Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||||
Titolo: | Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo | ||||
Serie: | Documentazione sulle politiche dell'Unione europea Numero: 2 | ||||
Data: | 14/07/2008 | ||||
Descrittori: |
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Camera dei deputati
XVI LEGISLATURA
Politiche dell’Unione europea
n. 2
Seconda edizione
14 luglio 2008
Segreteria generale - Ufficio rapporti con l’Unione europea
SIWEB
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I N D I C E
1. La comunicazione della Commissione
1.1. La composizione dell’Unione per il Mediterraneo
1.2. Le proposte di rilancio della Commissione
1.3. La creazione di una maggiore cotitolarità
2. La risoluzione del Parlamento europeo
3. Posizione dei partner mediterranei
5. Il Partenariato euromediterraneo
5.1. I dieci anni del partenariato
5.2. Attività del Parlamento europeo
5.3. La nona conferenza dei ministri degli esteri euro mediterranei
5.4. La cooperazione finanziaria
5.5. I diritti umani nell’area mediterranea
- Comunicazione della Commissione “Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo” (COM(2008)319), 20 maggio 2008 29
- Risoluzione del Parlamento europeo “Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo”, 5 giugno 2008 43
- Dichiarazione congiunta del Vertice di Parigi, 13 luglio 2008 (testo in francese) 47
Il Consiglio europeo del 13 e 14 marzo 2008 ha approvato – sulla base diuna proposta avanzata dalla Francia e dalla Germania – il principio di un’Unione per il Mediterraneo, che comprenderà gli Stati membri dell’UE e gli Stati costieri mediterranei non appartenenti all’UE, invitando la Commissione a presentare proposte in grado di definire le modalità operative del nuovo processo.
Il 20 maggio 2008 la Commissione europea ha presentato la comunicazione “Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo” (COM(2008)319), dando seguito a quanto stabilito dal Consiglio europeo di primavera.
La comunicazione è stata accolta con favore dal Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2008 che, nel sottolineare l’importanza strategica della regione mediterranea per l’Unione europea sul piano politico, economico e sociale, ha espresso la convinzione che tale iniziativa imprimerà un ulteriore impulso alle relazioni dell’UE con il Mediterraneo, integrando i rapporti bilaterali esistenti.
Il 13 luglio 2008 si è tenuto a Parigi il Vertice inaugurale dell’Unione per il Mediterraneo, cui hanno partecipato i Capi di Stato e di Governo di 43 paesi. A conclusione della riunione, è stata adottata una dichiarazione congiunta (sul vertice di Parigi cfr. par. 4).
Si ricorda che il Partenariato euromediterraneo (o Processo di Barcellona) è stato inaugurato dalla Conferenza di Barcellona del 27 e 28 novembre 1995, che ha riunito i Ministri degli esteri degli Stati membri dell'Unione europea insieme a quelli di Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia, dell'Autorità palestinese, Albania e Mauritania. Obiettivo generale dell'iniziativa è quello di fare del bacino del Mediterraneo una zona di dialogo, di scambi e di cooperazione che garantisca la pace, la stabilità e la prosperità (sul Partenariato, si veda diffusamente infra, par.5 ).
Nonostante i risultati positivi ottenuti negli anni dal Partenariato, diversi sono gli elementi critici che ne hanno rallentato lo sviluppo, come evidenziato peraltro anche nel corso della settima Conferenza dei ministri degli affari esteri euromediterranei (su cui si veda par. 5.1) – che ha avuto luogo dopo dieci anni dall’avvio del processo (Lussemburgo il 30 e 31 maggio 2005) – in occasione della quale è emerso come gli sforzi compiuti non abbiano prodotto risultati corrispondenti alle attese. Basti pensare al perdurare del conflitto in Medio Oriente, che ha messo a dura prova la capacità del partenariato di salvaguardare i canali di dialogo fra tutti i partner, ovvero ai livelli di crescita non ancora sufficienti, sebbene apprezzabili, dei Paesi partner, o ancora alla necessità che questi ultimi approfondiscano ed accelerino le riforme per godere dei potenziali benefici della globalizzazione, del libero scambio con l'UE e dell'integrazione regionale. È quindi emersa la necessità di operare una trasformazione del processo, per renderlo in grado di superare le difficoltà che ne hanno rallentato lo sviluppo.
La comunicazione del 20 maggio, quindi, pur evidenziando la valenza strategica sia sul piano politico che economico del partenariato euromediterraneo e gli importanti risultati sinora realizzati in tale contesto, ha rilevato alcuni profili critici che è necessario superare per rilanciare lo strumento, in modo da mettere maggiormente in rilievo, soprattutto a livello politico, la centralità del Mediterraneo per l'Europa. Dopo aver indicato gli snodi maggiormente problematici, la Commissione formula proposte concrete per riorganizzare e rilanciare il processo.
In particolare, tra gli elementi di criticità, cui porre rimedio, la comunicazione evidenzia principalmente:
- l’accentuarsi del divario di prosperità fra l'UE e la maggior parte dei paesi mediterranei, causato dalla crescita insufficiente e dall'espansione demografica ininterrotta;
- mancanza di un equilibrio istituzionale fra il peso dell'UE e quello dei partner mediterranei, evidenziata dalla carenza di cotitolarità fra i partner mediterranei;
- scarsa visibilità e frustrazione dei cittadini, i quali ritengono che non si presti molta attenzione ai loro problemi quotidiani e alle loro esigenze reali.
La Commissione tiene comunque ferma la validità del processo di Barcellona, evidenziando in particolare come rimarranno pienamente operativi:
- i tre capitoli della cooperazione e dialogo politico; cooperazione economica e libero scambio; dialogo umano, sociale e culturale;
- il programma di lavoro quinquennale adottato dal vertice di Barcellona del 2005 (compreso il quarto capitolo della cooperazione "Migrazione, integrazione sociale, giustizia e sicurezza");
- il programma di lavoro annuale 2008 adottato dai ministri degli Esteri in occasione della riunione di Lisbona del novembre 2007;
- le conclusioni delle riunioni ministeriali settoriali.
Inoltre, si dovranno proseguire e potenziare:
- le riunioni tra alti funzionari euro mediterranei;
- le riunioni del Comitato euro mediterraneo;
- le riunioni a livello di esperti;
- i dialoghi politici ed economici, che costituiscono una delle caratteristiche principali della dimensione multilaterale delle relazioni euromediterranee.
L’Unione per il Mediterraneo dovrebbe essere – secondo la Commissione – un partenariato multilaterale, incentrato su progetti regionali e transregionali, del quale faranno parte:
- gli Stati membri dell'UE;
- la Commissione europea;
- gli altri membri e osservatori del processo di Barcellona (Mauritania, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Giordania, Autorità palestinese, Israele, Libano, Siria, Turchia e Albania);
- gli altri Stati costieri del Mediterraneo (Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Monaco).
Il partenariato integrerà le relazioni bilaterali dell'UE con questi paesi, che continueranno nell'ambito dei quadri politici esistenti, quali la dimensione regionale della politica di allargamento dell'UE, la politica europea di vicinato, la strategia UE-Africa e il contesto ACP - Africa, Caraibi, Pacifico (nel caso della Mauritania).
