Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Nigeria
Serie: Schede Paese politico-parlamentare    Numero: 46
Data: 23/01/2012
Descrittori:
NIGERIA     

Casella di testo: SCHEDA PAESE
politico-parlamentare

n. 46 –  23 gennaio 2012

Nigeria                                

 


Il quadro istituzionale

La Nigeria è una Repubblica federale, fondata sulla costituzione del 29 maggio 1999 e composta da 36 Stati e un territorio federale. La Nigeria ha un parlamento bicamerale composto dall’Assemblea Nazionale e dal Senato; per entrambi i rami la durata della legislatura è fissata in quattro anni. L’Assemblea nazionale ha 360 membri eletti con sistema maggioritario uninominale a turno unico. Il Senato è composto da 109 membri eletti con sistema maggioritario nelle circoscrizioni plurinominali corrispondenti ai 36 Stati che compongono lo stato federale della Nigeria (in ciascuna circoscrizione sono eletti tre senatori) e nel collegio uninominale corrispondente al distretto federale della capitale. Il Presidente della Repubblica che è anche capo del Governo è eletto direttamente, per non più di due mandati, con un sistema a doppio turno (viene eletto al primo turno il candidato che ottenga la maggioranza assoluta dei voti o il 25 % dei voti in 2/3 degli stati).

Per “Freedom House”, la Nigeria è uno Stato “parzialmente libero”, non in possesso dello status di democrazia elettorale, mentre il Democracy Index 2011 dell’Economist Intelligence Unit la classifica come “regime autoritario”. Secondo osservatori internazionali, le ultime elezioni del 2007 sarebbero state caratterizzate da numerose frodi e irregolarità. Il multipartitismo è riconosciuto ed effettivo (alle ultime elezioni hanno partecipato cinquanta partiti), anche se un ruolo predominante nella vita politica nigeriana è esercitato dal Partito democratico del popolo (PDP). La Nigeria ha stampa e mezzi di comunicazione indipendenti, anche se sono stati denunciati casi significativi di azioni dei servizi di sicurezza contro giornalisti. Frequenti risultano infine gli scontri interreligiosi ed interetnici: i tribunali di dodici Stati settentrionali a maggioranza musulmana adottano la Sharia. 

 

 

La situazione politica

Attuale presidente, dopo le elezioni dell’aprile 2011, è Jonathan Goodluck, esponente cristiano del partito democratico popolare (il Nord a maggioranza musulmana del Paese ha votato in maggioranza per il principale avversario di Goodluck, l’ex generale Buhari).

La situazione politica è caratterizzata in queste settimane dalle tensioni a sfondo religioso causate dagli attacchi del gruppo Boko Haram e dalle proteste popolari contro l’eliminazione dei sussidi di stato che mantenevano basso il costo dei carburanti.

Dopo giorni nei quali il paese era rimasto paralizzato dagli scioperi, il presidente Goodluck Jonathan ha deciso di cedere almeno in parte alle richieste dei manifestanti, decidendo che il prezzo della benzina – più che raddoppiato a partire dal 1° gennaio - sarebbe stato ridotto del 30 per cento (costa ora circa 0,47 euro al litro).Il governo ha tuttavia contestualmente annunciato  che  continuerà sulla strada della completa deregolamentazione del settore petrolifero. Le proteste stanno comunque continuando, anche se in misura decisamente più contenuta, per portare all’attenzione del governo una serie di altre questioni economiche e sociali.

Più rilevante appare lo scontro provocato dal gruppo Boko Haram (che, grosso modo, significa “la cultura occidentale è vietata”), i cui legami con AQMI (Al-Qaeda nel Maghreb islamico) sembrano ormai scontati. Boko Haram è un gruppo portatore di una versione integralista dell'Islam che, al pari di altri gruppi estremisti, è attivo nel Nord del paese, dove permangono condizioni di sottosviluppo particolarmente accentuate. Applica alla lettera la frase del Corano secondo la quale “Chiunque non sia governato dalle rivelazioni di Allah, è tra i trasgressori”. Promuove pertanto il rovesciamento dell'attuale governo nigeriano nell'intento di  creare uno stato islamico. Il gruppo venne fondato nel 2002 dal leader religioso Mohammed Yusuf (arrestato nel 2009 e in seguito ucciso) a Maiduguri ma nel 2009 ha subito una svolta radicale, guidando sanguinose rivolte negli stati settentrionali della Nigeria.

Tra gli attentati rivendicati da Boko Haram, il bombardamento della sede delle Nazioni unite ad Abuja (agosto 2011), l’attacco contro edifici della polizia e contro chiese cattoliche, l’ultimo dei quali è avvenuto nel giorno di Natale. Sono state molte decine le vittime causate dagli attentati degli ultimi due anni.

Le azioni di Boko Haram costituiscono una seria minaccia per la stabilità interna considerando anche che gode del sostegno dei politici locali insoddisfatti di una leadership cristiana in Nigeria, come affermato di recente anche dal  Presidente Goodluck Jonathan. Il Presidente Jonathan, cristiano, del People's Democratic Party (PDP) è stato eletto con il 57% dei voti, la stragrande maggioranza dei quali provenienti dal sud del paese (dove la percentuale di voto a suo favore è stata del 95%). Nonostante Tanko Yakasai, leader della formazione politica Nord Political Forum (NLPF), abbia smentito le affermazioni del Capo dello Stato, e abbia accusato Boko Haram di voler “distruggere qualsiasi sistema di governo laico nel Paese”, è noto che alcuni leader politici delle regioni settentrionali ritengono Goodluck un usurpatore e considerano con interesse i movimenti del radicalismo islamico.

 Quest’ultimo fatto, unito ad un’iniziale sottovalutazione del problema e al rifiuto al dialogo opposto dal gruppo Boko Haram, hanno aggravato la portata del problema.

Secondo alcuni analisti, la minaccia sarebbe contenibile solo se il governo nigeriano riuscisse a ridurre la povertà cronica nella quale si dibatte il nord del paese, terreno da sempre fertile per gruppi estremisti dello stesso stampo, e costruisse un sistema scolastico con il sostegno dei musulmani moderati che vivono in quella regione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

Indicatori internazionali sul paese 1:

Libertà politiche e civili: Stato “parzialmente libero” (Freedom House); regime autoritario (Economist)

Indice della libertà di stampa: 145 su 178

Libertà religiosa: gravi limitazioni (ACS); situazione di rispetto concreto da parte delle istituzioni pubbliche, pur in presenza di episodi di tolleranza da parte di autorità locali verso violenze di tipo religioso (USA)

Corruzione percepita: 2011: 143 su 183  2010: 134 su 178

Variazione PIL 2009: + 7 per cento

Situazione di cessato il fuoco in conflitto armato interno

 

 

1    Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà economica come riportata dalla fondazione Heritage la condizione della libertà di Internet come riportata da OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier  dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (documentazione e ricerche 29 luglio 2011) e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).

 

Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale

( 06 6760-4939 – *st_affari_esteri@camera.it

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File: Es1020paese