Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento lavoro | ||||||
Altri Autori: | Servizio Studi - Dipartimento affari sociali , Servizio Studi - Dipartimento istituzioni , Servizio Rapporti Internazionali | ||||||
Titolo: | Incontro con una delegazione di parlamentari della Romania - Commissione Lavoro, 30 settembre 2009 | ||||||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 89 | ||||||
Data: | 29/09/2009 | ||||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | XI-Lavoro pubblico e privato | ||||||
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Camera dei deputati |
XVI LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Incontro con una delegazione di parlamentari della Romania
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Commissione
Lavoro |
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n. 89 |
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29 settembre 2009 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Lavoro ( 066760-4974 / 066760-4884 – * st_lavoro@camera.it |
Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici: |
Servizio Studi – Dipartimento Istituzioni ( 066760-3209 – * st_istituzioni@camera.it Servizio Studi – Dipartimento Affari sociali ( 066760-3266 – * st_affarisociali@camera.it Servizio rapporti internazionali ( 066760-3948 – * cdrin1@camera.it |
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File: LA0207.doc |
INDICE
Relazioni parlamentari italia - romania
Documentazione allegata
La moratoria dei lavoratori neocomunitari
§ Trattamento economico accessorio
§ Abolizione totale del divieto di cumulo tra pensione e redditi di lavoro autonomo e dipendente
§ Previdenza nel pubblico impiego
§ Provvedimenti in materia di previdenza all'esame del parlamento
§ Le competenze istituzionali in tema di famiglia e infanzia
§ Il Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza
Misure a sostegno della famiglia
§ Il bonus straordinario in favore dei nuclei familiari
§ Fondo di credito per i nuovi nati e acquisto latte artificiale
Normativa nazionale
§ D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286 Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (artt. 21-27)
Ioan Nelu BOTIS
Vice Presidente della Commissione per il Lavoro e la Protezione Sociale della Camera dei Deputati
Nato a Lupeni il 01.05.1964, e’ sposato ed ha 2 figli.
Nel 2001 si e’ laureato in ingegneria presso l’Università di Cluj dove, successivamente, ha frequentato corsi postuniversitari nello stesso settore. Consegue il Master in Studi Europei presso l’Università Babes Bolyai ( 2006) ed e’ attualmente dottorando in ingegneria.
Inizia lavorare come ingegnere dapprima presso la Fabbrica di Macchinari Industriali di Cluj (1991 – 1992) e in seguito presso la Società “ Ateliere Botis SRL” (1992 – 2000). Dal 2004 al 2008 assume la carica di Direttore Esecutivo della Società AJOFM B-N.
Nel 2001 viene eletto Vice Sindaco di Bistrita nelle liste del Partito Social Democratico – PSD e svolge tale attività per tutta la legislatura (fino al 2004). Contemporaneamente, ricopre l’incarico di Presidente dell’Organizzazione Territoriale di Bistrita dello stesso partito politico.
Cambia fazione politica nel 2008, iscrivendosi al Partito Democratico Liberale (PD-L).
Victor Paul DOBRE
Presidente della Commissione per il Lavoro e la protezione sociale della Camera dei Deputati
Nato il 11.02.1952 a Galati, e’ sposato ed ha un figlio.
Si e’ laureato nel 1977 in ingegneria presso l’Istituto Politecnico di Galati - Facoltà di Meccanica. Successivamente ha seguito i corsi della Scuola Superiore di Amministrazione a Roma (1988) e del Collegio Nazionale di Difesa Romeno (2005).
Inizia a lavorare come ingegnere dapprima presso il Cantiere Marittimo di Galati (1977 – 1980) e poi presso la Societa’ C.I.M. (1980 – 1990). Nel periodo 1990 – 1996 diviene Segretario Generale della Camera di Commercio di Galati.
Nel 1996 riceve la nomina di Prefetto di Galati e ricopre tale incarico fino al 2000, quando viene eletto deputato (2000 – 2004) nelle file del PNL.
Dal 2004 al 2005 ricopre il ruolo di Vice Presidente del Consiglio Provinciale di Galati.
Nel periodo 2005 - 2008 ha svolto l’attività di Segretario di Stato presso il Ministero dell’Interno e della Riforma Amministrativa.
Cristina Ancuta POCORA
Membro della Commissione per il Lavoro e la Protezione Sociale della Camera dei Deputati
Presidente della SottoCommissione riguardante la legislazione nel campo della tutela del bambino.
E’ nata a Galati il 05.04.1979. E’ nubile.
Si è laureata presso la Facoltà di Scienze Politiche (SNSPA) nel 2001 e successivamente, nel 2006, ha frequentato i corsi postuniversitari di specializzazione e perfezionamento in “Sicurezza, Difesa Nazionale e Buona Amministrazione” presso il Collegio Nazionale di Difesa. Ha conseguito il Master in Comunicazione Politica ed Elettorale presso la stessa istituzione. Nel 2008 ha seguito i corsi del Programma di perfezionamento “Mastering top skills for business executives”, presso la Temple University, Japan Campus.
Dal 2001 al 2006 è stata Consigliere Parlamentare presso il Gabinetto del Vicepresidente del Senato, mentre dal 2005 al 2006 ha svolto anche l’attività di Consigliere dell’allora Ministro per i Rapporti con il Parlamento.
Nel periodo 2006 - 2008 ha ricoperto la carica di Segretario di Stato per i Rapporti con il Parlamento.
E’ iscritta al Partito Nazionale Liberale e dal 2007 fa parte dell’Ufficio Politico Centrale dello stesso.
Adrian SOLOMON
Membro della Commissione per il Lavoro e la
Protezione Sociale della Camera dei Deputati
Onorevole Segretario di Commissione
E’ nato il 20.09.1977 a Barlad, e’ sposato ed ha un figlio.
Consegue la laurea in storia presso l’Università Al. I. Cuza di Iasi e, in seguito, frequenta i corsi postuniversitari presso la stessa Università (2001 – 2002).
Intraprende la carriera come professore di storia presso il Collegio Nazionale Gh. Codreanu di Barlad nel 2001, attività svolta fino al 2004, quando viene eletto Vicesindaco di Barlad, funzione che tutt’oggi svolge.
Nel 2002 entra a far parte del Partito Social Democratico – PSD. A settembre 2003 inizia l’ascesa all’interno del partito, divenendo inizialmente Vicepresidente dell’Organizzazione Territoriale di Barlad e, successivamente nel 2005, di quella di Vaslui. Dal 2007 presiede l’Organizzazione Territoriale di Barlad.
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settembre 2009
DATI GENERALI |
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Superficie |
237.500 kmq |
Capitale |
Bucarest (2.340.000 ab.) |
Abitanti |
22.215.421 |
Tasso crescita pop. |
- 0,15% |
Aspettative di vita |
72 anni |
Confessioni religiose |
Cristiano ortodossi (87%)[2], protestanti (6,8%), cattolici (5,6%), altro (0,6%). |
Gruppi etnici |
rumeni (89,5%), ungheresi (6,6%), rom (2,5%), ucraini (0,3%), tedeschi (0,3%), russi (0,2%), turchi (0,2%), altri (0,4%) |
Lingue |
romeno (ufficiale), minoranze di madrelingua ungherese, tedesca, dialetti rom |
Tasso alfabetizzazione |
97,3% |
Ingresso nell’Unione Europea |
dal 1° gennaio 2007 |
Ingresso nella NATO |
dal 29 marzo 2004 |
CENNI STORICI
Il nazionalismo romeno nasce nel XVIII secolo, dopo la conquista del Principato di Transilvania da parte dell’Impero Asburgico (1687), allorché le élites romene di quella regione (Schola Ardeleana), entrate in contatto con la Chiesa di Roma, riscoprirono l’origine latina del loro idioma, che risaliva all’antica commistione tra le truppe romane e le popolazioni locali, appartenenti alla famiglia indo-europea dei Traci, dopo la conquista della Dacia da parte dell’Imperatore Traiano, nel 107 d.c.. Nel corso del Medioevo la dipendenza da Costantinopoli e l’appartenenza all’ortodossia avevano allontanato i latini d’oriente dall’Europa cattolica e legato le loro vicende a quelle dei greci, degli slavi, dei magiari ed infine dei turchi, che pur senza occupare i Principati danubiani, li ridussero a Stati vassalli cui, dal XVII secolo, furono preposti Principi greci (detti Fanarioti, dal quartiere greco di Istanbul) per stroncare le ambizioni di indipendenza manifestate, tra gli altri, dai Principi Vlad l’Impalatore (1456-1467, meglio noto in Occidente come Dracula) e da Michele il Coraggioso, che intorno al 1600 riunificò per brevissimo tempo i tre Principati di Moldavia, Valacchia e Transilvania.
Il declino dell’Impero Ottomano e la Guerra di Crimea (1853-1856) offrirono la storica occasione di unificare i Principati di Moldavia e Valacchia (Congresso di Parigi, 1856), divenuti indipendenti sotto Alexandru Ioan Cuza (1859), il quale fu costretto nel 1866 ad abdicare a causa delle ostilità alle riforme agrarie della nobiltà (i boiari), che preferì Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen quale Principe di Romania. Dopo aver partecipato alla vittoriosa guerra contro l’Impero ottomano nel 1877-78 a fianco della Russia, la Romania conquistò lo sbocco sul Mar Nero (Dobrugia) e ottenne il riconoscimento internazionale al Congresso di Berlino (1878), dovendo tuttavia cedere alla Russia la Bessarabia (oggi parte della Moldova). Carlo fu incoronato Re nel 1881.
Allo scoppio della I^ guerra mondiale Bucarest, che era associata alla Triplice Alleanza, rimase neutrale, per poi passare nel campo nell’Intesa (luglio 1916), dichiarando guerra all’Austria-Ungheria. Dopo le alterne vicende del conflitto, il Trattato di pace firmato a Parigi nell’ottobre 1920 sancì la nascita della Grande Romania (“Romania Mare”), che inglobò la Transilvania, la Bessarabia e la Bucovina settentrionale, con una popolazione più che raddoppiata e la presenza di forti minoranze etniche (magiare, tedesche ed ucraine in particolare). Nel 1918 venne introdotto il suffragio universale maschile e nel 1921 la riforma agraria. Ma nonostante nel marzo 1923 venisse promulgata una nuova Costituzione, i Governi liberali ed il Partito contadino non riuscirono a conquistare la fiducia dell’opinione pubblica, mentre emergevano movimenti di estrema destra come i legionari di Codreanu. Dopo una lunga e turbolenta crisi interna, nel 1938 Carlo II impose un regime dittatoriale, promulgando una nuova costituzione di ispirazione totalitaria.
Scoppiata la II^ guerra mondiale la Romania si proclamò neutrale (6 settembre 1939), ma il 26 giugno 1940 un ultimatum sovietico costrinse il governo romeno a cedere la Bessarabia e la Bucovina settentrionale. Con l’arbitrato di Vienna (30 agosto 1940) la Germania nazista e l’Italia fascista imposero il passaggio all’Ungheria della Transilvania settentrionale, mentre il 7 settembre con l’accordo di Craiova la Romania dovette cedere la Dobrugia meridionale alla Bulgaria. L’esercito tedesco occupò la Romania i cui oleodotti e raffinerie erano cruciali per l’invasione della Russia.
La grande crisi determinata dallo smembramento del Paese pose fine al Regno di Carlo II, che fu costretto ad abdicare a favore del figlio Michele. Il 14 settembre 1940 la Romania divenne “Stato nazional-legionario” con a capo il Maresciallo Antonescu e, dopo aver aderito al Patto Tripartito (novembre 1940), partecipò all’aggressione tedesca contro l’Unione Sovietica riconquistando i territori persi nel giugno 1940 ed annettendo anche parte della Crimea e la città di Odessa. Mentre le truppe sovietiche già marciavano sul territorio romeno, il 23 agosto 1944 il Re Michele rovesciò il governo del maresciallo Antonescu, ed il 12 settembre firmò l’armistizio. La Romania, ormai gravitante nell’orbita sovietica, subì la graduale instaurazione di un regime comunista. Il 30 dicembre 1947 il Re fu costretto ad abdicare e il giorno stesso fu proclamata la Repubblica Popolare. Con il trattato di pace (10.2.1947) il Paese riottenne definitivamente la Transilvania settentrionale, ma fu costretto a riconoscere la cessione della Bessarabia e della Bucovina settentrionale all’Unione Sovietica e della Dobrugia meridionale alla Bulgaria.
Alla leadership di Gheorghiu-Dej – segnata da persecuzioni di stampo staliniano e dall’intervento militare in Ungheria a fianco dell’URSS nel 1956, ma anche dal definitivo abbandono del territorio romeno da parte delle truppe sovietiche nel 1958, successe, nel 1967, Nicolae Ceausescu. Pur restando nell’orbita sovietica, la Romania rafforzò i suoi rapporti con l’Occidente, uscendo dal Patto di Varsavia nel 1968, entrando nel Fondo Monetario Internazionale e nella Banca Mondiale nel 1972 e firmando nel 1976 un accordo con la Comunità Economica Europea. Ma dopo il grave terremoto del 1977 e l’involuzione del regime verso modelli ispirati alla Rivoluzione culturale cinese ed alla Corea del Nord, iniziò un lungo periodo di repressione nei confronti di una popolazione sempre più insofferente all’autarchia imposta da un Governo tirannico, sul quale l’Unione Sovietica faceva pesare la dipendenza energetica e di cui l’Occidente temeva il riavvicinamento a Mosca.
Con l’avvento di Gorbaciov, Ceausescu perse definitivamente l’appoggio sovietico, e la popolazione - che versava ormai da un decennio in condizioni di povertà impensabili per il resto del continente - si sollevò spontaneamente il 22 dicembre 1989, dopo i moti di Timisoara. Ceausescu venne sbrigativamente condannato a morte da un improvvisato Tribunale rivoluzionario il 25 dicembre dello stesso anno. Dopo la caduta del regime comunista, i nuovi leader politici romeni, raggruppati nel Fronte di Salvezza nazionale (FSN), invertirono rapidamente alcune tra le più impopolari politiche del dittatore. Tuttavia, quando nel 1991 il primo ministro Roman tentò di introdurre riforme di mercato di più ampia portata, dovette rinunciare a tale progetto in seguito alla protesta dei minatori, che devastarono i principali edifici pubblici di Bucarest e malmenarono gli studenti universitari anti-comunisti.
Nel 1992 si tennero nuove elezioni politiche vinte dal Fronte democratico di salvezza nazionale (FDSN) - successivamente ridenominato Partito della Democrazia Sociale di Romania (PSDR) - e nelle elezioni presidenziali del 1992 Ion Iliescu fu rieletto Presidente. Solo dopo lo smembramento dell’Unione Sovietica (con cui la Romania fino a quel momento confinava) la Romania poté iniziare a recuperare il ritardo accumulato rispetto ai Paesi dell’Europa Centrale. Le elezioni del 1996 sancirono la vittoria della Convenzione Democratica (CDR) e del Presidente Constantinescu, che si dimostrò incapace di completare le riforme economiche avviate. Le successive elezioni del 26 novembre 2000 vennero vinte da quello che sarebbe divenuto il Partito Social Democratico (PSD) e da Ion Iliescu, al suo ultimo mandato. Al suo posto, nel novembre 2004, verrà eletto l’attuale Presidente Traian Basescu.
Principali cariche dello Stato |
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Presidente della Repubblica |
Traian BASESCU (PDL) dal 20 dicembre 2004, in scadenza di mandato |
Presidente della Camera dei deputati |
Roberta ANASTASE (PDL) dal dicembre 2008 |
Presidente del Senato |
Mircea GEOANA (PSD) dal dicembre 2008 |
Primo Ministro |
Emil BOC (PDL) dal dicembre 2008 |
Vice Premier |
Dan NICA (PSD) dal dicembre 2008 |
SCADENZE ELETTORALI |
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Presidente della Repubblica |
22 novembre 2009 |
Parlamento |
2012 |
QUADRO POLITICO |
Il voto alle elezioni per il Parlamento Europeo del 7 giugno 2009 ha sostanzialmente confermato gli equilibri di forza tra le formazioni politiche al Governo del Paese. In esito alle elezioni politiche del 30 novembre 2008, il Parlamento romeno aveva votato (il successivo 22 dicembre) la fiducia al Governo di coalizione tra il Partito Democratico-liberale (PDL) ed il Partito Socialdemocratico (PSD), guidato dal Presidente del PDL Emil Boc. Entrambi i partiti erano usciti vincitori dalle elezioni di novembre, conquistando ognuno circa il 30% dei voti[3], mentre il Partito Nazionale Liberale (PNL) del Premier uscente Tariceanu aveva ottenuto il 18% dei consensi (il voto europeo ha decretato un arretramento a circa il 14% per il PNL).
Successivamente alla firma di un accordo di collaborazione tra PDL e PSD, firmato tra Boc e Geoana, Stolojan (inizialmente incaricato di formare il Governo) rimetteva l’incarico nelle mani del Presidente che lo affidava allo stesso Boc.
L’intesa tra i due partiti, un’esperienza inedita per la Romania (se si esclude quella del Fronte di salvezza nazionale nel 1989) vede i maggiori dicasteri economici affidati ad esponenti del PDL, così come quelli della Difesa e dello Sviluppo regionale, mentre i social-democratici sono alla guida dei Ministeri degli Esteri, dell’Interno, della Sanità, del Lavoro e dell’Ambiente, oltre ad avere la Presidenza del Senato con Geoana.
Ministro degli Esteri è stato nominato Cristian Diaconescu, esponente del PSD vicino a Mircea Geoană.
Quanto agli altri partiti, il Partito UDMR della minoranza magiara ha ottenuto alle politiche il 6% dei voti ed ha aumentato i propri consensi al voto europeo superando il 9%; a sua volta il PMR (Partito della “Grande Romania”) guidato dal leader di estrema destra Vadim-Tudor, non aveva superato alle politiche la soglia di sbarramento del 5% ma, anche grazie alla candidatura dell’eclettico uomo d’affari Gigi Becali, ha avuto una decisa affermazione alle elezioni per il Parlamento Europeo (ove ha ottenuto l’8%).
Tra i primi provvedimenti adottati dal Governo Boc, alcune misure di riduzione della spesa pubblica : e’ stato deciso in particolare di ridurre la spesa pubblica di circa 1 miliardo di euro, cui dovrà aggiungersi una riduzione obbligatoria di spesa del 15% per acquisti di beni e servizi da parte di amministrazioni pubbliche sui fondi stanziati nel 2009.
Le elezioni europee in Romania, oltre a confermare gli equilibri delle precedenti elezioni politiche, hanno ribadito il disinteresse della gran parte dei cittadini romeni per le competizioni politiche: il 7 giugno u.s. ha votato soltanto il 27.5% degli aventi diritto. Archiviato il voto europeo, l’agenda politica romena si concentra sull’elezione del Capo dello Stato prevista il 22 novembre 2009(l’eventuale secondo turno si terra’ a distanza di due settimane). Il PNL ed il PSD hanno gia’ ufficializzato le proprie candidature alla Presidenza (rispettivamente Crin Antonescu e Mircea Geoana) mentre il Presidente Basescu ha condizionato la propria ri-candidatura ad un miglioramento della situazione economica.
Composizione del Parlamento[4]
Le ultime elezioni politiche si sono tenute il 30 novembre 2008.
L'attuale composizione della Camera dei deputati (334 membri) risulta la seguente:
Gruppi politici |
Seggi |
PDL Partito Democratico Liberale |
117 |
PSD Partito Social Democratico + Partito Conservatore |
113 |
PNL Partito Nazionale Liberale |
63 |
UDMR Unione Democratica degli Ungheresi di Romania |
22 |
Partito delle Minoranze Nazionali |
18 |
Indipendenti |
1 |
La composizione del Senato (137 membri) invece:
Gruppi politici |
Membri |
PDL |
51 |
PSD +PC |
49 |
PNL |
27 |
UDMR Unione Democratica degli Ungheresi di Romania |
9 |
Indipendenti |
1 |
QUADRO ISTITUZIONALE |
Sistema politico
La Romania è una repubblica parlamentare con caratteristiche semi-presidenziali. La Costituzione è entrata in vigore l'8 dicembre 1991 ed è stata modificata nel novembre 2003 per adeguare l’ordinamento romeno all’adesione all’Unione Europea e per distanziare le elezioni presidenziali da quelle legislative, portando la durata del mandato del Presidente della Romania da quattro a cinque anni.
Presidente della Repubblica
Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale diretto per 5 anni.
Per essere eletto un candidato deve ottenere la maggioranza assoluta dei voti. Nel caso che nessuno riesca a raggiungere il quorum, si tiene un ballottaggio tra i primi due candidati. La Costituzione consente solo due mandati.
Il Presidente può presiedere le riunioni di Governo su questioni di interesse nazionale riguardanti politica estera, difesa, ordine pubblico e, su richiesta del Primo Ministro, altri temi. Tra i poteri del Presidentevi è inoltre quello di designare il candidato alla carica di Primo Ministro, rivolgere messaggi al Parlamento, consultare il Governo, indire referendum (dopo aver consultato il Parlamento), firmare trattati internazionali (poi sottoposti al Parlamento per la ratifica). E’ comandante delle Forze Armate e presiede il Consiglio Supremo di Difesa.
Può sciogliere il Parlamento, sentito il parere dei Presidenti delle Camere e dei Capi Gruppo, se questo non ha accordato la fiducia al Governo nell’arco di sessanta giorni a partire dalla prima proposta di investitura e dopo la reiezione di almeno due proposte. Il Parlamento può essere sciolto, nel corso di un anno, una sola volta. Non può essere sciolto nell’ultimo semestre di mandato presidenziale o in una situazione di stato d’emergenza o d’assedio.
Ha il potere di veto sulle leggi votate dal Parlamento, ma, se il Parlamento riconferma il testo già approvato, è tenuto alla promulgazione.
Il Presidente può essere messo in stato di accusa per alto tradimento con il voto dei 2/3 dei parlamentari riuniti in seduta comune.
Parlamento
(bicamerale)
Il Parlamento è composto dalla Camera dei Deputati (Camera Deputilator) e dal Senato, i cui componenti sono eletti dai cittadini (l’elettorato attivo è 18 anni) per 4 anni, con sistema proporzionale e soglia di sbarramento. Le organizzazioni di cittadini appartenenti a minoranze etniche che non riescono a superare lo sbarramento elettorale (5% per i partiti, dall’8% al 10% per le coalizioni di partiti) hanno diritto comunque ad un seggio ciascuna. Ogni minoranza etnica non può essere rappresentata da più di un’organizzazione politica.
L’iniziativa legislativa spetta al Governo, ai parlamentari e ad almeno 100.000 cittadini aventi diritto di voto (in quest’ultimo caso, però, la proposta di legge non può riguardare materie fiscali, amnistia e grazia, trattati internazionali). Le deliberazioni in entrambe le Camere sono adottate a maggioranza dei presenti; il numero legale è dato dalla maggioranza dei componenti.
Una proposta di legge, votata da una Camera, viene inviata all’altra per il voto finale. Nel caso non venga approvata, è rinviata per un nuovo dibattito alla Camera che l’ha approvata per prima. Se il testo viene bocciato due volte, s’intende definitivamente respinto. Se invece una delle Camere approva un progetto di legge in un testo diverso da quello approvato dall’altra Camera, i Presidenti delle Camere attivano un’apposita “procedura di mediazione”, che si svolge con l’intervento di una Commissione paritetica. Nel caso in cui la Commissione non pervenga ad un accordo o una delle Camere non approvi la relazione della Commissione, i testi in discussione sono sottoposti al Parlamento in seduta comune, che adotta il testo definitivo a maggioranza dei membri presenti.
La Costituzione prevede inoltre la presenza del Consiglio legislativo, organo consultivo del Parlamento che esprime pareri sui progetti di legge a fini di riordinamento e coordinamento della legislazione.
Le modifiche costituzionali possono essere apportate con apposita legge costituzionale. L’iniziativa spetta al Presidente della Repubblica, su proposta del Governo, al Parlamento, con proposte legislative sottoscritte da almeno un quarto del numero complessivo di parlamentari, e al Corpo elettorale, con leggi di iniziativa popolare sottoscritte da almeno 500.000 elettori.
Le leggi costituzionali sono approvate singolarmente dalla Camera e dal Senato con il voto di almeno 2/3 dei membri. Se le due Camere non raggiungono un accordo sull’adozione dello stesso testo, viene riunito il Parlamento in seduta comune, che approva la legge con il voto di almeno 3/4 dei componenti. Dopo l’approvazione da parte del Parlamento, la legge di modifica costituzionale è sottoposta a referendum popolare entro 30 giorni dall’approvazione.
Governo
Il Governo è presieduto dal Primo Ministro. Spetta al Presidente della Repubblica designare il Primo Ministro (sulla base delle indicazioni del partito che ha la maggioranza assoluta in Parlamento) e, su sua proposta, i ministri. Il Governo è politicamente responsabile di fronte alle Camere. Il candidato Primo Ministro entro 10 giorni dall’incarico si presenta al Parlamento per chiedere la fiducia sul programma e sulla lista dei Ministri. Il dibattito sulla fiducia parlamentare si svolge davanti al Parlamento riunito in seduta comune, che vota a maggioranza dei componenti delle due Camere. Il Presidente della Repubblica non può dimissionare il Primo Ministro. Il Governo può essere sfiduciato dal Parlamento con una mozione di censura adottata a maggioranza dei componenti.
