Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Raccomandazioni della Commissione sul programma nazionale di riforma e sul programma di stabilità dell'Italia (SEC(2011)810) Conclusione del semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche Comunicazione della Commissione (COM(2011)400)
Serie: Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE    Numero: 91
Data: 21/06/2011
Descrittori:
POLITICA ECONOMICA     
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 


 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

esame di atti e documenti dell’unione europea

 

 

 

 

Raccomandazioni della Commissione sul programma nazionale di riforma e sul programma di stabilità dell’Italia

(SEC(2011)810)

 

Conclusione del semestre europeo di coordinamento

delle politiche economiche

Comunicazione della Commissione (COM(2011)400)

 

 

 

 

 

 

n. 91

 

20 giugno 2011


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

 

La parte relativa ai profili macroeconomici (Allegato 2 dell’Analisi) è stata curata dal Servizio Bilancio dello Stato (' 06 6760.2174) (vedi Andamenti di finanza pubblica - dossier n. 15)

 

________________________________________________________________

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I N D I C E

 

 

Scheda di lettura  1

·          Contesto generale  3

·          La raccomandazione relativa all’Italia  4

·          La valutazione complessiva dei programmi di riforma e di stabilità  6

·          Il Programma di stabilità e crescita: le valutazioni della Commissione (a cura del Servizio Bilancio dello Stato)7

 

Documenti17

-         Raccomandazione della Commissione per una raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma dell'Italia e per l'espressione di un parere sul programma di stabilità dell'Italia (SEC(2011)810)                                                                                          19

-         Documento di lavoro della Commissione europea: valutazione del programma nazionale di riforma e del programma di stabilità 2011 dell’Italia (SEC(2011)720)         27

-         Comunicazione della Commissione "Concludere il primo semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche - Orientamenti per le politiche nazionali 2011-2012 (COM(2011)400)                                                                                                                     55


 

 

 

 

 

 


 

 

 

Scheda di lettura


 

Contesto generale

Il 7 giugno 2011 la Commissione europea ha presentato, nell'ambito della procedura del semestre europeo, raccomandazioni specifiche per ciascun Paese, ai fini della espressione da parte del Consiglio di raccomandazioni sui rispettivi piani nazionali di riforma (PNR) e programmi di stabilità.

Le raccomandazioni includono, pertanto, il parere sui programmi di stabilità, previsto all’articolo 5, paragrafo 3 del regolamento (CE) n. 1466/97 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (uno dei due regolamenti applicativi del Patto di stabilità e crescita).

Ciascuna raccomandazione è accompagnata da un documento di lavoro, predisposto dai servizi della Commissione, che opera una valutazione approfondita dei programmi nazionali di riforma (PNR) e dei programmi di stabilità (PS) di ciascuno Stato membro.

 

Le raccomandazioni della Commissione sono state approvate  dal Consiglio ECOFIN del 20 giugno e dal Consiglio Occupazione e affari sociali del 17 giugno ma saranno adottate formalmente dopo il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2011.

La Commissione e il Consiglio sorveglieranno l’attuazione delle raccomandazioni.

La Commissione valuterà quindi i progressi realizzati a livello dell’UE nella prossima analisi annuale della crescita, che sarà pubblicata nel gennaio 2012, e, per ciascuno Stato membro, nella prossima serie di raccomandazioni specifiche per paese, che pubblicherà nel giugno 2012.

 

Contestualmente alle raccomandazioni la Commissione ha adottato la comunicazione "Conclusione del semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche - Orientamenti per le politiche nazionali 2011-2012 (COM(2011)400), che reca una valutazione complessiva e generale dei programmi di riforma e di stabilità presentati, con indicazione dei punti di forza e di debolezza comuni a gran parte degli Stati membri.

 

Il presente dossier reca una breve sintesi di tale comunicazione e della raccomandazione della Commissione relativa all’Italia nonché il testo integrale di entrambi i documenti e del documento di lavoro che accompagna la raccomandazione.

 

La raccomandazione relativa all’Italia

La raccomandazione relativa al programma di riforma e all’aggiornamento del programma di stabilità presentati all'Italia il 30 aprile 2011 (SEC(2011)810) reca nel preambolo, analogamente alle raccomandazioni concernenti gli altri Stati membri, un’analisi molto articolata della situazione macroeconomica e di bilancio del Paese.

La valutazione dei due programmi è stata operata dalla Commissione non soltanto con riferimento alle priorità definite dal Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011, ma anche degli impegni aggiuntivi assunti con il Patto europlus, stipulato dai Capi di stato e di governo della zona euro il 7 marzo 2011.

