Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Missione in Polonia (30 novembre - 1° dicembre 2009)
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 100
Data: 27/11/2009
Descrittori:
POLONIA   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Missione in Polonia

(30 novembre - 1° dicembre 2009)

 

 

 

 

 

 

n. 100

 

 

 

27 novembre 2009

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939/ 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

 

 

 

 

 

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File: ES0333.doc

 


INDICE

Programma della missione

Schede di lettura

§      Scheda politico istituzionale (a cura del Servizio Rapporti internazionali) 6

§      Relazioni parlamentari tra Italia e Polonia (a cura del Servizio Rapporti internazionali) 33

§      I lavori parlamentari sulla Comunicazione della Commissione europea dell’8 dicembre 2008 sul Partenariato orientale  37

§      Il Partenariato orientale (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 41

Profili biografici (a cura del Servizio Rapporti internazionali)

§      Bronislaw Komorowski, Presidente della Dieta polacca  51

§      Andrzej Halicki, Presidente della Commissione Affari esteri della Dieta polacca  52

Atti parlamentari

§      Camera dei deputati, III Commissione, seduta del 14 luglio 2009, documento finale sulla Comunicazione della Commissione europea dell’8 dicembre 2008 sul Partenariato orientale  57

§      Senato della Repubblica, 3^ Commissione, seduta del 22 luglio 2009, risoluzione sulla Comunicazione della Commissione europea dell’8 dicembre 2008 sul Partenariato orientale (doc. XVIII, n. 18) 63

Altra documentazione

§      Rapporti bilaterali italo-polacchi (a cura del Ministero degli Affari esteri) 67

Pubblicistica

§      F. Dani, Perché gli USA hanno rinunciato allo scudo antimissile in Polonia e Repubblica Ceca, dal sito Internet: www.affarinternazionali.it/ 79

§      A. Grajewski, Mosca secondo Varsavia, tra Ribbentrop-Molotov, in: Limes, n. 5/2009  79

 

 


SIWEB

Schede di lettura

 


REPUBBLICA DI POLONIA[1]

(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

 

Poland

 

novembre 2009

 

 

Cenni storici

 

       La nascita della Polonia viene tradizionalmente fatta risalire alla dinastia dei Piast: nel 966 Miesko I decise di convertire il suo popolo al cristianesimo sposando una principessa ceka, Dobrava, scongiurando così la crociata dell’Imperatore Ottone I. Intorno all’anno Mille, Boleslav il Prode ottenne il riconoscimento imperiale dell’arcidiocesi di Gniezno, prima capitale del Regno di Polonia, e nel 1025 fu incoronato con la benedizione papale. Seguirono due secoli di lotte intestine tra le potenti famiglie nobiliari polacche e nel 1226 l’Ordine Teutonico venne invitato da Konrad, il Duca di Mazovia, a stabilirsi nei suoi territori per combattere le tribù pagane dei Prussiani, mentre nel corso del XIII secolo i polacchi erano prevalentemente impegnati a bloccare le invasioni di mongoli e tartari che avevano occupato il Regno di Kiev e soggiogato la Russia. Nel 1308 i cavalieri teutonici presero Danzica, intensificando l’insediamento di coloni tedeschi e di religione ebraica nei Baltici, in Slesia e Pomerania.

La riunificazione dello Stato polacco avvenne ad opera di Przemysl II, che introdusse nel 1295 l’aquila bianca su sfondo rosso, e soprattutto di Wladyslaw Lokietek, detto Gomitello, che nel 1320 spostò la capitale a Cracovia e nel 1331 sconfisse i teutonici a Plowce. Casimiro il Grande, l’ultimo Re della dinastia dei Piast, regnò per quasi quarant’anni, codificando il diritto polacco e fondando l’Università di Cracovia nel 1364. Alla sua morte la nobiltà polacca affidò il trono al Re d’Ungheria Ludovico d’Angiò, la cui figlia dodicenne Jadwiga fu data in sposa al Granduca pagano della Lituania, Jogaila. Questi si convertì al cattolicesimo col nome di Wladislaw Jagellone e nel 1386 diede vita a quella che sarebbe diventata la principale Potenza dell’Europa Centro Orientale tra il XV ed il XVII secolo, la “Res Publica delle Due Nazioni” polacca e lituana.

Il 15 luglio del 1410 Wladislaw sconfisse i teutonici a Grunwald, permettendo la progressiva riconquista della Prussia occidentale e di Danzica. Quando nel 1525 il Gran Maestro dell’Ordine Teutonico Albrecht Hohenzollern aderì alla riforma luterana e rese omaggio al Re polacco Sigismondo il Vecchio, la dinastia degli Jagelloni controllava l’Europa orientale dal Mar Baltico al Mar Nero e la tollerante Corte di Cracovia era uno dei principali centri della cultura rinascimentale, dove concepì le sue teorie Nicolò Copernico. Tuttavia nel 1526 il Re di Ungheria e Boemia Luigi II Jagellone venne sconfitto dai turchi ottomani a Mohacs, in una sanguinosa battaglia che annientò la nobiltà ungherese e fu all’origine dell’abbandono dell’espansione polacco-lituana verso Sud, dove iniziava l’ascesa degli Asburgo.

Nel 1564 la Polonia aderisce alla Controriforma: da quel momento i Gesuiti ne istruiranno la classe dirigente, che svilupperà una crescente diffidenza verso i russi (ortodossi), i tedeschi del nord e gli svedesi (protestanti) e gli ebrei. La Chiesa polacca tenterà in più riprese di unire a Roma le chiese ortodosse presenti sui propri territori, come in occasione del Sinodo del 1569, quando parte del clero ortodosso della Rutenia (Bielorussia ed Ucraina) riconobbe la supremazia del Papa dando vita alla Chiesa uniate o greco-cattolica. La dinastia degli Jagelloni ebbe termine con Sigismondo Augusto, che tentò di riformare lo Stato polacco-lituano con l’Unione di Lublino del 1569. Ma alla sua morte la Sejm, Assemblea dell’aristocrazia polacca, trasformò la “Res Publica” in monarchia elettiva.

Il primo Re eletto fu il francese Enrico di Valois, che abbandonò la Polonia nel 1574, dopo pochi mesi di regno. Il secondo fu l’ungherese Stefan Batory, che tra il 1579 ed il 1582 sconfisse il nascente Impero russo di Ivan il Terribile annettendo i territori baltici della Livonia (Estonia e Lituania). Alla morte di Batory la terza libera elezione portò al trono di Polonia Sigismondo Vasa, della dinastia reale svedese, che spostò la capitale da Cracovia a Varsavia (1569). I Vasa regnarono per gran parte del XVII secolo, caratterizzato da continui conflitti con la Svezia (come nel corso della Guerra dei Trent’Anni tra il 1618 e il 1648), la Moscova ed i cosacchi del Dniepr (fino alla spartizione dell’Ucraina tra polacchi e russi nel 1667). Nel 1683 il Re Giovanni III Sobieski scese in guerra a fianco dell'Austria, sconfiggendo i turchi alle porte di Vienna.

Ma la Polonia era ormai stremata dalle continue guerre ed il Settecento fu un periodo di decadenza durante il quale la dinastia sassone (1697-1763), cadde progressivamente sotto l’influenza russa, mentre l’aristocrazia si dilaniava in conflitti interni. Il “Patto delle Tre Aquile Nere” (1732) tra Russia, Prussia ed Austria precipitò definitivamente il Regno polacco in uno Stato di paralisi politica e legale. Nel 1764 l’Imperatrice di Russia Caterina II favorì l’ascesa al trono dell’ultimo Re di Polonia, Stanislao Augusto Poniatowski. Nel 1772 Russia, Prussia e Polonia si divisero tra loro circa un quarto del territorio polacco. Il Re tentò di reagire avviando una politica di riforme e proclamando, il 3 maggio 1791, una costituzione in senso liberale, la prima in Europa e la seconda al mondo, dopo quella degli Stati Uniti. Dopo una guerra civile nel 1793 le Potenze vicine sottrassero la metà dei residui territori al Regno polacco. Dopo un’ultima sollevazione popolare, nel 1795 vi fu la terza e definitiva spartizione che cancellò il Paese dalla mappa europea per 123 anni.

Le numerose rivolte popolari nell’Ottocento vennero sempre stroncate dall’alleanza tra prussiani, austriaci e russi. Solo dopo la dissoluzione dell'Impero Austro-Ungarico, il 7 ottobre 1918, venne proclamata l'indipendenza del Paese, che nel 1920 fermò l'avanzata dell'Armata Rossa sulla Vistola e occupò parte dell'Ucraina e della Lituania. La Pace di Riga (1921) fissò le frontiere della  Polonia molto ad oriente, così che oltre il 30% della popolazione risultò costituito da minoranze ucraine, bielorusse, lituane, tedesche ed ebraiche. Danzica divenne città libera. Tra le due Guerre la democrazia faticò ad imporsi, ed il governo del presidente Pilsudski divenne sempre più autoritario. Nel 1939 i nazisti attaccarono la Polonia e conquistarono rapidamente tutto il paese, tranne le zone orientali, annesse all'Unione Sovietica in base al trattato Ribbentrop-Molotov.

Dopo la II Guerra Mondiale, durante la quale la comunità ebraica venne annientata ed il territorio polacco conobbe l’orrore dei campi di sterminio nazisti, i confini del Paese vennero spostati verso Occidente, occupando territori precedentemente tedeschi. Nei decenni della dominazione sovietica la Polonia si è in più riprese mobilitata contro la dittatura comunista, conquistando ampi spazi di libertà. Il movimento sindacale cristiano Solidarnosc - sostenuto dall’arcivescovo metropolita di Cracovia, Karol Wojtyla, asceso al soglio pontificio nel 1978 - ha aperto la strada al progressivo smantellamento dell’influenza sovietica sull’Europa Centro-Orientale.

La Polonia democratica dei primi anni ’90 guidata da Lech Walesa, leader di Solidarnosc, ha vissuto i contraccolpi della transizione ad un’economia di mercato. La terapia d’urto con una serie di riforme strutturali assai costose da un punto di vista sociale e le divisioni all’interno dei partiti di centro-destra hanno favorito la ripresa dei post-comunisti convertiti alla democrazia ed al mercato. Nel 1993 l’Alleanza della Sinistra democratica (SLD) ha vinto le elezioni e nel 1995 il suo leader Kwasniewski è stato eletto Presidente della Repubblica (rieletto nel 2000). Dal 1999 la Polonia è membro della NATO e dal maggio 2004 dell’Unione Europea.

 


Dati Generali

 

Superficie

312.679 Kmq

 

Capitale

Varsavia (1.800.000 abitanti)

 

Abitanti

38.500.696

 

Tasso crescita pop.

-0,045%

 

Aspettative di vita

75,41

 

composizione etnica

polacchi 96,7%; tedeschi 0,4%, ucraini 0,1%; bielorussi 0,1%; da segnalare anche comunità di lituani, slovacchi, ebrei, zingari, russi, macedoni e greci

i discendenti di polacchi residenti all’estero sarebbero circa 17 milioni, principalmente in USA (6-10 milioni), Germania (1,5 milione), Brasile (1 milione), Francia (1 milione), Canada (600.0009, Bieolorussia (400.000-1 milione) ed in numero inferiore rispettivamente in Ucraina, Lituania, Gran Bretagna, Australia, Argentina, Russia, repubblica ceca e Kazakhstan.

 

Religioni

Cattolica 89,8% (di cui il 75% si dichiara praticante); ortodossi di rito orientale 1,3%; protestanti 0,3%

Fonte: The CIA Worldfactbook 2008.


CARICHE DELLO STATO

Presidente della Repubblica

Lech KACZYŃSKI (PiS, Diritto e giustizia) dal 23 dicembre 2005

Presidente / Marshal della Camera (Sejm)

Bronislaw KOMOROWSKI (PO, Piattaforma Civica, dal 5 novembre 2007)

Presidente / Marshal del Senato

Bogdan BORUSEWICZ (indipendente) dall'ottobre 2005

Primo Ministro

Donald TUSK (PO, Piattaforma Civica, dal 16 novembre 2007)

Ministro degli Esteri

Radoslaw SIKORSKI, dal 16 novembre 2007

 

 

SCADENZE ELETTORALI

 

Presidente della Repubblica

2010

Camera dei deputati

2011

Senato

2011

 

 

QUADRO POLITICO

 

 

Dal 16 novembre 2007 - a seguito delle elezioni anticipate volute dal precedente Primo Ministro Jaroslaw Kaczynksi, leader del partito Diritto e Giustizia - il leader del partito Piattaforma Civica, Donald Tusk, guida un Governo di coalizione con il Partito Popolare Polacco (altrimenti noto come “Partito dei Contadini”).

 

L’elevata partecipazione alle elezioni (pari al 53,8% degli aventi diritto, rispetto al 40,6% nel 2005) è stato uno degli elementi determinanti per la vittoria del partito di Tusk (con il 41,51% dei voti espressi) - posto che con il 32% dei voti Diritto e Giustizia, suo principale oppositore, è apparso aver raggiunto il livello massimo dei consensi ipotizzabili. Solo altre due formazioni politiche hanno superato la soglia d’ingresso del 5%, ovvero l’Alleanza della Sinistra Democratica con il 13,15% e il Partito Popolare Polacco con l’8,91% dei voti.

 

Il Governo guidato da Tusk ha sinora potuto contare su di una solida maggioranza, pur dovendosi comunque confrontare con il Presidente della Repubblica Lech Kaczynski (in carica fino al 2010), cui la Costituzione polacca assicura alcune prerogative soprattutto per quanto riguarda la politica estera e la sicurezza nazionale. Si registrano spesso contrasti tra il Presidente ed il Primo Ministro (es. sul Trattato di Lisbona, firmato solo dopo l’esito del referendum irlandese) e nei rapporti con la Russia), e non di rado il Presidente ha fatto ricorso al suo diritto di veto per respingere alcune leggi approvate dal Parlamento. In alcuni casi la maggioranza governativa è comunque riuscita (ottenendo il sostegno di parte dei parlamentari della Sinistra Democratica) a raggiungere il quorum di 3/5 richiesto dalla Costituzione polacca per superare il veto presidenziale.

