rilevanza e interesse dei progetti per le parti coinvolte;

·       fattibilità finanziaria.

A tale proposito si segnala che al Vertice di Parigi è stato convenuto di dare la priorità a sei “iniziative chiave”. Si tratta, in particolare, di:

·         disinquinamento del Mediterraneo,

·         costruzione di autostrade marittime e terrestri per migliorare le fluidità del commercio fra le due sponde del Mediterraneo;

·         rafforzamento della protezione civile, visto anche l’aumento dei rischi regionali legati al riscaldamento dell’ambiente;

·         creazione di un piano solare mediterraneo;

·         sviluppo di un’università euromediterranea, già inaugurata a Portoroz, in Slovenia;

·         iniziativa di sostegno alle piccole e medie imprese.

Come segnalato dal ministero degli Affari esteri, nell’ambito di tali progetti le priorità italiane sarebbero:

·       il sostegno all'iniziativa in favore delle PMI e la promozione del Forum economico di Milano, per favorire il coinvolgimento del mondo degli affari nel dialogo euro-mediterraneo;

·       lo sviluppo del tema della "sicurezza condivisa" nel Mediterraneo, con particolare riferimento alla sicurezza marittima - l'Italia organizzerà nel 2009 il primo Forum Mediterraneo delle Guardie costiere - e alla protezione civile;

·       lo sviluppo del tema dell'infrastrutturazione del Mediterraneo, con particolare riferimento alle reti di trasporto e alle reti energetiche.

Il finanziamento

L’Unione per il Mediterraneo mobiliterà fondi supplementari a favore della regione, principalmente attraverso i progetti regionali e subregionali. Come indicato nella dichiarazione congiunta di Parigi, il suo valore aggiunto dipenderà in larga misura dalla capacità di attrarre risorse finanziarie ingenti, con un alto livello di coordinamento tra i donatori, principalmente dalle seguenti fonti:

·       partecipazione del settore privato;

·       contributi dal bilancio dell’UE e da tutti i partner;

·       contributi da paesi terzi, istituzioni finanziarie internazionali, banche regionali;

·       Fondo euromediterraneo di investimento e di partenariato (FEMIP) chiamato a gestire i prestiti erogati dalla Banca europea degli investimenti a favore dei paesi mediterranei;

·       strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI).

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Documenti



[1] Il Consiglio europeo straordinario del 19 novembre 2009 ha raggiunto un accordo politico, per consenso, sulla nomina alla carica di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune della britannica Catherine Ashton, attuale Commissario europeo per il commercio estero. La decisione formale su tale nomina è stata adottata il 1° dicembre 2009. La nomina ha una durata di cinque anni ed è rinnovabile.

[2] Il Mercato Comune del Sud (MERCOSUR) è stato istituito il 26 marzo 1991, con la firma del Trattato di Asunción da parte di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Successivamente la Bolivia e il Cile hanno firmato accordi di associazione. Dal 1° luglio 1999 tra UE e Mercosur è in vigore l'Accordo quadro interregionale di cooperazione, articolato in tre elementi principali: dialogo politico, cooperazione e volet commerciale.

[3] L’Unione europea ha sostenuto il processo di integrazione della regione già a partire dall’accordo di Cartagena che ha istituito la Comunità andina (Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela) nel 1969. Un regolare dialogo politico è stato avviato sulla base della dichiarazione di Roma del 1996. Gli argomenti prioritari del dialogo riguardano integrazione regionale, democrazia e diritti umani, lotta alle droghe.

[4] Costa Rica, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panama e Salvador.

[5] Rio de Janerio il 28 e 29 giugno 1999; Madrid il 17 e 18 maggio 2002; Guadalajara, in Messico, il 28 maggio 2004; Vienna il 12 maggio 2006.

[6] Secondo notizie di stampa (Agence Europe del 14 gennaio 2010) il 12 gennaio 2010 gli alti funzionari dell’UPM riuniti a Bruxelles avrebbero trovato un accordo sul nome del Segretario generale, nella persona di Ahmed Massa'dah, attuale ambasciatore della Giordania presso l'UE, senza tuttavia precisarne le competenze e il programma di lavoro. Sarebbe ancora da raggiungere l’accordo sul numero dei vicesegretari generali: all’attribuzione del sesto vicesegretario alla Turchia, proposta su cui le copresidenze sarebbero favorevoli, si opporrebbero la Repubblica di Cipro e la Grecia, nel quadro delle controversie legate alla questione cipriota. Il Libano sarebbero restio d’altra parte all’attribuzione di un vicesegretario ad Israele.