Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Elezioni parlamentari anticipate in Giappone - risultati -(16 dicembre 2012)
Serie: Note di politica internazionale    Numero: 151
Data: 18/12/2012
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

Casella di testo: Elezioni parlamentari e presidenziali nel mondon. 151 – 18 dicembre 2012

 


Elezioni parlamentari anticipate in Giappone - risultati

(16 dicembre 2012)

 

Domenica 16 dicembre 2012, si sono svolte in Giappone le elezioni anticipate per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti, camera bassa del Parlamento.

Il Parlamento bicamerale giapponese (Kokkai) è formato dalla Camera dei rappresentanti (Shugi-in), composta  da 480 deputati eletti per quattro anni con un sistema elettorale misto: 300 sono eletti con sistema uninominale maggioritario a turno unico e 180 con sistema proporzionale e soglia di sbarramento al 2 per cento. La Camera dei Consiglieri (Sangi-In) è composta da 242 membri, eletti con un mandato di sei anni (metà dei membri è rinnovata ogni tre anni) anche in questo caso con un sistema elettorale misto: 96 componenti sono eletti in liste nazionali di partito con sistema proporzionale (metodo D’Hondt) e 146 con sistema maggioritario in circoscrizioni plurinominali corrispondenti alle prefetture. In base al bicameralismo imperfetto previsto dalla Costituzione giapponese del 1947, i progetti di legge respinti dalla Camera dei consiglieri possono essere approvati in via definitiva dalla Camera dei rappresentanti con una maggioranza di due terzi. Solo la Camera dei rappresentanti, inoltre, può presentare mozioni di sfiducia al Governo.

L’appuntamento elettorale ha avuto luogo in anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, nel 2013, a seguito della crisi politica che ha portato allo scioglimento della Camera bassa lo scorso 16 novembre.

I risultati della consultazione del 16 dicembre sono riassunti nella tabella che segue, che presenta in due distinte colonne i seggi assegnati con sistema maggioritario (300) e quelli assegnati con sistema proporzionale (180). Nell’ultima colonna viene riportato il risultato, sempre in termini di seggi, delle precedenti elezioni per il rinnovo della Camera bassa, celebrate il  30 agosto 2009 (fonte: quotidiano Yomiuri Shimbun).

 

PARTITO

maggioritario

proporzionale

TOTALE SEGGI

2009

LDP - Partito liberaldemocratico

237

57

294

119

DPJ - Partito democratico

27

30

57

308

JRP - Japan Restoration Party

14

40

54

-

New Komeito Party

9

22

31

21

YP - Your Party

4

14

18

5

TPJ - Tomorrow party of Japan

2

7

9

-

JCP – Partito comunista

0

8

8

9

altri

7

2

9

 

TOTALE

300

180

480

 

 

L’affluenza alle urne, pari al 59.3%, non solo mostra una partecipazione in forte calo rispetto alle omologhe elezioni di agosto 2009 (69,27%) ma rappresenta il dato più basso mai registrato nel paese dal 1946.

Il dato fondamentale che emerge dalla tornata elettorale è la vittoria del Partito liberaldemocratico LDP dell'ex premier Shinzo Abe e la severa sconfitta subita dal DPJ dopo poco più di tre anni di governo del paese, con una emorragia di seggi che lo vede passare dai 308 del 2009 agli attuali 57.

Il premier Yoshihiko Noda ha ammesso la sconfitta ed annunciato le dimissioni da presidente di un DPJ uscito drasticamente ridimensionato dalle urne e che ha subito bocciature clamorose, come quella dell’ex primo ministro (giugno 2010-agosto 2011) Naoto Kan. Noda, che di Kan è stato il successore alla guida dell’esecutivo, aveva incentrato la sua azione politica sul risanamento dei conti e sul raddoppio dell'Iva, dall'attuale 5% al 10% nel 2015, per reperire le risorse necessarie a ristrutturare le spese di welfare e social security. La guida liberaldemocratica del Giappone risale al successo del DPJ alle elezioni per il rinnovo della Camera bassa del 30 agosto 2009, successo che ha interrotto il quasi cinquantennale predominio dell’LDP e che i democratici di Yukio Hatoyama (che sarebbe stato premier dal settembre 2009 al giugno 2010) avevano fondato anche sull’impegno di dare più voce ai cittadini a dispetto della tradizionale alleanza tra burocrazia e ceto politico. Le speranze condensatesi intorno a quello che era stato definito il change di Hatoyama sono andate progressivamente naufragando tra incertezze che hanno comportato la nomina di tre premier in tre anni, lotte intestine al partito – dove coesistono orientamenti politici di centro e di centro-sinistra –, scandali di corruzione ed accuse di inefficienza, recessione economica e, soprattutto, a seguito del devastante sisma/tsunami (11 marzo 2011) all'origine della grave crisi nucleare di Fukushima. L’incertezza sulle politiche energetiche, tema assai sensibile per l’opinione pubblica nazionale, declinato dal DPJ nel proposito di abbandonare il nucleare entro il 2040, modificato, e quindi riproposto durante la campagna elettorale, ha disorientato l’elettorato a tal punto che gli avversari liberaldemocratici, favorevoli all’energia nucleare ad uso civile, hanno fatto incetta di voti nei collegi uninominali della prefettura di Fukushima.