 

A quasi due anni di distanza dalla nascita del Governo Tusk, Piattaforma Civica e lo stesso Premier continuano a mantenere elevatissime percentuali di gradimento nei sondaggi. Superato brillantemente lo scoglio delle elezioni europee (nelle quali, pur a fronte di una limitata affluenza alle urne, Piattaforma Civica ha ottenuto il 44,5% dei voti, con un aumento di tre punti rispetto alle politiche del 2007), il focus della politica interna polacca si sta ora progressivamente spostando sul prossimo appuntamento, costituito dalle presidenziali dell’autunno 2010. Non vi sono sinora candidature ufficiali, ma appaiono al momento estremamente probabili da un lato la ricandidatura dell’attuale Capo dello Stato, sostenuto da “Diritto e Giustizia”, e dall’altro la candidatura del Primo Ministro Tusk, presentato da “Piattaforma Civica” ed al momento nettamente favorito nei sondaggi e nei pronostici. Tuttavia, l’immagine del partito potrebbe subire dei duri contraccolpi a seguito dello scandalo che ha costretto alle dimissioni (agli inizi di ottobre) il Ministro dello Sport ed il Capogruppo di Piattaforma Civica al Sejm.

Per ragioni legate ad una diversa vicenda, il Primo Ministro Tusk ha recentemente annunciato di aver accolto le dimissioni di personalità di spicco a lui vicinissime, quali il Vice Primo Ministro e Ministro dell’Interno Schetyna, il Ministro della Giustizia Czuma e il Vice Ministro dell’Economia Szejnfeld. Egli ha inoltre reso noto che lasciano le loro posizioni governative i Segretari di Stato alla Presidenza del Consiglio Nowak, Grupinski e Gras ed ha, infine, indicato di aver avviato la procedura di revoca dell’incarico per il Capo dell’Ufficio Centrale Anticorruzione Kamiski. Quest’ultimo è stato accusato da Tusk di aver teso una «trappola politica» a Piattaforma Civica e di averlo fatto in piena collaborazione con il principale partito di opposizione (Diritto e Giustizia).

Quanto alle elezioni presidenziali, rimane l’incognita su una terza eventuale candidatura, che miri a coagulare l’elettorato di centro-sinistra lasciato “scoperto” dalle prime due.

 

Composizione del Parlamento

 

 

L’attuale composizione del Sejm (Camera Bassa) è la seguente (si ricorda che le ultime elezioni politiche si sono tenute il 21 ottobre 2007):

 

Partiti

Seggi

Piattaforma Civica (PO)

206

Diritto e giustizia (PiS)

154

Gruppo dei deputati della Sinistra (Lewica)

43

Partito popolare polacco (“Partito dei Contadini”)

31

Gruppo Polska Plus

9

Partito socialdemocratico polacco

4

Gruppo DKP-SD

3

Gruppo misto

10

Totale

460

 

 

L’attuale composizione del Senato è la seguente:

 

Partiti

Seggi

Piattaforma Civica (PO)

59

Diritto e giustizia (PiS)

38

Indipendenti

3

Totale

100


 

QUADRO ISTITUZIONALE

 

 

            La prima Costituzione polacca risale al 1791, ed è ritenuta la seconda Carta costituzionale della storia dopo quella degli Stati Uniti. Nel 1952 venne imposta una Costituzione di stampo staliniano e nell’ottobre del 1992 fu adottata una Costituzione provvisoria. L’attuale testo, redatto dall’Assemblea Nazionale (Parlamento in seduta comune) ed approvato con referendum popolare, è entrato in vigore il 16 luglio 1997. Si compone di 243 articoli divisi in 13 sezioni, definisce la Polonia “un Paese democratico basato sul diritto che persegue i principi della giustizia sociale” e garantisce, tra gli altri, il diritto di parola, la libertà di coscienza e religiosa, il diritto di associazione e di sciopero, la presunzione di innocenza dell’imputato sino alla condanna penale ed il diritto di emigrazione all’interno ed all’esterno del Paese.

 

       La Polonia è una Repubblica parlamentare.

 

 

Presidente della Repubblica

 

            Il Capo dello Stato è il Presidente della Repubblica, eletto direttamente dal corpo elettorale. Il Presidente rimane in carica per cinque anni e non può essere eletto per più di due mandati[2]. La seconda carica dello Stato è il Presidente della Sejm, e la terza il Presidente del Senato. Il Presidente della Repubblica rappresenta la Polonia in ambito internazionale, nomina i vertici della Magistratura e delle Forze Armate (di cui è il Comandante Supremo), con atti controfirmati dal Primo Ministro, e designa lo stesso Primo Ministro.

Il Presidente della Repubblica può apporre il proprio veto all’approvazione delle leggi da parte del Parlamento (per il cui superamento occorre una maggioranza dei tre quinti dei deputati) oppure può rinviarle alla Corte Costituzionale, che si esprime sulla legittimità costituzionalità del testo.

            Il Presidente della Repubblica può essere messo in stato di accusa davanti al Tribunale di Stato per attentato alla Costituzione. Lo stato di accusa deve essere deliberato dall’Assemblea Nazionale tramite una mozione, presentata da 160 membri dell’Assemblea e approvata a maggioranza di due terzi dei membri.

       Il Presidente può sciogliere la Sejm se nega per tre volte la fiducia al Governo proposto dal Primo Ministro designato, oppure se non riesce ad approvare il bilancio pubblico nei tempi stabiliti.

 

 

Parlamento

 

       Il Parlamento polacco si compone della Sejm, la Camera bassa, e del Senato. Alla Sejm i seggi sono 460, al Senato 100. Si tratta di un bicameralismo imperfetto in cui la Sejm concede la fiducia al governo e il cui potere decisionale prevale rispetto a quello del Senato nel procedimento legislativo. I deputati sono eletti per quattro anni in base ad un sistema elettorale proporzionale con uno sbarramento al 5% mentre i senatori sono eletti, sempre per quattro anni, con un sistema maggioritario su base provinciale. L’elettorato passivo per la Camera è 21 anni, per il Senato 30.

       La Sejm e il Senato in seduta comune costituiscono l'Assemblea Nazionale, che si riunisce sotto la Presidenza del Presidente della Sejm, per ricevere il giuramento del Presidente della Repubblica e per votare la risoluzione con cui si dichiara l’impossibilità del Presidente a proseguire nell’esercizio delle proprie funzioni.

            La Sejm può deliberare a maggioranza dei 2/3 dei membri il termine anticipato della legislatura; ogni deliberazione in tal senso opera automaticamente anche per il Senato.

            Il potere di iniziativa legislativa appartiene ai singoli parlamentari, al Presidente della Repubblica e al Consiglio dei Ministri. Una proposta di legge può essere inoltre avanzata da 100 mila elettori. La Sejm approva i disegni di legge a maggioranza dei presenti tranne che nei casi espressamente previsti dalla Costituzione; il quorum per la validità delle deliberazioni è fissato nella metà dei membri della Sejm.

            Dopo l’approvazione da parte della Sejm, i disegni di legge vengono trasmessi al Senato che può approvarli integralmente, emendarli o respingerli. Nel caso di reiezione o di modifica, questa si intende definitiva a meno che la Sejm non respinga le deliberazioni del Senato a maggioranza assoluta dei presenti.

 

 

 

 

Corte costituzionale

           

Il ruolo della Corte Costituzionale è incentrato principalmente sui conflitti di attribuzione tra le istituzioni dello Stato e sul giudizio in caso di violazione dei diritti costituzionali a danno dei cittadini; solo in casi limitati è chiamata a giudicare la costituzionalità delle leggi.

 

 

Governo

 

            Il Governo è costituito dal Consiglio dei ministri, presieduto dal Primo Ministro. Il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro e, su sua proposta, i Ministri. Il Governo deve ricevere il voto di fiducia della Sejm, espresso a maggioranza.

            Le mozioni di sfiducia contro l’intero Governo possono essere presentate al Sejm, su proposta di almeno 46 deputati, e devono prevedere il nome del nuovo Primo Ministro, che il Presidente della Repubblica è tenuto a designare qualora la mozione ottenga la maggioranza di voti alla Sejm. Una volta ottenuta la fiducia, il Primo Ministro può sostituire i membri del suo Consiglio dei Ministri senza doversi ripresentare davanti alla Camera. Il Primo Ministro nomina e controlla i Governatori delle Province (“voivodi”) che applicano sul territorio le direttive del Governo ed impiegano le risorse finanziarie a livello locale.

 

 


POLITICA ESTERA

 

 

Nel perseguire in via prioritaria gli obiettivi della sicurezza nazionale e della stabilità regionale, le direttrici fondamentali della politica estera polacca sono l’acquisizione di un profilo di rilievo nella UE e nella NATO, in parallelo ad uno stretto rapporto bilaterale con gli Stati Uniti.

Elementi tradizionali dell’azione di politica estera della Polonia sono il settore della collaborazione energetica ed il sostegno ad ogni allargamento, soprattutto ad est, come un approfondimento della “dimensione orientale” della politica estera dell’Unione, rivolto in primo luogo nei confronti di Ucraina e Bielorussia. Varsavia ha stabilito costanti e forti contatti con i vicini orientali: intense le relazioni ed i contatti con le Repubbliche baltiche (in primis la Lituania, dove Tusk ha effettuato la sua prima visita all’estero, il 30 novembre 2007) e frequenti sono gli incontri al vertice con l’Ucraina (da ultimo in occasione della crisi del gas russo-ucraina). Con grande soddisfazione sono state quindi accolte a Varsavia le risultanze del Vertice NATO di Bucarest (2-4 aprile 2008).

Con l’avvento del nuovo Governo i rapporti con la Russia hanno registrato un certo miglioramento. All’inizio del 2008 è stata raggiunta un’intesa per la revoca del blocco imposto da Mosca alle importazioni di carni polacche (in ragione del quale Varsavia aveva a sua volta bloccato l’avvio dei negoziati del nuovo Accordo di Partenariato e Cooperazione con l’UE). Sulle prospettive dei rapporti non mancheranno tuttavia di pesare sia la recente firma dell’intesa con gli USA per il sistema di difesa missilistica, così come gli sviluppi legati alla crisi in Georgia, Paese con il quale la Polonia intrattiene intensi rapporti (il Presidente Kaczynski si è recato a Tbilisi il 12 agosto assieme ai colleghi di Lituania, Lettonia, Estonia ed Ucraina). Nell’ambito della missione di monitoraggio promossa dall’Unione Europea (European Union Monitoring Mission), Varsavia ha assicurato l’invio di 26 osservatori. Da ultimo, nell’incontro tra Tusk e Putin, a Davos il 29 gennaio 2009, è stata discussa la possibile visita dello stesso Putin a Varsavia. Sul fronte delle forniture energetiche, sono state esaminate le possibili soluzioni alle difficoltà connesse alla recente crisi del gas, il cui impatto sulla Polonia tuttavia è stato alquanto limitato. Il dialogo con Mosca rimane però una priorità per il governo ed il 5/6 maggio 2009 il Ministro degli Esteri polacco Sikorski ha incontrato l’omologo russo. L’incontro ha riguardato in particolare questioni bilaterali e la prossima visita di Putin a Danzica in occasione del 70mo anniversario dello scoppio della seconda guerra mondiale ed è un ulteriore passo in avanti verso la normalizzazione dei rapporti con Mosca. La Russia per la Polonia è infatti un partner strategico con cui dialogare e ciò non è in contraddizione con il partenariato orientale.

La questione della sicurezza energetica rappresenta un tema prioritario per la Polonia. Varsavia ha accolto con grande preoccupazione l’intesa tra Mosca e Berlino per la costruzione del gasdotto del Mar Baltico (“North Stream”), che aggira sotto il mare la Polonia e gli Stati baltici. Per diversificare le fonti di approvvigionamento ed affrancarsi progressivamente dall’utilizzo del carbone (solo il 10% del fabbisogno nazionale è oggi coperto dalle importazioni di gas e petrolio, provenienti in larga misura dalla Russia) i progetti sul tavolo dell'esecutivo sono molteplici (prolungamento dell'oleodotto Odessa-Brody sino ai porti polacchi sul baltico; costruzione di un rigassificatore per consentire l'importazione via nave di gas liquido; collegamento tramite gasdotto alla rete norvegese; realizzazione di un impianto di produzione di gas dal carbone; eventuale costruzione di un reattore nucleare in terra lituana che rifornisca i tre Stati baltici e la Polonia), ma i relativi finanziamenti e tempi di realizzazione appaiono al momento tutt'altro che definiti.

L’accordo tra Mosca e Berlino sul “North Stream”, così come il periodico riaffiorare delle questioni legate ai drammi della II Guerra Mondiale, condiziona anche le relazioni – sostanzialmente positive – con la Germania. Lo scorso 24 settembre il Cancelliere tedesco Merkel ha effettuato una breve visita a Wroclaw (Breslavia), ove le e' stata conferita una laurea honoris causa da parte del locale Politecnico "per i suoi meriti nel riavvicinamento tra Germania e Polonia".

Rilevanti sono i rapporti con i Paesi del Gruppo di Visegrad, di cui la Polonia ha detenuto la Presidenza fino a giugno 2009; tra questi ultimi è in particolare da sottolineare la stretta collaborazione recentemente avviata ai massimi livelli con la Repubblica Ceca. Il 26 settembre scorso i Ministri degli Affari Europei degli Stati membri del gruppo di Visegrad (Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria), insieme ai Ministri di Romania e Bulgaria, si sono riuniti a Varsavia ed hanno lanciato un appello per un'accelerazione della realizzazione del progetto polacco-svedese sul Partenariato orientale, quale strumento di riavvicinamento tra l'Unione Europea e i Paesi dell'Europa orientale.

Recentemente (17 settembre) il Presidente Obama ha annunciato la volontà di non proseguire il piano di dispiegamento del sistema di difesa antimissilistica voluto dalla precedente Amministrazione Bush. Viene meno in tal modo, nell’ambito del rapporto di “partenariato strategico” con gli Stati Uniti, il precedente accordo sulla difesa missilistica che prevedeva l’installazione dei missili intercettori in Polonia (collegati al sistema radar che sarebbero stati dislocati in Repubblica Ceca), così come un importante impegno USA per l’ammodernamento degli armamenti, a partire dalla dislocazione – inizialmente su base periodica – di una batteria di patriots in territorio polacco.

Vale ricordare che il Ministro degli Esteri Sikorski ha dichiarato il 5 novembre scorso, nel corso della sua visita ufficiale negli Stati Uniti, che la Polonia ha bisogno che truppe americane stazionino sul suo territorio a fini di difesa da una eventuale aggressione russa.

