Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Quadro finanziario e risorse proprie dell'UE 2014-2020 - Stato e prospettive del negoziato
Serie: Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE    Numero: 115
Data: 07/02/2012
Descrittori:
FINANZA PUBBLICA   POLITICA ECONOMICA
UNIONE EUROPEA     


Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

esame di atti e documenti dell’unione europea

 

 

 

 

 

Quadro finanziario e risorse proprie dell’UE 2014-2020

 

Stato e prospettive del negoziato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 115

 

7 febbraio 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 06 6760.2145 *cdrue@camera.it)

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I N D I C E

 

SCHEDA DI LETTURA..................................................................... 3

Stato e prospettive del negoziato sul Quadro finanziario pluriennale dell’UE 2014-2020........................................................................ 5

·          Principali nodi negoziali................................................................................. 6

-          Volume del bilancio................................................................................... 6

-          Distribuzione degli stanziamenti............................................................... 8

-          Politiche di spesa.................................................................................... 10

-          Durata e struttura del QFP..................................................................... 16

-          Flessibilità............................................................................................... 17

-          Risorse proprie....................................................................................... 17

·          Prossime tappe........................................................................................... 18

 


 

SCHEDA DI LETTURA



 

Stato e prospettive del negoziato sul Quadro finanziario pluriennale dell’UE 2014-2020

 

Il negoziato sul quadro finanziario pluriennale (QFP) e sulle risorse proprie per il periodo 2007-2013 è stato avviato subito dopo la presentazione, il 29 giugno 2011,  delle proposte della Commissione al riguardo[1] (cfr. dossier RUE n. 100, ed. aggiornata del 17 ottobre 2011).

Il negoziato si svolge in seno al Consiglio Affari generali, che ha competenza orizzontale sul QFP ad eccezione della risorse proprie, per il quale è competente il Consiglio ECOFIN

I lavori del Consiglio affari generali sono preparatidal Comitato dei Rappresentanti permanenti (COREPER), che si è avvalso del lavoro istruttorio svolto dal gruppo “Amici della Presidenza”.

Le altre formazioni del Consiglio sono chiamate ad occuparsi degli aspetti specifici per i rispettivi ambiti di competenza, sulla base delle proposte settoriali che la Commissione europea ha presentato a partire dall’autunno 2011 per le varie politiche di spesa.

 

Il negoziato all’interno del Consiglio è stato articolato in tre fasi: una fase di chiarificazione e definizione delle posizioni dei singoli Stati membri; una fase di negoziato vero e proprio per ridurre le eventuali differenze di posizione dei singoli Stati membri ed una fase finale volta a preparare la conclusione del negoziato e l’accordo.

La Presidenza polacca ha presentato al Consiglio europeo del 9 dicembre 2011 una relazione sull'andamento dei lavori in seno al Consiglio nel secondo semestre del 2011, evidenziando come la discussione debba avvenire nel contesto di una visione d'insieme e di una negoziazione globale nel cui ambito nessun accordo è acquisito finché non vi è accordo su tutti gli elementi.

 

Principali nodi negoziali

Gran parte degli Stati membri ha già indicato, prima ancora della presentazione delle proposte della Commissione europea, i capisaldi della propria posizione negoziale sia in merito all’impostazione generale e alla struttura del QFP sia in merito all’articolazione delle singole politiche.

Tali posizioni sono state in linea generale ribadite e precisate nelle riunioni sinora svolte dal Consiglio affari generali e dalle composizioni settoriali del consiglio competenti per le singole politiche di spesa.

Volume del bilancio

Un primo elemento di contrasto tra gli Stati membri e tra le Istituzioni dell’UE è costituito dal volume complessivo del prossimo QFP.

Per il periodo 2014-2020 la Commissione europea propone una dotazione massima complessiva, a prezzi 2011, di 1.025 miliardi di euro in termini di impegno (pari al 1,05% del RNL complessivo dell’UE) e di 972 miliardi di euro in termini di pagamento (pari al 1% del RNL), con un aumento del 5% (in valore assoluto)rispetto alle prospettive finanziarie 2007-2013.

Il quadro finanziario per il 2007-2013 (cfr. Tabella I) prevede – in seguito alle revisioni ed aggiornamenti apportati in risposta alla crisi economica e finanziaria - un massimale medio delle spese dell’UE pari all’1,13% del reddito nazionale lordo (RNL) europeo in termini di impegno (pari a 975.777 milioni di euro) e all' 1,07% in termini di pagamento (pari a 925.780 milioni di euro).

Considerate anche le spese per politiche o progetti dell’UE non finanziati dal bilancio europeo (strumenti di flessibilità, Fondo europeo di sviluppo, Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, Fondo di solidarietà, progetti ITER  e GMES), pari a 58 miliardi di euro, gli stanziamenti complessivi per il finanziamento dell’attività dell’UE nel periodo 2014-2020 sarebbero pari a 1.083 miliardi in termini di pagamento (pari al 1,11% del RNL).

