Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Quadro finanziario e risorse proprie dell'UE 2014-2020
Serie: Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE    Numero: 122
Data: 20/03/2012
Descrittori:
POLITICA ECONOMICA   UNIONE EUROPEA


Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

esame di atti e documenti dell’unione europea

 

 

 

 

 

Quadro finanziario e risorse proprie dell’UE
2014-2020

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 122

 

20 marzo 2012

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 06 6760.2145 *cdrue@camera.it)

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I N D I C E

 

Scheda di lettura  1

Le proposte della Commissione europea per il nuovo Quadro finanziario pluriennale 2014-2020  3

·         Principali elementi del nuovo QFP   3

·         Analisi dei principali settori di spesa  10

La riforma del sistema delle risorse proprie dell’UE   35

·         Semplificazione dei contributi degli Stati membri36

·         Introduzione di nuove risorse proprie  36

·         Riforma dei meccanismi di correzione  40

·         L’impatto delle proposte della Commissione sui saldi netti dell’Italia  42

le prospettive del negoziato sul QFP e sulle risorse proprie   45

·         Struttura e calendario del negoziato  45

·         Principali nodi negoziali46

·         La posizione italiana  52

·         La posizione del Parlamento europeo  57

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Scheda di lettura



Le proposte della Commissione europea per il nuovo Quadro finanziario pluriennale 2014-2020

Il pacchetto di proposte relative al quadro finanziario pluriennale dell’UE e al sistema delle risorse proprie per il 2014-2020 sono state presentate dalla Commissione europea il 29 giugno 2011.[1]

Il quadro finanziario pluriennale (QFP)stabilisce, in relazione alle priorità politiche da esso individuate, le grandi aree di spesa del bilancio dell’Unione europea, indicando per ciascuna di esse il massimale degli stanziamenti nell’intero periodo di riferimento e in ognuno degli anni in esso ricompresi. In assenza di apposite previsioni in materia, il QFP è stato adottato dal 1988 con appositi accordi interistituzionali tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione. Il QFP e la decisione sulle risorse proprie vigenti concernono il periodo 2007-2013.

Il Trattato di Lisbona, in vigore dal 1° dicembre 2009, ha introdotto una espressa disciplina del QFP,stabilendo all’articolo 312, paragrafo 2, primo comma del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), che esso sia adottatocon un regolamento approvato all'unanimità[2] dal Consiglio previa approvazione del PE (che si pronuncia alla maggioranza dei membri che lo compongono).

 

A partire dal mese di settembre 2011 la Commissione ha avviato la presentazione delle proposte legislative relative ai vari settori di spesa (per le quali si rinvia alla sezione “Analisi dei principali settori di spesa” del presente dossier).

Principali elementi del nuovo QFP

            Dotazione complessiva

Per il periodo 2014-2020 la Commissione europea propone una dotazione massima complessiva, a prezzi 2011, di 1.025 miliardi di euro in termini di impegno (pari al 1,05% del RNL complessivo dell’UE) e di 972 miliardi di euro in termini di pagamento (pari al 1% del RNL), con un aumento del 5% (in valore assoluto)rispetto alle prospettive finanziarie 2007-2013.

 

Il quadro finanziario per il 2007-2013 (cfr. Tabella I) prevede – in seguito alle revisioni ed aggiornamenti apportati in risposta alla crisi economica e finanziaria - un massimale medio delle spese dell’UE pari all’1,13% del reddito nazionale lordo (RNL) europeo in termini di impegno (pari a 975.777 milioni di euro) e all' 1,07% in termini di pagamento (pari a 925.780 milioni di euro).

 

La Commissione sottolinea come l’incremento del 5% corrisponda alle richieste formulate dal Parlamento europeo nella risoluzione dell’8 giugno 2011 su "Investire nel futuro: un nuovo quadro finanziario pluriennale (QFP) per un'Europa competitiva, sostenibile e inclusiva” (cfr. l’apposito paragrafo del presente dossier).

 

Considerate anche le spese per politiche o progetti dell’UE non finanziate dal bilancio europeo (strumenti di flessibilità, Fondo europeo di sviluppo[3], Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione[4], Fondo di solidarietà[5], progetti ITER[6] e GMES[7]), pari a 58 miliardi di euro, gli stanziamenti complessivi per il finanziamento dell’attività dell’UE nel periodo 2014-2020 sarebbero pari a 1.083 miliardi in termini di pagamento (pari al 1,11% del RNL).

La Commissione motiva la scelta di escludere ITER e GMES dal prossimo quadro finanziario in quanto, i relativi costi, anche per il superamento dell’ammontare inizialmente previsto, sono troppo onerosi per essere sostenuti dal bilancio dell'UE.

La Commissione, peraltro, prospetta per gran parte dei settori inclusi nel QFP il ricorso a strumenti finanziari innovativi, al fine di offrire una fonte di finanziamento ulteriore e di creare un effetto moltiplicatore per il bilancio dell'UE, attraendo altri finanziamenti pubblici e privati per progetti strategici (v. l’apposito paragrafo del presente dossier).

Si segnala inoltre che a partire dal 2010, a fronte dell’aggravarsi della crisi economica e finanziaria, sono stati decisi o avallati dalle Istituzioni dell’UE interventi finanziari di rilevante portata per la stabilità dell’area euro, ricorrendo non al bilancio europeo ma al contributo finanziario diretto di alcuni Stati membri. 

Distribuzione degli stanziamenti

La Commissione propone di articolare il QFP in cinque rubriche, che coincidono in ampia parte con le rubriche del QFP 2007-2013. Sarebbe soppressa la sola rubrica compensazioni.

La distribuzione degli stanziamenti per rubrica è riportata, in valori assoluti, nella tabella 1 e, in valori percentuali, nella tabella 3; la ripartizione più dettagliata delle risorse in seno a ciascuna rubrica è illustrata nel paragrafo del presente dossier relativo all’analisi delle principali politiche di spesa nonché nella tabella 4, riportata in calce al presente capitolo.

 

TABELLA 1

QFP 2014-2020 (milioni di euro – prezzi 2011)

 

STANZIAMENTI D’IMPEGNO

2014

2015

2016

2017

2018

2019

2020

Totale 2014-2020

1. Crescita intelligente ed inclusiva

64.696

66.580

68.133

69.956

71.596

73.768

76.179

490.908

di cui: coesione sociale, economica e territoriale

50.468

51.543

52.542

53.609

54.798

55.955

57.105

376.020

2. Crescita sostenibile: risorse naturali

57.386

56.527

55.702

54.861

53.837

52.829

51.784

382.927

di cui: spese connesse al mercato e pagamenti diretti

42.244

41.623

41.029

40.420

39.618

38.831

38.060

281.825

3. Sicurezza e cittadinanza

2.532

2.571

2.609

2.648

2.687

2.726

2.763

18.535

4. Ruolo mondiale dell'Europa

9.400

9.645

9.845

9.960

10.150

10.380

10.620

70.000

5. Amministrazione

8.542

8.679

8.796

8.943

9.073

9.225

9.371

62.629

di cui: spese amministrative delle istituzioni

6.967

7.039

7.108

7.191

7.288

7.385

7.485

50.464

 Totale Stanziamenti d'Impegno

142.556

144.002

145.085

146.368

147.344

148.928

150.718

1.024.999

 in % dell'RNL     

1,08%

1,07%

1,06%

1,06%

1,05%

1,04%

1,03%

1,05%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Totale Stanziamenti di Pagamento

133.851

141.278

135.516

138.396

142.247

142.916

137.994

972.198

 in % dell'RNL

1,01%

1,05%

0,99%

1,00%

1,01%

1,00%

0,94%

1,00%

 Margine disponibile

0,22%

0,18%

0,24%

0,23%

0,22%

0,23%

0,29%

0,23%

 Massimale Risorse proprie

1,23

1,23%

1,23%

1,23%

1,23%

1,23%

1,23%

1,23%

 

 

In base alle proposte della Commissione, la politica agricola e la politica di coesione rimarrebbero anche nel periodo 2014-2020 le due principali aree di spesa del bilancio europeo, assorbendo circa il 75% delle risorse complessive, ma con una sensibile riduzione degli stanziamenti rispetto al QFP 2007-2013.

Si registrerebbe invece un forte aumento, in termini percentuali, delle risorse destinate alle misure riconducibili alla Strategia 2020 (cfr. tabella I). nonché di quelle relative alle politiche interne e alle azioni esterne. In particolare:

·         lo stanziamento complessivo proposto per la coesione economica, sociale e territoriale (rubrica 1) sarebbe pari a 376 miliardi di euro, a fronte dei 348,4 miliardi dell’attuale programmazione. Tenuto tuttavia conto del fatto che 40 miliardi sarebbero riservati al nuovo meccanismo per collegare l'Europa (Connecting Europe Facility), le risorse disponibili per gli interventi dei fondi strutturali scendono a 336 miliardi di euro, con una diminuzione significativa degli stanziamenti per le regioni dell’obiettivo convergenza (162,5 miliardi, il 20% in meno rispetto agli stanziamenti attuali) e la contestuale introduzione di una nuova categoria di “regioni in transizione”;

·         per quanto riguarda la politica agricola, si registrerebbe una riduzione, rispetto al periodo 2007-2013, degli stanziamenti complessivi della rubrica 2 (che comprende anche interventi per l’ambiente) del 12% delle risorse destinate ai pagamenti diretti o connesse al mercato (da 322 a 281 miliardi di euro) ed un decremento meno accentuato di quelle per lo sviluppo rurale  (da 96 a 89,9 miliardi);

·         gli interventi riconducibili alla Strategia 2020 (anch’essi inclusi nella rubrica 1) ammonterebbero complessivamente a circa 114 miliardi (a fronte degli 89,3 dell’attuale periodo di programmazione) che salirebbero a 154 miliardi ove si consideri anche lo stanziamento per il richiamato Meccanismo per collegare l'Europa (formalmente inserito nell’ambito della politica di coesione). In particolare, registrerebbero un forte incremento, in termini percentuali, delle risorse per le infrastrutture (da 13 a 50 miliardi di euro, + 287% rispetto alla attuali), per la ricerca e l’innovazione (da 55 a 80 miliardi, +46%), per l’istruzione e cultura (da 9 a 15 miliardi, +68%);

·         incrementi significativi, in termini percentuali, sono prospettatati anche per la sicurezza e cittadinanza (da 11,5 a 18,5 miliardi di euro, +62%) e le relazioni esterne dell’UE (da 59 a 70 miliardi, +19%);

·         le spese amministrative crescerebbero di circa il 12 % (da 55,9 miliardi a 62,6).

 

 

 

Nella comunicazione illustrativa del pacchetto di riforma del bilancio, la Commissione motiva la distribuzione degli stanziamenti tra le varie priorità di spesa richiamando l’obiettivo di privilegiare settori strategici in cui l'intervento dell'UE può risultare più efficace nell'attuale clima di austerità.

La Commissione rivendica altresì di aver proposto un bilancio con “una forte connotazione paneuropea”, inteso a fornire valore aggiunto per l'UE nel suo insieme anziché per singoli settori o territori.

 

 

 

 

TABELLA 2

QFP 2007-2013 e proposte per il QFP 2014-2020 a confronto

(miliardi di euro – prezzi 2011)

 

RUBRICHE DI SPESA

2007-2013

2014-2020

Variazione percentuale

1. Crescita intelligente ed Inclusiva

443,1

490,9

+ 11%

 - Competitività

75,4

114,9

+ 52%

 - Coesione territoriale  (incluso il meccanismo per connettere l’Europa)

367,7

376,0

+ 2%

2. Crescita sostenibile: risorse naturali

432,2

382,9

- 11%

 - di cui Spese di mercato e pagamenti diretti PAC  

322,0

281,8

- 12%

3. Sicurezza e cittadinanza

11,5

18,5

+ 61%

 - Libertà, Sicurezza e Giustizia

7,6

11,6

+ 53%

 - Cittadinanza

3,8

6,9

+ 80%

4. Europa Globale

58,9

70,0

+ 19%

5. Amministrazione (incluse pensioni e scuole europee)

56,9

62,6

+ 10%

 - di cui spese amministrative delle Istituzioni UE

48,4

50,5

+ 4%

Totale Stanziamenti

1.002,6

1.024,9

+ 2%

In % dell’RNL UE-27

1,12%

1,05%

- 0,07

Margine disponibile (in % dell’RNL)

0,17%

0.23%

+0,04%

Massimale Risorse proprie (in % dell’RNL)

1,23%

1,23%

0%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TABELLA 3

QFP 2014-2020 (distribuzione percentuale)

 

Rubriche

2014

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2014-2020

1. Crescita intelligente ed inclusiva

 

45,4%

 

46,2%

 

47%

 

47,8%

 

48,6%

 

49,5%

 

50,5%

 

47,9%

Coesione (al netto del meccanismo per collegare l'Europa)

32,7%

32,7%

32,7%

32,7%

32,9%

32,9%

32,9%

32,8%

2. Crescita sostenibile

40,3%

39,3%

38,4%

37,5%

36,5%

35,5%

34,4%

37,4%

I pilastro PAC

29,6%

28,9%

28,3%

27,6%

26,9%

26,1%

25,3%

27,5%

Sicurezza e cittadinanza

1,8%

1,8%

1,8%

1,8%

1,8%

1,8%

1,8%

1,8%

4. UE come partner mondiale

6,6%

6,7%

6,8%

6,8%

6,9%

7,0%

7,0%

6,8%

5. Amministrazione

6,0%

6,0%

6,1%

6,1%

6,2%

6,2%

6,2%

6,1%

Tot. impegni

100%

100%

100%

100%

100%

100%

100%

100%

Razionalizzazione e concentrazione della spesa

Le proposte della Commissione prospettano in alcuni settori una riduzione e razionalizzazione dei programmi di spesa, mediante la fusione dei programmi esistenti (istruzione e cultura) o la loro rielaborazione (ricerca e sviluppo, coesione), e la loro concentrazione su un numero limitato di priorità. Per gran parte dei programmi sarebbero introdotte, inoltre, regole di condizionalità volte a collegare il finanziamento a livello europeo all’effettivo raggiungimento di risultati a livello nazionale.

Al riguardo, la Commissione ha presentato l’8 febbraio 2012 una comunicazione relativa al programma di semplificazione per il quadro finanziario pluriennale 2014-2020, che si articola in due componenti principali: a) la revisione del regolamento finanziario, che la Commissione ha già avviato con la presentazione della proposta di revisione del regolamento finanziario nel dicembre 2010 (COM( 2010) 815); b) la semplificazione e razionalizzazione dei programmi e degli strumenti di spesa, attraverso le proposte legislative settoriali.

Flessibilità

La Commissione propone, al fine di consentire al bilancio dell’UE di tenere conto di eventi non previsti di portata limitata, una maggiore flessibilità all'interno e fra rubriche di bilancio nonché il rafforzamento di cinque strumenti non compresi nel QFP (Riserva per gli aiuti d'urgenza, Strumento di flessibilità, Fondo di solidarietà, Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione e un nuovo strumento per reagire alle situazioni di crisi nel settore agricolo).

Ove sia necessario ricorrere a tali strumenti sarà possibile iscrivere in bilancio stanziamenti di impegno oltre i limiti dei massimali fissati dal QFP.

La Commissione propone inoltre di:

·         aumentare gli importi massimi disponibili ogni anno sia per lo Strumento di flessibilità che la per riserva per gli aiuti d’urgenza;

·         estendere la possibilità di utilizzo negli esercizi finanziari successivi delle quote inutilizzate degli importi annuali massimi all’anno n+3 per lo strumento di flessibilità e di prevederla per la prima volta, fino all’anno n+1, per la riserva per gli aiuti d’urgenza.

·         estendere il campo di applicazione della riserva per gli aiuti d’urgenza alle situazioni particolarmente delicate derivanti dalla pressione dei flussi migratori alle frontiere esterne dell’Unione;

·         proporre – nell’ambito degli atti legislativi che disciplineranno i fondi e i programmi di spesa – il ricorso estensivo agli atti delegati, al fine di consentire unamaggiore flessibilità nella gestione delle politiche durante il periodo di riferimento;

·         proporre norme più rigorose per la pianificazione finanziaria e la gestione dei programmi finanziati dall’UE, in particolare nei fondi strutturali, accrescendo le responsabilità degli Stati membri nella relativa gestione.

Tale previsione appare strettamente connessa all’attuazione dell’art. 274 del Trattato sul funzionamento dell’UE, in base al qualegli Stati membri cooperano con la Commissione per dare esecuzione al bilancio europeo; a tale scopo, si demanda al regolamento finanziario la fissazione degli obblighi di controllo e revisione contabile degli Stati membri.

Durata del quadro finanziario pluriennale

La Commissione motiva la scelta dell’orizzonte temporale di 7 anni del prossimo QFP con l’esigenza di rafforzarne il legame con la realizzazione degli obiettivi della strategia Europa 2020.