Alleato della prima ora degli Stati Uniti nella guerra in Iraq, la Polonia ha completato il 25 ottobre scorso il ritiro delle circa 1.500 unità presenti. Il ritiro del contingente polacco era stato promesso da Tusk nel corso della campagna elettorale.

Differente il caso dell’Afghanistan, dove la presenza polacca (1.078 soldati dislocati nel Sud del Paese, che saranno aumentati di 400 unità entro la primavera) è stata indicata da Tusk come indice della credibilità dell’appartenenza alla NATO, organizzazione considerata principale pilastro e prima garanzia della sicurezza del Paese. Il nuovo Esecutivo ha altresì confermato la decisione – presa dal predecessore – di inviare 350 soldati nell’ambito di una missione PESD in Ciad.

Il 26 febbraio 2008, il Governo polacco ha riconosciuto l’indipendenza del Kossovo. Truppe polacche sono altresì presenti in Bosnia-Erzegovina, nell’ambito EU-ALTHEA, per un totale di 300 soldati.

 

 

Polonia e Unione Europea

 

La Polonia è membro dell'Unione Europea dal 1° maggio 2004, dopo un negoziato di adesione che le ha consentito di ottenere condizioni finanziarie particolarmente vantaggiose, ed in seguito al referendum confermativo del giugno 2003, dove il 77,4% dei votanti (il 58% degli aventi diritto) si è pronunciato a favore dell’adesione.

 

La posizione del Governo Kaczynski si era caratterizzata per una forte contrarietà ad ogni possibile rafforzamento delle strutture sovranazionali, foriero di limitazioni ad un’indipendenza da poco pienamente riacquistata. Il nuovo Governo ha posto la ratifica del Trattato di Riforma tra le sue priorità, mantenendo tuttavia l’opt-out sulla Carta dei Diritti Fondamentali. Il provvedimento di ratifica, approvato dal Parlamento polacco, è stato controfirmato nell’ottobre 2009 dal Presidente della Repubblica.

Il 21 dicembre 2008 la Polonia è entrata a far parte dell’area Schengen. In linea generale, le Autorità polacche mostrano soprattutto una visione dell'Europa quale utile strumento per propagare libertà e democrazia (rimane vivo il sostegno ad ogni allargamento, soprattutto ad est) ed assicurare ai Paesi membri la sicurezza economica ed energetica.

 

Varsavia ha indicato quale Commissario europeo l’ex-Ministro per l’Integrazione Europea, Danuta Hubner, alla quale il Presidente Barroso ha affidato la politica regionale, oltre a un posto di Vice-Presidente. Questa scelta ha molto soddisfatto i polacchi, i quali ripongono grandi aspettative nell’utilizzo dei fondi strutturali.

Nel triennio 2004-2006 i fondi ricevuti dalle autorità polacche nel periodo 2004-2006 hanno raggiunto il valore di 8,2 miliardi di euro, contribuendo ad una crescita addizionale del PIL polacco del 1,6% nel 2006. Con tali fondi sono stati realizzati 80.000 progetti, con una ripartizione omogenea all’interno del territorio nazionale.

Per il periodo 2007/2013, la Polonia potrà contare su fondi europei estremamente rilevanti: 59,65 miliardi di euro saranno destinati a fondi strutturali e di coesione, 27 miliardi di euro per i pagamenti diretti in agricoltura, 11,8 miliardi circa destinati allo sviluppo rurale, 3,9 miliardi per l’attuazione di misure connesse alla Strategia di Lisbona.

Il Consiglio europeo di marzo (2009) ha particolarmente soddisfatto la Polonia: è stato riconosciuta infatti come obiettivo, seppur a lungo termine, la liberalizzazione dei movimenti transfrontalieri ed il rilascio dei visti nei confronti dei Paesi partecipanti al Partenariato orientale. Soddisfazione per gli interventi previsti dal piano europeo di ripresa economica e per i 330 milioni di Euro destinati alla Polonia nell’ambito dei progetti energetici.

 

Il 20 maggio 2009, il Tribunale Costituzionale polacco ha risolto un dissidio tra il Presidente della Repubblica ed il primo Ministro. Il PdR può partecipare alla riunione del Consiglio Europeo, ma spetta al governo la rappresentanza della Polonia al Consiglio e la predisposizione e l’esposizione della posizione polacca.

 

 


 


QUADRO MACRO-ECONOMICO

 

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI 2008

PIL a parità di potere d’acquisto

684,5 miliardi di dollari

PIL al cambio ufficiale

567.4 miliardi di dollari

PIL pro capite a parità di potere di acquisto

17.800 dollari USA

Composizione PIL per settore

4% agricoltura; 31,3% industria; 64,7% servizi

Crescita PIL

4,8%

Disoccupazione

9,8%

Inflazione

4,5%

Rapporto debito pubblico / PIL

41,6% del PIL

Debito estero

227,5 miliardi di dollari

 

 

SITUAZIONE ECONOMICA

 

1. Lineamenti strutturali

 

Successivamente all’adesione all’Unione Europea nel maggio del 2004 l’economia polacca ha conosciuto una fase di crescita sostenuta. Grazie al consistente aumento dell’export, della produzione industriale e della domanda interna, all’afflusso dei fondi strutturali UE (oltre 67 miliardi di euro nel periodo 2007-2013 nell’ambito della politica di coesione) e ai cospicui investimenti diretti esteri (16,6 mld di euro nel solo 2007), il PIL polacco ha segnato una forte progressione con tassi d’incremento superiori al 6% nel biennio 2006-2007 e pari al 4,9% nel 2008. La critica congiuntura economica internazionale influenza negativamente (seppure in misura inferiore rispetto a tanti altri Paesi) le stime per il biennio 2009-2010, che prevedono tassi di crescita, rispettivamente, dell’1 e dell’1,2%. La Polonia rimane tuttavia tra i Paesi più poveri dell’Unione Europea con un PIL pro capite pari al 55% della media UE nel 2008. L'economia polacca si caratterizza per un sensibile e crescente gap di sviluppo tra le 16 Regioni (Voivodati) in cui il Paese è suddiviso[3] e, all’interno di queste, tra le aree rurali e quelle urbane. A titolo d’esempio, si pensi che le quattro Regioni più dinamiche nel 2006 hanno prodotto ben il 52,0% del PIL polacco (in crescita rispetto al 50,7% del 1999) e che il rapporto fra il PIL pro capite del Voivodato più ricco (Mazowieckie) e quello del Voivodato più povero (Lubelskie) è passato da 2,17 nel 1999 a 2,20 nel 2003, fino a 2,32 nel 2006.

Per sostenere lo sviluppo economico del Paese e ridurre le disparità di sviluppo fra i Voivodati più dinamici e quelli più arretrati (questi ultimi in gran parte situati nella Polonia orientale), il Governo può fare affidamento sulle ingenti risorse stanziate nell’ambito del periodo di programmazione finanziaria UE 2007-2013: la Polonia costituisce infatti il principale beneficiario dei fondi strutturali nell’ambito della politica di coesione, con un afflusso finanziario superiore ai 67 miliardi di euro. In tale contesto il Governo - in collaborazione con la Commissione Europea – ha elaborato una Strategia di sviluppo del Paese articolata secondo una pluralità di aree tematiche e direttrici, coerenti fra loro, che integra e combina la dotazione finanziaria comunitaria con ulteriori disponibilità a valere sul bilancio nazionale[4].

I fondi relativi al settore delle infrastrutture saranno destinati in parte consistente all’ammodernamento e all’estensione della rete integrata dei trasporti, settore ritenuto prioritario al fine di contribuire all’ulteriore sviluppo economico, nonché in previsione dei Campionati europei di calcio 2012 che si disputeranno in Polonia e Ucraina. Dovrebbero essere realizzati circa 160 km di nuovi collegamenti autostradali e 1.200 km di vie di comunicazione veloce. Il Governo intenderebbe inoltre destinare circa 120 milioni di zloty (29,2 milioni di euro) alla modernizzazione di undici aeroporti, fra i quali Cracovia, Danzica, Katowice, Lublino, Poznan e Rzeszow, nonché alla realizzazione del nuovo aeroporto di Obice nei pressi di Kielce.

 

 

 

 

2. Andamento congiunturale e politica economica

 

La Polonia ha risentito della negativa congiuntura internazionale in misura sensibilmente inferiore rispetto alla media degli altri Paesi europei, come dimostra il fatto che il PIL mantiene una dinamica di crescita tra le più vivaci nella UE: dopo il 6,2% nel 2006, il 6,7% nel 2007 e il 4,9% nel 2008, nel primo trimestre del 2009 esso è cresciuto dello 0,8% , nel secondo dell’1,1% (se confrontato con gli stessi periodi del 2008) e nel terzo dell’1,8% rispetto allo stesso periodo del 2008 e dello 0,4% rispetto al periodo aprile-giugno 2009.

Tra i fattori che hanno determinato la sostanziale tenuta dell’economia polacca vengono segnalati in primo luogo i cambiamenti nella struttura del commercio con l’estero: sebbene sia le importazioni che le esportazioni siano diminuite, le prime si sono contratte in misura maggiore delle seconde, come si evince dal fatto che, nella prima metà del 2009 (rispetto allo stesso periodo del 2008), le  esportazioni sono calate del 22,5% e le importazioni del 30,6%. Una dinamica che, a giudizio di autorevoli economisti locali, rifletterebbe non solo il vantaggio competitivo dovuto al deprezzamento dello zloty (che è tornato peraltro a rafforzarsi nel secondo trimestre del 2009), ma anche la crescente capacità dell’economia polacca di sostituire con produzioni proprie i beni un tempo importati.

Complessivamente debole è risultata invece la domanda interna, e ciò soprattutto a causa del calo registratosi alla voce relativa alla formazione del capitale, che ha inciso negativamente sulla dinamica del PIL nella misura del -3,3%. Positivo invece l’andamento dei consumi, che hanno dato un contributo alla crescita del prodotto interno lordo quantificabile in 1,3 punti percentuali. La sostanziale tenuta dei consumi sia pubblici che privati (che nel secondo trimestre del 2009 sono tuttavia aumentati in misura inferiore rispetto al primo) è stata resa possibile grazie alla consistenza del mercato interno, al mantenimento di un sufficiente livello di propensione al consumo, alla progressiva entrata a regime di sgravi fiscali introdotti a partire dal 2007 e ai fondi UE.

Sul lato dell’offerta, l’incremento del valore aggiunto lordo nel secondo trimestre del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008 si è collocato sullo 0,8%, e ciò nonostante la contrazione verificatasi nel settore industriale (-5,1%), che è stata più che controbilanciata dalla crescita di altri comparti come quello delle costruzioni (4,5%) e dei servizi non commerciali (2,8%).

Il rallentamento dell’economia ha avuto riflessi anche sul mercato del lavoro, dove, a luglio 2009, il tasso di disoccupazione si è attestato al 10,8%, con un aumento dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2008 e dello 0,1% a giugno 2009. Al peggioramento sul fronte occupazionale si è accompagnato un rallentamento della dinamica salariale: nel secondo trimestre del 2009, infatti, la crescita delle retribuzioni in termini reali si è attestata sull’1,3% (a fronte del 3,7% del trimestre precedente).

Quanto al tasso d’inflazione, se nel 2008 si era attestato su una media del 4,2%, quindi oltre il limite superiore della banda di oscillazione dell’1,5%-3,5% stabilita dalla Banca Centrale polacca, alla fine di agosto 2009 esso si è portato al 3,7%, con una previsione governativa di crescita media del 3,6% nel 2009 e dell’1% nel 2010. A fronte di tale dinamica, la Banca Centrale ha potuto adottare più agevolmente una politica monetaria di segno espansivo, che ha portato, a partire dal novembre 2008, a sei consecutivi tagli dei tassi d’interesse per un ammontare complessivo di 250 punti base. Attualmente, il tasso di riferimento è al 3,50%, il lombard al 5,00% e il tasso di sconto al 3,75% (trattasi dei livelli più bassi nella storia recente della Polonia).

Quanto all’andamento del tasso di cambio, lo zloty – dopo una fase di apprezzamento durata fino all’estate del 2008, quando raggiunse 3,2 zl/1€ – ha iniziato a deprezzarsi fino a toccare quota 4,6 zl/1 € nel febbraio/marzo del 2009. Da allora, complici anche le politiche espansive adottate per far fronte al rischio recessione, la moneta polacca ha ripreso tendenzialmente a rafforzarsi, fino ad arrivare ad agosto 2009 ad un tasso di cambio di 4,1 zl/1 €. Tuttavia, la stabilizzazione degli ultimi due mesi circa nel range 4,21-4,07 EUR/PNL (salvo la spike isolata del 14 settembre 2009) intorno ad una media a 4,14 EUR/PNL non rappresenta necessariamente l’anticamera di una nuova immediata fase rialzista verso quota 4,00 e/o sotto.

Le finanze pubbliche hanno beneficiato nel corso degli ultimi anni del forte incremento del gettito fiscale, con sostanziali riduzioni del deficit, sceso a 41,1 miliardi di zloty[5] (pari al 3,9% del PIL) nel 2006 e a 22,1 miliardi di zloty[6] (pari all’1,9% del PIL) nel 2007, a fronte dei 30 miliardi indicati nel documento di previsione. Tuttavia, il raffreddamento dell’economia, con le conseguenze che esso ha comportato sull’andamento del gettito fiscale, ha avuto un impatto negativo anche sui conti pubblici: il disavanzo prodottosi nel 2008 (49,5 miliardi di zloty[7], pari al 3,9% del PIL) ha indotto l’Unione Europea ad avviare un procedura per deficit eccessivo nei confronti della Polonia, ciò che ha contribuito ad allontanare la prospettiva dell’adesione del Paese alla zona euro, inizialmente prevista nel 2012. Nel luglio scorso, i risultati economici inferiori alle attese hanno poi indotto il Governo di Varsavia a rivedere al rialzo la previsione di disavanzo per il 2009, passata, con un incremento di circa il 50%, da 18,2 a 27,2 miliardi di zloty.  Il draft di legge finanziaria 2010, recentemente approvato dal Governo, prevede per l’anno prossimo un deficit di 52,21 miliardi di zloty, ovvero quasi il doppio di quello previsto nel 2009. Tuttavia, questo viene mantenuto entro un livello di sicurezza che, a giudizio del Premier Tusk e del Ministro delle Finanze Rostowski, non creerà situazioni di rischio per le finanze pubbliche.