La Commissione motiva la scelta di escludere ITER e GMES dal prossimo quadro finanziario in quanto, i relativi costi, anche per il superamento dell’ammontare inizialmente previsto, sono troppo onerosi per essere sostenuti dal bilancio dell'UE.

La proposta della Commissione di aumentare del 5% sia pure in valore assoluto, gli stanziamenti complessivi – recependo le indicazioni del Parlamento europeo – non appare condivisa dai principali Stati contributori netti.

In base a stime informali i maggiori contributori netti nel periodo 2007-2013 sarebbero la Germania (con un saldo netto medio negativo di 6,3 miliardi), Francia (5,1 miliardi), e Italia (5 miliardi). Per i saldi netti effettivi e le stime relative all’impatto del nuovo QFP cfr. l’apposito paragrafo del dossier TUE n. 100 del 17 ottobre 2011).

Con una lettera congiunta dei rispettivi primi ministri al Presidente della Commissione europea, Regno Unito, Germania, Francia, Paesi bassi e Finlandia avevano, già nell’ottobre 2010, chiesto di mantenere il bilancio dell’Ue entro il limiti dei massimali previsti per il periodo 2007-2013 o ridurne addirittura le dimensioni di almeno 100 miliardi di euro in coerenza con sforzi straordinari degli Stati membri per riordinare i conti pubblici.

A margine del Consiglio Affari generali del 12 settembre 2011 si è svolta una riunione delle delegazioni degli Stati membri “contribuenti netti” alla quale hanno partecipato delegazioni di 9 Stati (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno unito e Svezia) a termine della quale è stato concordato un documento nel quale si sottolinea come in un momento in cui gli Stati stanno adottando severe misure di consolidamento dei conti pubblici, la spesa pubblica europea non possa essere esentata dalla disciplina di bilancio. Il documento evidenza che le proposte della Commissione europea per il prossimo quadro finanziario sono troppo elevate e si chiede che il livello complessivo degli stanziamenti dovrà essere pertanto ridotto; inoltre, si chiede e che non vi siano previsioni di spesa collocate fuori dal quadro finanziario (come ad esempio previsto dalla Commissione per i grandi progetti ITER e GMES).

Il Consiglio "Affari generali" del 27 gennaio 2012 ha discusso le priorità principali del QFP e, per la prima volta, gli importi globali proposti dalla Commissione, al fine di appurare a quale livello gli Stati membri desiderino fissare gli importi massimi di spesa dell'UE e in che modo tali importi debbano essere spalmati su diversi settori politici nel periodo 2014-2020.

La Presidenza danese del Consiglio dell’UE (1° gennaio - 30 giugno 2012) ha dichiarato, in esito alla riunione, che si sono delineati due orientamenti tra gli Stati membri: alcune delegazioni hanno sottolineato la necessità che il prossimo QFP rifletta la crisi attuale e gli sforzi di risanamento di bilancio intrapresi a livello nazionale, mentre altre hanno evidenziato l'importanza di finanziamenti appropriati per le politiche comuni dell'UE, in modo che il QFP possa contribuire in modo adeguato ad affrontare le sfide comuni.

In particolare, secondo notizie di stampa, le delegazioni di Francia, Germania, Austria, Regno unito, Paesi bassi, Finlandia e Svezia avrebbero ribadito la richiesta una riduzione degli stanziamenti globali che sarebbero troppo elevati (Germania e Paesi bassi avrebbero quantificato la riduzione in 100 miliardi di euro sul periodo complessivo 2014-2020).

La delegazione italiana avrebbe indicato la necessità di una spesa più efficace che tenga altresì conto della situazione di ristrettezza nei bilanci nazionali.

Distribuzione degli stanziamenti

Il secondo nodo negoziale attiene alla composizione della spesa, in particolare alla distribuzione degli stanziamenti tra le varie politiche e in seno a ciascuna di essa, e si è sviluppato anche alla luce delle specifiche proposte legislative relative ai fondi e ai programmi di spesa settoriali.

La distribuzione proposta dalla Commissione è riportata nella seguente tabella

TABELLA 1

Distribuzione degli stanziamenti tra settori di spesa

QFP 2007-2013 e proposte per il QFP 2014-2020 a confronto

(miliardi di euro – prezzi 2011)

 

RUBRICHE DI SPESA

2007-2013

2014-2020

Variazione percentuale

1. Crescita intelligente ed Inclusiva

443,1

490,9

+ 11%

 - Competitività

75,4

114,9

+ 52%

 - Coesione territoriale  (incluso il meccanismo per connettere l’Europa)