Si segnala che il 3 marzo 2009 la Camera dei deputati romena ha adottato con 177 voti favorevoli e 6 contrari la modifica al regolamento interno per il voto sull'autorizzazione a procedere contro gli ex ministri che hanno incarico da deputati. La nuova regola prevede il voto a maggioranza semplice invece dei precedenti due terzi dell'aula[5].
La Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale è composta da nove giudici nominati per nove anni dalla Camera dei deputati dal Senato e dal Presidente della Repubblica. Il mandato non è rinnovabile. La Corte Costituzionale pronuncia sentenze sulla costituzionalità delle leggi, prima della loro promulgazione, su richiesta del Presidente della Repubblica, dei Presidenti delle Camere, del Governo, della Corte Suprema di Giustizia, di 50 deputati o 25 senatori, e di ufficio sulle iniziative di revisione della Costituzione. Si pronuncia sulla costituzionalità dei Regolamenti delle Camere, su richiesta dei rispettivi Presidenti, di un gruppo parlamentare, di 50 deputati o 25 senatori. Decide sulle contestazioni aventi per oggetto la costituzionalità di un partito politico. Si pronuncia inoltre sulla regolarità delle elezioni presidenziali e sulla possibilità di una Presidenza ad interim, sulla regolarità dello svolgimento dei referendum e dei loro risultati,sulla regolarità della iniziative di legge popolare. Le decisioni e le sentenze della Corte Costituzionale non sono appellabili.
La Magistratura
Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, molto rimane da fare per migliorare l’indipendenza del sistema giudiziario. Più volte la Commissione europea ha sollevato seri dubbi sulla neutralità politica della magistratura, lamentando inoltre il basso livello di preparazione e qualificazione del personale e la mancanza di familiarità con la normativa europea.
La Corte Suprema di Giustizia è composta da 11 giudici, nominati per un mandato di 3 anni dal Presidente della Repubblica e dal Consiglio Superiore della Magistratura.
politica estera |
I pilastri della politica estera romena sono due: l’appartenenza all’Alleanza Atlantica, che data dal 2004, e l’adesione all’Unione Europea, avvenuta il 1° gennaio 2007.
In costante sviluppo i rapporti con Washington, soprattutto in materia di difesa. Sin dal maggio 2003 il Consiglio Supremo di Difesa romeno ha approvato lo stabilimento di basi americane nell’area tra il delta del Danubio e la regione di Costanza. Piena collaborazione è stata offerta anche in Iraq. Il contingente di circa 500 unità che ha operato prima in stretta cooperazione con il comando italiano e poi, dopo il nostro ritiro, con quello britannico, è stato peraltro ritirato a fine luglio 2009. Maggiori unita’ saranno schierate progressivamente in Afghanistan: il contingente romeno conta attualmente 990 unità e dovrebbe aumentare fino a raggiungere circa 1200 soldati.
Dopo il vertice NATO di Bucarest dell’aprile 2008, la Romania aspira a svolgere un ruolo sempre piu’ attivo in seno all’Alleanza Atlantica, in particolar modo nell'area del Mar Nero, dove ha promosso la creazione di un Forum di dialogo per il Mar Nero, e nei Balcani. Il Vertice NATO di Bucarest aveva inoltre offerto la cornice per la visita del Presidente Putin, la prima di un Presidente russo dal 1990.
Sugli altri Paesi vicini, centrali nella definizione della politica estera romena, eccellenti restano, dopo la storica riconciliazione del 1996, i rapporti con l'Ungheria.
I rapporti con la vicina Moldova, caratterizzati spesso da periodiche incomprensioni, avevano recentemente registrato un sostanziale miglioramento. Le forti tensioni seguite alle elezioni moldove di aprile non hanno modificato l’impegno di Bucarest a sostegno del processo di avvicinamento della Moldova all’Unione Europea.
Si ricorda che il 10 giugno 2009 il Parlamento moldovo aveva votato la fiducia al nuovo Premier, la Signora Zinaida Greceani, della allora maggioranza comunista. La medesima Signora Greceani era stata candidata al posto di Presidente, ma la votazione non aveva raggiunto il quorum a causa del boicottaggio dell’opposizione. Successivamente il Presidente uscente, Voronin, constatato che il Parlamento non è in grado di eleggere un nuovo Presidente, aveva sciolto il Parlamento medesimo e ha indetto nuove elezioni per il 29 luglio
Il 22 giugno 2009 il Presidente russo, Medvedev, nel corso di un incontro con il Presidente Voronin a Mosca, aveva espresso appoggio al Presidente Voronin per il modo con cui ha affrontato e gestito la crisi politica interna del suo paese.
Nel corso della medesima visita del Presidente Voronin, il Premier Putin aveva annunciato la concessione di un prestito di 500 milioni di dollari alla Moldova.
Il 20 giugno 2009, il Presidente moldovo, Vladimir Voronin, ha invitato l’Unione europea a eliminare al più presto la “cortina di ferro” posta ai confini della Romania per tenere a distanza la Moldova. Tale situazione incresciosa va in parallelo, a suo dire, con la assegnazione della cittadinanza romena a molti moldovi da parte delle Autorità romene. In questo modo la Romania, secondo Voronin, approfondisce le divisioni in seno alla società Moldova e complica altresì le prospettive per la soluzione del problema della Transnistria.
Si ricorda che in relazione alle tensioni intercorse dopo le elezioni moldove di aprile, il Governo romeno aveva preso la decisione di attribuire la cittadinanza romena a tutti qui moldovi che possano vantare una ascendenza romena. La cosa ha destato allarme in Europa, per la possibilità che un numero incalcolato di cittadini neo-romeni possa così migrare liberamente nell’Unione europea, alterando l’equilibrio dei flussi migratori.
Il 3 giugno 2009, il Ministro degli Esteri romeno, Cristian Diaconescu, in una dichiarazione durante la sua visita a Roma, ha lamentato una carente reazione unitaria da parte dell’Unione europea in occasione della crisi con la Moldova, affermando nel contempo che il suo Paese “non ha problemi con la Moldova” e, se vi è sta una reazione negativa, essa è stata tutta da parte moldova. Il Ministro ha anche cercato di smorzare le preoccupazioni circa le conseguenze della attribuzione della cittadinanza rumena a tutti i moldovi di origine rumena.
Gli ultimi sviluppi hanno visto l’esito delle nuove elezioni moldave del 29 luglio (convocate a seguito della situazione di stallo successiva ai risultati elettorali di aprile), che hanno ha attribuito la maggioranza ad una coalizione eterogenea di partiti finora all’opposizione (coalizione per l’integrazione europea) maggiormente in sintonia con Bucarest. Tale coalizione dovrà nondimeno negoziare con il partito comunista l’elezione di una serie di importanti cariche istituzionale (in primis il Capo dello Stato).
Il Pesidente romeno, Basescu, ha dichiarato che lo scrutinio è stato un successo della opposizione democratica. Anche il Ministro degli esteri romeno, Diaconescu, ha salutato con favore il risultato elettorale, auspicando che in questo modo possa proseguire il cammino della Moldova verso un suo futuro europeo.
Il 28 agosto 2009, il nuovo Parlamento moldovo ha eletto il suo nuovo Presidente: si tratta della Signora Mijai Ghimpu, appartenente alla coalizione vincitrice delle elezioni. I deputati comunisti, che avevano chiesto un rinvio della votazione, hanno per protesta abbandonato l’aula.
L’11 settembre 2009, il Presidente uscente della Moldova, Voronin (della ex maggioranza comunista), ha rassegnato le sue dimissioni. Il Parlamento ha dichiarato vacante la carica, che dovrà essere ricoperta entro due mesi, ed ha nominato come Capo di Stato facente funzione il proprio Presidente, la predetta Signora Ghimpu.
Per quanto riguarda gli ultriori aspetti della politica estera romena, si ricorda che la Romania è membro dei principali fori sub-regionali, quali l’Iniziativa Centro Europea (InCE), di cui ha assunto la presidenza per il 2009, la South-East European Cooperation Process (SEECP), la Black Sea Economic Cooperation (BSEC), il South East European Cooperative Initiative (SECI).
Sulla base di una risoluzione parlamentare approvata a larghissima maggioranza, le Autorità romene hanno espresso la propria contrarietà alla dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, ribadendo al contempo l’importanza di garantire un maggiore e più stretto raccordo con la Serbia, Paese con cui Bucarest intrattiene rapporti molto forti. Bucarest ha comunque annunciato l’invio di 150 gendarmi nell’ambito della missione PESD EULEX Kosovo, che si andranno ad affiancare alle 148 unità impegnate con la KFOR.
Sin dai primi giorni della crisi georgiana, la Romania ha assicurato un forte sostegno a Tiblisi, fornendo anche assistenza sul piano umanitario. Il 20-22 agosto, il Presidente Basescu ha effettuato una missione in Ucraina, in Moldova, Azerbaijan, Georgia e Turchia, confermando la posizione romena (anche alla base del perdurante rifiuto di riconoscere il Kossovo) di estrema cautela rispetto ai diritti delle minoranze etniche e linguistiche nel quadro degli Stati nazionali. E’ stata inoltre espressa preoccupazione per le possibili ripercussioni su altri conflitti congelati dell’area, in primo luogo con riferimento alla vicina Transnistria. Per quanto riguarda la situazione sul terreno, Bucarest sostiene il piano in 6 punti
della Presidenza UE e ritiene necessario il dispiegamento di una presenza di “peace keepers” internazionali. La Romania partecipa anche alla missione di monitoraggio promossa dall’Unione Europea (European Union Monitoring Mission), con l’invio di 20 osservatori dislocati nell’area di Tbilisi/Basaleti.Quanto ai rapporti tra Romania e Ucraina, tra i due Paesi era pendente, fino alla recente pronuncia della Corte Internazionale di Giustizia, una controversia relativa alla delimitazione delle aree della piattaforma continentale del Mar Nero di competenza di ciascun Paese. L’oggetto del contendere era rappresentato dallo status dell’Isola dei Serpenti, un’isola dalle modeste dimensioni (1,5 km quadrati, sulla quale sono presenti circa 80 persone tra scienziati e addetti al faro) sotto la sovranità Ucraina, nella cui piattaforma continentale si suppone siano presenti giacimenti di idrocarburi, petrolio e gas naturale.
La Corte dell’Aja ha rigettato le argomentazioni romene, confermando lo status di “isola” all’oggetto del contendere, così come la piena sovranità ucraina sulla stessa. Tuttavia, per quanto riguarda l’individuazione dei confini marittimi tra i due Paesi, la Corte di Giustizia ha assegnato alla Romania il pieno controllo del 79,34% del triangolo sottomarino che circonda l’isola, attribuendo il restante 20,66% all’Ucraina[6]. Entrambi i Governi hanno espresso soddisfazione per i contenuti della sentenza del tribunale internazionale.
Si segnala che il 2 settembre scorso, il Ministro degli Esteri romeno, Diaconescu, ha cancellato una visita in programma all’Aja, in seguito alla pubblicazione di un documento del Governo olandese molto critico nei confronti della giustizia romena.
Si segnala infine che il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha partecipato il 18 e 19 giugno 2009 al XVI Vertice dei Capi di Stato dell’Europa centrale, svoltosi a Novi Sad, in Serbia. Al Vertice hanno partecipato, oltre all’Italia, i seguenti paesi: Albania, Austria, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Macedonia, Germania, Moldova, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Romania, Serbia, Slovenia, Ucraina e Ungheria.
Si segnala infine che il 14 settembre, l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha rilasciato dichiarazioni in cui fra l’altro ha sottolineato, assieme ad altri paesi, l’atteggiamento dell’Italia verso i Rom. Lo stesso Commissario si è poi soffermato sulle politiche italiane di respingimento degli immigrati clandestini.
RELAZIONI CON L’UNIONE EUROPEA
La Romania (assieme alla Bulgaria) è divenuta membro dell’Unione Europea il 1° gennaio 2007.
Nell’agosto 2007, la Commissione Europea ha approvato il Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 presentato dalla Romania. Complessivamente, saranno stanziati fondi per un totale di 19,2 miliardi di euro, che verranno erogati tramite il Fondo di Sviluppo Regionale (9 miliardi), il Fondo di Coesione (6,5 miliardi) ed il Fondo Sociale Europeo (3,7 miliardi). Il piano romeno prevede che il 60% di questi fondi venga investito nelle infrastrutture, il 20% nello sviluppo delle risorse umane, il 15% nel miglioramento della competitività economica ed il 5% nella Pubblica Amministrazione.
Nel febbraio 2008 il Parlamento ha ratificato il Trattato di Lisbona. La Romania è stato così il quarto Stato membro – dopo Ungheria, Slovenia e Malta – a concludere la procedura parlamentare di ratifica e delusione è stata espressa di fronte al risultato negativo del referendum irlandese.
Il Paese resta soggetto al Meccanismo di Cooperazione e Verifica (MCV), in particolare nel delicato settore del processo di adeguamento agli standard europei in materia di giustizia ed affari interni che, come si evince anche dall’ultimo rapporto presentato dalla Commissione nel luglio 2009, non può considerarsi ancora interamente compiuto. Cruciale appare inoltre l’adeguamento delle strutture amministrative necessarie per poter beneficiare degli ingenti finanziamenti comunitari stanziati a favore della Romania.
Nel prossimo Esecutivo europeo guidato –con ogni probabilità- ancora una volta da Barroso, la Romania aspira ad ottenere il portafoglio “Agricoltura”. I partiti della coalizione di Governo hanno trovato un accordo sulla designazione del prossimo Commissario romeno in pectore: si tratta dell’ex Ministro dell’Agricoltura Dacian Ciolos. Si segnala a questo proposito che l’attuale commissario all’agricoltura, la signora Fischer Boel, ha annunciato il 15 settembre 2009 che non intende ricandidarsi per tale posto.
A settembre, in esito alla riunione annuale della diplomazia romena sono stati definiti i temi europei prioritari per il Governo romeno:
QUADRO ECONOMICO
|
PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI
|
2005 |
2006 |
2007 |
2008 |
Entità nominale del PIL (in miliardi di USD) |
97,1 |
121,9 |
166,0 |
196,3 |
Entità nominale del PIL (in miliardi di Lei romeni) |
288 |
345 |
405 |
503,96 |
Variazione reale del PIL |
4,2% |
7,9% |
6,0% |
7,1% |
Composizione del PIL |
Industria 3,8% |
Industria 10% |
Industria 10,6% |
Industria 1,3% |
Servizi 10,7% |
Servizi 7,7% |
Servizi 9,4% |
Servizi 5,1% |
|
Agricoltura -17,3% |
Agricoltura 3,3% |
Agricoltura -16,9% |
Agricoltura 21,4% |
|
Reddito pro capite |
9.393 |
10.481 |
11.430 |
12.755 |
Disoccupazione |
5,9% |
5,2% |
4,1% |
4,4% |
Inflazione |
9,0% |
6,6% |
4,8% |
7,85% |
Riserve (escluso oro) |
21.595 |
30.211 |
39.956 |
39.468 |
Valuta |
Leu (trad. leone, plurale “lei”): ROL |
|||
Tasso di cambio medio (per un dollaro USA) |
3,32 |
2,81 |
2,44 |
2,52 |
Bilancia partite correnti |
- 8.556 |
- 12.839 |
- 23.017 |
- 24.776 |
Bilancia commerciale |
- 9.618 |
-14.837 |
-24.223 |
-26.621 |
Esportazioni di beni fob |
27.730 |
32.336 |
40.318 |
49.533 |
Importazioni di beni fob |
37.348 |
47.142 |
64.541 |
76.153 |
Principali esportazioni |
1. Tessile |
1. Meccanica |
1. Meccanica |
1. Meccanica |
2. Meccanica |
2. Tessile |
2. Tessile |
2. Tessile |
|
3. Metalli |
3. Metalli |
3. Metalli |
3. Metalli |
|
Principali importazioni |
1. Meccanica |
1. Meccanica |
1. Meccanica |
1. Meccanica |
2. Tessile |
2. Minerali |
2. Minerali |
2. Minerali |
|
3. Minerali |
3. Tessile |
3. Tessile |
3. Tessile |
|
Principali Paesi fornitori |
1. Germania |
1. Germania |
1. Germania |
1. Germania |
2. Italia |
2. Italia |
2. Italia |
2. Italia |
|
3. Russia |
3. Cina |
3. Ungheria |
3. Ungheria |
|
Principali Paesi clienti |
1. Italia |
1. Italia |
1. Italia |
1. Italia |
2. Germania |
2. Germania |
2. Germania |
2. Germania |
|
3. Francia |
3. Turchia |
3. Turchia |
3. Turchia |
|
Debito estero (miliardi di dollari USA) |
39,0 |
55,1 |
76,3 |
96,1 |
Programma/Accordo col FMI |
Stand By Agreement (25.3.2009, durata di 2 anni, valore 19,95 mld di euro) in atto. |
|||
Aiuto allo sviluppo |
N.A. |
|||
Fonte: Country Report EIU April 2009. Dati in USD, tranne dove diversamente specificato. |
1. Lineamenti strutturali
La transizione avviata in Romania dopo la caduta del comunismo ha portato in pochi anni ad una drastica contrazione del settore primario, una più contenuta riduzione del settore secondario (dal 57% nel 1989 al 33% circa nel 2008) ed all’aumento esponenziale del settore terziario (fino al 50% circa nel 2008).
Questi indicatori di crescita economica non rendono peraltro conto delle forti disparità regionali che hanno contraddistinto la crescita romena degli ultimi anni. Le regioni di Vaslui (11,2% a fine luglio 2009), Mehedinti (11,2%) e Alba (10,4%) sono annoverate fra le principali aree a minore occupazione dell’intera UE. Le disomogeneità nello sviluppo del territorio non hanno mancato di influire sui processi di internazionalizzazione, dal momento che interazioni commerciali e IDE si sono per lungo tempo concentrati solamente nelle regioni più prospere. In tempi più recenti, tuttavia, si è iniziato ad assistere ad un’inversione di tendenza, con la rivitalizzazione e l’inserimento nei processi di sviluppo ed internazionalizzazione di regioni fino a poco tempo fa assai marginali.
2. Andamento congiunturale e politica economica
L’economia romena ha fatto registrare per lunghi anni significativi tassi di crescita. Dopo gli eccellenti risultati del 2006 (+7,9%) e del 2007 (+6%), il tasso di crescita si è attestato nel 2008 al 7,1%, grazie anche alla ripresa del settore agricolo dopo la siccità dell’estate 2007. Sulle prospettive di crescita per il 2009 e per il 2010, stimate dall’EIU rispettivamente al -1,8% ed al +2,3%, pesano tuttavia in misura considerevole gli sviluppi della crisi economica.
Nel primo semestre del 2009 il PIL ha registrato un calo, rispetto al primo semestre del 2008, del 7,6%. Solo nel secondo trimestre il PIL è diminuito dell’8,7% in particolare a causa della contrazione dell’attività nei settori dell’agricoltura, silvicoltura e piscicoltura (-9,1%), industria (-7,3%), costruzioni (-14,2%), commercio, trasporti e altro (-11,4%). Le imposte nette versate all’erario sono diminuite del 13,6%.
L’economia romena è d’altronde fortemente dipendente dai flussi finanziari esteri e dalle esportazioni verso l’Europa: la contrazione di liquidità sui mercati finanziari internazionali e la recessione nell’eurozona hanno determinato dunque una forte stretta creditizia ed una marcata riduzione delle esportazioni romene. Se i primi sintomi della crisi sono stati avvertiti sin dalla fine di settembre, quando la borsa ha fatto registrare innumerevoli sospensioni per eccesso di ribasso e un rilevante deprezzamento del Leu, la situazione complessiva si è poi deteriorata tra fine 2008 e inizio 2009, quando alcune importanti aziende - soprattutto del settore automobilistico - hanno dovuto sospendere la produzione[7]. A fronte dell’acuirsi della crisi, che ha visto nel periodo a cavallo fra gennaio e febbraio la sostanziale sospensione dei finanziamenti ai privati da parte delle istituzioni bancarie, la Banca di Romania ha deciso nella prima metà di febbraio di ridurre il tasso ufficiale di sconto di ¼ di punto percentuale, portandolo dal 10,25% all’8,53% (settembre 2009). In tale situazione il Governo si è visto costretto a ricorrere ad un prestito internazionale che ammonta a 19,95 miliardi di euro e comprende quattro fonti di finanziamento provenienti da altrettante istituzioni internazionali: il FMI concederà, nell’ambito di uno Stand-by Agreement, un prestito di 12,95 miliardi di euro, l’Unione Europea parteciperà con 5 miliardi di euro, la Banca Mondiale metterà a disposizione 1 miliardo di euro mentre la BERS, di concerto con altre istituzioni finanziarie multilaterali, presterà un altro miliardo di euro.
Detti accordi prevedono obblighi precisi per il Governo romeno, che dovrà riformare la politica fiscale, controllare il bilancio dello Stato e la spesa pubblica, rafforzare il settore finanziario e perseguire politiche monetarie più stabili. Il prestito è stato concesso ad un tasso di interesse medio annuo del 3,5%, e dovrà essere rimborsato entro il 2015. Il Ministro delle Finanze Pogea ha dichiarato che 5 mld di euro del prestito, che si integreranno con i fondi strutturali comunitari, saranno destinati ai progetti infrastrutturali, che dovrebbero portare, entro il 2012, alla costruzione di 1.000 km di autostrade, alla modernizzazione di 5.000 km di strade e vie ferroviarie, ed all’ampliamento di diversi aeroporti. In tale contesto nel corso del 2009 sono state operate due rettifiche di bilancio di cui l’ultima risale alla fine di agosto e che prevede un deficit del bilancio consolidato del 7,3%. Tale rettifica prospetta una crescita negativa del PIL dell’8,46% ed un tasso d’inflazione del 4,3%.
Il FMI ha inoltre chiesto alle banche internazionali presenti nel Paese di firmare una lettera di intenti, nella quale si impegnano a non ridurre la propria esposizione complessiva verso la Romania.
Nella riunione straordinaria del Consiglio dell’UE, tenuta il 1° marzo 2009, è stata tuttavia bocciata l’ipotesi di varare un piano speciale di aiuto per i Paesi dell’est Europa[8], stabilendo di verificare la praticabilità di singoli interventi straordinari caso per caso[9].
Un ulteriore elemento di preoccupazione è costituito dall’aumento del debito pubblico, che nel 2008, secondo i dati della Banca Nazionale romena si è attestato al 21,65% del PIL. Il deficit pubblico nel 2008 ha raggiunto il 5,4% del PIL (ben oltre il 2,75% stabilito nella legge di bilancio) anche a causa della politica economica espansiva attuata dal precedente Governo, incentrata sia sulla diminuzione della pressione fiscale che sull’incremento delle retribuzioni dei dipendenti del settore pubblico (in particolare, nell’istruzione), oltre che degli interventi resisi necessari a seguito dell’avvento della crisi economica. Al riguardo, il Fondo Monetario Internazionale ha sottolineato la necessità di adottare politiche fiscali volte al contenimento del deficit e misure per contrastare le perdite generate dalle aziende di stato non competitive, anche in ragione degli effetti pregiudizievoli del livello del debito pubblico rispetto al flusso di investimenti esteri. Non sorprende pertanto che il nuovo Governo, fra i primi provvedimenti adottati nel 2009 abbia disposto, attraverso una finanziaria “di emergenza”, drastiche misure di riduzione della spesa pubblica, in larga parte indirizzate ad un generale contenimento delle retribuzioni nel settore pubblico[10].
I dati della Banca Nazionale romena relativi ai primi sei mesi del 2009 mostrano un valore del debito pubblico pari a 43,44 miliardi di euro (in aumento del 25% rispetto al primo semestre del 2008).
L’inflazione si era attestata nel 2007 sul 4,8% a causa dell’alto costo del petrolio, degli effetti della siccità sulla produzione agricola e dell’aumento del costo dei beni d’importazione a seguito della svalutazione della valuta romena. Nel 2008 l’inflazione annuale è salita al 7,85%, collocando la Romania al 5° posto nell’UE, con il più alto tasso d’inflazione dopo la Bulgaria e i Paesi Baltici[11]. Le previsioni della Banca Nazionale di Romania e della Commissione Europea indicano per i prossimi anni un generale rallentamento del tasso: 3,5% (+/- 1%) nel 2009 e 2,8% nel 2010. Alla fine del mese di luglio 2009 l’inflazione aveva già raggiunto il 3,07%.
Nel 2008 il tasso di disoccupazione ha assunto un andamento discendente per poi risalire in concomitanza con le prime conseguenze della crisi, passando dal 4,1% del 2007, al 4,4% per l’intero 2008 ed al 6,3% alla fine di luglio 2009.Riguardo alla distribuzione dell’occupazione nel Paese i tassi di disoccupazione più alti si registrano nelle province di Vaslui (11,2%), Mehedinti (11,2%) e Alba (10,4%), mentre i livelli più bassi si toccano nella capitale Bucarest (1,8%) e nella regione circostante Ilfov (1,7%). Occorre inoltre dar conto del fatto che, secondo un recente rapporto del Centro per lo Sviluppo dell’OCSE, una porzione considerevole dell’occupazione totale (compresa in una forbice del 20-50%) è costituita dal lavoro in nero[12].