Nel 2016 la Commissione presenterà una valutazione dell'esecuzione del quadro finanziario accompagnata, se necessario, da proposte pertinenti.

 

Ricorso a strumenti finanziari innovativi

L’estensione del ricorso agli strumenti finanziari innovativi costituisce uno dei elementi centrali del prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) dell’UE per 2014-2020 .

Il ricorso a tale tipologia di strumenti è già stato operato, in collaborazione con la BEI, nell'ambito del vigente quadro finanziario in particolare attraverso il meccanismo di finanziamento con ripartizione dei rischi (RSFF), utilizzato per il settimo programma quadro di R&S o lo strumento di garanzia dei prestiti per i progetti TEN-T.

La Commissione fissa, in particolare, l’obiettivo di aumentare gli stanziamenti complessivi del bilancio europeo destinati a sostenere l’emissione di strumenti finanziari innovativi dall’1%, previsto nell’attuale periodo di programmazione 2007-2013, al 2%, nel 2014-2020 (pari a circa 20 miliardi di euro).

Potrebbe al riguardo risultare utile chiarire se l’importo massimo sopra indicato di circa 20 miliardi di euro si riferisce soltanto agli oneri diretti o ad oneri indiretti (quali ad esempio, nel caso di prestazione di garanzie, gli oneri di escussione).

Il ricorso agli strumenti finanziari innovativi risponde all’esigenza di reperire sul mercato, tenuto conto del volume ridotto del bilancio europeo, consistenti finanziamenti per investimenti strategici nei settori dei trasporti, ambiente, energia e tecnologie digitali.

Per altro verso, si intende porre rimedio alla ridotta disponibilità di capitale di rischio, determinata dalla crisi economica e finanziaria, per investimenti nei settori sopra indicati, che sono considerati essenziali per la ripresa dell’economia europea e, più in generale, per il perseguimento degli obiettivi di crescita e occupazione previsti dalla Strategia Europa 2020.

 

 Per dare attuazione agli obiettivi generali sopra indicati, la Commissione ha presentato nel mese di ottobre 2011 tre specifiche iniziative (cfr. Dossier RUE, serie esame di atti e documenti dell’UE, n. 108) :

·         una comunicazione (COM(2011)662) che illustra la strategia e un quadro di standard comuni per l’individuazione degli strumenti finanziari innovativi nell’ambito del periodo 2014-2020;

·         una comunicazione (COM(2011)660) che prospetta l’avvio di un progetto pilota per l’emissione di prestiti obbligazionari privati al fine di finanziare progetti infrastrutturali (cosiddetti Project Bond) già nel periodo 2012-2013;

·         una proposta di regolamento (COM(2011)659) che, modificando la decisione n. 1639/2006/CE, istitutiva del programma quadro per la competitività e l'innovazione (2007-2013) e il regolamento (CE) n. 680/2007, recante i principi generali per la concessione di un contributo finanziario della Comunità nel settore delle reti transeuropee dei trasporti e dell'energia, mira a consentire l’avvio nel periodo 2012-2013 del progetto pilota sopra indicato.

Analisi dei principali settori di spesa

Nella comunicazione illustrativa del nuovo quadro finanziario pluriennale la Commissione ha motivato la distribuzione degli stanziamenti in seno a ciascuna rubrica, preannunciando alcune delle innovazioni nella disciplina di ciascuna politica con le specifiche proposte legislative, introdotte dalle specifiche proposte legislative ad esse relative.

Competitività per la crescita e l’occupazione (rubrica 1)

Quadro strategico per ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico

La Commissione propone di stanziare 80 miliardi di EUR[8], per il periodo 2014 - 2020, a favore di un nuovo Quadro strategico comune per la ricerca e l'innovazione (denominato “Orizzonte 2020”). Tale dotazione sarebbe integrata da significativi stanziamenti per la ricerca e l'innovazione nell’ambito dei fondi strutturali.

Ad avviso della Commissione nel prossimo quadro finanziario si possono prevedere stanziamenti dei fondi strutturali in ricerca e innovazione di entità analoga a quella della programmazione 2007-2013 (circa 60 miliardi di EUR).

Tra novembre 2011 e gennaio 2012 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte relative al programma quadro “Horizon 2020("Orizzonte 2020"), che riunirebbe in un unico strumento i finanziamenti attualmente erogati dall’UE nell’ambito del settimo quadro del Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico (7PQ) e del Programma per la Competitività e l'Innovazione (CIP) nonché gli stanziamenti per l'Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT).

La proposte prospettano di destinare la dotazione di 80 miliardi di euro per due terzi saranno alla ricerca applicata e all'innovazione e per un terzo alla ricerca accademica.

Il pacchetto di proposte include misure specifiche per la ricerca nucleare, corrispondenti al trattato Euratom, nonché per potenziare le attività dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) (COM(2011)817) attraverso un contributo finanziario di circa 3,2 miliardi di euro; una proposta di decisione (COM(2011)822) che contiene l'agenda strategica per l'innovazione dell'EIT che individua le priorità d’azione fino al 2020.

 

 

 

 

Competitività e Pmi

 

La Commissione intende, nell’ambito del prossimo quadro finanziario, promuovere interventi per le PMI attraverso due canali differenti:

- misure per favorire l’accesso delle PMI a tutti i programmi di spesa dell'UE (in particolare il quadro strategico comune per la ricerca e l'innovazione e i fondi strutturali);

- lo specifico "Programma per la competitività e le PMI", con una dotazione finanziaria di 2,4 miliardi di euro.

 

La Commissione europea ha presentato il 30 novembre 2011 la proposta relativa al nuovo programma COSME (COM(2011)834), che intende aumentare la competitività delle imprese e delle PMI.

In particolare, il programma – la cui gestione sarebbe in larga misura al gruppo BEI (per gli strumenti finanziari) e all'Agenzia esecutiva per la competitività e l'innovazione (EACI) - contemplerebbe misure volte a:

-     agevolare l'accesso delle PMI ai finanziamenti attraverso l'uso di strumenti finanziari innovativi ("strumenti finanziari per la crescita");

-     migliorare la competitività e la sostenibilità dell'industria europea, individuando e scambiando le migliori pratiche;

-     promuovere il turismo, anche mediante la messa a disposizione di informazioni affidabili sulle tendenze nella domanda turistica a livello europeo;

-     fornire tramite l'Enterprise Europe Network, sportello unico per le PMI,  servizi di sostegno, informazione e consulenza (agevolazione di partnership transfrontaliere, internazionalizzazione all'interno dell'UE, informazione sulla legislazione dell'UE e promozione di programmi di finanziamento dell'UE, creazione di un canale di comunicazione tra le PMI e la Commissione, miglioramento delle conoscenze finanziarie, accesso alle competenze in materia di efficienza energetica, clima e ambiente);

-     fornire sostegno imprenditoriale alle PMI nei mercati al di fuori dell'UE (mediante il raffronto tra la domanda di servizi e la prestazione attuale di servizi, la creazione di un portale on-line e in casi specifici il sostegno ai centri per le PMI dell'UE);

-     promuovere la cooperazione industriale internazionale (riducendo le differenze nei contesti normativi ed economici tra l'UE e i suoi principali partner commerciali e i paesi della "politica di vicinato");

-     finanziare il programma di scambio Erasmus per gli imprenditori.

 

 

 

 

Istruzione, formazione, cultura

 

La Commissione, per il periodo 2014-2020, propone di stanziare[9] 15,2 miliardi di EUR a favore del settore dell'istruzione e della formazione e 1,6 miliardi di EUR a favore del settore della cultura.

Questo finanziamento sarebbe integrato da un significativo sostegno per l'istruzione e la formazione derivante dai fondi strutturali, analogo a quello già erogato nel periodo 2007-2013  (pari a circa 72,5 miliardi di EUR).

Il 23 novembre 2011 la Commissione ha proposto il programma “Erasmus per tutti” (COM(2011)788) che, con uno stanziamento totale di 19 miliardi di euro nel settennio (+70%rispetto al 2007-2013), intende porre rimedio all’attuale frammentazione dei programmi e degli strumenti operanti nei settori dell'istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport.

In particolare, il nuovo programma intende riunire i sottoprogrammi - attualmente separati - del programma sull'apprendimento permanente con i programmi internazionali esistenti (Erasmus Mundus, Tempus, Alfa ed Edulink) nonché con i programmi di cooperazione con i paesi industrializzati.  

Erasmus si concentrerà su tre azioni fondamentali:

·         sostegno alla mobilità per l’apprendimento a livello sia transnazionale, sia internazionale;

·         promozione di cooperazione tra gli istituti di istruzione e il mondo del lavoro per stimolare la modernizzazione dell'istruzione, l'innovazione e l'imprenditorialità;

·         sostegno alle riforme di settore negli Stati membri.

Sempre il 23 novembre 2011, la Commissione ha proposto il programma  "Europa creativa" (COM(2011)785), che con un bilancio di 1,8 miliardi di euro (+37%rispetto al 2007-2013) intende riunire gli attuali programmi UE "Cultura", "MEDIA" e "MEDIA Mundus" a sostegno ai settori della cultura e degli audiovisivi.

Il programma sarà strutturato in tre sezioni:

·         una sezione transettoriale, che comprende uno strumento finanziario innovativo, gestito dal gruppo BEI, per fornire finanziamenti del debito e conferimenti di capitale in tutti i settori culturali e creativi, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese;

·         una sezione Cultura che riguarda i settori culturali e creativi;

·         una sezione MEDIA che riguarda il settore audiovisivo.

Il programma Europa creativa sarà gestito a livello centrale dall'Agenzia esecutiva per l'istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA).

Coesione (rubrica 1)

La Commissione propone di ripartire i 376 miliardi di euro stanziati per la politica di coesione in coerenza con il nuovo assetto dei fondi strutturali definito dalle specifiche proposte legislative presentate il 6 ottobre 2011[10].

 

Obiettivi e fondi

2014-2020

2007-2013

Convergenza

162,6 miliardi

199.3 miliardi

Regioni in transizione

38,9 miliardi

25.3 miliardi

Competitività

53,1 miliardi

43,6 miliardi

Cooperazione territoriale

11,7 miliardi

8,7 miliardi

Fondo di coesione

68,7 miliardi

69,5 miliardi

Meccanismo per collegare l'Europa

40 miliardi

-

Totale

376,02 miliardi

348,41 miliardi

 

Va sottolineato che, a differenza del quadro finanziario precedente, la coesione non costituirebbe oggetto di un’autonoma sottorubrica ma parte integrante della rubrica 1, unitamente agli stanziamenti per le azioni connesse direttamente alla competitività, alla ricerca e all’innovazione.

Sebbene la Commissione prevede espressamente, nell’ambito della rubrica, sottomassimali di spesa autonomi per tali ultime azioni e per la coesione, potrebbe risultare utile chiarire quali siano le implicazioni della mancata previsione di due sottorubriche differenti in termini di utilizzo dei margini disponibili (differenza tra i massimali di spesa previsti dal quadro finanziario e quelli delle risorse proprie) per la rubrica 1. Tale questione è stata posta da numerosi Stati membri in avvio del negoziato sul prossimo QFP (cfr. il capitolo 3 del presente dossier).

 

La nuova articolazione della politica di coesione:

Le proposte legislative presentate il 6 ottobre 2011 prevedono, come prospettato già nella comunicazione sul quadro finanziario del 29 giugno 2011, una parziale modifica degli obiettivi della coesione e della ripartizione dei relativi stanziamenti. In particolare, si stabilisce:

·         la conservazione degli obiettivi convergenza (riservato alle regioni con un PIL pro capite inferiore al 75% della media UE-27) e competitività (che sarebbe aperto alle regioni con un PIL pro capite superiore al 90% della media dell'UE). Nel prossimo periodo di programmazione rientrerebbero nell’obiettivo convergenza Campania, Calabria, Sicilia e Puglia; rientrerebbero nell’obiettivo competitività le regioni del centro nord non incluse nel nuovo obiettivo regioni in transizione;

·         la riduzione di circa il 20% degli stanziamenti destinati alle regioni dell’obiettivo convergenza ed un aumento di quasi il 30% di quelli per le regioni dell’obiettivo competitività;

·         l’introduzione di un nuovo obiettivo dei fondi strutturali che includerebbe le cosiddette "regioni in transizione",con un PIL pro capite fra il 75% e il 90% della media UE-27 che sostituirebbe l'attuale sistema di phasing-out e phasing-in dagli obiettivi preesistenti.[11]

La proposta di regolamento recante regole comuni per i Fondi strutturali (COM(1011)695) include nel nuovo obiettivo:

-             le regioni attualmente ammissibili all'obiettivo "convergenza", ma il cui PIL pro capite ha superato nel corso della programmazione 2007-2013 il 75% della media dell' UE-27, che manterrebbero i due terzi della loro dotazione attuale;

-             le regioni che, anche se attualmente non ammissibili a titolo dell'obiettivo "convergenza", hanno un PIL pro capite compreso tra il 75% e il 90% della media dell'UE-27.

L'entità del sostegno dovrebbe variare in funzione del livello del PIL, cosicché le regioni con un PIL prossimo al 90% della media dell'UE potrebbero beneficiare di un'intensità di aiuto simile a quella delle regioni dell’obiettivo competitività.

Si segnala che la dotazione per il nuovo obiettivo sarebbe superiore di circa 13,3 miliardi rispetto agli stanziamenti previsti per phasing-out e phasing-in nell’attuale periodo di programmazione. Per l’Italia rientrerebbero in tale categoria di regioni Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna.

Secondo i dati forniti dal Ministro pro tempore per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Fitto, nel corso dell’audizione presso le Commissioni bilancio e politiche UE, il 7 settembre 2011, rientrerebbero nel nuovo obiettivo 51 regioni, con circa 72 milioni di abitanti, di cui circa 17 milioni in Francia, 15 in Germania, 14 in Spagna, 9 nel Regno Unito e poco meno di 4 in Italia.

·         la concentrazione degli stanziamenti su un numero limitato di priorità, strettamente connesse alla strategia per la crescita e l’occupazione UE 2020 (investimenti in istruzione, ricerca e sviluppo; competitività e innovazione delle PMI; efficienza energetica ed energie rinnovabili; sistemi di mobilità sostenibili; promozione della mobilità professionale; lotta contro la povertà e l’esclusione sociale; rafforzamento dell’efficienza delle pubbliche amministrazioni);

·         la previsione a favore del Fondo sociale europeo (FSE) – che sostiene interventi per il mercato del lavoro, l’istruzione, la formazione, l’inclusione sociale, l’adattabilità dei lavoratori, le imprese e gli imprenditori e la capacità amministrativa - di quote minime per ciascuna categoria di regioni (25% per le regioni dell'obiettivo convergenza, 40% per quelle in transizione, 52% per le regioni dell'obiettivo competitività) in base al presupposto che il Fondo di coesione continui a rappresentare un terzo degli stanziamenti relativi alla politica di coesione negli Stati membri ammissibili e escludendo la cooperazione territoriale).

 

Al riguardo, si evidenzia l’opportunità di acquisire dal Governo più puntuali elementi di informazione e di valutazione circa le conseguenze finanziarie per l’Italia delle proposte della Commissione, in assenza di precisi criteri di ripartizione degli stanziamenti tra gli Stati membri.

 

Nel periodo di programmazione 2007-2013 le risorse della politica di coesione assegnate all’Italia ammontano a 28.812 milioni di euro[12], comprensivi dell’indicizzazione pari al 2% annuo. Circa il 75 per cento (circa 21 miliardi di euro nel settennio) di tali risorse sono destinate all’obiettivo Convergenza che, applicando il parametro del PIL pro-capite inferiore al 75% della media comunitaria, include le seguenti regioni: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Nell’ambito dello stesso obiettivo si aggiunge la Regione Basilicata, che beneficia di un regime transitorio di sostegno (c.d. di phasing-out) per favorirne l’uscita dall’obiettivo[13].

All’obiettivo Competitività regionale e occupazione, che include le regioni italiane diverse da quelle dell’obiettivo Convergenza sopra illustrate, è destinato circa il 20 per cento delle risorse assegnate all’Italia. Tra queste è inclusa anche la regione Sardegna che beneficiadi un regime transitorio (c.d. di phasing-in) a sostegno del suo ingresso nell’obiettivo.

Le restanti risorse sono attribuite all’obiettivo Cooperazione territoriale europea nel qualerientrano aree territoriali a livello transfrontaliero, transnazionale e interregionale quali lo spazio alpino, le zone di confine con l’Europa centrosettentrionale e con l’Europa orientale e balcanica, nonchè il bacino del Mediterraneo.

