Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||||||
Titolo: | I regimi di custodia cautelare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna | ||||||
Serie: | Guida alla documentazione Numero: 10 Progressivo: 2011 | ||||||
Data: | 14/11/2011 | ||||||
Descrittori: |
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Camera dei deputati
XVI Legislatura
BIBLIOTECA – LEGISLAZIONE STRANIERA
Guida alla documentazione |
I regimi di custodia cautelare in Francia,
Germania, Regno Unito e Spagna
(
Documentazione comparata
Il recentissimo Fair Trials International report on pre-trial detention in the EU, pubblicato nel novembre 2011, analizza i regimi di custodia cautelare in 15 paesi membri dell’Unione europea:
http://www.fairtrials.net/documents/DetentionWithoutTrialFullReport.pdf
Francia
Normativa
In Francia la détention provisoire è una misura di detenzione, a carattere eccezionale, che ha l’obiettivo di mantenere in carcere un imputato fino alla conclusione del processo di primo grado. La misura è disciplinata dal Code de procédure pénale, in particolare, agli artt. 137/137-4 e 143-1/148-8 e dal Code de justice militaire (nouveau), agli artt. L211-20/L211-22.
Trattandosi di una misura eccezionale, le norme procedurali prevedono una serie di garanzia a tutela dell’imputato.
Anzitutto la detenzione provvisoria può essere disposta, o prolungata, unicamente nei confronti di un soggetto imputato di un crimine oppure di un delitto per il quale è prevista una pena uguale o superiore ai tre anni di reclusione (art. 143-1).
La legge fissa precisi criteri per l’applicazione della custodia cautelare e prevede (art. 144) che possa essere ordinata solo qualora, ritenute insufficienti le altre forme di controllo (misure di controllo giudiziario o assegnazione a domicilio obbligato con sorveglianza elettronica), la misura in questione costituisca l’unico mezzo per:
· impedire l’inquinamento delle prove e conservare gli indizi materiali, ovvero impedire una pressione su testimoni e vittime oppure una concertazione fraudolenta tra i soggetti coinvolti nell’inchiesta (art. 144, 1°, 2°, 3°);
· proteggere l’imputato e assicurare il suo mantenimento a disposizione della giustizia (art. 144, 4°, 5°);
· porre fine al reato o prevenirne la reiterazione (art. 144, 6°);
· mettere fine al danno eccezionale e persistente all’ordine pubblico provocato dalla gravità del reato commesso (art. 144, 7°).
La détention provisoire è ordinata dal juge des libertés et de la détention(Code de procédure pénale, art. 137-1), magistrato di merito con il rango di presidente, primo vice-presidente o di vice presidente, designato dal presidente del tribunale di grande istanza.
Il giudice delle libertà, investito della richiesta con un’ordinanza motivata del giudice istruttore, accompagnata da un dossier sul procedimento e dalle richieste del pubblico ministero (art. 145), ordina o prolunga la misura al termine di un’udienza pubblica in contraddittorio, svolta in presenza del pubblico ministero e della persona incriminata, assistita da un avvocato. Se, durante il contraddittorio precedente il provvedimento che dispone la detenzione provvisoria, la persona incriminata o il suo difensore chiedono un termine per preparare la difesa, il giudice delle libertà può disporre, con ordinanza motivata, la “carcerazione provvisoria”, assimilata alla detenzione provvisoria, per un periodo massimo di quattro giorni. Anche l’ordinanza del giudice delle libertà che dispone la détention provisoire deve essere motivata.
Qualora il giudice istruttore, investito delle richieste del pubblico ministero in ordine alla détention provisoire della persona incriminata, ritenga non giustificata la misura, egli deve adottare in tal senso un’ordinanza motivata che viene immediatamente portata a conoscenza del procuratore della Repubblica (art. 137-4). In materia penale o per reati puniti con pene uguali o superiori a dieci anni di reclusione, il procuratore della Repubblica può - se le sue requisitorie rispondono in tutto o in parte ai criteri stabiliti dall’art. 144, 4°-7° - adire direttamente il juge des libertés et de la détention,deferendo subito alla sua presenza la persona incriminata; l’ordinanza motivata del giudice delle libertà comporta l’eventuale annullamento della precedente ordinanza del giudice istruttore che abbia disposto misure di controllo giudiziario.
