Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||
Titolo: | L'esercizio dell'azione penale | ||
Serie: | Materiali di legislazione comparata Numero: 5 | ||
Data: | 24/09/2008 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | II-Giustizia |
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Camera dei deputati
XVI LEGISLATURA
Materiali di legislazione comparata
L’ESERCIZIO DELL’AZIONE PENALE
N. 5 - Settembre 2008
Ufficio Legislazione Straniera
SIWEB
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File:MLC16005
Indice
Titolarità e avvio dell’azione penale
Status giuridico e organizzazione del pubblico ministero
Status giuridico e organizzazione del Pubblico ministero
L'organizzazione delle procure
Il Crown Prosecution Service e l’esercizio dell’azione penale
Diritto e titolarità dell'azione penale
Status giuridico e organizzazione del pubblico ministero
Gerichtsverfassungsgesetz - GVG
The Code for Crown Prosecutors
Ley de Enjuiciamiento Criminal
Schede di sintesi
Titolarità e avvio dell’azione penale
In Francia l’esercizio dell’azione penale (action publique) spetta al pubblico ministero, l’istruttoria del processo al giudice istruttore e il giudizio ad un collegio giudicante o ad un giudice monocratico. [1]
In particolare, viene prevista una distinzione fra il procedere penalmente e la successiva istruzione. Al pubblico ministero è riconosciuta la prima funzione, mentre al giudice istruttore è attribuita la seconda funzione.
Il procuratore della Repubblica avvia l’azione penale investendo il giudice istruttore con una requisitoria introduttiva (réquisitoire à fin d’informer). Relativamente ai reati per i quali l’istruzione non è obbligatoria, sono anche possibili la citazione diretta e procedure semplificate come l’avvertimento seguito da comparizione volontaria, la convocazione mediante processo verbale e la comparizione immediata dinanzi al Tribunal correctionnel.
La vittima può far avviare l’azione penale, secondo le modalità che si vedranno nel seguito.
Iniziando dal pubblico ministero, egli ha il monopolio dell’azione penale, ne valuta i presupposti legali e l’opportunità dell’esercizio (artt. 31 e 40 Code de procédure pénale, nel seguito Cpp). Solo in casi eccezionali stabiliti dalla legge tale potere spetta a soggetti diversi, quali ad esempio la pubblica amministrazione in materia di reati che hanno un contenuto fiscale.
Come dispone l’art. 1 Cpp, quindi: “L’azione penale per l’applicazione delle pene è avviata ed esercitata dai magistrati o dai funzionari cui è affidata dalla legge.
“Tale azione può essere avviata anche dalla parte lesa, alle condizioni determinate dal presente codice”.
Entrando nei dettagli, l’art. 40-1 Cpp recita:
“Qualora giudichi che i fatti portati a sua conoscenza (…) costituiscono un reato commesso da una persona di cui siano certi l’identità e il domicilio (…), il procuratore della Repubblica territorialmente competente decide se è opportuno:
1. avviare l’azione penale,
2. applicare un procedimento alternativo all’azione penale ai sensi degli artt. 41-1 e 41-2;
3. o archiviare il procedimento quando ciò sia giustificato dalle circostanze particolari legate alla commissione dei fatti”. Tale archiviazione prende il nome di classement sans suite.
In Francia vige quindi il principio della facoltatività dell’azione penale (opportunité des poursuites), in opposizione al principio della sua obbligatorietà (légalité des poursuites).
La facoltà di archiviare è completata da due altri articoli del Cpp:
- art. 40-2, secondo comma: “Se decide di archiviare il procedimento, il procuratore della Repubblica informa [i querelanti, le vittime, se identificate, e l’autorità denunciante] della sua decisione, indicando le ragioni giuridiche o di opportunità che la giustificano”;
- art. 40-3: “Chiunque abbia denunciato fatti al procuratore della Repubblica può presentare ricorso presso il procuratore generale avverso la decisione di archiviazione (…) Il procuratore generale può, ai sensi dell’art. 36, intimare al procuratore della Repubblica di avviare l’azione penale. Se giudica il ricorso infondato, ne informa l’interessato”.
Pertanto, “l’archiviazione è provvedimento di natura amministrativa, emesso solo dal pubblico ministero e sottratto ad ogni controllo giurisdizionale, contro il quale può proporsi solo il ricorso gerarchico al procuratore generale”.[2] Come si è visto in precedenza, in ogni caso, esso deve essere motivato e notificato.
L’archiviazione ha natura provvisoria, per cui l’azione penale può essere avviata fino al termine del periodo di prescrizione se, ad esempio, emergono elementi nuovi rispetto a quelli giustificativi della decisione.
Inoltre l’azione penale può essere indirettamente avviata dalla persona lesa, se il pubblico ministero non ha ancora preso una decisione o dopo aver adottato la decisione di archiviazione, ma solo attraverso lo strumento della querela con costituzione di parte civile (art. 85 Cpp).
In tale querela, indirizzata al giudice istruttore, la persona lesa esprime la sua volontà di costituirsi parte civile e di chiedere il risarcimento dei danni. Il giudice istruttore la trasmette al procuratore della Repubblica che formula, in linea di massima, un réquisitoire à fin d’informer.
Infatti, secondo l’art. 86 Cpp: “Il procuratore della Repubblica può trasmettere al giudice istruttore una requisitoria di non istruire solo se, per cause riguardanti la stessa azione penale, i fatti non possono legalmente comportare il suo avvio o se, pur dimostrati i fatti, essi non costituiscono una fattispecie penale. Il procuratore della Repubblica può formulare una requisitoria di non luogo anche se è accertato in maniera manifesta, eventualmente a seguito delle indagini compiute dopo il deposito della querela, che i fatti denunciati dalla parte civile non sono stati commessi. Se il giudice istruttore ignora tale requisitoria, ha l’obbligo di statuire con ordinanza motivata.”
Quanto ai provvedimenti alternativi all’azione penale, detti anche “terza via”, essi sono di 6 diversi tipi (art. 41-1 Cpp) e vengono disposti dal procuratore della Repubblica prima della sua decisione sull’azione penale, attraverso lo strumento dell’archiviazione condizionata (classement sans suite sous condition). A titolo di esempio: il richiamo agli obblighi di legge rivolto all’autore dei fatti, l’invito a mettersi in regola o a riparare il danno, la mediazione fra l’autore e la vittima (la cosiddetta médiation pénale) ecc. L’adozione di uno di questi provvedimenti è condizionata all’idoneità dello stesso a riparare il danno causato alla vittima, a mettere fine all’allarme sociale conseguente al reato o a contribuire alla risocializzazione del suo autore, tutti elementi valutativi a disposizione del pubblico ministero.
In caso di mancata esecuzione del provvedimento alternativo da parte dell’autore dei fatti, il procuratore della Repubblica propone una composizione penale (composition pénale) oppure avvia l’azione penale.
La composizione penale (art. 41-2 Cpp) è un istituto che permette al pubblico ministero, sempreché l’azione penale non sia stata ancora avviata, di proporre ad una persona fisica maggiorenne, che riconosca di aver commesso un reato delittuale punito con ammenda o con detenzione non superiore a 5 anni, di eseguire uno o più fra 17 diversi tipi di provvedimenti sanzionatori (a titolo di esempio: consegna dell’autovettura o della patente per un determinato periodo, svolgimento a favore della collettività di un lavoro non retribuito, partecipazione a stage di formazione presso istituti sanitari, professionali o sociali, divieto di lasciare il territorio nazionale e consegna del passaporto all’autorità competente, non comparizione per un determinato periodo nel luogo dove è stato commesso il reato salvo che egli non vi abbia la residenza, esecuzione di un provvedimento di ingiunzione terapeutica ecc.). Se la vittima è stata identificata e il pregiudizio non è stato riparato, il procuratore della Repubblica deve anche proporre all’autore dei fatti di riparare il danno entro un termine massimo.
Il procedimento di composizione penale è applicabile anche ai reati contravvenzionali (art. 41-3 Cpp), seppur a condizioni meno gravose di quelle previste per i reati delittuali, mentre è inapplicabile ai reati di rango criminale.
Infine, se la persona non accetta la composizione penale o non la esegue integralmente, il procuratore della Repubblica avvia l’azione penale.
Status giuridico e organizzazione del pubblico ministero
Il pubblico ministero è un magistrato a tutti gli effetti e, durante la sua carriera, può esercitare funzioni sia negli uffici giudicanti (magistrats du siège, o magistrature assise) sia negli uffici requirenti (magistrats du parquet, o magistrature debout), a condizione che non riguardino lo stesso procedimento o, comunque, gli stessi fatti.
La formazione dei magistrati avviene presso l’Ecole nationale de la magistrature, scuola dipendente dal Ministero della giustizia, alla quale si accede con un concorso unico, senza differenza tra magistrati giudicanti e magistrati requirenti. Del tutto analogo è anche il reclutamento.
Gli uffici del pubblico ministero sono istituiti presso le diverse istanze della giurisdizione penale: i procureurs de la République presso i Tribunaux correctionnels, i procureurs généraux presso le Corti d’appello e la Corte di cassazione, legati fra loro da un stretto rapporto gerarchico.
La legge n° 2004-204, del 9 marzo 2004, recante adattamento della giustizia all’evoluzione della criminalità (cosiddetta “legge Perben II”, dal nome del Guardasigilli), ha rafforzato ulteriormente questa tradizionale subordinazione gerarchica fra i vari livelli del pubblico ministero da un lato, fra questo e il Ministro della giustizia dall’altro, con importanti conseguenze anche sull’esercizio dell’azione penale.
Al vertice è posto il Guardasigilli che ha piena autorità, pur non facendo parte del pubblico ministero, sul procuratore generale presso la Corte di cassazione, sui procuratori generali delle Corti d’appello e sui procuratori della Repubblica.
Ai sensi dell’art. 30 Cpp:
“Il Ministro della giustizia conduce la politica in materia di azione penale determinata dal Governo e garantisce la coerenza della sua applicazione sul territorio della Repubblica.
“A tal fine, indirizza ai magistrati del pubblico ministero istruzioni generali in materia di azione penale.
“Egli può denunciare al procuratore generale i reati di cui ha conoscenza e intimargli, con istruzioni scritte e inserite nel fascicolo del procedimento, di avviare o di far avviare l’azione penale o di presentare alla giurisdizione competente le requisitorie scritte che il Ministro giudicherà opportune”.
Questo articolo è stato introdotto dalla citata legge di riforma del 2004. Il Conseil constitutionnel, nel validarne la costituzionalità, ha affermato, nella sua decisione 2004-492 DC, che esso poggia sulla “concezione francese della separazione dei poteri” e che “l’autorità giudiziaria comprende sia la magistratura giudicante che quella requirente”. Del tutto peculiari all’esperienza francese sono infatti i rapporti costituzionali fra potere giudiziario (o meglio “autorità giudiziaria”, come si esprime la Costituzione) e potere esecutivo, nel senso che i soli magistrati giudicanti si vedono riconosciuta, costituzionalmente (art. 64, comma quarto), oltre all’indipendenza, anche l’inamovibilità, mentre per la magistratura requirente non sussiste alcuna garanzia costituzionale in tal senso ed anzi, ai sensi dell’art. 5 dell’ordinanza del 22 dicembre 1958 sullo stato giuridico della magistratura, “i magistrati del parquet sono posti sotto la direzione e il controllo dei loro capi gerarchici e sotto l’autorità del Guardasigilli, ministro della giustizia. In udienza, la loro parola è libera”.
A ciò si aggiunga che il Conseil supérieur de la magistrature è costituito da due diverse sezioni, una competente per il siège, presieduta dal Primo presidente della Corte di cassazione, e l’altra competente per il parquet, presieduta dal Procuratore generale della Corte di cassazione, diversamente composte e con differenti attribuzioni, in quanto per la magistratura giudicante la sezione competente esercita – in materia di provvedimenti amministrativi e disciplinari – un vero e proprio potere decisionale, mentre al contrario in ordine ai predetti provvedimenti la sezione competente per la magistratura requirente possiede solo poteri consultivi, rimanendo l’adozione degli atti di competenza esclusiva del Ministro della giustizia (previa, se del caso, deliberazione conforme del Consiglio dei ministri).
Tornando al principio della opportunité des poursuites, questa poggia quindi su valutazioni operate dal singolo parquet,ma che possono essere guidate o corrette dal superiore gerarchico, attraverso direttive di natura generale o indicazioni sul singolo caso, proprie o del Ministro, oltre che attraverso circolari del Ministero della giustizia per determinati settori o reati (a titolo di esempio, Circolare n° 2007-2/G4 del 26 gennaio 2007 recante gli orientamenti della politica penale in materia di lotta al fumo).
Entrando nel dettaglio, in base all’art. 35 Cpp, “Il procuratore generale anima e coordina l’azione dei procuratori della Repubblica, sia nella prevenzione e repressione dei reati, sia nella conduzione della politica in materia di azione penale da parte delle procure del suo distretto”.
Inoltre, in base all’art. 36 Cpp, “Il procuratore generale può intimare ai procuratori della Repubblica, con istruzioni scritte e inserite nel fascicolo del procedimento, di avviare o di far avviare l’azione penale o di presentare alla giurisdizione competente le requisitorie scritte che il procuratore generale giudicherà opportune”.
Secondo la dottrina francese né il Ministro della giustizia, né il procuratore generale possono invece, ai rispettivi livelli, vietare di avviare l’azione penale.[3]
Specularmente, in base all’art. 33 Cpp, “Il pubblico ministero è tenuto a prendere le requisitorie scritte conformi alle istruzioni che gli sono impartite ai sensi degli artt. 36, 37 e 44. Sviluppa liberamente le osservazioni orali che ritiene adeguate al bene della giustizia”.
E’ questo il principio la plume est serve, mais la parole est libre, secondo il quale l’obbedienza gerarchica vale solo per gli atti scritti del procedimento, mentre è libera l’esposizione orale dell’accusa in dibattimento da parte del pubblico ministero.
La dottrina osserva che “razionalmente considerato il principio di libertà ha scarso rilievo, poiché non può eludere i limiti derivanti dalla gerarchia: nella prassi francese trova comunque grandissimo riconoscimento, cosicché la sua area di concreta operatività è molto più ampia del suo significato teorico”.[4]
Invece, secondo la dottrina, “ Il procuratore generale non può mai avocare a sé le funzioni di un procuratore della Repubblica recalcitrante, né sostituirsi a questo, a ciò contrapponendosi il potere proprio del funzionario di rango inferiore. Per le stesse ragioni il Ministro della giustizia non può avocare a sé, in caso di passività o disubbidienza, le funzioni del procuratore generale, né sostituirsi a questo, tanto più quando si consideri che il Ministro della giustizia non è organo del pubblico ministero”.[5] In questi casi può configurarsi una responsabilità disciplinare in capo al procuratore della Repubblica, oltre al fatto che il procuratore generale, valendosi dell’art. 37, comma primo, che gli attribuisce poteri direttivi sull’intero pubblico ministero, può indirizzare ordini direttamente ai sostituti.
Infine, devono essere citati i casi in cui l’azione penale non può essere avviata se prima non intervengono alcune condizioni fissate dalla legge: azione penale subordinata a querela preventiva (es. diffamazione), azione penale subordinata ad un parere o ad un atto di determinate autorità (es. parere dell’Autorità dei mercati finanziari per il reato di insider trading, denuncia del Ministero della difesa per i reati militari in tempo di pace), azione penale subordinata ad una messa in mora (es. reati in materie di igiene e sicurezza del lavoro).
Status giuridico e organizzazione del Pubblico ministero
Il pubblico ministero inteso quale ufficio pubblico, organizzato stabilmente presso le corti di giustizia ed avente quale compito principale l’esercizio dell’azione penale, è un istituto che è stato introdotto in Germania nel XIX secolo sul modello francese.
I funzionari del pubblico ministero sono pubblici impiegati (Beamten) per i quali è previsto il possesso dei medesimi requisiti culturali e professionali di tutte le professioni legali (giudici, avvocati, notai). Il percorso di formazione è infatti unico ed è volto a fornire l'adeguata preparazione tecnica a giuristi destinati ad operare nei diversi ambiti dell'ordinamento. Ma lo status giuridico e le carriere dei magistrati requirenti sono separate rispetto alla magistratura giudicante.
In ragione dell'ordinamento federale dello Stato, l'amministrazione della giustizia compete, di norma, ai Länder. Pertanto mentre il Procuratore generale ed i magistrati della procura presso la Corte federale di cassazione si considerano “funzionari federali”, sono “funzionari dei Länder” i magistrati di tutte le altre procure regolate da leggi approvate dai Länder stessi.
Lo status e l’organizzazione del pubblico ministero (Staatsanwaltschaft) sono disciplinati dagli articoli da 141 a 152 della legge federale sull’ordinamento giudiziario (Gerichtsverfassungsgesetz - GVG) del 12 settembre 1950. Le sue funzioni, invece, sono specificate dalle norme del Codice di procedura penale (Strafprozeßordnung – StPO).
Ai sensi dell’articolo 150 della GVG, il pubblico ministero, nell’espletamento delle sue funzioni d’ufficio, è un organo autonomo rispetto alla magistratura giudicante. Il pubblico ministero, infatti, non è considerato parte nel processo penale e la sua funzione è di cercare gli elementi di prova sia a carico sia a discarico dell’indagato (art. 160, comma 2, StPO). Egli, dunque, è tenuto a un rigoroso rispetto dell’imparzialità (art. 296, comma 2, StPO).