Un’importante risorsa per le casse dello Stato è rappresentata dai proventi delle privatizzazioni. Nell’agosto del 2009, il Governo polacco ha attualizzato, accelerandolo, il già ambizioso programma di privatizzazioni 2008-2011, e ciò al fine, tra gli altri, d’incrementare il flusso di introiti per le finanze pubbliche in modo da far fronte ai disavanzi previsti per l’anno in corso e per il 2010. Si prevede la cessione di 58 grandi società (19 entro la fine del 2009, 39 nel 2010) ed entrate complessive stimate in 36,7 miliardi di zloty (pari a circa 8,9 miliardi di euro) nei diciotto mesi intercorrenti fra luglio 2009 e dicembre 2010. Nella sola seconda metà del 2009 sono previsti introiti per 11,67 miliardi di zloty (pari a circa 2,1 miliardi di euro).

Una buona tenuta continua inoltre a mostrare il sistema bancario locale, favorito dalla sua sostanziale estraneità al problema dei c.d. titoli tossici, nonché dal fatto che il boom creditizio verificatosi negli ultimi anni in Europa centro-orientale si è esteso alla Polonia in ritardo rispetto agli altri Paesi dell’area, assumendo pertanto dimensioni più modeste e ponendo quindi minori rischi al momento dello scoppio della crisi finanziaria internazionale.

Ciò nondimeno anche in Polonia, a partire dal quarto trimestre del 2008, si è assistito ad una stretta sui crediti alle famiglie e alle imprese, nonché ad un’estrema prudenza delle banche locali nel prestare ad altre banche. Numerosi sono stati peraltro gli interventi delle competenti Autorità volti a sostenere il credito (fra questi un programma di garanzie sui prestiti varato dalla banca statale BGK) e a salvaguardare la stabilità del sistema finanziario.

Circa i tempi d’ingresso nella zona euro, il Governo Tusk è determinato a procedere quanto più rapidamente possibile: nell’ottobre del 2008 era stata varata una road map che prevedeva l’adozione della moneta unica al 1° gennaio del 2012. Nel luglio del 2009, tuttavia, il Governo ha dichiarato che, contrariamente a quanto previsto prima che la crisi economica internazionale colpisse la Polonia, tale deadline non potrà più essere rispettata. Il rallentamento economico dovuto alla negativa congiuntura dell’economia mondiale e le conseguenti difficoltà di contenimento del deficit e del debito pubblico, unitamente alla volatilità dello zloty e ai problemi sul fronte dell’inflazione, hanno contribuito in maniera determinante ad allontanare la prospettiva di una rapida convergenza della Polonia verso i c.d. criteri di Maastricht (come testimonia fra l’altro l’apertura a carico di Varsavia da parte dell’Ecofin del 7 luglio 2009 di una procedura per deficit eccessivo). Per quanto attiene alle prospettive future, il Governo prevede il varo di un nuovo piano strategico per l’adesione alla zona euro nel giugno 2010, ventilando la possibilità che la Polonia entri nell’ERM2 entro il 2013.

Per favorire la stabilizzazione dello zloty la Polonia ha ottenuto nel maggio del 2009 dal Fondo Monetario Internazionale l’accensione di una linea di credito flessibile per l’importo di 20,58 miliardi di dollari USA a valere sul nuovo strumento finanziario riservato ai Paesi che presentano politiche economiche rigorose e fondamentali economici sani. Ad oggi, peraltro, il Governo polacco non si è ancora trovato nella necessità di doverne far uso.

La crisi del gas occorsa nel gennaio 2009 tra Russia e Ucraina ha avuto effetti limitati in Polonia poiché quest’ultima è relativamente autonoma dal punto di vista degli approvvigionamenti energetici grazie agli ingenti giacimenti di carbone e riceve la maggior parte delle forniture di gas russo (l’85% circa) tramite la rete bielorussa[8]. A seguito della crisi il Governo ha in ogni caso presentato un documento nel quale si stabiliscono le linee guida che esso intende perseguire nell’ottica di un progressivo incremento della sicurezza energetica del Paese[9].

 

3. Relazioni economiche e commerciali con i principali Paesi partner

 

La Polonia ha negli ultimi anni tratto notevole profitto dalle dimensioni demografiche che la pongono al sesto posto fra i 27 Paesi della UE e da una posizione geografica strategica che la colloca al centro delle principali direttrici europee nord-sud ed est-ovest. Il Paese attrae il crescente interesse di aziende europee ed extra-europee (statunitensi, indiane, coreane e giapponesi) operanti anche in settori ad alto contenuto tecnologico (servizi informatici, telecomunicazioni, centri software fra cui Google) grazie fra l’altro agli incentivi fiscali ed amministrativi offerti nelle Zone Economiche Speciali, alla disponibilità di manodopera giovane e qualificata ed alle notevoli risorse finanziarie derivanti dai fondi strutturali UE.

Secondo i dati forniti dall’Ufficio Centrale di Statistica, nel 2008 la bilancia commerciale polacca ha registrato un deficit di 26,2 mld di euro, con un peggioramento di 7,6 mld di euro rispetto al 2007. Le esportazioni sono state pari a 116,2 mld di euro (+14,1%) mentre le importazioni hanno raggiunto il valore di 142,4 mld di euro (+25,5%).

La distribuzione degli scambi registra una presenza preponderante dei Paesi UE che assorbono il 77,8% delle esportazioni e forniscono il 61,9% delle importazioni polacche. La bilancia commerciale con i Paesi UE presenta un saldo positivo di 2,2 mld di euro a favore della Polonia. Essa registra invece un consistente squilibrio negli scambi con i Paesi in via di sviluppo, con un saldo negativo di 19,4 mld di euro nel 2008.

Tra i principali partner commerciali la Germania si situa in prima posizione con un interscambio complessivo di 61,8 mld di euro che assorbe il 25% delle esportazioni polacche (circa 29,1 mld di euro) e fornisce il 23% delle importazioni della Polonia (circa 32,7 mld di euro), determinando un saldo commerciale a sfavore di quest’ultima di 3,6 mld di euro. Nella graduatoria dei principali partner seguono Russia (€ 19,9 mld), Italia (€ 16,2 mld) e, con quote decrescenti, Francia (€ 13,9 mld), Repubblica Ceca (€ 11,7 mld), Cina (€ 11,4 mld), Gran Bretagna (€ 10,7 mld) e Paesi Bassi (€ 9,5 mld).

Stando ai dati della Banca Centrale il flusso degli investimenti diretti esteri in ingresso nel 2008 sarebbe stato pari a circa 10,9 mld di euro, con una forte contrazione rispetto al valore record di 16,6 mld di euro registrato nel 2007 imputabile al peggioramento della congiuntura economica internazionale. Tale tendenza si è accentuata nella prima metà del 2009, quando il flusso di IDE in entrata è stato di soli 962 milioni di euro, equivalenti al 14% del risultato conseguito nello stesso periodo del 2008. Il valore complessivo degli investimenti diretti esteri resta tuttavia elevato, confermando la Polonia tra i principali Paesi destinatari di IDE nell’Europa centro-orientale. Quanto all’origine geografica dei flussi d’investimento, al 31.12.2007 i maggiori Paesi di provenienza risultavano i seguenti: Paesi Bassi (€ 22,1 mld), Germania (€ 19,0 mld), Francia (€ 13,3 mld), Lussemburgo (€ 9,7 mld) e Stati Uniti (€ 7,9 mld). L'Italia, con € 5,1 mld, si collocava al sesto posto prima di Svezia (€ 4,6 mld), Gran Bretagna (€ 4,6 mld) e Austria (€ 4,3 mld).

Tra i principali investitori esteri va ricordata la multinazionale coreana LG che ha costituito una joint venture con la Philips per la realizzazione di uno stabilimento nel sud della Slesia, vicino alla città di Wroclaw, destinato alla produzione di schermi a cristalli liquidi per un investimento complessivo di 434 milioni di euro più altri 295 milioni da parte di subfornitori. Il Governo ha salutato tale opera come l’inizio di una “Silicon Valley polacca” in cui la società coreana LG Electronics creerà 10.000 nuovi posti di lavoro entro il 2011. Lo stabilimento in oggetto sarà il primo in Europa a produrre monitor a cristalli liquidi (LCD). Un altro importante investimento è stato quello della fabbrica tedesca di camion MAN con un ammontare di 258 milioni di euro. Altri importanti investimenti esteri sono quelli della Unilever, della Henkel, della giapponese NGK, della Bridgestone, della Electrolux. In generale la Polonia si conferma dopo la Russia quale principale Paese destinatario di investimenti esteri nell’Europa centro-orientale. Alla fine del 2005 il maggiore investitore risultava France Telecom, con un investimento pari a 4,13 miliardi di euro. Seguivano la BERS con 3,7 miliardi e la Fiat con 1,2 miliardi. Un po’ più distaccato si trova il Gruppo Unicredit con 1,1 miliardi di euro per l’acquisto nel 2001 della Banca Pekao SA. Circa tre quarti dei fondi investiti in Polonia provengono dai Paesi della UE anche grazie al fatto che un numero sempre maggiore di investitori con sede negli Stati Uniti e in Asia (soprattutto in Giappone e Corea del Sud) investe tramite le compagnie consociate in Europa. Uno dei Paesi più importanti come intermediario per una notevole quantità di investimenti statunitensi e giapponesi è rappresentato dai Paesi Bassi.

 

4. Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali

 

FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE

Membro dal giugno 1986

Quota del FMI: 1.369 milioni di SDR [10] / 0,63% sul totale del Fondo;

Rappresentato nel Comitato Esecutivo dalla Svizzera.

Accordo in corso: nessuno            

Debito in essere al 31.3.2009: nullo

 

Il 14 aprile u.s. il Primo Ministro, Tusk, ha annunciato l’interesse del Paese a ricorrere ad un programma precauzionale della durata di 1 anno, in base alla Flexible Credit Line [11], per un ammontare di SDR 13, 7 miliardi (pari a circa USD 20,5 miliardi).

La Polonia è il secondo Paese, dopo il Messico, a fare richiesta di tale strumento, destinato ai Paesi membri del FMI con performance economica solida ma con problemi momentanei di liquidità. 

La richiesta verrà sottoposta all’approvazione del Consiglio Esecutivo del FMI.

 

La Polonia non ha al momento alcun accordo in corso con il FMI. L’ultimo accordo si riferisce ad un prestito Stand-by[12], per un ammontare di SDR 333,3 milioni, scaduto il 4 marzo 1996.

Le ultime Consultazioni ex articolo IV dell’Accordo di adesione[13] si sono concluse il 16 aprile 2008. I Direttori Esecutivi (DE) hanno notato che la forte crescita sperimentata dalla Polonia dal momento del suo ingresso nell'Unione Europea ha prodotto una reale convergenza e il miglioramento degli standards di vita. In questo scenario due potrebbero risultare possibili fattori destabilizzanti: la crescita dei salari reali maggiore della crescita della produttività (che si traduce in un incremento dei costi ed in una conseguente perdita di competitività) e l'afflusso di capitali dall'estero attratti dagli alti tassi di interesse. I DE hanno inoltre concentrato l’attenzione sul mercato del lavoro ed auspicato la crescita del tasso di occupazione (che attualmente è al di sotto di quello sperimentato in tutti gli altri Paesi dell'Unione a causa delle generose previsioni in tema di pre-pensionamento e disabilità) nonché la riforma del sistema pensionistico. Le autorità polacche sono state quindi invitate ad adottare una credibile strategia di medio-termine, sul piano fiscale come su quello del contenimento della spesa, per garantire il conseguimento delle pre-condizioni richieste per l'adozione dell'Euro.

 

BANCA MONDIALE

Membro dal 1986. A seguito del riacquisto da parte della Polonia dello status di membro, la Banca Mondiale (BM) ha fornito al Paese un significativo sostegno in termini sia finanziari che tecnici per favorirne la transizione verso l’economia di mercato. Sono attualmente in corso progetti approvati dalla Banca Mondiale per l’ammontare di 763 mld di USD, principalmente nel settore energetico e delle infrastrutture.

L’azione della BM in Polonia mira principalmente a favorire il completamento del programma di riforme, consolidare le finanze pubbliche, migliorare il sistema delle infrastrutture ed aiutare il paese a massimizzare i benefici derivanti dall’entrata nell’UE. La Polonia ha recentemente firmato un accordo con la BM per la concessione di un prestito per l'importo di 975 milioni di euro, destinati al sostegno dell'azione di riforma del Governo in vista dell'adesione all'euro nel 2012. Il prestito sarà utilizzato in particolare per consolidare le previste riforme nel settore della gestione della finanza pubblica, per favorire il programma di convergenza fiscale propedeutico all'adozione dell'euro nonché per le annunciate riforme del mercato del lavoro al fine di stimolare la ripresa dell'attività lavorativa degli ultracinquantenni.

 

BANCA EUROPEA PER LA RICOSTRUZIONE E LO SVILUPPO

 

Al 1° gennaio 2007 risultavano approvati dalla BERS 158 progetti per un ammontare complessivo di 3,7 mld di euro. Ciò ha consentito di generare un flusso addizionale di risorse dal settore privato per il finanziamento di progetti di varia tipologia pari a 11 mld di euro. L’81% degli investimenti è concentrato nel settore privato.

 

 

 

 

 

5. SACE ed altre agenzie di credito all'esportazione

 

Il Gruppo Esperti rischio Paese dell’OCSE ha esaminato il Paese nella riunione di gennaio 2009, riconfermando la 2^ categoria di rischio.

 

Le condizioni di assicurabilità per la Polonia  si configurano pertanto come segue: il Paese è in 2^ categoria di rischio OCSE (su sette); l’atteggiamento assicurativo è di apertura senza restrizioni. Tutte le operazioni devono essere comunque valutate individualmente al fine di accertare il merito di credito delle controparti.

 

Al 31 dicembre 2008 le garanzie deliberate da SACE (capitale e interessi) sono pari a 534 milioni di Euro. Le garanzie perfezionate in quota capitale  sono state pari a 416 milioni di Euro, di cui 65,6 milioni già erogati.