Il partito liberaldemocratico di Shinzo Abe quando confermasse la tradizionale alleanza con il New Komeito (31 seggi), otterrebbe la maggioranza dei due terzi dei 480 seggi della Camera bassa e tale coalizione sarebbe in grado di evitare gli ostacoli eventualmente frapposti dalla Camera alta alle proposte di legge. Nella Camera alta non esistono maggioranze precise e si voterà per il rinnovo parziale solo il prossimo luglio. Si rammenta, in proposito, che in base al bicameralismo imperfetto previsto dalla costituzione giapponese, i progetti di legge respinti dalla Camera dei consiglieri possono essere approvati in via definitiva dalla Camera dei rappresentanti con, appunto, una maggioranza di due terzi.

Il miglior risultato, sebbene sotto le aspettative, tra i tentativi di “terzo polo”, è quello del Partito della Restaurazione del Giappone, lanciato dal giovane sindaco populista di Osaka, Toru Hashimoto, e guidato da Shintaro Ishihara, ex governatore di Tokyo, che ottiene 54 seggi, ritenuti dagli osservatori insufficienti per avere un peso nelle politiche del blocco LDP-New Komeito.

Il partito anti-nucleare TPJ - Tomorrow party of Japan della governatrice di Shiga, Yukiko Kada, si è fermato a quota 9 seggi.

Abe (già premier nel 2006-2007), fautore di politiche più aggressive per rilanciare l'economia e più risolute nei rapporti internazionali, secondo anticipazioni riportate dalla stampa intenderebbe rilanciare un’economia in recessione anche attraverso l'immediata compilazione di un budget straordinario, quindi ricorrendo allo stimolo fiscale nonostante il livello preoccupante del debito statale, coerentemente con quanto dichiarato nel corso della campagna elettorale, quando evidenziava che l'investimento pubblico trascina quello privato e non può venir meno a fronte di una congiuntura debole. Sotto il profilo delle relazioni internazionali, con particolare riferimento alla crisi sino-giapponese per le isole Senkaku/Diaoyu situate nel Mar della Cina orientale, Abe ha affermato che la sovranità del Giappone sulle isole è "non negoziabile" e che esse sono “possedute e controllate dal Giappone in base alla legge internazionale”. Immediata la reazione di Pechino che si è detta “molto preoccupata” per la direzione che il Giappone potra' prendere sul punto, atteso che – come affermato da un portavoce del Ministero cinese degli esteri - le isole "sono parte integrante del territorio cinese". Come è noto, la crisi, considerata la più grave del dopoguerra tra i due Paesi asiatici, è esplosa lo scorso settembre ed ha avuto un momento di altissima tensione nella settimana preelettorale quando un aereo cinese è penetrato nello spazio aereo giapponese allontanandosene poco prima che Tokyo facesse decollare i suoi caccia F-15 col compito di fronteggiarlo.

 

Indicatori internazionali sul paese[1]:

 

Libertà politiche e civili: Stato “libero” (Freedom House 2012); “democrazia piena” (21 su 167; Economist Intelligenece Unit 2011 )

Indice della libertà di stampa: 22  su 179 (Reporters sans frontières 2011 - 2012)

Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); situazione di rispetto in concreto  (USA)

Corruzione percepita: 14 su 182 (Transparency International 2011)

Libertà economica: Stato “prevalentemente libero” (22 su 179; Heritage Foundation 2012)

Gap nelle differenze di genere: 101 su 135 (World Economic Forum 2012)

PIL 2013:  +1,23% (International Monetary Fund, ottobre 2012) 

 

 

 

 

 

 

 


 



[1]     Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del Paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo il rapporto annuale di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà economica come riportata dalla Heritage Foundation; la misura delle differenze di genere secondo il Global Gender Gap Index pubblicato dal World Economic Forum (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore uguaglianza); le stime sulla crescita del PIL  secondo il World Economic Outlook Database pubblicato nell’ottobre 2012 dal Fondo Monetario Internazionale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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