Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Altri Autori: | Servizio Studi - Dipartimento difesa , Servizio Rapporti Internazionali | ||
Titolo: | Incontro, presso la IV Commissione, con una delegazione indonesiana del National Resilence Institute (Roma, 25 ottobre 2011) | ||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 293 | ||
Data: | 24/10/2011 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | IV-Difesa |
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Camera dei deputati |
XVI LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Incontro, presso la IV Commissione, con una delegazione indonesiana del National Resilence Institute
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(Roma, 25 ottobre 2011) |
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n. 293 |
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24 ottobre 2011 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri ( 066760-4172 - * st_affari_esteri@camera.it |
Ha partecipato alla redazione del dossier: |
Servizio Studi – Dipartimento Difesa ( 066760-4939 - * st_difesa@camera.it Servizio Rapporti internazionali ( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1i@camera.it
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I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. |
File: Es0940 |
INDICE
The National Resilence Institute
§ Scheda di sintesi politico istituzionale
Le Forze armate indonesiane (a cura del Dipartimento Difesa)
I rapporti parlamentari Italia - Indonesia (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)
Il National Resilence Institute (Lammhanas) dell’Indonesia è un centro di formazione e di ricerca nei settori della Difesa e della Sicurezza del Ministero della Difesa indonesiano, destinato alla formazione degli alti gradi delle forze armate indonesiane. L’istituzione costituisce in realtà la più prestigiosa sede di formazione della classe dirigente indonesiana non solo per quel che concerne le forze armate, ma anche per i quadri dirigenti dell’amministrazione civile.
Il National Resilence Institute è attualmente impegnato in un processo di riforma con riferimento sia ai piani di studio, sia ai metodi di insegnamento, con l’obiettivo di divenire un’istituzione di eccellenza a livello globale nel settore della Difesa e della Sicurezza.
Attuale governatore è Budi Susilo Supandji.
Il quadro istituzionale
La Repubblica di Indonesia,
resasi indipendente dall’Olanda nel 1945, è, dal 2002, una repubblica
presidenziale. Il Presidente della Repubblica è anche capo del governo ed è
eletto per cinque anni con un sistema elettorale a doppio turno (risulta eletto
al primo turno il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti; le
prime elezioni presidenziali dirette si sono svolte nel 2004). Non sono
previsti limiti alla rieleggibilità. Possono presentare candidati per la
presidenza della Repubblica i partiti
che abbiano ottenuto il 25 per cento dei voti nelle ultime elezioni o detengano
il 20 per cento dei seggi complessivi in Parlamento. Il Parlamento è,
dal 2004, bicamerale. La Camera dei rappresentanti (Dewan Perwakilan Rakyat), è composta, dalle ultime elezioni del 2009,
da 560 membri (in precedenza 550) eletti per cinque anni con sistema
proporzionale, con soglia di sbarramento al 2,5 percento, e voto di preferenza
in liste aperte (le liste devono essere composte da almeno il 30 per cento di
candidati donne). IlConsiglio dei
Rappresentanti Regionali (Dewan Perwakilan Daerah),
responsabile per la promozione e il monitoraggio delle leggi relative
all’autonomia regionale, è composto da 132 membri, eletti nelle circoscrizioni
plurinominali corrispondenti alle differenti provincie (ciascuna provincia
elegge al massimo 4 membri), per cinque anni attraverso un voto singolo non
trasferibile (ciascun elettore può scegliere un solo candidato, risultano
eletti i candidati con più voti). A partire dall’anno 2001, è iniziato in
Indonesia un processo di decentramento amministrativo per assicurare la
fornitura dei principali servizi statali: attualmente sono presenti 30
provincie, 2 regioni speciali e lo speciale distretto della capitale Jakarta.
Per Freedom House, l’Indonesia è uno “Stato libero”, in possesso dello status di “democrazia elettorale”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit la definisce “democrazia difettosa” (cfr. infra“Indicatori internazionali sul Paese”). Per quel che concerne l’esercizio concreto delle libertà politiche e civili, le libertà di associazione, di riunione e di manifestazione del pensiero appaiono, secondo fonti indipendenti, tutelate nella pratica, con restrizioni nelle aree teatro di conflitti etnici o religiosi. Anche la libertà di stampa risulta effettiva e l’Indonesia vanta una stampa indipendente e vivace; tuttavia l’esercizio di tale libertà appare limitato da alcune restrizioni legali: in particolare, la disciplina severa delle licenze per l’apertura di stazioni radio-televisive costringe alcuni operatori del settore ad operare illegalmente. Risulterebbe poi accertato il ricorso a pratiche di autocensura da parte dei giornalisti per evitare rischi di azione legale (l’articolo 311 del codice penale del 2007 punisce la diffamazione a mezzo stampa con la reclusione per quattro anni; tuttavia, con alcune recenti sentenze, appare affermarsi in sede giurisdizionale un indirizzo maggiormente garantista nei confronti dei giornalisti). Nel 2008 la legge sulle informazioni e le transazioni elettroniche ha esteso ai contenuti diffusi on line e via Internet la disciplina restrittiva in materia di diffamazione, criminalizzando la distribuzione e la diffusione d’informazioni o documentazione contrari alle norme morali dell’Indonesia. La Repubblica indonesiana riconosce ufficialmente sei religioni: l’Islam (cui appartiene la maggioranza della popolazione), il Protestantesimo, il Cattolicesimo, l’Induismo, il Buddhismo e il Confucianesimo. L’Ateismo è proibito dalla legge, così come sono previsti provvedimenti contro la blasfemia e risulta difficile per gli appartenenti alle altre religioni ottenere i documenti di identità. Negli ultimi anni, il Governo ha fallito nel prendere misure efficaci per porre rimedio ai continui atti d’intolleranza religiosa. In seguito alla messa al bando, nel 2008, della setta islamica Ahmadiyya (con 400000 seguaci) sono accaduti numerosi episodi di violenza; costanti sono anche gli scontri tra le fazioni cristiane e musulmane.
