Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Algeria | ||
Serie: | Schede Paese politico-parlamentare Numero: 7 | ||
Data: | 14/06/2011 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
n. 7 – 14 giugno 2011
Algeria
Il quadro istituzionale
La Repubblica popolare democratica di Algeria è, dal punto di vista della forma di governo, un sistema presidenziale. Il Presidente della Repubblica è eletto direttamente dai cittadini con un mandato di cinque anni. A seguito della revisione costituzionale della fine del 2008, è stata soppressa la previsione di un limite di due mandati presidenziali e, attualmente, il presidente della Repubblica può essere rieletto per un numero indeterminato di mandati. Il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro che presiede il Consiglio dei ministri.
Il
Parlamento è bicamerale. L’Assemblea popolare nazionale è composta da 389
membri, eletti a suffragio universale diretto con sistema proporzionale. Il consiglio
della Nazione è composto da 144 membri, eletti per due terzi in modo indiretto
dai componenti delle assemblee locali e per un terzo nominati dal Presidente
della Repubblica.
Freedom House classifica il paese come “Stato non libero”, non in possesso dello status di “democrazia elettorale”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit lo definisce “regime autoritario” (cfr. infratabella Indicatori internazionali sul paese). Al riguardo, per quel che concerne il rispetto delle libertà politiche e civili, si segnala che la costituzione di partiti è subordinata all’autorizzazione del Ministero dell’interno. Esistono comunque più partiti riconosciuti. Inoltre, anche i mezzi di comunicazione di massa appaiono sotto il controllo del governo, mente esiste una stampa indipendente, pure sottoposta a pressioni da parte delle autorità governative (anche se in misura minore di quanto avvenuto nel corso della guerra civile degli anni Novanta). In particolare, per quanto concerne Internet, il numero degli utenti algerini è cresciuto più di venti volte in otto anni, passando dai 150.000 del 2000 a circa 3 milioni e mezzo nel 2008. Sebbene l’accesso a Internet non preveda restrizioni tecniche, il governo controlla le maggiori infrastrutture. Negli ultimi mesi, in seguito alle numerose proteste che hanno colpito il Paese, il Presidente ha proposto la revoca dello stato di emergenza in vigore nel paese dal 1992, nel quadro del quale nel 2000 era stata prevista una normativa che impediva le manifestazioni pubbliche prive di autorizzazione da parte dei governatori locali. Tale revoca è stata approvata dal governo algerino il 22 febbraio scorso e divenuta effettiva in seguito alla pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, avvenuta il 24 febbraio.
La situazione politica interna
Capo dello Stato, dal 1999, è Abdelaziz Bouteflika (n. 1937).
Nel 1999 giunse a conclusione la fase più cruenta della guerra civile scoppiata a seguito dell’annullamento dei risultati elettorali del 1992 che avevano assegnato la maggioranza parlamentare al movimento islamista del Fronte islamico di salvezza. Nel 1999 venne infatti approvato con referendum l’amnistia per tutti gli esponenti delle forze antigovernative non direttamente coinvolti in fatti di sangue e il fronte islamico di salvezza proclamò un cessate il fuoco (non seguito però dal più radicale GIA gruppo islamico armato). Da allora le violenze sono proseguite con un’intensità assai minore: negli attacchi di matrice fondamentalista islamica il GIA è stato sostituito prima dal “gruppo salafita per la predicazione e il combattimento” e poi da da “Al Qa’ida nel Maghreb islamico”. Nel medesimo 1999 Bouteflika, esponente delle forze armate, è stato eletto per la prima volta presidente. La presidenza di Bouteflika si è caratterizzata, tra le altre cose, per la promozione dello sfruttamento delle riserve di gas e petrolio del paese, al fine di promuovere la crescita economica.
Nelle ultime elezioni presidenziali (e a seguito delle modifiche costituzionali che hanno eliminato i limiti alla durata del mandato presidenziale), Bouteflika è stato rieletto presidente per il terzo mandato con oltre il 90 per cento dei voti; le elezioni sono state però boicottate da importanti partiti di opposizione come il Fronte delle forze socialiste, il Rassemblement per la cultura e la democrazia e il partito islamista Nahdha, che hanno giudicato non sussistessero le condizioni per un voto corretto e trasparente.