Il rilancio dell’euromediterraneo dovrebbe basarsi su tre aspetti principali:
Ø il potenziamento del profilo politico dei rapporti fra l'UE e i suoi partner mediterranei, in particolare attraverso l’organizzazione di vertici biennali dei capi di governo, che dovrebbero concludersi con l'adozione di una dichiarazione politica, l'approvazione di un programma di lavoro biennale e la selezione di una serie di progetti regionali concreti. I ministri degli esteri dovrebbero, invece, riunirsi tra un vertice e l'altro per valutare l'applicazione delle conclusioni del vertice precedente e preparare il successivo. Tali vertici dovrebbero svolgersi alternativamente nell'UE e nei paesi partner. Il primo vertice dei capi di governo, che si terrà il 13 luglio 2008 a Parigi sotto la presidenza francese, dovrebbe decidere formalmente di lanciare il processo. La comunicazione sostiene, inoltre, il rafforzamento del ruolo dell'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) nelle relazioni con i partner mediterranei (sul ruolo attuale dell’APEM si veda par. 5);
Ø la realizzazione di progetti regionali e sub regionali, che interessino i cittadini della regione, in modo da rendere il processo più concreto e visibile: la Commissione ha già individuato – all’Allegato I della comunicazione stessa – taluni progetti idonei a promuovere crescita, occupazione, coesione regionale e sostenibilità per il Mediterraneo, progetti che vengono sottoposti all'esame dei partner;
Ø il conferimento di una maggiore cotitolarità dei diversi processi (su cui si veda par. successivo), in particolare attraverso:
- l'istituzione di una copresidenza;
- la creazione di una governance istituzionale.
In base alle consultazioni ed ai contatti avuti dalla Commissione, è emersa con forza l’esigenza di rafforzare il partenariato attraverso una maggiore cotitolarità tra UE e paesi partner. La comunicazione illustra, quindi, le proposte finalizzate a raggiungere tale obiettivo.
La prima consiste nell’istituzione di una vera e propria copresidenza: uno dei copresidenti sarà espressione dell'UE e l'altro dei partner mediterranei. Sino all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, la presidenza di turno dell'UE eserciterà la presidenza per quanto riguarda l'UE, mentre successivamente essa sarà esercitata dal Presidente del Consiglio europeo e dal Presidente della Commissione (a livello dei capi di Stato e di governo) e dall'Alto rappresentante/vicepresidente della Commissione, a livello dei ministri degli Esteri. Il paese che assume la copresidenza per la parte mediterranea dovrebbe, invece, venire nominato per due anni ed ospitare il relativo vertice.
La seconda proposta consiste nella creazione di una governance più efficace ed equilibrata, in particolare attraverso:
- un comitato misto permanente;
- un segretariato comune.
Il comitato misto dovrebbe avere sede a Bruxelles ed esser formato da rappresentanti permanenti delle missioni a Bruxelles di tutti gli Stati membri, dei partner mediterranei e della Commissione; sarà diretto dai rappresentanti delle copresidenze. La composizione e la copresidenza del comitato misto saranno le stesse delle riunioni di alti funzionari (e del comitato euromediterraneo). Le riunioni del comitato misto avranno cadenza regolare, in modo da ridurre la frequenza delle riunioni di alti funzionari e del comitato euro mediterraneo. Tra i compiti del comitato misto, si segnalano:
– la preparazione delle riunioni degli alti funzionari e del comitato euro mediterraneo, assicurandone anche il follow-up;
– la funzione di coadiuvare le copresidenze a preparare i vertici, le riunioni fra ministri degli esteri e le riunioni ministeriali tematiche;
– la funzione di collegamento, in caso di situazioni di crisi nella regione che richiedano la consultazione dei partner euro mediterranei.
Per quanto riguarda il segretariato, esso sarà composto da funzionari distaccati dai partecipanti al processo[1], al fine di ottenere un coinvolgimento dei partner mediterranei tale da aumentare cotitolarità e partecipazione. L'organizzazione e l'organico del segretariato – che potrebbe avere una personalità giuridica separata – saranno approvati dal comitato euromediterraneo. La comunicazione non dà indicazioni circa la sede, che dovrà essere scelta di comune accordo, con l’intesa che i locali in cui avrà sede il segretariato saranno messi gratuitamente a disposizione dal paese ospitante.
La funzione principale del segretariato dovrebbe essere in generale quella di proporre agli organi politici – che dovranno approvarle – iniziative comuni e seguirne successivamente la relativa applicazione. In particolare, il segretariato dovrà raccogliere ed esaminare le proposte di progetti, da sottoporre poi al comitato euromediterraneo, che a sua volta – nel caso in cui dovesse accettarli – li proporrà al vertice, tramite le conferenze dei ministri degli esteri, ai fini dell’approvazione. In tale ultimo caso, il vertice incaricherà il segretariato di assicurare il necessario follow-up - avviando la promozione dei progetti e cercando i partner per la loro attuazione - e di riferire al comitato euromediterraneo.
I programmi da realizzare dovranno essere in grado di promuovere la coesione regionale, l'integrazione economica e le interconnessioni infrastrutturali. I partner interessati parteciperanno di volta in volta al finanziamento e all'attuazione dei progetti secondo le rispettive procedure.
Il processo di selezione dei progetti terrà conto dei seguenti aspetti:
– il carattere regionale, subregionale e transnazionale dei progetti proposti;
– l'entità, la pertinenza e l'interesse dei progetti per tutti i partner;
– il potenziale di promozione di uno sviluppo equilibrato e sostenibile, dell'integrazione regionale, della coesione e delle interconnessioni;
– la fattibilità finanziaria;
– il grado di preparazione ai fini di un rapido avvio.
L’Unione per il Mediterraneo dovrebbe poter mobilitare fondi supplementari a favore della regione, principalmente attraverso progetti regionali. Il suo valore aggiunto dipenderà in larga misura dalla sua capacità di attrarre risorse finanziarie più ingenti per i progetti regionali.
Secondo la Commissione, i fondi supplementari per i progetti e le attività regionali dovrebbero provenire principalmente dalle fonti seguenti:
– partecipazione del settore privato;
– cooperazione bilaterale degli Stati membri dell'UE;
– contributi dei partner mediterranei;
– istituzioni finanziarie internazionali, banche regionali e altri fondi bilaterali;
– il Fondo euromediterraneo di investimenti e partenariato (FEMIP) (su cui si veda par. 5);
– ENPI (su cui si veda par. 5.4).
Nella seduta del 5 giugno scorso, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla comunicazione della Commissione europea. In particolare – ribadendo l'importanza strategica di una politica mediterranea basata sulla solidarietà, il dialogo e la cooperazione per rispondere a sfide comuni e realizzare uno spazio di pace, stabilità e prosperità condivisa – il PE rileva che il prossimo vertice di Parigi del 13 luglio 2008 dovrebbe stabilire orientamenti chiari per il rafforzamento del processo di Barcellona. Per imprimere un nuovo impulso è importante far fronte alle difficoltà sinora incontrate, quali ad esempio il perdurare del conflitto in Medio Oriente o la presenza di gravi tensioni politiche nella regione, come nel Sahara occidentale, la mancanza di consistenti progressi sul versante della democrazia e dei diritti dell'uomo e la scarsa sensibilità dei cittadini al processo in questione.
La risoluzione accoglie, quindi, favorevolmente la comunicazione, condividendone gli obiettivi e le proposte, soprattutto in merito all'innalzamento del livello politico delle relazioni (ad esempio, con l’organizzazione di vertici biennali), alla maggiore cotitolarità del processo e condivisione delle responsabilità – in particolare attraverso la creazione di una copresidenza –, nonché in ordine all’importanza dei progetti regionali. Il PE sottolinea, inoltre, che il ramo mediterraneo della Presidenza dovrebbe essere nominato per consenso fra i partner mediterranei, condividendo altresì la proposta della Commissione di istituire un Comitato permanente comune, con sede a Bruxelles. Per quanto riguarda il nuovo Segretariato, la risoluzione evidenzia che esso dovrebbe essere integrato nei servizi della Commissione, comprendendo funzionari distaccati da tutti gli organi partecipanti al processo, e rendere più visibile localmente l’iniziativa, in particolare attraverso i progetti regionali. Il Parlamento europeo ritiene quindi necessaria la partecipazione - alla preparazione e agli atti dei vertici biennali - dell'APEM, che dovrebbe diventare parte integrante del quadro istituzionale del processo, quale dimensione parlamentare dello stesso. In particolare, sarebbe necessario rafforzare il ruolo dell'assemblea parlamentare, che dovrebbe avere anche la facoltà di formulare proposte e valutazioni.