La legge federale sull’ordinamento giudiziario prevede la costituzione di un pubblico ministero presso ogni ufficio giudiziario (articolo 141 GVG). La funzione del pubblico ministero è esercitata: presso la Corte federale di cassazione (Bundesgerichtshof) dal procuratore generale federale (Generalbundesanwalt) e da uno o più procuratori federali; presso le Corti di appello e i tribunali da uno o più pubblici ministeri e presso le preture (Amtsgerichten) da uno o più pubblici ministeri o procuratori (articolo 142, comma 1, GVG). La competenza territoriale del pubblico ministero corrisponde alla competenza territoriale del tribunale (articolo 143, comma 1, GVG).
La collocazione istituzionale del pubblico ministero (Staatsanwalt) nell'ordinamento tedesco è stata oggetto di particolare riflessione dottrinale e giurisprudenziale. La dottrina e la giurisprudenza prevalenti tendono a definire tale figura come "un organo sui generis di amministrazione della giustizia" (Organ der Rechtspflege sui generis), non riconducibile a quanto la Legge fondamentale (Grundgesetz – GG) enuncia in tema di giurisdizione e la cui attività si svolge in un ambito operativo distinto da quello della magistratura giudicante, secondo un'organizzazione gerarchico-amministrativa a struttura piramidale.
Un orientamento minoritario vede, invece, nel pubblico ministero un organo dell’ordinamento giudiziario e lo inquadra nel potere giudiziario di cui al Titolo IX della Legge fondamentale, attribuendo ad esso i requisiti e le garanzie costituzionalmente previsti riguardo agli organi giurisdizionali.
L'organizzazione delle procure
La procura generale presso la Corte federale di cassazione (Bundesanwaltschaft) collabora all’espletamento della funzione istituzionale della Corte medesima, concorrendo a garantire la corretta e uniforme interpretazione della legge e del diritto, ma di regola non esercita l’azione penale, né si pone in un rapporto di sovraordinazione gerarchica rispetto alle procure regionali, anche se può assumere il coordinamento di indagini che travalichino la loro giurisdizione territoriale. Ha una competenza esclusiva in materia di reati contro la sicurezza dello Stato e in materia di terrorismo.
Il pubblico ministero è ufficio monocratico organizzato secondo uno schema burocratico e gerarchico. In ciascuna procura la titolarità delle funzioni compete al Procuratore Capo che, di volta in volta, ne delega l'esercizio ai propri sostituti ma che, in ogni fase dell’inchiesta, ha il potere di devoluzione, ossia di avocazione delle indagini e di sostituzione del procuratore incaricato (articolo 145 GVG). Dunque i funzionari addetti all’ufficio del pubblico ministero non operano per poteri propri ma sempre e solo quali rappresentanti del Procuratore capo. In tal modo essi sono legittimati a tutte le funzioni dell’ufficio senza dover dimostrare la sussistenza dell’incarico (articolo 144 GVG). Inoltre, l'articolo 146 GVG prevede espressamente per i magistrati delle procure, l’obbligo di conformarsi alle istruzioni d’ufficio impartite dai superiori. La forma gerarchica e monocratica caratterizza l’ufficio del pubblico ministero non solo nella sua organizzazione interna ma anche nella sua organizzazione esterna, vale a dire con riferimento al legame che intercorre tra gli uffici della pubblica accusa. Mentre la gerarchia interna vincola i singoli funzionari al capo ufficio, nella gerarchia esterna il diritto di vigilanza e direzione gerarchica è esercitato dal Ministro federale della giustizia sul Procuratore generale di cassazione presso la Suprema corte federale, nonché su tutti i procuratori federali; dal Ministro della giustizia dei singoli Länder sugli organi di vertice delle procure presso le Corti d’appello e, infine, dal Procuratore generale presso la Corte d’appello su tutte le procure della circoscrizione (articolo 147 GVG).
L’articolo 147 GVG delinea dunque la struttura gerarchica dello Staatsanwaltschaft tedesco distinguendo anche la gerarchia federale da quella regionale (cioè dei Länder) disegnando così la c.d. doppia “Weisungspyramide”, cioè la parallela esistenza di due distinte “piramidi di direttive” completamente separate ed indipendenti l’una dall’altra.
Spetta al Ministro della giustizia dei singoli Länder la responsabilità di definire le linee guida delle politiche penali, di formulare direttive a carattere generale e di impartire istruzioni agli uffici requirenti. Sempre al Ministro competono quasi tutti i provvedimenti che riguardano lo status dei pubblici ministeri relativi il reclutamento, la progressione di carriera e l’iniziativa disciplinare.
La Legge fondamentale (Grundgesetz – GG) non prevede espressamente il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale (Verfolgungs-und Anklagezwang) che viene tuttavia desunto dal principio di uguaglianza assoluta dei cittadini dinanzi alla legge di cui all'articolo 3 della Legge fondamentale stessa[6] e formalmente disposto dall'articolo 152 del Codice di procedura penale che, al comma 1, introduce l’Offizialprinzip in base al quale lo Stato gode in via di principio del monopolio dell’accusa e, al secondo comma, stabilisce che “il pubblico ministero deve, salvo nei casi in cui la legge dispone altrimenti, esercitare l’azione penale per tutti i reati suscettibili di essere perseguiti, in quanto i fatti siano sufficientemente accertati”. Dunque, il diritto tedesco prescrive al pubblico Ministero di agire d’ufficio non appena si ravvisi l’esistenza di un reato.
Tuttavia tale regola riguarda solo i crimini e i delitti di una particolare gravità. Alla valutazione circa l'esercizio dell'azione penale concorre infatti il cd. principio di opportunità (Opportunitätsprinzip), così come formalmente richiamato dagli articoli 153 e seguenti del Codice di procedura penale.
I casi in cui, nonostante la sussistenza del sospetto di reato, il pubblico ministero può astenersi dal procedere penalmente sono riconducibili a quattro gruppi di ipotesi:
· lievità del reato e mancanza di interesse pubblico all’azione penale (articoli 153, 153c comma 1, numeri 1-3, 154 e 154a StPO);
· possibilità di soddisfare in altro modo l’interesse alla esecuzione della pena (articolo 153a comma 1, numeri 1-6 StPO), ad esempio imponendo obblighi o statuendo prescrizioni per l’autore del reato costringendolo a risarcire i danni alla vittima;
· qualora si vi siano motivi di sicurezza generale dello Stato o rilevanti interessi statali o qualora il reato sia finalizzato a scongiurare un reato di più grave entità (articolo 153e comma 1, 154c, 154d, 154e StPO);
· esercizio dell’azione penale privata sussidiaria da parte della persona lesa dal reato: in tal caso il pubblico ministero può esercitare l’azione penale solo se sussiste un interesse pubblico a procedere penalmente (articoli 376, 377 StPO).
Ai sensi dell’articolo 153 del Codice di procedura penale, in particolare, qualora un reato venga ritenuto di lieve entità e non vi sia interesse pubblico all’azione penale, il pubblico ministero può chiedere l’archiviazione del caso al giudice competente o archiviare autonomamente di propria iniziativa quando ritenga che il fatto non sussista o che non costituisca reato; in tali casi, vi è comunque l'obbligo di accertare con precisione la sussistenza dei presupposti di legge. Al riguardo specifiche direttive in materia di archiviazione sono state emanate tramite circolari amministrative dai Ministeri della giustizia dei vari Länder, al fine di ridurre le possibili disparità conseguenti all’utilizzo di questa flessibilità nell'esercizio dell’azione penale. Laddove l'azione penale non venga esercitata o il caso archiviato, la vittima del reato può comunque esperire un ricorso gerarchico al Capo della Procura e, in caso di esito negativo, rivolgersi alla Corte d’appello, la quale ha il potere di ordinare l’esercizio dell’azione penale e l’apertura di un processo.
La desistenza dal processo penale nei confronti dei reati non particolarmente gravi (articoli 153 e 153a StPO) può avvenire in diverse fasi, sia prima sia dopo l’esercizio dell’azione penale, e assume diverse configurazioni a seconda del reato contestato. In linea generale, se l’azione penale non è stata ancora esercitata l’iniziativa spetta al pubblico ministero mentre se l’azione penale è stata esercitata l’iniziativa spetta al giudice.
Il sistema processuale penale del Regno Unito ha basi tradizionali sulle quali si sono innestati, nel corso degli ultimi venticinque anni, numerosi interventi legislativi. Nel 1985, in particolare, con il Prosecution of Offences Act è stato istituito il Crown Prosecution Service (CPS), organo preposto, in modo imparziale e indipendente, al vaglio delle iniziative assunte in campo penale dalla polizia[7]. La disciplina dei poteri conferiti in materia alla polizia, d'altra parte, è venuta progressivamente definendosi, a partire dal Police and Criminal Evidence Act del 1984 fino al più recente Police Reform Act introdotto nel 2002, secondo un disegno legislativo che ha inteso perseguire sia il rafforzamento delle garanzie della persona sottoposta a indagini, che una maggiore incisività dell'azione repressiva diretta a taluni reati, specialmente di natura sessuale oppure consistenti nei c.d. "comportamenti antisociali"(anti-social behaviours).
Il Crown Prosecution Service e l’esercizio dell’azione penale
La titolarità dell'esercizio dell'azione penale, nell'ordinamento inglese, è dunque condivisa fra la polizia ed il CPS. La prima, soggetta alle direttive del Ministero dell'Interno (Home Office) benché dotata di uno statuto di autonomia, esercita le funzioni tra loro connesse di ricerca degli elementi di prova e di esercizio dell'azione penale, che possono condurre all'archiviazione o all'incriminazione, secondo una valutazione di opportunità compiuta dagli stessi organi di polizia. L'incriminazione può aver luogo mediante notificazione degli addebiti all'accusato in stato di fermo o lasciato in libertà in attesa del giudizio; nel secondo caso il giudice, informato dalla polizia della commissione del reato e qualora l'accusa sia ritenuta fondata, spicca un mandato di comparizione (summons).
Al CPS, competono l'esame delle iniziative della polizia al fine di continuare od interrompere i procedimenti da questa avviati, e l'esercizio, in forma autonoma, della stessa iniziativa penale dinanzi alle magistrates' courts e alle giurisdizioni superiori. L'organo ha altresì il potere di darsi carico o di bloccare i procedimenti penali intentati da privati o da altri organi abilitati ad agire penalmente, come l'Amministrazione delle Dogane (Customs and Excise). Oltre alle funzioni che in altri ordinamenti europei continentali sono proprie del pubblico ministero, il CPS svolge inoltre, secondo la legge istitutiva, compiti più generali, concernenti l'assistenza prestata agli organi di polizia in relazione a casi da perseguire, l'istruzione dei processi, il rispetto delle garanzie dell'imputato, l'efficienza del sistema della giustizia penale, la consulenza giuridica ai singoli Crown Prosecutors la cui articolazione territoriale è stata, nel 1999, modificata in modo da rispecchiare quella dei distretti di polizia (police boundaries)[8].
Al vertice del CPS siede un Direttore (Director of Public Prosecution), nominato da una tradizionale figura dell'ordinamento inglese, quale quella dell'Attorney General[9] e posto sotto la sua autorità. Requisito per accedere alla carica, come dispone il Court and Legal Services Act del 1990, è l'aver esercitato il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori (High Court) per almeno un decennio. Ai sensi dell'articolo 1.6 del Prosecution of Offences Act del 1985; sul Director grava l'obbligo di rimettere un rapporto annuale all'Attorney General sull'attività svolta.
Nei procedimenti relativi a fattispecie di particolare gravità o complessità (ad esempio quelli relativi alla sicurezza dello Stato), l'esercizio dell'azione penale compete direttamente all'Attorney General mentre alcuni reati, quali quelli connessi al terrorismo, non possono essere perseguiti senza il suo previo consenso.
I singoli Crown Prosecutors distrettuali esercitano le rispettive prerogative in nome del Direttore del CPS secondo linee direttive fissate in un apposito Codice di condotta (Code for Crown Prosecutors)[10], giunto nel 2000 alla quarta edizione ed emanato in base all'art. 10 del Prosecution of Offences Act del 1985.
In particolare, il Codice enuncia alcuni principi generali che informano l'attività di tali figure (§ 2: correttezza, indipendenza ed obbiettività) qualificandole come "pubbliche autorità" ai fini dell'applicazione della legge che ha trasposto nell'ordinamento britannico la Convenzione europea sui diritti dell'uomo (Human Rights Act 1998), alla cui applicazione esse sono formalmente chiamate in conformità a quanto disposto dalla legge.
L'avvio dell'azione penale viene subordinato al previo esperimento di due verifiche preliminari (Code Tests) concernenti, rispettivamente, le prove (Evidential Test) e la sussistenza del pubblico interesse all'esercizio dell'azione (Public Interest Test).
Quanto alle prove (§ 5 del Codice), deve essere stato maturato il convincimento di una realistica prospettiva di condanna nel senso che, in base alle risultanze oggettive nel singolo caso, una corte o collegio di magistrati che operi conformemente alla legge possa essere convinta della colpevolezza dell'imputato e di conseguenza propendere per la condanna anziché per il proscioglimento. Al riguardo, il Codice invita il Crown Prosecutor ad affrontare una serie di questioni preliminari quali quella della affidabilità delle prove raccolte e della loro utilizzabilità in giudizio; a valutare le argomentazioni proposte a difesa dell'imputato e la loro effettiva credibilità in giudizio alla luce delle prove raccolte circa la sua colpevolezza; a verificare la credibilità dei testimoni e/o l'attendibilità di una confessione da parte dell'imputato in relazione ad elementi oggettivi quali l'età, lo sviluppo delle facoltà intellettive o il livello di discernimento.
Superata la prima verifica inerente le prove, deve inoltre essere valutata la effettiva sussistenza del pubblico interesse all'azione (§ 6 del Codice) ed al riguardo il Codice enuclea a titolo indicativo alcune circostanze sintomatiche. Fra i fattori in favore dell'esercizio dell'azione (§ 6.4) sono menzionati l'utilizzazione di armi o il ricorso o la minaccia di violenza nella commissione del reato; il compimento del reato contro una persona investita della pubblica autorità o incaricata di un pubblico servizio; la prova della premeditazione; la posizione soggettiva dell'imputato (ad es. di autorità o fede pubblica) e quella della vittima (soggezione, intimidazione, aggressione personale o danneggiamento); la recidiva; il concorso di persone nel reato etc.
Fra i fattori contrari all'esercizio dell'azione vengono invece annoverati l'avvenuta emanazione di una sentenza a carico dell'imputato in conseguenza della quale un'ulteriore condanna non comporterebbe una sanzione aggiuntiva, a meno che l'esercizio dell'azione non sia richiesto dalla particolare gravità del reato; la distanza temporale fra la commissione del reato ed il giudizio, a meno che il reato non sia grave, il tempo sia trascorso in parte a causa dell'imputato, il reato sia solo recentemente venuto alla luce o la complessità del reato abbia richiesto indagini complesse; l'età avanzata dell'imputato o la sua condizione psicofisica al momento della commissione del reato, a meno che il reato non sia grave o vi sia la concreta possibilità che esso venga ripetuto etc.
Analoghe indicazioni vengono fornite circa la formulazione dei capi d'imputazione (§ 7, Charges) e l'opzione circa la sede giurisdizionale competente laddove il tipo di reato consenta tale opzione, conformemente alle ulteriori linee direttive relative al tipo di processo (National Mode of Trial Guidelines), e l'imputato non abbia riconosciuto la propria colpevolezza per tutti o parte dei capi d'imputazione.
Infine, muovendo dalla considerazione preliminare della necessaria fondatezza delle decisioni prese dal CPS in relazione al mancato esercizio dell'azione penale, il § 10 del Codice indica alcune particolari motivazioni per la riapertura di un caso per cui inizialmente l'azione non sia stata esercitata o sia stata bloccata. Fra queste vengono ricompresi i rari casi in cui una nuova considerazione della decisione originaria evidenzi come questa fosse chiaramente erronea; i casi in cui l'azione sia stata bloccata in attesa della raccolta e predisposizione di maggiori prove entro un periodo di tempo ragionevolmente prossimo (nel qual caso l'imputato deve essere avvisato che l'esercizio dell'azione potrà essere riconsiderato); o i casi in cui l'azione sia stata bloccata per mancanza di prove significative quali quelle eventualmente emerse in un momento successivo.
Diritto e titolarità dell'azione penale
Nell'ordinamento costituzionale spagnolo il "diritto all'azione penale" (derecho de acción penal) è configurato come un diritto fondamentale, connesso al diritto alla "tutela giudiziaria effettiva", enunciato all'articolo 24, comma 1, della Costituzione del 1978:
"Tutte le persone hanno il diritto di ottenere tutela effettiva dai giudici e dai tribunali nell'esercizio dei loro diritti e interessi legittimi senza che, in nessun caso, si verifichi la mancanza di difesa."