Infine, secondo osservatori indipendenti, la corruzione continua a essere problema endemico e diffuso in Indonesia. Nel settembre 2010, inoltre, il Parlamento ha approvato un provvedimento legislativo che potrebbe indebolire l’autorità della Commissione speciale per l’eradicazione della corruzione e la connessa attività giudiziaria. L’approvazione ha fatto seguito allo scoppio di uno scandalo dai contorni non chiariti che ha coinvolto i vertici della Commissione, ma che, secondo i critici, sarebbe stato il risultato di una manovra volta a screditarne l’operato.
La situazione politica e sociale
L’attuale Presidente della Repubblica è Susilo Bambang Yudhoyono (n. 1949), rieletto per il suo secondo mandato nel luglio 2009.
Yudhoyono è leader del Partito Democratico, da lui fondato nel 2009, a seguito di una scissione dal partito democratico indonesiano-battaglia (PDI-P) di Megawati Sukarnoputri. nelle ultime elezioni legislative del 2009 il partito democratico ha ottenuto 148 seggi. Il secondo partito per importanza in Indonesia è il partito Golkar (già partito egemone durante la dittatura di Suharto), con 106 seggi; 94 sono i rappresentanti del PDI-P (Partai Demokrasi Indonesia Perjuangan), terza forza politica del Paese. Tutti questi partiti risultano di orientano non confessionale, mentre il partito della giustizia e della prosperità, di orientamento islamico, ha ottenuto 57 seggi. Insieme al partito democratico di Yudhoyono compone la coalizione di governo anche il partito Golkar.
Con l’elezione nel 2004 di Yudhoyono, succeduto alla presidente Megawati Sukarnoputri (figlia del leader dell’indipendenza indonesiana, Sukarno), si è compiuta la prima alternanza pacifica al governo della storia indonesiana, a suggello del processo di transizione alla democrazia apertosi nel 1998 quando le proteste di piazza, associate anche alle conseguenze della crisi finanziaria asiatica del 1997, costrinsero alle dimissioni il generale Suharto, al potere, insieme al suo partito Golkar, dal 1968. Nell’ambito di questa transizione, che ha visto alla carica di presidente dapprima (1998-1999) il vicepresidente di Suharto, Bacharrudin Habibie, quindi Abdurrahman Wahid, di orientamento islamico (1999-2001) e poi, a seguito delle dimissioni di Wahid a causa di accuse di corruzione, la già ricordata Sukarnoputri (2001-2004), l’Indonesia ha anche concesso, a seguito del referendum del 1999 e delle pressioni della comunità internazionale che inviò nel medesimo anno una missione militare, l’indipendenza di Timor Est, ex-colonia portoghese invasa dall’Indonesia nel 1975.
Le tensioni separatiste ed interreligiose (in particolare tra cristiani e musulmani) rappresentano tuttora uno dei temi fondamentali nell’agenda politica indonesiana, mentre prosegue l’attuazione dell’accordo di pace raggiunto nell’agosto del 2005 con il movimento separatista della regione di Aceh. Altra regione sottoposta a tensioni separatiste, che hanno conosciuto una recrudescenza nel corso del 2011, è quella di Papua, al confine con la Papua Nuova Guinea. Nel 2002 l’Indonesia ha poi subito un significativo attacco terroristico da parte di un gruppo locale legato ad Al Qa’ida, nella città turistica di Bali, che provocò circa 200 morti. Da allora, è stata ripetutamente segnalata l’attività di gruppi qaedisti in Indonesia. Da ultimo, nel giugno 2011, un leader religioso islamico, Abu Bakar Bashir, è stato condannato da un tribunale indonesiano per legami con gruppi terroristici. Al centro dell’attenzione continua ad essere anche lo scandalo politico legato al salvataggio operato dallo Stato nel 2009 di una banca relativamente piccola, la Bank Century. Se i difensori del salvataggio, sottolineano come esso abbia evitato danni maggiori al sistema bancario indonesiano, nell’ambito della crisi finanziaria internazionale, i critici hanno rilevato come il costo dell’operazione sia risultato ben superiore al previsto e ventilato la possibilità di alcuni arricchimenti illeciti nell’ambito dell’operazione. In particolare, il partito Golkar, membro della coalizione di governo, ha messo sotto accusa il ministro delle finanze Sri Mulyani, che si è dimesso nel maggio 2010 per assumere la carica di direttore esecutivo della Banca Mondiale.
Con riferimento ad una serie di dati socio-economici assumibili come possibile parametro interpretativo del contesto indonesiano si segnala che l’Indonesia ha una popolazione complessiva di 232 milioni di persone; il tasso di crescita del PIL nel 2010 è stato del 6,1 per cento, mentre il PIL pro-capite è di 4.300 dollari. Il tasso di disoccupazione, nel medesimo anno, è del 7,1 per cento, mentre il 44 per cento della popolazione vive in agglomerati urbani; il tasso di scolarizzazione primaria è del 90,4 per cento (maschile: 94 per cento; femminile: 86,8 per cento). Infine, il 13,3 per cento della popolazione complessiva vive sotto la soglia di povertà. L’Indonesia, per le sue ingenti risorse forestali e naturali, risulta avere un ruolo strategico anche nella lotta contro il cambiamento climatico. Nello scorso maggio, il governo indonesiano ha varato un piano per un valore di un miliardo di dollari volto a fermare la deforestazione e a ridurre le emissioni di gas serra, che prevede, tra le altre cose, una moratoria di due anni sui nuovi permessi di sfruttamento delle aree forestali. Il piano è stato criticato come insufficiente da alcune associazioni ambientaliste.