 

Il Patto euro plus è stato approvato dal Capi di Stato o di governo della zona euro nella riunione dell’11 marzo 2011 e avallato dal Consiglio europeo del 24-25 marzo facendo seguito ad una iniziativa franco-tedesca (c.d. Patto per la convergenza e la competitività);hanno aderito al Patto – che resta aperto ad altri Stati membri - anche Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania.

Il Patto impegna gli Stati partecipanti ad adottare le misure necessarie per realizzare quattro obiettivi: promuovere la competitività; stimolare l'occupazione; concorrere ulteriormente alla sostenibilità delle finanze pubbliche; rafforzare la stabilità finanziaria. Specifico rilievo viene inoltre attribuito al coordinamento delle politiche fiscali. Per ciascun obiettivo il Patto indica alcune azioni cui gli Stati membri dovrebbero riservare particolare attenzione.

Ogni anno gli Stati membri partecipanti converranno a livello di Capi di Stato e di Governo le azioni concrete da realizzare nei dodici mesi successivi, che dovranno riflettersi anche nei programmi nazionali di riforma e nei programmi di stabilità presentati ogni anno. La scelta delle misure specifiche da attuare resterà di competenza di ciascun Paese.

 

Il dispositivo della raccomandazione chiede all’Italia di assumere, nel periodo 2011-1012, misure riconducibili a sei ambiti:

 

1) dare attuazione al piano di consolidamento delle finanze pubbliche, al fine di assicurare la correzione del disavanzo eccessivo. In tal senso, si raccomanda di utilizzare ogni risorsa imprevista sul fronte della politica di bilancio per accelerare la riduzione del disavanzo e del debito, e di avviare il conseguimento degli obiettivi relativi al 2013-2014 (pareggio di bilancio) con misure da adottare entro ottobre 2011. Si raccomanda, inoltre, di introdurre tetti alla spesa pubblica e meccanismi di controllo della stessa a tutti i livelli, regionale e locale.

Nel preambolo della raccomandazione, la Commissione osserva in via preliminare che, dato il rapporto debito/PIL molto elevato, l’Italia ha mantenuto un approccio fiscale adeguatamente prudente durante la crisi, evitando di ricorrere ad un consistente stimolo di bilancio e mantenendo quindi il disavanzo pubblico al di sotto della media dell’area dell’euro nel 2009-2010.

Ad avviso della Commissione, lo scenario macroeconomico alla base del programma di stabilità presentato dal Governo – che prevede di riportare il disavanzo pubblico al di sotto del valore di riferimento del 3% del PIL entro il 2012, sulla base di un ulteriore contenimento della spesa e di entrate aggiuntive derivanti dal miglioramento della lotta all’evasione fiscale -  è plausibile; la prevista correzione di bilancio media annua nel periodo 2010-2012 è superiore al valore raccomandato dal Consiglio (0,5% del PIL) nell’ambito della procedura per i disavanzi eccessivi e il ritmo di adeguamento previsto dopo il 2012 è di gran lunga superiore a quanto stabilito dal patto di stabilità e crescita.

Nel contempo, la Commissione ritiene necessarie maggiori informazioni sulle misure di risanamento previste per aumentare la credibilità del programma.

La Commissione osserva, inoltre, che dato il livello molto elevato del debito pubblico il perseguimento di un risanamento credibile e sostenibile e l’adozione di misure strutturali volte a potenziare la crescita sono priorità fondamentali per l’Italia.

 

2) ridurre la frammentazione del mercato del lavoro, apportando modifiche a taluni ambiti della legislazione relativa alla protezione dei lavoratori e riformando in maniera organica il sistema di tutela contro la disoccupazione. Si raccomanda inoltre di combattere più efficacemente il lavoro nero e promuovere una più ampia partecipazione delle donne al mercato del lavoro, migliorando i servizi di assistenza e fornendo incentivi per l'avviamento al lavoro;

 

3) far progredire, in consultazione con le parti sociali, il progetto di riforma, avviato nel 2009, del contratto collettivo di lavoro, al fine assicurare che gli aumenti salariali riflettano meglio gli incrementi di produttività, così come le effettive condizioni a livello locale ed aziendale;

 

4) aprire il settore dei servizi, in particolare quello delle professioni, ad una maggiore competizione, adottando nel corso del 2011 la legge sulla concorrenza sulla base delle raccomandazioni dell'Autorità antitrust. Si raccomanda inoltre di ridurre la lunghezza delle procedure di esecuzione degli appalti e di promuovere l'accesso delle PMI al mercato dei capitali, rimuovendo gli ostacoli amministrativi e riducendo i costi;

 

5) migliorare la cornice regolamentare relativa agli investimenti privati in ricerca e sviluppo, estendendo i vigenti incentivi fiscali e incoraggiando le forme di capital-venture;

 

6) accelerare le procedure di cofinanziamento della politica di coesione, al fine di incrementare il tasso di assorbimento dei fondi europei e migliorare la qualità del loro impiego.