Tale configurazione giuridica ha importanti conseguenze, dato che la violazione dei diritti fondamentali enunciati agli articoli compresi tra 14 e 29 della Costituzione, determina la possibilità del "ricorso di tutela" (recurso de amparo) davanti al Tribunale Costituzionale.[11]
Il codice di procedura penale spagnolo (Ley de enjuiciamiento criminal), dopo aver enunciato il principio generale che "da ogni reato (delito) o illecito (falta) deriva l'azione penale per la punizione del colpevole" (art. 100), indica quali sono i soggetti titolari dell'iniziativa di azione penale. In particolare, l'articolo 101 del codice proclama che:
"L'azione penale è pubblica. Tutti i cittadini spagnoli possono esercitarla in base a quanto previsto dalla legge."
L'ordinamento spagnolo quindi non assegna il "monopolio dell'azione penale" ad un organo specifico. In aggiunta al Pubblico Ministero (Ministerio Fiscal), ogni persona fisica (e, fatte salve alcune precisazioni, anche le persone giuridiche) è legittimata all'avvio dell'azione penale, tenendo presenti le esclusioni indicate dalla legge.[12]
Status giuridico e organizzazione del pubblico ministero
In base all'articolo 124, comma 1, della Costituzione spagnola, riprodotto all'articolo 541 della Legge organica sul Potere Giudiziario (Ley Orgánica 6/1985):
"Il Pubblico Ministero (Ministerio Fiscal), senza pregiudizio per le funzioni conferite ad altri organi, ha per missione di promuovere l'azione della giustizia a difesa della legalità, dei diritti dei cittadini e dell'interesse pubblico tutelato dalla legge, d'ufficio o su istanza degli interessati, così come di vigilare per l'indipendenza dei Tribunali e ottenere di fronte a questi la soddisfazione dell'interesse sociale."
Il diritto all'azione penale si configura quindi, per il pubblico ministero, come un "diritto-dovere" che impegna i componenti dell'organo a sollecitare l'apertura di un procedimento innanzi al Giudice per le Indagini Preliminari (Juez de Instrucción), laddove si ravvisi la commissione di un reato pubblico (delito público).[13]
Il pubblico ministero, secondo l'articolo 2, comma 1, della Legge sullo statuto organico del pubblico ministero (Ley 50/1981), è "inserito con autonomia funzionale nel Potere Giudiziario ed esercita la sua missione per mezzo di organi propri". Nonostante tale definizione, la dottrina giuridica prevalente ha sottolineato che tale organo dello Stato non può considerarsi appartenente al potere giudiziario, sia poiché non esercita la sua attività con garanzia di esclusività, come avviene per gli altri organi giurisdizionali, sia poiché non gli appartengono quei tratti fondamentali dell'indipendenza e dell'inamovibilità, che la Costituzione spagnola riconosce ai giudici e ai magistrati.[14]
In base alla Legge 50/1981, il pubblico ministero, sebbene sia "unico per tutto lo Stato" (art. 22.1), è composto da diversi organi (art. 12), a partire dal Procuratore Generale dello Stato (Fiscal General del Estado) e da tutte le altre procure (fiscalías) innanzi agli altri organi giurisdizionali come la Corte di Cassazione (Tribunal Supremo), la Corte Costituzionale (Tribunal Constitucional), la Corte Nazionale (Audiencia Nacional), la Corte dei Conti (Tribunal de Cuentas), nonché le Procure Speciali (Fiscalías Especiales) in materia di lotta al traffico di droga e di contrasto alla corruzione ed alla criminalità organizzata.[15]
A tali organi si aggiungono due organismi collegiali come il Consejo Fiscal e la Junta de Fiscales de Sala, con diversi compiti di consulenza ed assistenza nei confronti degli altri componenti del Ministerio Fiscal, con particolare riguardo per il Procuratore Generale dello Stato.
Alla carriera di pubblico ministero (carrera fiscal), distinta dalla carriera in magistratura (carrera judicial) ma equiparata ad essa per condizione e retribuzione, si accede mediante concorso pubblico (art. 42 l. 50/1981). I requisiti di partecipazione sono i medesimi richiesti per l’accesso alla magistratura: cittadinanza spagnola, maggiore età e laurea in Legge. Alla carrera fiscal appartengono tutti i membri degli uffici che compongono i diversi organi del ministerio fiscal sopra menzionati, ad eccezione del Procuratore Generale dello Stato (Fiscal General del Estado).
Il governo, la direzione, il controllo e la rappresentanza del pubblico ministero, nel suo complesso, spetta al Procuratore Generale dello Stato (art. 22), che è nominato dal Re, su proposta del Governo ed ascoltato il parere del Consiglio Generale del Potere Giudiziario,[16] ed è scelto tra giuristi spagnoli di riconosciuto prestigio, con più di quindici anni di esercizio effettivo della professione (art. 29). A seguito delle modifiche apportate nel 2007 alla legge 50/1981, il candidato scelto dal Governo deve comparire, prima della nomina, innanzi alla commissione competente del Congresso dei Deputati, affinché siano valutati i suoi meriti e la sua idoneità all’incarico.
Sempre in base all'articolo 2, comma 1, della legge 50/1981 sullo statuto organico del pubblico ministero, il Ministerio Fiscal agisce "in conformità ai principi di unità di attività e dipendenza gerarchica e con soggezione, in ogni caso, a quelli di legalità e imparzialità”.
L'articolo 6 della legge 50/1981 precisa che il "principio di legalità" impone al pubblico ministero di agire "nel rispetto della Costituzione, delle leggi e delle altre norme che formano l'ordinamento giuridico vigente". Poiché l'articolo 100 del codice di procedura penale, come precedentemente visto, prevede che ad ogni reato, o illecito, consegua l'azione penale, e l'articolo 105 del medesimo codice obbliga gli uffici del pubblico ministero "ad esercitare, secondo le disposizioni di legge, tutte le azioni penali che considerino ammissibili, vi sia o meno un accusa di parte nei procedimenti, ad eccezione di quelle che il codice penale riserva esclusivamente alla querela di parte", ne consegue, come evidenziato dalla dottrina prevalente, che in Spagna vige il principio della obbligatorietà dell'azione penale.
Il criterio opposto della "opportunità" o "discrezionalità" dell'azione penale, in ragione della utilità pubblica o dell'interesse sociale, pur non essendo presente nell'ordinamento spagnolo, trova tuttavia alcuni riconoscimenti nella necessità della denuncia personale (denuncia) o della querela di parte (querella) per il perseguimento di una serie di reati previsti nel codice penale,[17] nonché nella eventualità dell'estinzione della responsabilità penale a seguito del perdono della parte offesa, prevista per alcuni reati indicati nel codice stesso.
Il "principio di imparzialità" (art. 7 legge 50/1981) impegna il pubblico ministero ad operare "con piena obiettività e indipendenza[18] nella difesa degli interessi che gli siano affidati."
Tale principio di imparzialità obbliga quindi il pubblico ministero a difendere l'interesse pubblico, sia in sede di avvio dell'azione penale che, successivamente, in sede processuale, valutando tutte le circostanze, anche laddove risultino favorevoli all'imputato e fino a promuovere il ritiro dell'accusa.[19]
Per quanto riguarda, infine, le attività connesse ad eventuali indagini, l'articolo 5 della legge 50/1981 e l'articolo 773 del codice di procedura penale consentono al pubblico ministero, sia laddove dia avvio all'azione penale d'ufficio sia nel caso in cui abbia ricevuto un'apposita denuncia, di effettuare direttamente, o di richiedere alla polizia giudiziaria, delle ricerche o indagini (diligencias) volte all'accertamento della verità dei fatti e della responsabilità delle persone coinvolte.[20] Al termine delle suddette indagini il pubblico ministero deciderà per l'archiviazione del caso[21] o per la sua remissione innanzi al Giudice per le Indagini Preliminari (Juez de Instrucción), per la fase successiva del procedimento; a partire da questo momento il pubblico ministero è tenuto a cessare ogni attività investigativa.
Nel mese di maggio 2003 è stata approvata dal Parlamento spagnolo la Ley 14/2003, di riforma della più volte menzionata legge 50/1981 sullo statuto organico del pubblico ministero. Tale intervento normativo si inquadra nell'ambito di attuazione del Patto Statale per la Riforma dell'Amministrazione della Giustizia (Pacto de Estado para la Reforma de la Administración de Justicia), sottoscritto nel maggio 2001 dai rappresentanti del Governo, del partito popolare e del partito socialista. In consonanza con i principi contenuti nel Patto, con particolare riferimento alla figura del pubblico ministero, la legge 14/2003 ha introdotto due aspetti profondamente innovativi:
· la temporaneità nell'esercizio della carica di titolare dell'organo (jefatura);
· l'introduzione di criteri di merito, specializzazione e formazione, per l'esercizio di determinate responsabilità.
La temporaneità della "jefatura", e quindi la fine del suo carattere praticamente vitalizio, è legata alla necessità di un pubblico ministero sempre più moderno e specializzato ed è connessa alla creazione dei "sostituti del pubblico ministero" (delegados de jefatura), che tende al superamento della gerarchia tradizionale "jefes-tenientes-fiscales".
A tale elemento è riconducibile anche il secondo aspetto (maggiore attenzione a criteri di merito), ottenuto mediante l'accresciuto ruolo del Consejo Fiscal in sede di espressione del parere relativo alle nuove nomine.
Con l’approvazione della Ley 24/2007, del 9 ottobre 2007, sono state apportate ulteriori modifiche alla Legge 50/1981 sullo statuto del pubblico ministero, con le quali sono state accentuati alcuni elementi di riforma già avviati nel 2003 e ne sono stati introdotti di nuovi.
In particolare:
· accentuazione degli elementi di temporaneità e mobilità nello svolgimento degli incarichi;
· consacrazione legale del sistema di delega delle funzioni sia da parte della Procura generale a favore di coloro che agiscono all’interno delle sezioni degli organi giurisdizionali (Fiscales de Sala Delegados) sia da parte dei capi degli organi del pubblico ministero (Fiscales Jefes) nei confronti dei loro sostituti (Tenientes Fiscales);
· rafforzamento dell’autonomia e dell’imparzialità del Procuratore Generale dello Stato mediante la modifica della procedura di nomina, che prevede ora, come precedentemente segnalato, la previa comparsa del candidato innanzi ad una commissione parlamentare del Congresso dei Deputati;
· la riorganizzazione territoriale del pubblico ministero attraverso il suo adeguamento allo stato delle autonomie, ottenuto con la creazione di nuovi organi di rappresentanza istituzionale sia a livello regionale (Fiscalías de las Comunidades Autónomas), sia a livello provinciale (Fiscalías Provinciales).
Nel sistema spagnolo il pubblico ministero, come precedentemente detto, non ha il monopolio dell'azione penale. Oltre alla pubblica accusa esistono altri tre soggetti, ai quali può competere l'iniziativa dell'azione penale.
Nei procedimenti relativi a reati o illeciti perseguibili d'ufficio, cioè i cosiddetti "reati pubblici" (delitos públicos), qualunque cittadino spagnolo può partecipare attivamente, assieme al pubblico ministero, esercitando l'azione penale ed intervenendo in tutte le fasi, comprese ricerche ed indagini proprie, fino al momento dell'apertura del dibattimento orale (juicio oral).
Tale diritto si esercita con indipendenza dal fatto che il cittadino sia direttamente interessato o coinvolto nei fatti perseguiti, costituendosi come diritto di "azione popolare", enunciato, come precedentemente visto, all'articolo 101 del codice di procedura penale, nonché garantito dalla Costituzione.[22]
Lo status di "attore popolare" (actor popular) si acquisisce mediante la presentazione di un'apposita querela (querella) e consente di partecipare anche alla successiva fase processuale, ma con l'obbligo di assistenza e di rappresentanza legale. E' sempre possibile, in qualunque momento, il ritiro della querela, ma resta la responsabilità del soggetto per tutti gli atti compiuti in qualità di "attore popolare" (art. 274 del codice di procedura penale); essendo comunque in presenza di "reati pubblici", perseguibili d'ufficio, il procedimento continua nelle sedi previste (art. 106 c.p.p.). Al fine di responsabilizzare il querelante è inoltre previsto il versamento di un'apposita cauzione (fianza), secondo una quantità fissata dal giudice o dal tribunale competente (art. 280 c.p.p.).
Nel caso in cui una persona, fisica o giuridica, si ritenga vittima di un reato e si costituisca in giudizio come parte attiva, mediante presentazione di apposita querela di parte, siamo di fronte alla cosiddetta "accusa particolare" (acusa particular), diversa dall'azione popolare proprio in virtù del coinvolgimento diretto del soggetto. Una seconda distinzione è l'esenzione, per "l'accusatore particolare", dal versamento della cauzione (fianza), prevista per "l'attore popolare" (art. 281 c.p.p.).
Inoltre l'esercizio dell'azione penale, in questo caso, non spetta soltanto ai "cittadini", ma alle "persone" tout court, sicché anche gli stranieri, in presenza di reati commessi nei confronti delle loro persone o dei loro beni, possono diventare "accusatori particolari".[23]
Ad ulteriore tutela della vittima, l'articolo 109 del codice di procedura penale impone alle autorità, al momento di ricevere la querela, di informare la parte lesa del suo diritto di partecipare al processo e di chiedere la riparazione o il risarcimento del danno subito.
Anche in tal caso è possibile il ritiro della querela di parte e, laddove si sia in presenza dei cosiddetti "reati semipubblici" (delitos semipúblicos), indicati nel codice penale, la rinuncia all'azione determina l'estinzione della responsabilità penale (art. 106 c.p.p.).
Un'ultima fattispecie riguarda quei reati o illeciti perseguibili soltanto ed esclusivamente a seguito della presentazione di un'istanza di parte, cioè i cosiddetti "reati privati" (delitos privados), per i quali è escluso l'intervento del pubblico ministero. Si configura qui la tipologia della "accusa privata", prevista, in genere, per i reati di calunnia o ingiuria.
In tali casi va sempre tentata la conciliazione tra le parti (art. 278 c.p.p.) e, per l'avvio di un dibattimento, è necessaria l'autorizzazione previa (licencia) del giudice o tribunale investito del processo (art. 279 c.p.p.).
Anche, e soprattutto, in tali circostanze non solo è sempre possibile il ritiro della querela privata e il "perdono dell'offeso" (perdón del ofendido), ma è richiesta una partecipazione attiva del querelante nel processo, con presentazione di ulteriori istanze a procedere, al termine delle diverse fasi del procedimento, mancando le quali il giudice può dichiarare "l'abbandono tacito" dell'accusa privata (art. 275 c.p.p.).
Livre I : De l’exercice de l’action publique et de l’instruction
Titre I : Des autorités chargées de l’action publique et de l’instruction
Chapitre I bis : Des attributions du garde des sceaux, ministre de la justice.
Article 30
Le ministre de la justice conduit la politique d'action publique déterminée par le Gouvernement. Il veille à la cohérence de son application sur le territoire de la République.
A cette fin, il adresse aux magistrats du ministère public des instructions générales d'action publique.
Il peut dénoncer au procureur général les infractions à la loi pénale dont il a connaissance et lui enjoindre, par instructions écrites et versées au dossier de la procédure, d'engager ou de faire engager des poursuites ou de saisir la juridiction compétente de telles réquisitions écrites que le ministre juge opportunes.
Chapitre II : Du ministère public
Section I : Dispositions générales.
Article 31
Le ministère public exerce l'action publique et requiert l'application de la loi.
Article 32
Il [*ministère public*] est représenté auprès de chaque juridiction répressive.
Il assiste aux débats des juridictions de jugement ; toutes les décisions sont prononcées en sa présence.
Il assure l'exécution des décisions de justice [*attributions*].
Article 33
Il [*ministère public*] est tenu [*obligation*] de prendre des réquisitions écrites conformes aux instructions qui lui sont données dans les conditions prévues aux articles 36, 37 et 44. Il développe librement les observations orales qu'il croit convenables au bien de la justice.
Section II: Des attributions du procureur général près la cour d'appel.
Article 34
Le procureur général représente en personne ou par ses substituts le ministère public auprès la cour d'appel et auprès de la cour d'assises instituée au siège de la cour d'appel, sans préjudice des dispositions de l'article 105 du Code forestier et de l'article 446 du Code rural. Il peut, dans les mêmes conditions, représenter le ministère public auprès des autres cours d'assises du ressort de la cour d'appel.
Article 35
Le procureur général veille à l'application de la loi pénale dans toute l'étendue du ressort de la cour d'appel et au bon fonctionnement des parquets de son ressort.
A cette fin, il anime et coordonne l'action des procureurs de République, en ce qui concerne tant la prévention que la répression des infractions à la loi pénale, ainsi que la conduite de la politique d'action publique par les parquets de son ressort.
Sans préjudice des rapports particuliers qu'il établit soit d'initiative, soit sur demande du procureur général, le procureur de la République adresse à ce dernier un rapport annuel sur l'activité et la gestion de son parquet ainsi que sur l'application de la loi.
Le procureur général a, dans l'exercice de ses fonctions, le droit de requérir directement la force publique.
Article 36
Le procureur général peut enjoindre aux procureurs de la République, par instructions écrites et versées au dossier de la procédure, d'engager ou de faire engager des poursuites ou de saisir la juridiction compétente de telles réquisitions écrites que le procureur général juge opportunes.
Article 37
Le procureur général a autorité sur tous les officiers du ministère public du ressort de la cour d'appel.