 

Club di Parigi e Accordo di conversione dei crediti commerciali

Con l’Intesa multilaterale del 21.4.1991 il Club di Parigi ha concesso, per la prima volta dall’avvio della sua attività, una ristrutturazione dello stock del debito del paese creditore, con una riduzione - in termini di valore attuale netto – del 50% del debito stesso. L’Intesa prevedeva infatti la riprogrammazione dell’intero debito, in linea capitale, della Polonia per circa USD 30 miliardi sulla base di un menu di opzioni equivalenti[14]. Era inoltre inclusa la possibilità di porre in atto operazioni di conversione del debito fino ad un massimo del 10% dello stock suddetto.

L’Accordo bilaterale, firmato il 6.11.1992, ha ristrutturato il debito polacco verso l’Italia per USD 1,659 miliardi, applicando l’opzione della riduzione dei tassi di interesse ed il rimborso dal 30.9.1995 al 31.3.2009.

In base all’Intesa multilaterale è stato inoltre concluso, il 16.4.1998, un  accordo bilaterale di conversione parziale del debito ristrutturato derivante da crediti commerciali per un ammontare totale di USD 32,6 milioni. Questo prevedeva che nel periodo 30.9.98-31.3.09 una quota di ogni rata di rimborso del debito riscadenzato, venisse messa a disposizione del Governo polacco, convertita in valuta locale e versata su un fondo (ECOFONDO) destinato a finanziare progetti a tutela dell’ambiente in Polonia realizzati, attraverso apposite gare, da imprese dei Paesi partecipanti al fondo (oltre all’Italia, Stati Uniti, Francia, Svizzera e Norvegia).

A seguito dell’adesione della Polonia all’Unione Europea e di analoga richiesta della Commissione Europea alle Autorità di Varsavia, nel 2005 è  stato deciso di allargare la partecipazione alle gare di appalto del Fondo anche agli altri Paesi dell’Unione Europea non aderenti allo stesso.

In vista della conclusione del meccanismo di conversione sono in  corso di esame in seno al Consiglio di Supervisione del Fondo alcune ipotesi sulle modalità di conclusione dell’attività dell’Ecofondo una volta esaurite le risorse a disposizione.

 

Ad oggi la Polonia ha interamente rimborsato il proprio debito verso la SACE.

Il debito per crediti di aiuto ammonta a Euro 674.231,07 (importo comprensivo di interessi contrattuali futuri).

 

 

PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI


 

 

2005

2006

2007

2008

2009

PIL (in miliardi di USD)

304,0

341,7

424,6

525,7

nd

Entità nominale del PIL

(in miliardi di Zloty)

983

1.060

1.175

1.267

nd

Variazione reale del PIL

3,6%

6,2%

6,7%

4,8%

1% (previsioni)

Composizione del PIL

 

 

 

 

 

Trasporti e servizi commerciali: 

49,8%

50,0%

49,6%

50,9%

 

Industria:

24,7%

24,7%

24,5%

23,2%

 

Agricoltura: 

4,5%

4,3%

4,4%

4,5%

 

PIL pro capite

in dollari USA

13.572

14.879

16.312

17.309

 

Occupazione (1)

N.D.

N.D.

52,8%

N.D.

 

Disoccupazione (2)

17,6%

14,8%

11,2%

9,5%

10,8

(luglio)

Inflazione

2,1%

1,0%

2,5%

4,2%

3,7

(agosto)

Riserve (escluso oro) mln USD (3)

42.571

48.484

65,745

62,180

75.817

(agosto)

Valuta

 

 

 

 

 

Tasso di cambio (media) per 1 dollaro USA (3)

3,23

3,10

2,77

2,41

2,89

(agosto)

Bilancia partite correnti (3)

-3.716

-9.394

-20.100

-28.921

-10.826

(luglio 09 dati cumulativ)i

Bilancia commerciale (3) mln USD

–2.766

-7.006

- 17.057

- 24.377

-11.748

Esportazioni di beni fob (3)

mln USD

96.395

117.468

145.337

177.278

140.218

Importazioni di beni fob (3)

mln USD

99.161

124.474

162.394

201.655

151.966

Principali esportazioni

1. Meccanica

1. Meccanica

1. Meccanica

1. Meccanica

 

 

2. Manufatti

2. Manufatti

2. Manufatti

2. Manufatti

 

 

3. Beni vari

3. Beni vari

3. Beni vari

3. Beni vari

 

Principali importazioni

1. Meccanica

1. Meccanica

1. Meccanica

1. Meccanica

 

 

2. Manufatti

2. Manufatti

2. Manufatti

2. Manufatti

 

 

3. Chimici

3. Chimici

3. Chimici

3. Chimici

 

Principali Paesi fornitori

1. Germania

1. Germania

1. Germania

1. Germania

 

 

2. Russia

2. Russia

2. Russia

2. Russia

 

 

3. Italia

3. Italia

3. Cina

3. Cina

 

Principali Paesi clienti

1. Germania

1. Germania

1. Germania

1. Germania

 

 

2. Francia

2. Italia

2. Italia

2. Francia

 

 

3. Italia

3. Francia

3. Francia

3. Italia

 

Debito estero (in miliardi di dollari USA) (3)

132,9

160,6

233,1

243,6

222,6 (marzo)



Fonte: Economist Intelligence Unit, Country Report June 2009 - Dati in milioni di dollari USA ove non diversamente indicato

(1) Variazione totale annua. Fonte Eurostat (2) Percentuale sulla forza lavoro (3) Fonte Banca Nazionale Polacca (BNP).

 


RELAZIONI PARLAMENTARI

ITALIA – POLONIA

 

 

 

Presidente del Sejm (Camera bassa)

 

Bronislaw KOMOROWSKI

 

Presidente del Senato

Bogdan BORUSEWICZ 

 

 

 

 

Rappresentanze diplomatiche

Ambasciatore italiano in Polonia

ALDO MANTOVANI, dal 1° gennaio 2009

Ambasciatore polacco in Italia

Jerzy CHMIELEWSKI, dall’8 febbraio 2008

 

 

 

XVI LEGISLATURA

 

 

 

Corrispondenza

 

 

 

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini ha inviato, in data 22 luglio 2009, una lettera con la quale invita a visitare la Camera dei deputati il Presidente della Camera Bassa polacca, Bronislaw KOMOROWSKI, esprimendo l’auspicio che tale visita possa rappresentare una occasione di scambio sui temi europei e del partenariato orientale, nonché di intensificazione della collaborazione parlamentare.  La visita, prevista per il 24 novembre 2009, è stata rinviata per sopravvenuti impegni del Presidente KOMOROWSKI.

 

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha inviato, in data 19 maggio 2009, una lettera al Presidente della Camera Bassa, Bronislaw KOMOROWSKI con la quale, ringraziando per l’invito ricevuto[15] a partecipare alle Celebrazioni per ventesimo anniversario delle prime libere elezioni in Polonia, ed esprimendo altresì vivo apprezzamento per la celebrazione di un evento così significativo, afferma nuovamente[16], rammaricandosi, di non potervi partecipare, in ragione di concomitanti impegni connessi con le celebrazioni per la Festa della Repubblica italiana.

Il Presidente Fini conferma quindi la partecipazione del Vice Presidente della Camera Rocco Buttiglione, il quale è un grande amico della Polonia; ha ricevuto una laurea honoris causa all’Università Cattolica di Lublino; è Presidente dell’Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro, oltre ad essere illustre filosofo e docente di scienze politiche.

 

Il Presidente della Camera Bassa, Komorowski, ha inviato in data 6 aprile 2009 una lettera al Presidente Fini in cui esprime le sue condoglianze per le vittime del terremoto in Abruzzo.

 

 

Incontri del Presidente

 

 

Il 24 febbraio 2009 il Presidente Gianfranco Fini ha incontrato il Presidente del Senato di Polonia, S.E. Bogdan Borusewicz. All’incontro era presente anche il Vice Presidente della Camera, Rocco Buttiglione.

Al centro del colloquio il ruolo della Polonia e dell’Italia nell’ambito dell’Unione Europea, la questione energetica e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, la mobilità dei lavoratori europei all’interno dell’UE, con particolare riguardo alla situazione dei lavoratori polacchi. È stato ricordato altresì l’accordo di collaborazione sottoscritto recentemente tra il Senato polacco e il Senato italiano per lo scambio di esperienze e l’organizzazione di seminari e visite di studio, auspicando eventuali analoghi accordi con la Camera dei deputati.

 

Si segnala che l’11 novembre 2008 il Vice Presidente della Camera, on. Rocco Buttiglione, si era recato a Varsavia in occasione delle celebrazioni del 90° anniversario dell’indipendenza polacca.

 

 

 

 

Commissioni

 

Il 12 marzo 2009 il Presidente della Commissione Affari Esteri, Stefano Stefani, ha incontrato l’Ambasciatore della Polonia, Jerzy Chmielewski.

Il colloquio si è focalizzato sui problemi della crisi economica mondiale ed i suoi effetti in Polonia, Italia e nell’ambito della Ue. Affrontati anche i temi delle risorse energetiche e delle possibili collaborazioni in merito.

E’ stato auspicato infine un sempre maggiore rafforzamento delle relazioni parlamentari.

 

 

Cooperazione multilaterale

 

 

La Polonia invia proprie delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, dell'UEO, della NATO (di cui è membro dal marzo 1999), dell'OSCE e dell'INCE (di cui nel 2003 ha esercitato la Presidenza).

Si segnala che la Polonia ha ospitato a Poznan, dal 1° al 12 dicembre 2008, la Conferenza delle Parti (COP 14) relativa alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). All’high level della Conferenza, svoltosi l’11 e il 12 dicembre, hanno partecipato, in qualità di osservatori, gli onn. Bratti (Pd) e Gibiino (Pdl) per la Camera dei deputati e i senn. Monti (Lnp) e Della Seta (Pd) e per il Senato della Repubblica.

Il 2 e 3 febbraio 2009, l'on. Riccardo Migliori (PdL), Presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare OSCE, e l’on. Matteo Mecacci, componente della stessa, hanno effettuato una missione a Varsavia dove hanno incontrato il Direttore dell’Ufficio per le Istituzioni democratiche e i Diritti umani (ODIHR) dell’OSCE, Amb. Janez Lenarcic e i responsabili degli Uffici Democratizzazione, Tolleranza e non Discriminazione e Diritti umani. A margine della missione i due parlamentari hanno incontrato l'Ambasciatore d'Italia in Polonia, S.E Aldo Mantovani.

La Polonia prende inoltre parte alla cooperazione euromediterranea e, quindi, all'Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea (APEM). Si segnala in questo ambito che un funzionario del Senato polacco ha partecipato ai lavori della Commissione Cultura dell'APEM, che si sono tenuti alla Camera dei deputati il 26 febbraio 2007.

Alla Conferenza su “Il ruolo dei parlamenti nella promozione di politiche per lo sviluppo della società dell'informazione”, ospitata dalla Camera dei deputati, il 3 e il 4 marzo 2007, organizzata congiuntamente all'Unione Interparlamentare e all'UNDESA, in quanto inserita nel quadro dell'iniziativa Global Centre for ICT in Parliaments, il Parlamento polacco è stato rappresentato dall'onorevole Katarzyna Piekarska e dai senatori Jerzy Szymura e Edmund Wittbrodt.

Va ricordato che la Polonia fa parte, insieme ad Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia, dei Paesi che rientrano nel Gruppo di Visegrad e ne ha detenuto la presidenza fino al giugno 2009. Il Gruppo di Visegrád, costituito a seguito di un vertice dei Capi di Stato e di governo di Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia, tenutosi nella città ungherese di Visegrad il 15 febbraio 1991, è teso a stabilire e a rafforzare la cooperazione fra questi Stati (divenuti quattro il 1° gennaio del 1993, con la divisione consensuale della Cecoslovacchia), allo scopo di promuovere l'integrazione unitaria del gruppo nell'Unione Europea. Dopo l’ingresso nell’UE, la cooperazione e l'alleanza fra i quattro Stati prosegue comunque nei diversi campi della cultura, dell'educazione, della scienza, nonché in quello dell'economia.

 

 

UNIONE INTERPARLAMENTARE

 

Si rammenta altresì che nella XVI legislatura la sezione bilaterale di amicizia Italia-Polonia-Bulgaria, che opera nell'ambito della UIP, è presieduta dall’on. Roberto Rosso (PDL).

 Nella XV legislatura la sezione era presieduta dall’on. Gino Capotosti (UDEUR) e ne facevano parte gli onn. Antonio Razzi (Italia dei Valori), Giampiero Bocci (Ulivo), Osvaldo Napoli (Forza Italia) e Silvio Crapolicchio (Comunisti Italiani).

 

 

Disegni di legge di ratifica di trattati internazionali all’esame del Parlamento

 

C.2099 – S. 1524 Governo, Rel. Pini (Lnp)

Alla data del 14 maggio 2009 il Senato ha approvato definitivamente il seguente disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'adesione della Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca alla Convenzione firmata a Bruxelles il 23 luglio 1990, relativa all'eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate, fatta a Bruxelles l'8 dicembre 2004, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.

 


I lavori parlamentari sulla Comunicazione della Commissione europea dell’8 dicembre 2008 sul Partenariato orientale

 

 

Nel corrente anno i profili legati alla nuova strategia del Partenariato orientale, enunciata nella Comunicazione del 2008 della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio, e concernente le relazioni con i Paesi situati alle frontiere orientali dell’Unione, sono stati oggetto di un esame parlamentare molto approfondito, tanto alla Camera quanto al Senato.

 

Per quanto concerne in particolare il dibattito alla Camera, il 19 marzo 2009 il Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione Europea, costituito in seno alla Commissione Affari esteri di Montecitorio, ha iniziato l’esame istruttorio della Comunicazione della Commissione.

Il relatore onorevole Barbi ha rilevato il particolare valore politico del documento in esame, anche in considerazione della crisi assai grave dell'estate precedente tra Russia e Georgia. Osservando come il documento non si limiti a puntualizzare lo stato dei rapporti con i paesi interessati, ma cerchi di prefigurare anche i possibili sviluppi delle relazioni reciproche, il relatore non ha mancato di osservare come la strategia del Partenariato orientale preveda diversi obbiettivi finali in rapporto ai diversi paesi, configurandosi quale evoluzione della Politica europea di vicinato avviata già nel 2003.