Il partito tradizionalmente egemone nel paese, il Fronte di liberazione nazionale (FLN), è in realtà stato sottoposto negli ultimi anni ad un’erosione dei consensi, a vantaggio di altre forze come il Rassemblement nazionale democratico, che, secondo alcuni osservatori, godrebbe di sostegni anche nelle forze armate e che attualmente esprime il primo ministro, Ahmed Ouyaha, in una coalizione con l’FLN. A pesare in tal senso anche le divisioni interne all’FLN, da ultimo, nel mese di gennaio 2011, testimoniate dalle voci, non confermate né smentite, dell’abbandono del partito, per assumere la guida di un nuovo movimento politico, da parte del fratello del presidente, Said Bouteflika.
Di seguito si fornisce una cronologia sintetica degli ultimi eventi:
6 gennaio: hanno inizio, in numerose città algerine, proteste per il rincaro dei prezzi alimentari, in particolare olio e zucchero;
7 gennaio: viene tratto in arresto il numero due del disciolto fronte islamico di salvezza (Fis) Ali Benhadji;
8 gennaio: si registrano i primi morti nelle proteste; il governo dispone una sospensione dei diritti doganali, di tasse ed imposte su olio e zucchero;
13 gennaio: il ministero dell’interno annuncia il diniego dell’autorizzazione a manifestare richiesto dal movimento di opposizione laica Rassemblementper la cultura e la democrazia (RCD);
19 gennaio: salgono a otto le persone datesi fuoco per protesta contro le condizioni di vita, sul modello del tunisino Mohamed Bouazizi; uno di questi morirà il 23 gennaio;
22 gennaio: si svolge la manifestazione di protesta promossa dall’RCD, che richiede tra le altre cose la revoca dello stato di emergenza; manifestazione proibita dalle autorità; secondo fonti giornalistiche, la manifestazione vede la partecipazione di circa 300 persone; l’RCD denuncia che le forze armate hanno bloccato gli accessi ad Algeri per impedire l’arrivo dei manifestanti;
30 gennaio: le persone che hanno tentato, dall’inizio delle proteste, il suicidio dandosi fuoco salgono a sedici;
3 febbraio: il presidente Bouteflika assume l’impegno alla revoca dello stato di emergenza “in un futuro molto vicino”;
4 febbraio: le opposizioni (tra le quali l’RCD) e movimenti della società civile (come la lega algerina per i diritti dell’uomo) e sindacali, riuniti in un Collettivo per la democrazia e il cambiamento, convocano una nuova manifestazione di protesta ad Algeri per il 12 febbraio.
9 febbraio: il presidente Bouteflika annuncia la revoca dello stato di emergenza in tutta l’Algeria fatta eccezione per la capitale Algeri.
12 febbraio: si svolgono ad Algeri e in altre città la manifestazione convocata dalle opposizioni che richiede le dimissioni del presidente Bouteflika; le manifestazioni coinvolgono migliaia di persone; esponenti dell’opposizione sono tratti in arresto.
19 febbraio: nella capitale 300 manifetanti vengono bloccati dalle forze dell’ordine che impediscono loro l’accesso alla Piazza del Primo Maggio.
21 febbraio: quattromila studenti scendono in piazza.
22 febbraio: il governo approva la revoca dello stato di emergenza dopo 19 anni dalla sua entrata in vigore. I disoccupati di Annaba, nell’est del Paese continuano le proteste, mentre sette di loro si feriscono volontariamente con dei tagli davanti alla sede della prefettura. Per rispondere alle proteste degli studenti, il consiglio dei ministri adotta misure per contrastare la disoccupazione giovanile, migliorando i contratti previsti per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro ma ha anche annunciando agevolazioni fiscali e 'la creazione di nuovi terreni agricoli per incoraggiare l'assunzione di lavoratori' in tale settore.
24 febbraio: l’ordinanza per l’abrogazione dello stato d’emergenza viene pubblicata sulla gazzetta ufficiale. Bouteflika si rivolge al Paese promettendo una lotta alla corruzione e alla frode, investimenti per rilanciare l'economia ed iniziative per lottare contro la disoccupazione.
26 febbraio: in piazza dei martiri ha luogo la prima manifestazione dell'opposizione dopo la revoca dello stato d'emergenza, in cui si registrano scontri tra manifestanti anti e pro Presidente.
28 febbraio: il delegato algerino presso la Lega Araba smentisce sostegni armati algerini alle forze di Gheddafi. Muore in seguito alle ferite riportate il giovane algerino di 25 anni datosi fuoco il giorno precedente nella provincia di Bordj Bou Arredidj, 235 chilometri a est di Algeri.
