Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri |
Titolo: | Libia |
Serie: | Schede Paese politico-parlamentare Numero: 13 |
Data: | 22/02/2011 |
Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
n. 13 – 23
febbraio 2011 (edizione aggiornata)
Libia
Il quadro istituzionale
Dal punto di vista della forma di
governo,
Questa originale
struttura istituzionale è stata creata nel 1977, sostituendo il precedente
Consiglio di comando rivoluzionario guidato da Gheddafi che, colonnello
ventisettenne dell’esercito libico, aveva preso il potere con un colpo di stato
nel 1969: essa si presenta come ispirata ai principi della “rivoluzione del
Per Freedom House
Human Rights Watch indica anche come profilo problematico della realtà libica l’assenza di procedure legali per il riconoscimento dello status di rifugiati agli immigrati presenti sul suolo libico.
Inoltre, sulla realtà libica, continuerebbe a pesare il mancato accertamento delle responsabilità del massacro della prigione di Abu Salim, nel quale morirono nel 1996 circa 1200 persone. In base alle informazioni disponibili, nel marzo 2010, la maggior parte delle famiglie delle vittime, residenti a Bengasi, hanno rifiutato gli indennizzi offerti in cambio della rinuncia all’azione legale.
La situazione politica e sociale
Muammar Gheddafi (n. 1942) non svolge nessun definito ruolo istituzionale, mentre ricopre la carica di leader della rivoluzione.
Nel marzo 2010 la carica di segretario del Congresso generale del popolo risulta ricoperta da Mohamed Abdul Quasim Al-Zwai, mentre il Comitato generale del popolo vede, tra gli altri, Al-Baghdadi Al-Mahmoudi come segretario, Mussa Kussa responsabile del dipartimento esteri, Abdel Fatah Yunis Al-Ubaydi responsabile del dipartimento della sicurezza pubblica.
Forte è il peso nella vicenda politica libica della famiglia Gheddafi ed in particolare dei figli del Rais, come testimoniato dal ruolo di Saif Al Islam Gheddafi, che, come sopra richiamato, sembrava aver inaugurato, negli scorsi anni, una fase di relativa apertura del regime.
Con riferimento ad un altro aspetto meritevole di attenzione, anche alla luce degli eventi recenti, le forze armate libiche risultano, in base ai dati del Military Bilance 2010, dell’International Institute for Strategic Studies relativamente piccole rispetto alla quantità di armamenti in loro dotazione: l’esercito è composto di 50.000 unità, metà delle quali sottoposte a coscrizione (la coscrizione varia da uno a due anni); la flotta da 8000 unità; l’aviazione da 18.000 unità. La spesa in armamenti è stata assai rilevante negli anni Settanta e Ottanta per poi declinare negli anni Novanta: ad un’ampia dotazione di provenienza sovietica si affiancano alcuni armamenti di provenienza occidentale come caccia Mirage di costruzione francese e aerei C-130 da trasporto di costruzione USA. Nell’annuario 2010 il SIPRI evidenzia come la Libia si collochi attualmente al 110° posto nella classifica mondiale degli importatori mondiali di armi e le uniche importazioni significativedi armi nel periodo 2005-2009 risulterebbero quelle di elicotteri A-109-K di costruzione italiana per i controlli di frontiera e di missili anti-tank Milan 3 di costruzione francese. A fianco delle forze armate esiste poi la riserva delle milizia del popolo con circa 40.000 persone.
Per ulteriori elementi in ordine alle forze di opposizione al regime di Gheddafi e all’assetto tribale della società libica si rinvia ai sottostanti box 1 e 2.