Il relatore ha proseguito evidenziando l'obiettivo ambizioso che la nuova strategia si propone, ovvero quello di sostituire gli accordi di partenariato già in atto con i paesi interessati con veri e propri accordi di associazione, suscettibili di realizzare una più stretta integrazione sul piano politico ed economico e di conferire un più forte sostegno al processo di consolidamento delle recenti democrazie - e, in esse, delle forme associative della società civile.

Per quanto concerne il dialogo politico, la strategia del Partenariato orientale dovrebbe prevedere patti in materia di mobilità e sicurezza capaci di un maggiore controllo sul fenomeno dell'immigrazione clandestina, ma anche di favorire la mobilità e l'immigrazione legale, soprattutto mediante una progressiva semplificazione delle procedure per il rilascio dei visti.

Particolare attenzione viene posta nel documento della Commissione alle questioni energetiche, rispetto alle quali si prefigura la possibilità di stipulare con i singoli paesi interessati specifici accordi, per favorirne l'interdipendenza energetica con l'Europa. Il relatore ha espresso il convincimento che si debba evitare una lettura allarmata da parte della Russia in ordine alla strategia del Partenariato orientale, nella quale invece è auspicabile che Mosca sia in qualche modo direttamente coinvolta.

Giacché poi il nuovo Partenariato si rivolge anche ai paesi del Mediterraneo orientale, il relatore ha auspicato il superamento dello stallo della strategia dell'Unione per il Mediterraneo lanciata durante la Presidenza francese della UE, come in passato arenatasi sul riesplodere del conflitto israelo-palestinese.

Nella seduta del Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione Europea del 26 marzo il Governo, nella persona del sottosegretario Stefania Craxi, ha fatto presente che diversamente da quanto una prima formulazione della strategia del Partenariato orientale poteva far pensare, è stato successivamente chiarito che detta strategia non è volta a prefigurare nei paesi interessati un tragitto verso un'adesione di fatto all'Unione europea, ma al massimo verso una piena associazione. In sede di Consiglio dell'Unione europea, poi - ha fatto presente il sottosegretario Craxi -, non si è raggiunto il consenso sulle risorse da mettere a disposizione dei paesi destinatari del Partenariato orientale, soprattutto perché Italia, Francia e Spagna hanno riaffermato con forza la necessità di mantenere la vigente ripartizione delle risorse della Politica di vicinato, destinate per due terzi al versante sud (Partenariato euromediterraneo).

Oltre a far presente la necessità di un approccio prudente e differenziato rispetto alle politiche di liberalizzazione dei visti nei riguardi dei diversi paesi, la rappresentante del Governo ha ribadito la necessità di un’inclusione della Russia nella strategia del Partenariato orientale.

 

Prima della conclusione dell’esame istruttorio da parte del Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione Europea della Commissione Esteri, la Commissione Politiche dell’Unione europea di Montecitorio ha a sua volta esaminato ai sensi dell’art. 127, comma 1 del Regolamento della Camera (sedute dell’8 e del 22 aprile 2009) la Comunicazione della Commissione sul Partenariato orientale, concludendo la discussione con l’emissione, nella seduta del 29 aprile, di un parere favorevole con osservazioni.

Nelle osservazioni la Commissione XIV rinnova l’invito a rendere compatibile, attraverso un’estrema cautela, la strategia del partenariato orientale con il valore strategico delle relazioni UE-Russia. Inoltre, il perseguimento del nuovo Partenariato non dovrà alterare l’equilibrio delle risorse a sfavore del Processo di cooperazione euromediterranea, e l’intero processo dovrà vedere il coinvolgimento attivo di una pluralità di soggetti (Parlamenti, società civile, mondo della produzione). Infine, particolare attenzione dovrà esser posta su tre fattori: la cooperazione energetica; la lotta alle organizzazioni criminali e all’immigrazione clandestina; lo sviluppo della società civile, delle libertà politiche e individuali e delle garanzie giudiziarie nei paesi interessati dal Partenariato orientale.

 

Nella seduta del 20 maggio 2009 il relatore del Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione Europea della Commissione Esteri è tornato sul tema del Partenariato orientale, riassumendo le risultanze del dibattito precedente, richiamando il parere della XIV Commissione nonché lo svolgimento – in tono piuttosto dimesso, per varie ragioni - del primo Vertice del Partenariato orientale (Praga, 7 maggio 2009). L’esposizione si è conclusa con il mandato al relatore, da parte del Comitato, a redigere per la Commissione plenaria una proposta di documento finale sulla Comunicazione della Commissione UE.

 

Tale proposta di documento è stata discussa e approvata nella seduta della Commissione Affari esteri del 14 luglio 2009: il testo approvato, ribadendo nelle premesse tutti i profili emersi nel dibattito presso il Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione Europea e nel parere della Commissione Politiche dell’unione europea, esprile una valutazione favorevole nei confronti della nuova strategia del Partenariato orientale, impegnando il Governo a contribuire a mantenerne l’evoluzione in parallelo – e non in contrasto – con quella del Partenariato strategico UE-Russia, e a non modificare la ripartizione di risorse tra la nuova strategia e il Partenariato euromediterraneo. il Governo dovrà inoltre opporsi al riconoscimento istituzionale dell’Assemblea parlamentare del Partenariato orientale, qualora in essa non trovassero un ruolo i Parlamenti nazionali degli stati membri della UE.

 

 

Contenuti sostanzialmente analoghi ha avuto il dibattito al Senato, ove la Commissione Politiche dell’Unione europea ha esaminato in sede consultiva, per l’epressione del parere alla Commissione Esteri, la Comunicazione della Commissione sul Partenariato orientale: l’esame si è svolto nelle sedute del 19 e 26 maggio 2009, e in quest’ultima è stato emesso un parere favorevole con osservazioni.

Successivamente la Commissione Esteri ha dibattuto la materia nelle sedute del 23 giugno e del 22 luglio 2009, approvando una risoluzione (Doc. XVIII, n. 18).

Tanto le osservazioni della Commissione Politiche dell’Unione europea quanto la risoluzione approvata dalla Commissione Esteri esprimono indirizzi e preoccupazioni del tutto analoghi a quelli emersi alla Camera.

 

 

 

 


Il Partenariato orientale

 

(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

 

Con il partenariato orientale - rivolto ad Armenia, Azerbaigian, Bielorussia Georgia, Moldavia e Ucraina – l’Unione europea si prefigge di rafforzare la dimensione orientale della politica europea di vicinato (PEV), in modo complementare rispetto alla recente iniziativa dell’Unione per il Mediterraneo, che coinvolge i partner del vicinato meridionale.

Il vertice inaugurale si è tenuto a Praga il 7 maggio scorso, alla presenza dei rappresentanti degli Stati membri dell’UE e dei sei paesi partner che, a conclusione dell’incontro, hanno approvato una dichiarazione congiunta in cui è espressa la comune volontà di attuare un partenariato più ambizioso fondato su interessi e impegni reciproci e su responsabilità condivise, nella quale sono richiamati gli aspetti qualificanti dell’iniziativa (vedi infra).

In particolare si segnala che nella dichiarazione congiunta i partecipanti al vertice invitano i parlamentari dell’UE e dei paesi partner ad attuare la proposta del Parlamento europeo di istituire un’Assemblea parlamentare del vicinato orientale (EURO.NEST PA).

A tale proposito si ricorda che il 15 gennaio 2009 la Conferenza dei Presidenti dei gruppi del PE ha deciso di istituire l'Assemblea parlamentare Euronest per associare il Parlamento europeo ai parlamenti di Ucraina, Moldova, Bielorussia, Armenia, Azerbaigian e Georgia. La delegazione all'Assemblea parlamentare Euronest figura nella risoluzione del PE del 6 maggio 2009 che fissa il numero delle delegazioni e i loro raggruppamenti regionali.

A Euronest il Parlamento europeo fa riferimento anche nella risoluzione approvata il 19 febbraio 2009 sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC). A proposito del Partenariato orientale, il Parlamento europeo ritiene che esso debba avere una forte componente politica, di cui EURONEST, “l'Assemblea parlamentare congiunta proposta che riunisce deputati del Parlamento europeo e dei parlamenti dei paesi orientali limitrofi”, dovrebbe essere parte integrante.

Sulla questione si è espressa anche la Commissione Affari esteri della Camera dei deputati che, nel parere favorevole approvato il 14 luglio 2009 sulla proposta di istituzione del Partenariato orientale, ha impegnato il Governo italiano a “favorire il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali degli Stati membri dell'Unione europea nell'Assemblea parlamentare del Partenariato orientale, contrastando ogni suo eventuale riconoscimento di natura istituzionale ove tale condizione non sia assicurata”. Nel citato parere la Commissione affari esteri impegna inoltre il Governo “a sostenere convintamente l'evoluzione del Partenariato orientale, ferma restando l'esigenza che esso proceda in parallelo con il Partenariato strategico con la Russia e non alteri, con riferimento alla determinazione delle risorse finanziarie, il rapporto attualmente esistente con il Partenariato euro-mediterraneo di un terzo e due terzi” (sul punto cfr. la scheda di approfondimento inclusa in questo dossier).

La politica europea di vicinato

Inaugurata dalla Commissione con la comunicazione “Europa ampliata - Prossimità: Un nuovo contesto per le relazioni con i nostri vicini orientali e meridionali”, presentata l’11 marzo 2003 e a più riprese rafforzata, la politica europea di vicinato è destinata a Bielorussia, Moldova, Ucraina, ai paesi del Mediterraneo meridionale (Algeria, Autorità palestinese, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia, Marocco, Siria, Tunisia) e, a seguito della decisione del Consiglio del 14 giugno 2004, anche agli Stati del Caucaso (Armenia, Azerbaigian, Georgia), con l’obiettivo di creare una zona di prosperità condivisa e buon vicinato. La politica europea di vicinato, nettamente distinta dalla questione della potenziale adesione all’UE, propone un nuovo approccio nei confronti dei paesi interessati: in cambio dei progressi concreti compiuti in termini di riconoscimento dei valori comuni e di attuazione effettiva di riforme politiche, economiche e istituzionali, si riconosce loro una partecipazione al mercato interno dell’UE, nonché un’ulteriore integrazione e liberalizzazione per favorire la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali.

Le motivazioni dell’iniziativa

In tale contesto, la proposta di istituire il partenariato orientale è stata avanzata in occasione del Consiglio Affari generali e relazioni esterne del 26 maggio 2008 e approvata dal Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2008.

Negli ultimi 15 anni infatti il fronte europeo orientale è stato teatro di profondi cambiamenti: dalla conclusione degli accordi di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i partner orientali, i successivi allargamenti hanno ridotto le distanze geografiche mentre, in virtù delle riforme sostenute dalla PEV, sono andate riducendosi le differenze politiche ed economiche tra questi paesi e l'Unione.

Il rafforzamento dei rapporti dell’UE con i paesi vicini dell’Europa orientale figura tra le priorità del programma legislativo e di lavoro per il 2009 che la Commissione ha presentato il 5 novembre 2008, nonché del programma delle attività per il periodo 1° luglio 2008 - 31 dicembre 2009, presentato dalle Presidenze francese, ceca e svedese e definito dal Consiglio il 30 giugno 2008.

 

La comunicazione della Commissione

Allo scopo di realizzare tali obiettivi, e facendo seguito all’invito del Consiglio europeo, il 3 dicembre 2008 la Commissione ha presentato la comunicazione “Partenariato orientale in cui, anche sulla base di consultazioni con i paesi interessati, propone l'approfondimento delle relazioni bilaterali e la realizzazione di un nuovo quadro multilaterale di cooperazione.

Come indicato nella comunicazione, il partenariato orientale è inteso come un ulteriore passo avanti rispetto alla PEV e ai risultati da essa conseguiti nell'intensificare le relazioni tra l'UE e i paesi confinanti. Lo strumento attraverso il quale si propone l’avanzamento e il rafforzamento delle relazioni è costituito dagli accordi di associazione – che subentrerebbero a quelli di partenariato – intensificando i legami con l’UE. Nella valutazione della Commissione gli accordi sarebbero comunque flessibili e modulari in relazione alle caratteristiche e alle esigenze di ciascun partner.

Improntato all'idea di offrire quanto più possibile, nel rispetto della realtà politica e economica del paese partner interessato e del relativo stato delle riforme, il partenariato dovrebbe apportare massimi benefici ai cittadini di ciascun paese. Esso sarà incentrato sull'impegno dell'UE ad assecondare maggiormente lo sforzo riformatore dei singoli partner. Secondo la Commissione, è fondamentale che il partenariato si avvalga del pieno impegno politico degli Stati membri dell'UE, nonché dei contatti e degli scambi attivi a livello parlamentare.

Le relazioni bilaterali

Sul versante dell’approfondimento delle relazioni bilaterali, le principali novità dell'iniziativa si possono così riassumere:

rapporti contrattuali più stretti.

La proposta della Commissione si prefigge di instaurare un partenariato più ambizioso, attraverso accordi di associazione - comprendenti accordi di libero scambio globali e approfonditi. Secondo l'articolo 310 del Trattato della Comunità europea, gli accordi di associazione sono accordi che istituiscono "un'associazione caratterizzata da diritti ed obblighi reciproci, da azioni in comune e da procedure particolari." La caratteristica di questo tipo di intese risiede nel grado piuttosto elevato di collaborazione che si pone in essere tra le parti. Secondo quanto indicato dalla Commissione nella proposta, perché i negoziati possano prendere avvio, sarà necessario un livello sufficiente di progresso in termini di democrazia, stato di diritto e tutela dei diritti umani e, più in particolare, occorrerà provare la conformità del quadro legislativo e delle prassi elettorali alle norme internazionali; il paese dovrà inoltre cooperare pienamente con il Consiglio d'Europa, l'OSCE e le agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di diritti umani.