Indicatori internazionali sul paese[1]:
Libertà politiche e civili: Stato “libero” (Freedom House); democrazia difettosa (Economist)
Indice della libertà di stampa: 100 su 178
Libertà religiosa: limitazioni alla libertà religiosa (ACS); limitazioni e provvedimenti governativi, episodi di intolleranza religiosa (USA)
Libertà di Internet: “filtraggio” selettivo in materia politica e sostanziale in materia sociale
Libertà economica: Stato “prevalentemente non libero” (116 su 179)
Corruzione percepita: 110 su 178
Variazione PIL 2010: + 6,1 per cento
Accordo di pace in conflitto armato interno (Aceh); significativi episodi di terrorismo
Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Unione interparlamentare, Freedom House, Human Rights Watch, Economist Intelligence Unit, International Institute for Strategic Studies, Strategic Survey 2010.
La Costituzione indonesiana del 1945 prevede espressamente il dovere di tutti i cittadini di difendere la nazione. Esiste una coscrizione obbligatoria disciplinata dalle leggi ed il numero di persone disponibili per il servizio militare è particolarmente elevato ammontando a circa 60 milioni di persone tra 18 e 49 anni, di cui 52 milioni abili al servizio.
Le donne sono presenti in piccolo numero dal 1992 in un corpo speciale femminile per ciascuna delle forze armate, compresa la Polizia.
Il totale delle forze armate indonesiane è di circa 438 mila persone in servizio attivo e le relative spese ammontano a circa di 4,74 mld dollari annui.
Dal settembre 2010 il Comandante generale delle forze armate indonesiane è Agus Suhartono.
Fanno parte delle forze armate l'esercito, l'aviazione e la marina.
L'esercito è la forza numericamente più rilevante, disponendo di circa 330.000 unità in servizio attivo e potendo contare su circa 400.000 riservisti pronti ad intervenire in caso di necessità. Seguono la marina e l'aviazione, rispettivamente con 74.000 e 34.000 unità.
L'esercito indonesiano, comprende sopratutto fanteria leggera. I suoi comandi sono i Kodam, ovvero i Kostrad, formati da personale riservista, e le Forze speciali.
I Kodam sono raggruppati da battaglioni di fanteria e talvolta di cavalleria e artiglieria, nonché da forze speciali.
Le forze speciali sono composte da circa 5.500 unità effettive e sono divise in in 5 gruppi, tre facenti parte dell’intelligence e gli altri competenti in materia di addestramento, antiterrorismo e Guardia Presidenziale.
Infine vi è il Comando aviazione dell'esercito con circa 100 velivoli tra aerei ed elicotteri.
L'aviazione indonesiana ha attualmente circa 346 velivoli e 34 mila unità effettive.
Il quartier generale è situato a Jakarta e controlla due Comandi Operativi uno per la regione orientale e l’altro per quella occidentale. Molte delle basi sono comunque a Java.
La marina, fondata nel 1945 è attualmente composta da circa 74.000 unità effettive e 136 navi. Il quartier generale è a Surabaya da cui dipendono due comandi flotta di cui uno Orientale a uno Occidentale. Vi è, poi, il comando aviazione navale, quello dei marines, quello dei trasporti navali e le Forze Speciali. Queste sono il Komando Pasukan Katak, che comprende i sommozzatori del Kopaska e il battaglione di ricognizione dei Marines o Yontaifib.
Rappresentanze diplomatiche
Ambasciatore d’Italia a Jakarta: S. E. Federico FAILLA (dall’agosto 2011).
Ambasciatore d’ Indonesia a Roma: facente funzioni Signor PRIYO ISWANTO, Ministro, (23 febbraio 2011), Incaricato d’Affari a.i., (1° giugno 2011).
XVI Legislatura
INCONTRI DELLE COMMISSIONI |
Il 19 aprile 2011 una delegazione della Commissione difesa e affari esteri della Camera dei Rappresentanti indonesiana, guidata dal suo Vicepresidente, On. Tubagus Hasanuddin, ha incontrato alcuni componenti delle Commissioni affari esteri, difesa e attività produttive della Camera dei deputati. Scopo della visita era ricevere una informativa sulla politica italiana in merito alla sviluppo dell’industria nel settore della difesa.
Nel corso dell’incontro, da parte italiana è stata ricordata la mancata ratifica da parte dell’Indonesia del Memorandum d’Intesa sulla cooperazione nei settori degli impianti, della logistica e dell’industria per la difesa tra Italia e Indonesia (che risulta finora ratificato solo da parte italiana). E’ stato inoltre tracciato il ruolo del controllo parlamentare italiano sull’acquisizione di armamenti e sollevata la questione della moratoria e abolizione della pena di morte. La delegazione indonesiana, dopo aver dichiarato l’impegno a verificare l’iter del memorandum, ha evidenziato gli sforzi del paese a sviluppare ulteriormente l’industria della difesa nazionale sottolineando che i finanziamenti per tale comparto sono stati recentemente triplicati. L’On. Hasanuddin, dopo aver ricordato il ruolo che l’Indonesia svolge in ambito AESEAN e nel contesto regionale, ha richiamato l’impegno del suo paese nella lotta al terrorismo e alla promozione del dialogo interreligioso; ha quindi sottolineato che è stata avviata nel paese la discussione sulla moratoria della pena di morte ed ha espresso l’auspicio di un esito positivo di tale riflessione. E’ stata, infine, sottolineata da entrambe le parti la necessità di rafforzare la cooperazione bilaterale sia a livello politico che economico.