 

La valutazione complessiva dei programmi di riforma e di stabilità

La comunicazione "Conclusione del semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche - Orientamenti per le politiche nazionali 2011-2012 esprime una valutazione sostanzialmente positiva dei programmi presentati dagli Stati membri, ritenendoli un buon punto di partenza per la ripresa economica europea, sia sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche sia sul piano degli obiettivi della strategia per la crescita e l'occupazione UE 2020.

Tuttavia, la Commissione esprime preoccupazione circa la possibilità che la combinazione degli impegni assunti dai Paesi membri consenta di raggiungere effettivamente tutti i traguardi della strategia UE 2020.

Più specificamente, ad avviso della Commissione, l'UE sarebbe sulla buona strada per conseguire gli obiettivi previsti in termini di riduzione delle emissioni inquinanti, impiego delle energie rinnovabili e riduzione dell'abbandono scolastico.

Sarebbero invece necessari sforzi ulteriori da parte degli Stati membri per conseguire i risultati prefissati in materia di occupazione, ricerca e sviluppo tecnologico, efficienza energetica, aumento della quota di popolazione in possesso di un titolo di istruzione terziaria, lotta contro la povertà e l'esclusione sociale.

 

 


Il Programma di stabilità e crescita: le valutazioni della Commissione

 

Nella proposta di raccomandazione al Consiglio, la Commissione valuta l’aggiornamento del Programma di stabilità e crescita 2011-2014, presentato dal Governo il 6 maggio scorso[1], sulla base dell’esame dei Servizi della Commissione oggetto del Working paper del 7 giugno.

In tale documento, l’aggiornamento del Programma di stabilità viene esaminato, in particolare, sotto il profilo dell’andamento atteso delle variabili macroeconomiche, dei saldi di bilancio, del debito, e della sostenibilità delle finanze pubbliche nel lungo periodo.

 

Il quadro macroeconomico: la stima dell’output gap

Per quanto riguarda il quadro macroeconomico, la Commissione ritiene complessivamente “plausibili” le stime del Governo italiano, che evidenziano un limitato scostamento nella crescita del PIL in termini reali rispetto alle Previsioni di Primavera della Commissione. A fronte di una crescita dell’1,3 per cento nel 2010, la Commissione stima una crescita dell’1 per cento per l’anno in corso (1,1 per cento nel PdS), dell’1,3 per cento nel 2012 e dell’1,5 per cento nel 2013 (1,6 nel PdS).

 

Significativamente diversa, invece, è la stima dell’output gap, che costituisce una variabile rilevante per il calcolo del saldo di bilancio strutturale. NEL WP sono riportate le stime della Commissione e quelle contenute nel PdS, come ricalcolate dagli Uffici della Commissione. In particolare, l’output gap più elevato è il risultato della nuova serie[2] della Capacità produttiva utilizzata alla base del calcolo del PIL potenziale, che ne determina un livello di più alto[3]. A parità di PIL reale, aumenta quindi la distanza, misurata dall’output gap, rispetto al prodotto potenziale.

E’ da notare al riguardo che, poiché il saldo di bilancio in termini strutturali è ottenuto depurando il saldo nominale oltre che delle una tantum[4] anche della componente ciclica, un output gap maggiore in valore assoluto riduce (se di segno negativo) il valore dell’indebitamento netto nominale, migliorando pertanto il risultato.

 

Tavola 1 -

 

 

 

Stime dell’output gap

 

(%)

 

Commissione

Programma di Stabilità ricalcolato

Programma di stabilità

2010

-3,4

-3,4

-2,7

2011

-2,8

-2,8

-1,9

2012

-1,9

-2,0

-1,1

2013

-

-1,2

-0,3

2014

-

-0,4

0,5

Fonte: aggiornamento Programma di stabilità 2011 e WP SEC(2011)720 definitivo

 