Article 38
Les officiers et agents de police judiciaire sont placés sous la surveillance du procureur général. Il peut les charger de recueillir tous renseignements qu'il estime utiles à une bonne administration de la justice.
Section III : Des attributions du procureur de la République.
Article 39
Le procureur de la République représente en personne ou par ses substituts le ministère public près le tribunal de grande instance, sans préjudice des dispositions de l'article 105 du code forestier et de l'article 446 du code rural.
Il représente également en personne ou par ses substituts le ministère public auprès de la cour d'assises instituée au siège du tribunal.
Il représente de même, en personne ou par ses substituts, le ministère public auprès du tribunal de police ou de la juridiction de proximité dans les conditions fixées par l'article 45 du présent code.
Article 39-1
Dans le cadre de ses attributions en matière d'alternative aux poursuites, de mise en mouvement et d'exercice de l'action publique, de direction de la police judiciaire, de contrôle d'identité et d'exécution des peines, le procureur de la République veille à la prévention des infractions à la loi pénale.
A cette fin, il anime et coordonne dans le ressort du tribunal de grande instance la politique de prévention de la délinquance dans sa composante judiciaire, conformément aux orientations nationales de cette politique déterminées par l'Etat, telles que précisées par le procureur général en application de l'article 35.
Il est également consulté par le représentant de l'Etat dans le département avant que ce dernier n'arrête le plan de prévention de la délinquance.
Article 40
Le procureur de la République reçoit les plaintes et les dénonciations et apprécie la suite à leur donner conformément aux dispositions de l'article 40-1.
Toute autorité constituée, tout officier public ou fonctionnaire qui, dans l'exercice de ses fonctions, acquiert la connaissance d'un crime ou d'un délit est tenu d'en donner avis sans délai au procureur de la République et de transmettre à ce magistrat tous les renseignements, procès-verbaux et actes qui y sont relatifs.
Article 40-1
Lorsqu'il estime que les faits qui ont été portés à sa connaissance en application des dispositions de l'article 40 constituent une infraction commise par une personne dont l'identité et le domicile sont connus et pour laquelle aucune disposition légale ne fait obstacle à la mise en mouvement de l'action publique, le procureur de la République territorialement compétent décide s'il est opportun :
1° Soit d'engager des poursuites ;
2° Soit de mettre en oeuvre une procédure alternative aux poursuites en application des dispositions des articles 41-1 ou 41-2 ;
3° Soit de classer sans suite la procédure dès lors que les circonstances particulières liées à la commission des faits le justifient.
Article 40-2
Le procureur de la République avise les plaignants et les victimes si elles sont identifiées, ainsi que les personnes ou autorités mentionnées au deuxième alinéa de l'article 40, des poursuites ou des mesures alternatives aux poursuites qui ont été décidées à la suite de leur plainte ou de leur signalement.
Lorsqu'il décide de classer sans suite la procédure, il les avise également de sa décision en indiquant les raisons juridiques ou d'opportunité qui la justifient.
Article 40-3
Toute personne ayant dénoncé des faits au procureur de la République peut former un recours auprès du procureur général contre la décision de classement sans suite prise à la suite de cette dénonciation. Le procureur général peut, dans les conditions prévues à l'article 36, enjoindre au procureur de la République d'engager des poursuites. S'il estime le recours infondé, il en informe l'intéressé.
Article 40-4
Lorsque la victime souhaite se constituer partie civile et demande la désignation d'un avocat après avoir été informée de ce droit en application du 3° des articles 53-1 et 75, le procureur de la République, avisé par l'officier ou l'agent de police judiciaire, s'il décide de mettre l'action publique en mouvement, en informe sans délai le bâtonnier de l'ordre des avocats.
Dans le cas contraire, il indique à la victime, en l'avisant du classement de sa plainte, qu'elle peut directement adresser sa demande de désignation auprès du bâtonnier si elle maintient son intention d'obtenir la réparation de son préjudice.
Article 41
Le procureur de la République procède ou fait procéder à tous les actes nécessaires à la recherche et à la poursuite des infractions à la loi pénale.
A cette fin, il dirige l'activité des officiers et agents de la police judiciaire dans le ressort de son tribunal.
Le procureur de la République contrôle les mesures de garde à vue. Il visite les locaux de garde à vue chaque fois qu'il l'estime nécessaire et au moins une fois par an ; il tient à cet effet un registre répertoriant le nombre et la fréquence des contrôles effectués dans ces différents locaux. Il adresse au procureur général un rapport concernant les mesures de garde à vue et l'état des locaux de garde à vue de son ressort ; ce rapport est transmis au garde des sceaux. Le garde des sceaux rend compte de l'ensemble des informations ainsi recueillies dans un rapport annuel qui est rendu public.
Il a tous les pouvoirs et prérogatives attachés à la qualité d'officier de police judiciaire prévus par la section II du chapitre Ier du titre Ier du présent livre, ainsi que par des lois spéciales.
En cas d'infractions flagrantes, il exerce les pouvoirs qui lui sont attribués par l'article 68.
Le procureur de la République peut également requérir, suivant les cas, le service pénitentiaire d'insertion et de probation, le service compétent de l'éducation surveillée ou toute personne habilitée dans les conditions prévues par l'article 81, sixième alinéa, de vérifier la situation matérielle, familiale et sociale d'une personne faisant l'objet d'une enquête et de l'informer sur les mesures propres à favoriser l'insertion sociale de l'intéressé.
Ces diligences doivent être prescrites avant toute réquisition de placement en détention provisoire, en cas de poursuites contre un majeur âgé de moins de vingt et un ans au moment de la commission de l'infraction, lorsque la peine encourue n'excède pas cinq ans d'emprisonnement, et en cas de poursuites selon la procédure de comparution immédiate prévue aux articles 395 à 397-6 ou selon la procédure de comparution sur reconnaissance préalable de culpabilité prévue aux articles 495-7 à 495-13.
A l'exception des infractions prévues aux articles 19 et 27 de l'ordonnance n° 45-2658 du 2 novembre 1945 relative aux conditions d'entrée et de séjour des étrangers en France, en cas de poursuites pour une infraction susceptible d'entraîner à son encontre le prononcé d'une mesure d'interdiction du territoire français d'un étranger qui déclare, avant toute saisine de la juridiction compétente, se trouver dans l'une des situations prévues par les articles 131-30-1 ou 131-30-2 du code pénal, le procureur de la République ne peut prendre aucune réquisition d'interdiction du territoire français s'il n'a préalablement requis, suivant les cas, l'officier de police judiciaire compétent, le service pénitentiaire d'insertion et de probation, le service compétent de la protection judiciaire de la jeunesse, ou toute personne habilitée dans les conditions de l'article 81, sixième alinéa, afin de vérifier le bien-fondé de cette déclaration.
Le procureur de la République peut également recourir à une association d'aide aux victimes ayant fait l'objet d'un conventionnement de la part des chefs de la cour d'appel, afin qu'il soit porté aide à la victime de l'infraction.
Article 41-1
S'il lui apparaît qu'une telle mesure est susceptible d'assurer la réparation du dommage causé à la victime, de mettre fin au trouble résultant de l'infraction ou de contribuer au reclassement de l'auteur des faits, le procureur de la République peut, préalablement à sa décision sur l'action publique, directement ou par l'intermédiaire d'un officier de police judiciaire, d'un délégué ou d'un médiateur du procureur de la République :
1° Procéder au rappel auprès de l'auteur des faits des obligations résultant de la loi ;
2° Orienter l'auteur des faits vers une structure sanitaire, sociale ou professionnelle ; cette mesure peut consister dans l'accomplissement par l'auteur des faits, à ses frais, d'un stage ou d'une formation dans un service ou un organisme sanitaire, social ou professionnel, et notamment d'un stage de citoyenneté, d'un stage de responsabilité parentale ou d'un stage de sensibilisation aux dangers de l'usage de produits stupéfiants ; en cas d'infraction commise à l'occasion de la conduite d'un véhicule terrestre à moteur, cette mesure peut consister dans l'accomplissement, par l'auteur des faits, à ses frais, d'un stage de sensibilisation à la sécurité routière ;
3° Demander à l'auteur des faits de régulariser sa situation au regard de la loi ou des règlements ;
4° Demander à l'auteur des faits de réparer le dommage résultant de ceux-ci ;
5° Faire procéder, avec l'accord des parties, à une mission de médiation entre l'auteur des faits et la victime ;
6° En cas d'infraction commise soit contre son conjoint, son concubin ou son partenaire lié par un pacte civil de solidarité, soit contre ses enfants ou ceux de son conjoint, concubin ou partenaire, demander à l'auteur des faits de résider hors du domicile ou de la résidence du couple et, le cas échéant, de s'abstenir de paraître dans ce domicile ou cette résidence ou aux abords immédiats de celui-ci, ainsi que, si nécessaire, de faire l'objet d'une prise en charge sanitaire, sociale ou psychologique ; les dispositions du présent 6° sont également applicables lorsque l'infraction est commise par l'ancien conjoint ou concubin de la victime, ou par la personne ayant été liée à elle par un pacte civil de solidarité, le domicile concerné étant alors celui de la victime.
La procédure prévue au présent article suspend la prescription de l'action publique. En cas de réussite de la médiation, le procureur de la République ou le médiateur du procureur de la République en dresse procès-verbal, qui est signé par lui-même et par les parties, et dont une copie leur est remise ; si l'auteur des faits s'est engagé à verser des dommages et intérêts à la victime, celle-ci peut, au vu de ce procès-verbal, en demander le recouvrement suivant la procédure d'injonction de payer, conformément aux règles prévues par le code de procédure civile.
En cas de non-exécution de la mesure en raison du comportement de l'auteur des faits, le procureur de la République, sauf élément nouveau, met en oeuvre une composition pénale ou engage des poursuites.
Article 41-2
Le procureur de la République, tant que l'action publique n'a pas été mise en mouvement, peut proposer, directement ou par l'intermédiaire d'une personne habilitée, une composition pénale à une personne physique qui reconnaît avoir commis un ou plusieurs délits punis à titre de peine principale d'une peine d'amende ou d'une peine d'emprisonnement d'une durée inférieure ou égale à cinq ans, ainsi que, le cas échéant, une ou plusieurs contraventions connexes qui consiste en une ou plusieurs des mesures suivantes :
1° Verser une amende de composition au Trésor public. Le montant de cette amende, qui ne peut excéder le montant maximum de l'amende encourue, est fixé en fonction de la gravité des faits ainsi que des ressources et des charges de la personne. Son versement peut être échelonné, selon un échéancier fixé par le procureur de la République, à l'intérieur d'une période qui ne peut être supérieure à un an ;
2° Se dessaisir au profit de l'Etat de la chose qui a servi ou était destinée à commettre l'infraction ou qui en est le produit ;
3° Remettre son véhicule, pour une période maximale de six mois, à des fins d'immobilisation ;
4° Remettre au greffe du tribunal de grande instance son permis de conduire, pour une période maximale de six mois ;
5° Remettre au greffe du tribunal de grande instance son permis de chasser, pour une période maximale de six mois ;
6° Accomplir au profit de la collectivité, notamment au sein d'une personne morale de droit public ou d'une personne morale de droit privé chargée d'une mission de service public ou d'une association habilitées, un travail non rémunéré pour une durée maximale de soixante heures, dans un délai qui ne peut être supérieur à six mois ;
7° Suivre un stage ou une formation dans un service ou un organisme sanitaire, social ou professionnel pour une durée qui ne peut excéder trois mois dans un délai qui ne peut être supérieur à dix-huit mois ;
8° Ne pas émettre, pour une durée de six mois au plus, des chèques autres que ceux qui permettent le retrait de fonds par le tireur auprès du tiré ou ceux qui sont certifiés et ne pas utiliser de cartes de paiement ;
9° Ne pas paraître, pour une durée qui ne saurait excéder six mois, dans le ou les lieux dans lesquels l'infraction a été commise et qui sont désignés par le procureur de la République, à l'exception des lieux dans lesquels la personne réside habituellement ;
10° Ne pas rencontrer ou recevoir, pour une durée qui ne saurait excéder six mois, la ou les victimes de l'infraction désignées par le procureur de la République ou ne pas entrer en relation avec elles ;
11° Ne pas rencontrer ou recevoir, pour une durée qui ne saurait excéder six mois, le ou les coauteurs ou complices éventuels désignés par le procureur de la République ou ne pas entrer en relation avec eux ;
12° Ne pas quitter le territoire national et remettre son passeport pour une durée qui ne saurait excéder six mois ;
13° Accomplir, le cas échéant à ses frais, un stage de citoyenneté ;
14° En cas d'infraction commise soit contre son conjoint, son concubin ou son partenaire lié par un pacte civil de solidarité, soit contre ses enfants ou ceux de son conjoint, concubin ou partenaire, résider hors du domicile ou de la résidence du couple et, le cas échéant, s'abstenir de paraître dans ce domicile ou cette résidence ou aux abords immédiats de celui-ci, ainsi que, si nécessaire, faire l'objet d'une prise en charge sanitaire, sociale ou psychologique ; les dispositions du présent 14° sont également applicables lorsque l'infraction est commise par l'ancien conjoint ou concubin de la victime, ou par la personne ayant été liée à elle par un pacte civil de solidarité, le domicile concerné étant alors celui de la victime ;
15° Accomplir, le cas échéant à ses frais, un stage de sensibilisation aux dangers de l'usage de produits stupéfiants ;
16° Se soumettre à une mesure d'activité de jour consistant en la mise en oeuvre d'activités d'insertion professionnelle ou de mise à niveau scolaire soit auprès d'une personne morale de droit public, soit auprès d'une personne morale de droit privé chargée d'une mission de service public ou d'une association habilitées à mettre en oeuvre une telle mesure ;
17° Se soumettre à une mesure d'injonction thérapeutique, selon les modalités définies aux articles L. 3413-1 à L. 3413-4 du code de la santé publique, lorsqu'il apparaît que l'intéressé fait usage de stupéfiants ou fait une consommation habituelle et excessive de boissons alcooliques.
Lorsque la victime est identifiée, et sauf si l'auteur des faits justifie de la réparation du préjudice commis, le procureur de la République doit également proposer à ce dernier de réparer les dommages causés par l'infraction dans un délai qui ne peut être supérieur à six mois. Il informe la victime de cette proposition. Cette réparation peut consister, avec l'accord de la victime, en la remise en état d'un bien endommagé par la commission de l'infraction.
La proposition de composition pénale émanant du procureur de la République peut être portée à la connaissance de l'auteur des faits par l'intermédiaire d'un officier de police judiciaire. Elle fait alors l'objet d'une décision écrite et signée de ce magistrat, qui précise la nature et le quantum des mesures proposées et qui est jointe à la procédure.
La composition pénale peut être proposée dans une maison de justice et du droit.
La personne à qui est proposée une composition pénale est informée qu'elle peut se faire assister par un avocat avant de donner son accord à la proposition du procureur de la République. Ledit accord est recueilli par procès-verbal. Une copie de ce procès-verbal lui est transmise.
Lorsque l'auteur des faits donne son accord aux mesures proposées, le procureur de la République saisit par requête le président du tribunal aux fins de validation de la composition. Le procureur de la République informe de cette saisine l'auteur des faits et, le cas échéant, la victime. Le président du tribunal peut procéder à l'audition de l'auteur des faits et de la victime, assistés, le cas échéant, de leur avocat. Si ce magistrat rend une ordonnance validant la composition, les mesures décidées sont mises à exécution. Dans le cas contraire, la proposition devient caduque. La décision du président du tribunal, qui est notifiée à l'auteur des faits et, le cas échéant, à la victime, n'est pas susceptible de recours.
Si la personne n'accepte pas la composition pénale ou si, après avoir donné son accord, elle n'exécute pas intégralement les mesures décidées, le procureur de la République met en mouvement l'action publique, sauf élément nouveau. En cas de poursuites et de condamnation, il est tenu compte, s'il y a lieu, du travail déjà accompli et des sommes déjà versées par la personne.
Les actes tendant à la mise en oeuvre ou à l'exécution de la composition pénale sont interruptifs de la prescription de l'action publique.
L'exécution de la composition pénale éteint l'action publique. Elle ne fait cependant pas échec au droit de la partie civile de délivrer citation directe devant le tribunal correctionnel dans les conditions prévues au présent code. Le tribunal, composé d'un seul magistrat exerçant les pouvoirs conférés au président, ne statue alors que sur les seuls intérêts civils, au vu du dossier de la procédure qui est versé au débat.
La victime a également la possibilité, au vu de l'ordonnance de validation, lorsque l'auteur des faits s'est engagé à lui verser des dommages et intérêts, d'en demander le recouvrement suivant la procédure d'injonction de payer, conformément aux règles prévues par le code de procédure civile.
Les compositions pénales exécutées sont inscrites au bulletin n° 1 du casier judiciaire.
Les dispositions du présent article ne sont pas applicables en matière de délits de presse, de délits d'homicides involontaires ou de délits politiques. Elles sont applicables aux mineurs âgés d'au moins treize ans, selon les modalités prévues par l'article 7-2 de l'ordonnance n° 45-174 du 2 février 1945 relative à l'enfance délinquante.
Le président du tribunal peut désigner, aux fins de validation de la composition pénale, tout juge du tribunal ainsi que tout juge de proximité exerçant dans le ressort du tribunal.
Les modalités d'application du présent article sont fixées par décret en Conseil d'Etat.