               

QFP 2007-2013 - ripartizione delle risorse per anno e per obiettivo (importi in mln di euro*)

 

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

Totale

Convergenza (Calabria Campania, Puglia, Sicilia)

2.853

2.910

2.969

3.028

3.088

3.150

3.213

21.211

Phasing-out (Basilicata)

90

81

73

62

53

41

30

430

Competitività regionale e occupazione (regioni del Centro-Nord, Abruzzo e Molise)

720

734

749

764

780

795

811

5.353

Phasing-in (Sardegna)

229

196

160

124

86

88

89

972

Cooperaz. territoriale

111

113

117

120

125

128

132

846

Totale

4.003

4.034

4.068

4.098

4.132

4.202

4.275

28.812

 

           

Assorbimento dei fondi

Per rafforzare la capacità di assorbimento di fondi, la Commissione propone alcune misure specifiche:

·         fissare il tasso massimo di stanziamenti destinati ad un singolo Stato membro al 2,5% del rispettivo RNL (c.d. capping)

·         Nel QFP 2007-2013 tale percentuale si colloca tra un massimo dell’1,8% (Ungheria) e un minimo dello 0,2% (Cipro); il dato relativo all’Italia oscilla tra lo 0,5 e lo 0,6%;

·         fissare il tasso massimo di cofinanziamento nell’ambito dei programmi operativi all’85% nelle regioni in Convergenza e ultraperiferiche, 60% nelle regioni in transizione and 50% regioni dell’obiettivo competitività;

·         consentire un aumento temporaneo del tasso di cofinanziamento da 5 a 10 punti percentuali quando uno Stato membro beneficia di assistenza finanziaria (in particolare da parte del meccanismo europeo di stabilità, che dovrebbe essere istituito dal 2013 in attuazione dell’articolo 136 del TFUE). Ciò al fine di ridurre la partecipazione richiesta ai bilanci nazionali in un periodo di risanamento, pur mantenendo lo stesso livello complessivo di finanziamenti UE;

·         inserire nei contratti di partenariato determinate condizioni relative al miglioramento della capacità amministrativa.

 

Programmazione e gestione

La Commissione prospetta profonde modificazioni alla programmazione e gestione dei fondi mediante:

·         l’istituzione di un quadro strategico comune per tutti i fondi strutturali, per tradurre gli obiettivi della strategia Europa 2020 in priorità d'investimento;

·         la conclusione di un contratto di partenariato tra la Commissione e ciascuno Stato membro, recante l'impegno dei contraenti a livello nazionale e regionale ad utilizzare i fondi stanziati per dare attuazione alla strategia Europa 2020, nonché un quadro di riferimento dei risultati con il quale valutare i progressi in relazione agli impegni;

·         lo stretto collegamento con i programmi nazionali di riforma e i programmi nazionali di stabilità e convergenza elaborati dagli Stati membri e con le raccomandazioni specifiche per ciascun paese adottate dal Consiglio sulla base dei medesimi programmi;

·         la ridefinizione delle regole di condizionalità per l’erogazione dei fondi, che sarebbero articolate in tre tipologie:

a)   ex ante, definite nelle norme specifiche di ciascun Fondo e riportate nel contratto di partnership tra la Commissione e Stati membri e regioni;

b)   legate al rispetto dei parametri macroeconomici e di finanza pubblica previsti nell’ambito delle proposta legislative relative alla governance economica.[14] In particolare, la Commissione europea potrebbe chiedere ad uno Stato membro di rivedere e di proporre modifiche al suo contratto di partenariato e ai relativi programmi, ove necessario per dare attuazione alle raccomandazioni indirizzate al medesimo Stato nell’ambito di una procedura per disavanzo eccessivo. Se il Paese membro non soddisfa la richiesta, la Commissione potrebbe decidere la sospensione di parte o di tutti i pagamenti relativi ai programmi interessati, da sottoporre al Consiglio dell’UE

c)        ex post, vincolate al raggiungimento di obiettivi predeterminati (da soddisfare integralmente entro il 31 dicembre 2023). Inoltre il 5% degli stanziamenti sarebbe riservato ai programmi che hanno raggiunto gli obiettivi concordati nell’ambito della Strategia Europa 2020. I mancato conseguimento degli obiettivi può determinare la sospensione dei finanziamenti e una grave insufficienza nella realizzazione degli obiettivi di un programma può dare luogo alla soppressione (art. 20, par. 3 e 4, della proposta di regolamento recante regole comuni per i fondi strutturali).

 

Stanziamenti per la coesione non inclusi nel QFP

Ulteriori interventi di carattere riconducibili alle finalità della politica di coesione sarebbero finanziati mediante il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione e il Fondo di solidarietà dell'Unione europea, strumenti non compresi nel QFP 2014-2020: al riguardo, il 6 ottobre 2011, la Commissione europea ha presentato rispettivamente una proposta di regolamento e una comunicazione[15].

Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG), istituito con regolamento (CE) n. 192/2006, sostiene il reinserimento dei lavoratori colpiti da licenziamenti derivanti direttamente da trasformazioni profonde negli scambi commerciali internazionali. La citata proposta di regolamento presentata il 6 ottobre ha come obiettivo principale di garantire il proseguimento del FEAG nel corso del prossimo periodo di programmazione, conformemente ai principi base definiti per il QFP 2014 – 2020.

Il Fondo di solidarietà dell'Unione europea, istituito con regolamento (CE) n. 2012/2002, interviene principalmente in caso di grave calamità naturale con serie ripercussioni sulle condizioni di vita, sull'ambiente naturale o sull'economia di una o più regioni di uno Stato membro o di un paese candidato all'adesione. Con la citata comunicazione del 6 ottobre 2011 la Commissione intende avviare un dibattito sulle eventuali modifiche da apportare al regolamento vigente di disciplina del Fondo (regolamento (CE) 2012/2002).

 

QFP 2007-2013

QFP 2014-2020

Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione

Massimale annuo di 500 milioni di euro

(totale: 3,5 miliardi)

3 miliardi per tutto il periodo

Fondo di solidarietà dell'Unione europea

Massimale annuo di 1 miliardo di euro

(totale: 7 miliardi)

7 miliardi per tutto il periodo

 

La scelta di non includere il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) nel QFP è motivata dalla Commissione alla luce della natura flessibile del fondo i cui importi variano da anno in anno.

La Commissione propone inoltre di estendere le finalità del FEG anche all’aiutoai lavoratori del settore agricolo il cui sostentamento potrebbe risentire della globalizzazione.

 

Politica infrastrutturale (Meccanismo per Collegare l'Europa)

 

La Commissione propone, nell’ambito della politica di coesione, uno stanziamento[16] di 40 miliardi di EURO per il periodo 2014-2020 a favore del meccanismo per collegare l'Europa, da integrare con 10 miliardi di EURO aggiuntivi riservati a investimenti correlati ai trasporti nell'ambito del Fondo di coesione.

Questo importo sarebbe ripartito nella misura di 9,1 miliardi per il settore energetico, 31,7 miliardi per i trasporti (compresi 10 miliardi di EUR del Fondo di coesione) e 9,2 miliardi di EUR per le telecomunicazioni.

Il meccanismo per collegare l'Europa (Connecting Europe facility) è un nuovo strumento che finanzierebbe predeterminate infrastrutture prioritarie di interesse per l'intera UE, sia fisiche che telematiche, nei settori del trasporto, dell'energia e delle TIC, che rispettano i criteri di sviluppo sostenibile.

 

Trasporti

Nel settore dei trasporti, il meccanismo finanzierebbe progetti riconducibili a tre priorità orizzontali:

-     il progetto SESAR (Single European Sky ATM Research Programme), il sistema europeo di nuova generazione volto a modernizzare l’infrastruttura di controllo del traffico aereo, tenendo conto delle trasformazioni che hanno interessato il settore in seguito alla creazione del "cielo unico europeo”;

-     i sistemi di gestione del traffico ferroviario (ERTMS), stradale (ITS) e fluviale (RIS);

-     la rete centrale per i porti e gli aeroporti.

 

La Commissione ha definito un elenco preliminare delle infrastrutture prioritarie.

Nell’elenco figurano 4 progetti di diretto interesse per l’Italia:

● il corridoio Baltico-Adriatico che collegherà Helsinki a Ravenna, nell’ambito del quale dovranno essere realizzati i collegamenti ferroviari Klagenfurt-Pontebbana (Udine), Maribor-Lubiana-Trieste, e Koper-Venezia-Bologna-Ravenna;

● il corridoio Mediterraneo da Algeciras (Spagna) fino alla frontiera ungherese che comprenderà, tra l’altro, i collegamenti ferroviari Lione-Torino, Milano-Brescia, Brescia-Venezia-Trieste e Trieste -Divača;

● il corridoio Helsinki-La Valletta che comprenderà i collegamenti ferroviari Monaco-Verona attraverso il tunnel di base del Brennero, Verona-Bologna-Roma-Napoli e Napoli-Bari-La Valletta;

● il corridoio Genova-Rotterdam che comprenderà la ferrovia ad alta capacità Genova-Milano-Novara (cosiddetto “terzo valico appenninico”).

 

Energia

Nel settore dell’energia, la Commissione europea ha presentato il 19 ottobre 2011 la proposta di regolamento sugli orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee (COM(2011)658) che individua 8 corridoi energetici prioritari e 3 aree strategiche d’intervento legate allo sviluppo  delle reti intelligenti, delle autostrade elettriche e della rete transfrontaliera per il trasporto dell’anidride carbonica.

In tale contesto, risultano d’interesse per l’Italia i corridoi prioritari riguardanti le interconnessioni nord-sud per l’elettricità e per il gas in Europa centro-orientale e sud-orientale (“NSI East Electricity” e "NSI West Electricity", “NSI East Gas” "NSI West Gas"), nonché la realizzazione del corridoio meridionale del gas (“SGC”).

Il quadro delle priorità si completa con la realizzazione: della rete elettrica offshore nei mari del Nord Europa ("Northern Seas offshore grid, NSOG"), e dei piani di interconnessione del mercato energetico del Baltico per l’elettricità (Baltic Energy Market Interconnection Plan – "BEMIP elettricità") e per il gas ("BEMIP gas"); delle connessioni di approvvigionamento del petrolio nell'Europa centro-orientale ("Oil supply connections, OSC"):.

Le aree tematiche prioritarie d’intervento riguardano, in particolare:

·         le reti intelligenti, necessarie per integrare in maniera efficiente le energie rinnovabili e indurre comportamenti più virtuosi da parte di tutti gli utenti collegati alla rete elettrica;

·         la costruzione, entro il 2020, delle prime autostrade elettriche;

·         la realizzazione di una rete transfrontaliera per il trasporto dell’anidride carbonica tra Stati membri, alla luce dell’introduzione della cattura e dello stoccaggio di anidride carbonica.

Il meccanismo per collegare l'Europea sarà gestito a livello centrale dalla Commissione. Le aliquote di cofinanziamento europeo sarebbero stabilite in funzione dei settori, dell’ubicazione geografica e del tipo di progetti, cercando di contemperare la necessità di massimizzare l’effetto leva con quella di accelerare in maniera significativa la realizzazione dei progetti.  

Gli investimenti realizzati in regioni dell'obiettivo convergenza avranno tassi di cofinanziamento dal bilancio dell'UE superiori a quelli realizzati in regioni dell'obiettivo competitività

Le aliquote più alte saranno modulate sulla base di un’analisi costi-benefici di ogni singolo progetto, la disponibilità di risorse finanziarie per ogni progetto, e la necessità di massimizzare l’effetto leva del finanziamento europeo.

La Commissione intende inoltre collaborare strettamente con la BEI e con altre banche per gli investimenti pubblici al fine di utilizzare strumenti di finanziamento innovativi per accelerare e garantire maggiori investimenti anche del settore privato. In particolare, la Commissione intende promuovere l'uso di projects bonds (cfr. il paragrafo del presente dossier relativo agli strumenti finanziari innovativi).

 

 

 

 

Politica agricola (rubrica 2)

La Commissione propone di mantenere la struttura di base a due pilastri della PAC:

·         il primo pilastro continuerà a fornire aiuto diretto agli agricoltori e a sostenere le misure di mercato, con finanziamento interamente erogato dal bilancio dell'UE;

·         il secondo pilastro, relativo allo sviluppo rurale (miglioramento della competitività dei settori agricolo e forestale e promozione della diversificazione dell'attività economica e della qualità della vita nelle zone rurali) continuerà ad essere cofinanziato dagli Stati membri, per rafforzare l’effetto leva degli investimenti previsti e contribuire anche agli obiettivi di coesione dell'UE.

 

 

QFP 2007-2013

QFP 2014-2020

Primo pilastro: spese relative al mercato e pagamenti diretti

322 miliardi

281,8 miliardi

Secondo pilastro: sviluppo rurale

96 miliardi

89,9 miliardi di EUR

Totale

418

371,7

La Commissione evidenzia che le risorse per la politica agricola previste nell’ambito della rubrica 2 saranno integrate da ulteriori 15,2 miliardi di EUR stanziati nell’ambito di altre rubriche del QFP:

·         4,5 miliardi di EUR per la ricerca e l'innovazione in materia di sicurezza alimentare, la bioeconomia e l'agricoltura sostenibile (nell'ambito del quadro strategico comune per la ricerca e l'innovazione)

·         2,2 miliardi per la sicurezza alimentare, nell’ambito della rubrica 3

·         2,5 miliardi per gli aiuti alimentari agli indigenti nella rubrica 1

·         3,5 miliardi per una nuova riserva per crisi nel settore agricolo

·         fino a 2,5 miliardi nell’ambito del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione.

Le proposte di riforma della PAC, presentate il 12 ottobre 2011 (quattro proposte di regolamento sulle principali questioni: pagamenti diretti, OCM unica, sviluppo rurale, regolamento orizzontale sul finanziamento, gestione e monitoraggio della PAC; tre proposte concernenti la gestione della transizione alle nuove regole), prospettano, peraltro, interventi volti a collegare maggiormente la politica agricola e dell’ambiente alla gestione sostenibile del territorio e ad integrarla all'interno della strategia Europa 2020.

 

 

Primo pilastro: pagamenti diretti

La Commissione propone che gli aiuti diretti siano erogati in base alla superficie agricola utilizzabile anziché in base ai criteri storici della produzione, allo scopo di equilibrare il sostegno finanziario tra vecchi e nuovi Stati membri. I livelli degli aiuti diretti per ettaro sarebbero adeguati progressivamente, tenendo conto delle differenze esistenti nei livelli salariali e nei costi dei fattori produttivi, mediante lo spostamento delle risorse Ue dagli Stati membri che percepiscono aiuti diretti per importi superiori al 90% della media degli aiuti diretti erogati dalla  Ue (tra cui l’Italia) agli altri Stati che sono al di sotto di tale media.

Gli aiuti agli agricoltori in attività sarebbero erogati secondo un meccanismo di regressività che prevede la definizione di tetti massimi al pagamento di base.

Il livello dei pagamenti diretti sarebbe limitato soprattutto nei confronti delle grandi aziende agricole, che ricevono oggi una notevole quota di aiuti, pur tenendo conto delle economie di scala e dei posti di lavoro direttamente creati da tali strutture. I risparmi così ottenuti verranno riutilizzati in favore dello sviluppo rurale e rimarranno nella disponibilità degli Stati membri dove il risparmio stesso è stato generato.

La Commissione propone inoltre, al di là delle condizionalità già previste dalla legislazione in vigore, che il 30% degli aiuti diretti sia subordinato al rispetto dell'ambiente (tutela degli ecosistemi, come la diversificazione delle colture, conservazione dei pascoli permanenti, salvaguardia delle riserve ecologiche e del paesaggio), affinché la PAC contribuisca agli obiettivi dell’UE in materia di ambiente e di azione per clima.

 

Secondo pilastro: sviluppo rurale

La Commissione propone che, per il periodo successivo al 2013, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) sia incluso nel quadro strategico comune per tutti i fondi e nei contratti di partenariato con gli Stati membri.

 I fondi dello sviluppo rurale, non ancora ripartiti tra gli Stati membri, sarebbero destinati a programmi relativi a sei filoni: innovazione; competitività; organizzazione della filiera e gestione del rischio; tutela ambientale; inclusione sociale, riduzione della povertà e sviluppo economico delle zone rurali.

Il 5% dei fondi costituirebbe una "riserva di performance" e sarebbe reoi disponibili solo nel caso in cui vengano dimostrati progressi verso gli obiettivi definiti nei piani dei singoli Stati membri.

Il 25% delle risorse sarebbe destinato alla gestione del suolo ed alla lotta contro il cambiamento climatico.

Rientrano tra le priorità della politica di sviluppo rurale anche la salvaguardia e il ripristino degli ecosistemi e l’uso efficiente delle risorse.