Le variabili rilevanti ai fini della costruzione degli indicatori strutturali

Il PIL potenziale rappresenta il livello teorico massimo di produzione che un paese può raggiungere senza causare tensioni inflazionistiche. Esso esprime, pertanto, i fondamentali dell’economia e la componente strutturale della crescita, cui si confronta l’andamento registrato in un determinato momento del ciclo economico. Il PIL potenziale non è direttamente osservabile, ma risulta, secondo la metodologia approvata dall’Ecofin e utilizzata dagli Stati membri per il calcolo degli indicatori strutturali richiesti dal Programmi di stabilità, dalla stima statistica ottenuta utilizzando sia i valori effettivamente registrati a consuntivo negli anni precedenti, sia il valore del PIL atteso nel periodo di previsione[5]. L’output gap costituisce una misura degli effetti del ciclo economico sull’andamento del PIL. Tale parametro è calcolato come differenza (in valore assoluto) tra il livello del PIL effettivo e quello del PIL potenziale, rapportata al PIL potenziale: un valore negativo (positivo) segnala quindi un prodotto inferiore (superiore) al suo livello potenziale. In presenza di un output gap negativo, una revisione del PIL potenziale verso un livello (o profilo di crescita) più elevato comporta una “maggiore distanza” tra l’andamento effettivo (o stimato) del PIL e il potenziale di crescita dell’economia: di conseguenza l’output gap aumenta, in valore assoluto, rispetto alle precedenti stime.

La componente ciclica del saldo di bilancio é definita come il prodotto tra la stima della sensibilità al ciclo delle entrate e delle spese correnti e l’output gap. La sensibilità del saldo di bilancio all’andamento del PIL è un parametro, il cui valore, individuato sulla base degli andamenti registrati nell’arco di un decennio, viene periodicamente aggiornato in sede europea. Per l’Italia esso è attualmente pari a 0,5, quale somma delle elasticità delle entrate e delle spese.

 

I saldi di bilancio

Alla luce delle misure di consolidamento fiscale finora adottate dall’Italia, con particolare riferimento a quelle contenute nel DL 78/2010, i Servizi della Commissione ritengono sostanzialmente in linea con le proprie previsioni la stima del Governo per quanto riguarda l’indebitamento netto nel 2011 (-4 per cento rispetto a -3,9 per cento del PdS).

Viene, invece, sottolineato il rischio, che il risultato per il 2012[6] possa essere peggiore di quanto previsto dal Governo (-3,2 per cento invece del -2,7 per cento del PdS). In particolare, è considerata di difficile realizzazione la riduzione attesa per la spesa in conto capitale dopo due anni di disciplina severa a tutti i livelli dell’amministrazione, mentre gli introiti derivanti dal rafforzamento della lotta contro l’evasione fiscale potrebbero risultare inferiori alle aspettative.

La Commissione raccomanda, pertanto, un’attenta implementazione delle misure già adottate per il biennio 2011-2012 al fine di assicurare il rientro dal deficit eccessivo.

 

Per quanto riguarda il biennio successivo, i Servizi della Commissione sottolineano il carattere programmatico dei valori del deficit indicati dal Governo italiano (-1,5 per cento nel 2013 e -0,2 per cento nel 2014) e prende atto che, secondo quanto specificato nel PdS, la manovra correttiva, pari al 2,3 per cento del PIL, sarà diretta ad una riduzione del rapporto spesa primaria/PIL di circa 4 punti percentuali nel periodo di riferimento, mantenendo così la crescita della spesa al di sotto della variazione nominale del PIL a medio termine.

La Commissione sottolinea che il PdS non indica il dettaglio delle misure e raccomanda, pertanto, l’adozione delle stesse entro l’ottobre 2011, conformemente a quanto previsto nell’ ambito della nuova programmazione a carattere triennale del bilancio.

 

In termini strutturali, nel periodo 2010-2012, il rapporto indebitamento netto/PIL (come ricalcolato dai Servizi della Commissione secondo la nuova metodologia di stima dell’output gap) dovrebbe migliorare in media di circa 0,7 punti percentuali all’anno, passando da -3,1 per cento del 2010 a -1,8 nel 2012[7].

La disciplina di bilancio dovrebbe continuare anche successivamente, con un’ulteriore riduzione di 1,7 punti percentuali cumulativamente nel 2013-2014 (da -1,8 per cento a -0,1 per cento[8]).