Particolari ipotesi di applicazione della misura della détention provvisoire sono previste nei procedimenti svolti con le forme della comparizione immediata (Code de procédure pénale, artt. 393/397-7). Qualora non sia possibile convocare il tribunale correzionale per lo stesso giorno, il Procuratore della Repubblica, se gli elementi di specie gli sembrano tali da rendere necessaria la misura, può tradurre l’imputato davanti al juge des libertés et de la détention, che decide in Camera di consiglio, dopo aver raccolto le eventuali osservazioni dell’imputato o del suo avvocato, con ordinanza motivata non appellabile (art. 396).
Inoltre, se la persona tradotta davanti al tribunale correzionale secondo le forme della comparizione immediata non acconsente ad essere giudicata immediatamente o se la causa non consente di essere decisa allo stato degli atti, il tribunale può rinviare ad una successiva udienza, entro un termine compreso tra le due e le sei settimane. In tali casi il tribunale può (art. 397-3) disporre misure di controllo giudiziario, ma anche ordinare (o mantenere) con decisione motivata la détention provvisoire per l’accusato, qualora ritenga ricorrano i criteri previsti dall’art. 144, 1°-6°. La decisione è provvisoriamente esecutiva.
La durata della misura di détention provisoire è limitata:
· in materia correzionale, a quattro mesi, sebbene la regola conosca diverse eccezioni che permettono di prolungare la durata fino a un massimo di due anni (art. 145-1);
· in materia criminale, a 1 anno, con possibili prolungamenti, mediante apposite ordinanze motivate, di sei mesi in sei mesi. La custodia cautelare non può comunque superare i due anni nel caso di reati soggetti a pena inferiore a 20 anni di reclusione, e i tre anni negli altri casi. Esistono, infine, alcune situazioni eccezionali che permettono di prolungare la misura fino a quattro anni (art. 145-2).
La
particolare gravità di una misura come la détention
provvisoire ha comportato numerosi interventi di riforma della misura
detentiva che hanno rafforzato le garanzie di cautela nella relativa
applicazione. Tra questi si segnalano
Il Code de procédure pénale prevede dal 2000 una Commission nationale de réparation des détentions (CNRD) ed ha rafforzato la possibilità di richiedere un indennizzo per gli imputati trattenuti ingiustificatamente in detenzione provvisoria nel corso di un procedimento concluso nei loro confronti con una decisione di non luogo a procedere (non lieu), con una decisione definitiva di rilascio (relaxe) - per mancanza di prove di colpevolezza - da parte del tribunal correptionnel (appellabile) o del tribunal de police (unica e ultima istanza), ovvero con una decisione d’acquittement per delitti giudicati dalle Corti d’Assise o giudicati dai tribunali marittimi commerciali (Code de procédure pénale, artt. 149-150 e R26 à R40-3, R40-4 à R40-7, R40-8 à R40-12, R40-13 , R40-14 à R40-22).
L’indennizzo deve essere richiesto dall’interessato entro sei mesi dalla decisione di non-lieu, relaxe o acquittement e viene riconosciuto con una decisione del primo presidente della Corte d’Appello nella cui circoscrizione è stata pronunciata una delle summenzionate decisioni.
Contro la decisione del primo
presidente della Corte d’Appello è possibile fare ricorso, entro dieci giorni
dalla notifica, davanti alla Commission
nationale de réparation des détentions.
La legge sulla
presunzione d’innocenza del
Documentazione
Détention
provvisoire (scheda di sintesi sul
sito internet del Ministère de
Commission nationale de réparation des détentions (composizione, decisioni e rapporti della Commissione, sul sito internet della Cour de Cassation)http://www.courdecassation.fr/hautes_juridictions_commissions_juridictionnelles_3/commission_nationale_reparation_detentions_620/
Commission de suivi de la détention provvisoire – Rapport 2007 http://lesrapports.ladocumentationfrancaise.fr/BRP/084000018/0000.pdf
Germania
Normativa
Con le modifiche introdotte dalla riforma
federalista del 2006 è venuta meno la competenza legislativa federale per
l’esecuzione della custodia cautelare (Untersuchungshaftvollzug).