Article 41-3
La procédure de composition pénale est également applicable aux contraventions.
La durée de la privation du permis de conduire ou du permis de chasser ne peut dépasser trois mois, la durée du travail non rémunéré ne peut être supérieure à trente heures, dans un délai maximum de trois mois, et la durée d'interdiction d'émettre des chèques ne peut dépasser elle aussi trois mois. Les mesures prévues par les 9° à 12° de l'article 41-2 ne sont pas applicables. La mesure prévue par le 6° dudit article n'est pas applicable aux contraventions de la première classe à la quatrième classe. Il en est de même des mesures prévues par les 2° à 5° et 8° de cet article, sauf si la contravention est punie des peines complémentaires visées aux 1° à 5° de l'article 131-16 du code pénal.
La requête en validation est portée, selon la nature de la contravention, devant le juge du tribunal de police ou devant le juge de la juridiction de proximité, sauf si le juge de proximité est désigné par le président du tribunal aux fins de validation de l'ensemble des compositions pénales contraventionnelles.
[ . . . ]
Livre I : De l’exercice de l’action publique et de l’instruction
Titre III : Des juridictions d’instruction
Chapitre I : Du juge d’instruction : juridiction d’instruction du premier degré
Section II : De la constitution de la partie civile et de ses effets.
Article 85
Toute personne qui se prétend lésée par un crime ou un délit peut en portant plainte se constituer partie civile devant le juge d'instruction compétent en application des dispositions des articles 52, 52-1 et 706-42.
Toutefois, la plainte avec constitution de partie civile n'est recevable qu'à condition que la personne justifie soit que le procureur de la République lui a fait connaître, à la suite d'une plainte déposée devant lui ou un service de police judiciaire, qu'il n'engagera pas lui-même des poursuites, soit qu'un délai de trois mois s'est écoulé depuis qu'elle a déposé plainte devant ce magistrat, contre récépissé ou par lettre recommandée avec demande d'avis de réception, ou depuis qu'elle a adressé, selon les mêmes modalités, copie à ce magistrat de sa plainte déposée devant un service de police judiciaire. Cette condition de recevabilité n'est pas requise s'il s'agit d'un crime ou s'il s'agit d'un délit prévu par la loi du 29 juillet 1881 sur la liberté de la presse ou par les articles L. 86, L. 87, L. 91 à L. 100, L. 102 à L. 104, L. 106 à L. 108 et L. 113 du code électoral. La prescription de l'action publique est suspendue, au profit de la victime, du dépôt de la plainte jusqu'à la réponse du procureur de la République ou, au plus tard, une fois écoulé le délai de trois mois.
Article 86
Le juge d'instruction ordonne communication de la plainte au procureur de la République pour que ce magistrat prenne ses réquisitions.
Le réquisitoire peut être pris contre personne dénommée ou non dénommée.
Lorsque la plainte n'est pas suffisamment motivée ou justifiée, le procureur de la République peut, avant de prendre ses réquisitions et s'il n'y a pas été procédé d'office par le juge d'instruction, demander à ce magistrat d'entendre la partie civile et, le cas échéant, d'inviter cette dernière à produire toute pièce utile à l'appui de sa plainte.
Le procureur de la République ne peut saisir le juge d'instruction de réquisitions de non informer que si, pour des causes affectant l'action publique elle-même, les faits ne peuvent légalement comporter une poursuite ou si, à supposer ces faits démontrés, ils ne peuvent admettre aucune qualification pénale. Le procureur de la République peut également prendre des réquisitions de non-lieu dans le cas où il est établi de façon manifeste, le cas échéant au vu des investigations qui ont pu être réalisées à la suite du dépôt de la plainte ou en application du troisième alinéa, que les faits dénoncés par la partie civile n'ont pas été commis. Dans le cas où le juge d'instruction passe outre, il doit statuer par une ordonnance motivée.
Lorsque le juge d'instruction rend une ordonnance de refus d'informer, il peut faire application des dispositions des articles 177-2 et 177-3.
Gerichtsverfassungsgesetz - GVG
Articolo 141
Bei jedem Gericht soll eine Staatsanwaltschaft bestehen.
Articolo 142
(1) Das Amt der Staatsanwaltschaft wird ausgeübt:
1. bei dem Bundesgerichtshof durch einen Generalbundesanwalt und durch einen oder
mehrere Bundesanwälte;
2. bei den Oberlandesgerichten und den Landgerichten durch einen oder mehrere
Staatsanwälte;
3. bei den Amtsgerichten durch einen oder mehrere Staatsanwälte oder Amtsanwälte.
(2) Die Zuständigkeit der Amtsanwälte erstreckt sich nicht auf das amtsrichterliche Verfahren zur Vorbereitung der öffentlichen Klage in den Strafsachen, die zur Zuständigkeit anderer Gerichte als der Amtsgerichte gehören.
(3) Referendaren kann die Wahrnehmung der Aufgaben eines Amtsanwalts und im Einzelfall die Wahrnehmung der Aufgaben eines Staatsanwalts unter dessen Aufsicht übertragen werden.
Articolo 143
(1) Die örtliche Zuständigkeit der Beamten der Staatsanwaltschaft wird durch die örtliche Zuständigkeit des Gerichts bestimmt, für das sie bestellt sind.
Articolo 144
Besteht die Staatsanwaltschaft eines Gerichts aus mehreren Beamten, so handeln die dem ersten Beamten beigeordneten Personen als dessen Vertreter; sie sind, wenn sie für ihn auftreten, zu allen Amtsverrichtungen desselben ohne den Nachweis eines besonderen Auftrags berechtigt.
Articolo 145
(1) Die ersten Beamten der Staatsanwaltschaft bei den Oberlandesgerichten und den Landgerichten sind befugt, bei allen Gerichten ihres Bezirks die Amtsverrichtungen der Staatsanwaltschaft selbst zu übernehmen oder mit ihrer Wahrnehmung einen andere als den zunächst zuständigen Beamten zu beauftragen.
(2) Amtsanwälte können das Amt der Staatsanwaltschaft nur bei den Amtsgerichten versehen.
Articolo 146
Die Beamten der Staatsanwaltschaft haben den dienstlichen Anweisungen ihres Vorgesetzten nachzukommen.
Articolo 147
Das Recht der Aufsicht und Leitung steht zu:
1. dem Bundesminister der Justiz hinsichtlich des Generalbundesanwalts und der Bundesanwälte;
2. der Landesjustizverwaltung hinsichtlich aller staatsanwaltschaftlichen Beamten des betreffenden Landes;
3. dem ersten Beamten der Staatsanwaltschaft bei den Oberlandesgerichten und den Landgerichten hinsichtlich aller Beamten der Staatsanwaltschaft ihres Bezirks.
Articolo 150
Die Staatsanwaltschaft ist in ihren amtlichen Verrichtungen von den Gerichten unabhängig.
Articolo 151
Die Staatsanwälte dürfen richterliche Geschäfte nicht wahrnehmen. 2Auch darf ihnen eine Dienstaufsicht über die Richter nicht übertragen werden.
(1) Die Ermittlungspersonen der Staatsanwaltschaft sind in dieser Eigenschaft verpflichtet, den Anordnungen der Staatsanwaltschaft ihres Bezirks und der dieser vorgesetzten Beamten Folge zu leisten.
(2) Die Landesregierungen werden ermächtigt, durch Rechtsverordnung diejenigen Beamten- und Angestelltengruppen zu bezeichnen, auf die diese Vorschrift anzuwenden ist. 2Die Angestellten müssen im öffentlichen Dienst stehen, das 21. Lebensjahr vollendet haben und mindestens zwei Jahre in den bezeichneten Beamten- oder Angestelltengruppen tätig gewesen sein. 3Die Landesregierungen können die Ermächtigung durch Rechtsverordnung auf die Landesjustizverwaltungen übertragen.
Articolo 152
(1) Zur Erhebung der öffentlichen Klage ist die Staatsanwaltschaft berufen.
(2) Sie ist, soweit nicht gesetzlich ein anderes bestimmt ist, verpflichtet, wegen aller verfolgbaren Straftaten einzuschreiten, sofern zureichende tatsächliche Anhaltspunkte vorliegen.
Articolo 153
(1) Hat das Verfahren ein Vergehen zum Gegenstand, so kann die Staatsanwaltschaft mit Zustimmung des für die Eröffnung des Hauptverfahrens zuständigen Gerichts von der Verfolgung absehen, wenn die Schuld des Täters als gering anzusehen wäre und kein öffentliches Interesse an der Verfolgung besteht. Der Zustimmung des Gerichtes bedarf es nicht bei einem Vergehen, das nicht mit einer im Mindestmaß erhöhten Strafe bedroht ist und bei dem die durch die Tat verursachten Folgen gering sind.
(2) Ist die Klage bereits erhoben, so kann das Gericht in jeder Lage des Verfahrens unter den Voraussetzungen des Absatzes 1 mit Zustimmung der Staatsanwaltschaft und des Angeschuldigten das Verfahren einstellen. Der Zustimmung des Angeschuldigten bedarf es nicht, wenn die Hauptverhandlung aus den in § 205 angeführten Gründen nicht
Articolo 153a
(1) Mit Zustimmung des für die Eröffnung des Hauptverfahrens zuständigen Gerichts und des Beschuldigten kann die Staatsanwaltschaft bei einem Vergehen vorläufig von der Erhebung der öffentlichen Klage absehen und zugleich dem Beschuldigten Auflagen und Weisungen erteilen, wenn diese geeignet sind, das öffentliche Interesse an der Strafverfolgung zu beseitigen, und die Schwere der Schuld nicht entgegensteht. Als Auflagen oder Weisungen kommen insbesondere in Betracht,
1. zur Wiedergutmachung des durch die Tat verursachten Schadens eine bestimmte Leistung zu erbringen,
2. einen Geldbetrag zugunsten einer gemeinnützigen Einrichtung oder der Staatskasse zu zahlen,
3. sonst gemeinnützige Leistungen zu erbringen,
4. Unterhaltspflichten in einer bestimmten Höhe nachzukommen,
5. sich ernsthaft zu bemühen, einen Ausgleich mit dem Verletzten zu erreichen (Täter-Opfer-Ausgleich) und dabei seine Tat ganz oder zum überwiegenden Teil wiedergut zu machen oder deren Wiedergutmachung zu erstreben, oder
6. an einem Aufbauseminar nach § 2b Abs. 2 Satz 2 oder § 4 Abs. 8 Satz 4 des Straßenverkehrsgesetzes teilzunehmen.
Zur Erfüllung der Auflagen und Weisungen setzt die Staatsanwaltschaft dem Beschuldigten eine Frist, die in den Fällen des Satzes 2 Nr. 1 bis 3, 5 und 6 höchstens sechs Monate, in den Fällen des Satzes 2 Nr. 4 höchstens ein Jahr beträgt. Die Staatsanwaltschaft kann Auflagen und Weisungen nachträglich aufheben und die Frist einmal für die Dauer von drei Monaten verlängern; mit Zustimmung des Beschuldigten kann sie auch Auflagen und Weisungen nachträglich auferlegen und ändern. Erfüllt der Beschuldigte die Auflagen und Weisungen, so kann die Tat nicht mehr als Vergehen verfolgt werden. Erfüllt der Beschuldigte die Auflagen und Weisungen nicht, so werden Leistungen, die er zu ihrer Erfüllung erbracht hat, nicht erstattet. § 153 Abs. 1 Satz 2 gilt in den Fällen des Satzes 2 Nr. 1 bis 5 entsprechend.
Articolo 153c
(1) Die Staatsanwaltschaft kann von der Verfolgung von Straftaten absehen,
1. die außerhalb des räumlichen Geltungsbereichs dieses Gesetzes begangen sind oder die ein Teilnehmer an einer außerhalb des räumlichen Geltungsbereichs dieses Gesetzes begangenen Handlung in diesem Bereich begangen hat,
2. die ein Ausländer im Inland auf einem ausländischen Schiff oder Luftfahrzeug begangen hat,
3. wenn in den Fällen der §§ 129 und 129a, jeweils auch in Verbindung mit § 129b Abs. 1, des Strafgesetzbuches die Vereinigung nicht oder nicht überwiegend im Inland besteht und die im Inland begangenen Beteiligungshandlungen von untergeordneter Bedeutung sind oder sich auf die bloße Mitgliedschaft beschränken. Für Taten, die nach dem Völkerstrafgesetzbuch strafbar sind, gilt § 153f.
(2) Die Staatsanwaltschaft kann von der Verfolgung einer Tat absehen, wenn wegen der Tat im Ausland schon eine Strafe gegen den Beschuldigten vollstreckt worden ist und die im Inland zu erwartende Strafe nach Anrechnung der ausländischen nicht ins Gewicht fiele oder der Beschuldigte wegen der Tat im Ausland rechtskräftig freigesprochen worden ist.
(3) Die Staatsanwaltschaft kann auch von der Verfolgung von Straftaten absehen, die im räumlichen Geltungsbereich dieses Gesetzes durch eine außerhalb dieses Bereichs ausgeübte Tätigkeit begangen sind, wenn die Durchführung des Verfahrens die Gefahr eines schweren Nachteils für die Bundesrepublik Deutschland herbeiführen würde oder wenn der Verfolgung sonstige überwiegende öffentliche Interessen entgegenstehen.
(4) Ist die Klage bereits erhoben, so kann die Staatsanwaltschaft in den Fällen des Absatzes 1 Nr. 1, 2 und des Absatzes 3 die Klage in jeder Lage des Verfahrens zurücknehmen und das Verfahren einstellen, wenn die Durchführung des Verfahrens die Gefahr eines schweren Nachteils für die Bundesrepublik Deutschland herbeiführen würde oder wenn der Verfolgung sonstige überwiegende öffentliche Interessen entgegenstehen.
(5) Hat das Verfahren Straftaten der in § 74a Abs. 1 Nr. 2 bis 6 und § 120 Abs. 1 Nr. 2bis 7 des Gerichtsverfassungsgesetzes bezeichneten Art zum Gegenstand, so stehen diese Befugnisse dem Generalbundesanwalt zu.
Articolo 153e
(1) Hat das Verfahren Straftaten der in § 74a Abs. 1 Nr. 2 bis 4 und in § 120 Abs. 1 Nr. 2 bis 7 des Gerichtsverfassungsgesetzes bezeichneten Art zum Gegenstand, so kann der Generalbundesanwalt mit Zustimmung des nach § 120 des Gerichtsverfassungsgesetzes zuständigen Oberlandesgerichts von der Verfolgung einer solchen Tat absehen, wenn der Täter nach der Tat, bevor ihm deren Entdeckung bekanntgeworden ist, dazu beigetragen hat, eine Gefahr für den Bestand oder die Sicherheit der Bundesrepublik Deutschland oder die verfassungsmäßige Ordnung abzuwenden. Dasselbe gilt, wenn der Täter einen solchen Beitrag dadurch geleistet hat, daß er nach der Tat sein mit ihr zusammenhängendes Wissen über Bestrebungen des Hochverrats, der Gefährdung des demokratischen Rechtsstaates oder des Landesverrats und der Gefährdung der äußeren Sicherheit einer Dienststelle offenbart hat.
Articolo 154
(1) Die Staatsanwaltschaft kann von der Verfolgung einer Tat absehen,
1. wenn die Strafe oder die Maßregel der Besserung und Sicherung, zu der die Verfolgung führen kann, neben einer Strafe oder Maßregel der Besserung und Sicherung, die gegen den Beschuldigten wegen einer anderen Tat rechtskräftig verhängt worden ist oder die er wegen einer anderen Tat zu erwarten hat, nicht beträchtlich ins Gewicht fällt oder
2. darüber hinaus, wenn ein Urteil wegen dieser Tat in angemessener Frist nicht zu erwarten ist und wenn eine Strafe oder Maßregel der Besserung und Sicherung, die gegen den Beschuldigten rechtskräftig verhängt worden ist oder die er wegen einer anderen Tat zu erwarten hat, zur Einwirkung auf den Täter und zur Verteidigung der Rechtsordnung ausreichend erscheint.
(2) Ist die öffentliche Klage bereits erhoben, so kann das Gericht auf Antrag der Staatsanwaltschaft das Verfahren in jeder Lage vorläufig einstellen.
(3) Ist das Verfahren mit Rücksicht auf eine wegen einer anderen Tat bereits rechtskräftig erkannten Strafe oder Maßregel der Besserung und Sicherung vorläufig eingestellt worden, so kann es, falls nicht inzwischen Verjährung eingetreten ist, wieder aufgenommen werden, wenn die rechtskräftig erkannte Strafe oder Maßregel der Besserung und Sicherung nachträglich wegfällt.
(4) Ist das Verfahren mit Rücksicht auf eine wegen einer anderen Tat zu erwartende Strafe oder Maßregel der Besserung und Sicherung vorläufig eingestellt worden, so kann es, falls nicht inzwischen Verjährung eingetreten ist, binnen drei Monaten nach Rechtskraft des wegen der anderen Tat ergehenden Urteils wieder aufgenommen werden.
(5) Hat das Gericht das Verfahren vorläufig eingestellt, so bedarf es zur Wiederaufnahme eines Gerichtsbeschlusses.