 

 

La Commissione propone, altresì, di:

·         creare un  meccanismo di emergenza per reagire a situazioni di crisi(per esempio un problema relativo alla sicurezza alimentare) non compreso nel quadro finanziario pluriennale;

·         sostenere le organizzazioni di produttori e quelle interprofessionali e di sviluppare le filiere corte dal produttore al consumatore, senza tanti intermediari;

·         istituire una nuova agevolazione all’insediamento destinata agli agricoltori che hanno meno di quarant’anni, per sostenerli durante i primi cinque anni di vita del loro progetto;

·         fornire un maggiore sostegno agli agricoltori che si trovano in zone soggette a vincoli naturali, grazie a un’indennità supplementare che si aggiunge a quelli già disponibili nel quadro della politica di sviluppo rurale;

·         semplificare il sostegno ai piccoli agricoltori che avranno diritto a un assegno forfettario annuo che va da 500 a 1.000€ per azienda. Sarà incoraggiata la cessione di terreni da parte dei piccoli agricoltori che cessano l’attività ad altri agricoltori che intendono ristrutturare la propria azienda.

Pesca (rubrica 2)

La Commissione pr opone di concentrare gli stanziamenti[17] per la pesca, pari a 6,7 miliardi, nel Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) e negli accordi internazionali di pesca/ORP.

 

La Commissione europea ha presentato, il 13 luglio 2011, un pacchetto di atti e proposte concernenti la riforma della politica comune della pesca, l'organizzazione comune dei mercati della pesca e dell'acquacoltura, la dimensione esterna e lo sfruttamento sostenibile delle risorse.

Il 2 dicembre 2011 la Commissione europea ha poi presentato ilnuovo meccanismo di finanziamento per la pesca e la politica marittima; si tratta della proposta di regolamento che istituisce il Fondo per le politiche UE in materia di affari marittimi e pesca (FEAMP) per il periodo 2014-2020 (COM(2011)804), che sostituirà l'attuale Fondo europeo per la pesca (FEP) e vari altri strumenti ed avrà una dotazione complessiva di 6,5 miliardi di euro per l’intero periodo.

In base alle proposte sopra richiamate, il FEAMP – che dovrebbe costituire il pilastro della riforma della politica della pesca in relazione alla quale la Commissione presenterà specifiche proposte legislative – rientrerebbe nel quadro strategico comune per i fondi strutturali e sarebbe strutturato intorno a 4 pilastri:

-          pesca intelligente ed ecocompatibile (a gestione concorrente) per favorire il passaggio alla pesca sostenibile;

-          acquacoltura intelligente ed ecocompatibile (a gestione concorrente);

-          sviluppo territoriale sostenibile e inclusivo (a gestione concorrente);

-          politica marittima integrata (a gestione centralizzata diretta), per sostenere priorità trasversali che gli Stati membri non intraprendono di propria iniziativa, quali la ricerca marina, la pianificazione dello spazio marittimo, la gestione integrata delle zone costiere e la sorveglianza marittima integrata e l'adattamento agli effetti avversi del cambiamento climatico sulle zone costiere.

Le azioni del FEAMP sarebbero integrate da due strumenti internazionali:

-          gli accordi di partenariato nel settore della pesca (APP) che istituiscono il quadro giuridico, economico e ambientale delle attività di pesca svolte dai pescherecci dell'UE nelle acque dei paesi terzi che non sono in grado, da soli, di sfruttare pienamente i loro stock ittici in modo sostenibile;

-          le organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORP), organismi internazionali di cui fanno parte Stati, organizzazioni di integrazione economica regionale (l'UE) e gli organismi di pesca istituiti al fine di garantire la conservazione e la sostenibilità delle risorse alieutiche in alto mare.

Ambiente e azione per il clima (rubrica 2)

La Commissione – oltre ad integrare le priorità della politica ambientale saranno in tutti i principali strumenti UE di finanziamento (compresi i programmi relativi a coesione, agricoltura, pesca, ricerca e innovazione, aiuti esterni) - propone di mantenere il programma specifico LIFE+ per finanziare azioni nei settori dell'ambiente e dell'azione per il clima.

La proposta relativa a LIFE+, presentata il12 dicembre 2011 (COM(2011)874), prevede uno stanziamento complessivo di circa 3,6 miliardi di euro. Il programma sarà articolato in due sottoprogrammi: uno per l’ambiente, che, con una dotazione di circa 2,7 miliardi di euro, sosterrà interventi nei settori della biodiversità, dell’attuazione della politica ambientale dell’UE e dell’efficienza delle risorse; un altro per il clima che, con una dotazione di circa 900 milioni di euro, sosterrà interventi di attenuazione e adattamento dei cambiamenti climatici a livello locale e regionale, con particolare attenzione al coinvolgimento delle PMI nel collaudo di tecnologie su piccola scala a bassa emissione di carbonio e di tecnologie di adeguamento.

 

Affari interni (rubrica 3)

 

Dotazione complessiva 2014-2020[18]

8,23 miliardi di euro

Fondo per la migrazione e l'asilo

3,4 miliardi di euro

Fondo per la sicurezza interna

4,1 miliardi di euro

Sistemi informatici (tra cui SIS II e VIS)

730 milioni di euro

La Commissione propone di semplificare la struttura degli strumenti di spesa, riconducendo gli interventi a due soli programmi:

– il Fondo per la migrazione e l'asilo che sosterrà azioni in materia di asilo e di migrazione, integrazione di cittadini di paesi terzi e rimpatrio;

– il Fondo per la sicurezza interna fornirà assistenza finanziaria per le iniziative nell'ambito delle frontiere esterne e della sicurezza interna.

Entrambi i fondi avranno una dimensione esterna per assicurare la continuità territoriale dei finanziamenti, a partire dall'UE e a seguire nei paesi terzi (n particolare, per quanto riguarda il reinsediamento dei rifugiati, gli accordi di riammissione, i programmi di protezione regionale, la lotta contro l'immigrazione illegale, il rafforzamento della gestione delle frontiere e la cooperazione di polizia con i paesi confinanti).

Il 15 novembre 2011 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte che comprende:

·         la proposta di regolamento COM(2011)750, che stabilisce, quale parte del Fondo per la Sicurezza interna, lo strumento per il sostegno finanziario alle frontiere esterne e ai visti,con una dotazione complessiva proposta pari a 3,6 miliardi di euro;

·         la proposta di regolamento COM(2011)753 che istituisce, quale parte del Fondo per la Sicurezza interna, lo strumento per il sostegno finanziario alla cooperazione di polizia, alla prevenzione e alla repressione della criminalità nonché alla gestione delle crisi, con dotazione complessiva pari a 1,1 miliardi di euro;

·         la proposta di regolamento COM(2011)751 che istituisce il Fondo “Asilo e immigrazione”, con una dotazione pari a 3,8 miliardi di euro

·         la proposta di regolamento COM(2011)752 recante disposizioni generali applicabili al Fondo per l’Asilo e l’immigrazione e allo strumento per il sostegno finanziario alla cooperazione di polizia, alla prevenzione e alla repressione della criminalità nonché alla gestione delle crisi

 

Giustizia (rubrica 3)

 

Dotazione complessiva  2014-2020[19]

802 milioni di euro

Programma Diritti e cittadinanza

387 milioni di euro

Programma Giustizia

416 milioni di euro

 

Anche in questo settore la Commissione propone di ricondurre gli interventi in duesoli programmi Giustizia e Diritti e cittadinanza.

La proposta di regolamento che istituisce il programma Diritti e cittadinanza per il periodo 2014-2020 (COM(2011)758) è stata presentata il 15 novembre 2011.

Il programma si pone, in un'ottica di semplificazione e razionalizzazione, come successore di tre programmi esistenti (Programma Diritti fondamentali e cittadinanza; programma Daphne III per la lotta alla violenza contro le donne, e giovani e i bambini; Programma Progress, limitatamente alle sezioni "diversità e lotta contro la discriminazione" e "parità fra uomini e donne"). La dotazione finanziaria proposta per l’esecuzione del programma "Diritti e cittadinanza", per il periodo 2014- 2020, è pari a 439 milioni di euro, confermando sostanzialmente gli stanziamenti per il periodo 2007-2013.

La proposta di regolamento che istituisce il programma Giustizia per il periodo 2014-2020 (COM(2011)759), presentata nella medesima data, prevede anch’essa la sostituzione di tre programmi attuali (Giustizia civile; Giustizia penale;  Prevenzione e informazione in materia di droga) e si avvarrà di una dotazione finanziaria pari a 472 milioni di euro (superiore a quelle prevista per il 2007-2013).

 

I due programmi si concentreranno su una serie di priorità tematiche e finanzieranno attività che offrano un chiaro valore aggiunto a livello UE, quali:

-      la formazione degli operatori del diritto (giudici e pubblici ministeri);

-      il consolidamento delle reti, intese quali organizzazioni a livello UE per agevolare la preparazione delle future iniziative in questo settore, nonché promuovere la loro applicazione uniforme in Europa;

-      la cooperazione transnazionale, ad esempio mediante l'istituzione di sistemi di allarme per i minori scomparsi, o il coordinamento della cooperazione antidroga a livello operativo e transfrontaliero;

-      l'informazione e la sensibilizzazione del pubblico, ivi compreso il sostegno a campagne nazionali ed europee per informare i cittadini circa i loro diritti garantiti dalla normativa europea e i mezzi per farli valere.

Salute e consumatori (rubrica 3)

Dotazione complessiva 2014-2020[20]

2,75 miliardi

 Sicurezza alimentare

2,2 miliardi

 Programma Salute per la crescita

396 milioni

 Programma per i consumatori

175 milioni

Il nuovo programma "Salute per la crescita" sosterrà la collaborazione con gli sati membri per proteggere i cittadini dalle minacce sanitarie transfrontaliere, accrescere la sostenibilità dei servizi sanitari e migliorare la salute della popolazione, favorendo al tempo stesso l'innovazione in campo sanitario.

Il programma per i consumatori sarà incentrato sul miglioramento del flusso di informazioni ai consumatori e sulla rappresentanza degli interessi dei consumatori. In particolare, esso sarà inteso a sostenere l'effettiva applicazione delle norme a tutela dei consumatori attraverso la cooperazione tra le autorità e le organizzazioni responsabili della loro attuazione, l'informazione, l'istruzione e la risoluzione delle controversie.

Entrambi i programmi saranno eseguito mediante gestione centralizzata diretta e indiretta.

In particolare, il programma "Salute per la crescita" sarà gestito dall'Agenzia esecutiva per la salute e i consumatori e, per le parti di rispettiva competenza dal'Ufficio comunitario delle varietà vegetali (UCVV), dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (CEPCM), dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dall'Agenzia europea per i medicinali (EMA).

Azione esterna dell’UE (rubrica 4)

Dotazione complessiva 2014-2020[21]

70 miliardi

Strumento di cooperazione allo sviluppo

20,6 miliardi

Strumento di preadesione

12,5 miliardi

Strumento europeo di vicinato

16,1 miliardi

Strumento di partenariato

1 miliardo

Strumento di stabilità

2,5 miliardi

Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani

1,4 miliardi

Politica estera e di sicurezza comune

2,5 miliardi

Strumento per l'aiuto umanitario

6,4 miliardi

Capacità di reazione di protezione civile alle emergenze

0,2 miliardi

Corpo volontario europeo di aiuto umanitario

0,2 miliardi

Strumento per la cooperazione in materia di sicurezza nucleare

0,56 miliardi

Assistenza macrofinanziaria

0,6 miliardi

Fondo di garanzia per le azioni esterne

1,26 miliardi

Riserva per aiuti d'urgenza

2,45 miliardi

Nel settore dell’azione esterna dell'UE la Commissione propone di mantenere diversi strumenti di azione in relazione alle varie finalità perseguite. A tal fine il 7 dicembre 2011 la Commissione ha presentato le proposte di regolamento che istituiscono i seguenti strumenti:

-          lo strumento di cooperazione allo sviluppo, già operante nell’attuale QFP, che sarebbe affiancato dal Fondo europeo di sviluppo (FES), relativo alla cooperazione con i paesi ACP (paesi dell' Africa dei Caraibi e del Pacifico) e i PTOM (paesi e territori d' oltremare) che dovrebbe rimanere al di fuori del bilancio anche per il 2014-2020, con una dotazione di 34,276 miliardi di euro. Nella proposta di regolamento (COM (2011) 840) è previsto un importo totale dello strumento di cooperazione allo sviluppo pari a 23,295 miliardi di euro;

-          lo strumento di assistenza preadesione, inteso a garantire che i paesi candidati o candidati potenziali siano adeguatamente preparati per l'adesione. Nella proposta di regolamento (COM (2011) 838) è previsto un importo totale pari a 14,110 miliardi di euro;

-          lo strumento europeo di vicinato, che finanzierà la cooperazione con i paesi vicini dell'UE. Nella proposta di regolamento (COM (2011) 839) è previsto un importo totale pari a 18,182 miliardi di euro;

-          lo strumento di partenariato è un nuovo programma inteso a fornire un sostegno ad hoc per la cooperazione con tutti i paesi terzi (in via di sviluppo e non in via di sviluppo), con un'attenzione specifica ai partner strategici e alle economie emergenti. Nella proposta di regolamento (COM (2011) 843) è previsto un importo totale pari a 1,131 miliardi di euro;

-          lo strumento europeo per la democrazia e i diritti dell'uomo (EIDHR) sarebbe rafforzato e concentrato su due attività:a) lo sviluppo di società civili quale strumenti di cambiamento e di difesa dei diritti umani e della democrazia e il rafforzamento delle capacità dell'UE di reagire prontamente alle violazioni gravi dei diritti dell'uomo; b) sostegno alle missioni di osservazione elettorale e al miglioramento delle procedure elettorali. Nella proposta di regolamento (COM (2011) 844) è previsto un importo totale pari a 1,5 miliardi di euro;

-          lo strumento di stabilità è inteso a finanziare interventi per la reazione alle crisi, tra cui le calamità naturali, nonché per la prevenzione dei conflitti e il consolidamento della pace e delle istituzioni statali. Nella proposta di regolamento (COM (2011) 845) è previsto un importo totale pari a 2,8 miliardi di euro;

-          lo strumento per la cooperazione in materia di sicurezza nucleare mira alla promozione della sicurezza nucleare a sostegno delle normative internazionali e all'applicazione di misure di salvaguardia concernenti il materiale nucleare nei paesi terzi. Nella proposta di regolamento (COM (2011) 841) è previsto un importo totale pari a 631 milioni di euro.

 

La Commissione propone, infine, di mantenere fuori dal quadro finanziario pluriennale tre ulteriori strumenti rilevanti per l’azione esterna: il già richiamato Fondo europeo di sviluppo, con una dotazione di 30,3 miliardi, il Fondo mondiale per il clima e la biodiversità e la riserva per gli aiuti d'urgenza, con dotazione di 2,5 miliardi.

 

Spese amministrative

Dotazione complessiva 2014-2020

62,6 miliardi di euro

Spesa amministrativa delle istituzioni

50,45 miliardi di euro

Spesa per le pensioni e le scuole europee

12,2 miliardi di euro

La Commissione motiva la distinzione tra la spesa per il funzionamento delle istituzioni dell'UE e quella per le pensioni e per le scuole europee, in ragione della loro differente natura e dal fatto che la seconda tipologia di spese e influenzata da tendenze a lungo termine.

La Commissione sottolinea che la spesa amministrativa non ha subito modifiche sostanziali negli ultimi anni, nonostante l’allargamento, il numero crescente di Istituzioni e organismi con sede in tutta l'UE, i compiti supplementari e la conseguente crescita numerica del personale e, successivamente, anche dei pensionati.

La spesa per il funzionamento delle Istituzioni sarebbe ripartita, secondo le indicazioni della Commissione, come segue: Parlamento europeo (circa 20%), Consiglio europeo e Consiglio (7%), Commissione (40%), altre istituzioni e organi (15%).

 

La Commissione propone alcune modifiche all'attuale statuto del personale – che troverebbero applicazione già dal 2013 - intese ad ottenere ulteriori guadagni in termini di efficacia e di economie:

-          una riduzione del 5% dell'organico di ciascuna istituzione, agenzia o altro organismo che sarebbe compensato da un aumento delle ore lavorative minime (da 37,5 a 40 ore settimanali) senza un corrispondente adeguamento salariale;

-          modifiche al metodo di adeguamento delle retribuzioni;

-          un innalzamento dell'età pensionabile da 63 a 65 anni (e dell'età per il pensionamento anticipato da 55 a 58 anni), introducendo incentivi per continuare a lavorare fino a 67 anni;

-          la fissazione un nesso chiaro fra responsabilità e grado, riservando i due gradi superiori della carriera (AST 10 e 11) ai funzionari che sono investiti del più alto livello di responsabilità.

Anche con riguardo alle agenzie, la Commissione intende presentare alcune modifiche alle norme relative al personale al fine di tenere in maggiore considerazione le caratteristiche specifiche delle agenzie stesse e di ottenere risparmi supplementari sulle relative spese amministrative.