367,7

376,0

+ 2%

2. Crescita sostenibile: risorse naturali

432,2

382,9

- 11%

 - di cui Spese di mercato e pagamenti diretti PAC 

322,0

281,8

- 12%

3. Sicurezza e cittadinanza

11,5

18,5

+ 61%

 - Libertà, Sicurezza e Giustizia

7,6

11,6

+ 53%

 - Cittadinanza

3,8

6,9

+ 80%

4. Europa Globale

58,9

70,0

+ 19%

5. Amministrazione (incluse pensioni e scuole europee)

56,9

62,6

+ 10%

 - di cui spese amministrative delle Istituzioni UE

48,4

50,5

+ 4%

Totale Stanziamenti

1.002,6

1.024,9

+ 2%

In % dell’RNL UE-27

-

1.05%

-

 

 

 

In base alle proposte della Commissione, la politica agricola e la politica di coesione rimarrebbero anche nel periodo 2014-2020 le due principali aree di spesa del bilancio europeo, assorbendo circa il 75% delle risorse complessive, ma con una sensibile riduzione degli stanziamenti rispetto al QFP 2007-2013.

Si registrerebbe invece un forte aumento, in termini percentuali, delle risorse destinate alle misure riconducibili alla Strategia 2020 (cfr. tabella I). nonché di quelle relative alle politiche interne e alle azioni esterne.  In particolare:

·         lo stanziamento complessivo proposto per la coesione economica, sociale e territoriale (rubrica 1) sarebbe pari a 376 miliardi di euro, a fronte dei 348,4 miliardi dell’attuale programmazione. Tenuto tuttavia conto del fatto che 40 miliardi sarebbero riservati al nuovo meccanismo per collegare l'Europa (Connecting Europe Facility), le risorse disponibili per gli interventi dei fondi strutturali scendono a 336 miliardi di euro, con una diminuzione significativa degli stanziamenti per le regioni dell’obiettivo convergenza (162,5 miliardi, il 20% in meno rispetto agli stanziamenti attuali) e la contestuale introduzione di una nuova categoria di “regioni in transizione”;

·         per quanto riguarda la politica agricola, si registrerebbe una riduzione, rispetto al periodo 2007-2013, degli stanziamenti complessivi della rubrica 2 (che comprende anche interventi per l’ambiente) del 12% delle risorse destinate ai pagamenti diretti o connesse al mercato (da 322 a 281 miliardi di euro) ed un decremento meno accentuato di quelle per lo sviluppo rurale  (da 96 a 89,9 miliardi);

·         gli interventi riconducibili alla Strategia 2020 (anch’essi inclusi nella rubrica 1) ammonterebbero complessivamente a circa 114 miliardi (a fronte degli 89,3 dell’attuale periodo di programmazione) che salirebbero a 154 miliardi ove si consideri anche lo stanziamento per il richiamato Meccanismo per collegare l'Europa (formalmente inserito nell’ambito della politica di coesione). In particolare, registrerebbero un forte incremento, in termini percentuali, delle risorse per le infrastrutture (da 13 a 50 miliardi di euro, + 287% rispetto alla attuali), per la ricerca e l’innovazione (da 55 a 80 miliardi, +46%), per l’istruzione e cultura (da 9 a 15 miliardi, +68%);

·         incrementi significativi, in termini percentuali, sono prospettatati anche per la sicurezza e cittadinanza (da 11,5 a 18,5 miliardi di euro, +62%) e le relazioni esterne dell’UE (da 59 a 70 miliardi, +19%);

·         le spese amministrative crescerebbero di circa il 12 % (da 55,9 miliardi a 62,6).

 

Anche sulla distribuzione delle risorse sono emerse nel corso del negoziato posizioni differenti: alcuni Stati membri hanno difeso la politica agricola comune (Francia e Irlanda), altri hanno indicato come prioritaria la politica di coesione (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Slovacchia, Romania, Slovenia, Spagna ed Ungheria); altri ancora le politiche a sostegno della crescita e dell’occupazione.

 

La Presidenza danese ha suggerito una strategia negoziale volta a raggiungere un accordo complessivo sul volume globale del quadro finanziario 2014-2020 e solo successivamente affrontare il negoziato sulle differenti rubriche di spesa; tale approccio è stato apprezzato da Germania, Francia e Regno unito, ma criticato da altre delegazioni.

Politiche di spesa

Il negoziato in merito alla articolazione delle singole politiche di spesa è strettamente connesso alla questione della distribuzione delle risorse tra le varie rubriche del QFP e, in ultima istanza, al tentativo di ciascuno Stato membro di migliorare il rispettivo saldo netto (c.d. giusto ritorno).

Di seguito si illustra lo stato del negoziato relativo alle principali politiche di spesa, quale riportato nella relazione della Presidenza polacca del 9 dicembre 2011.