 

Tavola 2

 

 

 

 

 

Saldi di bilancio: confronto stime PdS e Commissione

(%)

 

2010

2011

2012

2013

2014

Indebitamento netto

 

 

 

 

 

PdS

 

 

 

 

 

saldo nominale

-4,6

-3,9

-2,7

-1,5

-0,2

saldo strutturale

-3,5

-3,0

-2,2

-1,4

-0,5

 

 

 

 

 

 

Pds ricalcolato*

 

 

 

 

 

saldo nominale

-4,6

-3,9

-2,7

-1,5

-0,2

saldo strutturale*

-3,1

-2,6

-1,8

-1,0

-0,1

 

 

 

 

 

 

Commissione

 

 

 

 

 

saldo nominale

-4,6

-4,0

-3,2

-

-

saldo strutturale

-3,1

-2,7

-2,3

-

-

 

 

 

 

 

 

Avanzo primario

 

 

 

 

 

PdS

 

 

 

 

 

saldo nominale

-0,1

0,9

2,4

3,9

5,2

saldo strutturale

1,1

1,8

2,9

4,0

4,9

 

 

 

 

 

 

Pds ricalcolato

 

 

 

 

 

saldo nominale

-0,1

0,9

2,4

3,9

5,2

saldo strutturale*

1,4

2,2

3,3

4,4

5,4

 

 

 

 

 

 

Commissione

 

 

 

 

 

saldo nominale

-0,1

0,8

1,9

-

-

valore saldo strutturale

1,4

2,1

2,8

-

-

*Il valore del saldo strutturale indicato nel Programma di stabilità è ricalcolato sulla base del PIL potenziale e dell'output gap stimati dai Servizi della Commissione sulla base della nuova metodologia.

I valori dei saldi nominali relativi al 2013 e al 2014 sono quelli programmatici indicati nel Programma di stabilità.

Fonte - WP SEC(2011)720 definitivo

 

L’andamento delineato nel Programma di stabilità consentirebbe, pertanto, di raggiungere l’obiettivo di medio termine (pareggio del bilancio in termini strutturali) entro la fine del periodo di previsione, con dei ritmi anche più accentuati rispetto a quanto previsto dagli attuali regolamenti comunitari (riduzione del deficit pari allo 0,5 per cento annuo).

Tale andamento del deficit, che presuppone un avanzo primario di oltre 5 punti di PIL, influenza positivamente la dinamica del debito, che tenderebbe a diminuire a partire dal 2012.

 

 

 

 

Il debito pubblico

Nella tabella IV dell’Allegato statistico di corredo al documento di lavoro dei Servizi della Commissione, sotto riprodotta, sono riportati i dati sulla dinamica del debito pubblico dal 2010 al 2014 e sulle componenti che determinano tale dinamica. Per gli anni 2011 al 2012, in particolare, sono poste a confronto le previsioni del Programma di stabilità con quelle elaborate, nella primavera 2011, dai servizi della Commissione.

 

 

Tavola 1

Dinamica del debito

(milioni di euro)

 

Media

2005/09

2010

2011

2012

2013

2014

 

COM

PS

COM

PS

PS

PS

Rapporto debito/PIL[9]

107,7

119,0

120,3

120,0

119,8

119,4

116,9

112,8

Var. del rapporto

2,4

2,9

1,3

1,0

-0,5

-0,6

-2,5

-4,1

Contributi[10]

 

 

 

 

 

 

 

 

1. Saldo primario

-1,4

0,1

-0,8

-0,9

-1,9

-2,4

-3,9

-5,2

2. Effetto “snowball”

3,0

2,4

1,9

1,5

1,4

1,6

2,8

4,0

di cui

 

 

 

 

 

 

 

 

Spesa per interessi

4,8

4,5

4,8

4,8

5,1

5,1

6,6

7,9

Effetto crescita

0,6

-1,5

-1,1

-1,2

-1,5

-1,5

-1,8

-1,8

Effetto inflazione

-2,4

-0,7

-1,9

-2,1

-2,1

-2,1

-2,0

-2,0

3. Agg. Stock/flussi

 

 

 

 

 

 

 

 

di cui

 

 

 

 

 

 

 

 

Diff.  Cassa/Competenza

0,2

-0,7

-0,3

-0,3

0,1

0,1

-0,4

-0,4

Acc. Attività finanziarie

0,6

1,2

0,5

0,4

0,0

0,3

0,1

-0,1

Val.effet. e residuale

0,0

0,0

0,0

0,3

0,0

-0,1

0,2

0,0

Fonte:Programma di stabilità (PS); previsioni di primavera dei servizi della Commissione (COM); calcoli dei servizi della Commissione.

 

In riferimento a tali anni, il rapporto debito/PIL come stimato dalla Commissione risulta leggermente superiore all’analogo dato contenuto nel Programma di stabilità, per effetto della previsione di un deflatore del PIL più basso nel 2011 e di un avanzo primario inferiore nel 2012. Si ricorda, infatti, che in riferimento al 2012 la Commissione prevede la possibilità che il disavanzo possa essere superiore a quello previsto nel Programma di stabilità, a seguito del non completo conseguimento degli obiettivi posti in termini di riduzione della spesa in conto capitale e di rafforzamento delle entrate derivanti dalla lotta all’evasione fiscale.