Le proteste del
febbraio
Inoltre il 9 febbraio (precedentemente quindi allo scoppio delle più gravi proteste libiche) il settimanale Economist ha elaborato un “indice della protesta politica” negli Stati della Lega araba (qui riportato come grafico 1) che assegnava alla Libia la percentuale più alta (circa 71 per cento), dopo quella dello Yemen, nei rischi di protesta politica. L’indice era elaborato prendendo in considerazione i dati 2010, ovvero quelli dell’ultimo anno disponibile, relativi alla percentuale e al numero assoluto della popolazione con meno di 25 anni di età, alla durata nella permanenza al potere delle leadership politiche dei paesi interessati, alla corruzione percepita ed alla mancanza di democrazia come rilevata dagli indicatori internazionali, al PIL pro-capite e alla situazione della libertà di stampa.
Indicatori internazionali sul paese[2]:
Libertà politiche e civili: Stato “non libero” (Freedom House); regime autoritario (Economist)
Indice della libertà di stampa: 160 su 178
Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS);rispetto in generale della libertà religiosa sia pure con controllo della vita religiosa organizzata e limitazioni delle attività dei movimenti islamisti (USA)
Corruzione percepita: 146 su 178
Variazione PIL 2009: - 2,3 per cento
Tabella 1[3]
|
Algeria |
Egitto |
Giordania |
Libia |
Tunisia |
Yemen |
|
Variazione PIL 2009 |
+2,2% (stima) |
+4,7% |
+2,4% (stima) |
- 2,3 % |
+3,1% |
+3,8% (stima) |
|
PIL pro capite |
3816 $ |
2450$ |
3766 $ |
9570 $ |
3794 $ |
1108$ |
|
Popolazione |
34,4 mil |
83 mil |
5,1 mil |
6,5 mil. (stima 2010) |
10,4 mil |
23,6 mil |
|
Tasso di incremento demografico medio 2000-2005 |
1,2 % ca |
1,9 % ca |
2,3 % ca |
2 % ca |
0,8 % ca |
2,4% ca |
|
Percentua-le di popo-lazione giovanile |
15-24 |
20% |
20% |
|
17 % |
22% |
19% |
15-29 |
31% |
29% |
|
28 % |
30% |
29% |
|
Tasso di urbanizzazione 2000-2005 |
2,6 % ca |
1,8 % ca |
2,9 % ca |
2,1 % ca. |
4,9 % ca |
||
Tasso di sco-larizzazione se-condaria |
66% |
71% |
84% |
Non disponibile |
66% |
37% |
|
Tasso di disoc-cupazione giovanile |
45,6% |
21,7% |
22,2% |
27,4 % |
27,3% |
18,7% |
|
Maschile |
47,2% |
15% |
17,7 |
28,3 % |
27,1% |
20,5 |
|
Femminile |
56,4% |
41,5% |
39,8 |
34,3 % |
27,8% |
13,5% |
Grafico 1
Box 1: Principali forze di opposizione al regime libico[4]
La dura repressione delle forze di opposizione operata dal regime libico ne influenza oggi la loro attuale consistenza, che appariva fino allo scoppio delle rivolte in atto (delle quali rimangono però ancora da interpretare le dinamiche) debole. Dal punto di vista idelogico, le forze di opposizione appaiono riconducibili a tre diverse aree: quella monarchica; quella democratica e quella islamista.
Gran parte dei movimenti di opposizione, inoltre, opera in esilio (dove sono stati in passato raggiunti dagli attacchi e dagli omicidi mirati dei servizi segreti libici; a loro volta esponenti dell’opposizione si sono resi responsabili dell’omicidio di esponenti governativi libici all’estero). Centro dell’emigrazione politica libica risulta in particolare Londra: nella capitale britannica hanno sede l’Alleanza nazionale; il Movimento nazionale libico; il Movimento libico per il cambiamento e la riforma; il Raggruppamento islamista; il Fronte nazionale di salvezza libico e il Raggruppamento repubblicano per la democrazia e la giustizia. Sempre a Londra ha sede il movimento monarchico che sostiene Mohammed Al Sanusi, nipote dell’ultimo re di Libia Idris, deposto da Gheddafi nel 1969. Questi movimenti hanno costituito nel 2005 l’Accordo nazionale, chiedendo le dimissioni di Gheddafi e la costituzione di un governo transitorio. Il ritorno in Libia, tra il 2005 e il 2006, di circa 787 dissidenti in esilio aveva lasciato intravedere la possibilità dell’avvio di un processo di dialogo, successivamente sfumato.