Il 28 ottobre 2010 una delegazione della Commissione V telecomunicazioni, lavori pubblici, edilizia pubblica e sviluppo delle regioni arretrate della Camera dei Rappresentanti del Popolo indonesiana ha incontrato il Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, On. Alessandro Alessandri, al fine di avere una informativa inerente alla normative vigente in materia di edilizia popolare in Italia, in considerazione del fatto che il Parlamento indonesiano sta predisponendo una proposta di legge in tal senso. Della delegazione, composta da 16 parlamentari, facevano parte l’On. Yasti Soepredjo Mokoagow, Presidente della Commissione stessa e l’On. Muhidin M. Said, Vicepresidente.
Dopo aver ringraziato per la solidarietà espressa a seguito dei morti provocati dallo tsunami del 25 ottobre 2010 e ricordato l’aiuto italiano dopo quello del 2004, il Vicepresidente Muhidin Said ha chiesto informazioni sui programmi di edilizia pubblica che il governo italiano ha varato per i cittadini meno abbienti. Il Presidente Alessandri, dopo aver ricordato che l’80% degli italiani ha case di proprietà e che circa 1 o 2 milioni di famiglie sono in attesa di una casa, ha evidenziato che il governo sta lavorando su un nuovo programma di edilizia popolare che prevede il recupero da parte dello Stato degli appartamenti dei privati invenduti per metterli a disposizione delle famiglie meno abbienti; tale nuova normativa dovrebbe prevedere inoltre una tassazione più bassa per chi affitta (prevedendo tra l’altro dei minimi di affitto e una compartecipazione dello Stato), una serie di incentivi per le ristrutturazioni e le costruzioni di qualità e a risparmio energetico. Il Presidente Alessandri ha da ultimo rimarcato il ruolo delle regioni e degli enti locali nei piani di edilizia popolare.
Il 21 ottobre 2008 una delegazione della Commissione ad hoc del Parlamento indonesiano, composta da 15 membri della Commissione e guidata dal suo Presidente, Maruahal Silalahi, ha incontrato la Commissione Agricoltura al fine di avere uno scambio di idee riguardo all’attuazione della Convenzione ONU sul diritto del Mare del 10 dicembre 1982, con particolare riguardo alle conservazione ed alla gestione degli stock ittici transnazionali e degli stock ittici altamente migratori. Scopo della Commissione era infatti la predisposizione di un progetto di legge che regolasse l’attuazione delle disposizioni contenute nella predetta Convenzione.
Il 12 giugno 2008 il Presidente della Commissione affari esteri, on. Stefano Stefani, ha ricevuto l'inviato speciale del Presidente della Camera dei Rappresentanti dell'Indonesia, Melchias Markus Mekeng. L’incontro era finalizzato a sollecitare l’appoggio dell’Italia alla candidatura del Presidente della Camera dei Rappresentanti indonesiana, Agung Laksono, alla presidenza della IPU (Unione interparlamentare). L’elezione del nuovo Presidente della IPU, che sarebbe succeduto al Presidente Pierferdinando Casini, si sarebbe tenuta in occasione della 119° riunione plenaria dell’Unione interparlamentare.
CORRISPONDENZA |
Si ricorda, altresì, che era pervenuta alla Camera nel febbraio 2008 una lettera dello stesso Laksono indirizzata all’allora Presidente Bertinotti nella quale presentava la propria candidatura alla IPU.
Tuttavia, in occasione della 119° riunione plenaria dell’Unione interparlamentare, che si è svolta a Ginevra dal 13 al 15 ottobre 2008, è stato eletto Presidente della IPU Theo-Ben Gurirab, Speaker dell’Assemblea Nazionale della Namibia.
ATTIVITA’ UFFICIO DI PRESIDENZA DELLA CAMERA |
Giova segnalare che nel corso della XV legislatura, il 5 ottobre 2006 le deputate dell'Ufficio di Presidenza della Camera hanno incontrato la vincitrice del premio "Alexander Langer" 2006, l’indonesiana Ibu Robin Lim, alla presenza del Presidente della Camera Bertinotti.
COOPERAZIONE MULTILATERALE |
Il Dialogo Eurasiatico
Dal 1996 l’Indonesia fa parte dell’ASEM (Asia Europe Meeting)[2] un forum governativo multilaterale che ha sviluppato anche un versante parlamentare rappresentato dall’Asia-Europe Parliamentary Partnership (ASEP). La cooperazione ASEM si avvale anche di una Fondazione, l’Asia-Europe Foundation (ASEF)[3], che, in passato promuoveva, tra l’altro, incontri dei giovani deputati euro-asiatici.
ASEP (Asia-Europe Parliamentary Partnership)
Le riunioni dell’ASEP a cui partecipano i Parlamenti dei paesi ASEM[4], hanno cadenza biennale. Il Parlamento del Belgio ha ospitato la sesta riunione, ASEP VI, che si è svolta a Bruxelles dal 26 al 28 settembre 2010. La Camera dei deputati è stata rappresentata dagli onorevoli Lino Duilio (PD) e Alberto Torazzi (Lega Nord Padania). L’incontro si è articolato in due sessioni tematiche: 1) strutture efficaci economico-finanziarie di governance mondiale; 2) sviluppo sostenibile. Al termine della riunione è stata approvata una dichiarazione finale, che è stata sottoposta al Vertice ASEM, tenutosi a Bruxelles dal 4 al 5 ottobre 2010.