Crescita intelligente e inclusiva (ad eccezione della coesione e del meccanismo per collegare l'Europa)

 

Nell’ambito della rubrica la Commissione propone di stanziare per il periodo 2014 - 2020:

- 80 miliardi di EUR, a favore di un nuovo Quadro strategico comune per la ricerca e l'innovazione (denominato “Orizzonte 2020), che includerebbe tutti i programmi attualmente previsti nel settore. Tale dotazione sarebbe integrata da significativi stanziamenti per la ricerca e l'innovazione nell’ambito dei fondi strutturali.

- 15,2 miliardi di EUR a favore del settore dell'istruzione e della formazione e 1,6 miliardi di EUR a favore del settore della cultura. Questo finanziamento sarebbe integrato da un significativo sostegno per l'istruzione e la formazione derivante dai fondi strutturali, analogo a quello già erogato nel periodo 2007-2013  (pari a circa 72,5 miliardi di EUR). Al fine porre rimedio all’attuale frammentazione dei programmi e degli strumenti operanti nei settori dell'istruzione, formazione e gioventù, la Commissione propone un unico programma integrato “Istruzione Europa”.

- 2,4 miliardi di euro per il "Programma per la competitività e le PMI". Sarebbero inoltre previste misure per favorire l’accesso delle PMI a tutti i programmi di spesa dell'UE (in particolare il quadro strategico comune per la ricerca e l'innovazione e i fondi strutturali).

 

 

 

 

Nell’ambito del dibattito sinora svolto, gli Stati membri hanno accolto con favore l’aumento delle risorse per i settori sopra richiamati.

Alcune delegazioni hanno deplorato che la fusione degli strumenti abbia comportato una riduzione della visibilità di alcuni importanti programmi, in particolare nel settore dell'istruzione, della gioventù e della cultura.

Alcune delegazioni hanno manifestato alcune preoccupazioni circa il trattamento di Orizzonte 2020, in particolare per quanto riguarda il suo legame con altre politiche, compresa la politica di coesione.

 

Coesione economica, sociale e territoriale

La Commissione propone di ripartire i 376 miliardi di euro stanziati per la politica di coesione in coerenza con il nuovo assetto dei fondi strutturali definito dalle specifiche proposte legislative presentate il 6 ottobre 2011[2].

 

Obiettivi e fondi

2014-2020

2007-2013

Convergenza

162,6 miliardi

199.3 miliardi

Regioni in transizione

38,9 miliardi

25.3 miliardi

Competitività

53,1 miliardi

43,6 miliardi

Cooperazione territoriale

11,7 miliardi

8,7 miliardi

Fondo di coesione

68,7 miliardi

69,5 miliardi

Meccanismo per collegare l'Europa

40 miliardi

-

Totale

376,02 miliardi

348,41 miliardi

 

 

Rispetto al periodo di programmazione 2007-2013 si prevede:

·         la conservazione degli obiettivi convergenza (riservato alle regioni con un PIL pro capite inferiore al 75% della media UE-27) e competitività (che sarebbe aperto alle regioni con un PIL pro capite superiore al 90% della media dell'UE). Per quanto riguardo l’Italia, nel prossimo periodo di programmazione rientrerebbero nell’obiettivo convergenza Campania, Calabria, Sicilia e Puglia; rientrerebbero nell’obiettivo competitività le regioni del centro nord non incluse nel nuovo obiettivo regioni in transizione;

·         l’introduzione di un nuovo obiettivo dei fondi strutturali che includerebbe le cosiddette "regioni in transizione",con un PIL pro capite fra il 75% e il 90% della media UE-27 che sostituirebbe l'attuale sistema di phasing-out e phasing-in.[3]

La proposta di regolamento recante regole comuni per i Fondi strutturali (COM(1011)695) include nel nuovo obiettivo:

-             le regioni attualmente ammissibili all'obiettivo "convergenza", ma il cui PIL pro capite ha superato nel corso della programmazione 2007-2013 il 75% della media dell' UE-27, che manterrebbero i due terzi della loro dotazione attuale;

-             le regioni che, anche se attualmente non ammissibili a titolo dell'obiettivo "convergenza", hanno un PIL pro capite compreso tra il 75% e il 90% della media dell'UE-27.

L'entità del sostegno dovrebbe variare in funzione del livello del PIL, cosicché le regioni con un PIL prossimo al 90% della media dell'UE potrebbero beneficiare di un'intensità di aiuto simile a quella delle regioni dell’obiettivo competitività.

Per l’Italia rientrerebbero in tale categoria di regioni Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna. Secondo i dati forniti dal Ministro pro tempore per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Fitto, nel corso dell’audizione presso le Commissioni bilancio e politiche UE, il 7 settembre 2011, rientrerebbero nel nuovo obiettivo 51 regioni, con circa 72 milioni di abitanti, di cui circa 17 milioni in Francia, 15 in Germania, 14 in Spagna, 9 nel Regno Unito e poco meno di 4 in Italia.