Articolo 154a
(1) Fallen einzelne abtrennbare Teile einer Tat oder einzelne von mehreren Gesetzesverletzungen, die durch dieselbe Tat begangen worden sind,
1. für die zu erwartende Strafe oder Maßregel der Besserung und Sicherung oder
2. neben einer Strafe oder Maßregel der Besserung und Sicherung, die gegen den Beschuldigten wegen einer anderen Tat rechtskräftig verhängt worden ist oder die er wegen einer anderen Tat zu erwarten hat, nicht beträchtlich ins Gewicht, so kann die Verfolgung auf die übrigen Teile der Tat oder die übrigen Gesetzesverletzungen beschränkt werden. § 154 Abs. 1 Nr. 2 gilt entsprechend. Die Beschränkung ist aktenkundig zu machen.
(2) Nach Einreichung der Anklageschrift kann das Gericht in jeder Lage des Verfahrens mit Zustimmung der Staatsanwaltschaft die Beschränkung vornehmen.
(3) Das Gericht kann in jeder Lage des Verfahrens ausgeschiedene Teile einer Tat oder Gesetzesverletzungen in das Verfahren wieder einbeziehen. Einem Antrag der Staatsanwaltschaft auf Einbeziehung ist zu entsprechen. Werden ausgeschiedene Teile einer Tat wieder einbezogen, so ist § 265 Abs. 4 entsprechend anzuwenden.
Articolo 154c
(1) Ist eine Nötigung oder Erpressung (§§ 240, 253 des Strafgesetzbuches) durch die Drohung begangen worden, eine Straftat zu offenbaren, so kann die Staatsanwaltschaft von der Verfolgung der Tat, deren Offenbarung angedroht worden ist, absehen, wenn nicht wegen der Schwere der Tat eine Sühne unerläßlich ist.
(2) Zeigt das Opfer einer Nötigung oder Erpressung (§§ 240, 253 des Strafgesetzbuches) diese an (§ 158) und wird hierdurch bedingt ein vom Opfer begangenes Vergehen bekannt, so kann die Staatsanwaltschaft von der Verfolgung des Vergehens absehen, wenn nicht wegen der Schwere der Tat eine Sühne unerlässlich ist.
Articolo 154d
Hängt die Erhebung der öffentlichen Klage wegen eines Vergehens von der Beurteilung einer Frage ab, die nach bürgerlichem Recht oder nach Verwaltungsrecht zu beurteilen ist, so kann die Staatsanwaltschaft zur Austragung der Frage im bürgerlichen Streitverfahren oder im Verwaltungsstreitverfahren eine Frist bestimmen. Hiervon ist der Anzeigende zu benachrichtigen. Nach fruchtlosem Ablauf der Frist kann die Staatsanwaltschaft das Verfahren einstellen.
Articolo 154e
(1) Von der Erhebung der öffentlichen Klage wegen einer falschen Verdächtigung oder Beleidigung (§§ 164, 185 bis 188 des Strafgesetzbuches) soll abgesehen werden, solange wegen der angezeigten oder behaupteten Handlung ein Straf- oder Disziplinarverfahren anhängig ist.
(2) Ist die öffentliche Klage oder eine Privatklage bereits erhoben, so stellt das Gericht das Verfahren bis zum Abschluß des Straf- oder Disziplinarverfahrens wegen der angezeigten oder behaupteten Handlung ein.
(3) Bis zum Abschluß des Straf- oder Disziplinarverfahrens wegen der angezeigten oder behaupteten Handlung ruht die Verjährung der Verfolgung der falschen Verdächtigung oder Beleidigung.
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Articolo 160
(1) Sobald die Staatsanwaltschaft durch eine Anzeige oder auf anderem Wege von dem Verdacht einer Straftat Kenntnis erhält, hat sie zu ihrer Entschließung darüber, ob die öffentliche Klage zu erheben ist, den Sachverhalt zu erforschen.
(2) Die Staatsanwaltschaft hat nicht nur die zur Belastung, sondern auch die zur Entlastung dienenden Umstände zu ermitteln und für die Erhebung der Beweise Sorge zu tragen, deren Verlust zu besorgen ist.
(3) Die Ermittlungen der Staatsanwaltschaft sollen sich auch auf die Umstände erstrecken, die für die Bestimmung der Rechtsfolgen der Tat von Bedeutung sind. Dazu kann sie sich der Gerichtshilfe bedienen.
(4) Eine Maßnahme ist unzulässig, soweit besondere bundesgesetzliche oder entsprechende landesgesetzliche Verwendungsregelungen entgegenstehen.
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Articolo 296
(1) Die zulässigen Rechtsmittel gegen gerichtliche Entscheidungen stehen sowohl der
Staatsanwaltschaft als dem Beschuldigten zu.
(2) Die Staatsanwaltschaft kann von ihnen auch zugunsten des Beschuldigten Gebrauch machen.
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Articolo 376
Die öffentliche Klage wird wegen der in § 374 bezeichneten Straftaten von der Staatsanwaltschaft nur dann erhoben, wenn dies im öffentlichen Interesse liegt.
Articolo 377
(1) Im Privatklageverfahren ist der Staatsanwalt zu einer Mitwirkung nicht verpflichtet. Das Gericht legt ihm die Akten vor, wenn es die Übernahme der Verfolgung durch ihn für geboten hält.
(2) Auch kann die Staatsanwaltschaft in jeder Lage der Sache bis zum Eintritt der Rechtskraft des Urteils durch eine ausdrückliche Erklärung die Verfolgung übernehmen. In der Einlegung eines Rechtsmittels ist die Übernahme der Verfolgung enthalten.
The Code for Crown Prosecutors
1 INTRODUCTION
1.1The decision to prosecute an individual is a serious step. Fair and effective prosecution is essential to the maintenance of law and order. Even in a small case a prosecution has serious implications for all involved — victims, witnesses and defendants. The Crown Prosecution Service applies the Code for Crown Prosecutors so that it can make fair and consistent decisions about prosecutions.
1.2The Code helps the Crown Prosecution Service to play its part in making sure that justice is done. It contains information that is important to police officers and others who work in the criminal justice system and to the general public. Police officers should apply the provisions of this Code whenever they are responsible for deciding whether to charge a person with an offence.
1.3The Code is also designed to make sure that everyone knows the principles that the Crown Prosecution Service applies when carrying out its work. By applying the same principles, everyone involved in the system is helping to treat victims, witnesses and defendants fairly, while prosecuting cases effectively.
2 GENERAL PRINCIPLES
2.1 Each case is unique and must be considered on its own facts and merits. However, there are general principles that apply to the way in which Crown Prosecutors must approach every case.
2.2 Crown Prosecutors must be fair, independent and objective. They must not let any personal views about ethnic or national origin, disability, sex, religious beliefs, political views or the sexual orientation of the suspect, victim or witness influence their decisions. They must not be affected by improper or undue pressure from any source.
2.3 It is the duty of Crown Prosecutors to make sure that the right person is prosecuted for the right offence. In doing so, Crown Prosecutors must always act in the interests of justice and not solely for the purpose of obtaining a conviction.
2.4 Crown Prosecutors should provide guidance and advice to investigators throughout the investigative and prosecuting process. This may include lines of inquiry, evidential requirements and assistance in any pre-charge procedures. Crown Prosecutors will be proactive in identifying and, where possible, rectifying evidential deficiencies and in bringing to an early conclusion those cases that cannot be strengthened by further investigation.
2.5 It is the duty of Crown Prosecutors to review, advise on and prosecute cases, ensuring that the law is properly applied, that all relevant evidence is put before the court and that obligations of disclosure are complied with, in accordance with the principles set out in this Code.
2.6 The Crown Prosecution Service is a public authority for the purposes of the Human Rights Act 1998. Crown Prosecutors must apply the principles of the European Convention on Human Rights in accordance with the Act.
3 THE DECISION TO PROSECUTE
3.1 In most cases, Crown Prosecutors are responsible for deciding whether a person should be charged with a criminal offence, and if so, what that offence should be. Crown Prosecutors make these decisions in accordance with this Code and the Director’s Guidance on Charging. In those cases where the police determine the charge, which are usually more minor and routine cases, they apply the same provisions.
3.2 Crown Prosecutors make charging decisions in accordance with the Full Code Test (see section 5 below), other than in those limited circumstances where the Threshold Test applies (see section 6 below).
3.3 The Threshold Test applies where the case is one in which it is proposed to keep the suspect in custody after charge, but the evidence required to apply the Full Code Test is not yet available.
3.4 Where a Crown Prosecutor makes a charging decision in accordance with the Threshold Test, the case must be reviewed in accordance with the Full Code Test as soon as reasonably practicable, taking into account the progress of the investigation.
4 REVIEW
4.1 Each case the Crown Prosecution Service receives from the police is reviewed to make sure that it is right to proceed with a prosecution. Unless the Threshold Test applies, the Crown Prosecution Service will only start or continue with a prosecution when the case has passed both stages of the Full Code Test.
4.2 Review is a continuing process and Crown Prosecutors must take account of any change in circumstances. Wherever possible, they should talk to the police first if they are thinking about changing the charges or stopping the case. Crown Prosecutors should also tell the police if they believe that some additional evidence may strengthen the case. This gives the police the chance to provide more information that may affect the decision.
4.3 The Crown Prosecution Service and the police work closely together, but the final responsibility for the decision whether or not a charge or a case should go ahead rests with the Crown Prosecution Service.
5 THE FULL CODE TEST
5.1 The Full Code Test has two stages. The first stage is consideration of the evidence. If the case does not pass the evidential stage it must not go ahead no matter how important or serious it may be. If the case does pass the evidential stage, Crown Prosecutors must proceed to the second stage and decide if a prosecution is needed in the public interest. The evidential and public interest stages are explained below.
THE EVIDENTIAL STAGE
5.2 Crown Prosecutors must be satisfied that there is enough evidence to provide a ‘realistic prospect of conviction’ against each defendant on each charge. They must consider what the defence case may be, and how that is likely to affect the prosecution case.
5.3 A realistic prospect of conviction is an objective test. It means that a jury or bench of magistrates or judge hearing a case alone, properly directed in accordance with the law, is more likely than not to convict the defendant of the charge alleged. This is a separate test from the one that the criminal courts themselves must apply. A court should only convict if satisfied so that it is sure of a defendant’s guilt.
5.4 When deciding whether there is enough evidence to prosecute, Crown Prosecutors must consider whether the evidence can be used and is reliable. There will be many cases in which the evidence does not give any cause for concern. But there will also be cases in which the evidence may not be as strong as it first appears. Crown Prosecutors must ask themselves the following questions:
Can the evidence be used in court?
a Is it likely that the evidence will be excluded by the court? There are certain legal rules which might mean that evidence which seems relevant cannot be given at a trial.
For example, is it likely that the evidence will be excluded because of the way in which it was gathered? If so, is there enough other evidence for a realistic prospect of conviction?
Is the evidence reliable?
b Is there evidence which might support or detract from the reliability of a confession? Is the reliability affected by factors such as the defendant’s age, intelligence or level of understanding?
c What explanation has the defendant given? Is a court likely to find it credible in the light of the evidence as a whole? Does it support an innocent explanation?
d If the identity of the defendant is likely to be questioned, is the evidence about this strong enough?
e Is the witness’s background likely to weaken the prosecution case? For example, does the witness have any motive that may affect his or her attitude to the case, or a relevant previous conviction?
f Are there concerns over the accuracy or credibility of a witness? Are these concerns based on evidence or simply information with nothing to support it? Is there further evidence which the police should be asked to seek out which may support or detract from the account of the witness?
5.5 Crown Prosecutors should not ignore evidence because they are not sure that it can be used or is reliable. But they should look closely at it when deciding if there is a realistic prospect of conviction.
THE PUBLIC INTEREST STAGE
5.6 In 1951, Lord Shawcross, who was Attorney General, made the classic statement on public interest, which has been supported by Attorneys General ever since: “It has never been the rule in this country — I hope it never will be — that suspected criminal offences must automatically be the subject of prosecution”. (House of Commons Debates, volume 483, column 681, 29 January 1951.)
5.7 The public interest must be considered in each case where there is enough evidence to provide a realistic prospect of conviction. Although there may be public interest factors against prosecution in a particular case, often the prosecution should go ahead and those factors should be put to the court for consideration when sentence is being passed. A prosecution will usually take place unless there are public interest factors tending against prosecution which clearly outweigh those tending in favour, or it appears more appropriate in all the circumstances of the case to divert the person from prosecution (see section 8 below).
5.8 Crown Prosecutors must balance factors for and against prosecution carefully and fairly. Public interest factors that can affect the decision to prosecute usually depend on the seriousness of the offence or the circumstances of the suspect. Some factors may increase the need to prosecute but others may suggest that another course of action would be better.
The following lists of some common public interest factors, both for and against prosecution, are not exhaustive. The factors that apply will depend on the facts in each case.
Some common public interest factors in favour of prosecution.
5.9 The more serious the offence, the more likely it is that a prosecution will be needed in the public interest. A prosecution is likely to be needed if:
a a conviction is likely to result in a significant sentence;
b a conviction is likely to result in a confiscation or any other order;
c a weapon was used or violence was threatened during the commission of the offence;
d the offence was committed against a person serving the public (for example, a police or prison officer, or a nurse);
e the defendant was in a position of authority or trust;
f the evidence shows that the defendant was a ringleader or an organiser of the offence;
g there is evidence that the offence was premeditated;
h there is evidence that the offence was carried out by a group;
i the victim of the offence was vulnerable, has been put in considerable fear, or suffered personal attack, damage or disturbance;
j the offence was committed in the presence of, or in close proximity to, a child;
k the offence was motivated by any form of discrimination against the victim’s ethnic or national origin, disability, sex, religious beliefs, political views or sexual orientation, or the suspect demonstrated hostility towards the victim based on any of those characteristics;
l there is a marked difference between the actual or mental ages of the defendant and the victim, or if there is any element of corruption;
m the defendant’s previous convictions or cautions are relevant to the present offence;
n the defendant is alleged to have committed the offence while under an order of the court;
o there are grounds for believing that the offence is likely to be continued or repeated , for example, by a history of recurring conduct;
p the offence, although not serious in itself, is widespread in the area where it was committed; or
q a prosecution would have a significant positive impact on maintaining community confidence.
Some common public interest factors against prosecution
5.10 A prosecution is less likely to be needed if:
a the court is likely to impose a nominal penalty;
b the defendant has already been made the subject of a sentence and any further conviction would be unlikely to result in the imposition of an additional sentence or order, unless the nature of the particular offence requires a prosecution or the defendant withdraws consent to have an offence taken into consideration during sentencing;
c the offence was committed as a result of a genuine mistake or misunderstanding (these factors must be balanced against the seriousness of the offence);
d the loss or harm can be described as minor and was the result of a single incident, particularly if it was caused by a misjudgement;
e there has been a long delay between the offence taking place and the date of the trial, unless:
• the offence is serious;
• the delay has been caused in part by the defendant;
• the offence has only recently come to light; or
• the complexity of the offence has meant that there has been a long investigation;
f a prosecution is likely to have a bad effect on the victim’s physical or mental health, always bearing in mind the seriousness of the offence;
g the defendant is elderly or is, or was at the time of the offence, suffering from significant mental or physical ill health, unless the offence is serious or there is real possibility that it may be repeated. The Crown Prosecution Service, where necessary, applies Home Office guidelines about how to deal with mentally disordered offenders. Crown Prosecutors must balance the desirability of diverting a defendant who is suffering from significant mental or physical ill health with the need to safeguard the general public;
h the defendant has put right the loss or harm that was caused (but defendants must not avoid prosecution or diversion solely because they pay compensation); or
i details may be made public that could harm sources of information, international relations or national security.
5.11 Deciding on the public interest is not simply a matter of adding up the number of factors on each side. Crown Prosecutors must decide how important each factor is in the circumstances of each case and go on to make an overall assessment.
The relationship between the victim and the public interest
5.12 The Crown Prosecution Service does not act for victims or the families of victims in the same way as solicitors act for their clients. Crown Prosecutors act on behalf of the public and not just in the interests of any particular individual. However, when considering the public interest, Crown Prosecutors should always take into account the consequences for the victim of whether or not to prosecute, and any views expressed by the victim or the victim’s family.
5.13 It is important that a victim is told about a decision which makes a significant difference to the case in which they are involved. Crown Prosecutors should ensure that they follow any agreed procedures.
6 THE THRESHOLD TEST
6.1 The Threshold Test requires Crown Prosecutors to decide whether there is at least a reasonable suspicion that the suspect has committed an offence, and if there is, whether it is in the public interest to charge that suspect.
6.2 The Threshold Test is applied to those cases in which it would not be appropriate to release a suspect on bail after charge, but the evidence to apply the Full Code Test is not yet available.
6.3 There are statutory limits that restrict the time a suspect may remain in police custody before a decision has to be made whether to charge or release the suspect. There will be cases where the suspect in custody presents a substantial bail risk if released, but much of the evidence may not be available at the time the charging decision has to be made. Crown Prosecutors will apply the Threshold Test to such cases for a limited period.
6.4 The evidential decision in each case will require consideration of a number of factors including:
• the evidence available at the time;
• the likelihood and nature of further evidence being obtained;
• the reasonableness for believing that evidence will become available;
• the time it will take to gather that evidence and the steps being taken to do so;
• the impact the expected evidence will have on the case;
• the charges that the evidence will support.