Per il 2009, le previsioni della Commissione Europea indicano un’impennata del tasso sino all’8%, principalmente come conseguenza della crisi finanziaria.
3. Rapporti economico-commerciali con i principali paesi partner
La Romania commercia principalmente con i Paesi membri dell’Unione Europea, verso i quali è diretto il 74% delle esportazioni (10,1 miliardi di euro nel primo semestre del 2009) e dai quali proviene il 73,7% delle importazioni (13,2 miliardi di euro nel I sem. 2009).
In generale, dai dati relativi al primo semestre del 2009 si evidenzia una diminuzione del volume degli scambi, sia per quanto riguarda le esportazioni (13,6 miliardi di euro, -20,3% rispetto al primo semestre del 2008), che le importazioni (17,9 mld di euro, diminuite del 36,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), con un saldo commerciale in forte deficit, pari a 4,3 miliardi di euro, comunque meno drammatico rispetto a quello registrato nel primo semestre del 2008 quando ha superato gli 11 miliardi di euro.
Nel 2007, solo il 43% del deficit è stato riequilibrato dagli investimenti esteri diretti, che hanno raggiunto i 7,6 miliardi di euro, con un calo rispetto ai 9 miliardi registrati nel 2006 (oltre il 40% degli IDE 2006 era tuttavia costituito da investimenti di portafoglio nel settore bancario). Secondo i dati dell’ARIS (Agenzia Romena per gli Investimenti Stranieri), il flusso di IDE diretti in Romania nel 2008 è tuttavia risalito sino ad eguagliare i 9mld di euro del 2006 (+24,4% rispetto al 2007), contribuendo a finanziare il deficit delle partite correnti per il 53,5%. Degli investimenti esteri diretti registrati nel 2008, le partecipazioni al capitale ed il profitto reinvestito hanno rappresentato il 50,1%, mentre i crediti intra-gruppo il restante 49,9%, con un calo rispetto al 54,3% del 2007. Si tratta di un dato positivo, perché i crediti intra-gruppo (cioè i crediti delle filiali locali di società estere) determinano un aggravamento del deficit di conto corrente, perché vengono rimborsati a varie scadenze. In base ai dati forniti dall’ONRC (Ufficio Nazionale del Registro di Commercio), circa 120 filiali locali di imprese estere hanno registrato nel 2008 aumenti di capitale di oltre 5 milioni di euro, per un totale di 2,9 miliardi di euro di investimenti ed un valore pari al 75% del totale degli investimenti esteri.
Il 20% degli investimenti è stato effettuato nel settore finanziario (banche, assicurazioni e istituzioni finanziarie non bancarie).Da segnalare anche gli ingenti investimenti nel settore energetico (con oltre 429 milioni di euro), nelle telecomunicazioni (318 milioni di euro) e nel settore immobiliare (oltre 263 milioni di euro). ll numero totale di imprese estere registrate in Romania dal 1991 è di 159.927, di cui 12.264 nuove aziende nel 2008.
Peraltro, appaiono preoccupanti i dati relativi ai primi sei mesi del 2009, che rilevano una considerevole diminuzione degli investimenti esteri diretti in Romania, pari a 2,89 miliardi di euro (in discesa del 42,98% rispetto al primo semestre del 2009 quando avevano superato i 5 miliardi di euro), secondi i dati forniti dalla Banca Nazionale di Romania. Tuttavia gli IDE del primo semestre compensano integralmente il deficit delle partite correnti che ha superato, nei primi sei mesi dell’anno, la cifra di 2,3 miliardi di euro.
Degli investimenti esteri diretti registrati nel primo semestre del 2009, i crediti intra-gruppo hanno rappresentato quasi la metà: 49,7%, mentre le partecipazioni al capitale sono ammontate al 40,9% ed il profitto reinvestito ha rappresentato il restante 9,4%.
Rimangono da valutare pienamente gli effetti della contrazione di liquidità in atto sui mercati internazionali, che potrebbe determinare nel 2009 una fuga di capitali dai mercati dell’Europa dell’Est ed, in particolare, dalla Romania, ritenuta più vulnerabile a causa dell’ampio debito estero[13], determinando una riduzione della percentuale di crescita dell’investimento fisso lordo dal 28,9% del 2007 al 4% del 2009[14]
E' ormai in via di completamento il processo di privatizzazione delle aziende di Stato: conformemente al Rapporto di attività dell’AVAS, nel corso del 2008 sono stati conclusi 37 contratti di compravendita (di cui 5 per pacchetti di maggioranza e 32 per pacchetti minoritari); il capitale sociale venduto ammonta a 5,64 milioni lei (circa 1,6 milioni di euro). I redditi totali ottenuti nel periodo gennaio – dicembre 2008 in seguito all’attività di privatizzazione ammontano a 1,05 miliardi di lei (circa 300 milioni di euro), di cui il 12,86% proveniente dall’attività di valorizzazione degli assets statali e l’87,14% risultante dalla privatizzazione e gestione delle partecipazioni dello Stato[15].
La più importante operazione ha riguardato, nel settore energetico, l’acquisizione, nell’agosto 2007, del 75% del Gruppo Rompetrol (3 miliardi di dollari) da parte della società kazaka KazakMunaiGaz. Il Gruppo è specializzato nella raffinazione, distribuzione e vendita di prodotti petroliferi e si compone di circa 40 società operanti in 13 Paesi diversi. Per ciò che riguarda gli interessi italiani, l'ENEL ha concluso l’acquisto del 51% di Electrica Dobrogea e di Electrica Banat, due compagnie regionali di distribuzione dell’elettricità, nonché, nel maggio 2008, del pacchetto di maggioranza della società di distribuzione Electrica Muntenia Sud.
Ai primi di novembre 2008, il Governo romeno ha reso pubblica la decisione di rinunciare al pacchetto azionario di maggioranza di alcuni tra i maggiori aeroporti esistenti nel Paese (i due aeroporti di Bucarest, più Timişoara e Costanza). Tale misura comporterà la revisione della disciplina in materia di privatizzazioni relativa alle privatizzazioni aeroportuali, che prevedeva la titolarità in capo allo Stato del 51% del capitale sociale.
Le relazioni tra Italia e Romania sono caratterizzate da grande intensità, sia sul piano del dialogo politico che per quanto riguarda la collaborazione economico-commerciale e si sviluppano nel quadro della nuova Dichiarazione di Partenariato strategico[16]adottata a Bucarest il 9 gennaio 2008.
Gli incontri ad alto livello sono tradizionalmente frequenti: soltanto nel mese di luglio 2009 si sono avute le visite a Bucarest del Ministro degli Esteri Frattini, che ha incontrato il Primo Ministro, Il Ministro degli Esteri ed i Presidenti dei due rami del Parlamento; di quello dell’Interno Maroni; e della Commissione Parlamentare per l’Infanzia presieduta dall’On. Alessandra Mussolini.
Il 9 ottobre 2008 si è svolto il primo Vertice inter-governativo, che ha confermato l’interesse comune a sviluppare i rapporti in settori strategici quali l’energia, i trasporti e le tecnologie avanzate e ad instaurare un raccordo più stretto sui principali temi regionali di comune interesse, tra cui i Balcani Occidentali e l’area del Mar Nero. Confermato altresì il comune impegno ad affrontare i temi connessi alla cosiddetta “dimensione sociale” dei rapporti bilaterali, con particolare riferimento alla collaborazione in materia di sicurezza e giustizia, così come riguardo l’inclusione sociale delle fasce più svantaggiate della comunità romena e in particolare quella di origine rom.
VISITE ED INCONTRI RECENTI SUL PIANO BILATERALE
2007
16 gennaio |
Visita a Bucarest del Presidente del Consiglio, On. Romano Prodi |
14 maggio |
Visita a Bucarest del Ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro |
12 giugno |
Visita a Roma del Segretario di Stato Adrian Vierita e suo incontro con il Sottosegretario Crucianelli |
24 giugno |
Missione a Bucarest della Commissione Affari Europei della Camera dei Deputati |
25-26 giugno |
Visita a Bucarest del Sindaco di Roma Walter Veltroni |
12 luglio |
Visita a Roma del Primo Ministro Popescu-Tariceanu |
25-26 luglio |
Visita a Bucarest del Sottosegretario allo Sviluppo Economico Marco Stradiotto |
25 agosto |
Incontro tra il Ministro dell’Istruzione Fioroni ed il suo omologo Adomitei a Rimini |
4 ottobre |
Incontro del Ministro della Difesa Parisi con il suo omologo Melescanu a Roma |
11-12 ottobre |
Partecipazione del Vice Presidente del Senato Caprili alla riunione dell’Associazione europea dei Senati |
18 ottobre |
Visita a Bucarest e Bacau del Sindaco di Torino Chiamparino e del Prefetto della città, Sottile |
22-23 ottobre |
Visita a Bucarest del Sottosegretario agli Esteri Crucianelli. Incontro con il proprio omologo Vierita |
24 ottobre |
Visita a Roma del Ministro dell’Interno David |
5 novembre |
Visita a Roma del Segretario di Stato e Presidente dell’Agenzia Nazionale per i Rom Bumbu. Incontro con il DG per gli Italiani all’Estero Benedetti |
6 novembre |
Visita a Bucarest del Ministro per lo Sviluppo Economico Bersani. Incontri con il PM Tariceanu e il Ministro Vosganian |
7 novembre |
Visita a Roma del Primo Ministro Tariceanu e dei Ministri degli Esteri Cioroianu e dell’Interno David |
19 novembre |
Visita a Roma del Vice Ministro degli Esteri Gheorghiu. Incontro con il Vice Ministro degli Esteri Danieli |
9-10 dicembre |
Visita a Bucarest del Ministro del Commercio Internazionale e per le Politiche Europee, Bonino |
20-21 dicembre |
Visita a Bucarest del Ministro per la Solidarietà Sociale, Ferrero |
2008
9 gennaio |
Visita a Bucarest dell’On. Ministro D’Alema. Incontri con il Ministro degli Esteri Cioroianu ed il Primo Ministro Tariceanu |
6 maggio |
Partecipazione del Presidente di Confindustria Montezemolo alla riunione di Unimpresa Romania a Bucarest |
15 maggio |
Incontro a Roma tra il Ministro dell’Interno Maroni ed il suo omologo David |
5 giugno |
Visita a Bucarest del Ministro dello Sviluppo Economico, Commercio Internazionale e Comunicazioni Scajola |
9 giugno |
Incontro a Roma tra l’On. Ministro Frattini ed il Ministro degli Esteri Comanescu |
10 giugno |
Visita a Bucarest del Ministro per le Politiche Comunitarie Ronchi |
2 luglio |
Incontro dell’On. Ministro con il Presidente della Commissione Esteri del Senato, Mircea Geoana |
31 luglio |
Incontro a Roma del Presidente Basescu con il Presidente Berlusconi |
5 settembre |
Incontro a Roma del Presidente Basescu con il Presidente della Repubblica Napolitano |
9 ottobre |
Primo Vertice Intergovernativo italo-romeno a Roma |
2009
29 gennaio |
Visita a Roma del Ministro dell’Economia Videanu |
23 febbraio |
Incontro dell’On. Ministro con il Ministro degli Esteri Diaconescu, Roma |
23 aprile 2009 |
La Presidente della Camera romena, Anastase, ha incontrato a Roma il Ministro Frattini ed il Presidente della camera Fini |
8 giugno 2009 |
Trilaterale a Belgrado tra i MAE di Italia, Romani e Serbia |
7 luglio 2009 |
Visita a Bucarest del Ministro degli Esteri Frattini |
16-17 lug. 2009 |
Visita a Bucarest della Commissione Parlamentare per l’Infanzia, presieduta dall’On. A. Mussolini |
22-23 lug. 2009 |
Visita a Bucarest del Ministro dell’Interno Maroni |
Denominazione |
Data firma |
In vigore |
MEMORANDUM DI INTESA SUL FUNZIONAMENTO DELLE SEZIONI SCOLASTICHE BILINGUI, CON N. 2 ALLEGATI |
17/04/2002 |
SI 21.11.2002 |
SCAMBIO DI NOTE, COSTITUENTE UN ACCORDO, PER L'ESENZIONE DALL'OBBLIGO DI VISTO AGLI AUTISTI CHE EFFETTUANO TRASPORTI DI MERCI E PASSEGGERI TRA I DUE PAESI. |
24/04/2002 |
SI 01.05.2002. COMUNICATO IN GU N. 268 SO DEL 15.11.2002. |
SCAMBIO DI NOTE, COSTITUENTE UN ACCORDO, SUL RECIPROCO RICONOSCIMENTO DELLE PATENTI DI GUIDA, CON N. 3 ALLEGATI. |
17/06/2002 |
17/06/2002 |
MEMORANDUM DI INTESA PER LA COOPERAZIONE NEL PROCESSO DI ADESIONE DELLA ROMANIA ALL'UNIONE EUROPEA. |
12/11/2002 |
SI 12.11.2002 |
ACCORDO SUL TRASFERIMENTO DELLE PERSONE CONDANNATE ALLE QUALI E' STATA INFLITTA LA MISURA DELLA ESPULSIONE O QUELLA DELL'ACCOMPAGNAMENTO AL CONFINE. |
13/09/2003 |
13/09/2003 |
ACCORDO DI COOPERAZIONE CULTURALE E SCIENTIFICA. |
21/10/2003 |
SI 10.03.2006 |
ACCORDO PER LA RECIPROCA TUTELA DELLE INFORMAZIONI CLASSIFICATE. |
06/04/2005 |
SI 01.12.2005 |
ACCORDO SULLA COOPERAZIONE PER LA PROTEZIONE DEI MINORI ROMENI NON ACCOMPAGNATI O IN DIFFICOLTA' PRESENTI SUL TERRITORIO ITALIANO. |
09/06/2008 |
SI 12.10.2008 |
ACCORDO DI COLLABORAZIONE TURISTICA. |
15/04/1993 |
SI 18.01.1996 |
SCAMBIO DI NOTE PER L'ESENZIONE E LA GRATUITA' DEL VISTO CONSOLARE SUI CERTIFICATI DI ORIGINE E SULLE FATTURE COMMERCIALI. |
25/02/1930 |
SI 21.01.1933 |
PROTOCOLLO CONCERNENTE IL REGIME DOGANALE, CON SCAMBIO DI NOTE. |
25/11/1950 |
SI 20.12.1950 |
ACCORDO DI PAGAMENTO E SCAMBI DI NOTE. |
28/01/1958 |
SI 01.03.1958. COMUNICATO IN GU N. 58 DEL 07.03.1958 |
ACCORDO PER LA COOPERAZIONE SCIENTIFICA E TECNICA. |
16/06/1964 |
SI 30.03.1965 |
CONVENZIONE VETERINARIA, CON SCAMBIO DI NOTE. |
14/04/1965 |
SI 14.04.1965 PARZIALMENTE |
ACCORDO PER LA COLLABORAZIONE ECONOMICA, INDUSTRIALE E TECNICA. |
06/09/1965 |
SI 10.03.1966 |
ACCORDO SUI TRASPORTI INTERNAZIONALI SU STRADA. |
14/07/1966 |
SI 02.06.1967 |
ACCORDO CULTURALE. |
08/08/1967 |
SI 07.02.1968 |
ACCORDO DI COPRODUZIONE CINEMATOGRAFICA. |
08/08/1967 |
SI 05.12.1967 |
SCAMBIO DI NOTE RELATIVO ALL'APERTURA DI UFFICI TURISTICI NELLE RISPETTIVE CAPITALI. |
08/08/1967 |
SI 08.08.1967 |
CONVENZIONE CONSOLARE. |
08/08/1967 |
SI 11.05.1972 |
SCAMBIO DI NOTE PER LA RIAPERTURA DELL'ACCADEMIA RUMENA A ROMA E DELL'UFFICIO DELL'ADDETTO CULTURALE A BUCAREST. |
10/08/1967 |
SI 10.08.1967 |
ACCORDO CONCERNENTE IL REGOLAMENTO DELLE QUESTIONI FINANZIARIE IN SOSPESO, CON SCAMBIO DI NOTE. |
23/01/1968 |
SI 07.03.1972 |
SCAMBIO DI NOTE PER LA RECIPROCA APERTURA DI BIBLIOTECHE NELLE RISPETTIVE CAPITALI. |
18/06/1969 |
SI 18.06.1969 |
PROTOCOLLO ADDIZIONALE DI COLLABORAZIONE TECNICA E SCIENTIFICA NEL SETTORE AGRICOLO. |
18/03/1971 |
SI 18.03.1971 |
DICHIARAZIONE SOLENNE. |
22/05/1973 |
SI 22.05.1973 |
ACCORDO FITO-SANITARIO. |
11/11/1972 |
SI 09.09.1973 |
CONVENZIONE CONCERNENTE L'ASSISTENZA GIUDIZIARIA IN MATERIA CIVILE E PENALE. |
11/11/1972 |
SI 04.08.1975 |
ACCORDO SULLA NAVIGAZIONE MARITTIMA. |
22/05/1973 |
SI 18.01.1976 |
ACCORDO DI COLLABORAZIONE ECONOMICA, INDUSTRIALE E TECNICA. |
22/05/1973 |
SI 20.05.1976 |
Cooperazione giudiziaria
In materia penale sono in vigore tra i due Paesi le seguenti Convenzioni multilaterali:
- Convenzione Europea di Estradizione (Parigi, 1957) e II Protocollo addizionale alla Convenzione Europea di Estradizione (Strasburgo, 1978), in vigore per la Romania dal 9.12.1997;
- Convenzione Europea di Assistenza Giudiziaria in materia penale (CEAG – Strasburgo, 1959) e Protocollo Addizionale CEAG (Strasburgo, 1978), in vigore per la Romania dal 15.6.1999;
- Convenzione Europea sul riciclaggio, ricerca, sequestro e confisca dei proventi di reato (Strasburg, 1990), in vigore per la Romania dal 1° dicembre 2002;
- Mandato di Arresto Europeo (MAE) – Legge 22.4.2005 n. 69, in vigore per la Romania dal 1° gennaio 2007.
Dal 26 maggio 2006 è in vigore l’Accordo tra la Repubblica Italiana e la Romania sul trasferimento delle persone condannate alle quali è stata inflitta la misura dell’espulsione o quella dell’accompagnamento al confine, firmato a Roma il 13 settembre 2003.
Si segnala che il Ministro degli interni, Maroni, nel corso di un incontro con il Guardasigilli romeno Predoiu, avvenuto il 23 luglio 2009, ha affrontato il tema del rendere ancora più efficace l’iter dei trasferimenti dei detenuti romeni.
In materia civile è in vigore dal 1° gennaio 2007 il Regolamento (CE) n. 1348 del 29.5.2000 relativo alla notificazione e alla comunicazione negli Stati membri degli atti giudiziari ed extragiudiziari in materia civile e commerciale.
Con la Romania è altresì in vigore una Convenzione bilaterale firmata a Bucarest l’11 novembre 1972 concernente l’assistenza giudiziaria in materia civile e penale.
RELAZIONI CULTURALI, SCIENTIFICHE E TECNOLOGICHE
Forti di antiche e sempre vive tradizioni latine, le relazioni culturali vivono una nuova fase che si è aperta con la firma il 21 ottobre 2003, in occasione della Visita di Stato dell’allora Presidente Ciampi, del nuovo Accordo culturale e scientifico, entrato in vigore nel marzo del 2006, che sostituisce i precedenti accordi, culturale del 1967 e di cooperazione scientifica e tecnologica del 1964.
Nel settore della collaborazione interuniversitaria sono attivi numerosi accordi di collaborazione tra Atenei italiani e romeni, anche nell'ambito della partecipazione ai programmi comunitari Socrates-Erasmus e Tempus-Phare. E' stato inoltre costituito nel 1992 un Centro Culturale Italiano a Cluj con funzioni di punto di raccordo della collaborazione interuniversitaria romeno-italiana.
Per quanto attiene agli Istituti scolastici italiani in Romania, è attiva a Bucarest la Scuola italiana privata "Aldo Moro", fondata nel 1990 e legalmente riconosciuta a livello elementare e medio, ma operante anche per una scuola materna privata ed un liceo scientifico quadriennale. Il 17 aprile 2002 è stato firmato il Memorandum d’Intesa fra le Autorità italiane e romene con cui si definiscono le modalità di funzionamento delle sezioni bilingui presso i Licei romeni (quattro Istituti hanno già istituito sezioni bilingui di questo tipo), con l’invio dal nostro Paese di docenti di ruolo, la concessione di contributi finanziari e la fornitura di testi scolastici e di materiale didattico multimediale. Il numero complessivo degli alunni di queste istituzioni scolastiche è di 827 unità.
Dall’anno scolastico 2007-2008 sono in corso in alcune scuole italiane dei progetti pilota di lingua e civiltà romena. A favore di queste iniziative, che sono finanziate dalle Autorità romene, si sono espressi il Ministro della Pubblica Istruzione Adomnitei e l’allora Ministro Fioroni con una dichiarazione congiunta siglata durante un loro incontro a Rimini il 25 agosto 2007.
Recentemente si è sviluppata una collaborazione anche nel settore della protezione e tutela dell’ambiente. L’11 marzo 2009 sono stati inaugurati due nuovi progetti twinning: il primo relativo all’azione di sostegno della Guardia Nazionale Ambientale romena per il rafforzamento delle proprie capacita’ di ispezione e controllo ed il secondo concernente il rafforzamento dell’applicazione della legislazione comunitaria in materia nelle zone di confine dell’Unione Europea. Tali progetti verranno realizzati in collaborazione con l’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata e del Veneto, con l’Istituto Superiore di Sanita’ e con il Centro di Geomorfologia Integrata per l’Area del Mediterraneo.
Per l’A.A. 2009/2010 il Ministero degli Affari Esteri offrirà ai cittadini romeni 70 mensilità dell’importo di euro 619, 75 per corsi brevi di lingua italiana e per borse di studio di diversa tipologia della durata di 3, 6, 9 o 12 mesi.[17]
Comunità romena in Italia
La comunità romena è la più numerosa comunità straniera presente sul territorio italiano, nonché la principale collettività all’estero della stessa Romania. Secondo i dati forniti dall’ISTAT per il 2007, la collettività romena legale avrebbe raggiunto circa 625.000 unità. La presenza di rom di origine romena è stimata intorno alle 50.000 unità. Al 30.06.2008 i detenuti erano 2.828, di cui 214 donne e 950 circa con condanna definitiva. 5 risultano i cittadini romeni deceduti durante il terremoto in Abruzzo.
Questa comunità è sempre più organizzata, dalle strutture ecclesiastiche (Chiesa Ortodossa romena), alle formazioni politiche. Queste ultime rispondono a strutture di respiro più largo, in quanto presenti anche in Spagna e Grecia, e rappresentano un trait d’union fra i partiti nazionali e le collettività romene all’estero. Queste formazioni annoverano filiali del Partito Socialdemocratico e Partito Democratico Liberale, Iniziativa Romanesca (movimento che è diretta emanazione degli emigrati), Identitatea Romanesca (primo partito politico degli emigrati).
A seguito dell’ingresso della Romania nella UE, ai cittadini romeni si applica il principio della libera circolazione. Da parte italiana è stato deciso di applicare, per la durata di un anno, un regime restrittivo transitorio per quanto riguarda i lavoratori subordinati, prevedendo peraltro numerose eccezioni (settore agricolo, turistico-alberghiero, lavoro domestico e di assistenza alla persona, settori edilizio e metalmeccanico, lavoro dirigenziale e altamente qualificato, lavoro stagionale[18]). Questo regime è stato confermato per la durata di un ulteriore anno.
Ai cittadini romeni si applicano le disposizioni del Decreto Legislativo 6 febbraio 2007 n. 30, modificato dal Decreto Legislativo 28 febbraio 2008 n. 32, che recepiscono la direttiva CE 2004/38. Detta direttiva conferisce a tutti i cittadini dell’UE il diritto di recarsi in un altro Stato membro e di soggiornarvi senza condizioni sino a tre mesi. Per soggiorni di durata superiore occorre invece soddisfare alcuni requisiti, quali lo svolgimento di un’attività di lavoro subordinato o autonomo, il possesso di risorse economiche sufficienti e di un’assicurazione sanitaria. Il diritto di soggiorno nello Stato membro ospitante diventa permanente, non soggetto ad alcuna condizione, dopo un periodo ininterrotto di cinque anni di residenza legale.
Tra Italia e Romania vige un Accordo in materia di criminalità organizzata, firmato nel maggio 1993. Nel 2003 è stato firmato un accordo per il trasferimento dei detenuti. Alla vigilia dell’ingresso della Romania nell’Unione Europea, nel dicembre 2006 è stato sottoscritto a Bucarest dai Ministri dell’Interno un protocollo d’intesa operativo nel settore della lotta alla criminalità organizzata. Il 22 novembre 2007 è stata sottoscritta un’intesa tra le polizie di frontiera italiana e romena per l’avvio di operazioni di pattugliamento con squadre miste, composte da personale di Polizia di Frontiera della Romania e dell’Italia, per la vigilanza, in territorio romeno, della frontiera esterna, e, in territorio italiano, del confine terrestre interno italo-austriaco.
Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, nel periodo compreso tra il 1.01.2008 e il 26.05.2008, i provvedimenti di allontanamento adottati nei confronti di cittadini romeni per motivi di pubblica sicurezza sono stati 86; per motivi imperativi di pubblica sicurezza 122; per mancanza dei requisiti per la permanenza sul territorio italiano 171.
E’ stato inoltre firmato il 9 giugno 2008 un Accordo per la protezione dei cosiddetti minori non accompagnati ed è in corso di negoziato un’intesa per la copertura delle spese sostenute dal Sistema Sanitario Nazionale per le cure mediche a favore dei cittadini romeni.
Il Governo romeno ha inoltre avviato un rafforzamento delle strutture consolari, per poter fornire più puntuale assistenza ai connazionali. Oltre il Consolato Generale di Milano e Torino, una sezione consolare a Roma e cinque consolati onorari, le autorità romene hanno recentemente istituito tre nuovi Consolati Generali a Trieste, Bologna e Cosenza.
La collettività italiana residente in Romania è composta prevalentemente da connazionali di recente immigrazione, soprattutto imprenditori, titolari di piccole imprese, artigiani e ristoratori che hanno dislocato o trasferito in Romania le loro attività, attratti dalla prospettiva di realizzare maggiori guadagni in virtù del basso costo del lavoro locale. Al maggio 2008, i cittadini italiani iscritti in Anagrafe Consolare di Bucarest risultano 1.911 e 879 quelli iscritti nell’Anagrafe Consolare di Timisoara. Molti di questi connazionali risultano tuttavia restii ad iscriversi all’anagrafe consolare cosicché i residenti effettivi dovrebbero essere un numero più consistente.
Accanto a tale realtà piuttosto dinamica vive una comunità di circa 300 connazionali discendenti di generazioni la cui immigrazione in Romania va compresa tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del secolo scorso. E’ peraltro impossibile oggi accertarne la consistenza (che avrebbe in alcuni periodi raggiunto le 30.000 unità), sia per l'assimilazione forzata compiuta dal regime comunista, sia perché una importante componente di tale comunità non ha mai goduto della cittadinanza italiana in quanto di origine trentina e friulana, emigrata ai tempi dell’appartenenza all'Impero Austro-ungarico. Lo Stato romeno riconosce comunque ai discendenti degli emigrati di origine italiana lo status di "minoranza etnica", cui è automaticamente concessa l'elezione di un deputato in base all'art. 59 della Costituzione del 1991. Nell’attuale Camera dei Deputati di Bucarest la minoranza italiana è rappresentata dall’On. Mircea Grosaru, esponente della RO.AS.IT. (Associazione degli Italiani di Romania).
La Romania è inclusa a partire dal 2000, a seguito di specifica delibera CIPE, nel novero dei Paesi eleggibili per finanziamenti a valere sui fondi della Legge 49/87 per iniziative promosse da ONG e programmi di emergenza.
Nel 2008 erano in corso di realizzazione con co-finanziamento della DGCS 4 programmi promossi in Romania (ONG AVSI, GVC, GRT), piu’ 2 sospesi su rischiesta dell’ONG (CESVI e COMI).
Con finanziamenti privati e di altri donatori, in particolare Enti locali italiani, UNICEF e Unione Europea, altre ONG italiane sono impegnate in numerosi progetti di sviluppo nel Paese.
Le ONG italiane impegnate in tali progetti operano, con personale italiano espatriato, soprattutto nel campo della tutela dell’infanzia e della gioventu’ in difficolta’, a differenza delle ONG che non ricevono finanziamenti MAE, le quali spesso usufruiscono oramai solo di personale locale. Molto numerosi anche gli interventi promossi da religiosi italiani presenti nel Paese.
Come noto, in Romania, la drammatica situazione dell’infanzia istituzionalizzata in condizioni materiali precarie e l’elevata diffusione dei casi di AIDS pediatrico hanno avuto grande risonanza mediatica all’indomani della caduta del regime di Ceaucescu, dando il via a numerose iniziative di solidarieta’ internazionale di caratteristiche e dimensioni diverse. Le Autorita’ romene hanno compiuto passi decisivi in materia di protezione dei minori, attraverso la chiusura di istituti di accoglienza “vecchio stile” di grandi dimensioni, la creazione di strutture alternative sul modello casa-famiglia, la reintegrazione nelle famiglie allargate e il ricorso allo strumento della foster care (assistenti maternali). Nel corso del 2008 e’ proseguito il trend positivo di de-istituzionalizzazione, con largo ricorso ad utilizzo di assistenti maternali da parte dello Stato e promozione delle case-famiglia da parte delle ONG. Rimane ancora problematica la situazione di disabili e delle persone affette da malattie mentali e sempre piu’ preoccupante il fenomeno dei bambini lasciati alle cure di parenti o conoscenti, da genitori che si recano a lavorare all’estero. Il numero totale di minori in carico al sistema di protezione nazionale, con varie tipologie, ammontava nel 2008 a 100.000 unita’, a causa del blocco delle adozioni internazionali e del pressoché costante tasso di abbandono.
Nel 2001 il Governo romeno ha approvato una Strategia per la protezione dei minori in difficolta' mirata a promuovere la de-istituzionalizzazione, accrescendo numero e qualita' dei servizi alternativi, favorendo il ricongiungimento con le famiglie naturali e in generale seguendo un approccio di riduzione del ruolo dello Stato in questo settore a vantaggio di una maggiore responsabilizzazione delle famiglie e dei servizi comunitari di base. Altro principio cardine alla base della strategia governativa romena in materia e’ la prevenzione dell’abbandono, attraverso azioni di sostegno alle famiglie e di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica, e la promozione dell’adozione nazionale nei casi in cui non sia possibile far rientrare i bambini nelle famiglie d’origine.
Tali principi sono anche alla base della riforma legislativa in materia di protezione dell’infanzia che, al di la’ di una riorganizzazione delle istituzioni competenti in tale campo, volta ad accrescerne l’efficienza, mira a porre al centro del sistema il minore quale soggetto titolare di diritti.
I progetti proposti in Romania dalle ONG italiane perseguono obiettivi in linea con tale strategia governativa, sulla base di metodologie con essa coerenti. Si discosta da tali linee il progetto della GRT sul randagismo canino, che segue un approccio animalista innovativo, su una tematica molto controversa in Romania, dando voce ai diritti degli animali nell’affrontare il problema del randagismo e della rabbia canina.
RELAZIONI ECONOMICHE, FINANZIARIE E COMMERCIALI
I rapporti commerciali hanno registrato una lunga fase di espansione, con un interscambio che negli ultimi 5 anni è più che raddoppiato. L’Italia è attualmente il secondo fornitore ed il secondo cliente della Romania dopo la Germania. I dati relativi ai primi 5 mesi del 2009 (ultimi disponibili) risultano solo leggermente inferiori a quelli fatti registrare nel corrispondente periodo del 2008: l’interscambio tra Italia e Romania ha raggiunto, secondo l’Istituto Romeno di Statistica, nell’intervallo di riferimento, i 3586,1 milioni di euro. Le esportazioni romene verso l’Italia, attestate su 1.787,1 milioni di euro, che rappresentano il 16,2% del totale delle esportazioni romene, hanno subito una flessione del 19,2% rispetto all’analogo periodo del 2008. Le importazioni dall’Italia hanno registrato il valore di 1.799 milioni di euro, pari al 12,2% dell’import globale romeno, ciò che rappresenta una diminuzione del 35% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La principale componente dell’interscambio è rappresentata dal traffico di perfezionamento passivo (in prevalenza prodotti tessili, confezioni e calzature). La Romania è stata infatti - sin dal 1991 - una delle mete predilette per i processi di delocalizzazione, fondati sulla manodopera a basso costo.
L’Italia si colloca al primo posto per numero di società a capitale straniero registrate in Romania, mentre detiene il sesto posto per capitale investito, dopo Olanda, Austria, Germania, Francia e Cipro. I dati del Registro del Commercio romeno, aggiornati al 30 giugno 2009, indicano che le società a capitale italiano iscritte al Registro del Commercio sono 27.730 pari al 16,93% del totale delle società a capitale straniero operanti in Romania, e l’ammontare del capitale italiano investito in Romania ammonta a 1,007 miliardi di euro, pari al 4,23% del totale. Tale dato non descrive adeguatamente la presenza del capitale italiano in Romania poiché considera il solo capitale sociale effettivamente versato al momento della costituzione e non il valore dei beni capitali né i profitti reinvestiti. Sotto il profilo dell'impiego della manodopera locale, l'Italia può invece essere considerata il primo investitore in Romania, con un ammontare totale di circa 800.000 posti di lavoro creati direttamente da aziende italiane o nell'indotto.
È rilevante la componente imprenditoriale proveniente dal nord-ovest, insediatasi soprattutto nella zona di Timisoara (2600 aziende italiane e miste registrate). In tale area geografica e nelle province limitrofe di Arad, Bihor e Cluj è concentrato oltre un terzo delle presenze imprenditoriali italiane in Romania.
Negli ultimi anni, la Romania ha tuttavia visto una presenza maggiormente ampia e differenziata del nostro sistema imprenditoriale, tesa a sfruttarne le potenzialità di mercato emergente e di possibile trampolino per la penetrazione nella più vasta area sud-orientale. In tale quadro, la novità più importante è stata costituita senz’altro dall’ ”approdo” nel Paese delle grandi imprese e dei grandi gruppi industriali italiani (ENEL, Tenaris, Agip, Pirelli, tra gli altri).
Rilevante l’apporto di investitori nel terziario: nel corso degli ultimi anni le banche italiane hanno mostrato crescenti segni di interesse per il mercato bancario romeno[19] ed, anche in considerazione dell’interesse ad accompagnare l'azione delle aziende italiane che qui operano, hanno effettuato ingenti investimenti sino a rendere l’Italia il terzo investitore nel settore. Le forme di investimento realizzate vanno dall'acquisto di istituti di credito locali preesistenti (Unicredit[20], Veneto Banca, Intesa S.Paolo[21], Cassa di Risparmio di Firenze), alla costituzione di desk Italia presso banche internazionali (Banca Popolare di Vicenza). La Compagnia triestina Assicurazioni Generali ha inoltre rilevato dal gruppo di private equity Ppf investments il controllo di due compagnie del Paese, Ardaf e Rai, raddoppiando la quota di mercato all’11,7% e diventando così il terzo operatore romeno.
Nel 2007 l’operatore postale romeno dipendente dal Ministero delle Comunicazioni ha indetto una gara per la fornitura di due centri di smistamento automatizzato della posta a Bucarest e Cluj. Al termine del processo di selezione l’unica società ad aver presentato un’offerta completa è stata l’italiana Elsag Datamat (società del Gruppo Finmeccanica) rispetto alla principale concorrente, la tedesca Siemens, la quale ha contestato la procedura di gara chiedendone l’annullamento.
Nell’ambito della presenza di gruppi italiani di grandi dimensioni, si registra l’attività del Gruppo Pirelli, che ha realizzato a Slatina, 200 km a sud di Bucarest, un impianto di produzione di pneumatici[22] ed a Târgu Jiu un altro per la produzione di filtri, il gruppo Tenaris Dalmine, che ha rilevato la Silcotub di Zalău (oggi tuttavia in crisi a causa della massiccia diminuzione degli ordini a livello europeo) e l’acciaieria Donasid di Călăraşi, nonché i grandi gruppi coinvolti nel processo di privatizzazione delle imprese statali, come il Gruppo Radici di Bergamo, che ha acquistato la Fibrex di Săvineşti già nel febbraio del 2000, e l'ENEL, che ha acquisito nell’aprile 2005 Electrica Dobrogea ed Electrica Banat (1.400.000 clienti) e nel giugno 2008 il pacchetto di maggioranza di Electrica Muntenia Sud (1.000.000 di clienti nella zona di Bucarest, Ilfov e Giurgiu), con un’operazione del valore di oltre 820 milioni di euro. In compartecipazione con la società tedesca E.ON., ENEL ha inoltre avviato i negoziati con l’azienda locale Termoelectrica per la costruzione di un impianto a carbone ad alta efficienza per la generazione di elettricità in prossimità delle città di Brăila o Galati (all’est del Paese, sul Danubio)[23]. Sempre nel settore energetico, Ansaldo Energia ha poi realizzato la prima unità della Centrale nucleare di Cernavodă, che fornisce oltre il 10% del fabbisogno di energia elettrica del Paese, e, nell’ottobre 2007, ha messo in funzione la seconda unità[24]. Il 21 novembre 2008 è stato firmato l’accordo tra la società statale di gestione dell’energia nucleare, Nuclearelectrica, ed i sei gruppi stranieri, tra cui Enel, che dovrebbero finanziare la realizzazione dei reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Cernavodă.
Sono da tempo presenti in Romania alcuni importanti contractor italiani, che lavorano su progetti infrastrutturali finanziati dall’UE e della BEI nonché rilevanti gruppi del settore industriale e dei servizi: Riso Scotti (Ialomita), Lactitalia (Timişoara), Divani & Divani di Natuzzi (Baia Mare), Zoppas (Sânnicolau Mare), Termomeccanica Ecologia S.p.A. (che si è aggiudicata l’appalto per la realizzazione dell’impianto di trattamento delle acque reflue di Craiova, finanziato dalla BEI), Società Interbancaria per l’Automazione (che ha realizzato il sistema dei pagamenti interbancari per la Banca Nazionale di Romania), Martelli Europe S.r.l. (impianto di lavorazione del tessile a Buzău), Ferrari (con l’apertura di uno show-room nel maggio 2008), Parmalat, Agip, Assicurazioni Generali, Sirti/Finsiel, Stefanel, Fiat/Iveco, Butan Gas, Gruppo Industrie Peruzzo, Astaldi/Italstrade[25], Todini, Grassetto, Secol, TIrrenia Scavi, Pizzarotti, Euroholding e SNAM Progetti.
Ulteriori opportunità potranno scaturire dalla decisione del Governo romeno di privatizzare la società “CFR” che gestisce il trasporto merci delle Ferrovie dello Stato romene: il piano d’azione è attualmente in attesa dell’approvazione da parte delle Autorità europee. La Romania ha inoltre in programma, insieme all’Ungheria, la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità che colleghi Budapest a Bucarest e Costanza, in prosecuzione della rotta Parigi-Vienna-Budapest. E’ altresì prevista la modernizzazione delle principali stazioni ferroviarie del Paese, per la quali vi è un interesse della società Grandi Stazioni. Il Gruppo FS sta inoltre seguendo la definizione di altri due importanti progetti: la realizzazione del collegamento ferroviario tra la stazione di Bucarest Nord e l’aeroporto internazionale della capitale, per il quale vi è anche un interesse da parte del Gruppo Finmeccanica, e la costruzione dell’anello ferroviario intorno a Bucarest. Ulteriori opportunità per imprese italiane potrebbero derivare dalla decisione con la quale, nell’agosto scorso, il Governo ha stabilito di costruire un nuovo aeroporto nella zona sud della capitale, in direzione del confine con la Bulgaria.
Non meno interessante il dato della presenza italiana nel settore agro-alimentare, nel quale il nostro Paese risulta essere il primo investitore straniero: circa 300.000 ettari di terreni agricoli sul territorio romeno sono stati acquisiti da società a partecipazione italiana, e la tendenza è verso un’ulteriore crescita.
Di rilievo anche gli interessi italiani nel settore della difesa e delle alte tecnologie. Il Gruppo Finmeccanica (SELEX Communications, Telespazio, Elsag ed Ansaldo Nucleare) ha aperto nel 2006 un ufficio di rappresentanza a Bucarest[26]. La società Orizzonte Sistemi Navali è invece interessata a partecipare alla gara per acquisto di corvette da parte della Marina romena. Il 7 dicembre 2007 è stato sottoscritto un contratto tral’italiana Alenia Aeronautica ed il Ministero della Difesa per la fornituradi 7 aeroplani da trasporto C-27J Spartan. Alenia è altresì interessata, alla guida del Consorzio Eurofighter, alla garaper la fornitura di 24/48 velivoli da combattimento per l’Aeronautica Militare romena. La Oto Melara è impegnata nella realizzazione delle torrette per carri armati in dotazione presso l’esercito romeno. La SELEX Sistemi Integrati ha realizzato il sistema di controllo del traffico aereo civile, commissionato dal Ministero romeno dei Trasporti e co-finanziato dalla BEI (100 milioni di dollari).
Interessi delle aziende italiane nel settore energetico
Le risorse interne romene (petrolio, gas e carbone) sono diversificate ma insufficienti a coprire il fabbisogno nazionale, notevolmente cresciuto in ragione della continua espansione della produzione industriale. La Romania importa il 34% del suo fabbisogno di risorse energetiche, principalmente dalla Russia.
Obiettivo del Governo romeno è quindi la sicurezza e la diversificazione degli approvvigionamenti. Bucarest è tra i sostenitori del progetto di gasdotto Nabucco e del progetto di oleodotto Costanza-Trieste (PEOP), che renderebbe il Paese il principale punto di partenza europeo per il trasporto del greggio proveniente dal Mar Caspio e dal Medio Oriente (la Romania ha stretto accordi in tal senso con l’Azerbaijan ed il Qatar). L’Italia ha fino ad oggi assicurato il sostegno “politico” al progetto ma non e’ entrata a far parte del consorzio di imprese che ne dovrebbe promuovere la realizzazione.
Per quanto riguarda il comparto dell’energia elettrica, nel quale il Paese è esportatore netto, la Romania potrebbe triplicare entro il 2020 la produzione derivante da risorse rinnovabili. Modificando l’impostazione che ha portato le Autorità romene ad intraprendere importanti processi di privatizzazione (cui Enel ha partecipato con successo). Bucarest è attualmente orientata a dar vita a due holding nazionali sotto le quali collocare alcune delle compagnie di Stato operanti nel campo della produzione e distribuzione dell’energia elettrica, come annunciato nel giugno 2009 dal Ministro dell’Economia e responsabile per l’Energia, Adriean Videanu.
Presenza delle aziende italiane:
ENEL: l’azienda è attualmente il principale investitore nel settore elettrico in Romania, con acquisizioni di oltre 1 miliardo di Euro, 2,5 milioni di clienti pari a circa il 30% del mercato, circa 5.500 dipendenti ed un piano di investimenti per l’ammodernamento delle reti elettriche per oltre 2 miliardi di Euro nei prossimi 15 anni: la strategia dell’ENEL e’ volta a posizionare il Gruppo come operatore integrato nel mercato elettrico romeno, attraverso le seguenti priorità:
· prosecuzione nella partecipazione alla gara per lo sviluppo di due nuove unità nucleari presso l’impianto di Cernavodă (investimento superiore a 2 miliardi di Euro);
· sviluppo di una serie di impianti a fonti rinnovabili, in particolare eoliche;
· realizzazione di almeno un impianto a carbone ad alta efficienza per la generazione di elettricità, con limitato impatto ambientale, in prossimità delle città di Brăila o Galaţi;
· sviluppo di attività commerciali per la compravendita di energia all’ingrosso sul mercato romeno.
ANSALDO ENERGIA: il gruppo ha realizzato insieme al partner canadese AECL le prime due unità della centrale nucleare di Cernavodă, che forniscono da sole il 20% del fabbisogno energetico nazionale ed è inoltre interessata alla costruzione e messa in opera della terza e quarta unità. Il Governo romeno investirebbe nel progetto 4 miliardi di euro ed il Consorzio Ansaldo-AECL si candida alla sua realizzazione anche in funzione della buona riuscita delle prime due unita’.
TERNA: ha firmato, con il gestore della rete di trasmissione dell’energia elettrica, Transelectrica, un MoU sullo sviluppo infrastrutturale e la partnership strategica; è inoltre interessata ad uno scambio azionario con l’omologa romena (al 71% controllata dal Ministero dell’Economia).
INERGIA: nei prossimi due anni opererà nello sviluppo, realizzazione e gestione di impianti di produzione di energia rinnovabile (nel 2006 aveva costituito a Costanza la filiale Land Power, con l’obiettivo di avviare in Dobrogea parchi eolici per circa 250 MW).
SORGENIA ROMANIA: costituita nel 2008, prevede di investire 600 milioni di Euro nel comparto eolico entro il 2011, con progetti localizzati nelle zone di Costanza-Tulcea e Iasi-Vaslui, per un totale di 13 siti.
DATI STATISTICI BILATERALI
SACE (31/12/2007 – milioni di Euro) |
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Categoria di rischio |
3 |
apertura |
Garanzie deliberate (capitale e interessi) |
282 |
|
Garanzie perfezionate |
115 |
100 mln già erogati |
PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE (2008) |
|
ESPORTAZIONI |
IMPORTAZIONI |
1. Articoli manifatturieri vari (42,6%) |
1. Prodotti lavorati classificati in base alla materia prima (38,0%) |
2. Macchine ed equipaggiamenti di trasporto elettrici (21,6%) |
2. Macchine ed equipaggiamenti di trasporto elettrici (32,2%) |
3. Prodotti lavorati classificati in base alla materia prima (2,1%) |
3. Articoli manifatturieri vari (16,3%) |
4. Prodotti chimici e prodotti connessi non specificati altrove (4,3%) |
4. Prodotti chimici e prodotti connessi non specificati altrove (6,6%) |
5. Bevande e tabacco (4,2%) |
5. Prodotti alimentari e animali vivi (3,1%) |
6. Prodotti alimentari e animali vivi (2,6%) |
6. Materiali crudi, non commestibili, esclusi i combustibili (2,6%) |
Fonte: Istituto Romeno di Statistica |
QUOTE DI MERCATO (2008) |
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PRINCIPALI ACQUIRENTI |
% su import |
PRINCIPALI FORNITORI |
% su export |
1. GERMANIA |
16,5% |
1. GERMANIA |
16,3% |
2. ITALIA |
15,4% |
2. ITALIA |
12,7% |
3. FRANCIA |
7,4% |
3. UNGHERIA |
6,9% |
Fonte: Istituto Romeno di Statistica. |
INVESTIMENTI DIRETTI (2008) |
INVESTIMENTI DIRETTI (2007) |
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In Romania (1) |
Milioni di € |
% tot |
In Italia (2) |
milioni di € |
% tot |
|
1. Paesi Bassi |
4.504,1 |
20,73 |
1. Francia |
4.752 |
30,9 |
|
2. Austria |
2.873,1 |
13,23 |
2. Lussemburgo |
3.536 |
23,0 |
|
3. Germania |
2.479,3 |
11,41 |
3. Stati Uniti |
1.314 |
8,5 |
|
4. Francia |
1.926,6 |
8,87 |
4. Regno Unito |
1.150 |
7,5 |
|
5. Cipro |
1.187,3 |
5,47 |
5. Germania |
1.073 |
6,9 |
|
6. ITALIA |
999,3 |
4,60 |
|
|
|
|
Totale Romania |
21.724 |
100 |
Romania |
non rilevante |
|
|
Fonte: Ufficio
Romeno del Registro del |
Fonti: (1) ICE – Proposte rete estera per il programma promozionale 2009. (2) MAE-DGCE su dati ICE relativi ai flussi di investimenti esteri diretti dal gennaio al settembre del 2002. |
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ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE DEBITORIA |
|
Ultima intesa Club di Parigi |
5.3.1985 |
Fonte: MAE-DGCE |
|
Presidenza del Parlamento |
|
Senato (Senatul) |
Mircea Dan Geoană (dal dicembre 2008) |
Camera |
Roberta Alma ANASTASE (dal dicembre 2008) |
Rappresentanze diplomatiche |
|
Ambasciatore d’Italia |
Mario COSPITO |
Ambasciatore di Romania |
Răzvan-Victor RUSU |
XVI Legislatura
Corrispondenza
Il 15 maggio 2009 è pervenuta al Presidente Fini una lettera del Presidente della Camera romena, Roberta Alma Anastase, con la quale, esprimendo il proprio compiacimento per l’andamento della visita effettuata a Roma il 23 aprile 2009, la Presidente Anastase ha a sua volta invitato il Presidente Fini, unitamente ad una delegazione parlamentare, ad una visita ufficiale in Romania, per una data da convenire attraverso i normali canali diplomatici.
in data 15 maggio 2009, il Presidente della Camera romena, Roberta Alma Anastase, ha fatto pervenire al Presidente Fini una lettera contenente in allegato la Dichiarazione Solenne del Parlamento della Romania[27], adottata il 31 marzo 2009, in occasione della celebrazione del 60mo anniversario della NATO e dei cinque anni dall’adesione della Romania alla NATO.