Lo sviluppo del processo di Barcellona – sostenuto dal PE – dovrebbe condurre al consolidamento dell'area euro mediterranea, basata su principi democratici, sul rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani, e ad un partenariato in materia di politica estera e di sicurezza.
Il Parlamento europeo, assicurando la propria disponibilità a cooperare alla creazione di un quadro istituzionale per il processo, invita pertanto:
- i paesi che non hanno aderito al processo di Barcellona a condividerne l'acquis;
- il Consiglio e la Commissione a compiere una valutazione delle nuove implicazioni istituzionali e giuridiche dell’iniziativa, con particolare riferimento al Trattato di Lisbona;
- il Consiglio e la Commissione a esigere dal paese che accoglie il segretariato il pieno rispetto degli impegni nell'ambito del processo di Barcellona in materia di democrazia e diritti umani;
- il Consiglio e la Commissione a iscrivere la promozione dei diritti umani e della democrazia negli obiettivi della nuova iniziativa e a potenziare ulteriormente l'attuazione dei meccanismi esistenti (si veda par. 4.5), quali ad esempio la clausola dei diritti umani prevista dagli accordi di associazione, la creazione di un meccanismo di attuazione di tale clausola negli accordi di nuova generazione, i piani d'azione bilaterali nell'ambito della PEV e l'istituzione di una sottocommissione per i diritti umani;
- la Commissione ad informare regolarmente il Parlamento europeo e l'APEM sullo sviluppo dei progetti regionali e a considerare le proposte e le valutazioni presentate a livello parlamentare intese a migliorare la visibilità del processo, la capacità di assorbimento e il valore aggiunto per i cittadini della regione.
Infine, la risoluzione sottolinea che il partenariato non può concentrarsi esclusivamente sulle questioni economiche e commerciali, dal momento che i tre pilastri del processo sono strettamente connessi. Pertanto, le politiche economiche devono essere valutate anche nell’ottica del numero di posti di lavoro creati e di contributo alla riduzione della povertà, essendo a tal fine necessario un maggiore sostegno dell'Unione europea ai programmi degli Stati partner del Mediterraneo, rafforzando il sostegno attraverso il Fondo euromediterraneo di investimenti e partenariato (FEMIP). A questo proposito rilancia la proposta di creare una Banca euromediterranea per gli investimenti e lo sviluppo capace di attrarre investimenti diretti esteri. Nel quadro di promuovere tutti gli aspetti del partenariato, il PE sottolinea la necessità di proporre ai partner mediterranei programmi di cooperazione culturale – quali ad esempio Erasmus Mundus[2] e Euromed Audiovisual II (2006-2008)[3], che occorre potenziare ed estendere – riaffermando altresì la necessità di elevare la condizione giuridica delle donne nella regione mediterranea e di promuovere l'uguaglianza di genere. Il rispetto delle tradizioni non deve, infatti, andare a detrimento dei diritti fondamentali delle donne.
Da fonti di stampa risulta che nella giornata del 10 giugno si sia svolto, a Tripoli, su iniziativa del capo dello stato libico, Mu'ammar Gheddafi, un vertice arabo, dedicato all'Unione per il Mediterraneo[4].
Diverse sono state le posizioni espresse nell’ambito del vertice dai vari paesi partecipanti: l'Egitto e la Tunisia aderiscono - avendo quasi la garanzia, di ottenere, rispettivamente, un posto di copresidente e la sede del futuro segretariato -, il Marocco e l'Algeria lasciano dubbi sulle loro intenzioni, mentre la Libia si dichiara apertamente contraria al progetto, ritenuto ancora troppo somigliante ed inserito nell’ambito del Partenariato euro mediterraneo. La proposta dell’UE, sempre secondo il capo di stato libico, sembra volta a dividere gli arabi e gli africani, dal momento che stabilisce una cooperazione solamente con un gruppo di paesi, mentre sarebbe preferibile che l'Europa trattasse direttamente con la Lega araba o con l'Unione africana.
In ogni caso, non risulta che nel corso del vertice sia stata raggiunta una posizione comune tra i rappresentanti dei paesi partner mediterranei.
Il Vertice inaugurale dell’Unione per il Mediterraneo si è svolto a Parigi il 13 luglio scorso. Al Vertice hanno partecipato i Capi di Stato e di Governo di 43 paesi: si tratta dei 27 Stati membri dell’UE, dei 12 partner del Partenariato euromediterraneo oltre a Bosnia, Croazia, Montenegro e Monaco. La Libia – benché invitata – ha deciso di non prendere parte all’iniziativa. Alla riunione hanno partecipato anche i rappresentanti di numerose istituzioni ed organizzazioni regionali ed internazionali, tra le quali il Parlamento europeo, il Consiglio di cooperazione del Golfo, la Lega degli Stati arabi, l’Unione africana, l’Unione araba del Maghreb, la Banca africana per lo sviluppo, la Banca europea per gli investimenti, la Fondazione Anna Lindh.
A conclusione della riunione, è stata adottata una dichiarazione congiunta in cui le Parti – riaffermata l’importanza centrale del Mediterraneo nell’agenda politica di tutti i paesi coinvolti – sottolineano che l’Unione per il Mediterraneo, costruita sulla dichiarazione di Barcellona e sui suoi tre ambiti di cooperazione nonché sull’acquis del Processo di Barcellona, nasce con l’obiettivo di promuovere ulteriormente integrazione regionale e coesione.
Nell’ambito degli obiettivi di carattere generale, nella dichiarazione congiunta le parti:
· intendono fare del Medio Oriente una zona esente da armi di distruzione di massa, nucleari, chimiche e biologiche, prevenendo la loro proliferazione così come l’accumulazione eccessiva di armi convenzionali;
· considerano passi concreti in tale direzione l’astensione dallo sviluppo di una capacità militare che vada oltre le legittime necessità di difesa; la promozione di condizioni favorevoli all’instaurarsi di relazioni di buon vicinato; il sostegno ai processi finalizzati a garantire stabilità, sicurezza, prosperità e cooperazione regionale; l’attuazione di qualsiasi misure utile ad accrescere fiducia e sicurezza in vista della creazione di uno spazio di pace e stabilità nel Mediterraneo, ivi compresa la possibilità di stabilire un patto euro mediterraneo di lungo termine a questo fine;
· riaffermano, quindi, il loro sostegno al processo di pace in Medio oriente e, a questo riguardo, salutano con favore l’avvio di colloqui di pace indiretti tra Siria e Israele sotto gli auspici della Turchia;
· mostrano la determinazione a favorire lo sviluppo delle risorse umane e l’occupazione, riducendo la povertà, conformemente agli Obiettivi di sviluppo del Millennio;
· riaffermano la condanna del terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, e la loro determinazione a sradicarlo e a lottare contro i suoi sostenitori.
Adottando sostanzialmente le proposte avanzate dalla Commissione, i Capi di Stato e di Governo sottolineano che l’Unione per il Mediterraneo darà in tal modo nuovo impulso al Processo di Barcellona in particolare puntando su tre aspetti, come del resto evidenziato nella comunicazione della Commissione: una mobilitazione politica al più alto livello con Vertici di Capi di Stato e di governo ogni due anni; una governance su base egualitaria, incarnata da una copresidenza nord-sud e da un segretariato paritario e da un comitato permanente congiunto; la priorità data a progetti concreti di dimensione regionale e rilevanti per la cittadinanza.
A quest’ultimo proposito, i firmatari della dichiarazione hanno convenuto di dare la priorità a sei “iniziative chiave”. Si tratta, in particolare, di:
- disinquinamento del Mediterraneo,
- costruzione di autostrade marittime e terrestri per migliorare le fluidità del commercio fra le due sponde del Mediterraneo;
- rafforzamento della protezione civile, visto anche l’aumento dei rischi regionali legati al riscaldamento dell’ambiente;
- creazione di un piano solare mediterraneo;
- sviluppo di un’università euromediterranea, già inaugurata a Portoroz, in Slovenia;
- iniziativa di sostegno alle piccole e medie imprese.