TABELLA 4 (in milioni di euro)

 

 

 

 




La riforma del sistema delle risorse proprie dell’UE

La proposta della Commissione europea sulla riforma del sistema delle risorse proprie si articola in tre elementi principali:

·         l’introduzione di nuove risorse proprie;

·         la semplificazione dei contributi degli Stati membri;

·         la riforma dei meccanismi di correzione.

Il massimale delle risorse proprie per il periodo 2014 -2020 sarebbe fissato al 1,29% del Reddito nazionale lordo totale degli Stati membri dell’UE (RNL) in impegni e al 1,23 % del RNL in pagamenti, rispetto all’attuale 1,31% del RNL in impegni e al 1,23% del RNL in pagamenti, per il periodo 2007-2013.

Le risorse proprie sono i sono i mezzi di finanziamento del bilancio dell’Unione e sono attualmente disciplinate dalla decisione 2007/436/CE, Euratom, per il periodo 2007-2013. Il Trattato di Lisbona, riproponendo sostanzialmente la procedura previgente, ne prevede l’adozione con una decisione del Consiglio che delibera all'unanimità previa consultazione del Parlamento europeo. La decisione entra in vigore soltanto previa approvazione degli Stati membri secondo le rispettive norme costituzionali.

Il TFUE prevede, peraltro espressamente, all’articolo 311, paragrafo 3, che il Consiglio adesso possa “istituire nuove categorie di risorse proprie o sopprimere una categoria esistente” nel quadro di una decisione sulle risorse proprie.

L’attuale sistema delle risorse proprie comprende:

i diritti riscossi nel quadro della politica agricola comune;

● i dazi doganali;

un'aliquota dello 0,30% applicata alla base imponibile dell'IVA ("risorsa IVA"). La base imponibile da prendere in considerazione non eccede il 50% del Reddito nazionale lordo di ciascuno Stato;

un'aliquota, da determinare secondo la procedura di bilancio tenuto conto di tutte le altre entrate, applicata alla somma dei redditi nazionali lordi (RNL) di tutti gli Stati membri ("risorsa RNL");

altre entrate dell’UE (ovvero le imposte pagate dai funzionari, le ammende inflitte dall'Unione alle imprese, gli interessi di mora, ecc.).

Le prime due risorse sono definite risorse proprie tradizionali è sono destinate integralmente al bilancio dell’UE, detratta una percentuale del 25% trattenuta dagli Stati membri a titolo di riscossione.

La Commissione propone inoltre una riduzione della percentuale delle spese di riscossione sulle risorse proprie tradizionali, trattenute dagli stati membri, dall’attuale 25%  al  10%.

Tale riduzione produrrebbe un aumento della contribuzione complessiva a titolo di risorse proprie tradizionali ed una corrispondente riduzione, per lo stesso importo, del finanziamento in chiave RNL da parte degli Stati membri.

Semplificazione dei contributi degli Stati membri

La Commissione propone la soppressione della risorsa propria basata sull’IVA a partire dal 31 dicembre2013, in concomitanza con l’introduzione di nuove risorse proprie.

La soppressione (con cui il Governo italiano ha inizialmente espresso riserve, v. infra) viene motivata dalla Commissione rilevando che l’attuale risorsa IVA è complessa, richiede molto lavoro amministrativo per ottenere una base armonizzata e offre scarso o nessun valore aggiunto rispetto alla risorsa propria basata sull’RNL. La sua soppressione comporterebbe, pertanto, una notevole semplificazione dei contributi nazionali e ridurrà l’onere amministrativo per la Commissione come per gli Stati membri.

 

Introduzione di nuove risorse proprie

La Commissione propone l’introduzione di due nuove risorse proprie a decorrere al più tardi dal 1° gennaio 2018: una tassa sulle transazioni finanziarie e un nuovo regime IVA europeo, che dovrebbe sostituire l’attuale risorsa fondata su una porzione dell’IVA raccolta sui base nazionale.

I contributi diretti basati sul RNL a carico dei bilanci degli Stati membri dovrebbe di converso ridursi.

Il ritardo previsto per l’effettiva entrata in vigore delle nuove risorse è giustificato dalla Commissione europea richiamando l’esigenza di completare il quadro legislativo di riferimento, sia a livello europeo che a livello nazionale, nonché di adeguare a livello amministrativo le relative procedure

In proposito si può evidenziare una potenziale asimmetria temporale tra l’attivazione di un eventuale nuovo regime IVA e la soppressione del regime vigente. Sarebbe, quindi, opportuno acquisire più puntuali elementi di informazione al riguardo.

Nel corso del processo di elaborazione delle proposte in materia la Commissione aveva individuato sei possibili nuove risorse proprie nel corso del processo di consultazione che ha condotto alle nuove proposte sul prossimo QFP: oltre alla tassazione delle transazioni finanziarie ed all’IVA europea, la Commissione aveva preso in considerazione come possibili nuove risorse proprie anche le seguenti: proventi delle aste nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione di gas ad effetto serra; tassa europea sul trasporto aereo; tassa europea sull’energia; imposta europea sui proventi delle società.

 

La tassa sulle transazioni finanziarie

Il 28 settembre 2011 la Commissione europea ha presentato la proposta di direttiva relativa ad un sistema comune d’imposta sulle transazioni finanziarie e recante modifica della direttiva 2008/7/CE (COM(2011)594).

L’imposta si applicherebbe ad ogni transazione finanziaria definita come:

·         l’acquisto e la vendita di uno strumento finanziario prima della compensazione e del regolamento, compresi i contratti di vendita con patto di riacquisto e di acquisto con patto di rivendita, nonché i contratti di concessione e assunzione di titoli in prestito;

·         il trasferimento tra entità dello stesso gruppo del diritto di disporre di uno strumento finanziario a titolo di proprietario e qualsiasi operazione equivalente che implica il trasferimento del rischio associato allo strumento finanziario, se non soggetta punto precedente;

·         la stipula o modifica di contratti derivati.

Nell’ambito di applicazione dell’imposta ricadrebbero tutti gli strumenti negoziabili sul mercato dei capitali, strumenti del mercato monetario (a eccezione degli strumenti di pagamento), quote o azioni di organismi d’investimento collettivo e contratti derivati, incluse le transazioni negoziate fuori borsa (over-the-counter). Sarebbero invece escluse le transazioni con la Banca centrale europea e con le banche centrali nazionali per evitare ripercussioni sulle possibilità di rifinanziamento degli enti finanziari o sulle politiche monetarie in generale.

Il luogo di imposizione sarebbe lo Stato membro sul cui territorio risiede un ente finanziario coinvolto nella transazione. L’imposta sarebbe esigibile nel momento in cui avviene la transazione finanziaria. Il suo successivo annullamento non sarebbe  considerato motivo di non esigibilità dell’imposta, fatti salvi i casi di errori.

La base imponibile degli strumenti finanziari (eccetto i derivati) sarebbe costituita dal loro prezzo di mercato determinato nel momento in cui l’ITF diventa esigibile. Tuttavia, per i casi in cui il corrispettivo sia inferiore al prezzo di mercato o per le transazioni effettuate tra entità di un gruppo che non sono coperte dai concetti di “acquisto” e “vendita”, la base imponibile sarebbe rappresentata dal prezzo determinato a condizioni di mercato nel momento in cui l’ITF diventa esigibile.

Per l’acquisto, la vendita, il trasferimento, la stipula e la modifica di contratti derivati, la base imponibile dell’ITF sarebbe l’ammontare nozionale al momento dell’acquisto, vendita, trasferimento, stipula o modifica del contratto derivato (Il valore nozionale di un contratto derivato è l’importo in base al quale sono scam-biati i flussi; tale ammontare può essere espresso sia in termini di valore monetario sia in termini di quantità).

Le aliquote sarebbero fissate da ogni Stato membro come percentuale della base imponibile e non possono essere inferiori a:

•      0,1% in relazione alle transazioni finanziarie su tutti gli strumenti finanziari eccetto i derivati;

•      0,01% in relazione alle transazioni finanziarie sui contratti derivati.

 

Nella valutazione di impatto che accompagna la proposta di direttiva la Commissione stima che l’applicazione dell’aliquota dello 0,1% assicurerebbe un gettito totale compreso tra 73,3 (in caso di forte diminuzione dei volumi delle transazioni) e 433,9 miliardi di euro (con una ridotta diminuzione dei volumi), pari, rispettivamente, allo 0,60% al 3,54% del PIL dell’UE.

 

      Il termine di recepimento della direttiva negli ordinamenti nazionali è fissato al 31 dicembre 2013, di modo che la nuova imposta si applichi a partire dal 1° gennaio 2014.

 

La nuova risorsa IVA

La nuova risorsa IVA consisterebbe in una quota dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) applicabile alle forniture di beni e servizi, agli acquisti intracomunitari di beni e alle importazioni di beni soggetti a un’aliquota IVA normale in ogni Stato membro a norma della direttiva 2006/112/CE (sesta direttiva IVA). L’aliquota applicabile sarebbe definita con un apposito regolamento e in ogni caso non dovrebbe essere superiore al 2% dell’aliquota normale.

 

La Commissione europea ha presentato il 9 novembre 2011 la proposta di regolamento relativa al calcolo e alla messa a disposizione delle risorsa basata sull’imposta sul valore aggiunto (IVA) (COM(2011)737). La proposta, che stabilisce il metodo che gli Stati membri devono utilizzare per calcolare la nuova risorsa IVA prevede, in particolare, di allineare il calendario di introduzione delle nuova risorsa IVA a quello della nuova imposta sulle transazioni finanziarie: utilizzare la nuova risorsa IVA a partire dal 1° gennaio 2014.

Il metodo di calcolo della nuova risorsa IVA si fonda sui seguenti principi e fasi:

·           si utilizzano come punto di partenza i dati relativi alle entrate IVA, in possesso degli Stati membri. Onde garantire che siano considerate solo le entrate IVA, circa la metà degli Stati membri dovrà continuare a correggere i dati per escludere interessi e sanzioni;

·           si propone che la Commissione provveda a determinare una proporzione media, unica per tutta l'Unione, delle entrate IVA provenienti da forniture al consumo finale (cioè alle famiglie o altri soggetti non aventi diritto alla deduzione dell'IVA pagata) che sono soggette a un'aliquota IVA normale in ogni Stato membro;

·           gli Stati membri applicano la proporzione media unica per tutta l'Unione alle proprie entrate adeguate. L'importo risultante di "entrate IVA imponibili" è convertito in un valore di base, al netto dell'imposta, usando l'aliquota IVA normale effettiva di ciascuno Stato membro. La proposta non prenderebbe quindi in considerazione le aliquote ridotte.

·           una volta determinato il valore della base imponibile, per calcolare il contributo effettivo è applicata la quota stabilita dal regolamento di esecuzione della decisione relativa alle risorse proprie. Non è previsto un livellamento artificiale delle basi imponibili.

In sintesi, ogni mese gli Stati membri effettuano un calcolo utilizzando le loro entrate IVA (adeguate) del mese, la proporzione media - unica per tutta l'Unione e stabilita dalla Commissione - delle entrate IVA provenienti da forniture al consumo finale soggette a un'aliquota IVA normale, la loro aliquota normale e la quota definita per la nuova risorsa propria IVA.

La Commissione ritiene, che rispetto al metodo attuale, il nuovo metodo semplificato consentirebbe di:

·           ridurre il numero delle correzioni che gli Stati membri devono applicare alle loro entrate IVA;

·           eliminare la necessità di calcolare le compensazioni;

·           eliminare la necessità per gli Stati membri di calcolare un'aliquota media ponderata (AMP) per l'interesse posto esclusivamente sulle forniture al consumo finale sistematicamente soggette a un'aliquota IVA normale, assieme alla proposta di calcolare a livello centralizzato una proporzione media, unica per tutta l'Unione, di tali operazioni.

Per quanto riguarda, invece, la modalità di messa a disposizione del bilancio dell'Unione della nuova risorsa propria IVA, nella proposta della Commissione si evidenziano in particolare due elementi:

·           il diritto alla risorsa propria sorge unicamente quando uno Stato membro ha effettivamente riscosso l'importo, in modo da determinare, ad avviso della Commissione, un collegamento stretto e automatico tra le entrate IVA e le condizioni economiche nazionali e il bilancio dell'Unione europea. La nuova risorsa propria IVA sarà direttamente influenzata dalle politiche nazionali e dell'Unione in materia di IVA;

·           per consentire la riscossione più rapida ed efficace della risorsa propria, si propone che le entrate siano messe a disposizione tramite un sistema di estratti mensili in cui figuri chiaramente la data entro la quale gli importi delle risorse proprie devono essere messi a disposizione. Gli importi saranno trasferiti allo stesso conto utilizzato per le altre risorse proprie.

Secondo la Commissione, utilizzando le entrate effettivamente riscosse dagli Stati membri non sarà più necessario formulare previsioni ed effettuare successivi adeguamenti, nonché determinare il saldo IVA alla fine dell'anno. Ciò ridurrà notevolmente la gestione amministrativa della risorsa e i relativi costi.

Nel corso delle audizioni sul nuovo QFP svolte presso le Commissioni bilancio e politiche UE della Camera, sono stati posti in rilievo alcuni aspetti di potenziale criticità del nuovo sistema tra cui l’esigenza, al fine di neutralizzare l’effetto dell’applicazione di differenti aliquote ordinarie IVA vigenti nei vari Stati membri, di introdurre la previsione di meccanismi di correzione perequativi.

Il passaggio dal vecchio al nuovo sistema

La tabella seguente illustra il passaggio dai contributi nazionali esistenti alle nuove risorse proprie. Queste ultime finanzieranno all’incirca il 40% delle spese dell’UE. Le risorse proprie tradizionali rappresenterebbero quasi il 20% del totale. La risorsa propria basata sull’RNL rimarrebbe la risorsa più importante in assoluto, finanziando il 40% circa del bilancio.

 

Progetto di bilancio 2012

2020

miliardi di EUR

% delle risorse proprie

miliardi di EUR

% delle risorse proprie

Risorse proprie tradizionali

19,3

14,7

30,7

18,9

Contributi nazionali esistenti

di cui:

111,8

85,3

65,6

40,3

Risorsa propria basata sull’IVA

14,5

11,1

-

-

Risorsa propria basata sull’RNL

97,3

74,2

65,6

40,3

Nuove risorse proprie

di cui:

-

-

66,3

40,8

Nuova risorsa IVA

-

-

29,4

18,1

Imposta dell’UE sulle transazioni finanziarie

-

-

37,0

22,7

Totale risorse proprie

131,1

100,0

162,7

100,0

Riforma dei meccanismi di correzione

L’attuale disciplina delle risorse proprie prevede, per il periodo 2007-2013, meccanismi di correzione temporanei a favore di Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Svezia e Austria.

Nel quadro finanziario vigente sono previste due tipologie di correzioni:

-     il meccanismo di correzione di bilancio per il Regno Unito[22] (cosiddetto “sconto britannico”), previsto sin dal 1984, e che consiste in una compensazione del saldo netto negativo nella misura dello 0,66% (la misura della compensazione è oggetto di una graduale riduzione in modo che il Regno Unito partecipi integralmente nel 2013 al finanziamento degli stanziamenti diretti ai 12 nuovi Paesi membri, esclusa la spesa per il mercato e per i pagamenti diretti in agricoltura);

-     correzioni specifiche a favore di alcuni tra i maggiori contribuenti netti al bilancio comunitario: per il periodo 2007-2013 l'aliquota di prelievo della risorsa IVA per la Germania è  fissata allo 0,15%, per i Paesi Bassi e la Svezia allo 0,10, e per l’Austria allo 0,225%; per il periodo 2007-2013 i Paesi Bassi beneficiano di una riduzione lorda del loro contributo annuale a titolo di risorsa RNL pari a 605 milioni di euro. La Svezia beneficerà di una riduzione lorda del suo contributo annuale RNL pari a 150 milioni di euro.

 

La Commissione ritiene che le condizioni oggettive alla base dei meccanismi di correzione attuali si sono notevolmente modificate, in quanto parte rappresentata dalla PAC nel bilancio dell’UE e il finanziamento su base IVA sono diminuiti notevolmente. Con riferimento al Regno Unito, la commissione osserva che si tratta attualmente di uno degli Stati membri più prosperi dell’UE.

 

 

1984

2005

2011

Quota della PAC nel bilancio (% del totale)

69%

50%

44%

Contributo basato sull’IVA (% del totale)

57%

16%

11%

Prosperità del Regno Unito

(RNL pro capite in SPA)

93% dell’UE-10

117% dell’UE-25

111% dell’UE-27

La Commissione propone quindi di convertire, a decorrere dal 2014, gli attuali meccanismi di correzione in una riduzione lorda forfettaria dei pagamenti RNL a favore di Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Svezia.

per il periodo 2014-2020, si propone quindi una riduzione lorda dei contributi RNL annui ai seguenti Stati membri:

·         2500 milioni di euro per la Germania;

·         1050 milioni di euro per i Paesi Bassi;

·         350 milioni di euro per la Svezia;

·         3600 milioni di euro per il Regno Unito.