Ai sensi dell’art. 74, comma 1, n. 1 della Legge fondamentale, la
competenza legislativa concorrente (konkurrierende
Gesetzgebung) della Federazione si estende ai seguenti settori: diritto
civile, diritto penale, ordinamento giudiziario e procedura (ad esclusione
della disciplina dell'esecuzione in materia di carcerazione preventiva),
nonché avvocatura, notariato e consulenza legale. I vari Länder hanno quindi iniziato ad emanare le rispettive leggi di
esecuzione in materia (Landesuntersuchungshaftvollzugsgesetze),
che dal 2008 stanno progressivamente sostituendo le disposizioni amministrative
generali contenute nel c.d. Untersuchungshaftvollzugsordnung
(UVollzO) del
In futuro si dovrà pertanto distinguere tra la
normativa sull’esecuzione della custodia preventiva dei Länder e quella di competenza federale in quanto parte del procedimento
giudiziario. A quest’ultimo settore appartiene la disciplina generale della
custodia cautelare, compresi i presupposti in base ai quali può essere disposta
la sua durata. In particolare,
La disciplina federale in materia di custodia
cautelare è stata da ultimo modificata con la legge del
Il fulcro della novella è rappresentato dalla riformulazione del § 119 StPO, che è stato sdoppiato in due articoli: nel nuovo § 119 sono stabilite alcune limitazioni nei confronti del detenuto, soprattutto per quanto concerne la sorveglianza e il controllo per le telecomunicazioni, oltre che per le visite e la corrispondenza. Il § 119a prevede la possibilità di richiedere una decisione giudiziaria contro una delibera o misura delle autorità nell’esecuzione della custodia preventiva, nonché la possibilità di impugnare la decisione del tribunale. Le altre modifiche rilevanti riguardano l’integrazione dei §§ 114a e 114b e l’introduzione dei §§ 114c, 114d e 114e che, come richiesto dal Comitato europeo contro la tortura, mirano a tutelare i diritti all’informazione del detenuto, dei suoi congiunti e delle persone di sua fiducia
Regno Unito
Premessa
Il sistema processuale penale del Regno Unito, tradizionalmente sviluppatosi su basi di common law e caratterizzato dall’assenza di un’organica codificazione delle sue regole, presenta tratti tipici e differenziali rispetto agli ordinamenti continentali. L’individuazione del contesto in cui trovano applicazione gli stati di privazione della libertà personale (disposti a titolo di fermo di polizia giudiziaria oppure di custodia cautelare) e le relative discipline potrà dunque giovarsi di alcuni brevi riferimenti generali.
Occorre segnalare, in primo luogo, che il procedimento penale di primo grado può essere incardinato alternativamente, a seconda della gravità del reato e della natura dell’interesse leso, in una Magistrates’ Court o in una Crown Court. La prima, costituita da un giudice monocratico, ha cognizione sulle summary offences, ossia sui reati o infrazioni di minore gravità per i quali si applica il rito sommario; la seconda, assistita dalla giuria (jury) e pronunciandosi sui casi di sua immediata competenza oppure ad essa deferiti da una Magistrates’ Court (o anche a seguito di richiesta formulata dallo stesso imputato), ha cognizione sulle indictable offences, giudicate con il rito on indictment (sono tuttavia contemplate fattispecie di reato "ibride", o altrimenti qualificate either way offences, per le quali il procedimento può essere incardinato nell’una o nell’altra corte). Il vigente assetto della giustizia e della procedura penale, oggetto di riflessione nelle sedi istituzionali a partire dal 1980 (possono ricordarsi i risultati delle inchieste Philips and Runciman), poggia principalmente sulle riforme introdotte dal Courts Act 2003 e dal Criminal Justice Act 2003.
In secondo luogo, è utile tenere presente, per completezza, che nel sistema britannico vige l’istituto del bail, ovvero la libertà provvisoria della persona sottoposta ad arresto e in attesa di giudizio (da questo si differenzia la probation, la libertà condizionale del condannato disposta da organismi assimilabili ai giudici di sorveglianza).