Con riferimento al quadro istituzionale consolidato del Processo di Barcellona, tra l’altro nella dichiarazione congiunta i Capi di Stato e di governo dichiarano che:
· l’Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) sarà la legittima espressione parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, il cui rafforzamento nelle relazioni con i partner del Mediterraneo va assolutamente sostenuto, in linea con quanto già indicato nella comunicazione della Commissione;
· la Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture (su cui si veda par. 5) contribuirà insieme alle altre istituzioni euromediterranee alla dimensione culturale dell’iniziativa, in collaborazione con l’Alleanza delle civiltà delle Nazioni Unite.
I Capi di Stato e di governo invitano, infine, i Ministri degli Esteri – nell’ambito della riunione che si terrà nel novembre 2008 – a mettere a punto le modalità operative ed istituzionali per rendere effettiva l’iniziativa: le nuove strutture dovranno, infatti, entrare pienamente in funzione prima della fine del 2008.
Si segnala infine tra gli esiti della riunione, l’incontro a margine tra il Primo ministro israeliano, Ehud Olmert, e il Presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen.
Secondo quanto dichiarato alla stampa dai due protagonisti, l’incontro si è rivelato particolarmente positivo tanto che palestinesi e israeliani "non sono mai stati tanto vicini ad un accordo come oggi".
Come già anticipato, il partenariato euromediterraneo è stato inaugurato dalla Conferenza di Barcellona del 27 e 28 novembre 1995, che ha riunito i Ministri degli esteri degli Stati membri dell'Unione europea insieme a quelli di Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e dell'Autorità palestinese[5]. Dal 6 novembre 2007 partecipano a pieno titolo al Processo di Barcellona anche Albania e Mauritania.
La Conferenza di Barcellona si è conclusa con l'adozione unanime di una Dichiarazione e del relativo programma di lavoro. Tali documenti stabiliscono le finalità ed il funzionamento del partenariato tra l'Unione europea e i paesi terzi del bacino mediterraneo. Tre sono gli obiettivi principali del partenariato:
· la definizione di un’area comune di pace e stabilità, attraverso il rafforzamento della cooperazione politica e di sicurezza;
· la costruzione di un’area di prosperità condivisa, attraverso la cooperazione economica e finanziaria e la progressiva creazione di una zona di libero scambio (che dovrebbe concludersi entro il 2010);
· l’avvicinamento tra i popoli, attraverso la cooperazione nei settori sociale, culturale ed umano, volta ad incoraggiare la comprensione tra le culture e lo scambio tra le società civili.
La Dichiarazione di Barcellona indica inoltre le modalità per il futuro sviluppo del dialogo euromediterraneo, prevedendo i seguiti della Conferenza: una riunione periodica dei ministri degli affari esteri[6] e riunioni tematiche su argomenti specifici di ministri, alti funzionari, esperti e rappresentanti della società civile.
Obiettivo generale dell'iniziativa è quello di fare del bacino del Mediterraneo una zona di dialogo, di scambi e di cooperazione che garantisca la pace, la stabilità e la prosperità.
Il partenariato euromediterraneo si compone di due dimensioni complementari:
· la dimensione regionale. Il dialogo regionale rappresenta uno degli aspetti più innovativi del partenariato coprendo nello stesso tempo temi politici, economici e culturali. La cooperazione regionale ha un considerevole impatto strategico, affrontando problemi che sono comuni a molti paesi del Mediterraneo ed enfatizzando le complementarietà nazionali;
· la dimensione bilaterale. L’Unione europea porta avanti diverse iniziative bilaterali con ciascuno dei paesi del partenariato. Lo strumento indispensabile per l’attivazione e l’efficace attuazione della dimensione bilaterale del partenariato è rappresentato dagli accordi bilaterali di associazione[7]. Questi accordi, di durata illimitata, mirano a rafforzare i legami esistenti tra i firmatari, instaurando relazioni fondate sulla reciprocità, la compartecipazione e il co-sviluppo nel rispetto dei principi democratici e dei diritti umani. Gli accordi prevedono l’instaurazione di un dialogo politico regolare; la delimitazione progressiva di una zona di libero scambio in conformità con le disposizioni dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC); disposizioni in materia di libertà di stabilimento, liberalizzazione dei servizi, libera circolazione dei capitali e concorrenza; il rafforzamento della cooperazione economica; una cooperazione sociale completata da una cooperazione culturale; una cooperazione finanziaria per sostenere gli sforzi di riforma richiesti dalla creazione di una zona di libero scambio tra i paesi terzi mediterranei e l’Unione europea.
Nel corso degli anni, il Partenariato euromediterraneo si è dotato di diversi strumenti destinati a facilitare il dialogo e la cooperazione fra le Parti. Si segnalano in particolare:
· il Comitato euro-mediterraneo per il processo di Barcellona, istituito dalla Conferenza di Barcellona del 1995. Il Comitato - che si tiene a livello di alti funzionari - è composto dalla troika dell’Unione europea e da un rappresentante per ogni paese partner del processo. Si riunisce periodicamente per preparare le riunioni dei ministri degli affari esteri. Il comitato è incaricato inoltre di fare il punto della situazione, dare una valutazione del seguito del processo di Barcellona ed aggiornare il programma di lavoro. Le valutazioni emerse dalle conclusioni adottate dal comitato vengono successivamente sottoposte all’esame dei servizi della Commissione;
· l’Assemblea parlamentare euromediterranea, istituita, con un ruolo consultivo, in occasione della VI Conferenza ministeriale euromediterranea tenutasi a Napoli il 2 e 3 dicembre 2003. L’Assemblea parlamentare euromediterranea, la cui istituzione è stata proposta dal Parlamento europeo nell’aprile 2002 e successivamente raccomandata dalla Commissione nella comunicazione del 15 ottobre 2003[8], è attualmente composta da 260 membri, di cui 130 dei paesi della sponda sud e 130 europei (81 membri di Parlamenti nazionali e 49 del Parlamento europeo). Nel corso della prima sessione dei lavori, tenutasi il 22 e 23 marzo 2004 ad Atene, l’Assemblea ha approvato il regolamento, ha eletto l’Ufficio di Presidenza e ha adottato una dichiarazione finale. Le successive riunioni dell’Assemblea plenaria si sono tenute rispettivamente al Cairo dal 12 al 15 marzo 2005; a Bruxelles il 27 marzo 2006; a Tunisi il 16 e 17 marzo 2007 e ad Atene il 27 e 28 marzo 2008. Quest’ultima sessione plenaria, oltre ad aumentare il numero dei membri dell’Assemblea dagli originali 240 agli attuali 260 per tenere conto dell’adesione di Bulgaria e Romania all’UE, ha trasformato la Commissione ad hoc per i diritti delle donne nel Mediterraneo in Commissione permanente[9] e ha deciso di istituire una Commissione specifica, a carattere temporaneo, sull'energia e l'ambiente allo scopo di approfondire le tematiche legate all'inquinamento del Mediterraneo e alla possibilità di sviluppare energie alternative. L'Assemblea Plenaria di Atene ha quindi designato i quattro membri dell'Ufficio di Presidenza chiamati ad esercitare la Presidenza per un periodo di un anno. Tra di esse figura il Parlamento italiano che avrà la Presidenza dal marzo 2010 al marzo 2011;