Sul territorio libico opera in condizioni di semiclandestinità la Fratellanza musulmana libica. Centinaia di componenti della Fratellanza sono stati sottoposti ad ondate di arresti, processi e condanne, lungo tutta la durata del regime di Gheddafi, in particolare nel 1973 e nel 1998. Anche nel 2001-2002 due leader eminenti della Fratellanza sono stati condannati a morte e oltre settanta all’ergastolo. Leader attuale della Fratellanza libica è Suleiman Abdel Qadir, che, nel 2005 ad Al Jazeera, ha descritto gli obiettivi della fratellanza come pacifici ed ha richiesto l’abrogazione delle leggi che sopprimono i diritti politici. Nel 2008, sempre ad Al Jazeera, Qadir ha espresso apprezzamento per gli intenti riformatori di Saif Al Islam Gheddafi, che, a sua volta, era apparso rivolgere alcune aperture nei confronti della Fratellanza.
Presente sul territorio libico è anche il Gruppo di combattimento islamico libico, organizzazione islamista armata. Saif Al Islam Gheddafi ha avviato negli scorsi anni un dialogo con i leader in prigione del gruppo, ottenendo nel 2009 alcuni impegni sulla rinuncia alla violenza da parte del movimento. Allo stesso tempo, nel 2007, il leader di Al Qa’ida Ayman Al-Zawahiri ha annunciato la fusione tra il gruppo ed Al Qa’ida, fusione smentita da esponenti del gruppo a Londra.
Box 2: L’assetto tribale della società libica
La società libica appare ancora oggi fortemente influenzata dai legami di clan e tribali. In attesa di ulteriori approfondimenti, si rileva che nella rivolta contro Gheddafi appaiono coinvolte le tribù del Gebel, zona non distante da Tripoli ed in particolare gli Orfella, gli Zintan, i Roseban, che già contrastarono l’invasione italiana del 1911. Tra le altre tribù coinvolte si segnalano anche i Warfala, i Rojahan, i Risina, i al Farjane, e ancora i Tuareg, nella zona occidentale del Paese e gli al Zuwayya nel deserto orientale.
In Cirenaica, la zona orientale del paese, con capoluogo Bengasi, appare invece ancora esercitare una forte influenza la tradizione senussa: i senussi sono una confraternita di revival islamico di orientamento sufi sorta alla fine del ‘700 che assunse rapidamente il controllo de facto della Cirenaica. Animatori dell’insurrezione antitaliana nel periodo coloniale, con il loro leader Omar Al Muktar, si schierarono successivamente, durante la seconda guerra mondiale, in funzione antitaliana a fianco dei britannici. Senusso era il re Idris, insediatosi al potere dopo la seconda guerra mondiale.
[1] OpenNet Initiative è una partnership tra l’Università di Harvard, l’Università di Toronto e la società di consulenza canadese sui rischi globali SecDev Group istituita allo scopo di informare in maniera indipendente sulle pratiche di censura e controllo di Internet.
[2] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières; la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).
[3] Fonti Brookings Institution; Economist Intelligence Unit; Arab Human Development Report 2009. Per quel che concerne il tasso di incremento demografico medio, l’Arab Human Development Report 2009 sottolinea che questo è diminuito, nel complesso dei paesi arabi, dal 3,2% annuo del quinquennio 1970-1975 al 2,1% annuo del quinquennio 2000-2005. La proiezione per il periodo 2005-2010 compiuta dal rapporto è di un incremento medio annuo del 2%, quasi il doppio di quello stimato a livello globale per il medesimo periodo (1,2%)
[4] Fonte: Congressional Research
Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale |
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