3 marzo: Centinaia di studenti manifestano davanti al ministero dell'Insegnamento superiore ad Algeri contro il nuovo sistema di attribuzione dei diplomi e il malfunzionamento dell'università.
5 marzo: nuove manifestazioni di protesta contro il governo sono bloccate dalla polizia e da manifestanti filogovernativi, durante le quali viene ferito lievemente Said Sadi, leader del partito d'opposizione "Raggruppamento per la cultura e la democrazia" (Rcd), colpito con una coltellata alla mano da uno dei simpatizzanti del governo.
19 marzo: Bouteflika promette di introdurre una serie di riforme politiche di ampio respiro.
2 aprile: La polizia impedisce una nuova marcia dell'opposizione ad Algeri a favore di un cambio di governo in Piazza primo maggio.
15 aprile: in un discorso alla nazione il presidente Bouteflika annuncia nuove riforme politiche ed economiche, in particolare una revisione costituzionale, giudicate però dall’opposizione e dai media insufficienti.
16 aprile: un sanguinoso attacco terroristico provoca fino a 14 morti tra militari e attentatori.
23 aprile: Le forze dell'ordine algerine reprimono due manifestazioni ad Algeri di dipendenti della scuola e del Coordinamento nazionale per il cambiamento e la democrazia, organismo che ormai da settimane indice manifestazioni per chiedere un 'cambiamento del regime' in Algeria.
3 maggio: il presidente della repubblica d'Algeria, Abdelaziz Bouteflika affida ad Abdelkader Bensalah, attuale presidente del Consiglio della Nazione (la Camera alta del parlamento algerino) il compito di condurre le consultazioni con i partiti e le personalità nazionali per le riforme annunciate al Paese.
21 maggio: si apre ad Algeri il dialogo per le riforme voluto dal presidente Abdelaziz Bouteflika per andare incontro alle richieste del popolo. Secondo quanto riferito dal capo della commissione creata ad hoc per le riforme, Abdelkader Bensalah, nessun partito sarà escluso dalle consultazioni, tranne coloro che hanno commesso atti violenti.
Indicatori internazionali sul paese:
Libertà politiche e civili: Stato “non libero”, diritti politici: 6; libertà civili: 5 (Freedom House); regime autoritario, 125 su 167 (Economist)
Indice della libertà di stampa: 133 su 178
Libertà di internet 2009: nessuna evidenza di “filtraggio” (OpenNet Initiative)
Libertà religiosa: limitazioni alla libertà religiosa (ACS); Islam religione di Stato (USA)
Libertà economica: 132 su 179 (Heritage Foundation)
Corruzione percepita: 105 su 178
Variazione PIL 2009: + 2,37 per cento (stima)
Situazione di cessate il fuoco in conflitto armato interno
Risultati elezioni parlamentari del 2007:
Partito |
Seggi |
% voti |
Fronte di liberazione nazionale |
136 |
23 |
Rassemblementnazionale democratico |
61 |
10,3 |
Movimento della società per la pace |
52 |
9,6 |
Partito dei lavoratori |
26 |
5,1 |
Rassemblementper la cultura e la democrazia |
19 |
3,4 |
Principali partiti e movimenti della società civile algerina[1]
Il Fronte di liberazione nazionale del presidente Bouteflika è stato l’unico partito legale dall’indipendenza dell’Algeria fino al 1992; esso è oggi al governo del paese insieme al Rassemblementnazionale democratico del primo ministro Ouyaha, che gode di sostegni anche nelle forze armate; il Movimento della società per la pace (guidato da Boudjerra Soltani) è invece un movimento islamista moderato, mentre il Rassemblementper la cultura e la democrazia (guidato da Said Sadi) è il principale movimento di opposizione laica. Il partito dei lavoratori, di orientamento socialista è invece guidato da Loiusa Hanoune; altra forza di sinistra fuori dal Parlamento è invece il Fronte delle forze socialiste (guidato da Hocine Ait Ahmed), mentre fuori dal Parlamento sono anche l’altro partito islamista Islah(guidato da Ahmed Abdeslam) e il partito conservatore del Fronte nazionale algerino (guidato da Moussa Touati)
Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Unione interparlamentare, Freedom House, Human Rights Watch, Arab Reform Bulletin –Carnegie endowment for international peace, Brookings Institution, Economist Intelligence Unit, Ansa.
[1]Fonte: Economist Intelligence Unit; CIA World Factbook
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