 

Si segnala che la previsione di un meccanismo di correzione a favore di alcuni Stati membri potrebbe configurare una sperequazione rispetto ad altri contributori netti con elevato saldo negativo tra cui l’Italia, tenuto anche conto che il livello attuale di prosperità relativa dell’Italia stessa è lievemente inferiore alla media dell’UE a 27.

 

L’impatto delle proposte della Commissione sui saldi netti dell’Italia

Alcune stime sul possibile impatto del nuovo QFP sul saldo netto dell’Italia sono state fornite dalla Dott.ssa Amadori, Ispettore Generale Capo Ministero Economia e Finanze – IGRUE, nel corso dell’audizione presso le Commissioni bilancio e politiche UE della Camera, il 27 settembre 2011.

In tale sede sono stati formulati due possibili scenari negoziali.

Il primo (Scenario A) si fonda sulle proposte di fissazione e ripartizione degli stanziamenti formulate della Commissione europea (mantenimento dotazione QFP all’1,05% dell’RNL UE) nonché su altre ipotesi più favorevoli all’Italia (mantenimento dei criteri di pre-assegnazione delle risorse della coesione 2007/2013, assicurando la concentrazione finanziaria nelle aree più deboli; mantenimento dei criteri di attribuzione delle risorse della PAC; abolizione dei meccanismi di correzione).

In tal caso per l’Italia potrebbe registrarsi un saldo medio annuo negativo pari a circa 3,4 mld di euro (a fronte dei 5 mld dell’attuale QFP; cfr. anche la tabella riportata alla pagina seguente).


Saldi netti dei principali contributori (primo scenario)

(in milioni di euro)

 

1984

2005

2011

Quota della PAC nel bilancio (% del totale)

69%

50%

44%

Contributo basato sull’IVA (% del totale)

57%

16%

11%

Prosperità del Regno Unito

(RNL pro capite in SPA)

93% dell’UE-10

117% dell’UE-25

111% dell’UE-27

Fonte: Ragioneria generale dello Stato

Un secondo scenario negoziale tiene conto dell’accoglimento della proposta formulata dai 9 principali contributori netti per una riduzione della dotazione del QFP all’1,00% dell’RNL UE combinata tuttavia con alcune ipotesi meno favorevoli all’Italia (concentrazione delle risorse della Politica di Coesione in favore dei nuovi Stati membri; mantenimento dei meccanismi di correzione; sanzioni per gli Stati che non rispettano gli obiettivi macroeconomici del patto di stabilità con la riduzione delle risorse della politica di coesione).

 

In tal caso il saldo medio annuo dell’Italia sarebbe pari a circa 3,9 miliardi di euro:

Saldi netti dei principali contributori (secondo scenario)

(in milioni di euro)

 

Rientri

Versamenti

Saldo totale 2014-2020

Saldo medio annuo

Germania

87.312

156.853

-69.541

-9.934

Regno Unito

47.225

94.777

-47.552

-6.793

Francia

92.768

123.055

-30.287

-4.327

Paesi Bassi

13.372

44.689

-31.317

-4.474

Italia

78.121

102.594

-24.473

-3.496

 

Fonte: Ragioneria generale dello Stato


 


 


le prospettive del negoziato sul QFP e sulle risorse proprie

 

Struttura e calendario del negoziato

Il negoziato sul quadro finanziario pluriennale (QFP) e sulle risorse proprie per il periodo 2014-2020 è stato avviato subito dopo la presentazione, il 29 giugno 2011, delle proposte della Commissione.

Il negoziato si svolge in seno al Consiglio Affari generali, che ha competenza orizzontale sul QFP ad eccezione della risorse proprie, per il quale è competente il Consiglio ECOFIN.

I lavori del Consiglio affari generali sono preparatidal Comitato dei Rappresentanti permanenti (COREPER), che si avvale del lavoro istruttorio svolto dal gruppo “Amici della Presidenza”.

Le altre formazioni del Consiglio sono chiamate ad occuparsi degli aspetti specifici per i rispettivi ambiti di competenza, sulla base delle proposte settoriali che la Commissione europea ha presentato a partire dall’autunno 2011 per le varie politiche di spesa.

Il negoziato all’interno del Consiglio è stato articolato in tre fasi: una fase di chiarificazione e definizione delle posizioni dei singoli Stati membri; una fase di negoziato vero e proprio per ridurre le eventuali differenze di posizione dei singoli Stati membri ed una fase finale volta a preparare la conclusione del negoziato e l’accordo.

La presidenza danese (I° semestre 2012), in linea con quanto indicato dal  Consiglio europeo del 9 dicembre 2012 auspica che il QFP sia adottato entro la fine del 2012 (sotto Presidenza cipriota), così da agevolare la transizione dal QFP attuale a quello futuro, che dovrebbe entrare in vigore il 1º gennaio 2014.

Prossime tappe

 

Entro marzo 2012: Gli organi preparatori del Consiglio continueranno a esaminare le proposte relative al QFP e individueranno le questioni in sospeso. Tali lavori serviranno alla presidenza danese come orientamento per l'elaborazione di uno "schema di negoziato" cosiddetto negotiating box (il documento che contiene principali elementi del negoziato e le diverse opzioni, ma che non indicherà ancora le cifre principali).

 

Marzo - aprile 2012: Gli Stati membri terranno ulteriori dibattiti orientativi sulle diverse rubriche di spesa in occasione delle sessioni del Consiglio "Affari generali" del 26 marzo e 24 aprile 2012.

 

A partire dal maggio 2012: Si terranno regolarmente dibattiti sullo "schema di negoziato" in seno ai diversi organi preparatori del Consiglio e a livello ministeriale.

Giugno 2012: Il Consiglio europeo discuterà lo "schema di negoziato" nella sessione prevista per il 28 e 29 giugno.

La Presidenza danese, prevede inoltre di svolgere una riunione informale di Ministri per gli affari europei il 10 ed 11 maggio 2012 dedicata alla discussione sul QFP.

 

La Presidenza danese ha organizzato in cooperazione con il Parlamento europeo e la Commissione una conferenza con rappresentanti di tutte le istituzioni dell’UE ed i Parlamenti nazionali per il 22 marzo 2012 a Bruxelles.

Si ricorda che una prima conferenza con rappresentati di tutte le istituzioni dell’UE ed i Parlamenti nazionali si è svolta a Bruxelles il 20 e 21 ottobre 2011.

La presidenza danese del Consiglio collaborerà strettamente con il Parlamento europeo durante tutta la procedura per garantire una rapida adozione delle decisioni pertinenti.

 

Principali nodi negoziali

Gran parte degli Stati membri ha già indicato, prima ancora della presentazione delle proposte della Commissione europea, i capisaldi della propria posizione negoziale sia in merito all’impostazione generale e alla struttura del QFP sia in merito all’articolazione delle singole politiche.

Tali posizioni sono state in linea generale ribadite e precisate nelle riunioni sinora svolte dal Consiglio affari generali e dalle composizioni settoriali del consiglio competenti per le singole politiche di spesa.

Volume del Quadro finanziario pluriennale

Un primo elemento di contrasto tra gli Stati membri e tra le Istituzioni dell’UE è costituito dal volume complessivo del prossimo QFP.

La proposta della Commissione di aumentare del 5% sia pure in valore assoluto, gli stanziamenti complessivi – recependo le indicazioni del Parlamento europeo – non appare condivisa dai principali Stati contributori netti (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia Germania, Paesi Bassi, Regno unito e Svezia).

In base a stime informali i maggiori contributori netti nel periodo 2007-2013 sarebbero la Germania (con un saldo netto medio negativo di 6,3 miliardi), Francia (5,1 miliardi), e Italia (5 miliardi).

Con una lettera congiunta dei rispettivi primi ministri al Presidente della Commissione europea, Regno Unito, Germania, Francia, Paesi bassi e Finlandia avevano, già nell’ottobre 2010, chiesto di mantenere il bilancio dell’Ue entro il limiti dei massimali previsti per il periodo 2007-2013 o ridurne addirittura le dimensioni di almeno 100 miliardi di euro in coerenza con sforzi straordinari degli Stati membri per riordinare i conti pubblici.

A margine del Consiglio Affari generali del 12 settembre 2011 si è svolta una riunione delle delegazioni degli Stati membri “contribuenti netti” alla quale hanno partecipato delegazioni di 9 Stati (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno unito e Svezia) a termine della quale è stato concordato un documento nel quale si sottolinea come in un momento in cui gli Stati stanno adottando severe misure di consolidamento dei conti pubblici, la spesa pubblica europea non possa essere esentata dalla disciplina di bilancio. Il documento evidenza che le proposte della Commissione europea per il prossimo quadro finanziario sono troppo elevate e si chiede che il livello complessivo degli stanziamenti dovrà essere pertanto ridotto; inoltre, si chiede e che non vi siano previsioni di spesa collocate fuori dal quadro finanziario (come ad esempio previsto dalla Commissione per i grandi progetti ITER e GMES).

Il Consiglio "Affari generali" del 27 gennaio 2012 ha discusso le priorità principali del QFP e, per la prima volta, gli importi globali proposti dalla Commissione, al fine di appurare a quale livello gli Stati membri desiderino fissare gli importi massimi di spesa dell'UE e in che modo tali importi debbano essere spalmati su diversi settori politici nel periodo 2014-2020.

La Presidenza danese del Consiglio dell’UE (1° gennaio - 30 giugno 2012) ha dichiarato, in esito alla riunione, che si sono delineati due orientamenti tra gli Stati membri: alcune delegazioni hanno sottolineato la necessità che il prossimo QFP rifletta la crisi attuale e gli sforzi di risanamento di bilancio intrapresi a livello nazionale, mentre altre hanno evidenziato l'importanza di finanziamenti appropriati per le politiche comuni dell'UE, in modo che il QFP possa contribuire in modo adeguato ad affrontare le sfide comuni.

In particolare, secondo notizie di stampa, le delegazioni di Francia, Germania, Austria, Regno unito, Paesi bassi, Finlandia e Svezia avrebbero ribadito la richiesta una riduzione degli stanziamenti globali che sarebbero troppo elevati (Germania e Paesi bassi avrebbero quantificato la riduzione in 100 miliardi di euro sul periodo complessivo 2014-2020).

Distribuzione degli stanziamenti

Il secondo nodo negoziale attiene alla composizione della spesa, in particolare alla distribuzione degli stanziamenti tra le varie politiche e in seno a ciascuna di essa, e si è sviluppato anche alla luce delle specifiche proposte legislative relative ai fondi e ai programmi di spesa settoriali.

Su tale questione sono emerse nel corso del negoziato posizioni differenti: alcuni Stati membri hanno difeso la politica agricola comune (Francia e Irlanda), altri hanno indicato come prioritaria la politica di coesione (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Slovacchia, Romania, Slovenia, Spagna ed Ungheria); altri ancora le politiche a sostegno della crescita e dell’occupazione.

La Presidenza danese ha suggerito una strategia negoziale volta a raggiungere un accordo complessivo sul volume globale del quadro finanziario 2014-2020 e solo successivamente affrontare il negoziato sulle differenti rubriche di spesa; tale approccio è stato apprezzato da Germania, Francia e Regno unito, ma criticato da altre delegazioni.

Politiche di spesa

Il negoziato in merito alla articolazione delle singole politiche di spesa è strettamente connesso alla questione della distribuzione delle risorse tra le varie rubriche del QFP e, in ultima istanza, al tentativo di ciascuno Stato membro di migliorare il rispettivo saldo netto (c.d. giusto ritorno).

Di seguito si illustra lo stato del negoziato relativo alle principali politiche di spesa, quale riportato nella relazione della Presidenza polacca del 9 dicembre 2011.

Crescita intelligente e inclusiva (ad eccezione della coesione e del meccanismo per collegare l'Europa)

Nell’ambito del dibattito sinora svolto, gli Stati membri hanno accolto con favore l’aumento delle risorse per i settori della ricerca ed innovazione; istruzione e formazione e PMI.

Alcune delegazioni hanno deplorato che la fusione degli strumenti abbia comportato una riduzione della visibilità di alcuni importanti programmi, in particolare nel settore dell'istruzione, della gioventù e della cultura.

Alcune delegazioni hanno manifestato alcune preoccupazioni circa il trattamento di Orizzonte 2020, in particolare per quanto riguarda il suo legame con altre politiche, compresa la politica di coesione.

Coesione economica, sociale e territoriale

Nel corso del negoziato molte delegazioni (tra cui l’Italia) hanno sottolineato come questa politica resti un importante strumento per lo sviluppo, anche se alcune di esse hanno insistito sulla necessità di una sua riforma approfondita.

La maggioranza delle delegazioni ha suggerito che occorre concentrare il sostegno della politica di coesione sulle regioni e sugli Stati membri meno sviluppati, mentre altre (tra cui l’Italia) hanno appoggiato le proposte della Commissione secondo cui tale sostegno dovrebbe essere applicato ovunque. Le delegazioni si sono divise sul tema del livello degli stanziamenti, alcune lo considerano troppo basso mentre altre troppo elevato.

Le questioni più controverse concernono i diversi tipi di condizionalità proposti dalla Commissione. Secondo alcuni, qualsiasi condizionalità dovrebbe essere graduale, basata sulla proporzionalità e sull'equo trattamento di tutti gli Stati membri. Molte delegazioni hanno ritenuto che la condizionalità macrofinanziaria rischi di determinare un effetto pro-ciclico economicamente ingiustificabile, doppie sanzioni (in aggiunta alle sanzioni derivanti dal "six-pack") e penalizzazioni per i beneficiari. Alcune delegazioni si sono dette disposte a valutare ulteriormente tali proposte a condizione che fossero applicate a tutti i settori politici interessati da impegni giuridici tra l'UE e gli Stati membri.

La riserva di efficacia ed efficienza è stata generalmente accolta con favore, alcune delegazioni hanno sollevato interrogativi per quanto riguarda i suoi criteri di applicazione.

Talune delegazioni (tra cui l’Italia) hanno criticato la creazione della categoria di "regioni in transizione", soprattutto in ragione dell'esigenza di concentrare il sostegno sulle regioni meno sviluppate. Tali delegazioni sostengono che sarebbero sufficienti normali soluzioni di phasing-out per le regioni che usciranno dall'attuale obiettivo "convergenza". Altre hanno accolto con favore tale misura in quanto ritengono che garantisca parità di trattamento per le regioni con condizioni simili.

Diverse delegazioni hanno difficoltà in relazione al tasso massimo proposto (al 2,5%). Talune delegazioni hanno osservato che la fissazione del tasso massimo al livello del 2,5% del PIL previsto, se confrontato con l'attuale periodo di programmazione, conduce a minori stanziamenti per la politica di coesione.

Talune delegazioni hanno manifestato il desiderio di mantenere i tassi di cofinanziamento al livello attuale, mentre altre hanno approvato i tassi proposti dalla Commissione e poche hanno chiesto che fossero abbassati.

Meccanismo per collegare l'Europa

Gli obiettivi perseguiti con la creazione proposta del meccanismo per collegare l'Europa hanno ricevuto un ampio sostegno. Il blocco di 10 miliardi di EUR nel Fondo di coesione per progetti TEN-T ha suscitato la preoccupazione di talune delegazioni. L'uso rafforzato degli strumenti finanziari innovativi è stato accolto positivamente.

Politica agricola comune

Nell’ambito del negoziato le delegazioni si sono divise anzitutto sulla questione del livello del bilancio: alcune hanno sostenuto la proposta della Commissione di congelare le spese al livello nel 2013 in termini nominali, mentre altre hanno chiesto un approccio più restrittivo alle spese connesse all'agricoltura. Le modalità proposte per la convergenza dei pagamenti diretti nella politica agricola comune hanno sollevato alcuni interrogativi: per alcune delegazioni il regime proposto è troppo ambizioso e dovrebbe invece essere più graduale, mentre secondo altre è troppo lento e non garantisce piena parità di trattamento.

Non vi è opposizione a un'ulteriore "ecologizzazione" dei pagamenti diretti, ma alcune delegazioni hanno sottolineato la necessità che ciò avvenga in modo efficace. Alcune delegazioni hanno osservato che l'ecologizzazione dovrebbe essere perseguita piuttosto nel secondo pilastro della PAC. Secondo alcuni, la quota dei pagamenti diretti (30%) subordinata alle misure "verdi" è troppo alta, mentre altre delegazioni l'hanno trovata troppo bassa. Molte delegazioni hanno chiesto un giusto equilibrio tra l'ecologizzazione e gli oneri amministrativi che tale misura potrebbe determinare al momento dell'attuazione.