6.5 The public interest means the same as under the Full Code Test, but will be based on the information available at the time of charge which will often be limited.
6.6 A decision to charge and withhold bail must be kept under review. The evidence gathered must be regularly assessed to ensure the charge is still appropriate and that continued objection to bail is justified. The Full Code Test must be applied as soon as reasonably practicable.
7 SELECTION OF CHARGES
7.1 Crown Prosecutors should select charges which:
a reflect the seriousness and extent of the offending;
b give the court adequate powers to sentence and impose appropriate post-conviction orders; and
c enable the case to be presented in a clear and simple way. This means that Crown Prosecutors may not always choose or continue with the most serious charge where there is a choice.
7.2 Crown Prosecutors should never go ahead with more charges than are necessary just to encourage a defendant to plead guilty to a few. In the same way, they should never go ahead with a more serious charge just to encourage a defendant to plead guilty to a less serious one.
7.3 Crown Prosecutors should not change the charge simply because of the decision made by the court or the defendant about where the case will be heard.
8 DIVERSION FROM PROSECUTION
ADULTS
8.1 When deciding whether a case should be prosecuted in the courts, Crown Prosecutors should consider the alternatives to prosecution. Where appropriate, the availability of suitable rehabilitative, reparative or restorative justice processes can be considered.
8.2 Alternatives to prosecution for adult suspects include a simple caution and a conditional caution.
Simple caution
8.3 A simple caution should only be given if the public interest justifies it and in accordance with Home Office guidelines. Where it is felt that such a caution is appropriate, Crown Prosecutors must inform the police so they can caution the suspect. If the caution is not administered, because the suspect refuses to accept it, a Crown Prosecutor may review the case again.
Conditional caution
8.4 A conditional caution may be appropriate where a Crown Prosecutor considers that while the public interest justifies a prosecution, the interests of the suspect, victim and community may be better served by the suspect complying with suitable conditions aimed at rehabilitation or reparation. These may include restorative processes.
8.5 Crown Prosecutors must be satisfied that there is sufficient evidence for a realistic prospect of conviction and that the public interest would justify a prosecution should the offer of a conditional caution be refused or the offender fail to comply with the agreed conditions of the caution.
8.6 In reaching their decision, Crown Prosecutors should follow the Conditional Cautions Code of Practice and any guidance on conditional cautioning issued or approved by the Director of Public Prosecutions.
8.7 Where Crown Prosecutors consider a conditional caution to be appropriate, they must inform the police, or other authority responsible for administering the conditional caution, as well as providing an indication of the appropriate conditions so that the conditional caution can be administered.
YOUTHS
8.8 Crown Prosecutors must consider the interests of a youth when deciding whether it is in the public interest to prosecute. However Crown Prosecutors should not avoid prosecuting simply because of the defendant’s age. The seriousness of the offence or the youth’s past behaviour is very important.
8.9 Cases involving youths are usually only referred to the Crown Prosecution Service for prosecution if the youth has already received a reprimand and final warning, unless the offence is so serious that neither of these were appropriate or the youth does not admit committing the offence. Reprimands and final warnings are intended to prevent re-offending and the fact that a further offence has occurred indicates that attempts to divert the youth from the court system have not been effective. So the public interest will usually require a prosecution in such cases, unless there are clear public interest factors against prosecution.
9 MODE OF TRIAL
9.1 The Crown Prosecution Service applies the current guidelines for magistrates who have to decide whether cases should be tried in the Crown Court when the offence gives the option and the defendant does not indicate a guilty plea. Crown Prosecutors should recommend Crown Court trial when they are satisfied that the guidelines require them to do so.
9.2 Speed must never be the only reason for asking for a case to stay in the magistrates’ courts. But Crown Prosecutors should consider the effect of any likely delay if they send a case to the Crown Court, and any possible stress on victims and witnesses if the case is delayed.
10 ACCEPTING GUILTY PLEAS
10.1 Defendants may want to plead guilty to some, but not all, of the charges. Alternatively, they may want to plead guilty to a different, possibly less serious, charge because they are admitting only part of the crime. Crown Prosecutors should only accept the defendant’s plea if they think the court is able to pass a sentence that matches the seriousness of the offending, particularly where there are aggravating features. Crown Prosecutors must never accept a guilty plea just because it is convenient.
10.2 In considering whether the pleas offered are acceptable, Crown Prosecutors should ensure that the interests of the victim and, where possible, any views expressed by the victim or victim’s family, are taken into account when decidine whether it is in the public interest to accept the plea. However, the decision rests with the Crown Prosecutor.
10.3 It must be made clear to the court on what basis any plea is advanced and accepted. In cases where a defendant pleads guilty to the charges but on the basis of facts that are different from the prosecution case, and where this may significantly affect sentence, the court should be invited to hear evidence to determine what happened, and then sentence on that basis.
10.4 Where a defendant has previously indicated that he or she will ask the court to take an offence into consideration when sentencing, but then declines to admit that offence at court, Crown Prosecutors will consider whether a prosecution is required for that offence. Crown Prosecutors should explain to the defence advocate and the court that the prosecution of that offence may be subject to further review.
10.5 Particular care must be taken when considering pleas which would enable the defendant to avoid the imposition of a mandatory minimum sentence. When pleas are offered, Crown Prosecutors must bear in mind the fact that ancillary orders can be made with some offences but not with others.
11 PROSECUTORS’ ROLE IN SENTENCING
11.1 Crown Prosecutors should draw the court’s attention to:
• any aggravating or mitigating factors disclosed by the prosecution case;
• any victim personal statement;
• where appropriate, evidence of the impact of the offending on a community;
• any statutory provisions or sentencing guidelines which may assist;
• any relevant statutory provisions relating to ancillary orders (such as anti-social behaviour orders).
11.2 The Crown Prosecutor should challenge any assertion made by the defence in mitigation that is inaccurate, misleading or derogatory. If the defence persist in the assertion, and it appears relevant to the sentence, the court should be invited to hear evidence to determine the facts and sentence accordingly.
12 RE-STARTING A PROSECUTION
12.1 People should be able to rely on decisions taken by the Crown Prosecution Service. Normally, if the Crown Prosecution Service tells a suspect or defendant that there will not be a prosecution, or that the prosecution has been stopped, that is the end of the matter and the case will not start again. But occasionally there are special reasons why the Crown Prosecution Service will re-start the prosecution, particularly if the case is serious.
12.2 These reasons include:
a rare cases where a new look at the original decision shows that it was clearly wrong and should not be allowed to stand;
b cases which are stopped so that more evidence which is likely to become available in the fairly near future can be collected and prepared. In these cases, the Crown Prosecutor will tell the defendant that the prosecution may well start again; and
c cases which are stopped because of a lack of evidence but where more significant evidence is discovered later.
12.3 There may also be exceptional cases in which, following an acquittal of a serious offence, the Crown Prosecutor may, with the written consent of the Director of Public Prosecutions, apply to the Court of Appeal for an order quashing the acquittal and requiring the defendant to be retried, in accordance with Part 10 of the Criminal Justice Act 2003.
Ley de Enjuiciamiento Criminal
LIBRO I. DISPOSICIONES GENERALES
TÍTULO IV. DE LAS PERSONAS A QUIENES CORRESPONDE EL EJERCICIO DE LAS ACCIONES QUE NACEN DE LOS DELITOS Y FALTAS.
Artículo 100.
De todo delito o falta nace acción penal para el castigo del culpable, y puede nacer también acción civil para la restitución de la cosa, la reparación del daño y la indemnización de perjuicios causados por el hecho punible.
Artículo 101.
La acción penal es pública.
Todos los ciudadanos españoles podrán ejercitarla con arreglo a las prescripciones de la Ley.
Artículo 102.
Sin embargo de lo dispuesto en el artículo anterior, no podrán ejercitar la acción penal:
El que no goce de la plenitud de los derechos civiles.
El que hubiere sido condenado dos veces por sentencia firme como reo del delito de denuncia o querella calumniosas.
El Juez o Magistrado.
Los comprendidos en los números anteriores podrán, sin embargo, ejercitar la acción penal por delito o falta cometidos contra sus personas o bienes o contra las personas o bienes de sus cónyuges, ascendientes, descendientes, hermanos consanguíneos o uterinos y afines.
Los comprendidos en los números 2 y 3 podrán ejercitar también la acción penal por el delito o falta cometidos contra las personas o bienes de los que estuviesen bajo su guarda legal.
Artículo 103.
Tampoco podrán ejercitar acciones penales entre sí:
Los cónyuges, a no ser por delito o falta cometidos por el uno contra la persona del otro o la de sus hijos y por el delito de bigamia.
Los ascendientes, descendientes y hermanos por naturaleza, por la adopción o por afinidad a no ser por delito o falta cometidos por los unos contra las personas de los otros.
Artículo 104.
Las acciones penales que nacen de los delitos de estupro, calumnia e injuria, tampoco podrán ser ejercitadas por otras personas, ni en manera distinta que las prescritas en los respectivos artículos del Código Penal.
Las faltas consistentes en el anuncio por medio de la imprenta de hechos falsos o relativos a la vida privada, con el que se perjudique u ofenda a particulares, y en injurias leves sólo podrán ser perseguidas por los ofendidos o por sus legítimos representantes.
Artículo 105.
Los funcionarios del Ministerio Fiscal tendrán la obligación de ejercitar, con arreglo a las disposiciones de la Ley, todas las acciones penales que consideren procedentes, haya o no acusador particular en las causas, menos aquellas que el Código Penal reserva exclusivamente a la querella privada. También deberán ejercitarlas en las causas por los delitos contra la honestidad que, con arreglo a las prescripciones del Código Penal, deben denunciarse previamente por los interesados, o cuando el Ministerio Fiscal deba, a su vez, denunciarlos por recaer dichos delitos sobre personas desvalidas o faltas de personalidad.
Artículo 106.
La acción penal por delito o falta que dé lugar al procedimiento de oficio no se extingue por la renuncia de la persona ofendida.
Pero se extinguen por esta causa las que nacen de delito o falta que no puedan ser perseguidos sino a instancia de parte, y las civiles, cualquiera que sea el delito o falta de que procedan.
Artículo 107.
La renuncia de la acción civil o de la penal renunciable no perjudicará más que al renunciante; pudiendo continuar el ejercicio de la penal en el estado en que se halle la causa, o ejercitarla nuevamente los demás a quienes también correspondiere.
Artículo 108.
La acción civil ha de entablarse juntamente con la penal por el Ministerio Fiscal, haya o no en el proceso acusador particular; pero si el ofendido renunciare expresamente a su derecho de restitución, reparación o indemnización, el Ministerio Fiscal se limitará a pedir el castigo de los culpables.
Artículo 109.
En el acto de recibirse declaración al ofendido que tuviese la capacidad legal necesaria, se le instruirá del derecho que le asiste para mostrarse parte en el proceso y renunciar o no a la restitución de la cosa, reparación del daño e indemnización del perjuicio causado por el hecho punible.
Si no tuviese capacidad legal, se practicará igual diligencia con su representante.
Fuera de los casos previstos en los dos párrafos anteriores, no se hará a los interesados en las acciones civiles o penales notificación alguna que prolongue o detenga el curso de la causa, lo cual no obsta para que el Juez procure instruir de aquel derecho al ofendido ausente.
En cualquier caso en los procesos que se sigan por delitos comprendidos en el artículo 57 del Código Penal el Juez asegurará la comunicación a la víctima de los actos procesales que puedan afectar a su seguridad.
Artículo 110.
Los perjudicados por un delito o falta que no hubieren renunciado a su derecho podrán mostrarse parte en la causa si lo hicieran antes del trámite de calificación del delito, y ejercitar las acciones civiles y penales que procedan o solamente unas u otras, según les conviniere, sin que por ello se retroceda en el curso de las actuaciones.
Aun cuando los perjudicados no se muestren parte en la causa, no por esto se entiende que renuncian al derecho de restitución, reparación o indemnización que a su favor puede acordarse en sentencia firme, siendo menester que la renuncia de este derecho se haga en su caso de una manera expresa y terminante.
Cuando el delito o falta cometida tenga por finalidad impedir u obstaculizar a los miembros de las corporaciones locales el ejercicio de sus funciones públicas, podrá también personarse en la causa la Administración local en cuyo territorio se hubiere cometido el hecho punible.
Artículo 111.
Las acciones que nacen de un delito o falta podrán ejercitarse junta o separadamente; pero mientras estuviese pendiente la acción penal no se ejercitará la civil con separación hasta que aquélla haya sido resuelta en sentencia firme, salvo siempre lo dispuesto en los artículos 4, 5 y 6 de este Código.
Artículo 112.
Ejercitada sólo la acción penal, se entenderá utilizada también la civil, a no ser que el dañado o perjudicado la renunciase o la reservase expresamente para ejercitarla después de terminado el juicio criminal, si a ello hubiere lugar.
Si se ejercitase sólo la civil que nace de un delito de los que no pueden perseguirse sino en virtud de querella particular, se considerará extinguida desde luego la acción penal.
Artículo 113.
Podrán ejercitarse expresamente las dos acciones por una misma persona o por varias; pero siempre que sean dos o más las personas por quienes se utilicen las acciones derivadas de un delito o falta lo verificarán en un solo proceso y, si fuere posible, bajo una misma dirección y representación, a juicio del Tribunal.
Artículo 114.
Promovido juicio criminal en averiguación de un delito o falta, no podrá seguirse pleito sobre el mismo hecho; suspendiéndole, si le hubiese, en el estado en que se hallare, hasta que recaiga sentencia firme en la causa criminal.
No será necesario para el ejercicio de la acción penal que haya precedido el de la civil originada del mismo delito o falta.
Lo dispuesto en este artículo se entiende sin perjuicio de lo establecido en el capítulo II, título I, de este libro, respecto a las cuestiones prejudiciales.
Artículo 115.
La acción penal se extingue por la muerte del culpable; pero en este caso subsiste la civil contra sus herederos y causahabientes, que sólo podrá ejercitarse ante la jurisdicción y por la vía de lo civil.
Artículo 116.
La extinción de la acción penal no lleva consigo la de la civil, a no ser que la extinción proceda de haberse declarado por sentencia firme que no existió el hecho de que la civil hubiese podido nacer.
En los demás casos, la persona a quien corresponda la acción civil podrá ejercitarla ante la jurisdicción y por la vía de lo civil que proceda, contra quien estuviere obligado a la restitución de la cosa, reparación del daño o indemnización del perjuicio sufrido.
Artículo 117.
La extinción de la acción civil tampoco lleva consigo la de la penal que nazca del mismo delito o falta.
La sentencia firme absolutoria dictada en el pleito promovido por el ejercicio de la acción civil, no será obstáculo para el ejercicio de la acción penal correspondiente.
Lo dispuesto en este artículo se entiende sin perjuicio de lo que establece el capítulo II del título I de este libro y los artículos 106, 107, 110 y párrafo segundo del 112.
[ . . . ]
LIBRO II. DEL SUMARIO.
TÍTULO I. DE LA DENUNCIA.
Artículo 259.
El que presenciare la perpetración de cualquier delito público está obligado a ponerlo inmediatamente en conocimiento del Juez de instrucción, de Paz, Comarcal o Municipal, o Funcionario fiscal más próximo al sitio en que se hallare, bajo la multa de 25 a 250 pesetas.
Artículo 260.
La obligación establecida en el artículo anterior no comprende a los impúberes ni a los que no gozaren del pleno uso de su razón.
Artículo 261.
Tampoco estarán obligados a denunciar:
1. El cónyuge del delincuente.
2. Los ascendientes y descendientes consanguíneos o afines del delincuente y sus colaterales consanguíneos o uterinos y afines hasta el segundo grado inclusive.
3. Los hijos naturales respecto de la madre en todo caso, y respecto del padre cuando estuvieren reconocidos, así como la madre y el padre en iguales casos.
Artículo 262.
Los que por razón de sus cargos, profesiones u oficios tuvieren noticia de algún delito público, estarán obligados a denunciarlo inmediatamente al Ministerio fiscal, al Tribunal competente, al Juez de instrucción y, en su defecto, al municipal o al funcionario de policía más próximo al sitio, si se tratare de un delito flagrante.
Los que no cumpliesen esta obligación incurrirán en la multa señalada en el artículo 259, que se impondrá disciplinariamente.
Si la omisión en dar parte fuere de un profesor de Medicina, Cirugía o Farmacia y tuviese relación con el ejercicio de sus actividades profesionales, la multa no podrá ser inferior a 125 pesetas ni superior a 250.
Si el que hubiese incurrido en la omisión fuere empleado público, se pondrá además, en conocimiento de su superior inmediato para los efectos a que hubiere lugar en el orden administrativo.
Lo dispuesto en este artículo se entiende cuando la omisión no produjere responsabilidad con arreglo a las leyes.
Artículo 263.
La obligación impuesta en el párrafo 1 del artículo anterior no comprenderá a los Abogados ni a los Procuradores respecto de las instrucciones o explicaciones que recibieron de sus clientes. Tampoco comprenderá a los eclesiásticos y ministros de cultos disidentes respecto de las noticias que se les hubieren revelado en el ejercicio de las funciones de su ministerio.
Artículo 263 bis.