Le precedenti riunioni ASEP si sono tenute: la quinta (ASEP V) a Pechino dal 18 al 20 giugno 2008 (la Camera non ha partecipato); la quarta (ASEP IV) a Helsinki (Finlandia) dal 4 al 6 maggio 2006 in occasione della quale è stato approvato il regolamento dell’ASEP; la terza (ASEP III) ad Hue City, in Vietnam, dal 25 al 27 marzo 2004; la seconda (ASEP II) a Manila, nelle Filippine, dal 26 al 28 agosto 2002; la prima (ASEP I) a Strasburgo, presso il Parlamento europeo, nel 1996. In questo caso si trattava di un incontro propedeutico e nell’incontro, peraltro, erano stati coinvolti solo i Parlamenti dei 10 Paesi asiatici e il Parlamento europeo.
Il Laos si è candidato ad ospitare la prossima riunione che si svolgerà nel 2012.
Unione interparlamentare (UIP) |
In ambito UIP opera la Sezione di amicizia Italia-Asia sud-orientale, Oceania, Pacifico, Antartide, (di cui fa parte anche l’Indonesia), la cui presidenza è stata affidata all’on. Roberto Antonione (PdL); ne fanno altresì parte gli onorevoli Sesa Amici (PD), Osvaldo Napoli (PdL) e Antonio Razzi (PT) e i senatori Barbara Contini (FLI) e Gianpiero D’Alia (UDC-SVP-Aut).
Dal 29 aprile al 4 maggio 2007 l’Indonesia ha ospitato nell’Isola di Bali la 116ma Assemblea dell'Unione Interparlamentare.
ATTIVITÀ PARLAMENTARE |
DISEGNI DI LEGGE DI RATIFICA
AS 2858 - AC 4192 Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Indonesia dall'altra, con Atto finale, fatto a Giacarta il 9 novembre 2009. Presentato alla Camera in data 16 marzo 2011. Approvato definitivamente dal Senato il 29 settembre 2011. Non ancora pubblicato.
Leggen. 82/10 del 13 maggio 2010, GU n. 132 del 9 giugno 2010. Ratifica ed esecuzione del Memorandum d'Intesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica indonesiana concernente l'apertura dell'Ufficio "Indonesian Trade Promotion Center" (ITPC), fatto a Jakarta il 10 marzo 2008.
ATTI DI INDIRIZZO E CONTROLLO
Si segnalano, in particolare, tra le mozioni:
la mozione 1-00362 presentata dal sen. Francesco Rutelli il 12 gennaio 2011 sui fenomeni di intolleranza religiosa e sulla persecuzioni dei cristiani in alcuni paesi tra cui l’Indonesia. La mozione è stata discussa il 12 gennaio 2011 in abbinamento alle mozioni 1/00359, 1/00360, 1/00361, 1/00363; le mozioni sono state tutte ritirate ed è stato approvato l’ODG G1 con il quale si impegna il Governo, tra l’altro, a far valere con ogni forma di legittima pressione diplomatica ed economica il diritto alla libertà religiosa, a promuovere in Italia, nelle scuole e in ogni ambito culturale, la sensibilità alle tematiche della libertà religiosa e della "cristianofobia"; a richiedere in ambito internazionale di concerto con i partner dell'Unione europea la rimozione delle limitazioni dei diritti umani, ed in particolare della libertà religiosa, in quei Paesi dove vige la Sharia, rafforzando il dialogo già esistente tra Unione europea e Stati islamici; ad istituire un "Osservatorio sulla condizione dei cristiani nel mondo" per monitorare e valutare l'applicazione degli impegni sopra esposti;
la mozione 1-00426 presentata dall’On. Maria Antonietta Farina Coscioni il 4 agosto 2010, concernente la pratica delle mutilazioni genitali femminili (MGF), pratica che secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) riguarda anche l’Indonesia, e impegna il Governo a promuovere e sostenere a livello nazionale e internazionale tutte le iniziative atte a far sì che la 65o Assemblea generale delle Nazioni Unite adotti una risoluzione per la messa al bando a livello globale delle mutilazioni genitali femminili. Iter in corso.
Sullo stesso tema si cita la mozione con procedimento abbreviato presentata dalla sen. Emma Bonino il 29 giugno 2010 che è stata approvata il 16 settembre 2010 e che impegna in Governo a promuovere e sostenere a livello nazionale e internazionale tutte le iniziative atte a far sì che la 65ª Assemblea generale delle Nazioni Unite adotti una risoluzione per la messa al bando a livello globale delle MGF.
La Mozione 1-00215 presentata dal sen. Francesco Pardi il 9 dicembre 2009, nella quale si fa riferimento al Rapporto 2008 sulla libertà religiosa nel mondo redatto dall'associazione "Aiuto alla Chiesa che soffre"; in esso l'Indonesia viene valutato un Paese debole contro le intense azioni contro la libertà religiosa, ed in cui i gruppi terroristi, particolarmente attivi nell'ultimo anno, impediscono di fatto ogni tipo di esplicazione del diritto di libertà religiosa, peraltro previsto in costituzione; la mozione impegna il Governo a mettere in atto ogni utile iniziativa diplomatica al fine di contrastare con efficacia i soprusi perpetrati, in ogni angolo del mondo, a danno di uomini e donne di ogni razza o etnia, a causa della professione del loro credo religioso; a proseguire, presso gli organismi internazionali e sovranazionali cui l'Italia appartiene, efficaci azioni diplomatiche volte all'aiuto degli individui e delle comunità che subiscono violenze legate a motivazioni di ordine confessionale, contribuendo al progressivo sradicamento degli ostacoli alla pacifica convivenza tra i popoli. Il Governo ha accolto con modifiche la mozione il 9 dicembre 2009.