Inoltre, in riferimento al 2012, la Commissione sconta ipotesi diverse in merito alla restituzione del capitale pubblico iniettato nel 2009 nel settore bancario, attraverso la sottoscrizione da parte del Tesoro di titoli bancari.

Si ricorda che le stime del Programma di stabilità tengono conto, per il 2011, per un ammontare di 1.450 milioni di euro, del rimborso dei titoli emessi ai sensi dell’articolo 12  del decreto legge n. 185 del 2008, effettuato nei primi mesi dell’anno dal Banco popolare. Il documento, tuttavia, non esplicita le eventuali ulteriori ipotesi di rimborso sottostanti le previsioni riferite agli esercizi successivi.

 

Il settore finanziario

I problemi dei mercati finanziari non sono indicati tra i fattori che intralciano la crescita dell’economia italiana e non sono contemplati nel PNR. Tuttavia, nonostante il settore finanziario abbia superato la crisi senza un significativo intervento pubblico, la qualità del credito appare peggiorata in seguito alla crisi economica.

Secondo i servizi della Commissione, le grandi banche italiane, nonostante il progressivo rafforzamento della base patrimoniale, presentano coefficienti di adeguatezza patrimoniale, espressi in percentuale delle attività ponderate per il rischio, tuttora relativamente bassi su scala internazionale. Inoltre, la redditività del capitale delle banche (ROE), misurata in termini di rapporto tra reddito netto e capitale, appare costantemente in calo, passando dal 14,3 per cento nel 2006 al 3,6 per cento nel 2009, per effetto dell’aumento dei costi di finanziamento e degli accantonamenti delle perdite sui crediti. Tale redditività dovrebbe risultare contenuta anche nei prossimi anni.   

 

La sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche

Per quanto riguarda la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche, l’Italia è definita nel WP a “medio rischio”. Nel documento si sottolinea, tuttavia, che il previsto incremento a lungo termine della spesa connessa all’invecchiamento demografico, anche non prendendo in considerazione le misure adottate nel 2010, è significativamente al di sotto della media dell’UE (1,5 punti percentuali del PIL rispetto a 4,6 punti).

Secondo i Servizi della Commissione, il mantenimento di una posizione di bilancio quale risultava alla fine del 2010[11] comporterebbe un aumento del debito, che raggiungerebbe il 137,5 per cento del PIL entro il 2020 (v. Tavola 3 tratta dall’allegato al WP). La piena attuazione del Programma di stabilità sarebbe, invece, sufficiente a riportare il debito su un percorso di discesa entro il 2020, per quanto esso resterebbe al di sopra del 60 per cento del PIL.

Dato il livello del debito, elevati avanzi primari consentono di ridurre i rischi di sostenibilità nel lungo periodo. La Commissione raccomanda pertanto che, oltre ad assicurare la prevista correzione del deficit per il 2012 e l’adozione delle misure programmate per il biennio successivo, siano destinati alla riduzione del debito eventuali inattesi miglioramenti di bilancio.

 

Tavola 3

Indicatori di sostenibilità di lungo periodo                                                                                                                                                                     (%)

 

Scenario base (2010)

Scenario programmatico

 

S1

 

S2

S1

 

S1

Valore

3,3

 

2,3

-1,1

 

-1,9

di cui

 

 

 

 

 

 

Posizione fiscale iniziale

0,8

 

0,8

-3,4

 

-3,4

Condizione sul debito nel 2060

1,0

 

-

0,8

 

-

Impatto di lungo periodo sul saldo primario (LTC)*

1,5

 

1,5

1,5

 

1,5

Debito/PIL

2010

2015

2020

2010

2015

2020

 

119,0

126.5

137,5

119,0

109,4

94,2

* Il dato non considera gli effetti della riforma pensionistica del 2010.

Fonte: WP SEC(2011)720 definitivo

 

Con riferimento all’andamento del debito e dei relativi indicatori quale risultano dal WP, si rileva che essi riflettono solo parzialmente l’effettiva situazione delle finanze pubbliche in Italia: tali dati non tengono conto, come specificato dai Servizi della Commissione, degli effetti (nel breve come nel lungo periodo) di contenimento della spesa conseguenti alla riforma pensionistica adottata nel 2010.