Costituiscono ulteriori aspetti di rilievo la titolarità dell’azione penale unitariamente attribuita al Crown Prosecution Service - abilitato a formularne i criteri di esercizio attraverso l’emanazione di proprie direttive (raccolte nel Code for Crown Prosecutors) – e la competenza riservata alle autorità di polizia in relazione alle indagini preliminari e all’applicazione di misure restrittive della libertà personale.
Un tema, infine, al centro dell’attività legislativa in anni recenti è stato quello della cosiddetta pre-charge detention, ossia della detenzione preventiva disposta senza la formulazione di imputazioni e sulla base del sospetto di coinvolgimento dell’arrestato in attività riconducibili al terrorismo. La misura, oggetto di intensi dibattiti in sede parlamentare – per i profili concernenti sia i presupposti dell’arresto e le garanzie individuali, sia la durata massima della detenzione –, è prevista dalla legislazione antiterrorismo introdotta dal precedente Governo laburista(con il Terrorism Act 2000 ed il successivo Terrorism Act 2006).
Normativa
(a) Police custody
Principale riferimento normativo della disciplina dell’arresto disposto dalla polizia giudiziaria e della detenzione provvisoria della persona prima che venga formulata una imputazione nei suoi confronti è il Police and Criminal Evidence Act 1984, noto con l’acronimo PACE (modificato dal Criminal Justice Act 2003, già richiamato, e in particolare dal Serious Organised Crime and Police Act 2005, s. 110).
La section 24 del PACE abilita l’autorità di pubblica sicurezza che ha effettuato l’arresto di una persona (e nel più breve tempo possibile ha provveduto a tradurla presso una police station, come prescrive la s. 30(1)) a disporre di essa la detenzione provvisoria. La decisione è rimessa alla competenza specifica di un custody officer, soggettivamente distinto da chi (arresting officer) ha effettuato l’arresto (ss. 34, 36). Lo stesso custody officer è responsabile delle condizioni e del trattamento della persona in stato di detenzione, conformemente alle garanzie previste nel testo normativo e individuate in dettaglio in uno dei sette codici di condotta adottati in applicazione della legge.
Affinché l’arresto sia legittimamente posto in essere da parte della polizia devono ricorrere due fondamentali presupposti, la cui sussistenza è rimessa all’apprezzamento dell’autorità procedente (s. 24): il coinvolgimento o il tentativo di coinvolgimento, anche solo sospettato, della persona nella commissione di un reato, e la necessità dell’arresto, valutata sulla base di ragionevoli motivi.
I criteri in base ai quali può essere ritenuto necessario l’arresto sono esemplificati nel codice di condotta che disciplina in dettaglio i relativi poteri (si vedano i paragrafi 2.4 e ss. del Pace Code G del 2005, concernenti i Necessity criteria); la condotta che giustifica l’arresto può dunque consistere, a seconda dei casi, in reati commessi oppure da prevenire (lesioni personali, danneggiamento di beni, offese alla pubblica decenza), o anche in atti la cui rilevanza sia valutabile sotto il profilo del pregiudizio che può derivarne allo svolgimento dell’attività inquirente o al corso del processo (resa di false dichiarazioni, intimidazione di testimoni).
La persona arrestata deve ricevere, in una lingua ad essa accessibile, la comunicazione (Notice of rights and entitlements) con cui la si informa di avere i seguenti diritti: avvertire del suo arresto una persona di sua fiducia; ricevere al momento dell’arresto l’informazione (caution) con cui è reso noto il suo diritto al silenzio; essere assistito gratuitamente da un difensore; consultare i codici di condotta attuativi del PACE. Le persone con meno di 17 anni (cosiddetti juvenile offenders) e quelle in condizioni di vulnerabilità derivanti da disagio psichico hanno diritto ad essere assistiti da un adulto (appropriate adult: un familiare, una persona di fiducia o un volontario di organizzazioni ad hoc), la cui presenza qualificata è richiesta affinché l’arrestato comprenda quel che gli accade e il motivo per cui è privato della libertà.