·         la concentrazione degli stanziamenti su un numero limitato di priorità, strettamente connesse alla strategia per la crescita e l’occupazione UE 2020 (investimenti in istruzione, ricerca e sviluppo; competitività e innovazione delle PMI; efficienza energetica ed energie rinnovabili; sistemi di mobilità sostenibili; promozione della mobilità professionale; lotta contro la povertà e l’esclusione sociale; rafforzamento dell’efficienza delle pubbliche amministrazioni);

·         l’attribuzione di 40 miliardi di euro al nuovo meccanismo per collegare l’Europa.

Il meccanismo per collegare l'Europa (Connecting Europe facility) è un nuovo strumento che finanzierebbe predeterminate infrastrutture prioritarie di interesse per l'intera UE, sia fisiche che telematiche, nei settori del trasporto, dell'energia e delle TIC, che rispettano i criteri di sviluppo sostenibile

 

Nel corso del negoziato molte delegazioni (tra cui l’Italia) hanno sottolineato come questa politica resti un importante strumento per lo sviluppo, anche se alcune di esse hanno insistito sulla necessità di una sua riforma approfondita.

La maggioranza delle delegazioni ha suggerito che occorre concentrare il sostegno della politica di coesione sulle regioni e sugli Stati membri meno sviluppati, mentre altre (tra cui l’Italia) hanno appoggiato le proposte della Commissione secondo cui tale sostegno dovrebbe essere applicato ovunque. Le delegazioni si sono divise sul tema del livello degli stanziamenti, alcune lo considerano troppo basso mentre altre troppo elevato.

Le questioni più controverse concernono i diversi tipi di condizionalità proposti dalla Commissione. Secondo alcuni, qualsiasi condizionalità dovrebbe essere graduale, basata sulla proporzionalità e sull'equo trattamento di tutti gli Stati membri. Molte delegazioni hanno ritenuto che la condizionalità macrofinanziaria rischi di determinare un effetto pro-ciclico economicamente ingiustificabile, doppie sanzioni (in aggiunta alle sanzioni derivanti dal "six-pack") e penalizzazioni per i beneficiari. Alcune delegazioni si sono dette disposte a valutare ulteriormente tali proposte a condizione che fossero applicate a tutti i settori politici interessati da impegni giuridici tra l'UE e gli Stati membri.

La riserva di efficacia ed efficienza è stata generalmente accolta con favore, alcune delegazioni hanno sollevato interrogativi per quanto riguarda i suoi criteri di applicazione.

Talune delegazioni (tra cui l’Italia) hanno criticato la creazione della categoria di "regioni in transizione", soprattutto in ragione dell'esigenza di concentrare il sostegno sulle regioni meno sviluppate. Tali delegazioni sostengono che sarebbero sufficienti normali soluzioni di phasing-out per le regioni che usciranno dall'attuale obiettivo "convergenza". Altre hanno accolto con favore tale misura in quanto ritengono che garantisca parità di trattamento per le regioni con condizioni simili.

Diverse delegazioni hanno avuto difficoltà in relazione al tasso massimo proposto (al 2,5%). Talune delegazioni hanno osservato che la fissazione del tasso massimo al livello del 2,5% del PIL previsto, se confrontato con l'attuale periodo di programmazione, conduce a minori stanziamenti per la politica di coesione.

Talune delegazioni hanno manifestato il desiderio di mantenere i tassi di cofinanziamento al livello attuale, mentre altre hanno approvato i tassi proposti dalla Commissione e poche hanno chiesto che fossero abbassati.

Meccanismo per collegare l'Europa

Gli obiettivi perseguiti con la creazione proposta del meccanismo per collegare l'Europa hanno ricevuto un ampio sostegno. Il blocco di 10 miliardi di EUR nel Fondo di coesione per progetti TEN-T ha suscitato la preoccupazione di talune delegazioni. L'uso rafforzato degli strumenti finanziari innovativi è stato accolto positivamente.

Politica agricola comune

La Commissione propone di mantenere la struttura di base a due pilastri della PAC:

-          il primo pilastro continuerà a fornire aiuto diretto agli agricoltori e a sostenere le misure di mercato, con finanziamento interamente erogato dal bilancio dell'UE;

-          il secondo pilastro, relativo allo sviluppo rurale (miglioramento della competitività dei settori agricolo e forestale e promozione della diversificazione dell'attività economica e della qualità della vita nelle zone rurali) continuerà ad essere cofinanziato dagli Stati membri, per rafforzare l’effetto leva degli investimenti previsti e contribuire anche agli obiettivi di coesione dell'UE.