Per quanto riguarda lo sviluppo rurale, alcune delegazioni hanno contestato il fatto che sia subordinato a condizionalità macrofinanziaria. Molte delegazioni hanno invitato la Commissione a produrre il prima possibile una ripartizione annua degli stanziamenti per lo sviluppo rurale destinati a ciascuno Stato membro.

Politica comune della pesca

Le delegazioni hanno accolto con favore i principi generali della politica comune della pesca.

Sicurezza e cittadinanza

È stato posto in particolare rilievo il valore aggiunto dell'azione dell'UE nel settore della sicurezza e della cittadinanza. Alcune delegazioni hanno evidenziato, in particolare, la necessità di potenziare l'azione dell'UE nel settore della migrazione, delle frontiere.

Alcune delegazioni hanno messo in discussione l'inclusione del Fondo per i rimpatri nel fondo per la migrazione e l'asilo, in particolare per quanto riguarda le sue implicazioni per l'approccio in materia di frontiere esterne e sicurezza interna.

Alcune delegazioni hanno anche sollevato la questione della protezione civile; talune ritengono che la responsabilità principale in questo ambito spetti agli Stati membri e non debba dunque essere soggetta alle spese di bilancio dell'UE, mentre altre sostengono la proposta della Commissione.

Ruolo mondiale dell'Europa

Le delegazioni hanno accolto con favore la proposta della Commissione relativa al ruolo mondiale dell'Europa. Numerose delegazioni hanno sostenuto la priorità di rispettare l'impegno formale dell'UE a destinare lo 0,7% del prodotto nazionale lordo (PNL) all'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) entro il 2015.

Le opinioni si sono divise in merito al trattamento del Fondo europeo di sviluppo (FES). Numerose delegazioni hanno sostenuto la proposta della Commissione di mantenere il FES al di fuori del quadro finanziario pluriennale, alcune ne hanno invece chiesto l'iscrizione in bilancio. In tale contesto, è stata sollevata la questione del criterio di contribuzione per il FES; alcune delegazioni hanno insistito sul fatto che esso dovrebbe essere identico al classico criterio di contribuzione del bilancio, mentre altre hanno invocato il mantenimento dello status quo, che riflette i legami storici più forti che alcuni Stati membri hanno con i paesi beneficiari.

Alcune delegazioni si sono dette a favore di una maggiore attenzione verso lo strumento europeo di vicinato e lo strumento di preadesione e numerose delegazioni hanno chiesto che vi sia equilibrio in termini di dotazione finanziaria tra il vicinato meridionale e il vicinato orientale dell'UE.

Amministrazione

Le delegazioni hanno accolto con favore la proposta della Commissione di razionalizzare le spese amministrative, con in particolare la riduzione del 5% dei livelli dell'organico di ogni istituzione. Talune delegazioni hanno chiesto soluzioni specifiche potenziate in relazione a un sistema pensionistico sostenibile.

 

Durata e struttura del QFP

Tutte le delegazioni sono favorevoli alla durata di sette anni proposta dalla Commissione europea per il prossimo QFP. Per quanto riguarda la struttura si è registrato un ampio consenso sulla proposta dalla Commissione. Tuttavia, due questioni hanno suscitato preoccupazioni:

·       riguardo alla rubrica 1, diverse delegazioni si sono espresse a favore dell'inserimento di tale spesa per la coesione economica, sociale e territoriale in una sottorubrica separata. Alcune delegazioni hanno piuttosto chiesto garanzie sulla delimitazione degli stanziamenti per la politica di coesione. Sono state inoltre espresse preoccupazioni circa l'interazione tra la politica di coesione e il "meccanismo per collegare l'Europa;

·       sono stati espressi pareri diversi anche sulla questione degli strumenti non inclusi nel quadro finanziario pluriennale. Un gruppo di Stati membri ha chiesto l'inserimento di tutti gli strumenti finanziari nel QFP. Alcune delegazioni, potrebbero accettare che il Fondo europeo di sviluppo rimanga all'esterno del QFP, vista la specificità. Alcune delegazioni ritengono che l'imprevedibilità della spesa connessa a ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) e GMES (Global Monitoring for Environment and Security). richieda che anch'essi siano mantenuti al di fuori del QFP.

Flessibilità

Il principio generale della flessibilità è stato accolto con favore dalle delegazioni. Alcune delegazioni ritengono che gli strumenti di flessibilità attualmente disponibili nel quadro finanziario pluriennale siano sufficienti e non richiedano le modifiche proposte dalla Commissione. Altre delegazioni, rammentando le esperienze passate, hanno invece sostenuto la flessibilità proposta dalla Commissione.

Risorse proprie

Nel negoziato sinora svolto un'ampia maggioranza delle delegazioni ha accolto con favore i principi generali alla base della nuova proposta relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea. La maggior parte delle delegazioni ha però insistito sull'esigenza di informazioni e analisi ulteriori relative all’impatto delle nuove risorse proprie proposte.

Diverse delegazioni hanno espresso scetticismo circa la creazione di una tassa sulle operazioni finanziarie. Alcune delegazioni hanno affermato di poter prendere in considerazione una simile tassa solo a condizione che sia applicata a livello globale. Altre l'hanno approvata in linea di principio, ma non hanno potuto concordare sul fatto che tale tassa costituisca una risorsa propria dell'UE.

La maggior parte delle delegazioni ha espresso un'opinione positiva a proposito dell'eliminazione dell'attuale risorsa propria basata sull'IVA, prevista per il 31 dicembre 2013.

Molte delegazioni si sono astenute dal prendere posizione sulla nuova risorsa propria basata sull'IVA. Per alcune delegazioni la semplificazione proposta del metodo di calcolo della nuova risorsa propria basata sull'IVA non terrebbe in considerazione in modo sufficiente le differenze tra i sistemi IVA vigenti negli Stati membri. Alcune delegazioni hanno messo in guardia contro la creazione di ulteriori oneri burocratici.

Molte delegazioni hanno dichiarato di preferire l'applicazione generalizzata della risorsa basata sull'RNL, congiuntamente alle risorse proprie tradizionali, anziché la creazione di nuove risorse proprie.

Secondo la maggioranza delle delegazioni non dovrebbero più esistere meccanismi di correzione. D'altra parte, un certo numero di delegazioni, ricordando i principi approvati dal Consiglio europeo di Fontainebleau del 1984 ha ravvisato l'esigenza di affrontare il problema degli squilibri di bilancio sul versante delle entrate e di mantenere un sistema di correzioni di qualche tipo.

 

La posizione italiana

Il Governo aveva presentato il 2 maggio 2011 un documento che illustrava la posizione italiana in vista del negoziato sul prossimo quadro finanziario pluriennale, poi avviato dalle proposte presentate il 29 giugno dalla Commissione europea.

Il documento è stato elaborato da un tavolo di coordinamento istituito presso il Ministero degli Affari esteri per il raccordo con le amministrazioni maggiormente implicate nel negoziato: Presidenza del Consiglio - Dipartimento per le Politiche Comunitarie, Ministero dell‘Economia - Ragioneria Generale, e principali Ministeri di spesa (Politiche agricole e Rapporti con le Regioni -Dipartimento Politiche di Sviluppo. Il tavolo di coordinamento è assistito da un Gruppo di lavoro sui saldi netti con il compito di formulare proiezioni e proposte tecniche per affrontare il problema dei saldi negativi dell’Italia. Nel corso del 2011 altri Ministeri destinatari di significative dotazioni di bilancio dell‘Unione (Ambiente, Interni, Trasporti, Ricerca, ecc.) saranno coinvolti nel tavolo di coordinamento.

Ulteriori e più aggiornate indicazioni sulla posizione negoziale dell’Italia sono state fornite dai rappresentanti del Governo auditi presso le Commissioni bilancio e politiche UE nell’ambito dell’esame delle proposte relative al nuovo quadro finanziario e alle risorse proprie e saranno richiamate di volta in volta nella presente scheda.

 

Volume e distribuzione delle spese

Il documento del 2 maggio considerava quale priorità per l’Italia una significativa riduzione del saldo netto negativo: l’Italia contribuisce infatti per il 14% circa alle spese dell’Unione ma ne riceve solo il 10%, con un saldo negativo annuale pari a circa 5 miliardi di euro.

(in milioni di euro)

Fonte finanziaria

Anni

2007

2008

2009

2010

Risorse Proprie Tradizionali

1.695,88

1.657,86

1.510,33

1.671,85

I.V.A.

2.920,47

4.118,01

2.347,72

1.694,07

R.N.L.

9.225,82

9.489,69

11.149,43

11.523,22

Totale versamenti

13.842,17

15.265,56

15.007,48

14.889,14

FEOGA Garanzia / FEAGA

4.641,06

4.309,54

4.682,78

4.828,58

FESR

2.981,61

2.859,03

1.404,64

2.027,81

FSE

1.418,74

781,77

918,19

535,20

FEOGA-O, FEASR, SFOP, FEP

1.027,25

1.147,54

606,80

792,66

Altri proventi

58,32

146,76

169,39

165,63

Totale accrediti

10.126,98

9.244,64

7.781,80

8.349,88

MOVIMENTI NETTI

- 3.715,19

- 6.020,92

- 7.225,6

- 6.539,26

Fonte: Ragioneria Generale dello Stato

 

Il documento non si esprimeva, pertanto, espressamente per il mantenimento o la variazione (in aumento o diminuzione) del volume attuale del bilancio dell’UE: si riconosceva che il bilancio europeo dovesse essere all’altezza delle ambizioni dell’UE, ma tenendo allo stesso tempo conto della contingenza economica e degli stringenti vincoli di bilancio posti agli Stati membri.

 

In occasione del Consiglio del 12 settembre 2011 l’Italia aveva invece aderito alla posizione degli altri Paesi contributori netti che chiedono una riduzione degli stanziamenti rispetto alle proposte della Commissione europea.

 

Il Ministro per gli affari europei, Enzo Moavero Milanesi, in occasione dell’audizione sul QFP 2014-2020 svoltasi l’8 febbraio 2012 alla Camera dei deputati, ha indicato che la posizione dell’Italia sulla questione del volume complessivo del QFP si colloca ora in una fascia intermedia tra i paesi contribuenti netti, che premono per una riduzione o congelamento dell’attuale livello di bilancio e un altro gruppo di paesi, essenzialmente gli Stati di più recente ingresso, favorevoli ad un aumento delle risorse finanziarie. L’Italia è quindi favorevole a che l’Unione europea abbia un bilancio adeguato ai suoi obiettivi e quindi appoggia la linea proposta dalla Commissione europea di un bilancio a risorse costanti. Il Ministro ha sottolineato che la valutazione della posizione dell’Italia in quanto contribuente netto al bilancio europeo, deve tener conto di due fattori: le politiche europee danno luogo a complessive economie di scala, favorevoli all’Italia, al di là del ritorno materiale; l’Italia ha beneficiato in passato delle solidarietà di paesi che già erano contribuenti netti e quindi si trova in una posizione morale di non offrire ora lei solidarietà ad altri paesi.

 

Politiche di spesa

Coesione

Il documento di posizione del Governo riserva particolare attenzione alla politica di coesione,[23] indicando quali priorità negoziali:

•      la conferma dell’attuale architettura della politica di coesione, con i tre obiettivi (Convergenza, Competitività Regionale, Cooperazione Territoriale) e con gli attuali criteri per l’ammissibilità delle regioni all’obiettivo convergenza e per l’allocazione delle risorse agli Stati membri. L’Italia si oppone, pertanto, alla creazione dell’obiettivo “regioni in transizione”. Al riguardo il Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca,, nel corso dell’audizione presso le Commissioni bilancio e politiche UE della Camera del 24 gennaio 2012, ha ribadito la forte perplessità del Governo rispetto al nuovo obiettivo, sottolineando che “l'inserimento di una categoria di regioni in transizione, non risulta conveniente per l'Italia nel suo complesso, visto che le regioni italiane che vi rientrano sono poche. Il Ministro ha sottolineato che l’introduzione di questa nuova categoria di regioni, volta “a rendere meno pesante per la Germania, la Francia e in parte anche per la Spagna, l'impatto finanziario derivante dalla fuoriuscita di alcune regioni dall'obiettivo Convergenza, per l’Italia comporta un lieve aumento di risorse per alcune regioni ricche che, però, non compensa il peggioramento per le regioni povere”;

•      il sostegno alla proposta della Commissione di adottare un Quadro Strategico Comune che assicuri coerenza all’intervento ditutti i fondi a finalità strutturale e del Contratto di sviluppo e investimento;

•     il sostegno all’introduzione di strumenti di premialità, ritenendo tuttavia che il livello appropriato per la loro definizione e attuazione sia quello nazionale.

·         la contrarietà all’introduzione di condizionalità a valere sui fondi strutturali quale misura nei confronti dei Paesi che non rispettino il Patto di stabilità e crescita.

A questo riguardo, il Ministro Barca ha sottolineato che l’Italia considera invece efficaci le condizionalità ex ante, pur giudicando troppo complesse quelle proposte Commissione.

 

Il Ministro Barca ha ribadito, più in generale, che l'appoggio dell'Italia al pacchetto di proposte è legato a due condizioni. La prima è che i fondi siano sufficienti, ovvero che i parametri di riparto siano favorevoli al nostro Paese; la seconda è che le regole di impiego di queste risorse siano modificate nella direzione della modernizzazione e della semplificazione.

Per quanto riguarda più in generale le condizionalità macroeconomiche, Il Ministro per gli affari europei, Moavero Milanesi, in occasione della richiamata audizione dell’8 febbraio 2012, ha indicato che il Governo intende comprendere meglio l’importanza che verrà data a tali condizionalità e l’effettiva influenza che si vuole attribuire a tale criterio nell’assegnazione ed utilizzazione dei fondi strutturali.

Il Ministro ha inoltre indicato che, sotto il profilo nazionale, è importante che l’Italia migliori la sua capacità e la qualità e l’efficacia della spesa dei fondi della politica di coesione e, sotto il profilo europeo, che la Commissione avvii una profonda riflessione sulla semplificazione delle procedure amministrative attraverso le quali i fondi sono assegnati, al fine di garantire una più ampia partecipazione delle nostre realtà nazionali. In tale contesto l’Italia, insieme ad altri paesi, chiede che ci sia una maggiore fiducia nella responsabilizzazione degli Stati ed una maggiore sussidiarietà, pur mantenendo un rigoroso controllo a livello europeo.

 

Politica agricola

Nell’audizione svolta presso la Commissione agricoltura della Camera il 29 febbraio scorso, il Ministro delle politiche agricole e alimentari, Mario Catania, ha ricordato che il negoziato sul finanziamento della politica agricola nel quadro finanziario 2014-2020 è strettamente connesso al parallelo negoziato sulla riforma della medesima politica agricola.

In linea generale, il Governo non è favorevole alla compressione del volume degli stanziamenti per la spesa agricola e considera necessario modificare i criteri di distribuzione della spesa stessa proposti dalla Commissione in quanto pregiudizievoli per l’Italia.

In particolare, il Ministro ha osservato che la percentuale di stanziamenti che l’Italia percepisce complessivamente (sia per il primo che per il secondo pilastro), attualmente pari a poco meno del 10 per cento della spesa agricola complessiva, potrebbe scendere leggermente, secondo le proiezioni, se venissero accolte in toto le proposte attualmente presentate dalla Commissione europea, soprattutto in relazione al primo pilastro (per effetto dell’applicazione del criterio della superficie coltivabile ai fini della distribuzione degli aiuti diretti).

Secondo il Ministro ci ancora sono degli spazi aperti di negoziazione, tenendo conto, in particolare, che la ripartizione tra gli Stati membri degli stanziamenti relativi allo sviluppo rurale (2° pilastro) non è indicata nelle proposte della Commissione europea e si potrebbe verificare un recupero per l’Italia nel momento in cui si arriverà alla suddivisione degli stanziamenti complessivi previsti al riguardo.

 

       Altri settori

Il Ministro per gli affari europei, Enzo Moavero Milanesi, in occasione dell’audizione sul QFP 2014-2020 svoltasi l’8 febbraio 2012 alla Camera dei deputati ha indicato che il Governo, per quanto riguarda:

·         la ricerca, a scienza e l’innovazione, valuta positivamente l’assegnazione prevista dalla Commissione (80 miliardi per l’iniziativa Orizzonte 2020, per il periodo 2014-2020), ma chiede una maggiore semplificazione delle regole di accesso a tali fondi in modo da renderli maggiormente accessibile al tessuto delle PMI italiane;

·         l’azione esterna dell’UE, ritiene molto importanti le questioni relative alla politica di vicinato e chiede che siano mantenute le proporzioni attuali , a suo tempo risultato di negoziati, che prevedono che due terzi dei fondi vadano al confine sud dell’Unione europea e un terzo al confine est.