In applicazione della disciplina dei termini di durata della detenzione disposta dalla polizia giudiziaria, la persona può essere trattenuta per una durata massima di 24 ore, che può essere estesa a 36 ore per disposizione di un ufficiale superiore di polizia (police superintendent) ed essere protratta più a lungo per effetto di un provvedimento (warrant) dell’autorità giudiziaria (termini temporali più ampi, che prevedono un massimo di sette giorni, sono stabiliti dalla legislazione antiterrorismo in relazione alle fattispecie di reato da questa disciplinate). Qualora gli elementi probatori non siano sufficienti a formulare un’imputazione, la persona sottoposta ad arresto è rilasciata in libertà provvisoria senza cauzione (remand on bail) salvo l’obbligo di presentarsi alla polizia se convocata; se l’addebito viene formulato (charge), in attesa della sua comparizione in giudizio l’imputato può essere comunque sottoposto a misure restrittive (ad esempio, obbligo di dimora o divieto di circolazione in determinate fasce orarie). La gravità del reato (serious offence) può altrimenti richiedere l’arresto in attesa di giudizio (remand on custody), la cui durata, in caso di condanna, è calcolata a scomputo della pena detentiva da scontare.
(b) Remand in custody o pre-trial detention
La disciplina dei termini di durata della custodia cautelare nella fase preliminare del procedimento penale (custody time limits), diversificata a seconda della natura del reato e della competenza giudiziale, ha fonte nel Prosecution of Offences Act 1985 (s. 22) e nelle Prosecution of Offences (Custody Time Limits) Regulations 1987 (entrambi successivamente modificati dal Crime and Disorder Act 1998), nonché nelle prescrizioni operative e di dettaglio emanate dal Crown Prosecution Office, nelle quali è condensata la prassi giurisprudenziale.
Le regole vigenti stabiliscono, rispettivamente per i procedimenti summary e on indictment, in 56 e in 70 giorni l’intervallo massimo tra la comparizione dell’imputato dinanzi al giudice (first appearance) e il rinvio a giudizio ed inizio del processo (committal). Nel procedimento trasferito dalla Magistrates’ Court alla Crown Court (o relativo alle cosiddette either way offences) il termine può estendersi a 112 giorni; per le indictable offences, dalla prima udienza dinanzi alla Magistrates’ Court all’inizio del processo deferito alla Crown Court non possono trascorrere più di 182 giorni.
I limiti temporali sono dettati a garanzia dei diritti fondamentali dell’imputato e per incentivare la tempestività e la diligenza nell’esercizio dell’azione penale. Pertanto, il mancato inizio del processo entro il termine applicabile comporta la decadenza delle misure cautelari e l’imputato è rimesso in libertà. La durata della custodia cautelare, d’altra parte, può essere soggetta ad estensione oltre il termine massimo previsto dalla legge su istanza al presidente della corte (Senior Presiding Judge), ove ne ricorrano i presupposti in relazione alla gravità del reato o alla complessità del procedimento (good and sufficient cause); il provvedimento è impugnabile dalla difesa. Conformemente alle regole procedurali, la persona sottoposta a custodia cautelare può presentare istanza motivata di scarcerazione (bail applications) dopo l’udienza di comparizione.
Regole analoghe, con la previsione di una durata massima variabile dai 70 ai 182 giorni, si applicano per i procedimenti avviati dalle Youth Courts nei confronti di imputati minorenni.