 

 

QFP 2007-2013

QFP 2014-2020

Primo pilastro: spese relative al mercato e pagamenti diretti

322 miliardi

281,8 miliardi

Secondo pilastro: sviluppo rurale

96 miliardi

89,9 miliardi di EUR

Totale

418

371,7

 

Con riguardo al primo pilastro la Commissione propone che gli aiuti diretti vengano erogati in base alla superficie agricola utilizzabile anziché in base ai criteri storici della produzione, allo scopo di equilibrare il sostegno finanziario tra vecchi e nuovi Stati membri. I livelli degli aiuti diretti per ettaro sarebbero adeguati progressivamente, tenendo conto delle differenze esistenti nei livelli salariali e nei costi dei fattori produttivi, mediante lo spostamento delle risorse Ue dagli Stati membri che percepiscono aiuti diretti per importi superiori al 90% della media degli aiuti diretti erogati dalla  Ue (tra cui l’Italia) agli altri Stati che sono al di sotto di tale media.

Gli aiuti agli agricoltori in attività sarebbero erogati secondo un meccanismo di regressività che prevede la definizione di tetti massimi al pagamento di base.

La Commissione propone inoltre, al di là delle condizionalità già previste dalla legislazione in vigore, che il 30% degli aiuti diretti sia subordinato al rispetto dell'ambiente (tutela degli ecosistemi, come la diversificazione delle colture, conservazione dei pascoli permanenti, salvaguardia delle riserve ecologiche e del paesaggio).

Nell’ambito del negoziato le delegazioni si sono divise anzitutto sulla questione del livello del bilancio: alcune hanno sostenuto la proposta della Commissione di congelare le spese al livello nel 2013 in termini nominali, mentre altre hanno chiesto un approccio più restrittivo alle spese connesse all'agricoltura. Le modalità proposte per la convergenza dei pagamenti diretti nella politica agricola comune hanno sollevato alcuni interrogativi: per alcune delegazioni il regime proposto è troppo ambizioso e dovrebbe invece essere più graduale, mentre secondo altre è troppo lento e non garantisce piena parità di trattamento.

Non vi è stata opposizione a un'ulteriore "ecologizzazione" dei pagamenti diretti, ma alcune delegazioni hanno sottolineato la necessità che ciò avvenga in modo efficace. Alcune delegazioni hanno osservato che l'ecologizzazione dovrebbe essere perseguita piuttosto nel secondo pilastro della PAC. Secondo alcuni, la quota dei pagamenti diretti (30%) subordinata alle misure "verdi" è troppo alta, mentre altre delegazioni l'hanno trovata troppo bassa. Molte delegazioni hanno chiesto un giusto equilibrio tra l'ecologizzazione e gli oneri amministrativi che tale misura potrebbe determinare al momento dell'attuazione.

Per quanto riguarda lo sviluppo rurale, alcune delegazioni hanno contestato il fatto che sia subordinato a condizionalità macrofinanziaria. Molte delegazioni hanno invitato la Commissione a produrre il prima possibile una ripartizione annua degli stanziamenti per lo sviluppo rurale destinati a ciascuno Stato membro.

Politica comune della pesca

La Commissione propone di concentrare gli stanziamenti per la pesca, pari a 6,7 miliardi, nel Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) e negli accordi internazionali di pesca/ORP.

Le delegazioni hanno accolto con favore i principi generali della politica comune della pesca.

 

Sicurezza e cittadinanza

È stato posto in particolare rilievo il valore aggiunto dell'azione dell'UE nel settore della sicurezza e della cittadinanza. Alcune delegazioni hanno evidenziato, in particolare, la necessità di potenziare l'azione dell'UE nel settore della migrazione, delle frontiere.

Alcune delegazioni hanno messo in discussione l'inclusione del Fondo per i rimpatri nel fondo per la migrazione e l'asilo, in particolare per quanto riguarda le sue implicazioni per l'approccio in materia di frontiere esterne e sicurezza interna.

Alcune delegazioni hanno anche sollevato la questione della protezione civile; talune ritengono che la responsabilità principale in questo ambito spetti agli Stati membri e non debba dunque essere soggetta alle spese di bilancio dell'UE, mentre altre sostengono la proposta della Commissione.

Ruolo mondiale dell'Europa

Le delegazioni hanno accolto con favore la proposta della Commissione relativa al ruolo mondiale dell'Europa. Numerose delegazioni hanno sostenuto la priorità di rispettare l'impegno formale dell'UE a destinare lo 0,7% del prodotto nazionale lordo (PNL) all'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) entro il 2015.

Le opinioni si sono divise in merito al trattamento del Fondo europeo di sviluppo (FES). Numerose delegazioni hanno sostenuto la proposta della Commissione di mantenere il FES al di fuori del quadro finanziario pluriennale, alcune ne hanno invece chiesto l'iscrizione in bilancio. In tale contesto, è stata sollevata la questione del criterio di contribuzione per il FES; alcune delegazioni hanno insistito sul fatto che esso dovrebbe essere identico al classico criterio di contribuzione del bilancio, mentre altre hanno invocato il mantenimento dello status quo, che riflette i legami storici più forti che alcuni Stati membri hanno con i paesi beneficiari.