Convenzionalmente non vengono, infatti, presi in considerazione gli effetti di riforme adottate dai vari Paesi nello scorso anno, bensì quelli risultanti dall’ultimo Ageing report, che risale al 2009[12]. Pertanto, nel calcolo degli indicatori di sostenibilità S1 e S2, il costo legato all’invecchiamento della popolazione (LTC) risulta significativamente superiore a quello indicato nel Programma di stabilità (1,5 per cento del PIL in luogo dello 0,3 per cento del PdS).

Conseguentemente, nello scenario base riferito al 2010, entrambi gli indicatori evidenziano una situazione di insostenibilità, con un debito in aumento. Il deficit strutturale più contenuto atteso per il 2012 consente (pur non prendendo in considerazione gli effetti della recente riforma) di stabilizzare il debito sui valori attuali (120 per cento del PIL), mentre nello scenario programmatico, che prende come anno base il 2014 e i relativi valori programmatici di saldo di bilancio e avanzo primario strutturali, il debito diminuisce, pur rimanendo come si è detto al di sopra della soglia di riferimento.

 

 

La sostenibilità delle finanze pubbliche nel Programma di stabilità 2011

 

L’aggiornamento del Programma di stabilità 2011 reca, così come richiesto in sede europea, un’analisi della sostenibilità delle finanze pubbliche nel lungo periodo, che tiene conto degli effetti, sulla spesa e sulla dinamica del debito, del progressivo invecchiamento della popolazione, alla luce del complessivo quadro macroeconomico.

La simulazione tiene conto, inoltre, dei seguenti parametri:

- livelli del rapporto debito/PIL e dell’avanzo primario strutturale corrispondenti a quelli (programmatici) indicati dal Governo per l’anno 2014 pari, rispettivamente, al 112,8 ed al 4,9 per cento del PIL;

- tasso di interesse reale costante per tutto il periodo di riferimento e pari al 3 per cento;

- variazione dell’avanzo primario strutturale per effetto delle (sole) variazioni delle spese correlate all’invecchiamento della popolazione e dei redditi proprietari[13].

I risultati della simulazione mostrano un andamento del rapporto debito/PIL costantemente decrescente nel periodo di riferimento, che si colloca sotto la soglia del 60 per cento del prodotto nel 2026.

 

Tale proiezione del rapporto debito/PIL è accompagnata dal calcolo di indicatori sintetici di sostenibilità (i sustainability gaps indicati con S1 e S2), che forniscono una indicazione della dimensione degli squilibri eventualmente presenti nei conti pubblici. Essi misurano l'ampiezza dell'aggiustamento fiscale permanente, in termini di saldo primario strutturale, necessario per raggiungere:

l'obiettivo debito/PIL del 60 per cento nel 2060 (S1);

l'obiettivo del vincolo intertemporale su un orizzonte infinito (S2).

 

E' possibile scomporre gli indicatori S1 ed S2 nelle loro rispettive componenti, al fine di valutare se i rischi alla sostenibilità provengono dalla posizione fiscale corrente (saldo primario strutturale e stock di debito) e/o anche dal progressivo invecchiamento della popolazione.

La posizione fiscale iniziale (initial budget position) misura la distanza tra l'avanzo primario strutturale alla fine del periodo coperto dal Programma di stabilità (4,9 per cento del PIL nel 2014) e quello in grado di mantenere costante il rapporto debito/PIL al livello iniziale, a parità di condizioni.[14] Esso indica, quindi, se le finanze sono sostenibili, considerando esclusivamente la posizione fiscale corrente.

La seconda componente, la condizione sul debito (debt requirement) al 2060, è specifica dell'indicatore S1 ed evidenzia l'aggiustamento necessario per portare il debito dal livello iniziale al 60 per cento nel PIL nel 2060.

La terza componente, l'impatto di lungo periodo sul saldo primario (long-term changes in the primary balance), quantifica l'impatto dell'invecchiamento della popolazione sul bilancio, prevedendo un ulteriore aggiustamento per fare fronte all'aumento delle spese connesse con tale fenomeno.

 

S1 e S2 sono dati dalla somma algebrica delle rispettive componenti. Valori positivi di S1 e S2 indicano la necessità di uno sforzo di aggiustamento permanente per soddisfare l’una o l'altra delle condizioni, tanto maggiore quanto maggiore è la grandezza assunta dagli indicatori. Valori negativi indicano, invece, che la sostenibilità di lungo periodo non richiede sforzi addizionali permanenti (ulteriori, cioè, rispetto a quelli richiesti dal raggiungimento degli obiettivi programmatici contenuti nel documento presentato dal Governo)[15].