Documentazione
Dei sette codici di condotta adottati dallo Home Office in attuazione del PACE, rilevano in particolare il PACE Code C (2008), concernente il fermo (preliminare o meno all’arresto) e la custodia dell’individuo presso gli uffici di polizia, e il PACE Code G (2005) sul potere di arresto delle forze di polizia:
Code of Practice for the detention, treatment and questioning of persons by police officers
Code of Practice for the Statutory Power of Arrest by Police Officers
Con riferimento all’arresto e alla detenzione cautelare disposti in relazione a reati di terrorismo prima della formulazione dell’imputazione trova applicazione il PACE Code H:
Code of practice in connection with the detention, treatment and questioning by police officers of persons under section 41 of, and Schedule 8 to, the Terrorism Act 2000
La durata della custodia cautelare è materia delle direttive emanate dal Crown Prosecution Office:
CPS, Custody time limits
http://www.cps.gov.uk/legal/a_to_c/custody_time_limits/#a04
L’assistenza prestata da figure qualificate (cosiddetti appropriate adults) alla persona minorenne o mentally vulnerable sottoposta ad arresto è offerta anche da organizzazioni di volontariato, la cui attività si conforma a linee-guida:
National Appropriate Adults Network (NAAN)
http://www.appropriateadult.org.uk/
Guide for Appropriate Adults
http://www.homeoffice.gov.uk/publications/police/operational-policing/appropriate-adults-guide
National Appropriate Adults Network National Standards
http://www.homeoffice.gov.uk/publications/police/operational-policing/naan-national-standards
Il trattamento della persona trattenuta in stato di detenzione e la salvaguardia delle sue condizioni di salute e di sicurezza sono altresì oggetto di linee-guida adottate dalla polizia:
Guidance on the safer detention and handling of persons in police custody
http://www.homeoffice.gov.uk/publications/police/operational-policing/safer-detention-guidance
Dati
statistici sull’applicazione della custodia cautelare (remand in custody) nel Regno Unito possono trarsi dalla recente risposta
del Ministro della Giustizia (
Remand in custody
http://www.publications.parliament.uk/pa/cm201011/cmhansrd/cm110620/text/110620w0005.htm
Spagna
Normativa
Il Patto Statale per
Il secondo principio fondamentale posto dal giudice costituzionale è quello della “proporzionalità” (proporcionalidad) di tale misura restrittiva: in altre parole, essa è giustificabile anzitutto se correlata ad altri fini costituzionalmente protetti, quali la necessità di evitare la reiterazione del reato, la garanzia di un corretto svolgimento del processo e l’esecuzione della sentenza, ma anche con riguardo al beneficio effettivo che se ne può trarre per la salvaguardia degli altri fini costituzionalmente protetti (“proporzionalità in senso stretto”).
Si è così giunti, due anni più tardi, all’approvazione della Ley Orgánica 13/2003, de 24 de octubre, de reforma de la Ley de Enjuiciamiento Criminal en materia de prisión provisional , che ha apportato significative modifiche agli articoli 502-511 del Codice di procedura penale (Ley de Enjuiciamiento Criminal).
L’articolo
Nella causa in corso devono comunque essere presenti dei “motivi sufficienti” (motivos bastantes) per ritenere che l’imputato sia penalmente responsabile dei fatti che gli sono contestati e inoltre deve essere obiettivamente perseguito almeno uno dei seguenti fini:
- assicurare la presenza dell’imputato in caso di un ragionevole pericolo di fuga;
- evitare l’occultamento, la distruzione o l’alterazione di prove rilevanti;
- evitare il rischio della reiterazione del reato, purché si tratti di un pericolo concreto e non generico.
Inoltre tale misura potrà essere adottata, prescindendo dal primo requisito precedentemente indicato (reati punibili con una pena massima di almeno due anni), in caso di violenze personali commesse nell’ambito familiare.
Una novità importante, introdotta dalla legge organica 13/2003, riguarda la durata della detenzione preventiva, che non potrà avere una durata indefinita, ma come regola generale dovrà sempre essere legata al perseguimento dei fini sopra indicati e fino a quando sussistano i motivi per il suo mantenimento.
In ogni caso sono fissati i seguenti limiti massimi (art. 504), in ottemperanza ai principi esposti nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (“durata ragionevole dei processi”):
- 1 anno per l’imputazione di reati con pene fino a 3 anni;
- 2 anni per l’imputazione di reati con pene superiori a 3 anni.
E’ possibile una sola proroga (fino a 6 mesi nel primo caso e fino a 2 anni nel secondo caso), da parte del giudice o del tribunale competente, nei casi in cui non si possa arrivare al giudizio nei tempi indicati. Il limite massimo è comunque fissato in 6 mesi per i provvedimenti di custodia cautelare dettati al solo scopo di evitare l’occultamento, la distruzione o l’alterazione di prove rilevanti.
In caso di sentenza di condanna, per la quale il reo abbia interposto ricorso in appello, la carcerazione preventiva non potrà superare la metà della pena imposta dalla sentenza di primo grado.
Dal computo dei tempi sopra indicati vanno, infine, esclusi quelli relativi a rinvii che non siano imputabili all’amministrazione della giustizia.