· il Fondo euromediterraneo d’investimento e di partenariato (FEMIP), meglio noto come Euromediterranean Facility, varato il 18 ottobre 2002, con l’incarico di gestire i finanziamenti messi a disposizione dalla Banca europea degli investimenti a favore dei paesi mediterranei, sostenendo l’espansione del settore privato e la nascita di progetti volti a promuovere l’integrazione regionale. Facendo seguito alla decisione del Consiglio europeo di dicembre 2006 di rafforzare tale strumento, i ministri delle finanze dei paesi euromediterranei riuniti a Cipro il 13 e 14 maggio 2007, hanno basato la loro strategia per gli anni successivi su due pilastri: sostenere gli investimenti e la creazione di occupazione, ampliando la gamma degli strumenti finanziari per il settore privato (in particolare per mitigare i rischi delle piccole e medie imprese, per favorire le imprese ad alta tecnologia e ad alto potenziale di crescita e per modernizzare i sistemi finanziari dei paesi partner); potenziare il dialogo e il coinvolgimento di tutti i soggetti economici coinvolti, anche attraverso l’istituzione di un comitato formato da rappresentanti degli Stati membri dell’UE, dei paesi partner del Mediterraneo e della Commissione europea destinato ad approvare i resoconti annuali, a predisporre il programma triennale delle attività e a dare il suo parere su strategie settoriali e nuovi strumenti finanziari. Come risulta dalla valutazione effettuata nell’occasione, nei primi quattro anni di vita il FEMIP ha stanziato quasi 6 miliardi di euro in favore dello sviluppo economico dei paesi partner, finanziando un centinaio di programmi infrastrutturali su larga scala, 40 fra le maggiori imprese del settore privato e 1.600 PMI nonché 63 progetti di assistenza tecnica;
· la Fondazione euromediterranea, istituita dalla citata Conferenza ministeriale di Napoli per promuovere il dialogo tra civiltà e culture, sulla base dei principi individuati alla Conferenza di Creta, tenutasi il 26 e 27 maggio 2003. La fondazione è stata denominata “Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo fra le culture”, in memoria del ministro degli affari esteri svedese assassinata nel 2003, e ha sede nella biblioteca di Alessandria d’Egitto[10], dove gode della collaborazione dell’Istituto svedese della stessa città egiziana. La riunione inaugurale della Fondazione si è tenuta il 20 aprile 2005. Configurata come “una rete delle reti”[11] fra organizzazioni della società civile, rappresenta una creazione originale, oltre ad essere la prima istituzione comune del processo, cofinanziata da tutti i paesi partner. La missione della fondazione è quella di:
- promuovere un concetto dinamico di dialogo tra le culture attraverso la cooperazione tra partner della società civile nei settori istruzione cultura scienza e comunicazione;
- rafforzare la cooperazione intellettuale e la capacity building in settori come diritti umani, cittadinanza democratica, sviluppo sostenibile, formazione, società della conoscenza e dell’informazione; genere e gioventù;
- contribuire a fare dello uno spazio euromediterraneo un’area di cooperazione, scambio, mobilità, comprensione reciproca e pace.
Tale missione viene perseguita attraverso diversi tipi di azione: riunire persone e organizzazioni attraverso esperienze pratiche di cooperazione transfrontaliera; informare e sensibilizzare sulla popolazione, la storia e la civiltà dell’area Euromediterranea; promuovere un dibattito culturale continuo attraverso gli strumenti multimediali, la cooperazione con giornalisti, scrittori, artisti e registi all’interno della regione; creare e conservare uno stretto e regolare dialogo tra i circoli culturali che spesso rimangono esclusi dai principali scambi culturali e diplomatici; incoraggiare la creazione di network per organizzare o partecipare a festival musicali o teatrali, mostre, seminari e dibattiti; invitare i governi ad incoraggiare il turismo culturale giovanile; identificare e incoraggiare aspetti culturali comuni tra le popolazioni dei paesi partner, incoraggiando iniziative finalizzate a sradicare la xenofobia e il razzismo; migliorare la visibilità del processo di Barcellona come strumento essenziale per promuovere la reciproca comprensione e il rispetto; istituire un marchio di qualità Euromed come riconoscimento di tutti i progetti nei quali la Fondazione svolge un ruolo e in cui i valori che promuove siano manifestati.
Si segnala che, facendo seguito alla proposta avanzata della Commissione di potenziare il ruolo della Fondazione e raccolta dalla Conferenza dei ministri degli affari esteri del novembre 2007, è stato modificato lo statuto ed approvata una nuova direzione, costituita da un presidente e un direttore esecutivo. Il suo primo presidente è stato eletto il 7 marzo 2008, nella persona di André Azoulay, e durerà in carica fino al 2011.
A dieci anni dalla dichiarazione di Barcellona che ha inaugurato l’omonimo processo, il 2005[12] è stato dedicato all’analisi dei risultati ottenuti e degli sviluppi futuri del partenariato euromediterraneo. L’occasione è stata rappresentata dalla settima Conferenza dei ministri degli affari esteri euromediterranei[13] tenutasi a Lussemburgo il 30 e 31 maggio 2005 anche con l’obiettivo di preparare la strada alla Conferenza straordinaria di alto livello del 27 e 28 novembre 2005, destinata a celebrare il decimo anniversario.
A Lussemburgo i ministri hanno ripercorso i dieci anni del Partenariato, sulla base delle indicazioni provenienti da diverse fonti, tra le quali le risoluzioni adottate dall’Assemblea parlamentare euromediterranea, un documento predisposto dai partner arabi, i contributi di Euromesco[14], FEMISE[15] e Forum civile. Inoltre i ministri hanno esaminato la comunicazione della Commissione “Decimo anniversario del partenariato – Un programma di lavoro per raccogliere le sfide dei prossimi cinque anni”[16] che, oltre a presentare un resoconto dettagliato dei principali risultati ottenuti dal partenariato, propone iniziative per realizzare progressi concreti in tre ambiti cruciali per il futuro della regione mediterranea: l’istruzione; la crescita economica sostenibile; i diritti umani e la democrazia.
La revisione dei dieci anni del Partenariato operata dai ministri euromediterranei ha disegnato un quadro misto che, a fronte dei molti risultati positivi ottenuti, mostra quanto resta ancora da fare per esprimere tutte le potenzialità del Processo di Barcellona. A questo proposito, il Presidente di turno dell’UE, il lussemburghese Asselborn, intervenuto in chiusura della Conferenza, nel ribadire la centralità dello strumento del partenariato euromediterraneo, che si trova in una fase cruciale del suo cammino, ha constatato tuttavia come, dopo dieci anni, gli sforzi compiuti non abbiano prodotto risultati corrispondenti alle attese.
Tra i risultati positivi sono stati segnalati, tra gli altri:
· l’istituzione dell’Assemblea europarlamentare, che risponde alle esigenze di legittimità democratica rivendicate dalla società civile e rafforza la trasparenza del processo;
· l’inaugurazione della Fondazione Anna Lindh che rappresenta una creazione originale, oltre ad essere la prima istituzione comune del processo cofinanziata da tutti i paesi partner;
· il Forum civile euromediterraneo che rappresenta una tappa importante nel rafforzamento del ruolo della società civile nel contesto del partenariato;
· la firma dell’Accordo di Agadir[17], del 25 febbraio 2004, che istituisce a partire dal 1° gennaio 2006 un’area di libero scambio di tipo sud-sud tra Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia[18].
Alla luce dei principali spunti forniti dalla revisione, i ministri hanno definito gli orientamenti per il futuro, individuando le attività che vanno modificate o aggiornate per rilanciare il partenariato nei seguenti settori: pace, sicurezza, stabilità, governance e democrazia; sviluppo sostenibile e riforme[19]; scambi culturali e istruzione; giustizia, sicurezza, migrazione e integrazione sociale. Tra gli orientamenti di carattere generale si segnala che:
· per incrementare prosperità e sicurezza e per garantire una migliore qualità della vita nella regione, i ministri hanno incaricato gli alti funzionari di definire obiettivi concordati sui temi citati;
· si auspica un maggiore coinvolgimento dei paesi partner nei programmi dell’UE e un adeguamento delle risorse finanziarie, che tenga conto dell’importanza annessa ai paesi del bacino sud del Mediterraneo;
· i ministri hanno concordato sulla necessità di migliorare i metodi di lavoro e hanno confermato la prassi di una Conferenza ogni 18 mesi a livello di ministri degli affari esteri e di una conferenza informale intermedia;
· i ministri si prefiggono di incoraggiare le autorità libiche a compiere i passi necessari per aderire al partenariato.