In data 15 aprile 2009 al Presidente Fini è pervenuta una lettera del Presidente della Camera romena, Roberta Alma Anastase, relativa ai disordini scoppiati nella Repubblica di Moldova dopo le elezioni del 5 aprile u.s., esprimendo preoccupazione per la reazione del Governo moldavo, ritenendo che tali fatti possono minare i valori fondanti di ogni democrazia e rendono problematici i rapporti della Moldavia con l’Unione europea. Per questa ragione chiede al Presidente Fini di continuare a monitorare attentamente la situazione in Moldavia affinché non si verifichino altre eventuali violazioni dei diritti umani, repressioni e censura dei mezzi d’informazione e lo esorta altresì a richiamare l’attenzione dei membri della Camera su questa situazione attraverso la divulgazione della sua stessa lettera.
Il Presidente Fini ha provveduto a trasmettere copia della lettera alla Commissione affari esteri, in quanto organo competente a seguire gli eventuali sviluppi della vicenda.
Incontri bilaterali
Il 17 settembre 2009 il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato il Primo ministro della Romania, Emil Boc. All’incontro hanno partecipato anche: il Ministro degli esteri romeno, Cristian Diaconescu; il Ministro romeno dell’economia, Adriean Videanu; il Ministro romeno della salute, Ion Bazac; infine, il Senatore romeno Viorel Badea.
Il Primo Ministro Boc ha fatto cenno al suo incontro con il Presidente del Consiglio Berlusconi (nel corso del quale è stato anche affrontato il tema del prossimo Vertice intergovernativo, previsto a Bucarest per il prossimo febbraio) e ha recato i saluti della Presidente della Camera romena, Anastase, rinnovando al Presidente Fini l’invito a recarsi in Romania. Ha quindi sottolineato il rapporto privilegiato esistente con l’Italia dal punto di vista politico, sociale e culturale e fatto cenno alle condizioni fiscalmente vantaggiose esistenti in Romania per gli investitori, nonché al vasto numero di cittadini romeni che hanno rapporti lavorativi, in Italia o in Romania, con imprese italiane. Ha dunque caldeggiato l’eliminazione delle restrizioni previste dal regime transitorio di adesione della Romania alla UE per i lavoratori romeni,.
Entrambi hanno poi espresso preoccupazione per il prosieguo del processo di ratifica del Trattato di Lisbona. E’ stato altresì trattata la questione degli approvvigionamenti energetici, in ordine alla quale la Romania intende diversificare le fonti e sostiene il progetto Nabucco.
Il Presidente Fini ha infine ipotizzato un prossimo incontro tra i Parlamenti dei due paesi, soprattutto se nel corso del Vertice intergovernativo del 2010 dovessero emergere aspetti cha abbiano ripercussioni sull’attività parlamentare.
Il 23 aprile 2009 a Roma, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato la Presidente della Camera dei deputati della Romania, RobertaAlma Anastase, che ha tenuto una Conferenza sul tema "Il futuro europeo delle relazioni fra Romania e Italia: affinità e valori comuni". Nel corso dell'incontro èstata firmata una Dichiarazione congiunta[28], volta a rafforzare ulteriormente la collaborazione parlamentare fra i due Paesi.
Si segnala che nella stessa giornata la Presidente Anastase ha incontrato il Presidente del Senato, Renato Schifani, e il ministro degli esteri, Franco Frattini.
Il 27 febbraio 2009 a Parigi, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha incontrato la Presidente della Camera dei deputati della Romania, Roberta Alma Anastase, a margine della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea. In quella circostanza il Presidente Fini ha inviato la Presidente Anastase ad effettuare una visita in Italia.
L’8 luglio 2009 il Vice Presidente della Camera, Rocco Buttiglione, ha incontrato il Vice Presidente della Camera di Romania, Adrian Nastase. All’incontro ha partecipato anche il Presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’Iniziativa Centro Europea (INCE), Laura Ravetto. Nel corso del colloquio è stato affrontato tra gli altri, il tema degli immigrati romeni in Italia. Il Vice Presidente Nastase ha auspicato una loro maggiore integrazione nella società, rilevando come le preoccupazioni per le azioni criminali verificatesi recentemente in questa comunità siano inappropriate, così come i pregiudizi che ne sono conseguiti. Sarebbe necessario, secondo il Vice Presidente Nastase, costituire una rete europea per il monitoraggio di tutte le attività criminali nell’Unione europea.
Il Vice Presidente Buttiglione ha osservato che sembrano esserci stati commenti troppo enfatizzati circa i recenti fatti di cronaca nera.
Il Presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’iniziativa Centro Europea (INCE), Laura Ravetto, ha auspicato una sempre maggiore intensificazione dei rapporti con la Romania e ha preannunciato che compirà una visita in quel paese nel prossimo mese di ottobre.
Il 27 maggio 2009, il Vice Presidente della Camera, Rocco Buttiglione, ha ricevuto una delegazione della Commissione Esteri della Camera dei deputati della Romania, guidata dal Presidente della medesima Commissione, Làszlo Borbely.
Sono stati affrontati i temi dei rapporti bilaterali e delle posizioni comuni in campo europeo e regionale, la crisi economica mondiale e le relazioni economiche bilaterali. L’attenzione si è soffermata sulla situazione in Moldova e sulle sue ricadute sull’Unione europea. E’ stato preso atto infine della migliorata percezione in Italia dei cittadini Romeni.
Commissioni
Il 16 e 17 luglio 2009 si è svolta una missione di una delegazione della Commissione Infanzia del Parlamento italiano in Romania.
La delegazione era guidata dal Presidente della Commissione, on. Alessandra Mussolini, e composta dalla on. Amalia Schirru (PD), dalla on. Luisa Capitanio Santolini (UDC), e dalla sen. Giuliana Carlino (IDV).
La delegazione si è incontrata con le seguenti Autorità romene:
Commissione Lavoro e protezione sociale della Camera dei deputati romena.
Rodina Costantinovici, Segretario di Stato al Ministero
della Giustizia;
Bogdan Panait, Segretario di
Stato titolare dell’Ufficio delle Adozioni;
Ileana Savu, Segretario di Stato capo della Autorità Nazionale romena per la Protezione dei diritti dei Minori;
Nel corso dei colloqui sono state tra l’altro discusse le difficoltà relative alle adozioni internazionali e la situazione della applicazione dell’Accordo italo-romeno sui minori romeni non accompagnati in Italia.
Il 27 maggio 2009, la Commissione Politiche dell'Unione Europea ha incontrato una delegazione della Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati rumena, guidata dal Presidente della Commissione, Làszlo Borbely.
Il 26 maggio 2009, la Commissione Affari esteri ha incontrato una delegazione della Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati rumena, guidata dal Presidente della Commissione, Làszlo Borbely.
Il 4 marzo 2009 gli Uffici di Presidenza della III^ e della XIV^ Commissione (Affari esteri e Politiche dell'Unione Europea) hanno incontrato una delegazione di europarlamentari romeni, con i quali si sono affrontati i temi del “decreto sicurezza”, della situazione dei campi nomadi e delle politiche di inclusione finalizzate ad una maggiore integrazione dei cittadini romeni nella società italiana.
Il 18 febbraio 2009 il Presidente della III Commissione (Affari esteri), on. Stefano Stefani, ha incontrato l’Ambasciatore della Romania, S.E. Razvan Victor Rusu. Al centro del colloquio la difficile situazione della comunità rumena in Italia, dopo gli atti di violenza commessi da cittadini romeni, e l’accordo sul trasferimento dei detenuti firmato nel 2003 dai ministri della giustizia italiano e rumeno.
Cooperazione multilaterale
Il Parlamento della Romania invia delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, dell’UEO, della NATO (di cui è membro dal 29 marzo 2004), dell’OSCE e dell’INCE.
Iniziativa Centro Europea (INCE)
Si segnala, in particolare, che la Romania esercita per il 2009 la presidenza di turno dell’Iniziativa Centro Europea (INCE). Il Parlamento romeno dal 7 al 9 maggio 2009, ha ospitato a Bucarest la riunione della Commissione Parlamentare dell’INCE. L’incontro è stato dedicato a “Contributi per il superamento della crisi economica internazionale: Sviluppo del dialogo nei Paesi INCE – Rafforzamento della collaborazione tra Parlamenti nazionali”. Alla riunione ha partecipato la sen. Tamara Blazina, componente della delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’INCE.
Si segnala che, sempre nell’ambito dell’esercizio della presidenza annuale, dal 27 al 28 ottobre 2009 il Parlamento romeno ospiterà la riunione dell’Assemblea parlamentare dell’INCE.
Si ricorda che la Presidente Ravetto ha incontrato l’11 febbraio 2009 l’Ambasciatore Rusu. Oggetto dell’incontro le priorità della Presidenza rumena dell’INCE.
Assemblea Parlamentare Euromediterranea (APEM)
Si segnala, inoltre, che il Parlamento romeno prende parte alla cooperazione parlamentare euromediterranea e quindi alle riunioni dell’Assemblea Parlamentare Euromediterranea (APEM) e delle sue Commissioni.
Protocollo di collaborazione
Il 3 novembre 1998 è stato siglato a Bucarest un Protocollo di cooperazione[29] tra la Camera dei deputati italiana e quella rumena. Il Protocollo prevede una volta all’anno l’organizzazione di una giornata parlamentare.
Il 12 giugno 2003 è stata adottata una Dichiarazione congiunta[30] che, al fine di intensificare le iniziative di collaborazione tra i due Parlamenti, prevede l’organizzazione di incontri regolari tra delegazioni (almeno una volta l’anno, alternativamente in Romania e Italia), scambi di visite tra Commissioni e Delegazioni presso le Assemblee parlamentari, stages per funzionari parlamentari.
Nel corso dell’incontro del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, con la Presidente della Camera dei deputati della Romania, Roberta Alma Anastase, il 23 aprile 2009, è stata firmata una Dichiarazione congiunta[31], volta a rafforzare la collaborazione parlamentare avviata con i richiamati documenti.
Nell’ambito degli indicati documenti non è prevista la formazione di un gruppo di collaborazione parlamentare.
Attività legislativa
Non vi sono disegni di legge di ratifica concernenti la Romania all’esame dei due rami del Parlamento.
Per quanto concerne gli atti di indirizzo e di controllo si segnala la interrogazione a risposta scritta n. 4/03391 del 30 giugno 2009 presentata dall’on. Giuseppe Angeli (PDL) riguardante il problema dei minori non accompagnati, provenienti da molti paesi, tra cui la Romania.
Si segnala la interrogazione a risposta scritta n. 4-03314 del 23 giugno 2009, presentata dall’on. Elisabetta Zamparutti (PD), nella quale si chiede di sapere quale sia la sorte attuale del bambino Gratian Gruia, rimpatriato in Romania, e, più in generale, quale sia la sorte di tutti i minori non accompagnati rimpatriati in Romania.
Si segnala l’interrogazione a risposta orale 3-00495 presentata dall’on. Riccardo Migliori il 27 aprile 2009, in merito alla decisione del Governo romeno, in seguito alle note vicende interne della Repubblica di Moldova, di attribuire la cittadinanza romena in pratica a tutti i cittadini moldavi che ne facciano richiesta. Si tratta, secondo l’interrogante, di circa 600.000 moldavi in procinto di acquisire il passaporto romeno, e di causare quindi massicce ripercussioni sui flussi migratori. L’interrogante chiede quali iniziative intenda assumere il Governo in merito.
Si segnala altresìl’interpellanza urgente 2-00283 presentata dall’on. Elisabetta Zamparutti (Pd) il 27 gennaio 2009, sulla vicenda del piccolo Gratian Gruia e le problematiche relative all’accordo tra Italia e Romania del 9 giugno 2008 sulla cooperazione per la protezione dei minori romeni non accompagnati; cui ha risposto il 5 febbraio 2009 il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Rocco Crimi.
Nell’interpellanza si chiedeva, tra l’altro, quali iniziative il Ministro degli esteri intendesse intraprendere sul caso Gratian Gruia affinché il bambino non venisse riaffidato alla famiglia di origine. Si ricorda che Gratian Gruia è un bambino rumeno i cui genitori entrambi decaduti dalla patria potestà in Italia per maltrattamenti hanno chiesto e ottenuto in Romania il riaffidamento del bambino violando, secondo l’interpellante, l'articolo 3 dell'accordo tra il Governo italiano ed il Governo della Romania sulla cooperazione per la protezione dei minori romeni non accompagnati presenti sul territorio nazionale, che prevede un'accurata procedura di scambio di informazioni da parte dell'Organismo centrale di raccordo per la tutela dei minori comunitari non accompagnati, e l'articolo 3 della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo che prevede che “in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”[32].
Gli stessi firmatari in data 12 marzo 2009 hanno presentato l’interrogazione a risposta scritta n. 4-02537, il cui iter è ancora in corso, chiedendo al Ministro della giustizia se ritenga che nella vicenda di Gratian Gruia siano stati rispettati i trattati internazionali sulla tutela dell'infanzia e che il bambino sia stato posto in una situazione di calma, armonia ed equilibrio adeguate allo sviluppo della sua personalità e se non ritenga di assumere iniziative ispettive presso il Tribunale dei minori di Roma.
Il bambino, secondo quanto riferiscono gli interroganti, rientrato in Romania, è stato affidato prima ad un'assistente maternale e poi, su richiesta della madre, affidato dai Tribunali rumeni al clan Gruia, a quegli stessi parenti cioè che avevano perso la patria potestà nonostante il provvedimento dovesse avere efficacia anche in Romania. Inoltre altri quattro fratellini dai 2 ai 7 anni sono stati rimpatriati i primi di agosto dal Tribunale per i minori di Roma in Romania e di essi non si sa più nulla.
Si segnala anche l’interrogazione a risposta scritta n.4-01236 (già interpellanza 2-00060 presentata il 3 febbraio 2009), presentata il 10 marzo 2009, prima firmataria la sen. Emma Bonino (Pd), riguardante l’esercizio del diritto di voto dei cittadini comunitari che risiedono in uno Stato membro dell’Unione europea, di cui non hanno la cittadinanza, i quali, secondo la direttiva 94/80/CE del Consiglio dell'Unione europea del 19 dicembre 1994, recepita dall’Italia con legge 6 febbraio 1996, n. 52, e con successivo decreto legislativo di attuazione n. 197 del 12 aprile 1996, possono iscriversi in apposite liste elettorali aggiunte, istituite presso il Comune di residenza stessa e, in virtù di tale iscrizione, esercitare il diritto di voto in occasione delle elezioni amministrative ed europee.
Nell’interpellanza si sottolinea in particolare che in occasione delle elezioni amministrative del 27 e del 28 maggio 2007, il Partito dei Rumeni in Italia denunciò che in tantissimi Comuni la regolarizzazione per via anagrafica dei cittadini rumeni che presentavano la domanda ai sindaci per poter votare era sospesa da settimane per l'incapacità dichiarata dei comuni stessi di applicare ed interpretare la relativa normativa e che tali inadempimenti impedirono a decine di migliaia di cittadini rumeni che risiedevano in Italia - i quali, secondo i dati Istat aggiornati al 31 dicembre 2007 e riferiti nell’interpellanza, sono 625.278 - di partecipare alle elezioni.
Gli interpellanti pertanto chiedevano al Ministro dell’interno di sapere quali urgenti e immediate iniziative il Presidente del Consiglio dei ministri intendesse adottare per rendere effettivamente applicabile sia la normativa europea che il successivo decreto legislativo di attuazione e, in particolare, quali strumenti intendesse adottare per permettere ai cittadini comunitari residenti in Italia una informazione adeguata volta a permettere loro di esercitare il diritto di voto.
L’iter è ancora in corso.
Si segnala inoltre l’ordine del giorno n. 9/1366/32 presentato dall’on. Guido Melis relativo al disegno di legge: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (Approvato dal Senato) (A.C. 1366) accolto dal Governo il 16 luglio 2008 con il quale si impegna il Governo a perseguire coerentemente il processo di integrazione della comunità romena in tutte le sue componenti (ivi inclusa quella dei rom di nazionalità romena, che consta in Italia di 70 mila persone).
Si segnala infine l’interrogazione a risposta orale 3-00585, presentata dai senn. Pedica e Li Gotti (Idv) il 3 marzo 2009, il cui iter è ancora in corso, ai Ministri dell'interno, della giustizia, degli affari esteri e per le politiche europee sulla crescita esponenziale del numero di atti criminosi perpetrati sul territorio italiano da cittadini di nazionalità romena. Gli interpellanti riferiscono le stime del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) presso il Ministero della Giustizia, secondo cui il 73% dei detenuti comunitari è di nazionalità romena e la Romania è la prima nazionalità per numero di denunciati ed arrestati per reati estremamente gravi, quali omicidi volontari, violenze sessuali, rapine in abitazione.
Essi chiedono pertanto di conoscere - anche alla luce dell'accelerazione quantitativa del fenomeno migratorio di origine romena data dall'accesso del Paese alla Comunità europea nel 1 gennaio 2007 - quali siano i dati ufficiali del Ministero della giustizia circa il numero di cittadini romeni condannati in via definitiva, il numero di cittadini romeni in attesa di rimpatrio ed il numero di cittadini romeni espulsi negli anni 2007 e 2008 e soprattutto quali iniziative intendano assumere i Ministri, nell'ambito delle rispettive competenze, per accertare l'efficienza dei controlli alle frontiere con la Romania, per implementare la cooperazione e lo scambio di informazioni fra polizia e autorità giudiziaria italiane e romene, nonché “per sanare la lentezza del nostro sistema giudiziario e la mancanza di certezza della pena che purtroppo caratterizzano il nostro sistema interno e che vengono indicate, dalla stessa Associazione dei romeni in Italia, come un'attrattiva all'immigrazione dei romeni con precedenti penali”.
Essi chiedono altresì: quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri per sollecitare la realizzazione di programmi di integrazione dei cittadini romeni immigrati in Italia, dato che tra le cause della marginalità e della devianza di parte degli stranieri romeni vi siano l'insufficienza di strutture di accoglienza e la mancanza di programmi volti all'integrazione scolastica e culturale; quali misure intendano prendere, anche a livello di comunicazione istituzionale, per evitare che gli episodi di violenza e la consistenza del fenomeno criminale generino in Italia pregiudizi, discriminazioni, nonché atti di violenza privata, nei confronti degli immigrati pacifici e produttivi che compongono la maggioranza del flusso migratorio proveniente dalla Romania.
L’on. Giorgio Jannone (Pdl) ha presentato l’interrogazione a risposta scritta n. 4-02450 il 9 marzo 2009, il cui iter è ancora in corso, chiedendo al Ministro degli affari esteri e al Ministro della giustizia se intendano stipulare degli accordi con la Romania per garantire che il cittadino rumeno che commetta atti di grave violenza in Italia debba scontare la pena commisurata nelle carceri rumene sulla base di criteri di reciprocità e quali misure intendano intraprendere anche in vista di una migliore tutela dei cittadini rumeni che vivono onestamente e legalmente in Italia.
L’interrogante sottolinea che, dopo la conferma, da parte della Romania, di voler collaborare con l'Italia nella lotta alla criminalità, la stessa Romania ha precisato che non verranno prese in considerazione misure che limitino la libera circolazione dei cittadini rumeni, in quanto cittadini europei. Egli inoltre aggiunge che alla richiesta del Ministro degli esteri italiano di fornire comunicazione in merito a chi ha già commesso reati al momento dell'ingresso nel nostro Paese, il Governo rumeno ha rifiutato un simile controllo, invocando il principio di presunzione di innocenza di tutti i cittadini europei.
Unione interparlamentare (UIP)
La sezione bilaterale di amicizia Italia–Romania, è in via di ricostituzione. L’on. Guido MELIS (PD) è stato designato a presiederla.
Nella scorsa legislatura era presieduta dall’on. Giuseppe Palumbo (FI).
Negli ultimi anni si è verificato un ampio processo di allargamento dei confini dell’Unione europea, con l’ingresso tra il 2004 e il 2007 di ben dodici nuovi Paesi.
Nel maggio 2004, in occasione dell’ingresso dei primi dieci Paesi (Repubblica ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Slovenia e Repubblica slovacca), l’Italia, come la grande maggioranza degli altri Paesi dell’Unione europea, ha attivato l’opzione, prevista nel Trattato di adesione, di applicare una moratoria della durata di due anni rispetto alla libera circolazione dei lavoratori subordinati (ad esclusione quindi dei lavoratori autonomi) provenienti dai nuovi Paesi, ad eccezione di Cipro e Malta.
Ciò ha comportato la determinazione, anche per i lavoratori neocomunitari, di quote numeriche di ingressi, stabilite con specifici decreti flussi per gli anni 2004, 2005 e 2006 rispettivamente in 20.000, 79.500 e 170.000 unità. Inoltre, si è applicata nei loro confronti la procedura di richiesta di nulla osta al lavoro per l’assunzione. Si tratta di un documento rilasciato dallo sportello unico per l’immigrazione della provincia di residenza, previa verifica della indisponibilità di lavoratori italiani al posto di lavoro (art. 22 del decreto legislativo 286/1998, testo unico in materia di immigrazione).
Nel maggio 2006, all’inizio della XV legislatura, il Governo Berlusconi in carica comunicava alla Commissione europea la decisione di continuare ad avvalersi per un altro triennio, dopo il biennio iniziale, del regime transitorio, fino dunque al 30 aprile 2009.
Il nuovo Governo Prodi, insediatosi poco dopo, modificava tale decisione rinunciando ad avvalersi del regime transitorio sull’accesso dei lavoratori neocomunitari, ai quali veniva applicato integralmente il principio di libera circolazione.
Nel dicembre 2006 si faceva invece, ricorso alla moratoria nei confronti dei lavoratori provenienti dalla Romania e dalla Bulgaria, in vista dell’ingresso dei due Paesi nell’Unione avvenuta il 1° gennaio 2007, senza tuttavia prevedere appositi decreti flussi, fermo restando la richiesta di nulla osta. La moratoria riguarda i lavoratori subordinati ad esclusione, da un lato dei dirigenti e del personale altamente qualificato, e dall’altro del lavoro agricolo, turistico, domestico, edile, metalmeccanico e stagionale.
Il regime transitorio, inizialmente fissato ad un anno, è stato poi prorogato, una prima volta, nel dicembre 2007, fino al 31 dicembre 2008 e, successivamente, di un ulteriore anno (fino al 31 dicembre 2009)[33].
La crisi finanziaria ed economica internazionale sta avendo forti ripercussioni nel mondo del lavoro. In Italia sono stati realizzati una serie di interventi volti a fronteggiare l'emergenza occupazionale, attraverso il finanziamento del sistema degli ammortizzatori sociali. In tale contesto particolare rilevanza assume l'Accordo Stato-Regioni stipulato il 12 febbraio 2009, con il quale sono stati all'uopo destinati 8 miliardi di euro.
Negli anni più recenti l'attività legislativa in materia di politiche del lavoro è stata caratterizzata dal progressivo ampliamento delle misure di sostegno al reddito già previste per le situazioni di crisi aziendale e da un'estensione del campo di applicazione degli ammortizzatori sociali, per affrontare le crisi produttive e i problemi occupazionali che hanno investito alcuni settori produttivi.
Nell’attuale legislatura, stante anche la necessità di fronteggiare le ripercussioni della crisi finanziaria ed economica globale, sono stati adottati una serie di interventi urgenti per la tutela del reddito dei lavoratori.
L'accordo Stato-Regioni del febbraio 2009
L’intervento più rilevante in materia si è avuto con l’Accordo Stato–Regioni del 12 febbraio 2009, sancito nella riunione della Conferenza Stato-Regioni del 26 febbraio 2009, con il quale sono stati destinati 8 miliardi di euro, nel biennio 2009-2010, per azioni di sostegno al reddito e di politica attiva del lavoro.
L’Accordo rappresenta un intervento congiunto tra Stato e Regioni collegato all'eccezionalità dell’attuale situazione economica.
L’intervento, rivolto ai lavoratori destinatari degli ammortizzatori “in deroga”, è connotato da un contributo nazionale, impiegato per il pagamento dei contributi figurativi e per la parte maggioritaria del sostegno al reddito, e da un contributo regionale, a valere sui programmi regionali FSE, impiegato per azioni formative o di politica attiva governata dalla Regione e integrata dall'erogazione di un sostegno al reddito.
In particolare, gli stanziamenti sono stati ripartiti tra un intervento statale, per una somma di 5.350 milioni di euro, e contributi regionali, pari a 2.650 milioni di euro, a valere sui programmi regionali del Fondo Sociale Europeo (FSE).
Le risorse statali sono state coperte:
§ in parte attraverso precedenti stanziamenti di sostegno al reddito e all'occupazione (circa 1.400 milioni derivanti dalle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 35, della legge 203/2008 e dall'articolo 19 del D.L. 185/2008);
§ in parte (3.950 milioni di euro) tramite le assegnazioni del Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS), sia per la quota nazionale, sia, ai sensi dell’articolo 6-quater del decreto-legge 112/2008, convertito dalla legge 133/2008, per la quota a favore delle amministrazioni centrali e regionali nel limite dell’ammontare delle risorse che entro la data del 31 maggio 2008 non sono state impegnate o programmate nell’ambito di accordi di programma quadro (APQ) sottoscritti entro la medesima data.
L’intesa sullo schema di accordo per l’utilizzo del FSE è stata raggiunta l'8 aprile 2009.