Alcune delegazioni si sono dette a favore di una maggiore attenzione verso lo strumento europeo di vicinato e lo strumento di preadesione e numerose delegazioni hanno chiesto che vi sia equilibrio in termini di dotazione finanziaria tra il vicinato meridionale e il vicinato orientale dell'UE.

Amministrazione

Le delegazioni hanno accolto con favore la proposta della Commissione di razionalizzare le spese amministrative, con in particolare la riduzione del 5% dei livelli dell'organico di ogni istituzione. Talune delegazioni hanno chiesto soluzioni specifiche potenziate in relazione a un sistema pensionistico sostenibile.

 

Durata e struttura del QFP

Tutte le delegazioni sono favorevoli alla durata di sette anni proposta dalla Commissione europea per il prossimo QFP. Per quanto riguarda la struttura si è registrato un ampio consenso sulla proposta dalla Commissione. Tuttavia, due questioni hanno suscitato preoccupazioni: a) riguardo alla rubrica 1, diverse delegazioni si sono espresse a favore dell'inserimento di tale spesa per la coesione economica, sociale e territoriale in una sottorubrica separata. Alcune delegazioni hanno piuttosto chiesto garanzie sulla delimitazione degli stanziamenti per la politica di coesione. Sono state inoltre espresse preoccupazioni circa l'interazione tra la politica di coesione e il "meccanismo per collegare l'Europa; b) Sono stati espressi pareri diversi anche sulla questione degli strumenti non inclusi nel quadro finanziario pluriennale. Un gruppo di Stati membri ha chiesto l'inserimento di tutti gli strumenti finanziari nel QFP. Alcune delegazioni, potrebbero accettare che il Fondo europeo di sviluppo rimanga all'esterno del QFP, vista la specificità. Alcune delegazioni ritengono che l'imprevedibilità della spesa connessa a ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) e GMES (Global Monitoring for Environment and Security). richieda che anch'essi siano mantenuti al di fuori del QFP.

Flessibilità

Il principio generale della flessibilità è stato accolto con favore dalle delegazioni. Alcune delegazioni ritengono che gli strumenti di flessibilità attualmente disponibili nel quadro finanziario pluriennale siano sufficienti e non richiedano le modifiche proposte dalla Commissione. Altre delegazioni, rammentando le esperienze passate, hanno invece sostenuto la flessibilità proposta dalla Commissione.

Risorse proprie

La proposta della Commissione europea sulla riforma del sistema delle risorse proprie si articola nei seguenti elementi principali:

- la soppressione della risorsa propria basata sull’IVA a partire dal 31 dicembre 2013, in concomitanza con l’introduzione di nuove risorse proprie.

- l’introduzione di due nuove risorse proprie a decorrere al più tardi dal 1° gennaio 2018: una tassa sulle transazioni finanziarie e un nuovo regime IVA europeo, che dovrebbe sostituire l’attuale risorsa fondata su una porzione dell’IVA raccolta sui base nazionale. I contributi diretti basati sul RNL a carico dei bilanci degli Stati membri dovrebbe di converso ridursi.

- la conversione, a decorrere dal 2014, gli attuali meccanismi di correzione in una riduzione lorda forfettaria dei pagamenti RNL a favore di Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Svezia.

 

 

Nel negoziato sinora svolto un'ampia maggioranza delle delegazioni ha accolto con favore i principi generali alla base della nuova proposta relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea. La maggior parte delle delegazioni ha però insistito sull'esigenza di informazioni e analisi ulteriori relative all’impatto delle nuove risorse proprie proposte.

Diverse delegazioni hanno espresso scetticismo circa la creazione di una tassa sulle operazioni finanziarie. Alcune delegazioni hanno affermato di poter prendere in considerazione una simile tassa solo a condizione che sia applicata a livello globale. Altre l'hanno approvata in linea di principio, ma non hanno potuto concordare sul fatto che tale tassa costituisca una risorsa propria dell'UE.

La maggior parte delle delegazioni ha espresso un'opinione positiva a proposito dell'eliminazione dell'attuale risorsa propria basata sull'IVA, prevista per il 31 dicembre 2013.

Molte delegazioni si sono astenute dal prendere posizione sulla nuova risorsa propria basata sull'IVA. Per alcune delegazioni la semplificazione proposta del metodo di calcolo della nuova risorsa propria basata sull'IVA non terrebbe in considerazione in modo sufficiente le differenze tra i sistemi IVA vigenti negli Stati membri. Alcune delegazioni hanno messo in guardia contro la creazione di ulteriori oneri burocratici.

Molte delegazioni hanno dichiarato di preferire l'applicazione generalizzata della risorsa basata sull'RNL, congiuntamente alle risorse proprie tradizionali, anziché la creazione di nuove risorse proprie.

