Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Norvegia | ||
Serie: | Schede Paese politico-parlamentare Numero: 47 | ||
Data: | 08/02/2012 | ||
Descrittori: |
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SIWEB
n. 47 – 8 febbraio 2012
Norvegia
Il quadro istituzionale
Il re nomina il primo ministro che deve ottenere la fiducia del Parlamento. Il governo, riunito sotto la presidenza del Re è chiamato Consiglio di Stato.
Il Parlamento norvegese, lo Storting, ha 169 membri, eletti ogni quattro anni dalle 19 contee con sistema proporzionale a liste aperte su base circoscrizionale e recupero nazionale per i partiti che abbiano superato la soglia del 4 per cento dei voti. Lo Storting per il lavoro legislativo si divide in due camere, Lagting (composto da un quarto dei membri, eletti dallo Storting)e Odelsting (composto dai rimanenti deputati), mentre per le altre attività opera come un Parlamento monocamerale. In caso di disaccordo su progetto di legge tra le due Camere, il voto finale avviene da parte delle due Camere riunite nello Storting con due terzi dei voti.
Per “Freedom House”,
La situazione politica
Re di Norvegia dal 1991 è Harald V (n. 1937). Dal 2005 il primo ministro norvegese è Jens Stoltenberg (n. 1959), a capo di una coalizione rosso-verde composta dal Partito Laburista (AP), dai Socialisti (SV) e dal Partito di Centro (Sp).
Il 14 settembre del 2009 la coalizione guidata da Jens Stoltenberg vincendo le elezioni si è riconfermata alla guida del paese: in Norvegia una coalizione uscente non veniva confermata dal1993.
Il Partito Laburista guidato dal Primo Ministro uscente ha ottenuto il 35, 4 per cento di voti ( 64 seggi), il Partito socialista capeggiato dal Ministro delle Finanze uscente Kristin Halvorsen ha ottenuto il 6,1 per cento (11 seggi), ed infine il Partito di centro si è mantenuto al 6,2 per cento (11 seggi).
L'alleanza rosso-verde ha ottenuto in totale 86 seggi confermandosi alla guida del paese.
Al centro dell’agenda politica norvegese vi sono ancora i riflessi dell’attacco terroristico del 22 luglio 2011 realizzato da un estremista di destra e che ha causato 77 vittime. Il primo ministro Stoltenberg ha annunciato la costituzione di una Commissione d’inchiesta sull’accaduto mentre l’11 novembre il ministro della giustizia Storberget ha annunciato le proprie dimissioni a seguito delle critiche ricevute per la gestione dell’emergenza.
L’adesione della Norvegia allo Spazio economico europeo (l’area di libero scambio che riunisce l’Unione europea con altri Stati europei in precedenza aderenti all’EFTA, cioè Norvegia, Islanda e Lichtenstein) ha permesso ad essa di partecipare al Mercato Interno dell’ Unione dal 1994. Con due referendum, uno nel 1972 e l'altro nel 1994, invece, i cittadini norvegesi hanno rifiutato l’ingresso nella Comunità e quindi nell’Unione europea.
In base all’accordo
di adesione allo Spazio economico europeo
Nel
2011 per la prima volta dal 1994,
Dal 2001, inoltre
Indicatori internazionali sul paese[1]:
Libertà politiche e civili: Stato “libero” (Freedom House); democrazia piena (1 su 167 Economist)
Libertà di stampa: 2 su 178
Libertà di Internet: -
Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); generale rispetto nella pratica (USA)
Libertà economica: Stato “moderatamente libero” (40 su 179)
Corruzione percepita: 6 su 178
Variazione PIL 2010: + 0,34 per cento; 2011: + 1,67 per cento
[1]Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà economica come riportata dalla fondazione Heritage la condizione della libertà di Internet come riportata da OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (documentazione e ricerche 29 luglio 2011) e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).
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