Oltre al richiamato Accordo, sono stati realizzati una serie di interventi “in deroga” alla disciplina generale, attraverso specifici stanziamenti finalizzati alla proroga della durata dei trattamenti oltre i limiti temporali o all’estensione del loro campo di applicazione (ammortizzatori “in deroga”). Tali provvedimenti rispondono anche a numerosi atti di indirizzo espressi dal Parlamento (tra gli altri, 1-00044; 1-00129; 1-00131; 1-00153; 1-00171; 1-00178; 9/01762/51; 9/01972/52; 9/01972/125).
Tra gli interventi effettuati, si segnalano:
§ l’articolo 19 del decreto-legge 185/2008, con il quale, nei casi di sospensione dal lavoro, sono stati potenziati ed estesi una serie di ammortizzatori sociali per il triennio 2009-2011;
§ l’articolo 7-ter del decreto-legge 5/2009, che oltre ad una semplificazione e razionalizzazione delle procedure di concessione degli ammortizzatori sociali, è intervenuto sulla normativa relativa alle proroghe, per il 2009, di specifici ammortizzatori sociali in deroga, estendendo in particolare ai lavoratori destinatari della CIG e della mobilità in deroga l’applicazione dei requisiti richiesti per l’accesso ai trattamenti a regime degli stessi trattamenti. Inoltre, si dispone l’erogazione di un incentivo per i datori di lavoro, le cui aziende non siano interessate da trattamenti di CIGS, che assumano lavoratori destinatari, per il 2009-2010, di ammortizzatori sociali in deroga, licenziati o sospesi da specifiche imprese;
§ l’articolo 1 del decreto-legge 78/2009, in corso di conversione, il quale, oltre a destinare nuove risorse per la CIGS in caso di cessazione di attività, ha aumentato l’integrazione salariale per i lavoratori che riducono l’orario di lavoro a seguito della stipulazione di contratti di solidarietà difensivi, ed introdotto misure di sostegno per l’attività imprenditoriale posta in essere da lavoratori destinatari di ammortizzatori sociali. In particolare, per il periodo 2009-2010 si prevede:
· l’erogazione dell’incentivo introdotto dal comma 7 dell’articolo 7-ter del D.L. 5/2009 anche al lavoratore destinatario di ammortizzatori sociali, a condizione che il medesimo intraprenda un’attività di lavoro autonomo, avvii attività di autoimprenditorialità o micro-impresa, o si associ in cooperativa e si dimetta dall’impresa di appartenenza. L’incentivo è pari all’indennità spettante al lavoratore per il numero di mensilità di trattamento non erogate;
· la liquidazione, a favore di determinate categorie di lavoratori, del trattamento di integrazione salariale straordinaria per un numero di mensilità pari a quelle deliberate non ancora percepite, e, nel caso in cui il medesimo lavoratore ne abbia diritto in specifici casi, la liquidazione del trattamento di mobilità per un numero di mesi massimo pari a 12, sempre a condizione che lo stesso lavoratore si dimetta dall'impresa di appartenenza;
§ l’articolo 1-bis dello stesso decreto-legge 78, che reca disposizioni in materia di ammortizzatori sociali per i settori non coperti dalla Cassa integrazione guadagni.
Si ricorda che disposizioni analoghe a queste ultime sono contenute nella proposta di legge A.C. 2424, attualmente all’esame del Parlamento, che prevede, in particolare, il trasferimento ai lavoratori di parte delle risorse destinate agli ammortizzatori sociali per interventi finalizzati all’avvio di nuove attività imprenditoriali, soprattutto nel settore delle imprese artigiane e delle micro-imprese.
In Senato è in corso l'esame del disegno di legge A.S. 1167 , già approvato dalla Camera dei deputati il 28 ottobre 2008 (A.C. 1441-quater), risultante dallo stralcio di alcuni articoli dell'originario A.C. 1441, collegato alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013. Il provvedimento reca alcune ampie deleghe al Governo, in particolare in materia di ammortizzatori sociali, lavori usuranti, apprendistato e occupazione femminile.
Il disegno di legge A.S. 1167, già approvato dalla Camera dei deputati il 28 ottobre 2008 (A.C. 1441-quater), risultante dallo stralcio di alcuni articoli dell’originario A.C. 1441, collegato alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013, si è andato arricchendo di nuovi e più ampi contenuti nel corso dell’esame parlamentare. Il provvedimento reca alcune ampie deleghe al Governo e varie disposizioni che intervengono in diversi settori della materia lavoristica. Peraltro, per quanto riguarda il settore pubblico, talune disposizioni risultano di fatto superate a seguito dell’approvazione della legge 15/2009.
Il provvedimento conferisce innanzitutto tre nuove deleghe al Governo, riguardanti:
· la possibilità di accesso anticipato al trattamento pensionistico per i lavoratori dipendenti impegnati in lavori o attività connotati da un particolare indice di stress psico-fisico (“attività usuranti”), che maturano i requisiti pensionistici a decorrere dal 1° gennaio 2008;
· la riorganizzazione di una serie di enti vigilati dal Ministero del lavoro e la ridefinizione del rapporto di vigilanza del medesimo Ministero sugli stessi enti;
· il riordino della normativa in materia di congedi, aspettative e permessi, comunque denominati, fruibili dai lavoratori dipendenti pubblici e privati.
Oltre a ciò, il provvedimento dispone la proroga dei termini per l'esercizio delle deleghe, in materia di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, incentivi all'occupazione e apprendistato e di occupazione femminile, già conferite ai sensi dell’articolo 1, commi 28, 30 e 81, della legge 247/2007 (di attuazione del Protocollo sul welfare)
Al fine di promuovere la produttività e il merito, è stato sancito l'obbligo per le amministrazioni pubbliche, a decorrere dal 2009, di corrispondere il trattamento economico accessorio dei dipendenti in base a specifici criteri di priorità, che tengano conto della qualità, produttività e capacità innovativa della prestazione lavorativa.
Il trattamento economico accessorio nel pubblico impiego è formato da una serie di voci legate sia al comparto, sia alla singola amministrazione di appartenenza. Si tratta di somme riconosciute sulla base di parametri differenti, quali l’anzianità, specifiche mansioni o tipologie lavorative.
A puro titolo esemplificativo, per il comparto Ministeri tale trattamento è composto, tra gli altri, da voci come l’indennità di amministrazione, la retribuzione di posizione e quella di risultato, l’assegno personale pensionabile, l’indennità extracontrattuale non finanziata con i fondi unici di amministrazione (FUA), l’indennità di turno, il trattamento accessorio all’estero, i compensi per oneri, rischi e disagi, l’indennità di funzione per posizione organizzativa, i compensi per produttività e gli incentivi alla mobilità.
L’intervento della legge finanziaria per il 2009
Con l’articolo 2, comma 32, della legge finanziaria per il 2009 (legge n. 203/2008), è stato introdotto l’obbligo per le amministrazioni pubbliche, a decorrere dal 2009, di corrispondere il trattamento economico accessorio dei dipendenti in base ai specifici criteri di priorità, che tengano conto della qualità, produttività e capacità innovativa della prestazione lavorativa.
A tal fine, si prevede che si possano utilizzare anche le risorse finanziarie predisposte dall’articolo 61 del decreto-legge 112/2008.
In particolare, il comma 17 dell’articolo 61 del decreto-legge 112/2008 ha previsto che le somme provenienti dalle riduzioni di spesa e dalle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni dello stesso articolo 61 siano versate dagli enti e dalle amministrazioni dotati di autonomia finanziaria annualmente ad un apposito capitolo dell’entrata di bilancio dello Stato e riassegnate ad un apposito fondo di parte corrente (con una dotazione pari a 200 milioni di euro annui a decorrere dal 2009, oltre alle quote rassegnate in base alle riduzioni di spesa e dalle maggiori entrate).
La disposizione richiamata non si applica agli enti territoriali ed agli enti del S.S.N. di competenza regionale o delle province autonome di Trento e di Bolzano.
Con il successivo decreto-legge 185 del 2008, convertito dalla legge 2/2009 A.S. 1315, è stato riconosciuto al personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, titolare di un reddito di lavoro dipendente non superiore, nell'anno 2008, a 35.000 euro, in ragione della specificità dei compiti e delle condizioni di stato e dell’impiego, una riduzione dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali sul trattamento economico accessorio.
L’articolo 19 del decreto-legge 112/2008 ha abolito il divieto di cumulo tra pensione e redditi di lavoro
Il cumulo tra pensioni e redditi da lavoro è stato soggetto in anni recenti di numerosi interventi legislativi ispirati, dapprima, al principio dell'integrale cumulabilità del trattamento di pensione con la retribuzione e, successivamente, diretti a ridurre o eliminare del tutto tale cumulabilità, anche in funzione deterrente rispetto al ricorso al pensionamento di anzianità.
La disciplina in materia di cumulo presenta quindi una notevole articolazione, a causa delle successive modifiche normative che hanno fatto salvi, entro alcuni limiti temporali e a determinate condizioni, i regimi previgenti, se più favorevoli.
Con l’articolo 19 del decreto legge 112/2008, convertito dalla legge 133/2008 (A.C. 1386), è stata totalmente modificata la normativa in essere fino al 31 dicembre 2008, stabilendo l’integrale cumulabilità dal 1° gennaio 2009 delle pensioni di anzianità (a carico di tutte le forme di assicurazione obbligatoria) con i redditi da lavoro autonomo e dipendente.
In sostanza, tutte le pensioni di anzianità o altrimenti definite, caratterizzate cioè dall’essere anticipate rispetto all’età prevista dalla legge per il conseguimento della pensione di vecchiaia, godono dello stesso regime di totale cumulabilità con i redditi da lavoro autonomo e dipendente, indipendentemente dal regime pensionistico -retributivo, contributivo o misto - al quale appartengano.
Il divieto di cumulo però rimane nei confronti dei pubblici dipendenti, nel caso in cui siano riammessi in servizio presso le pubbliche amministrazioni. L’articolo 19, comma 3, del decreto-legge 112/2008, infatti, ha previsto che restino in vigore le disposizioni del DPR 758/1965, che prevede che il cumulo di una pensione con un trattamento per un’attività resa presso le pubbliche amministrazioni non sia ammesso nei casi in cui il nuovo servizio prestato costituisca una derivazione, una continuazione od un rinnovo del rapporto precedente che ha dato luogo alla pensione.
L’abolizione del divieto di cumulo non tocca però i soggetti titolari di pensione ai superstiti (“pensioni di reversibilità”) e degli assegni di invalidità con gli altri redditi (divieti previsti dalla legge 335/1995 e rimasti in vigore oltre il 31 dicembre 2008). In questo caso, il soggetto interessato si troverà costretto a rinunciare ad una parte della propria pensione o rendita in caso di reddito superiore a determinati livelli.
Sono state modificate le norme relative alla permanenza in servizio oltre i limiti di età per il collocamento a riposo, è stata riconosciuta alle amministrazioni la facoltà di risolvere il rapporto di lavoro dopo 40 anni di servizio effettivo ed è stata introdotta l'anticipazione del TFR. Inoltre, a seguito della sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee che ha condannato l'Italia per la differenziazione dell'età pensionabile tra uomini e donne, l'articolo 22-ter del decreto-legge 78/2009 ha provveduto ad innalzare l'età pensionabile delle dipendenti del pubblico impiego.
Permanenza in servizio oltre i limiti di età
L’articolo 72 del decreto-legge 112/2008, convertito dalla legge 133/2008 (A.C. 1386), ha rimesso alla valutazione dell’amministrazione di appartenenza il riconoscimento della possibilità per i dipendenti pubblici di permanere in servizio per un biennio oltre i limiti di età per il collocamento a riposo. In base alla normativa previgente, la scelta di permanere in servizio era rimessa unicamente al dipendente, configurandosi pertanto come diritto soggettivo.
L’amministrazione è tenuta a valutare la richiesta in base alle proprie esigenze organizzative e funzionali, tenendo conto di vari parametri (quali la particolare esperienza professionale acquisita dal dipendente in specifici ambiti e l’efficiente andamento dei servizi). La domanda di permanenza in servizio deve essere presentata all’amministrazione di appartenenza dai 24 ai 12 mesi precedenti il compimento del limite di età per il collocamento a riposo previsto dal proprio ordinamento.
Nel provvedimento sono poi riportate alcune disposizioni di carattere procedurale e transitorio:
· si fanno salvi i trattenimenti in servizio in essere alla data di entrata in vigore del decreto-legge 112/2008, nonché quelli già disposti con riferimento alle domande di trattenimento presentate nei 6 mesi successivi alla data di entrata in vigore dello stesso decreto-legge;
· si prevede l’obbligo, per le amministrazioni interessate, di riconsiderare, con provvedimento motivato, i provvedimenti di trattenimento in servizio già adottati con decorrenza dal 1° gennaio al 31 dicembre 2009;
· si dispone, infine, la decadenza dei trattenimenti in servizio già autorizzati con effetto a decorrere dal 1° gennaio 2010, prevedendo contestualmente l’obbligo, per i dipendenti interessati al trattenimento in servizio, della presentazione di una nuova istanza, nei termini previsti dalla norma introdotta.
Risoluzione del rapporto di lavoro
L’articolo 72 del decreto-legge 112/2008, cosi come modificato dall’articolo 17, commi 35-novies e decies del decreto-legge 78/2009, convertito dalla legge 102/2009 (A.C. 2561), ha riconosciuto la facoltà per le pubbliche amministrazioni, per il triennio 2009-2011, di risolvere il rapporto di lavoro nel caso in cui il dipendente abbia maturato un’anzianità contributiva pari a 40 anni (con un preavviso di sei mesi e fermo restando quanto previsto dalla disciplina vigente in materia di decorrenze dei trattamenti pensionistici). Tale facoltà rientra nei poteri di organizzazione della P.A. ai sensi dell’articolo 5 del D.Lgs. 165/2001.
La nuova disciplina non trova applicazione nei confronti dei magistrati, dei professori ordinari e dei dirigenti medici responsabili di struttura complessa.
Essa invece si applica anche al personale dirigenziale e nei confronti dei pubblici dipendenti sospesi o collocati a riposo per procedimenti penali e reintegrati in seguito a sentenza definitiva di proscioglimento.
Gli specifici criteri e le modalità applicative delle nuove disposizioni per i dipendenti dei comparti sicurezza, difesa ed esteri, sono rimessi ad appositi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Anticipazione del trattamento di fine rapporto
L’articolo 4, commi 4 e 5, del decreto-legge 185 del 2008, convertito dalla legge 2/2009 (A.S. 1315), ha esteso ai dipendenti pubblici la possibilità, già riconosciuta ai dipendenti del settore privato, di ottenere l’anticipazione del trattamento di fine rapporto in determinati casi. L’attuazione della nuova disciplina è tuttavia rimessa a un decreto ministeriale, fin qui non emanato.
Con la [[scheda: previdenza_pubblico_impiego_scheda01bis|sentenza del 13 novembre 2008]], emessa a seguito della procedura di infrazione avviata nel luglio 2005 dalla Commissione europea, la Corte di giustizia delle Comunità europee ha condannato l’Italia per aver mantenuto in vigore una normativa in forza della quale i dipendenti pubblici hanno diritto a percepire la pensione di vecchiaia a età diverse a seconda che siano uomini o donne.
In relazione a tale sentenza, la Commissione di studio sulla parificazione dell’età pensionabile, istituita nell’ambito del Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione, ha prodotto, il 23 febbraio 2009, una relazione in ordine al recepimento della pronuncia della Corte di giustizia.
In data 25 giugno 2009 la Commissione europea ha deciso di aprire una nuova procedura d'infrazione contro l'Italia per non essersi adeguata alla sentenza della Corte di Giustizia. La Commissione invierà all'Italia una lettera di avviso formale di messa in mora nella quale verrà sottolineato come il sistema previdenziale pubblico italiano violi il principio della parità di trattamento economico tra uomini e donne, mettendo in atto dunque una discriminazione basata sul sesso.
L’articolo 22-ter del decreto-legge 78/2009, convertito dalla legge 102/2009 (A.C. 2561), al fine di dare attuazione alla richiamata sentenza, ha modificato la disciplina relativa ai requisiti anagrafici richiesti ai fini del diritto al trattamento pensionistico di vecchiaia delle lavoratrici dipendenti iscritte alle forme esclusive dell'A.G.O. In sostanza, l’articolo dispone l’incremento di un anno dei requisiti anagrafici di 60 per le lavoratrici in oggetto, a decorrere dal 2010, prevedendo un ulteriore incremento di un anno a decorrere dal 1° gennaio 2012 nonché di un ulteriore anno per ogni biennio successivo, fino al raggiungimento dei 65 anni, a regime, nel 2018.
Si segnala, inoltre, che lo stesso articolo ha stabilito una nuova procedura, con il rinvio a un apposito regolamento di delegificazione, per l’adeguamento dei requisiti anagrafici per l’accesso al sistema pensionistico italiano, basato sull’adeguamento all’incremento della speranza di vita accertato dall’ISTAT.
L'intervento più rilevante in materia è costituito dal dettato dell'articolo 22-ter del decreto-legge 78/2009, in base al quale dal 1° gennaio 2015 i requisiti anagrafici per l'accesso al sistema pensionistico italiano devono essere adeguati all'incremento della speranza di vita accertato dall'ISTAT. Inoltre, le Camere hanno avviato l'esame di varie proposte di legge di iniziativa parlamentare in materia previdenziale, riguardanti in particolare i soggetti che assistono familiari disabili, i trattamenti pensionistici di guerra, il pensionamento anticipato dei lavoratori impiegati in lavori usuranti e i lavoratori dello spettacolo.
Requisiti anagrafici per l'età pensionabile
Il comma 2 dell’articolo 22-ter del decreto-legge 78/2009, convertito dalla legge 102/2009, ha disposto un intervento di portata generale rivolto a tutti i lavoratori, sia pubblici sia privati. Esso stabilisce che a decorrere dal 1° gennaio 2015 i requisiti anagrafici per l’accesso al sistema pensionistico italiano debbano essere adeguati all’incremento della speranza di vita accertato dall’ISTAT e convalidato dall’EUROSTAT, con riferimento ai 5 anni precedenti.
L’attuazione della relativa normativa tecnica è demandata ad un apposito regolamento di delegificazione, da emanare entro il 31 dicembre 2014. In ogni caso, in sede di prima attuazione il richiamato incremento riferito ai 5 anni antecedenti non può superare i 3 mesi.
Soggetti che assistono familiari disabili
Le proposte di legge A.C. 82 e abbinate, all’esame della XI Commissione della Camera, prevedono il pensionamento anticipato e ulteriori benefici, (consistenti nella fruizione di permessi lavorativi o congedi, retribuiti e non) per i soggetti che assistono familiari gravemente disabili con invalidità pari al 100%. L’ampio dibattito seguìto alla presentazione delle proposte ha condotto, nella seduta del 28 ottobre 2008, alla stesura di un testo unificato. Tra gli elementi qualificanti del testo unificato si segnalano:
· il diritto di accedere anticipatamente, su richiesta, al pensionamento di anzianità, a condizione di aver compiuto 50 anni, a favore dei lavoratori che prestano cura e assistenza, in seguito al versamento di 25 anni di contributi previdenziali, di cui almeno 15 versati in costanza di assistenza al familiare convivente gravemente disabile. Il beneficio è riconosciuto a condizione che il familiare disabile non sia stato e non sia ricoverato in modo continuativo in un istituto specializzato a tempo pieno, nei richiamati 15 anni;
· il riconoscimento, ai fini dell’importo del trattamento pensionistico, di una contribuzione figurativa di 2 mesi per ogni anno di contribuzione, fino ad un massimo di 5 anni, purché versata in costanza di assistenza al familiare disabile grave;
· il riconoscimento, limitatamente a uno dei genitori che assiste stabilmente il figlio disabile, oltre ai benefici richiamati, di una ulteriore contribuzione figurativa, ai fini della determinazione del trattamento pensionistico, di un anno ogni 5 anni di contribuzione effettiva, versata in costanza di assistenza al figlio disabile;
· la possibilità, nei confronti di coloro che non hanno mai svolto attività lavorativa per potersi dedicare pienamente alla cura di persone disabili gravi, di contribuzione volontaria fino al raggiungimento di 25 anni di contributi.
Pensioni di guerra
Le proposte di legge A.C. 367 e abbinate, all’esame della XI Commissione della Camera, sono volte all’adeguamento economico dei trattamenti pensionistici di guerra previsti dal DPR 915/1978, a fronte della progressiva riduzione del loro valore reale.
In materia è intervenuta anche la proposta di legge A.C. 1421, volta ad estendere la corresponsione dell’assegno supplementare, già previsto a favore delle vedove dei grandi invalidi di guerra, anche alle vedove dei grandi invalidi per servizio.
Lavori usuranti
Le proposte di legge A.C. 1297 e abbinate, all’esame dell’XI Commissione della Camera, sono volte a prevedere una disciplina speciale per il pensionamento anticipato dei soggetti che svolgono lavori usuranti. Tale materia è oggetto anche del disegno di legge governativo A.S. 1167, il quale, all’articolo 1, reca una delega al Governo in materia di lavori usuranti.
Lavoratori dello spettacolo
Le proposte di legge A.C. 762 e abbinate, all’esame delle XI Commissione della Camera, estendono alcune forme di tutela previdenziale e sociale ai lavoratori dello spettacolo che ne sono sprovvisti. Tra gli elementi di natura prettamente previdenziale, si segnalano:
· l’estensione dell’assicurazione contro la disoccupazione e gli infortuni sul lavoro ai lavoratori dello spettacolo che svolgono la propria attività in modo saltuario e con rapporti di lavoro autonomo o subordinato;
· l’estensione dell’assicurazione contro la disoccupazione a tutto il personale artistico, teatrale e cinematografico;
· la modifica dei requisiti anagrafici richiesti per il diritto alla pensione dei ballerini e dei tersicorei.
Analoghe disposizioni infine, sono contenute nelle proposte di legge A.C. 136 e abbinate, all’esame della VII Commissione della Camera, recanti disposizioni in materia di riforma dello spettacolo dal vivo
In tema di competenze istituzionali le più recenti previsioni sono contenute nel decreto-legge n. 85/2008, convertito dalla legge n. 121/2008, che ha confermato l’attribuzione al Presidente del Consiglio dei ministri delle funzioni di indirizzo e coordinamento in materia di politiche per la famiglia, riguardanti anche l’Osservatorio nazionale sulla famiglia. Sono inoltre affidate alla Presidenza del Consiglio dei ministri le funzioni di competenza del Governo per l’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza nonché la gestione delle risorse finanziarie dedicate alle politiche della famiglia. Sono infine di competenza del Presidente del Consiglio dei ministri le funzioni concernenti il Centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia e l’adolescenza. Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 giugno 2008 è stata quindi attribuita la relativa delega al Ministro della gioventù.
E' stato da poco concluso l'esame, in sede referente, da parte delle Commissioni riunite I e XII, dei diversi progetti di legge (A.C. 127 ed abb.) recanti l’istituzione del Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza.
L’istituzione di tale figura, già presente in molti Paesi europei, viene prevista anche per dare attuazione all’articolo 31 della Costituzione nonché ad una serie di convenzioni ed atti internazionali, quali la Convenzione sui diritti del fanciullo (fatta a New York il 20 novembre 1989 e resa esecutiva dalla legge 27 maggio 1991, n. 176), la Convenzione europea sull'esercizio dei diritti del fanciullo (fatta a Strasburgo il 25 gennaio 1996 e resa esecutiva dalla legge 20 marzo 2003, n. 77), il documento conclusivo documento conclusivo della Sessione Speciale dell'assemblea generale delle Nazioni Unite tenutasi a New York nel maggio 2002; tale documento, al punto 31, afferma «che i governi partecipanti si impegnano ad attuare misure di tutela per l'infanzia e l'adolescenza tra cui l'istituzione ed il potenziamento di organizzazioni nazionali come i difensori civici indipendenti per i diritti di minori». Inoltre diversi atti di indirizzo e risoluzioni del Parlamento europeo e del Consiglio d'Europa esortano gli Stati membri ad intervenire nel merito. Nel nostro Paese, dopo la ratifica della Convenzione di New York, si è svolto un lungo ed intenso lavoro di approfondimento e di riflessione che ha portato all'istituzione con carattere permanente della Commissione parlamentare per l'infanzia , dell'Osservatorio nazionale e del Centro nazionale di documentazione ed analisi per l'infanzia e l'adolescenza, creando un sistema integrato di competenze, ruoli e funzioni. Peraltro, diverse regioni italiane, sia pur con forme e modalità diverse, hanno istituito organismi di questo tipo.
Avviato nel febbraio 2009 l’esame congiunto dei diversi progetti di legge, nel marzo scorso è stato adottato come testo base il disegno di legge del Governo (A.C. 2008). Il testo ha subito alcune modifiche nel corso dell'esame presso le commissioni competenti. Dopo aver previsto l’istituzione, con sede in Roma, del Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e averne rimesso la nomina all’intesa dei Presidenti della Camera dei deputati e del Senato, il provvedimento attribuisce al garante una serie di compiti, funzioni e poteri (artt. 3, 4 e 6), tra i quali vanno ricordati la facoltà di proporre l'adozione di iniziative per assicurare la tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza con particolare riferimento al diritto alla famiglia, all'educazione, all'istruzione, alla salute, la competenza ad esprimere un parere sul piano nazionale di azione prima della sua trasmissione alla Commissione parlamentare per l'infanzia, la competenza ad esprimere osservazioni circa l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali relativi all'infanzia e all'adolescenza, e a vigilare in merito al rispetto degli stessi, la collaborazione con gli altri organismi nazionali aventi competenze sull’infanzia e con i garanti regionali già istituiti.