Come anticipato, il decimo anniversario dell’adozione della Dichiarazione di Barcellona è stato celebrato il 27 e 28 novembre 2005 a Barcellona con una Conferenza straordinaria dei Capi di Stato e di Governo dei paesi euro-mediterranei.
Il Vertice è stato dedicato ad una riflessione sul processo di Barcellona e ha portato a risultati contrastanti. I partner euromediterranei non sono riusciti ad approvare una dichiarazione su una visione comune, come era nelle previsioni, e le conclusioni sono state affidate ad una dichiarazione della Presidenza.
E’ stato invece raggiunto l’accordo su un programma quinquennale di lavoro e su un codice di condotta nella lotta al terrorismo.
Nell’adottare il programma di lavoro, i partner hanno concordato su diversi temi, fra i quali: l’istituzione di un fondo per la governance, per sostenere ed accompagnare le riforme politiche; la liberalizzazione del mercato dei servizi e dei prodotti agricoli; la lotta all’immigrazione illegale, aumentando le risorse per l‘istruzione e promuovendo l’uguaglianza di genere; il rafforzamento del ruolo della società civile e il miglioramento dell’interazione tra governi e parlamenti.
In occasione del decimo anniversario del processo di Barcellona, il 20 e 21 novembre 2005 si è tenuta a Rabat una riunione straordinaria dell’Assemblea Parlamentare euromediterranea. I dibattiti sono stati dedicati, oltre che ai temi del processo di Barcellona, all’attuazione del partenariato strategico dell’UE con il Mediterraneo e il Medio Oriente, alla politica di vicinato, all’immigrazione e alle prospettive di integrazione regionale.
Anche il Parlamento europeo si è espresso sull’andamento del partenariato euromediterraneo a dieci anni dalla sua istituzione, approvando il 27 ottobre 2005 una risoluzione nella quale, pur segnalando i risultati positivi ottenuti in questi anni, chiede che l’attuazione della dichiarazione di Barcellona venga adeguata e potenziata. Il PE condivide l’opinione secondo cui, anche se il partenariato non ha ancora realizzato i benefici previsti e non ha contribuito, come avrebbe potuto, all’abbassamento delle tensioni nella regione, esso può essere migliorato e resta dunque il quadro indicato per la politica mediterranea dell’Unione europea.
Tra le questioni considerate cruciali, il Parlamento europeo segnala: lo sviluppo della democrazia; una maggiore partecipazione di tutti i partner mediterranei al processo decisionale nel quadro del partenariato; il miglioramento del dialogo culturale e religioso come forma di lotta al terrorismo; una maggiore cooperazione in tema di gestione dei flussi migratori e di inserimento sociale degli immigrati; la promozione della presenza delle donne; l’integrazione nel processo di cooperazione economica dei criteri dello sviluppo sostenibile, della coesione sociale e della protezione ambientale; la promozione del rispetto dei diritti umani.
Il Parlamento europeo è tornato sull’argomento il 15 marzo 2007, approvando una risoluzione sulla creazione di una zona di libero scambio euromediterranea (ZLS) in cui deplora anzitutto che gli obiettivi principali del processo di Barcellona «siano ancora lungi dall'essere conseguiti», lamentando inoltre che l'assistenza tecnica e finanziaria concessa dall'Unione europea, pur non essendo trascurabile, «non sia stata all'altezza degli obiettivi e delle ambizioni», in particolare per quanto riguarda i capitoli socioculturali e il sostegno alle economie locali. Nel ribadire poi la preoccupazione «per la mancanza di una chiara definizione della politica mediterranea dell'Unione europea», i deputati sottolineano la necessità che il processo di integrazione euromediterraneo divenga nuovamente una priorità politica dell'UE.
Inoltre il PE:
· invita Commissione, Stati membri dell'Unione europea e paesi partner a rilanciare il processo di Barcellona, accordando priorità alla costituzione di un vero e proprio spazio socioeconomico euromediterraneo;
· insiste sulla necessità di riconoscere ai paesi partner «il diritto di controllare il ritmo della loro apertura commerciale e le loro strategie nazionali di sviluppo economico e sociale»;
· sottolinea l'importanza che rivestono l'integrazione regionale e il potenziamento degli scambi commerciali Sud-Sud;
· ricorda che la creazione di una zona di libero scambio economico e commerciale nel Mediterraneo «è indissociabile» da un impegno politico volto a garantire la pace, la democratizzazione, il rispetto dei diritti umani, la parità di genere e la promozione del dialogo interculturale e interreligioso;
· sottolinea che le regole del commercio non devono violare la legislazione sociale internazionale;
· ritiene che, «sebbene non esistano ancora le condizioni», la ZLS dovrebbe essere integrata con la «graduale e condizionata» concessione della libera circolazione dei lavoratori, «tenendo conto della situazione del mercato del lavoro europeo e delle attuali riflessioni della comunità internazionale sui legami intercorrenti fra migrazione e sviluppo»;
· reputa urgente dar vita a modalità giuridiche e amministrative atte ad agevolare la concessione dei visti, specie per gli operatori del partenariato euromediterraneo, gli studenti, gli universitari e gli operatori socioeconomici.
Il 5 e 6 novembre 2007 si è tenuta a Lisbona la nona Conferenza dei ministri degli affari esteri euromediterranei, alla quale hanno partecipato, oltre ai paesi membri del processo di Barcellona, anche i rappresentanti dell’Assemblea parlamentare euromediterranea, della Banca europea per gli investimenti, di Euromesco[20] e della Fondazione Anna Lindh. In qualità di osservatori hanno partecipato, oltre alla Libia, anche i segretari generali della Lega araba e dell’Unione del Maghreb Arabo. La Conferenza di Lisbona ha formalizzato l’adesione di Albania e Mauritania al processo di Barcellona.
In preparazione della conferenza, il 17 ottobre 2007 la Commissione ha presentato la comunicazione “Il partenariato euromediterraneo: promuovere la cooperazione regionale per sostenere la pace, il progresso e il dialogo interculturale”[21].La comunicazione ha lo scopo di esaminare i progressi realizzati nel corso del 2007 nell'attuazione delle iniziative definite dalla conferenza di Tampere[22] e presentare proposte per il 2008.
Secondo quanto rilevato dalla Commissione, il 2007 è stato un anno di notevole attività per il partenariatoeuro mediterraneo: il lavoro effettuato nei tre capitoli della cooperazione (dialogo politico, cooperazione economica, dimensione culturale e umana) è stato considerevole e il dialogo politico bilaterale ha continuato a contribuire all'avanzamento della cooperazione regionale in vari settori. Anche il 2008, secondo la Commissione, si prospetta come un anno importante per l'attuazione delle priorità definite al vertice di Barcellona e per l’avvio di nuove (ad esempio, il potenziamento della Fondazione Anna Lindh e promozione del dialogo interculturale; inaugurazione di un nuovo partenariato sul turismo; sviluppo di un approccio più sistematico alla cooperazione in campo occupazionale; potenziamento della cooperazione sulle questioni sanitarie).
Anche sulla base della comunicazione della Commissione, i ministri degli esteri hanno valutato l'attuazione del programma di lavoro quinquennale adottato dal vertice di Barcellona nel 2005 e definito le priorità per il 2008, discutendo su come portare avanti tale programma di riforme per produrre risultati concreti.
Tra le attività concordate per il 2008 si prevede:
Dal 1995 al 2006 l’Unione europea ha sostenuto l’attuazione del partenariato euromediterraneo attraverso il programma MEDA[25], che riuniva in una gestione unitaria il finanziamento delle misure di cooperazione tecnica e finanziaria a favore dei paesi mediterranei. La maggior parte delle risorse MEDA veniva erogata ai partner su base bilaterale, il resto (circa il 15% del totale) era destinato ad attività regionali di cui potevano beneficiare tutti i partner. La dotazione totale del programma MEDA per l’intero periodo è stata di 8.785 milioni di euro.