 

Il documento di posizione del 2 maggio 2011  insisteva sull’opportunità di rafforzare altri settori e politiche che hanno sinora goduto di finanziamenti limitati.

·         le politiche per la ricerca, i programmi per istruzione e formazione e le reti transeuropee;

·         i progetti delle Reti TEN-T, assicurando una maggiore partecipazione del settore privato attraverso il partenariato pubblico-privato o il ricorso alle emissioni di Eurobonds. Gli interventi a favore per le Reti TEN – T non dovrebbero essere sottoposti ai vincoli alle finanze pubbliche imposti dal Trattato e dal Patto di Stabilità e Crescita;

·         i progetti di investimento a grande scala come Galileo, ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) e GMES (Global Monitoring for Environment and Security). Il governo non ritiene accettabile la proposta della Commissione di gestire tali progetti con entità separate che ricevano dal bilancio comunitario un contributo finanziario annuo fisso, senza impegno per eventuali spese impreviste, perché determinerebbe incertezza;

·         lo spazio europeo di giustizia, libertà e sicurezza, per il quale si chiede di raddoppiare i fondi. In particolare, dovrebbero essere rafforzate le politiche dell’immigrazione con interventi concentrati nelle aree maggiormente sensibili;

·         le relazioni esterne, nel cui ambito va ribadita l’importanza strategica del vicinato e del consolidamento della democrazia, la sicurezza, la stabilità e lo sviluppo economico ai propri confini, con particolare riferimento all’area dei Balcani ed al Mediterraneo.

L’Italia non sostiene la proposta della Commissione di includere il Fondo Europeo di Sviluppo nel prossimo quadro finanziario, preferendo poter disporre di uno strumento extra bilancio.

Riforma delle risorse proprie

Il Ministro per gli affari europei, Moavero Milanesi, in occasione della richiamata audizione dell’8 febbraio 2012, ha indicato che il Governo sta valutando l’effettivo impatto del nuovo regime IVA europeo in relazione al fatturato generale IVA dell’Italia.

Per quanto riguarda la tassazione delle transazioni finanziarie, il Governo si è dichiarato aperto alla discussione, precisando però che essa non può essere introdotta su base unilaterale a livello nazionale, ma deve essere un decisione di una aggregazione di Stati a livello europeo: a 17 Stati membri facenti parte dell’Euro o a 27 membri dell’UE. Introdurre una tassazione sulle rendite finanziarie su dimensioni inferiori sarebbe un azzardo.

Il Governo Italiano ha, inoltre, posto il problema degli attuali meccanismi di correzione a favore di alcuni paesi ed ha chiesto che si individui un meccanismo che valga per tutti, trasparente e valutabile dai cittadini.

La posizione del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha approvato l’8 giugno 2011 una risoluzione sul nuovo quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea (QFP) per il periodo 2014-2020, sulla base della relazione approvata dalla Commissione speciale sulle sfide politiche e le risorse di bilancio dell’Unione europea dopo il 2013 (Commissione SURE)[24].

Struttura e articolazione del QFP

In merito alla struttura del prossimo QFP il Parlamento europeo rileva che:

·         un bilancio dell’UE fissato all’attuale livello dell’1% del RNL non è in grado di ottemperare alle politiche ed agli impegni esistenti a livello europeo. Le risorse per il prossimo QFP dovrebbero pertanto essere incrementate almeno del 5% rispetto ai livelli del 2013ì;

·         la strategia Europa 2020 dovrebbe costituire il riferimento principale del prossimo QFP. Pertanto, tutte le politiche interne andrebbero accorpate in un'unica rubrica "Europa 2020"; articolata in quattro sottorubriche: 1a) politiche relative alla conoscenza; 1b) politica di coesione; 1c) politiche in materia di sostenibilità e di efficienza delle risorse naturali; 1d) cittadinanza;

·         la struttura del prossimo QFP dovrebbe consentire maggiore flessibilità all'interno delle rubriche e tra le rubriche, permettendo di anticipare o rinviare una spesa nel quadro di una dotazione pluriennale per rubrica e consentendo l’utilizzo dei margini inutilizzati e gli stanziamenti annullati di un determinato esercizio a quello successivo. I fondi assegnati al bilancio e non utilizzati dovrebbero inoltre essere spesi unicamente nell’ambito del bilancio dell’UE e non restituiti agli Stati membri come avviene attualmente.

In merito alla durata del quadro finanziario pluriennale, la risoluzione considera preferibile la soluzione transitoria di un QFP con un ciclo settennale (2014-2020), che dovrebbe lasciare impregiudicata a decorrere dal 2021 la possibilità di QFP quinquennale o per un periodo 5+5, in modo da allineare i cicli di bilancio con i cicli politici delle istituzioni europee;

 

Con riguardo alle risorse proprie Il Parlamento europeo:

·         insiste sulla necessità di realizzare un sistema di finanziamento autonomo, più giusto,più comprensibile per i cittadini con l'introduzione di una o più risorse proprie dell'Unione, che sostituiscano il sistema basato sull'RNL;

·         si esprime a favore in particolare di un'imposta sulle transazioni finanziarie;

·         chiede che tutte le compensazioni, eccezioni e meccanismi di correzione siano aboliti.

 

In vista dei negoziati sul OFP, la risoluzione:

·         sottolinea che considerati i rigorosi requisiti di maggioranza per l’approvazione del QFP (approvazione a maggioranza dei membri del PE e unanimità per il Consiglio) le Istituzioni europee hanno il dovere di negoziare su un testo che il Parlamento possa approvare;

·         ribadisce il nesso tra la riforma delle entrate e quella delle spese e chiede pertanto un deciso impegno da parte del Consiglio per discutere, nel contesto del negoziato sul QFP, le proposte sulle nuove risorse proprie;

·         chiede l'avvio di un ampio dibattito pubblico sulla finalità, la portata e l'orientamento del QFP dell'Unione e propone di convocare una conferenza sul futuro finanziamento dell'Unione, coinvolgendo i deputati al Parlamento europeo e i membri dei Parlamenti nazionali.

Principali politiche

Politica di coesione

·         gli importi destinati nell'attuale periodo di programmazione finanziaria alla politica di coesione dovrebbero essere almeno mantenuti allo stesso livello nel prossimo periodo ed il PIL pro capite deve rimanere il criterio principale per determinare l'ammissibilità agli aiuti della politica regionale;

·         le risorse andrebbero concentrate su un numero ridotto di priorità con un effettivo interesse europeo; ad esempio il settore R&S e l'innovazione;

·         andrebbe introdotta una categoria di regioni con un PIL pro capite compreso tra il 75% e il 90% del PIL dell'Unione,, senza pregiudicare le risorse destinate alle attuali regioni dell’obiettivo Convergenza e dell’obiettivo competitività né di quello cooperazione territoriale europea;

 

Politica agricola

·         gli stanziamenti destinati alla PAC nell'esercizio finanziario 2013 dovrebbero essere quanto meno mantenuti nel corso del successivo periodo di programmazione finanziaria;

·         la riforma della PAC dovrebbe mirare a una distribuzione e a un uso più efficaci ed efficienti del suo bilancio, anche tramite un'equa distribuzione dei pagamenti diretti tra Stati membri, regioni e agricoltori; sottolinea la necessità di mantenere una struttura della PAC a due pilasti per semplificare i meccanismi di esecuzione.

 

Reti trans europee nel settore dei trasporti (RTE-T)

·         considerato che per le RTE-T nel periodo 2007-2020 sarà necessario un investimento globale di 500 miliardi di euro, ritiene necessario un aumento dei fondi per le RTE-T nel prossimo QFP, assieme a un maggiore coordinamento tra l'Unione europea e gli Stati membri. Il PE sottolinea il ruolo che possono svolgere strumenti di finanziamento innovativi, tra cui le obbligazioni per il finanziamento dei progetti (project bond).



[1] Il pacchetto comprende:

    la proposta di regolamento per il nuovo Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 (COM(2011)398;

    la proposta di decisione sul sistema delle risorse proprie dell’UE (COM(2011)510;

    la proposta di decisione sulle misure di applicazione  per il sistema delle risorse proprie (COM(2011)511;

    la proposta di regolamento concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali e della risorsa basata sull'RNL nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria  (COM(2011)512);

    la proposta di accordo quadro interistituzionale tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione sulla cooperazione in materia di bilancio ed corretta gestione finanziaria (COM(2011)403).

    una comunicazione che illustra e motiva il quadro complessivo delle proposte formulate dalla Commissione (COM (2011)500).

[2] L’articolo all’articolo 312, paragrafo 2, secondo comma, del TFUE prevede che il Consiglio europeo possa adottare all’unanimità una decisione che consenta al Consiglio di adottare il regolamento del QFP a maggioranza qualificata.

[3]   Il Fondo europeo di sviluppo (FES) rappresenta lo strumento principale degli aiuti comunitari per la cooperazione allo sviluppo con gli Stati ACP, nonché con i paesi e territori d'oltremare (PTOM).

[4]   Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) ha la funzione di sostenere coloro che hanno perso il lavoro a seguito di mutamenti strutturali del commercio mondiale.

[5]   Il Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE) è nato per rispondere alle calamità naturali ed esprimere la solidarietà europea alle regioni colpite.

[6] ITER (in origine International Thermonuclear Experimental Reactor, poi usato nel significato originale latino, “cammino”) è un progetto inteso a realizzare un reattore a fusione nucleare in grado di produrre più energia di quanta ne consumi per l'innesco e il sostentamento della reazione di fusione.

[7] GMES (Global Monitoring for Environment and Security) è un programma di osservazione satellitare della Terra lanciato nel 1998 dalla Commissione e da un pool di agenzie spaziali.

[8] L’ammontare degli stanziamenti indicati è relativo alle proposte presentate iniziali presentate dalla Commissione il 29 giugno 2011 ed in alcuni casi può non coincidere con l’ammontare degli stanziamenti previsti dalla Commissione all’atto della presentazione – successivo alle proposte iniziali . delle proposte legislative settoriali.

[9] L’ammontare degli stanziamenti indicati è relativo alle proposte presentate iniziali presentate dalla Commissione il 29 giugno 2011 ed in alcuni casi può non coincidere con l’ammontare degli stanziamenti previsti dalla Commissione all’atto della presentazione – successivo alle proposte iniziali . delle proposte legislative settoriali.

[10] Si tratta, in dettaglio, delle seguenti proposte, che saranno esaminate da Parlamento europeo e Consiglio  secondo la procedura legislativa ordinaria (già procedura di codecisione):

-          una proposta di regolamento concernente regole comuni per il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo di coesione, il Fondo europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, e del Fondo europeo per la pesca (COM(2011)685);

-          una proposta di regolamento relativa al Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1084/2006 (COM(2011)612);

-          una proposta di regolamento relativa al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 (COM(2011)607);

-          una proposta di regolamento relativa al Fondo europeo di sviluppo regionale e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006 (COM(2011)614);

-          una proposta di regolamento relativa al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (COM(2011)608);

-          una proposta di regolamento recante disposizioni specifiche per il sostegno del Fondo europeo di sviluppo regionale agli obiettivi della cooperazione territoriale (COM(2011)611);

-          una proposta di regolamento sul programma dell’UE per il cambiamento sociale e l’innovazione (COM(2011)609);

-          una proposta di modifica del regolamento (CE) n. 1082/2006 relativo a un gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) (COM(2011)610).

[11] Il dato comprende gli stanziamenti per il regime di phasing-out dall’Obiettivo convergenza e phasing-in nell’obiettivo competitività.

    Il phasing-out è un regime transitorio decrescente per le regioni che sarebbero state ammissibili nell’obiettivo Convergenza in quanto aventi un PIL pro capite inferiore al 75% di quello medio dell'UE a 15. Il phasing-in, anch’esso transitorio e decrescente, si applica alle regioni beneficiarie dell’Obiettivo 1 nel periodo 2000-2006, ma che ne sono uscite avendo raggiunto un PIL pro capite superiore al 75% della media dell'UE a 15.

[12]  Comunicazione della Commissione europea con nota n. D(2006)1027 del 7 agosto 2006.

[13] Il PIL pro capite di tale regione, infatti, supera il 75% della media comunitaria per l’effetto statistico dell’inclusione nel calcolo dei dati relativi al PIL dei nuovi Stati comunitari dopo l’allargamento del 1° maggio 2004.

[14] Il pacchetto di riforma della governance economica, approvato in via definitiva dal Consiglio ECOFIN del 4 ottobre 2011 dopo il voto favorevole del PE intervenuto il 28 settembre, comprende:

-         un regolamento che modifica il regolamento (CE) n.1466/97 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche;

-         un regolamento che modifica il regolamento (CE) n.1467/97 per l'accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi;

-         un regolamento sull'effettiva applicazione della sorveglianza di bilancio nell'area dell'euro;

-         una direttiva relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri;

-         un regolamento sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici;

-         un regolamento sulle misure per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell'area dell'euro.

[15] In particolare, si tratta della proposta di regolamento relativa al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (COM(2011)608) e della comunicazione relativa al Futuro del Fondo europeo di solidarietà (COM(2011)60).

 

[16] L’ammontare degli stanziamenti indicati è relativo alle proposte presentate iniziali presentate dalla Commissione il 29 giugno 2011 ed in alcuni casi può non coincidere con l’ammontare degli stanziamenti previsti dalla Commissione all’atto della presentazione – successivo alle proposte iniziali . delle proposte legislative settoriali.

[17] L’ammontare degli stanziamenti indicati è relativo alle proposte presentate iniziali presentate dalla Commissione il 29 giugno 2011 ed in alcuni casi può non coincidere con l’ammontare degli stanziamenti previsti dalla Commissione all’atto della presentazione – successivo alle proposte iniziali . delle proposte legislative settoriali.

[18] L’ammontare degli stanziamenti indicati è relativo alle proposte presentate iniziali presentate dalla Commissione il 29 giugno 2011 ed in alcuni casi può non coincidere con l’ammontare degli stanziamenti previsti dalla Commissione all’atto della presentazione – successivo alle proposte iniziali . delle proposte legislative settoriali.

[19] L’ammontare degli stanziamenti indicati è relativo alle proposte presentate iniziali presentate dalla Commissione il 29 giugno 2011 ed in alcuni casi può non coincidere con l’ammontare degli stanziamenti previsti dalla Commissione all’atto della presentazione – successivo alle proposte iniziali . delle proposte legislative settoriali.

[20] L’ammontare degli stanziamenti indicati è relativo alle proposte presentate iniziali presentate dalla Commissione il 29 giugno 2011 ed in alcuni casi può non coincidere con l’ammontare degli stanziamenti previsti dalla Commissione all’atto della presentazione – successivo alle proposte iniziali . delle proposte legislative settoriali.

[21] L’ammontare degli stanziamenti indicati è relativo alle proposte presentate iniziali presentate dalla Commissione il 29 giugno 2011 ed in alcuni casi può non coincidere con l’ammontare degli stanziamenti previsti dalla Commissione all’atto della presentazione – successivo alle proposte iniziali . delle proposte legislative settoriali.

[22]  Il Consiglio di Fontainebleau del giugno 1984 ha introdotto un meccanismo correttore del bilancio in base al quale “ogni Stato membro che partecipa al bilancio comunitario in misura che eccede la propria prosperità relativa (misurata in rapporto alla prosperità complessiva dell’UE) può beneficiare di una correzione”, ovvero di una riduzione delle risorse conferite al bilancio UE. Attualmente, l’unico Paese che beneficia della correzione è il Regno Unito, che ha diritto ad una compensazione pari allo 0,66 % del suo saldo netto (ovvero il saldo tra le risorse conferite al bilancio UE e i finanziamenti ottenuti dallo stesso bilancio comunitario attraverso i fondi strutturali, gli stanziamenti per la politica agricola comune, altre spese operative). Il finanziamento della cosiddetta “compensazione britannica” è a carico di tutti gli Stati membri secondo la loro parte rispettiva nel PNL (ad eccezione della Germania il cui contributo è ridotto di un terzo).

[23] Il documento, peraltro, ribadisce in gran parte le indicazioni già contenute nel contributo presentato dal Governo italiano, il 31 gennaio 2011, nell’ambito della consultazione avviata dalla Commissione europea sulla Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale (cfr. dossier RUE, serie Attività dell’Unione europea, n. 141).

[24] Della Commissione SURE, che ha operato dal luglio 2010 al luglio 2011 hanno fatto parte i seguenti eurodeputati italiani: Francesca Balzani (S&D), Giovanni Lavia (PPE), Mario Mauro (PPE), come membri permanenti; Vito Bonsignore (PPE), Mario Borghezio (EFD), Andrea Cozzolino (S&D), Herbert Dorfmann (PPE), Lorenzo Fontana (EFD), Barbara Matera (PPE), Giommaria Uggias (ALDE).