Interpellanze
L’interpellanza urgente n. 2-00151 a firma dell’on. Domenico Di Virgilio il 01/10/2008 sulla persecuzione dei cristiani in alcuni paesi tra cui l’Indonesia nella quale si chiede al Governo di ribadire con forza, nelle sedi opportune, anche comunitarie, la posizione dell'Italia in assoluta difesa dei diritti della libertà religiosa. Ad essa il governo ha risposto il 23 ottobre 2008.
Nella risposta si evidenzia che l'Italia conduce un'azione convinta in favore della promozione e protezione dei diritti umani nel mondo e garantisce un contributo fattivo al contrasto dell'intolleranza religiosa, in ambito ONU e nel quadro di strumenti pattizi, quali il Comitato dei diritti dell'uomo (organo indipendente che vigila sul rispetto del Patto internazionale sui diritti civili e politici, il cui articolo 18 sancisce, appunto, il diritto alla libertà di religione). Alla 63° sessione dell'Assemblea generale ONU, l'Italia e i partner comunitari presenteranno la tradizionale risoluzione sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza religiosa, una delle iniziative prioritarie per 1'Unione Europea. La risoluzione raccomanda, tra l’altro, agli Stati di varare una legislazione con efficaci garanzie per la libertà di pensiero e credo religioso. Analoga risoluzione, è stata approvata per consenso alla 62a Assemblea generale. L'Italia contribuisce inoltre alle iniziative multilaterali per il dialogo interculturale e interreligioso, quali la Alliance of Civilizations, iniziativa in ambito ONU, promossa da Spagna e Turchia, con un focus sulle relazioni Occidente-Islam. Il nostro Paese fornisce un contributo attivo a questo foro, anche quale membro del Group of Friends, che raccoglie gli Stati vicini all'Alleanza. Con riferimento all'Indonesia, è stato sottolineato che il paese sta tentando di accreditarsi sempre più come esempio di tolleranza e convivenza tra componenti religiose (il cattolicesimo è tra le sei confessioni riconosciute). Le disposizioni garantiste della Costituzione sono in genere effettivamente applicate. I cattolici sono 8 milioni (il 3% della popolazione) e non si segnalano casi di discriminazione.
Interrogazioni
Interrogazione a risposta in Commissione 5-04989 presentata dall’On. Renato Farina il 28 giugno 2011, in cui si chiede al governo come intenda procedere sul piano internazionale in difesa della minoranza religiosa cattolica in Indonesia. Ad essa il governo ha risposto il 25 settembre 2011 evidenziando che:
in Indonesia la maggioranza delle comunità religiose opera generalmente in condizioni di libertà, sebbene si siano registrate delle violazioni episodiche, anche gravi, della libertà di culto. Alcuni gruppi di matrice islamica, oppositori del pluralismo religioso, hanno infatti usato la violenza e l'intimidazione per provocare la chiusura, negli ultimi mesi, di almeno una trentina di chiese cristiane. I membri delle minoranze religiose hanno subito discriminazioni anche sotto forma di ostacoli amministrativi, nei casi di registrazione civile dei matrimoni e delle nascite o il rilascio di carte d'identità. Talvolta, appartenenti a minoranze cristiane hanno difficoltà a trovare ministri di culto che possano celebrare il matrimonio, vedendosi costretti, quindi, a sposarsi all'estero o ricorrere, quando possibile, al matrimonio consolare. Va ugualmente rilevato che i requisiti per i visti dei religiosi sono più onerosi rispetto a quelli previsti per altre categorie. Alcune comunità cristiane hanno anche riportato difficoltà in materia di costruzione di nuovi luoghi di culto nelle province di Giava Occidentale e Banten. Il Governo indonesiano ha promosso diverse iniziative nella lotta alla violenza e all'intolleranza di matrice religiosa, soprattutto nelle aree più sensibili come le regioni di Ambon e nelle Sulawesi centrali. La sua azione resta tuttavia fortemente criticata, a livello interno nonché internazionale, per non aver reagito alle violenze in modo sufficientemente deciso, permettendo che esse continuassero nel tempo. L'atteggiamento del Paese asiatico appare, peraltro, in contraddizione con il suo noto impegno nella lotta al terrorismo religioso, che ha portato ad un effettivo indebolimento dei principali gruppi radicali operanti nel Paese. Va sottolineato che a tali critiche si sono associate anche le due principali organizzazioni musulmane del Paese. Tale situazione rischia di gettare un'ombra sul Paese, principale comunità musulmana al mondo ed al contempo quarta più grande democrazia del pianeta, tradizionalmente considerato un modello di Islam moderato nonché di società religiosa tollerante. La presenza dell'estremismo islamico in Indonesia - che ha come obiettivo indistintamente tutte le minoranze religiose presenti nel Paese, incluse talune sette musulmane - costituisce una minaccia ai princìpi di secolarizzazione, pluralismo ed uguaglianza sanciti nel fondamento filosofico di tale Stato, conosciuto come la dottrina della «Pancasilà». La Costituzione indonesiana contiene infatti una garanzia espressa della libertà di religione e quella cattolica è tra le sei confessioni che godono del riconoscimento statale. L'attuale governo ha inserito il dialogo interreligioso tra le sei priorità della sua azione di politica estera e vengono tenuti regolari incontri bilaterali sul tema sia con Stati dell'Unione europea, sia con altri Paesi della regione. In tale contesto, l'Italia contribuisce attivamente alle riunioni di coordinamento organizzate mensilmente dalla Delegazione dell'Unione Europea a