1. El Juez de Instrucción competente y el Ministerio Fiscal, así como los Jefes de las Unidades Orgánicas de Policía Judicial, centrales o de ámbito provincial, y sus mandos superiores podrán autorizar la circulación o entrega vigilada de drogas tóxicas, estupefacientes o sustancias psicotrópicas, así como de otras sustancias prohibidas. Esta medida deberá acordarse por resolución fundada, en la que se determine explícitamente, en cuanto sea posible, el objeto de autorización o entrega vigilada, así como el tipo y cantidad de la sustancia de que se trate. Para adoptar estas medidas se tendrá en cuenta su necesidad a los fines de investigación en relación con la importancia del delito y con las posibilidades de vigilancia. El Juez que dicte la resolución dará traslado de copia de la misma al Juzgado Decano de su jurisdicción, el cual tendrá custodiado un registro de dichas resoluciones.
También podrá ser autorizada la circulación o entrega vigilada de los equipos, materiales y sustancias a los que se refiere el artículo 371 del Código Penal, de los bienes y ganancias a que se hace referencia en el artículo 301 de dicho Código en todos los supuestos previstos en el mismo, así como de los bienes, materiales, objetos y especies animales y vegetales a los que se refieren los artículos 332, 334, 386, 566, 568 y 569, también del Código Penal.
2. Se entenderá por circulación o entrega vigilada la técnica consistente en permitir que remesas ilícitas o sospechosas de drogas tóxicas, sustancias psicotrópicas u otras sustancias prohibidas, los equipos, materiales y sustancias a que se refiere el apartado anterior, las sustancias por las que se haya sustituido las anteriormente mencionadas, así como los bienes y ganancias procedentes de las actividades delictivas tipificadas en los artículos 301 a 304 y 368 a 373 del Código Penal, circulen por territorio español o salgan o entren en él sin interferencia obstativa de la autoridad o sus agentes y bajo su vigilancia, con el fin de descubrir o identificar a las personas involucradas en la comisión de algún delito relativo a dichas drogas, sustancias, equipos, materiales, bienes y ganancias, así como también prestar auxilio a autoridades extranjeras en esos mismos fines.
3. El recurso a la entrega vigilada se hará caso por caso y, en el plano internacional, se adecuará a lo dispuesto en los tratados internacionales.
Los Jefes de las Unidades Orgánicas de la Policía Judicial centrales o de ámbito provincial o sus mandos superiores darán cuenta inmediata al Ministerio Fiscal sobre las autorizaciones que hubiesen otorgado de conformidad con el apartado 1 de este artículo y, si existiese procedimiento judicial abierto, al Juez de Instrucción competente.
4. La interceptación y apertura de envíos postales sospechosos de contener estupefacientes y, en su caso, la posterior sustitución de la droga que hubiese en su interior se llevarán a cabo respetando en todo momento las garantías judiciales establecidas en el ordenamiento jurídico, con excepción de lo previsto en el artículo 584 de la presente Ley.
Artículo 264.
El que por cualquier medio diferente de los mencionados tuviere conocimiento de la perpetración de algún delito de los que deben perseguirse de oficio, deberá denunciarlo al Ministerio fiscal, al Tribunal competente o al Juez de instrucción o municipal, o funcionario de policía, sin que se entienda obligado por esto a probar los hechos denunciados ni a formalizar querella.
El denunciador no contraerá en ningún caso otra responsabilidad que la correspondiente a los delitos que hubiese cometido por medio de la denuncia o con su ocasión.
Artículo 265.
Las denuncias podrán hacerse por escrito o de palabra, personalmente o por medio de mandatario con poder especial.
Artículo 266.
La denuncia que se hiciere por escrito deberá estar firmada por el denunciador; y si no pudiere hacerlo, por otra persona a su ruego. La autoridad o funcionario que la recibiere rubricará y sellará todas las hojas a presencia del que la presentare, quien podrá también rubricarla por sí o por medio de otra persona a su ruego.
Artículo 267.
Cuando la denuncia sea verbal, se extenderá un acta por la autoridad o funcionario que la recibiere, en la que, en forma de declaración, se expresarán cuantas noticias tenga el denunciante relativas al hecho denunciado y a sus circunstancias, firmándola ambos a continuación. Si el denunciante no pudiere firmar, lo hará otra persona a su ruego.
Artículo 268.
El Juez, Tribunal, Autoridad o funcionario que recibieren una denuncia verbal o escrita harán constar por la cédula personal, o por otros medios que reputen suficientes, la identidad de la persona del denunciador.
Si éste lo exigiere, le darán un resguardo de haber formalizado la denuncia.
Artículo 269.
Formalizada que sea la denuncia, se procederá o mandará. proceder inmediatamente por el Juez o funcionario a quien se hiciese a la comprobación del hecho denunciado, salvo que éste no revistiere carácter de delito o que la denuncia fuere manifiestamente falsa. En cualquiera de estos dos casos el Tribunal o funcionario se abstendrán de todo procedimiento, sin perjuicio de la responsabilidad en que incurran si desestimasen aquélla indebidamente.
TÍTULO II.
DE LA QUERELLA.
Artículo 270.
Todos los ciudadanos españoles, hayan sido o no ofendidos por el delito, pueden querellarse, ejercitando la acción popular establecida en el artículo 101 de esta Ley.
También pueden querellarse los extranjeros por los delitos cometidos contra su personas o bienes, o las personas o bienes de sus representados, previo cumplimiento de lo dispuesto en el artículo 280, si no estuvieren comprendidos en el último párrafo del 281.
Artículo 271.
Los funcionarios del Ministerio fiscal ejercitarán también, en forma de querella, las acciones penales en los casos en que estuvieren obligados con arreglo a lo dispuesto en el artículo 105.
Artículo 272.
La querella se interpondrá ante el Juez de Instrucción competente. Si el querellado estuviese sometido, por disposición especial de la Ley, a determinado Tribunal, ante éste se interpondrá la querella.
Lo mismo se hará cuando fueren varios los querellados por un mismo delito o por dos o más conexos, y alguno de aquéllos estuviese sometido excepcionalmente a un Tribunal que no fuere el llamado a conocer, por regla general, del delito.
Artículo 273.
En los casos del artículo anterior, cuando se trate de un delito in fraganti o de los que no dejan señales permanentes de su perpetración, o en que fuere de temer fundadamente la ocultación o fuga del presunto culpable, el particular que intentare querellarse del delito podrá acudir desde luego al Juez de instrucción o municipal que estuviere más próximo, o a cualquier funcionario de policía, a fin de que practiquen las primeras diligencias necesarias para hacer constar la verdad de los hechos y para detener al delincuente.
Artículo 274.
El particular querellante, cualquiera que sea su fuero, quedará sometido, para todos los efectos del juicio por él promovido, al Juez de instrucción o Tribunal competente para conocer del delito objeto de la querella.
Pero podrá apartarse de la querella en cualquier tiempo, quedando, sin embargo, sujeto a las responsabilidades que pudieran resultarle por su actos anteriores.
Artículo 275.
Si la querella fuese por delito que no pueda ser perseguido sino a instancia de parte, se entenderá abandonada por el que la hubiere interpuesto cuando dejase de instar el procedimiento dentro de los diez días siguientes a la notificación del auto en que el Juez o Tribunal así lo hubiese acordado.
Al efecto, a los diez días de haberse practicado las últimas diligencias pedidas por el querellante, o de estar paralizada la causa por falta de instancia del mismo, mandará de oficio el Juez o Tribunal que conociere de los autos que aquél pida lo que convenga a su derecho en el término fijado en el párrafo anterior.
Artículo 276.
Se tendrá también por abandonada la querella cuando por muerte o por haberse incapacitado el querellante para continuar la acción, no compareciere ninguno de sus herederos o representantes legales a sostenerla dentro de los treinta días siguientes a la citación que al efecto se les hará, dándoles conocimiento de la querella.
Artículo 277.
La querella se presentará siempre por medio de Procurador con poder bastante y suscrita por Letrado.
Se extenderá en papel de oficio, y en ella se expresará:
El Juez o Tribunal ante quien se presente.
El nombre, apellidos y vecindad del querellante.
El nombre, apellidos y vecindad del querellado.
En el caso de ignorarse estas circunstancias, se deberá hacer la designación del querellado por las señas que mejor pudieran darle a conocer.
La relación circunstanciada del hecho, con expresión del lugar, año, mes, día y hora en que se ejecute, si se supieren.
Expresión de las diligencias que se deberán practicar para la comprobación del hecho.
La petición de que se admita la querella, se practiquen las diligencias indicadas en el número anterior, se proceda a la detención y prisión del presunto culpable o a exigirle la fianza de libertad provisional, y se acuerde el embargo de sus bienes en la cantidad necesaria en los casos en que así proceda.
La firma del querellante o la de otra persona a su ruego, si no supiere o no pudiere firmar, cuando el Procurador no tuviere poder especial para formular la querella.
Artículo 278.
Si la querella tuviere por objeto algún delito de los que solamente puedan perseguirse a instancia de parte, excepto el de violación o rapto, acompañará también la certificación que acredite haberse celebrado o intentado el acto de conciliación entre querellante y querellado.
Podrán, sin embargo, practicarse sin este requisito las diligencias de carácter urgente para la comprobación de los hechos o para la detención del delincuente, suspendiendo después el curso de los autos hasta que se acredite el cumplimiento de lo dispuesto en el párrafo anterior.
Artículo 279.
En los delitos de calumnia e injuria causadas en juicio se presentará, además, la licencia del Juez o Tribunal que hubiese conocido de aquél, con arreglo a lo dispuesto en el Código Penal.
Artículo 280.
El particular querellante prestará fianza de la clase y en la cuantía que fijare el Juez o Tribunal para responder de las resultas del juicio.
Artículo 281.
Quedan exentos de cumplir lo dispuesto en el artículo anterior:
El ofendido y sus herederos o representantes legales.
En los delitos de asesinato o de homicidio, el viudo o la viuda los ascendientes y descendientes consanguíneos o afines, los colaterales consanguíneos o uterinos y afines hasta el segundo grado, los herederos de la víctima y los padres, madres e hijos naturales a quienes se refiere el número 3 del artículo 261.
La exención de fianza no es aplicable a los extranjeros si no les correspondiese en virtud de tratados internacionales o por el principio de reciprocidad.
[1] Nel sistema penale francese i reati, a seconda della loro gravità, si distinguono in contraventions suddivise in cinque classi (giudicate dal Juge de proximité o dal Tribunal de police), délits (giudicati dal Tribunal correctionnel) e crimes (giudicati dalla Cour d’assises). L’istruzione è obbligatoria per i crimes, facoltativa per i délits (quando il caso è complesso), eccezionale per le contraventions.
[2] FANULI, Giuseppe Luigi, Il pubblico ministero nel processo penale francese, “Archivio della nuova procedura penale”, 2006, n. 4, p. 466.
[3] LARGUIER, Jean – CONTE, Philippe, Procédure pénale (Collection Mémentos), Paris, Dalloz, 2006, p. 96.
[4] FANULI, cit., p. 466.
[5] FANULI, cit., p. 464; LARGUIER-CONTE, cit., 87.
[6] Articolo 3 [Uguaglianza davanti alla legge]
(1) Tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge.
(2) Gli uomini e le donne sono equiparati nei loro diritti. Lo Stato promuove la effettiva attuazione della equiparazione di donne e uomini e agisce per l'eliminazione delle situazioni esistenti di svantaggio.
(3) Nessuno può essere discriminato o favorito per il suo sesso, per la sua nascita, per la sua razza, per la sua lingua, per la sua nazionalità o provenienza, per la sua fede, per le sue opinioni religiose o politiche. Nessuno può essere discriminato a causa di un suo handicap.
[7] L'indirizzo internet del sito ufficiale del CPS è il seguente: http://www.cps.gov.uk/index.htm .
[8] Dal 1999 il CPS è suddiviso in 42 aree geografiche (rispetto alle 14 precedenti) sulle quali sovrintende un Chief Crown Prosecutor, inclusa l'area londinese coincidente con quella di competenza della Metropolitan Police.
[9] L’Attorney General ed il Solicitor General (che può esercitarne le funzioni qualora la carica sia temporaneamente vacante o se l’Attorney General non possa per qualunque motivo assolvervi), nonché l’Advocate General for Scotland (figura recentemente istituita a seguito del passaggio all’Esecutivo Scozzese, il 20 maggio 1999, del Lord Advocate e del Solicitor General for Scotland in base allo Scotland Act 1998), sono i c.d. Law Officer e rappresentano figure istituzionali caratteristiche dell’ordinamento inglese non assimilabili a figure ricorrenti negli ordinamenti europei continentali, quali il Procuratore Generale o l’Avvocato Generale dello Stato. Esercitano al tempo stesso importanti funzioni nell’Esecutivo, nel Legislativo e nell’ambito del sistema giudiziario. Fanno infatti parte del Governo di cui costituiscono i principali consulenti giuridici e ad essi è demandata la rappresentanza legale e la tutela degli interessi della Corona. Sono in genere - soprattutto l’Attorney General - membri del Parlamento per il partito di maggioranza e sono convocati presso la Camera dei Lord per l’apertura della legislatura; in particolare compete all’Attorney General promuovere l’azione penale - negli ordinamenti a common law non è infatti contemplata, come noto, la figura del pubblico ministero - per i reati contro il Parlamento o le singole Camere. Infine, nell’ambito del sistema giudiziario, l’Attorney General sovrintende all’attività del Director of Public Prosecutions, capo del Crown Prosecution Service, ed è al tempo stesso Chief of the Bar, cioè Presidente d’ufficio dell’associazione degli avvocati. Oltre a tali funzioni, delineate in sintesi, l’Attorney General esercita anche alcune particolari funzioni di certificazione o autorizzazione relative a determinati procedimenti amministrativi. Oltre che sul Director of Public Prosecutions, l'Attorney General sovrintende all'attività del Treasury Solicitor's Department, del Director of the Serious Fraud Office (organo competente per la repressione dei reati economici più gravi) e del Director of Public Prosecutions in Northern Ireland. Dell'operato di tali dipartimenti l'Attorney General risponde in Parlamento.
[10] Il testo integrale in lingua originale del Codice è riportato nella documentazione allegata a questo dossier ed è consultabile in rete all'indirizzo: http://www.cps.gov.uk/publications/docs/code2004english.pdf.
[11] In base all'articolo 53, comma 2, della Costituzione "Qualsiasi cittadino potrà ottenere la tutela delle libertà e diritti riconosciuti nell'articolo 14 e nella Sezione prima del Capitolo secondo, di fronte ai Tribunali ordinari, attraverso un procedimento basato sui principi preferenza e sommarietà e, se del caso, attraverso il ricorso di amparo di fronte al Tribunale Costituzionale."
[12] Gli articoli 102 e 103 del codice di procedura penale vietano l'esercizio dell'azione penale, in via generale, alle seguenti categorie: a) coloro che non godono della pienezza dei diritti civili; b) i condannati due volte, con sentenza definitiva, per il reato di denuncia o querela per calunnia; c) i giudici e i magistrati. I soggetti indicati possono tuttavia avviare l'azione penale per i reati o gli illeciti commessi direttamente nei confronti delle loro persone o dei loro beni.
[13] Il sistema spagnolo distingue i "reati pubblici" (delitos públicos) dai "reati semipubblici" (delitos semipúblicos) e dai "reati privati" (delitos privados), con conseguenze, come sarà evidenziato più avanti, sull'iniziativa dell'azione penale da parte dei soggetti competenti.
[14] Ai sensi dell'articolo 117, comma 1, della Costituzione "La giustizia emana dal popolo ed è amministrata nel nome del Re dai giudici e dai magistrati che fanno parte del potere giudiziario, indipendenti, inamovibili, responsabili e sottomessi unicamente all'autorità della legge."
[15] Si tratta, rispettivamente, della Fiscalía Antidroga e della Fiscalía contra la Corrupción y la Criminalidad Organizada.
[16] Tale organo è assimilabile al Consiglio Superiore della Magistratura italiano.
[17] Su tali aspetti si riferirà più avanti, con riferimento agli altri soggetti titolari dell'iniziativa dell'azione penale.
[18] In tale circostanza il requisito della "indipendenza" assume un significato connesso alla responsabilità "collegiale" dell'organo "pubblico ministero" ed è considerato diverso dalla indipendenza "individuale" del giudice o del magistrato.
[19] A tale proposito la dottrina giuridica spagnola ha talora qualificato il pubblico ministero come "parte imparziale”.
[20] Secondo quanto disposto dall'articolo 126 della Costituzione "La polizia giudiziaria è a disposizione dei giudici dei Tribunali e del Pubblico Ministero, con funzioni di accertamento dei reati e di scoperta e fermo del reo, secondo le modalità che la legge stabilisce."
[21] Di tale decisione va data comunicazione immediata alle eventuali parti lese, che possono reiterare la propria istanza innanzi al Juez de Instrucción.
[22] L'articolo 125 della Costituzione spagnola recita infatti: "I cittadini potranno esercitare l'azione popolare e partecipare all'Amministrazione della giustizia tramite l'istituto della Giuria, con le forme e relativamente a quei processi penali che la legge determina, così come nei tribunali consuetudinari e tradizionali."
[23] Vi è però, a carico dello straniero, l'obbligo del versamento della cauzione, a meno che non vi sia un trattato internazionale od un accordo bilaterale di reciprocità che lo escluda (art. 281 c.p.p.).