Attualmente le relazioni tra l’UE e i paesi interessati dal Partenariato orientale sono disciplinate da accordi di partenariato e cooperazione, con l’eccezione della Bielorussia, il cui accordo – firmato nel 1995 – non è mai entrato in vigore. In più occasioni l’UE ha manifestato alla Bielorussia la propria disponibilità a integrarla completamente nella politica di vicinato a condizione che migliorasse la situazione del paese per quanto riguarda democratizzazione, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani. Si ricorda inoltre che - a partire dal 5 marzo 2007 - sono già in corso i negoziati per un accordo rafforzato con l’Ucraina; la Commissione sta predisponendo inoltre studi di fattibilità in merito ad eventuali accordi di libero scambio con la Georgia e l’Armenia;

graduale integrazione nell'economia dell'UE

Tale integrazione – ritenuta essenziale per lo sviluppo dei paesi partner -  avverrà con ritmo diseguale, per tenere opportunamente conto del diverso livello di sviluppo economico dei singoli paesi partner, segnatamente mediante impegni giuridicamente vincolanti sul ravvicinamento delle normative. L’obiettivo finale è la creazione di una zona di libero scambio globale e approfondita con ogni paese partner alla quale si darà vita solo dopo l'adesione del paese interessato all'OMC. A tale proposito si ricorda che Armenia, Georgia, Moldova e Ucraina sono membri dell’OMC e che attualmente sono in corso i negoziati di adesione per Azerbaigian e Bielorussia. Gli accordi interesseranno sostanzialmente tutti gli scambi, compresi quelli energetici, e mireranno al massimo grado di liberalizzazione.

Alla luce di tale obiettivo, e in considerazione delle diseguaglianze sul piano sociale ed economico presenti all’interno dei paesi partner, la proposta della Commissione prevede l’attuazione di programmi di sostegno allo sviluppo socioeconomico, volti a consentire a tali paesi di ispirarsi ai meccanismi delle politiche socioeconomiche dell’UE;

misure in materia di mobilità e sicurezza.

La proposta della Commissione prevede la conclusione di "patti in materia di mobilità e sicurezza" volti ad intensificare le iniziative di lotta alla corruzione, alla criminalità organizzata e alla migrazione illegale, in linea con l’approccio definito dall’UE con il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo adottato dal Consiglio europeo di ottobre 2008.

Tale Patto è fondato su cinque impegni politici principali: organizzare l’immigrazione legale; combattere l’immigrazione clandestina, in particolare assicurando il ritorno nel loro paese o in un paese di transito degli stranieri in posizione irregolare; rafforzare l’efficacia dei controlli alle frontiere; costruire una Europa dell’asilo, attraverso l’introduzione di una procedura unica in materia di asilo che preveda garanzie comuni, l’adozione di status uniformi per i rifugiati e i beneficiari di protezione sussidiaria e l’intensificazione della cooperazione pratica tra Stati membri; creare un partenariato globale con i paesi di origine e di transito favorendo le sinergie tra migrazione e sviluppo.

I patti in materia di mobilità e sicurezza proposti dalla Commissione dovrebbero prevedere l'adeguamento alle normative comunitarie dei sistemi di asilo e l'istituzione di strutture di gestione integrata delle frontiere, con l'obiettivo ultimo di creare un regime di esenzione dall'obbligo del visto con tutti i partner che intendono aderirvi. La politica di facilitazione dei visti – che si prefigge l’obiettivo finale della completa liberalizzazione – verrà attuata in maniera graduale. Nell’ambito di tale processo la Commissione procederà ad una valutazione dei costi e benefici di una possibile mobilità della forza lavoro ai fini di una maggiore apertura del mercato del lavoro UE. La proposta della Commissione prevede inoltre l’elaborazione di un piano coordinato per potenziare la copertura consolare degli Stati membri nella regione.

Si ricorda che dal 1° gennaio 2008 sono in vigore con Ucraina e Moldova accordi di riammissione delle persone illegalmente residenti e di agevolazione delle procedure dei visti. La Moldova è stata scelta quale sede del primo centro comune UE per la presentazione delle domande di visto, nonché quale paese pilota con cui elaborare un “partenariato per la mobilità”, che rappresenta lo strumento principale di attuazione della politica dell’UE di approccio globale alla migrazione;

sicurezza energetica

Uno degli obiettivi del Partenariato orientale è quello di garantire un livello rafforzato di sicurezza energetica per l'Unione e per i paesi partner orientali, da raggiungersi attraverso una serie di iniziative (prevedere negli accordi di associazione disposizioni in materia di “interdipendenza energetica”; se del caso, concludere memorandum dintesa su questioni energetiche con Moldova, Georgia e Armenia quali strumenti flessibili supplementari per sostenere e controllare la sicurezza della fornitura e del transito di energia; sottoscrivere un maggior impegno politico con l’Azerbaigian, in quanto unico partner orientale che esporta idrocarburi nell’UE). La proposta della Commissione prevede inoltre di concludere celermente i negoziati in corso per la partecipazione dell’Ucraina e della Moldova alla Comunità dellenergia – che, istituita nell’ottobre 2005, instaura un mercato integrato dell'energia elettricità e del gas tra l'Unione europea e gli Stati balcanici - e, ove possibile, prendere in considerazione la possibilità di estendere lo status di osservatore ad altri partner. Un altro obiettivo della proposta della Commissione consiste nel fornire maggior sostegno alla piena integrazione del mercato energetico dell’Ucraina nel mercato UE, riconoscendo l’importanza di una valutazione soddisfacente del livello di sicurezza nucleare di tutte le centrali nucleari ucraine in funzione. E’ inoltre prioritario secondo la Commissione ripristinare la rete ucraina di gasdotti e oleodotti, anche tramite un controllo più scrupoloso dell’afflusso di gas e petrolio provenienti dalla Russia.

L’importanza della sicurezza energetica è stata ulteriormente dimostrata – successivamente alla presentazione della proposta - dalla recente controversia tra Russia e Ucraina, che ha rivelato quanto siano dipendenti alcuni Stati membri dell’UE da un singolo paese di transito e quanto sia determinante avere relazioni con partner che possano garantire rispetto dei contratti e trasparenza nella gestione dei settori chiave.

L’ambito multilaterale

Come anticipato, il partenariato orientale sarà caratterizzato anche da un nuovo ambito multilaterale di cooperazione tra l’UE e i suoi partner, che la Commissione propone di articolare dal punto di vista organizzativo su quattro livelli:

·       riunioni biennali dei Capi di Stato e di governo del partenariato orientale;

·       riunioni annuali di primavera tra i ministri degli esteri dell’UE e dei partner orientali, con l’eventuale partecipazione della Bielorussia,

·       al terzo livello dovranno essere istituite quattro piattaforme tematiche nei principali ambiti di cooperazione: democrazia, governance e stabilità; integrazione economica e convergenza con le politiche comunitarie; sicurezza energetica; e, infine, contatti con la società civile per consolidare il sostegno alle iniziative puntuali di riforma dei partner;

·       il lavoro delle piattaforme tematiche nei settori specifici sarà sostenuto al quarto livello da una serie di panel il cui formato e la cui composizione varieranno a seconda delle esigenze.

Sul versante della cooperazione multilaterale, le proposte della Commissione prevedono inoltre:

·       l’incoraggiamento dei paesi partner a costituire tra loro una rete di libero scambio che potrebbe trasformarsi, a lungo termine, in una comunità economica di vicinato;

·       l’avvio di cinque iniziative “faro”: programma di gestione integrata delle frontiere; strumento per le piccole e medie imprese; sviluppo dei mercati regionali dell'energia elettrica e promozione dell'efficienza energetica e delle fonti energetiche rinnovabili; realizzazione del corridoio energetico meridionale; cooperazione in materia di prevenzione, preparazione e risposta alle calamità naturali e alle catastrofi causate dall'azione dell'uomo;

·       maggiori contatti con la società civile e un più ampio coinvolgimento di quest'ultima e di altre parti interessate. La Commissione propone di sostenere l’ulteriore sviluppo delle organizzazioni della società civile istituendo un forum della società civile nell’ambito del partenariato orientale al fine di promuovere i contatti tra le diverse organizzazioni implicate e facilitare il dialogo tra queste e i pubblici poteri[17]. La Commissione è aperta a qualsiasi iniziativa del Parlamento europeo affinché la cooperazione parlamentare proposta con “EuroNest” (assemblea parlamentare UE-Vicinato orientale) diventi parte integrante del partenariato. La Commissione invita inoltre il Comitato delle regioni a dar vita ad un’assemblea locale e regionale per l’Europa orientale e il Caucaso meridionale.

L’impegno economico

Per manifestare nel modo più chiaro possibile il proprio impegno concreto nei confronti dei partner, l’Unione intende garantire un livello di finanziamento adeguato al grado di ambizione del partenariato. Come indicato dalla Commissione, il perseguimento degli obiettivi illustrati nella comunicazione richiede infatti un sostanzioso aumento delle risorse finanziarie; pertanto la Commissione propone di fornire – nell’ambito dello strumento di vicinato e partenariato (ENPI) – un’assistenza finanziaria supplementare ai paesi del vicinato orientale per un totale di 600 milioni di euro (tra nuovi fondi e riprogrammazione dei vecchi) per il periodo 2010-2013.


SIWEB

Atti parlamentari

 


III COMMISSIONE PERMANENTE

(Affari esteri)

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Martedì 14 luglio 2009

Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Vincenzo Scotti.

 

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dell'8 dicembre 2008 - Partenariato orientale.

COM (2008) 823.

(Esame, ai sensi dell'articolo 127, commi 1 e 2, del regolamento, e conclusione - Approvazione di un documento finale).

 

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

 

Stefano STEFANI, presidente, ricorda che nelle sedute del 19 e del 26 marzo si è svolto presso il Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione europea l'esame istruttorio della Comunicazione, che si è concluso nella seduta del 20 maggio scorso, e che il 29 aprile la Commissione politiche dell'Unione europea ha espresso parere favorevole con osservazioni sulla comunicazione in oggetto.

Mario BARBI (PD), relatore, riferisce che il Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione europea ha svolto una istruttoria approfondita sul Partenariato orientale, iniziata nel marzo scorso e conclusa con una proposta di documento finale da sottoporre all'esame della Commissione che passa sommariamente ad illustrare. Il Partenariato orientale è frutto di una iniziativa avviata nell'estate del 2008 all'interno della politica europea di vicinato con lo scopo di rilanciare una collaborazione più stretta con sei Paesi che facevano parte della ex Unione Sovietica (Ucraina, Bielorussia, Moldova, Georgia, Armenia ed Azerbaigian) ispirandosi all'Unione per il Mediterraneo. Il processo ha subito un'accelerazione a causa della crisi tra Georgia e Russia dell'agosto 2008. Scopo del Partenariato è il rafforzamento del dialogo politico ed economico tra l'Unione europea e i Paesi interessati e il consolidamento della loro economia, in special modo per quanto riguarda il settore energetico. Una grande attenzione è anche riservata al tema della mobilità. Ricorda che il Partenariato è stato avviato ufficialmente con il vertice di Praga del 7 maggio 2008, vertice che probabilmente non è stato alla altezza delle aspettative e delle intenzioni della presidenza ceca dell'Unione, anche a causa di alcune importanti defezioni, tra le quali quella dei capi di Stato di Bielorussia e Moldova. Segnala infine che nel corso dell'istruttoria sono stati individuati tre elementi critici, evidenziati nella parte dispositiva del documento finale: la necessità che il Partenariato non sia percepito come ostile da parte della Federazione Russa; l'attenzione sul fatto che non venga alterata la ripartizione di risorse, individuata in un rapporto di due terzi e un terzo, tra l'Unione per il Mediterraneo e il Partenariato orientale; che sia assicurato un maggiore ruolo dei parlamenti nazionali dello sviluppo del Partenariato stesso.

 

Il sottosegretario Vincenzo SCOTTI rileva che anche il Governo italiano ha condiviso talune delle preoccupazioni rappresentate dall'onorevole Barbi, sulle quali ha ricevuto rassicurazioni in sede europea: in primo luogo, il Partenariato orientale non costituisce in alcun modo una sorta di procedura di adesione de facto. Sono inoltre confermate le risorse a disposizione dell'Unione per il Mediterraneo che non subiranno decurtazioni per effetto della costituzione del Partenariato orientale. È stato ribadito un cauto riferimento alla liberalizzazione dei visti per i cittadini dei sei Paesi terzi interessati ed è stata affermata la necessità di coinvolgere i Parlamenti nazionali nella istituzioni dell'Assemblea parlamentare del Partenariato orientale. Infine, è stato sottolineato il necessario coinvolgimento della Russia mentre per quanto riguarda la partecipazione della Bielorussia, si è posta la condizione del rispetto dei diritti umani. Infine, la linea di fondo che resta confermata individua nel Partenariato uno strumento di avvicinamento dei sei Paesi coinvolti all'Unione europea e in nessun modo una nuova linea divisoria nel cuore dell'Europa. Propone infine di inserire tra i presupposti per il sostegno da parte del Governo all'evoluzione del Partenariato orientale il contrasto ad ogni eventuale riconoscimento di natura istituzionale ove non sia assicurata la condizione del coinvolgimento dei Parlamenti nazionali degli Stati membri dell'Unione europea nell'Assemblea parlamentare del Partenariato orientale.

 

Marco ZACCHERA (PdL) propone di prevedere un riferimento al trasporto energetico in relazione all'importanza strategica di tali Paesi. Ritiene inoltre opportuno prevedere un riferimento a quanto più volte riaffermato dal Consiglio d'Europa laddove si auspica la garanzia della libertà di riunione e di espressione, nonché il rafforzamento dell'imparzialità e dell'indipendenza del potere giudiziario, menzionando in particolare il caso della Bielorussia.

 

Mario BARBI (PD) relatore, accoglie la proposta di riformulazione avanzata dal sottosegretario Scotti. Per quanto proposto dal collega Zacchera, ritiene di potere parimenti accogliere le proposte con l'eccezione del riferimento esplicito alla Bielorussia per l'inopportunità di citare nel documento finale un singolo Paese, anche al fine di mantenere un'omogeneità di stile con il parere approvato dalla XIV Commissione, che non reca riferimenti a singoli Stati.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di documento finale come riformulata dal relatore (vedi allegato 3).

Stefano STEFANI, presidente, informa che se non vi sono obiezioni, il documento approvato, unitamente al parere espresso dalla Commissione politiche dell'Unione europea, sarà trasmesso, oltre che al Governo, anche al Parlamento europeo e alla Commissione europea.

Coglie l'occasione per congratularsi, a nome della Commissione, con l'onorevole Mecacci per la recente nomina a relatore presso la Commissione Democrazia, Diritti umani e Questioni umanitarie dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE, ritenendo che si tratti di un prestigioso riconoscimento all'impegno del collega e dell'intera Commissione.

Matteo MECACCI (PD) ringrazia il presidente Stefani e in particolare i colleghi, tra cui gli onorevoli Picchi e D'Amico, che hanno sostenuto la sua candidatura unitamente a tutta la delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE.