Come si evince dalla seguente Tabella, tratta dall'aggiornamento 2011 del Programma di Stabilità, il consolidamento previsto è sufficiente ad assicurare finanze pubbliche globalmente sostenibili nel lungo periodo, tenuto conto dell'invecchiamento della popolazione. Gli indicatori sintetici S1 ed S2 assumono, infatti,valori negativi[16].

 

Indicatori di sostenibilità di lungo periodo

S1

S2

Valore

-2,2

-3,0

di cui

 

 

Posizione fiscale iniziale

-3,3

-3,3

Condizione sul debito nel 2060

0,8

 

Impatto di lungo periodo sul saldo                                                                             primario (LTC)

0,3

0,3

Fonte: Aggiornamento Programma di stabilità 2011

 

 

 

 


Documenti


 

 



[1] Per un approfondimento si rinvia al dossier predisposto dal Servizio Bilancio dello Stato e Servizio Studi della Camera e dal Servizio Bilancio del Senato per l’esame del Documento di economia e finanza 2011, aprile 2011, n. 11.

[2]  La metodologia per la costruzione della serie relativa alla stima della Capacità produttiva utilizzata è stata rivista dalla Commissione Ue il 13 aprile 2011.

[3] A fronte di un livello più elevato del PIL potenziale, non risultano invece modificati i relativi tassi di variazione annua.

[4] L’indebitamento netto corretto per il ciclo va poi depurato delle misure una tantum, sottraendo sia le entrate che le spese identificate come straordinarie: in caso di prevalenza delle prime sulle seconde il saldo strutturale risulterà peggiore del saldo corretto per il solo ciclo, viceversa in caso di prevalenza delle spese sulle entrate.

[5] Da ciò deriva che una variazione del valore atteso del PIL, o modifiche riguardanti i dati di consuntivo (conseguenti anche a revisioni contabili) determinano una revisione dell’output gap anche negli anni in cui non si è verificata alcuna variazione nella crescita effettiva (o attesa). Parimenti incide, come nel caso in esame, una revisione della metodologia nella costruzione della funzione di produzione utilizzata nella stima del PIL potenziale, che ha comportato una revisione verso l’alto di tutta la serie.

[6] Si ricorda che il 2012 è l’anno in cui si dovrebbe chiudere la procedura per deficit eccessivo avviata contro l’Italia nel novembre 2009. Ai fini di una valutazione positiva è necessario che il deficit sia contenuto entro la soglia del 3 per cento del PIL.

[7] Il saldo strutturale 2012 è calcolato a partire dal valore del saldo nominale indicato dal Governo nell’aggiornamento del Programma di stabilità 2011 (2,7 per cento del PIL).

[8] Anche in questo caso il valore strutturale è ricalcolato a partire dal valore programmatico del saldo nominale indicato dal Governo nel PdS (-0,2 per cento).

[9] Fine del periodo. Politiche invariate fino al 2012.Obiettivi per gli anni 2013 e 2014.

[10] L’effetto “snowball” misura l’impatto della spesa per interessi sul debito accumulato nonché l’impatto della crescita reale del PIL e dell’inflazione sul rapporto debito/PIL (attraverso il denominatore del rapporto). L’aggiustamento stock/flussi include le differenze tra la contabilità di cassa e quella di competenza, l’accumulazione delle attività finanziarie e la componente residuale.

[11] Nel 2010 l’indebitamento netto e l’avanzo primario in termini strutturali sono pari, rispettivamente, a -3,1 per cento e a +1,4 per cento (in base alla nuova metodologia di calcolo della Commissione).

[12] Ageing Report 2009, a cura della Commissione europea e dell’Economic and Policy Committee-ageing Working Group (EPC-AWG).

[13] Per redditi proprietari si intendono i redditi da capitale (titoli azionari ed obbligazionari) e le rendite da proprietà di risorse naturali. La loro dinamica di lungo periodo viene stimata in base ad una metodologia concordata a livello di Unione europea.

[14] Ossia mantenendo costanti, per tutto il periodo previsivo, le spese legate all'invecchiamento della popolazione (in percentuale del PIL) al livello del 2014.

[15] Un terzo indicatore utilizzato nell’analisi contenuta nel PdS è l'avanzo primario necessario (required primary balance, RPB), che indica l'avanzo primario strutturale medio strutturale nei primi 5 anni del periodo di proiezione (ossia dal 2015 al 2019) coerente con l'aggiustamento suggerito da S2.

[16] Tale conclusione è confermata osservando l'avanzo primario necessario (RPB) che, con un valore di 2,1 per cento è inferiore all'avanzo primario strutturale previsto alla fine del periodo coperto dal Programma di stabilità (4,9 per cento nel 2014).