Secondo la maggioranza delle delegazioni non dovrebbero più esistere meccanismi di correzione. D'altra parte, un certo numero di delegazioni, ricordando i principi approvati dal Consiglio europeo di Fontainebleau del 1984 hanno ravvisato l'esigenza di affrontare il problema degli squilibri di bilancio sul versante delle entrate e di mantenere un sistema di correzioni di qualche tipo.

 

Prossime tappe

Gennaio - marzo 2012: Gli organi preparatori del Consiglio continueranno a esaminare le proposte relative al QFP e individueranno le questioni in sospeso. Tali lavori serviranno alla presidenza danese come orientamento per l'elaborazione di uno "schema di negoziato" (un documento che contiene le questioni in sospeso nei negoziati e le opzioni principali).

Marzo - aprile 2012: Gli Stati membri terranno ulteriori dibattiti orientativi in occasione delle sessioni del Consiglio "Affari generali". I risultati di tali dibattiti contribuiranno altresì allo "schema di negoziato".

A partire dal maggio 2012: Si terranno regolarmente dibattiti sullo "schema di negoziato" in seno ai diversi organi preparatori del Consiglio e a livello ministeriale.

Giugno 2012: Il Consiglio europeo discuterà lo "schema di negoziato" nella sessione prevista per il 28 e 29 giugno.

La Presidenza danese, prevede inoltre di svolgere una riunione informale di Ministri per gli affari europei il 10 ed 11 maggio 2012 dedicata alla discussione sul QFP.

La Presidenza danese prenderà, infine, l’iniziativa di organizzare in cooperazione con il Parlamento europeo e la Commissione una conferenza con rappresentanti di tutte le istituzioni dell’UE ed i Parlamenti nazionali che si dovrebbe svolgere il 22 e 23 marzo 2012 a Bruxelles.

Si ricorda che una prima conferenza con rappresentati di tutte le istituzioni dell’UE ed i Parlamenti nazionali si è svolta a Bruxelles il 20 e 21 ottobre 2011.

La presidenza danese del Consiglio collaborerà strettamente con il Parlamento europeo durante tutta la procedura per garantire una rapida adozione delle decisioni pertinenti.

La presidenza danese, in linea con quanto indicato dal  Consiglio europeo del 9 dicembre 201q auspica che il QFP sia adottato entro la fine di quest'anno, così da agevolare la transizione dal QFP attuale a quello futuro, che dovrebbe entrare in vigore il 1º gennaio 2014.

 

 

 

 

 



[1] Il pacchetto di proposte presentate il 29 giugno 2011 comprende:

    la proposta di regolamento per il nuovo Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 (COM(2011)398;

    la proposta di decisione sul sistema delle risorse proprie dell’UE (COM(2011)510;

    la proposta di decisione sulle misure di applicazione  per il sistema delle risorse proprie (COM(2011)511;

    la proposta di regolamento concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie tradizionali e della risorsa basata sull'RNL nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria  (COM(2011)512);

    la proposta di accordo quadro interistituzionale tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione sulla cooperazione in materia di bilancio ed corretta gestione finanziaria (COM(2011)403).

    una comunicazione che illustra e motiva il quadro complessivo delle proposte formulate dalla Commissione (COM (2011)500).

[2] Si tratta, in dettaglio, delle seguenti proposte, che saranno esaminate da Parlamento europeo e Consiglio  secondo la procedura legislativa ordinaria (già procedura di codecisione):

-          una proposta di regolamento concernente regole comuni per il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo di coesione, il Fondo europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, e del Fondo europeo per la pesca (COM(2011)685);

-          una proposta di regolamento relativa al Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1084/2006 (COM(2011)612);

-          una proposta di regolamento relativa al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 (COM(2011)607);

-          una proposta di regolamento relativa al Fondo europeo di sviluppo regionale e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006 (COM(2011)614);

-          una proposta di regolamento relativa al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (COM(2011)608);

-          una proposta di regolamento recante disposizioni specifiche per il sostegno del Fondo europeo di sviluppo regionale agli obiettivi della cooperazione territoriale (COM(2011)611);

-          una proposta di regolamento sul programma dell’UE per il cambiamento sociale e l’innovazione (COM(2011)609);

-          una proposta di modifica del regolamento (CE) n. 1082/2006 relativo a un gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) (COM(2011)610).

[3] Il dato comprende gli stanziamenti per il regime di phasing-out dall’obiettivo convergenza e phasing-in nell’obiettivo competitività.

    Il phasing-out è un regime transitorio decrescente per le regioni che sarebbero state ammissibili nell’obiettivo convergenza in quanto aventi un PIL pro capite inferiore al 75% di quello medio dell'UE a 15. Il phasing-in, anch’esso transitorio e decrescente, si applica alle regioni beneficiarie dell’Obiettivo 1 nel periodo 2000-2006, ma che ne sono uscite avendo raggiunto un PIL pro capite superiore al 75% della media dell'UE a 15.