La seduta termina alle 14.20.


ALLEGATO 3

 

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dell'8 dicembre 2008 - Partenariato orientale (COM (2008) 823).

 

 

DOCUMENTO FINALE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La III Commissione affari esteri e comunitari,

esaminata la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sul Partenariato orientale;

preso atto del parere espresso dalla XIV Commissione politiche dell'Unione europea il 29 aprile 2009;

valutata positivamente la dichiarazione congiunta adottata nel vertice di Praga del 7 maggio 2009 che indica come obiettivo prioritario del Partenariato orientale lo sviluppo delle condizioni necessarie ad accelerare l'associazione politica e l'ulteriore integrazione economica tra l'Unione europea e i paesi partner interessati, con lo scopo di promuovere la stabilità e il rafforzamento della fiducia su un piano multilaterale e rinforzare il cammino delle riforme;

rilevato che:

a) la proposta di istituire il Partenariato orientale, muovendosi nel solco della politica di vicinato, risponde all'obiettivo di definire su un piano più strutturato e solido i rapporti tra i Paesi interessati (Ucraina, Moldavia, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia) e l'UE, sulla base della considerazione per cui la stabilizzazione, il progresso economico e il consolidamento del processo di democratizzazione di questi paesi rispondono anche agli interessi della stessa UE, e in particolare al rafforzamento della sua sicurezza;

b) l'UE rappresenta un riferimento imprescindibile per i paesi di quest'area, in primo luogo in quanto le esperienze avanzate delle democrazie mature dei paesi membri costituiscono un modello prezioso per la configurazione di istituzioni compiutamente democratiche, con particolare riferimento ai Parlamenti, e per la promozione di una adeguata tutela dei diritti civili e politici e, in secondo luogo, in considerazione dell'alto livello di sviluppo che contraddistingue le economie dei paesi dell'UE;

c) sul piano economico, la sfida è costituita dall'obiettivo di una rapida riconversione degli apparati produttivi e dalla loro modernizzazione in modo da favorirne l'integrazione con i mercati internazionali e più forti tassi di sviluppo;

d) la collocazione geografica di questi Paesi tra la Russia e l'UE allargata ne accentua l'importanza strategica, sia sotto il profilo degli equilibri politici che dal punto di vista degli scambi economici e del trasporto energetico;

 

osservato che:

1. il rafforzamento dei rapporti prefigurato dal progetto di Partenariato orientale, sia sul piano multilaterale che su quello bilaterale, attraverso la stipula di accordi di associazione, deve essere perseguito in modo tale da inserirsi armoniosamente nell'ambito delle iniziative complessivamente poste in essere, attraverso la PESC, per il rafforzamento della capacità dell'UE di essere un attore importante sul piano internazionale, al fine di tutelare efficacemente gli interessi strategici dell'Unione;

2. sul piano economico, è pienamente condivisibile l'obiettivo di istituire una zona di libero scambio, anche in relazione all'ingresso dei paesi interessati nel WTO. A tal fine si dovranno privilegiare, nell'ambito dei programmi di sostegno allo sviluppo economico, le iniziative in grado di rafforzare i sistemi produttivi dei paesi interessati e la integrazione delle loro economie a livello internazionale attraverso la promozione di nuove iniziative imprenditoriali, anche avvalendosi di partnership con imprese europee;

3. occorre in ogni caso garantire integralmente la libertà di riunione e di espressione allo scopo di allinearsi agli standard europei in materia di diritti civili e politici e rafforzare l'imparzialità e l'indipendenza del potere giudiziario, come più volte riaffermato in seno all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;

4. particolare attenzione dovrà essere dedicata alla collaborazione in materia di energia, in considerazione del rilievo che per alcuni dei paesi interessati riveste il passaggio sui rispettivi territori di infrastrutture attraverso le quali è assicurata la fornitura di gas ai mercati europei;

5. dovrà inoltre attribuirsi carattere prioritario ai patti in materia di mobilità e sicurezza affinché la intensificazione dei rapporti non si traduca in una occasione per le organizzazioni criminali di lucrare attraverso la gestione dei flussi di immigrazione illegale che alimenta condizioni di sfruttamento e di impiego in attività delittuose;

 

esprime una valutazione favorevole

 

impegnando il Governo a sostenere convintamente l'evoluzione del Partenariato orientale, ferma restando l'esigenza che esso proceda in parallelo con il Partenariato strategico con la Russia e non alteri, con riferimento alla determinazione delle risorse finanziarie, il rapporto attualmente esistente con il Partenariato euro-mediterraneo di un terzo e due terzi, nonché a favorire il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali degli Stati membri dell'Unione europea nell'Assemblea parlamentare del Partenariato orientale, contrastando ogni suo eventuale riconoscimento di natura istituzionale ove tale condizione non sia assicurata.


 

 


GIUSTIZIA (2a) / AFFARI COSTITUZIONALI (1a)

giovedi' 4 marzo 2000

395a Seduta (antimeridiana)

MERCOLEDÌ 22 LUGLIO 2009

56ª Seduta

Presidenza del Presidente

DINI

            Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Scotti.  

 

ESAME DI ATTI PREPARATORI DELLA LEGISLAZIONE COMUNITARIA

 

 

Comunicazione della Commissione al parlamento europeo e al Consiglio "Partenariato orientale" (COM (2008) 823 def.) (n. 38)

 

(Seguito e conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 144 del Regolamento. Approvazione di una risoluzione: Doc. XVIII, n. 18)

 

            Riprende l'esame sospeso nella seduta del 23 giugno scorso.

 

      Il relatore CABRAS (PD) illustra una proposta di risoluzione (pubblicata in allegato al resoconto della seduta odierna) che tiene conto degli spunti emersi nel corso del dibattito e delle osservazioni formulate dalla Commissione politiche dell'Unione europea.

 

 

 

Il presidente DINI verificata la presenza del numero legale, pone in votazione la proposta di risoluzione, che risulta approvata all'unanimità.

 


RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE SULL’ATTO COMUNITARIO N. 38  (Doc. XVIII, n. 18)

 

 

La 3a Commissione, Affari esteri, emigrazione,

 

 esaminata ai sensi dell’articolo 144, comma 1, del Regolamento, la Comunicazione della Commissione al parlamento europeo e al Consiglio "Partenariato orientale" - COM 2008 823 definitivo;

 

considerato che, nell'ambito di un'analisi complessiva della politica estera e di partenariato nei confronti dell'area dell'Europa orientale, i recenti avvenimenti nel Caucaso hanno richiamato l'attenzione sulla delicatezza delle relazioni tra Unione europea e Paesi quali l'Armenia, l'Azerbaigian, la Bielorussia, la Georgia, la Repubblica di Moldova e l'Ucraina;

 

considerato altresì che i citati Paesi rivestono importanza strategica sotto molteplici punti di vista e, in particolare, per quanto attiene ai temi dell'approvvigionamento energetico, e che risulta pertanto di specifico interesse per l'Europa che in detta area sia garantita la presenza di un assetto istituzionale stabile, dal punto di vista politico ed economico;

 

ritenuto che la politica di partenariato orientale, pur senza prefigurare un percorso di adesione, potrà avere un positivo effetto in termini di progressivo riavvicinamento all'ambito geopolitico in una condizione, come quella attuale, di sospensione di ulteriori ingressi nella NATO;

 

auspica un'attenta valutazione dell'opportunità che una corretta politica di vicinato con i partner orientali non si traduca in una serie di mere relazioni bilaterali, che potrebbero in qualche modo compromettere i rapporti con la Federazione russa, rispetto alla quale è necessario permanga un'attitudine  di inclusione e coinvolgimento;

sottolinea la necessità di un impegno affinchè il partenariato orientale non conduca ad una minore attenzione e a un ridotto impegno verso i paesi della sponda Sud del Mediterraneo, rispetto ai quali risulta di peculiare interesse mantenere intense e proficue relazioni;

            richiama l'attenzione sull'opportunità che qualunque forma di cooperazione parlamentare strutturata con i sei Paesi del partenariato orientale sia aperta alla partecipazione di rappresentanti dei Parlamenti nazionali, oltre che del Parlamento europeo, e sia contraddistinta dalla massima agilità ed efficacia, collocandosi, per quanto possibile, nell'alveo dei più tradizionali strumenti del dialogo tra Parlamenti.

 


Altra documentazione

 




[1] Fonti: The CIA Worldfactbook 2008, Ministero degli Affari Esteri, fonti di stampa.

[2] La figura del Presidente della Repubblica non ha una lunga tradizione in Polonia. Dopo la restaurazione dell’indipendenza nel 1918 i presidenti i venivano eletti dal Parlamento. Lech Walesa è stato il primo Presidente polacco eletto direttamente nel 1990.

 

[3] Le quattro Regioni più dinamiche nel 2006 hanno prodotto ben il 52,0% del PIL, in crescita rispetto al 50,7% del 1999.

[4] I punti fondamentali del citato Piano sono: (i) la Strategia nazionale per la coesione (con una dotazione di 67,3 miliardi di euro di stanziamento UE più 18,3 di contributo nazionale), che si articola a sua volta in 16 programmi operativi regionali (per 16,6 mld di euro) ed altri 6 programmi operativi gestiti a livello nazionale (infrastrutture e ambiente per 27,9 mld di euro, capitale umano per 9,7 mld di euro, economia dell’innovazione per 8,3 mld di euro, sviluppo della Polonia dell’est per 2,3 mld di euro, cooperazione territoriale europea per 0,7 mld di euro, assistenza tecnica per 0,5 mld di euro, fondo di riserva per 1,3 mld di euro); (ii) il Piano strategico per lo sviluppo delle aree rurali (13,2 mld di euro); (iii) la Strategia per lo sviluppo sostenibile della pesca e delle zone costiere con risorse pari a 0,7 mld di euro.

[5] Al cambio attuale, equivalenti a circa 10,0 miliardi di euro.

[6] Al cambio attuale, equivalenti a circa 5,3 miliardi di euro.

[7] Al cambio attuale, equivalenti a circa 12,0 miliardi di euro.

[8] La produzione di energia in Polonia nel 2006 è stata di 78,56 mln di tonnellate equivalenti di petrolio (mtoe), la gran parte delle quali derivanti da combustibili solidi (86,0%) seguiti da fonti rinnovabili (6,4%), gas (4,8%), petrolio (1,8%) e rifiuti industriali (0,7%). Al totale del prodotto del Paese vanno sommati 19,65 mtoe di importazioni nette (soprattutto petrolio e gas provenienti dalla Russia) per un consumo totale pari ad oltre 98 mtoe. Ne consegue che per il 2006 il tasso di dipendenza della Polonia dai Paesi fornitori di energia è stato pari al 19,9%, uno fra i più bassi in ambito UE (la media europea è del 53,8%).

[9] Il carbone dovrebbe restare la principale fonte energetica nel breve periodo (circa l’80% dell’intera produzione energetica polacca); per il medio-lungo periodo viene tuttavia preso in considerazione il rilancio della produzione interna di energia nucleare con la costruzione di almeno due centrali nucleari entro il 2020; si prevede poi, entro il 2014, la costruzione di un rigassificatore nel porto baltico di Swinoujscie, l’incremento dei siti di immagazzinamento di gas naturale e petrolio, l’incremento dell’estrazione di gas naturale nei giacimenti polacchi, l’ampliamento delle connessioni con il sistema distributivo di gas tedesco; infine è in corso di valutazione il collegamento con i gasdotti con la Danimarca e con il gasdotto Nabucco tramite l’hub di Baumgarten (Austria).

[10] I Diritti Speciali di Prelievo (Special Drawing Rights, SDR) sono la valuta di riserva internazionale emessa dal FMI, determinata secondo un paniere ponderato di quattro valute: USD, EUR, JPY, GBP. GLI SDR costituiscono un mezzo di regolamento internazionale utilizzabile solo tra le banche di emissione e fra queste e il Fondo. Al 15.4.2009 il tasso di cambio con il dollaro era: 1 USD = SDR 0,667878.

[11] Flexible Credit Line (FLC). Il FMI ha introdotto questa nuova linea di credito per assicurare maggiori finanziamenti ai Paesi membri che hanno in corso di attuazione importanti e solide politiche economiche, ma con problemi temporanei di liquidità. La FCL rappresenta un rafforzamento della precedente SLF le cui caratteristiche (es. limite massimo di accesso e breve periodo di ripagamento) hanno limitato la sua utilita' per i Paesi potenzialmente interessati. Si veda il Messaggio n. 232/P/0107435 del 27 marzo 2009.

[12] Lo Stand-by arrangement (SBA) è l’accordo standard mediante il quale il FMI assiste i paesi che sperimentano temporanei squilibri della bilancia dei pagamenti 

[13] L’Articolo IV dell’Accordo di adesione stabilisce che il FMI debba tenere periodiche consultazioni bilaterali con i Paesi membri ed è il principale strumento attraverso il quale si esplica la funzione di sorveglianza del FMI sulle politiche degli stati membri.

[14] a) cancellazione del 50%  del debito e rimborso del residuo 50% in 18 anni, di cui 6 di grazia, a tassi di interesse di mercato;

b) ristrutturazione del debito in 18 anni, di cui 4 di grazia,  a tassi di interesse ridotti rispetto a quelli di mercato;

c) ristrutturazione su un periodo più lungo di quello delle due opzioni precedenti (23 anni di cui 12 di grazia) con una modesta riduzione dei tassi di interesse rispetto a quelli di mercato.    

 

 

[15] L’invito a partecipare alle predette celebrazioni era giunto nel febbraio 2009 con una lettera del Presidente del Sejm, Bronislaw Komorowski.

[16] Si ricorda che il Presidente Fini aveva già preannunciato la sua indisponibilità per l’evento e la partecipazione del Vice Presidente Buttiglione, con lettera del 16 aprile 2009, nella quale aveva anche ringraziato per le espressioni di cordoglio inviategli dal Presidente Komorowski per il terremoto in Abruzzo.

[17] La prima riunione del forum della società civile si è tenuta a Bruxelles, il 16 e 17 novembre 2009. Il forum ha avanzato proposte di raccomandazioni rivolte alla prima riunione ministeriale del Partenariato orientale, che si terrà l’8 dicembre prossimo.

[18] Gli importi si intendono al netto del costo per l’assicurazione malattie e infortuni che sarà sostenuto direttamente dal MAE.