Jakarta, unitamente alle ambasciate di tutti gli Stati membri, per discutere di temi politici e di diritti umani, incluso quello del trattamento delle minoranze religiose, e per promuovere costanti iniziative di sensibilizzazione e di dialogo con il governo. Nell'ottobre 2011 la Delegazione dell'Unione Europea, in collaborazione con il Governo indonesiano e l'organizzazione musulmana «più ortodossa» del Paese, Nahdlatul Ulama, organizzerà un seminario sui diritti umani e la tolleranza religiosa, con l'obiettivo di adottare raccomandazioni nell'ambito del dialogo in atto tra Unione Europea ed Indonesia su questo tema. In considerazione delle peculiari caratteristiche prima descritte, che fanno dell'Indonesia un interlocutore-chiave in tema di dialogo inter-religioso, l'Italia ha anche avviato un dialogo bilaterale in materia. Questo ha preso l'avvio con la tenuta nel 2009, presso la Farnesina, della conferenza «Unità nella diversità - il modello indonesiano per una società del convivere», organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio, in occasione della visita del Ministro degli Esteri Indonesiano Waruda. L'Indonesia, nell'apprezzare fortemente l'iniziativa italiana, ha proposto la tenuta di una seconda edizione a Jakarta, in concomitanza con la prossima visita del Ministro Frattini, le cui date devono essere ancora concordate. Sul piano più generale, il Governo italiano sta proseguendo con determinazione la sua politica di sostegno alle iniziative internazionali di promozione della libertà di religione e di tutela delle minoranze confessionali. Nell'ambito multilaterale, per rafforzare la nostra azione, abbiamo in particolare promosso e sostenuto iniziative proprie dell'Unione Europea. L'Unione Europea, con l'attivo concorso del nostro Paese, ha quindi avviato un esercizio di monitoraggio finalizzato all'elaborazione periodica di un rapporto sullo stato della libertà religiosa nel mondo. Facendo quindi leva sull'Unione Europea, va sottolineata, tra le iniziative intraprese in ambito Nazioni Unite, la risoluzione contro ogni forma di intolleranza e discriminazione religiosa, promossa proprio dall'UE ed adottata dall'Assemblea Generale nel dicembre 2010. Analoga iniziativa è stata adottata dal Consiglio Diritti Umani, a seguito del rapporto del Relatore Speciale ONU sulla libertà di religione.
L’interrogazione a risposta scritta 4-04364 presentata dal sen. Giulio Camber il 18 gennaio 2011, sulla detenzione in Indonesia del cittadino italiano Schipizza il 9 luglio 2010 in merito al quale si chiedono informazioni al governo. Il governo ha risposto il 16 febbraio 2011.
L’interrogazione a risposta 4-00772 a firma dell’on. Ermete REALACCI del 23/07/2008 sui traffici illegali di legname nei quali è coinvolta anche l’Indonesia. Ad essa il governo ha riposto il 7 novembre 2008.
L’interrogazione a risposta scritta 4-02269 presentata dal sen. Francesco Ferrante il 17 novembre 2009 nella quale si fa riferimento al fermo da parte della polizia indonesiana di Chiara Campione, la responsabile della campagna "Foreste" di Greenpeace Italia, mentre si recava al "Campo di resistenza forestale" nella penisola di Kampar, dove era in corso un'azione di protesta contro la deforestazione; si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo ritenga opportuno inviare immediatamente un rappresentante della nostra ambasciata per intervenire direttamente affinché Chiara Campione e Raimondo Bultrini, insieme agli altri attivisti, vengano subito rilasciati e possano continuare a manifestare per difendere uno degli ultimi polmoni del pianeta.
Ad essa il governo ha risposto il 13 gennaio 2010 evidenziando in particolare che l'Ambasciata d'Italia a Jakarta, fin dalle ore immediatamente successive al fermo, si è messa in contatto con i due connazionali per sincerarsi delle loro condizioni. Dopo aver direttamente ricevuto informazioni dal giornalista italiano, l'Ambasciatore d'Italia a Jakarta ha investito la Direttrice Europa-Nord America del Ministero degli esteri indonesiano della questione, rilevando la mancanza di notizie certe e chiedendo alle autorità locali il pieno rispetto della legge e dei diritti umani. A seguito delle pressioni esercitate, i due italiani sono stati rilasciati ma hanno dovuto lasciare l'Indonesia. Nella giornata del 18 novembre, dopo la decisione della loro espulsione dal Paese, la Farnesina ha espresso all'Ambasciata indonesiana a Roma il proprio stupore per quanto accaduto, chiedendo chiarimenti circa la dinamica della vicenda e sottolineando la mancanza di elementi di accusa per i nostri connazionali. Il Ministero degli esteri ha in quel caso anche rimarcato la sensibilità italiana riguardo le tematiche ambientali, ed in particolare sulla deforestazione, come testimonia anche l'impegno della Presidenza italiana del G8, sottolineando come questa vicenda sia avvenuta in concomitanza con il vertice FAO dedicato all'emergenza alimentare, a cui ha partecipato anche il Vice Presidente dell'Indonesia, un momento in cui i Paesi dovrebbero dimostrare il proprio impegno nella salvaguardia delle risorse ambientali, obiettivo a cui l'attività dei nostri due connazionali in Indonesia era dedicata. Successivamente, le autorità indonesiane hanno fatto presente che le accuse mosse ai due connazionali riguardavano principalmente la non corrispondenza fra gli scopi del loro viaggio in Indonesia e la tipologia di visti richiesti per farvi ingresso (il giornalista Bultrini, ad esempio, era entrato nel Paese per mezzo di un visto business).