Significativa appare la competenza del garante a determinare, fatte salve le funzioni dei servizi territoriali, le procedure e le modalità con cui ogni singolo soggetto può segnalare ad esso i casi di violazione ovvero situazioni di rischio di violazione dei diritti dei minori.
Il decreto-legge n. 112/2008, convertito dalla legge n. 133/2008, ha disposto l’istituzione di un Fondo di solidarietà per i cittadini meno abbienti per la concessione della Carta acquisti.
La Carta acquisti viene concessa,con onere a carico dello Stato, ai residenti con cittadinanza italiana richiedenti che versano in condizione di maggior disagio economico, per l’acquisto di beni alimentari e di servizi di carattere energetico.
Viene demandata ad un decreto interdipartimentale del Ministro dell’economia e delle finanze e del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, la disciplina delle modalità di individuazione dei titolari del beneficio sulla base di alcuni fattori, tra i quali l’età dei cittadini e la situazione economica del nucleo familiare -, dell’ammontare del beneficio unitario, delle modalità per la fruizione di esso. E’prevista la stipula di convenzioni tra il Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ed il settore privato, per il supporto economico in favore dei titolari delle carte acquisti.
In base al predetto decreto, adottato dal Ministero dell’economia e delle finanze il 16 settembre 2008 la Carta vale 40 euro al mese e viene caricata ogni due mesi con 80 euro sulla base degli stanziamenti via via disponibili.
In particolare il beneficio è concesso agli anziani di età superiore o uguale ai 65 anni o ai bambini di età inferiore ai tre anni (in questo caso il titolare della Carta è il genitore) che siano in possesso di particolari requisiti reddituali.
Ulteriore provvedimento contenente misure di sostegno in funzione anti-crisi è il decreto-legge n. 185/2008, convertito dalla legge n. 2/2009.
Per l’anno 2009 viene previsto un bonus straordinario in favore dei nuclei familiari che, nel 2008, hanno realizzato un basso reddito. L’ammontare del bonus è fissato per scaglioni di reddito e in base alla numerosità del nucleo familiare, e varia da un minimo di 200 euro ad un massimo di 1.000 euro. Il bonus è attribuito ad un solo soggetto del nucleo familiare e non costituisce reddito: per ottenerlo è necessario presentare domanda autocertificata entro il 28 febbraio 2009.
Ulteriori disposizioni agevolano l’accesso al credito per le famiglie con un figlio nato o adottato nel periodo 2009-2011. E’ istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un apposito fondo rotativo denominato “Fondo di credito per i nuovi nati”, finalizzato al rilascio di garanzie dirette, anche fidejussorie, alle banche ed agli intermediari finanziari.
Al Fondo è concessa una dotazione pari a 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011: alla copertura del relativo dell’onere si provvede mediante l’utilizzo delle risorse del Fondo per le politiche della famiglia.
Viene poi demandata ad un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri la definizione dei criteri e delle modalità di funzionamento del Fondo e del rilascio ed operatività delle garanzie.
Inoltre per il 2009 il “Fondo per il credito per i nuovi nati” viene integrato di 10 milioni di euro. L’integrazione è disposta per la corresponsione di contributi in conto interessi in favore delle famiglie di nuovi nati o con bambini adottati nel medesimo anno che siano portatori delle malattie rare.
Infine è autorizza la spesa di 2 milioni di euro per l’anno 2009 per il rimborso delle spese occorrenti per l’acquisto di latte artificiale e pannolini per i neonati fino a 3 mesi di età.
I destinatari dei rimborsi sono i beneficiari delle provvidenze del Fondo di solidarietà per i cittadini meno abbienti sopra ricordato.
D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286
Testo unico delle disposizioni concernenti la
disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (artt. 21-27)
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(1) Pubblicato nella Gazz. Uff. 18 agosto 1998, n. 191, S.O.
(2) La Corte costituzionale, con ordinanza 24 marzo-6 aprile 2005, n. 140 (Gazz. Uff. 13 aprile 2005, n. 15, 1ª Serie speciale), ha dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 sollevata in riferimento agli artt. 24 e 111 della Costituzione.
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto l'articolo 87 della Costituzione;
Visto l'articolo 47, comma 1, della legge 6 marzo 1998, n. 40, recante delega al Governo per l'emanazione di un decreto legislativo contenente il testo unico delle disposizioni concernenti gli stranieri, nel quale devono essere riunite e coordinate tra loro e con le norme della citata legge 6 marzo 1998, n. 40, con le modifiche a tal fine necessarie, le disposizioni vigenti in materia di stranieri contenute nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, non compatibili con le disposizioni della predetta legge n. 40 del 1998, le disposizioni della legge 30 dicembre 1986, n. 943, e quelle dell'articolo 3, comma 13, della legge 8 agosto 1995, n. 335, compatibili con le disposizioni della medesima legge n. 40;
Vista la legge 23 agosto 1988, n. 400;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 9 giugno 1998;
Udito il parere del Consiglio di Stato, espresso dalla sezione consultiva per gli atti normativi nell'adunanza del 15 giugno 1998;
Acquisito il parere delle competenti commissioni del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati;
Viste le deliberazioni del Consiglio dei Ministri, adottate nelle riunioni del 22 luglio 1998 e del 24 luglio 1998;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro per la solidarietà sociale, del Ministro degli affari esteri, del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro di grazia e giustizia, con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, con il Ministro della sanità, con il Ministro della pubblica istruzione e dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e con il Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali;
Emana il seguente decreto:
(omissis)
TITOLO III
Disciplina del lavoro
Art. 21
Determinazione dei flussi di ingresso.
(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 19; legge 30 dicembre 1986, n. 943, art. 9, comma 3, e art. 10; legge 8 agosto 1995, n. 335, art. 3, comma 13)
1. L'ingresso nel territorio dello Stato per motivi di lavoro subordinato, anche stagionale e di lavoro autonomo, avviene nell'ambito delle quote di ingresso stabilite nei decreti di cui all'articolo 3, comma 4. Nello stabilire le quote i decreti prevedono restrizioni numeriche all'ingresso di lavoratori di Stati che non collaborano adeguatamente nel contrasto all'immigrazione clandestina o nella riammissione di propri cittadini destinatari di provvedimenti di rimpatrio. Con tali decreti sono altresì assegnate in via preferenziale quote riservate ai lavoratori di origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea retta di ascendenza, residenti in Paesi non comunitari, che chiedano di essere inseriti in un apposito elenco, costituito presso le rappresentanze diplomatiche o consolari, contenente le qualifiche professionali dei lavoratori stessi, nonché agli Stati non appartenenti all'Unione europea, con i quali il Ministro degli affari esteri, di concerto con il Ministro dell'interno e il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, abbia concluso accordi finalizzati alla regolamentazione dei flussi d'ingresso e delle procedure di riammissione. Nell'ambito di tali intese possono essere definiti appositi accordi in materia di flussi per lavoro stagionale, con le corrispondenti autorità nazionali responsabili delle politiche del mercato del lavoro dei paesi di provenienza (192).
2. Le intese o accordi bilaterali di cui al comma 1 possono inoltre prevedere la utilizzazione in Italia, con contratto di lavoro subordinato, di gruppi di lavoratori per l'esercizio di determinate opere o servizi limitati nel tempo; al termine del rapporto di lavoro i lavoratori devono rientrare nel paese di provenienza.
3. Gli stessi accordi possono prevedere procedure e modalità per il rilascio delle autorizzazioni al lavoro.
4. I decreti annuali devono tenere conto delle indicazioni fornite, in modo articolato per qualifiche o mansioni, dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale sull'andamento dell'occupazione e dei tassi di disoccupazione a livello nazionale e regionale, nonché sul numero dei cittadini stranieri non appartenenti all'Unione europea iscritti nelle liste di collocamento.
4-bis. Il decreto annuale ed i decreti infrannuali devono altresì essere predisposti in base ai dati sulla effettiva richiesta di lavoro suddivisi per regioni e per bacini provinciali di utenza, elaborati dall'anagrafe informatizzata, istituita presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di cui al comma 7. Il regolamento di attuazione prevede possibili forme di collaborazione con altre strutture pubbliche e private, nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio (193).
4-ter. Le regioni possono trasmettere, entro il 30 novembre di ogni anno, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, un rapporto sulla presenza e sulla condizione degli immigrati extracomunitari nel territorio regionale, contenente anche le indicazioni previsionali relative ai flussi sostenibili nel triennio successivo in rapporto alla capacità di assorbimento del tessuto sociale e produttivo (194).
5. Le intese o accordi bilaterali di cui al comma 1 possono prevedere che i lavoratori stranieri che intendono fare ingresso in Italia per motivi di lavoro subordinato, anche stagionale, si iscrivano in apposite liste, identificate dalle medesime intese, specificando le loro qualifiche o mansioni, nonché gli altri requisiti indicati dal regolamento di attuazione. Le predette intese possono inoltre prevedere le modalità di tenuta delle liste, per il successivo inoltro agli uffici del Ministero del lavoro e della previdenza sociale.
6. Nell'àmbito delle intese o accordi di cui al presente testo unico, il Ministro degli affari esteri, d'intesa con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, può predisporre progetti integrati per il reinserimento di lavoratori extracomunitari nei Paesi di origine, laddove ne esistano le condizioni e siano fornite idonee garanzie dai governi dei Paesi di provenienza, ovvero l'approvazione di domande di enti pubblici e privati, che richiedano di predisporre analoghi progetti anche per altri Paesi.
7. Il regolamento di attuazione prevede forme di istituzione di un'anagrafe annuale informatizzata delle offerte e delle richieste di lavoro subordinato dei lavoratori stranieri e stabilisce le modalità di collegamento con l'archivio organizzato dall'Istituto nazionale della previdenza sociale (I.N.P.S.) e con le questure.
8. L'onere derivante dal presente articolo è valutato in lire 350 milioni annui a decorrere dall'anno 1998.
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(192) Comma così modificato dal comma 1 dell'art. 17, L. 30 luglio 2002, n. 189. Vedi, anche, l'art. 38 della stessa legge.
(193) Comma aggiunto dal comma 1 dell'art. 17, L. 30 luglio 2002, n. 189. Vedi, anche, l'art. 38 della stessa legge.
(194) Comma aggiunto dal comma 1 dell'art. 17, L. 30 luglio 2002, n. 189. Vedi, anche, l'art. 38 della stessa legge.
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Art. 22
Lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato.
(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 20; legge 30 dicembre 1986, n. 943, artt. 8, 9 e 11; legge 8 agosto 1995, n. 335, art. 3, comma 13)
1. In ogni provincia è istituito presso la prefettura-ufficio territoriale del Governo uno sportello unico per l'immigrazione, responsabile dell'intero procedimento relativo all'assunzione di lavoratori subordinati stranieri a tempo determinato ed indeterminato.
2. Il datore di lavoro italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia che intende instaurare in Italia un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato con uno straniero residente all'estero deve presentare allo sportello unico per l'immigrazione della provincia di residenza ovvero di quella in cui ha sede legale l'impresa, ovvero di quella ove avrà luogo la prestazione lavorativa:
a) richiesta nominativa di nulla osta al lavoro;
b) idonea documentazione relativa alle modalità di sistemazione alloggiativa per il lavoratore straniero;
c) la proposta di contratto di soggiorno con specificazione delle relative condizioni, comprensiva dell'impegno al pagamento da parte dello stesso datore di lavoro delle spese di ritorno dello straniero nel Paese di provenienza;
d) dichiarazione di impegno a comunicare ogni variazione concernente il rapporto di lavoro.
3. Nei casi in cui non abbia una conoscenza diretta dello straniero, il datore di lavoro italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia può richiedere, presentando la documentazione di cui alle lettere b) e c) del comma 2, il nulla osta al lavoro di una o più persone iscritte nelle liste di cui all'articolo 21, comma 5, selezionate secondo criteri definiti nel regolamento di attuazione.
4. Lo sportello unico per l'immigrazione comunica le richieste di cui ai commi 2 e 3 al centro per l'impiego di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469, competente in relazione alla provincia di residenza, domicilio o sede legale. Il centro per l'impiego provvede a diffondere le offerte per via telematica agli altri centri ed a renderle disponibili su sito INTERNET o con ogni altro mezzo possibile ed attiva gli eventuali interventi previsti dall'articolo 2 del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181. Decorsi venti giorni senza che sia stata presentata alcuna domanda da parte di lavoratore nazionale o comunitario, anche per via telematica, il centro trasmette allo sportello unico richiedente una certificazione negativa, ovvero le domande acquisite comunicandole altresì al datore di lavoro. Ove tale termine sia decorso senza che il centro per l'impiego abbia fornito riscontro, lo sportello unico procede ai sensi del comma 5.
5. Lo sportello unico per l'immigrazione, nel complessivo termine massimo di quaranta giorni dalla presentazione della richiesta, a condizione che siano state rispettate le prescrizioni di cui al comma 2 e le prescrizioni del contratto collettivo di lavoro applicabile alla fattispecie, rilascia, in ogni caso, sentito il questore, il nulla osta nel rispetto dei limiti numerici, quantitativi e qualitativi determinati a norma dell'articolo 3, comma 4, e dell'articolo 21, e, a richiesta del datore di lavoro, trasmette la documentazione, ivi compreso il codice fiscale, agli uffici consolari, ove possibile in via telematica. Il nulla osta al lavoro subordinato ha validità per un periodo non superiore a sei mesi dalla data del rilascio.
6. Gli uffici consolari del Paese di residenza o di origine dello straniero provvedono, dopo gli accertamenti di rito, a rilasciare il visto di ingresso con indicazione del codice fiscale, comunicato dallo sportello unico per l'immigrazione. Entro otto giorni dall'ingresso, lo straniero si reca presso lo sportello unico per l'immigrazione che ha rilasciato il nulla osta per la firma del contratto di soggiorno che resta ivi conservato e, a cura di quest'ultimo, trasmesso in copia all'autorità consolare competente ed al centro per l'impiego competente.
7. Il datore di lavoro che omette di comunicare allo sportello unico per l'immigrazione qualunque variazione del rapporto di lavoro intervenuto con lo straniero, è punito con la sanzione amministrativa da 500 a 2.500 euro. Per l'accertamento e l'irrogazione della sanzione è competente il prefetto.
8. Salvo quanto previsto dall'articolo 23, ai fini dell'ingresso in Italia per motivi di lavoro, il lavoratore extracomunitario deve essere munito del visto rilasciato dal consolato italiano presso lo Stato di origine o di stabile residenza del lavoratore.
9. Le questure forniscono all'INPS e all'INAIL, tramite collegamenti telematici, le informazioni anagrafiche relative ai lavoratori extracomunitari ai quali è concesso il permesso di soggiorno per motivi di lavoro, o comunque idoneo per l'accesso al lavoro, e comunicano altresì il rilascio dei permessi concernenti i familiari ai sensi delle disposizioni di cui al titolo IV; l'INPS, sulla base delle informazioni ricevute, costituisce un «Archivio anagrafico dei lavoratori extracomunitari», da condividere con altre amministrazioni pubbliche; lo scambio delle informazioni avviene in base a convenzione tra le amministrazioni interessate. Le stesse informazioni sono trasmesse, in via telematica, a cura delle questure, all'ufficio finanziario competente che provvede all'attribuzione del codice fiscale (195).
10. Lo sportello unico per l'immigrazione fornisce al Ministero del lavoro e delle politiche sociali il numero ed il tipo di nulla osta rilasciati secondo le classificazioni adottate nei decreti di cui all'articolo 3, comma 4 (196).
11. La perdita del posto di lavoro non costituisce motivo di revoca del permesso di soggiorno al lavoratore extracomunitario ed ai suoi familiari legalmente soggiornanti. Il lavoratore straniero in possesso del permesso di soggiorno per lavoro subordinato che perde il posto di lavoro, anche per dimissioni, può essere iscritto nelle liste di collocamento per il periodo di residua validità del permesso di soggiorno, e comunque, salvo che si tratti di permesso di soggiorno per lavoro stagionale, per un periodo non inferiore a sei mesi. Il regolamento di attuazione stabilisce le modalità di comunicazione ai centri per l'impiego, anche ai fini dell'iscrizione del lavoratore straniero nelle liste di collocamento con priorità rispetto a nuovi lavoratori extracomunitari.
11-bis. Lo straniero che ha conseguito in Italia il dottorato o il master universitario di secondo livello, alla scadenza del permesso di soggiorno per motivi di studio, può essere iscritto nell’elenco anagrafico previsto dall’articolo 4 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 luglio 2000, n. 442, per un periodo non superiore a dodici mesi, ovvero, in presenza dei requisiti previsti dal presente testo unico, può chiedere la conversione in permesso di soggiorno per motivi di lavoro (197).
12. Il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno previsto dal presente articolo, ovvero il cui permesso sia scaduto e del quale non sia stato chiesto, nei termini di legge, il rinnovo, revocato o annullato, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa di 5.000 euro per ogni lavoratore impiegato (198).
13. Salvo quanto previsto per i lavoratori stagionali dall'articolo 25, comma 5, in caso di rimpatrio il lavoratore extracomunitario conserva i diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati e può goderne indipendentemente dalla vigenza di un accordo di reciprocità al verificarsi della maturazione dei requisiti previsti dalla normativa vigente, al compimento del sessantacinquesimo anno di età, anche in deroga al requisito contributivo minimo previsto dall'articolo 1, comma 20, della legge 8 agosto 1995, n. 335.
14. Le attribuzioni degli istituti di patronato e di assistenza sociale, di cui alla legge 30 marzo 2001, n. 152, sono estese ai lavoratori extracomunitari che prestino regolare attività di lavoro in Italia.
15. I lavoratori italiani ed extracomunitari possono chiedere il riconoscimento di titoli di formazione professionale acquisiti all'estero; in assenza di accordi specifici, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentita la commissione centrale per l'impiego, dispone condizioni e modalità di riconoscimento delle qualifiche per singoli casi. Il lavoratore extracomunitario può inoltre partecipare, a norma del presente testo unico, a tutti i corsi di formazione e di riqualificazione programmati nel territorio della Repubblica.
16. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano ai sensi degli statuti e delle relative norme di attuazione (199).
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(195) Comma così modificato dall'art. 80, comma 11, L. 27 dicembre 2002, n. 289.
(196) La Corte costituzionale, con ordinanza 11-31 luglio 2002, n. 419 (Gazz. Uff. 7 agosto 2002, n. 31, serie speciale), ha dichiarato la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale dell'articolo 22, comma 10, sollevata in riferimento agli artt. 3, 24, 25 secondo comma, e 101 della Costituzione.
(197) Comma aggiunto dalla lettera q) del comma 22 dell’art. 1, L. 15 luglio 2009, n. 94.
(198) Comma così modificato dal comma 1-ter dell'art. 5, D.L. 23 maggio 2008, n. 92, aggiunto dalla relativa legge di conversione. Vedi, anche, il comma 6 dell'art. 33, L. 30 luglio 2002, n. 189 e il comma 6 dell'art. 1, D.L. 9 settembre 2002, n. 195, come modificato dalla relativa legge di conversione.
(199) Articolo così sostituito dal comma 1 dell'art. 18, L. 30 luglio 2002, n. 189. Vedi, anche, l'art. 38 della stessa legge. Per la definizione della modulistica dello Sportello unico per l'immigrazione vedi, anche, il D.M. 31 marzo 2006 e il D.M. 23 febbraio 2008.
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Art. 23
Titoli di prelazione.
1. Nell'àmbito di programmi approvati, anche su proposta delle regioni e delle province autonome, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e realizzati anche in collaborazione con le regioni, le province autonome e altri enti locali, organizzazioni nazionali degli imprenditori e datori di lavoro e dei lavoratori, nonché organismi internazionali finalizzati al trasferimento dei lavoratori stranieri in Italia ed al loro inserimento nei settori produttivi del Paese, enti ed associazioni operanti nel settore dell'immigrazione da almeno tre anni, possono essere previste attività di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine.
2. L'attività di cui al comma 1 è finalizzata:
a) all'inserimento lavorativo mirato nei settori produttivi italiani che operano all'interno dello Stato;
b) all'inserimento lavorativo mirato nei settori produttivi italiani che operano all'interno dei Paesi di origine;
c) allo sviluppo delle attività produttive o imprenditoriali autonome nei Paesi di origine.
3. Gli stranieri che abbiano partecipato alle attività di cui al comma 1 sono preferiti nei settori di impiego ai quali le attività si riferiscono ai fini della chiamata al lavoro di cui all'articolo 22, commi 3, 4 e 5, secondo le modalità previste nel regolamento di attuazione del presente testo unico.
4. Il regolamento di attuazione del presente testo unico prevede agevolazioni di impiego per i lavoratori autonomi stranieri che abbiano seguito i corsi di cui al comma 1 (200).
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(200) Articolo così sostituito dal comma 1 dell'art. 19, L. 30 luglio 2002, n. 189. Vedi, anche, l'art. 38 della stessa legge.
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Art. 24
Lavoro stagionale.
(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 22)
1. Il datore di lavoro italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia, o le associazioni di categoria per conto dei loro associati, che intendano instaurare in Italia un rapporto di lavoro subordinato a carattere stagionale con uno straniero devono presentare richiesta nominativa allo sportello unico per l'immigrazione della provincia di residenza ai sensi dell'articolo 22. Nei casi in cui il datore di lavoro italiano o straniero regolarmente soggiornante o le associazioni di categoria non abbiano una conoscenza diretta dello straniero, la richiesta, redatta secondo le modalità previste dall'articolo 22, deve essere immediatamente comunicata al centro per l'impiego competente, che verifica nel termine di cinque giorni l'eventuale disponibilità di lavoratori italiani o comunitari a ricoprire l'impiego stagionale offerto. Si applicano le disposizioni di cui all'articolo 22, comma 3.
2. Lo sportello unico per l'immigrazione rilascia comunque l'autorizzazione nel rispetto del diritto di precedenza maturato, decorsi dieci giorni dalla comunicazione di cui al comma 1 e non oltre venti giorni dalla data di ricezione della richiesta del datore di lavoro.
3. L'autorizzazione al lavoro stagionale ha validità da venti giorni ad un massimo di nove mesi, in corrispondenza della durata del lavoro stagionale richiesto, anche con riferimento all'accorpamento di gruppi di lavori di più breve periodo da svolgere presso diversi datori di lavoro.
4. Il lavoratore stagionale, ove abbia rispettato le condizioni indicate nel permesso di soggiorno e sia rientrato nello Stato di provenienza alla scadenza del medesimo, ha diritto di precedenza per il rientro in Italia nell'anno successivo per ragioni di lavoro stagionale, rispetto ai cittadini del suo stesso Paese che non abbiano mai fatto regolare ingresso in Italia per motivi di lavoro. Può, inoltre, convertire il permesso di soggiorno per lavoro stagionale in permesso di soggiorno per lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato, qualora se ne verifichino le condizioni.
5. Le commissioni regionali tripartite, di cui all'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469, possono stipulare con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello regionale dei lavoratori e dei datori di lavoro, con le regioni e con gli enti locali, apposite convenzioni dirette a favorire l'accesso dei lavoratori stranieri ai posti di lavoro stagionale. Le convenzioni possono individuare il trattamento economico e normativo, comunque non inferiore a quello previsto per i lavoratori italiani e le misure per assicurare idonee condizioni di lavoro della manodopera, nonché eventuali incentivi diretti o indiretti per favorire l'attivazione dei flussi e dei deflussi e le misure complementari relative all'accoglienza.
6. Il datore di lavoro che occupa alle sue dipendenze, per lavori di carattere stagionale, uno o più stranieri privi del permesso di soggiorno per lavoro stagionale, ovvero il cui permesso sia scaduto, revocato o annullato, è punito ai sensi dell'articolo 22, comma 12 (201).
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(201) Articolo così sostituito dal comma 1 dell'art. 20, L. 30 luglio 2002, n. 189. Vedi, anche, l'art. 38 della stessa legge, il D.M. 31 marzo 2006 e il D.M. 23 febbraio 2008.
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Art.
25.
Previdenza e assistenza per i
lavoratori stagionali
(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 23)
1. In considerazione della durata limitata dei contratti nonché della loro specificità, agli stranieri titolari di permesso di soggiorno per lavoro stagionale si applicano le seguenti forme di previdenza e assistenza obbligatoria, secondo le norme vigenti nei settori di attività:
a) assicurazione per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti;
b) assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali;
c) assicurazione contro le malattie;
d) assicurazione di maternità.
2. In sostituzione dei contributi per l'assegno per il nucleo familiare e per l'assicurazione contro la disoccupazione involontaria, il datore di lavoro è tenuto a versare all'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) un contributo in misura pari all'importo dei medesimi contributi ed in base alle condizioni e alle modalità stabilite per questi ultimi. Tali contributi sono destinati ad interventi di carattere socio-assistenziale a favore dei lavoratori di cui all'articolo 45.