A partire dal 2007, nel quadro delle nuove prospettive finanziarie 2007-2013, l’assistenza ai paesi del partenariato euromediterraneo viene fornita attraverso un nuovo strumento, denominato strumento europeo di vicinato e partenariato (anche detto ENPI) destinato alla frontiera esterna dell’UE allargata. Tale strumento sostituisce i programmi geografici e tematici esistenti, compreso il programma MEDA. Una componente specifica e innovativa di questo strumento consiste nella cooperazione transfrontaliera, la quale interessa regioni degli Stati membri e dei paesi vicini che condividono una frontiera comune. Il regolamento istitutivo del nuovo strumento è stato approvato dal Consiglio del 17 ottobre 2006, a seguito di un accordo raggiunto con il Parlamento europeo in prima lettura. Il nuovo strumento ha una dotazione finanziaria di 11 miliardi di euro per l’intero periodo.
Il 7 marzo 2007 la Commissione ha presentato il documento strategico regionale 2007-2013 e il programma indicativo regionale 2007-2010, in cui sono indicate le priorità dell’assistenza fornita dall’UE a livello regionale nel quadro dell’ENPI[26]. Sulla base delle iniziative concordate con i partner nel contesto del Partenariato euromediterraneo e della PEV, nonché della situazione dei paesi del bacino meridionale del Mediterraneo, i 343 milioni di euro resi disponibili a livello regionale per gli anni 2007-2010 saranno concentrati nei seguenti settori:
· giustizia e sicurezza, per contribuire alla costruzione di capacità in materia di protezione civile e di gestione delle crisi e per rafforzare la cooperazione nella lotta alla migrazione clandestina e nella gestione dei flussi migratori;
· sviluppo economico sostenibile, per fornire assistenza tecnica e politica nella conclusione di accordi di libero scambio fra i partner mediterranei; per incoraggiare la cooperazione interregionale in materia di reti (trasporti, telecomunicazioni, energia) e per sostenere le iniziative di tutela del Mar Mediterraneo;
· sviluppo sociale e scambi culturali, per promuovere il dialogo culturale e la partecipazione della società civile al partenariato euromediterraneo e per potenziare il ruolo dei media negli scambi culturali.
Nella stessa occasione la Commissione ha presentato i documenti strategici nazionali e le relative dotazioni finanziarie per gli anni 2007-2010 per Algeria (220 milioni di euro), Egitto (558 milioni di euro), Giordania (265 milioni di euro), Israele (14 milioni di euro), Libano (187 milioni di euro), Marocco (654 milioni di euro), Siria (130 milioni di euro) e Tunisia (300 milioni di euro).
La promozione della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituisce uno dei principali obiettivi delle politiche esterne dell’UE.
L’Unione europea ha, con tutti i paesi con cui intrattiene relazioni, un dialogo politico con un grado diverso di ufficialità. In molti casi il dialogo sui diritti umani e la democrazia è assicurato dalla clausola sugli “elementi essenziali”, che dal 1992 figura in tutti gli accordi conclusi dalla Comunità con i paesi terzi e che si applica attualmente a più di 120 paesi. Qualora l’accordo in vigore non contempli tale clausola, il dialogo politico deve essere improntato alle disposizioni del Trattato, relative ai diritti umani ed alla democrazia. La clausola sugli “elementi essenziali” stabilisce che il rispetto dei diritti fondamentali e dei principî democratici, sancito nella Dichiarazione universale dei diritti umani, informa le politiche interne ed esterne delle Parti e costituisce un elemento essenziale dell’accordo.
I diritti umani e le libertà fondamentali costituiscono una parte integrante ed essenziale del quadro che disciplina le relazioni tra l’Unione europea e i partner mediterranei, sia nel contesto regionale del partenariato euromediterraneo, sia nell’ambito degli accordi bilaterali di associazione.
Il 21 maggio 2003 la Commissione europea ha adottato la comunicazione[27] “Imprimere un nuovo impulso alle azioni dell’UE coi partner mediterranei nel campo dei diritti umani e della democratizzazione”, nella quale esamina la situazione nei paesi partner e propone dieci raccomandazioni concrete per potenziare il dialogo tra l’UE e i suoi partner mediterranei e la cooperazione finanziaria dell’UE nelle questioni relative ai diritti umani. L'esecuzione delle raccomandazioni era rafforzata da tre livelli di complementarità:
Le dieci raccomandazioni puntavano a:
· potenziare la componente dei diritti umani nei rapporti bilaterali, attraverso l’inclusione sistematica del tema in tutti i dialoghi politici istituzionalizzati con i partner mediterranei, l’istituzione di sottogruppi tecnici; il potenziamento della cooperazione in questioni quali le riforme giuridiche, la libertà di espressione e di associazione e i diritti delle donne;
· rendere più efficaci gli strumenti esistenti, dedicando alla questione dei diritti umani una maggiore attenzione al momento della definizione degli orientamenti della cooperazione e della stesura dei documenti di strategia e dei programmi indicativi a livello regionale e nazionale;
· incrementare la competenza dell’UE, migliorando la documentazione sui settori chiave connessi ai diritti umani di ogni paese mediterraneo, potenziando la cooperazione tra le delegazioni della Commissione e le ambasciate degli Stati membri in tali paesi, organizzando riunioni di esperti e contatti periodici con la società civile;
· introdurre nuovi strumenti, quali piani d'azione nazionali e regionali dedicati al rispetto dei diritti umani ogniqualvolta i paesi partner vogliano sviluppare un'ulteriore cooperazione nel settore. Questi piani potranno focalizzarsi, per esempio, sui diritti delle donne o sulla cooperazione nel campo della giustizia;
· migliorare il quadro generale delle elezioni nei vari paesi della regione, sfruttando le sinergie tra gli strumenti di osservazione e di sostegno elettorale esistenti (dialogo politico, MEDA, Iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani).
[1] I funzionari distaccati saranno retribuiti dalle rispettive amministrazioni, mentre le spese correnti del segretariato (personale di sostegno, materiale, ecc.) saranno coperte per metà dall'UE e per metà dai partner mediterranei.
[2] I paesi euromediterranei hanno accesso al programma europeo Erasmus mundus (2004–2008), istituito nel 2003, con l’obiettivo di aumentare la qualità dell'istruzione superiore europea, favorendo la cooperazione con i paesi terzi, al fine di migliorare il grado di attrattiva dell'istruzione superiore in Europa. Il programma è attuato mediante cinque azioni diverse: master; borse di studio; partenariati con gli istituti d'istruzione superiore dei paesi terzi; attività promozionali; misure di sostegno tecnico. Inoltre, il programma di borse di studio Erasmus Mundus può avvalersi di fondi aggiuntivi, denominati window (finestra), provenienti dal bilancio UE per le relazioni esterne, che consentono di finanziare borse di studio per studenti provenienti da regioni specifiche del mondo. In tale contesto, l’11 dicembre 2006 la Commissione ha reso noto l’avvio di una nuova fase del programma, denominata “Erasmus Mundus External Co-operation Window”, che consiste in un nuovo programma di borse di studio, per l’anno accademico 2007-2008 da attuare in modo complementare al programma principale. L'iniziativa dovrebbe essere inserita, a partire dal 2009, nel nuovo programma Erasmus Mundus II. Quest’ultimo – che dovrebbe essere istituito con l’approvazione della proposta di decisione della Commissione europea (COM(2007)395), in attesa dell’esame in prima lettura da parte del PE – dovrebbe avviare la nuova generazione del programma Erasmus Mundus per il periodo 2009-2013. Tale programma intenderebbe diventare il programma di riferimento dell'UE per la cooperazione con i paesi terzi nel settore della promozione dell'istruzione superiore europea. Il finanziamento previsto, nell’arco di cinque anni, ammonterebbe a poco più di 950 milioni di euro che dovrebbero essere messi a disposizione delle università europee e dei paesi terzi per partecipare assieme a programmi comuni o a partenariati di collaborazione e per concedere borse a studenti europei e di paesi terzi affinché acquisiscano un'esperienza di studio internazionale.