L’interrogazione a risposta in Commissione 5-01716 presentata dall’On. Paolo Corsini il 29 luglio 2009, nella quale si fa riferimento alla sottrazione di F. Cavallin, un bimbo di sette anni, di madre indonesiana e padre italiano, che è stato illegalmente sottratto dal padre, Francesco Cavallin, e condotto in Indonesia; ricordando che l'Indonesia non ha sottoscritto la Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale dei minori, si chiede se il governo abbia già provveduto ad individuare le linee di azione più idonee per una soluzione politico-diplomatica del caso e quali urgenti iniziative intenda in ogni caso adottare per facilitare, nel preminente interesse del minore e in accordo con le autorità indonesiane, il rimpatrio in tempi brevi del minore illegalmente sottratto. Il governo ha risposto il 1° ottobre 2009.
Risoluzione in Commissione 7-00671 presentata dall’On. Vernetti il 1 agosto 2011, con la quale si impegna il Governo ad assumere tutte le iniziative possibili sia a livello delle relazioni bilaterali Italia-Indonesia che nelle sedi internazionali per contrastare lo sfruttamento delle popolazioni della Papua occidentale e del loro ricco territorio e per incentivare una soluzione politica che garantisca un'autentica autonomia culturale, politica e religiosa, che hanno già formalmente ricevuto nel 2001. Iter in corso.
Si segnala altresì l’Ordine del Giorno 9/3082/1, accolto dal governo, presentato dall’On. Stefano Stefani il 9 marzo 2010, che con riferimento alla ratifica del Memorandum d'intesa tra Italia e Indonesia concernente l'apertura dell'Ufficio «Indonesian Trade Promotion Center» (ITPC) a Milano, fatto a Jakarta il 10 marzo 2008, impegna il Governo a garantire al più presto agli operatori italiani analoga assistenza commerciale in Indonesia, atta a corrispondere all'auspicato incremento dell'interscambio, apprestando ogni idonea misura organizzativa.
[1] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della Libertà di Internet secondo OpenNet Initiative; la condizione della libertà economica secondo l’Indice della libertà economica dell’Heritage Foundation; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla note esplicative presente nel dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (documentazione e ricerche 29 luglio 2011) e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).
[2] Il processo intergovernativo ASEM (Asia Europe Meeting), è stato avviato nel 1996 tra i 15 Paesi membri dell'Unione europea e 10 Paesi dell'area asiatica (Brunei, Cina, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Indonesia, Malesia, Singapore, Thailandia e Vietnam). In occasione del Vertice di Hanoi dell’ottobre 2004 sono entrati a far parte dell’organismo di cooperazione eurasiatico altri 13 paesi:Cambogia, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Laos, Lettonia, Lituania, Malta, Myanmar/Birmania, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Al vertice ASEM di Helsinki del 2006 era stato deciso di allargare la cooperazione a: Bulgaria, Romania, India, Pakistan, Mongolia e al Segretariato ASEAN (Association of South East Asian Nations). Tale allargamento è stato formalizzato in occasione del vertice ASEM di Pechino del 24 e 25 ottobre 2008 a cui tali paesi hanno partecipato per la prima volta. Nel corso del Vertice ASEM del 2010 Australia, Nuova Zelanda e Federazione Russa, hanno partecipato per la prima volta all’esercizio e ne sono divenuti pertanto membri. Si segnala che alla riunione dell’ASEP del 2010 parlamentari del Parlamento australiano e della Camera dei rappresentanti neozelandese, nonché del Parlamento russo, sono stati invitati a partecipare come osservatori.
[3] L’Asia-Europe Foundation (ASEF), è stata istituita nel 1997 con lo scopo di favorire l’interscambio culturale e intellettuale fra Europa ed Asia e di promuovere una maggiore comprensione tra i popoli dei due continenti. La Fondazione, con sede a Singapore, gestisce una serie di attività articolate in specifici programmi. In particolare, l’iniziativa dei giovani parlamentari eurasiatici, Asia Europe Young Parlamentarians Meeting (AEYPM), che qualifica, assieme al Seminario dei Giovani Leaders dell’Asia e dell’Europa (AEYLS), la sezione politica di tali attività. Tuttavia, in questi ultimi anni non vi sono stati incontri. L’ultimo incontro, il sesto, dei giovani parlamentari eurasiatici (AEYPM6), si è svolto a L’Aja dal 28 febbraio al 3 marzo 2007. Il precedente incontro dei Young Parliamentarians Meeting dell’ASEF, il quinto, si è svolto a Guilin (Cina) dal 23 al 26 ottobre 2003. Nell’ottobre 2002 la riunione dei giovani parlamentari è stata invece ospitata dalla Camera dei deputati a Venezia. In precedenza i giovani parlamentari eurasiatici si sono incontrati, nel novembre 1998, a Cebu nelle Filippine, nell’aprile 2000 a Cascais in Portogallo e, nel novembre 2001 a Bali in Indonesia.
[4] Si segnala, tuttavia, che il Parlamento del Myanmar/Birmania non fa parte dell’ASEP per la ferma opposizione dei rappresentanti dei Parlamenti UE manifestata in occasione della riunione di Helsinki del maggio 2006.