3. Nei decreti attuativi del documento programmatico sono definiti i requisiti, gli àmbiti e le modalità degli interventi di cui al comma 2.
4. Sulle contribuzioni di cui ai commi 1 e 2 si applicano le riduzioni degli oneri sociali previste per il settore di svolgimento dell'attività lavorativa.
5. Ai contributi di cui al comma 1, lettera a), si applicano le disposizioni dell'articolo 22, comma 13, concernenti il trasferimento degli stessi all'istituto o ente assicuratore dello Stato di provenienza. È fatta salva la possibilità di ricostruzione della posizione contributiva in caso di successivo ingresso (202).
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(202) Comma così modificato dal comma 2 dell'art. 28, L. 30 luglio 2002, n. 189.
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Art. 26
Ingresso e soggiorno per lavoro
autonomo.
(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 24)
1. L'ingresso in Italia dei lavoratori stranieri non appartenenti all'Unione europea che intendono esercitare nel territorio dello Stato un'attività non occasionale di lavoro autonomo può essere consentito a condizione che l'esercizio di tali attività non sia riservato dalla legge ai cittadini italiani, o a cittadini di uno degli Stati membri dell'Unione Europea.
2. In ogni caso lo straniero che intenda esercitare in Italia una attività industriale, professionale, artigianale o commerciale, ovvero costituire società di capitale o di persone o accedere a cariche societarie deve altresì dimostrare di disporre di risorse adeguate per l'esercizio dell'attività che intende intraprendere in Italia; di essere in possesso dei requisiti previsti dalla legge italiana per l'esercizio della singola attività, compresi, ove richiesti, i requisiti per l'iscrizione in albi e registri; di essere in possesso di una attestazione dell'autorità competente in data non anteriore a tre mesi che dichiari che non sussistono motivi ostativi al rilascio dell'autorizzazione o della licenza prevista per l'esercizio dell'attività che lo straniero intende svolgere.
3. Il lavoratore non appartenente all'Unione europea deve comunque dimostrare di disporre di idonea sistemazione alloggiativa e di un reddito annuo, proveniente da fonti lecite, di importo superiore al livello minimo previsto dalla legge per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria (203).
4. Sono fatte salve le norme più favorevoli previste da accordi internazionali in vigore per l'Italia.
5. La rappresentanza diplomatica o consolare, accertato il possesso dei requisiti indicati dal presente articolo ed acquisiti i nulla osta del Ministero degli affari esteri, del Ministero dell'interno e del Ministero eventualmente competente in relazione all'attività che lo straniero intende svolgere in Italia, rilascia il visto di ingresso per lavoro autonomo, con l'espressa indicazione dell'attività cui il visto si riferisce, nei limiti numerici stabiliti a norma dell'articolo 3, comma 4, e dell'articolo 21. La rappresentanza diplomatica o consolare rilascia, altresì, allo straniero la certificazione dell'esistenza dei requisiti previsti dal presente articolo ai fini degli adempimenti previsti dall'articolo 5, comma 3-quater, per la concessione del permesso di soggiorno per lavoro autonomo (204).
6. Le procedure di cui al comma 5 sono effettuate secondo le modalità previste dal regolamento di attuazione.
7. Il visto di ingresso per lavoro autonomo deve essere rilasciato o negato entro centoventi giorni dalla data di presentazione della domanda e della relativa documentazione e deve essere utilizzato entro centottanta giorni dalla data del rilascio.
7-bis. La condanna con provvedimento irrevocabile per alcuno dei reati previsti dalle disposizioni del Titolo III, Capo III, Sezione II, della legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modificazioni, relativi alla tutela del diritto di autore, e dagli articoli 473 e 474 del codice penale comporta la revoca del permesso di soggiorno rilasciato allo straniero e l'espulsione del medesimo con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica (205) (206) (207) (208) (209).
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(203) Comma così modificato dal comma 3 dell'art. 28, L. 30 luglio 2002, n. 189.
(204) Periodo aggiunto dal comma 2 dell'art. 18, L. 30 luglio 2002, n. 189. Vedi, anche, l'art. 38 della stessa legge.
(205) Comma aggiunto dal comma 1 dell'art. 21, L. 30 luglio 2002, n. 189.
(206) La Corte costituzionale, con ordinanza 2-4 maggio 2005, n. 189 (Gazz. Uff. 11 maggio 2005, n. 19, 1ª Serie speciale), ha dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell'art. 26, comma 7-bis, sollevata in riferimento agli artt. 1, 2, 3, 4, 27, 35 e 113 della Costituzione.
(207) La Corte costituzionale, con sentenza 7-22 giugno 2006, n. 240 (Gazz. Uff. 28 giugno 2006, n. 26, 1ª Serie speciale), ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'art. 26, comma 7-bis, sollevata in riferimento agli artt. 2, 3, 27, terzo comma, e 41 della Costituzione; ha infine dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 13, comma 8, sollevata in riferimento agli artt. 3, 100, primo comma, e 103, primo comma, della Costituzione.
(208) La Corte costituzionale, con ordinanza 7-21 marzo 2007, n. 101 (Gazz. Uff. 28 marzo 2007, n. 13, 1ª Serie speciale), ha dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell'art. 26, comma 7-bis, sollevata in riferimento agli artt. 1, 2, 3, 4, 27, 35, 41, 100, 103 e 113 della Costituzione.
(209) Vedi, anche, il D.M. 23 febbraio 2008.
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Art. 27
Ingresso per lavoro in casi
particolari.
(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 25; legge 30 dicembre 1986, n. 943, art. 14, commi 2 e 4)
1. Al di fuori degli ingressi per lavoro di cui agli articoli precedenti, autorizzati nell'àmbito delle quote di cui all'articolo 3, comma 4, il regolamento di attuazione disciplina particolari modalità e termini per il rilascio delle autorizzazioni al lavoro, dei visti di ingresso e dei permessi di soggiorno per lavoro subordinato, per ognuna delle seguenti categorie di lavoratori stranieri:
a) dirigenti o personale altamente specializzato di società aventi sede o filiali in Italia ovvero di uffici di rappresentanza di società estere che abbiano la sede principale di attività nel territorio di uno Stato membro dell'Organizzazione mondiale del commercio, ovvero dirigenti di sedi principali in Italia di società italiane o di società di altro Stato membro dell'Unione europea;
b) lettori universitari di scambio o di madre lingua;
c) i professori universitari destinati a svolgere in Italia un incarico accademico (210);
d) traduttori e interpreti;
e) collaboratori familiari aventi regolarmente in corso all'estero da almeno un anno, rapporti di lavoro domestico a tempo pieno con cittadini italiani o di uno degli Stati membri dell'Unione europea residenti all'estero che si trasferiscono in Italia, per la prosecuzione del rapporto di lavoro domestico;
f) persone che, autorizzate a soggiornare per motivi di formazione professionale, svolgano periodi temporanei di addestramento presso datori di lavoro italiani effettuando anche prestazioni che rientrano nell'ambito del lavoro subordinato (211);
g) lavoratori alle dipendenze di organizzazioni o imprese operanti nel territorio italiano, che siano stati ammessi temporaneamente a domanda del datore di lavoro, per adempiere funzioni o compiti specifici, per un periodo limitato o determinato, tenuti a lasciare l'Italia quando tali compiti o funzioni siano terminati;
h) lavoratori marittimi occupati nella misura e con le modalità stabilite nel regolamento di attuazione;
i) lavoratori dipendenti regolarmente retribuiti da datori di lavoro, persone fisiche o giuridiche, residenti o aventi sede all'estero e da questi direttamente retribuiti, i quali siano temporaneamente trasferiti dall'estero presso persone fisiche o giuridiche, italiane o straniere, residenti in Italia, al fine di effettuare nel territorio italiano determinate prestazioni oggetto di contratto di appalto stipulato tra le predette persone fisiche o giuridiche residenti o aventi sede in Italia e quelle residenti o aventi sede all'estero, nel rispetto delle disposizioni dell'art. 1655 del codice civile e della legge 23 ottobre 1960, n. 1369, e delle norme internazionali e comunitarie;
l) lavoratori occupati presso circhi o spettacoli viaggianti all'estero;
m) personale artistico e tecnico per spettacoli lirici, teatrali, concertistici o di balletto;
n) ballerini, artisti e musicisti da impiegare presso locali di intrattenimento;
o) artisti da impiegare da enti musicali teatrali o cinematografici o da imprese radiofoniche o televisive, pubbliche o private, o da enti pubblici, nell'ambito di manifestazioni culturali o folcloristiche;
p) stranieri che siano destinati a svolgere qualsiasi tipo di attività sportiva professionistica presso società sportive italiane ai sensi della legge 23 marzo 1981, n. 91;
q) giornalisti corrispondenti ufficialmente accreditati in Italia e dipendenti regolarmente retribuiti da organi di stampa quotidiani o periodici, ovvero da emittenti radiofoniche o televisive straniere;
r) persone che, secondo le norme di accordi internazionali in vigore per l'Italia, svolgono in Italia attività di ricerca o un lavoro occasionale nell'ambito di programmi di scambi di giovani o di mobilità di giovani o sono persone collocate «alla pari»;
r-bis) infermieri professionali assunti presso strutture sanitarie pubbliche e private (212).
1-bis. Nel caso in cui i lavoratori di cui alla lettera i) del comma 1 siano dipendenti regolarmente retribuiti dai datori di lavoro, persone fisiche o giuridiche, residenti o aventi sede in uno Stato membro dell'Unione europea, il nulla osta al lavoro è sostituito da una comunicazione, da parte del committente, del contratto in base al quale la prestazione di servizi ha luogo, unitamente ad una dichiarazione del datore di lavoro contenente i nominativi dei lavoratori da distaccare e attestante la regolarità della loro situazione con riferimento alle condizioni di residenza e di lavoro nello Stato membro dell'Unione europea in cui ha sede il datore di lavoro. La comunicazione è presentata allo sportello unico della prefettura-ufficio territoriale del Governo, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno (213).
1-ter. Il nulla osta al lavoro per gli stranieri indicati al comma 1, lettere a), c) e g), è sostituito da una comunicazione da parte del datore di lavoro della proposta di contratto di soggiorno per lavoro subordinato, previsto dall’articolo 5-bis. La comunicazione è presentata con modalità informatiche allo sportello unico per l’immigrazione della prefettura - ufficio territoriale del Governo. Lo sportello unico trasmette la comunicazione al questore per la verifica della insussistenza di motivi ostativi all’ingresso dello straniero ai sensi dell’articolo 31, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, e, ove nulla osti da parte del questore, la invia, con le medesime modalità informatiche, alla rappresentanza diplomatica o consolare per il rilascio del visto di ingresso. Entro otto giorni dall’ingresso in Italia lo straniero si reca presso lo sportello unico per l’immigrazione, unitamente al datore di lavoro, per la sottoscrizione del contratto di soggiorno e per la richiesta del permesso di soggiorno (214).
1-quater. Le disposizioni di cui al comma 1-ter si applicano ai datori di lavoro che hanno sottoscritto con il Ministero dell’interno, sentito il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, un apposito protocollo di intesa, con cui i medesimi datori di lavoro garantiscono la capacità economica richiesta e l’osservanza delle prescrizioni del contratto collettivo di lavoro di categoria (215).
2. In deroga alle disposizioni del presente testo unico i lavoratori extracomunitari dello spettacolo possono essere assunti alle dipendenze dei datori di lavoro per esigenze connesse alla realizzazione e produzione di spettacoli previa apposita autorizzazione rilasciata dall'ufficio speciale per il collocamento dei lavoratori dello spettacolo o sue sezioni periferiche che provvedono, sentito il Dipartimento dello spettacolo, previo nulla osta provvisorio dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza. L'autorizzazione è rilasciata, salvo che si tratti di personale artistico ovvero di personale da utilizzare per periodi non superiori a tre mesi, prima che il lavoratore extracomunitario entri nel territorio nazionale. I lavoratori extracomunitari autorizzati a svolgere attività lavorativa subordinata nel settore dello spettacolo non possono cambiare settore di attività né la qualifica di assunzione. Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con le Autorità di Governo competenti in materia di turismo ed in materia di spettacolo, determina le procedure e le modalità per il rilascio dell'autorizzazione prevista dal presente comma.
3. Rimangono ferme le disposizioni che prevedono il possesso della cittadinanza italiana per lo svolgimento di determinate attività.
4. Il regolamento di cui all'articolo 1 contiene altresì norme per l'attuazione delle convenzioni ed accordi internazionali in vigore relativamente all'ingresso e soggiorno dei lavoratori stranieri occupati alle dipendenze di rappresentanze diplomatiche o consolari o di enti di diritto internazionale aventi sede in Italia.
5. L'ingresso e il soggiorno dei lavoratori frontalieri non appartenenti all'Unione europea è disciplinato dalle disposizioni particolari previste negli accordi internazionali in vigore con gli Stati confinanti.
5-bis. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, su proposta del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), sentiti i Ministri dell'interno e del lavoro e delle politiche sociali, è determinato il limite massimo annuale d'ingresso degli sportivi stranieri che svolgono attività sportiva a titolo professionistico o comunque retribuita, da ripartire tra le federazioni sportive nazionali. Tale ripartizione è effettuata dal CONI con delibera da sottoporre all'approvazione del Ministro vigilante. Con la stessa delibera sono stabiliti i criteri generali di assegnazione e di tesseramento per ogni stagione agonistica anche al fine di assicurare la tutela dei vivai giovanili (216) (217).
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(210) Lettera così sostituita dall'art. 1, D.Lgs. 9 gennaio 2008, n. 17 (Gazz. Uff. 6 febbraio 2008, n. 31).
(211) Vedi, anche, il D.M. 22 marzo 2006.
(212) Lettera aggiunta dal comma 1 dell'art. 22, L. 30 luglio 2002, n. 189.
(213) Comma aggiunto dall'art. 5, D.L. 15 febbraio 2007, n. 10, come sostituito dalla relativa legge di conversione.
(214) Comma aggiunto dalla lettera r) del comma 22 dell’art. 1, L. 15 luglio 2009, n. 94. Vedi, anche, il comma 24 dello stesso art. 1.
(215) Comma aggiunto dalla lettera r) del comma 22 dell’art. 1, L. 15 luglio 2009, n. 94. Vedi, anche, il comma 24 dello stesso art. 1.
(216) Comma aggiunto dal comma 1 dell'art. 22, L. 30 luglio 2002, n. 189.
(217) Vedi, anche, il D.M. 31 marzo 2006 e il D.M. 23 febbraio 2008.
(omissis)
[1] Fonti: The CIA World Factbook 2008, Ministero degli Affari Esteri, fonti di stampa.
[2] Sono presenti in Romania la Chiesa Ortodossa Romena (autocefala) e la Chiesa greco-cattolica (unita con Roma, radicata principalmente in Transilvania).
[3] Il PDL ha ottenuto il 32,3% alla Camera e il 34,12% al Senato; il PSD ha ottenuto il 33,09% alla Camera ed il 34,12% al Senato. Il PNL ha ottenuto il 18,5% per entrambe le camere.
[4] Dal sito internet del Parlamento rumeno.
[5] La nuova modifica riguarda l'inizio - proprio il 3 marzo - della discussione su una votazione importante, che vede al centro l'ex premier Adrian Nastase. Secondo il vicepresidente dei Socialdemocratici, che sarà alla sbarra il 24 marzo per corruzione e appropriazione indebita, si tratta di una votazione che riguarda proprio il suo caso e che è stata orchestrata ad hoc. Il nuovo regolamento, infatti, rende più facile l'autorizzazione a procedere a carico di un parlamentare. A inizio febbraio il Parlamento aveva votato sempre sul caso Nastase, ma non era stata raggiunta la maggioranza dei due terzi.
[6] Richiamandosi alla passata giurisprudenza, la Corte ha ricordato che essa può decidere di non prendere in considerazione isole di modeste dimensioni, o di non riconoscergli il loro pieno diritto alle zone marittime, nel caso in cui ciò possa avere effetti sproporzionati sulla linea di delimitazione tra le controparti: così, nessun diritto su piattaforma continentale o zona economica esclusiva generato dall’Isola dei Serpenti può spingersi oltre quelli generati dalla costa continentale ucraina, e influire sulla linea di delimitazione tra Ucraina e Romania, così come individuata dalla Corte. Essa ha comunque attribuito 12 miglia marittime di mare territoriale intorno all’Isola dei Serpenti alla piena sovranità ucraina (cfr. ICJ, Judgment in the case concerning Maritime Delimitation in the Black Sea (Romania v. Ukraine), para. 185-188).
[7] E’ il caso dell’azienda automobilistica Dacia che ha dovuto reiteratamente sospendere la produzione a decorrere dal 26 gennaio 2009, cagionando la chiusura di molti fornitori dell’indotto. L’azienda non ha rinnovato i contratti a tempo indeterminato e ha annunciato la possibilità che nel corso del 2009 siano realizzati sino a 3000 licenziamenti. L’annuncio di Dacia ha creato non poche tensioni fra la proprietà ed i sindacati, che hanno fortemente protestato chiedendo alle Autorità misure di salvaguardia dell’industria automobilistica e dei posti di lavoro. A seguito delle manifestazioni di protesta, il Governo ha istituito tre commissioni dedicate ad economia, finanza e lavoro, che vedono la partecipazione dei rappresentanti sindacali e che hanno il compito di elaborare e presentare al Primo Ministro un piano anticrisi. Anche Tenaris Silcotub, società a capitale italiano, ha dovuto ridimensionare la produzione sin da dicembre. Non poche difficoltà sono state causate altresì, sul versante della produzione, dall’interruzione dei flussi di gas cagionata dalla crisi russo-ucraina: per alcuni giorni, il Governo, per garantire il fabbisogno energetico delle famiglie, ha dovuto sospendere le forniture ad alcuni grandi gruppi industriali.
[8] Il piano era stato proposto dall’Ungheria e prevedeva investimenti per l’entità di 190 mld di euro a favore degli ultimi dieci Paesi entrati nell’UE più Ucraina e Croazia.
[9] Si è così espresso parere positivo riguardo a misure sovranazionali contro i “titoli tossici” e aiuti al settore automobilistico. All’esito del vertice, la Polonia ha deciso di promuovere un minivertice fra i nove Paesi dell’est Europa per avanzare specifiche proposte.
[10] Fra le misure di maggior rilievo, si segnala il blocco del turn over nella pubblica amministrazione per tutto il 2009, nonché il blocco e la riduzione delle remunerazioni dei dirigenti pubblici a capo di agenzie governative, enti autonomi e compagnie nazionali, per un risparmio programmato di un miliardo di euro. Il governo ha altresì disposto una riduzione obbligatoria di spesa del 15% per acquisti di beni e servizi da parte delle amministrazioni pubbliche sui fondi stanziati nel 2009.
[11] In tale contesto la data prevista per l’adozione dell’euro è slittata dal 2012 al 2014.
[12] Stime che, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica romeno, si attestano al 21% del PIL.
[13] Il debito estero totale (ovvero di breve e lungo termine) è peraltro sceso dai 73.004 mln di euro del dicembre 2008 ai 71.755 mln di euro dell’aprile 2009. Al riguardo la Banca Nazionale prevede per la fine del 2009 una tendenza decrescente del deficit che si dovrebbe attestare al 7,5% del Pil (rispetto al 12,6% del 2008).
[14] Dati EIU, Country Report, April 2009.
[15] Fino alle metà del novembre 2008, l’AVAS (Autorità per la Valorizzazione delle Attività Statali) ha concluso 33 contratti di compravendita, mentre nel settembre 2008 gli introiti ottenuti dall’AVAS a seguito delle privatizzazioni ammontavano a 838,8 milioni di lei (230 milioni di euro), con un incremento del 46,56% rispetto allo stesso periodo del 2007.
[16] Questo testo ha sostituito ed aggiornato la precedente Dichiarazione di Partenariato, firmata nel 1997.
[17] Gli importi si intendono al netto del costo per l’assicurazione malattie e infortuni che sarà sostenuto direttamente dal MAE.
[18] Per tutti i restanti settori produttivi, l’assunzione dei lavoratori romeni e bulgari avviene con una procedura semplificata attraverso la presentazione di una richiesta di nulla osta da parte del datore di lavoro allo Sportello Unico per l’Immigrazione attivo presso la Prefettura competente.
[19] Il settore bancario in Romania è cresciuto nel 2006 del 47% e tale sviluppo è dovuto principalmente all’espansione del segmento retail, grazie alla maggiore dinamicità dei piccoli risparmiatori, imputabile alla crescita dei salari e, di conseguenza, del benessere della popolazione.Il volume dei prestiti ai privati è anch’esso raddoppiato.
[20]Unicredit è il quarto gruppo bancario presente in Romania, dove il mese di giugno 2008 è stata completata la fusione con la banca Tiriac. Rispetto all’anno precedente nel primo semestre il gruppo Unicredit-Tiriac ha fatto registrare una crescita dei profitti del 45% e prevede ulteriori crescite per i prossimi tre anni. La Banca conta oggi 140 agenzie sul territorio e circa 3.000 dipendenti. Ulteriori investimenti sono previsti nei prossimi tre anni, per un valore complessivo di 500 milioni di euro in Europa centro-orientale, creando 1.200 nuove succursali e 11.000 posti di lavoro aggiuntivi.
[21] Intesa Sanpaolo Bank è presente con 84 filiali che coprono la maggior parte del territorio.
[22] Nel settembre 2008, l’AD di Pirelli, nel corso di un incontro con il Premier rumeno Tăriceanu ha dichiarato di voler portare l’investimento del gruppo dagli 250 milioni di euro iniziali a 500 milioni di euro.
[23] Enel, nell’ottobre 2007, ha inoltre acquisito il controllo della ditta di progetti eolici BLU LINE di Bistriţa, settore nel quale prevede di investire circa 7 miliardi di euro entro il 2012. Con tale operazione, Enel si è progressivamente ritagliata un ruolo di interlocutore strategico nell’ambito delle linee di politica energetica seguite dal Governo romeno. La strategia individuata dal governo romeno e’ quella di diminuire gradualmente la dipendenza del sistema produttivo dall’importazione di gas, anche attraverso lo sviluppo di progetti per la costruzione o l’ampliamento di centrali nucleari ed idroelettriche. In tale contesto ENEL intende presentarsi quale operatore integrato nella generazione e distribuzione di energia, progettando un piano di sviluppo che vede questo paese come “hub” nella produzione per l’intera macroregione balcanica e caucasica.
[24] Gli impianti realizzati sono il frutto di una collaborazione con la società canadese Atomic Energy of Canada Limited (AECL) e la società romena Nuclearelectrica, in una commessa del valore di 900 milioni di euro. E’ prevista un’ulteriore collaborazione fra le due società per la partecipazione alla gara (per un valore di 2 miliardi e 500 milioni) finalizzata a realizzare la terza e la quarta unità della centrale. Con l’inaugurazione e la messa a regime della seconda unità di Cernavodă, la produzione energetica termonucleare soddisfa oggi il 20% del fabbisogno della Romania.
[25] Nel gennaio 2008 la Astaldi si è aggiudicata la gara di appalto per la ristrutturazione dell’Aeroporto Internazionale “Henri Coandă” di Otopeni, un contratto di 76 milioni di euro per realizzare la terza tappa del progetto di sviluppo ed ammodernamento della struttura. L’Astaldi effettuerà i lavori per l’estensione del terminal arrivo dei passeggeri, rinnoverà il salone ufficiale, riorganizzerà il flusso passeggeri e costruirà un nuovo parcheggio auto. Il gruppo si è assicurato anche l’appalto per la riabilitazione e l’ammodernamento del complesso sportivo “Lia Manoliu” (120 milioni di euro), i lavori di riammodernamento dell’aereoporto di Cluj-Napoca e della tratta ferroviaria Bucarest-Costanza (178 milioni di euro) e la costruzione del cavalcavia “Basarab overpass” nella capitale (113 milioni di euro). La società italiana Astaldi si è aggiudicata la gara di appalto per la realizzazione del tratto autostradale che collegherà Timisoara con l’importante cittadina industriale di Oradea, in prossimità del confine con l’Ungheria: si tratta di un consorzio italo-spagnolo formato dall’Astaldi e da FCC Construccion. Il nuovo contratto ha il valore di circa 127 milioni di euro.
[26] Il gruppo Finmeccanica vanta non pochi interessi in Romania: si pensi alle joint-ventures concluse con operatori locali quali Rartel (partecipazione Telespazio), Ipacri Romania (partecipazione Elsag) ed Elettra Communications (partecipazione Selex Communications).
[27] In allegato al presente dossier
[28] In allegato al presente dossier
[29] In allegato.
[30] In allegato.
[31] In allegato.
[32] Per la lettura della risposta del Governo si veda resoconto stenografico del 5 febbraio 2009 seduta n.127.
[33] Si veda Ministero dell’interno, Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Circolare n. 1 del 14 gennaio 2009, Proroga del regime transitorio per l'accesso al mercato del lavoro dei cittadini rumeni e bulgari.