[3] Le basi per la cooperazione nel settore degli audiovisivi sono state poste durante la Conferenza di Salonicco nel 1997, con l’avvio dei programmi Euromed Audiovisual I nel 2000 e Euromed Audiovisual II nel 2006.
[4] Oltre alla Libia, hanno partecipato i presidenti Abdelaziz Bouteflika (Algeria), Zine Ben Ali (Tunisia), Bashar Al Assad (Siria) e Mohamed Ould Cheikh Abdallahi (Mauritania). È stata rilevata invece l'assenza del presidente egiziano, Hosni Moubarak - contestato dai suoi corrispettivi per essere stato designato unilateralmente, da parte del presidente francese, come candidato alla carica di copresidente dell'UpM - e del re del Marocco, rappresentato dal suo primo ministro, Abass El Fassi. Gli altri assenti erano il re di Giordania, il nuovo presidente libanese, in fase di insediamento come capo dello Stato eletto recentemente, e, infine, il presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas.
[5] Malta e Cipro, che partecipavano al partenariato euromediterraneo, sono dal 1° maggio 2004 membri dell’Unione europea.
[6] Si sono tenute nove Conferenze ministeriali euromediterranee: a Barcellona nel 1995, a Malta nel 1997, a Stoccarda nel 1999, a Marsiglia nel 2000, a Valencia nel 2002, a Napoli nel 2003, a Lussemburgo nel 2005, a Tampere nel novembre 2006 e a Lisbona il 5 e 6 novembre 2007; incontri informali di medio termine hanno avuto luogo a Palermo nel 1998, a Bruxelles nel 2001, a Creta nel 2003, a Dublino nel maggio 2004 e a l’Aja nel novembre 2004.
[7] Allo stato attuale sono in vigore gli accordi con Tunisia (1° marzo 1998), Marocco (1° marzo 2000), Israele (1° giugno 2000), Giordania (1° maggio 2002), Egitto (1° giugno 2004), Algeria (1° settembre 2005), Libano (1° aprile 2006) e l’accordo interinale d’associazione sugli scambi e la cooperazione con l’Organizzazione per la liberazione della Palestina a vantaggio dell’Autorità palestinese (1° luglio 1997). Con la Turchia è in vigore dal 1964 un accordo di associazione, cosiddetto di prima generazione, superato dallo status di paese candidato della Turchia. Il negoziato con la Siria è stato concluso il 19 ottobre 2004. Il 17 dicembre 2004 la Commissione ha presentato una proposta di decisione del Consiglio relativa alla firma dell’accordo (COM (2004) 808) che è ancora in attesa di esame.
[8] COM (2003) 610 per preparare il Vi incontro euromediterraneo dei ministri degli esteri , Napoli 2-3 dicembre 2003, (Barcellona VI).
[9] La nuova Commissione permanente si aggiunge alle tre già esistenti: Commissione politica, di sicurezza e dei diritti umani; Commissione economica, finanziaria, per gli affari sociali e l'istruzione; Commissione per la promozione della qualità della vita, degli scambi umani e della cultura.
[10] La sede della fondazione è stata concordata durante la Conferenza di medio termine dei ministri degli affari esteri euromediterranei, tenutasi a Dublino il 5 e 6 maggio 2004. Nel documento finale i ministri euro mediterranei, citando le sedi proposte da Cipro, Italia e Malta, affermano che la fondazione terrà conto in maniera particolare delle attività euromediterranee di questi paesi.
[11] La fondazione è una rete di 37 reti nazionali. Il Governo di ciascun paese euromediterraneo ha infatti indicato un’organizzazione o istituzione con il ruolo di capofila della rete nazionale.
[12] Per dare visibilità al decimo anniversario del Partenariato, i ministri degli affari esteri euromediterranei riuniti a l’Aja il 29 e 30 novembre 2004 hanno deciso di dichiarare il 2005 anno del Mediterraneo.
[13] Alla Conferenza hanno partecipato, in qualità di osservatori, anche i rappresentanti di: Bulgaria, Lega Araba, Libia, Mauritania, Romania e Unione del Maghreb Arabo.
[14]Rete di cooperazione tra istituzioni di politica estera.
[15]Rete di cooperazione tra istituti economici.
[16] COM (2005) 109.
[17] Il Processo di Agadir è una iniziativa sub-regionale lanciata nel maggio 2001 da Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia con l’obiettivo di stabilire una zona di libero scambio tra i paesi Euromed maggiormente in linea con i requisiti degli Accordi di associazione.
[18] L’iniziativa, sostenuta dall’UE sia dal punto di vista finanziario sia da quello tecnico, rappresenta un’importante esperienza da estendere agli altri partner e apre nuove prospettive all’integrazione della regione.
[19] Facendo seguito alle raccomandazioni approvate dalla Conferenza in materia di liberalizzazione del mercato agricolo, il 14 novembre 2005 il Consiglio dell’UE ha autorizzato la Commissione ad avviare i negoziati con i paesi euromediterranei per ampliare ulteriormente gli scambi di prodotti agricoli freschi e trasformati e di prodotti della pesca. L’obiettivo è quello di conseguire una più ampia liberalizzazione entro il 2010, come previsto dalla dichiarazione di Barcellona.
[20] Rete di cooperazione tra istituzioni di politica estera.
[21] COM (2007) 598.
[22] Nel corso dell’ottava Conferenza tenutasi a Tampere il 27 e 28 novembre 2006, i ministri degli affari esteri euromediterranei, dopo aver esaminato il lavoro realizzato nel corso del 2006, hanno concordato, nell’ambito del programma quinquennale, le iniziative da tenere nel corso del 2007. In quella occasione, al fine di rafforzare il dialogo politico, i ministri degli esteri euromediterranei hanno concordato di incontrarsi regolarmente alla fine di ogni anno, anche con l’obiettivo di definire le priorità del piano d’azione quinquennale per l’anno avvenire.
[23] All’inizio del 2008 la Commissione dovrebbe avviare con alcuni dei partner euromediterranei negoziati volti a concludere protocolli bilaterali in materia di servizi e diritto di stabilimento. L’obiettivo è quello di arrivare alla progressiva liberalizzazione entro il 2010.
[24] I negoziati avviati a Marrakech nel marzo 2006, in occasione della conferenza ministeriale sul commercio, hanno già fatto buoni progressi con alcuni dei partner euromediterranei.
[25] Regolamento (CE) n. 1488/96 del Consiglio, come modificato dal Regolamento (CE) n. 2698 (2000) del 27 novembre 2000.
[26] Nella stessa occasione la Commissione ha presentato i documenti strategici nazionali per Algeria, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Siria e Tunisia.
[27] COM (2003) 294.
[28] Il programma MEDA (2000-2006) era finalizzato alla gestione unitaria del finanziamento delle misure di cooperazione tecnica e finanziaria a favore dei paesi mediterranei (vedi paragrafo precedente La cooperazione finanziaria). Il capitolo di bilancio l’Iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani, istituito nel 1994 su impulso del PE, comprendeva i finanziamenti relativi alla promozione dei diritti umani, alla democratizzazione e alla prevenzione dei conflitti. Era complementare ai programmi comunitari e poteva essere attuato con la collaborazione di partner diversi, in particolare con le organizzazioni non governative (ONG) e le organizzazioni internazionali. Con le nuove prospettive finanziarie 2007-2013 l’Iniziativa europea è stata sostituita dallo strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (Regolamento (CE) n. 1889/2006, del 20 dicembre 2006).