Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
| |||
---|---|---|---|
Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Missione in Polonia (30 novembre - 1° dicembre 2009) | ||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 100 | ||
Data: | 27/11/2009 | ||
Descrittori: |
| ||
Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari | ||
Nota: | Questo dossier contiene materiale protetto dalla legge sul diritto d'autore, pertanto la versione html è parziale. La versione integrale in formato pdf può essere consultata solo dalle postazioni della rete Intranet della Camera dei deputati (ad es. presso la Biblioteca) |
|
Camera dei deputati |
XVI LEGISLATURA |
|
|
|
Documentazione e ricerche |
(30 novembre - 1° dicembre 2009) |
|
|
|
|
|
|
n. 100 |
|
|
|
27 novembre 2009 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri ( 066760-4939/ 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it |
|
|
|
|
|
I dossier dei servizi e
degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione
interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La
Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale
utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. |
File: ES0333.doc |
INDICE
Programma della
missione
§
Scheda politico
istituzionale (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
§
Relazioni parlamentari
tra Italia e Polonia (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
§
Il Partenariato
orientale (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)
Profili biografici (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
§
Bronislaw
Komorowski, Presidente della Dieta polacca
§
Andrzej Halicki, Presidente della Commissione Affari esteri della
Dieta polacca
Altra documentazione
§
Rapporti bilaterali italo-polacchi (a cura del
Ministero degli Affari esteri)
Pubblicistica
§
F. Dani, Perché
gli USA hanno rinunciato allo scudo antimissile in Polonia e Repubblica Ceca, dal
sito Internet: www.affarinternazionali.it/
§
A. Grajewski, Mosca secondo Varsavia, tra Ribbentrop-Molotov, in: Limes, n.
5/2009
REPUBBLICA DI POLONIA[1]
(a cura
del Servizio Rapporti internazionali)
novembre
2009
Cenni
storici
La nascita della Polonia
viene tradizionalmente fatta risalire alla dinastia dei Piast: nel 966 Miesko I
decise di convertire il suo popolo al cristianesimo sposando una principessa
ceka, Dobrava, scongiurando così la crociata dell’Imperatore Ottone I. Intorno
all’anno Mille, Boleslav il Prode ottenne il riconoscimento imperiale
dell’arcidiocesi di Gniezno, prima capitale del Regno di Polonia, e nel 1025 fu
incoronato con la benedizione papale. Seguirono due secoli di lotte intestine
tra le potenti famiglie nobiliari polacche e nel 1226 l’Ordine Teutonico venne
invitato da Konrad, il Duca di Mazovia, a stabilirsi nei suoi territori per
combattere le tribù pagane dei Prussiani, mentre nel corso del XIII secolo i
polacchi erano prevalentemente impegnati a bloccare le invasioni di mongoli e
tartari che avevano occupato il Regno di Kiev e soggiogato la Russia. Nel 1308
i cavalieri teutonici presero Danzica, intensificando l’insediamento di coloni
tedeschi e di religione ebraica nei Baltici, in Slesia e Pomerania.
La riunificazione dello Stato polacco avvenne ad opera di Przemysl II,
che introdusse nel 1295 l’aquila bianca su sfondo rosso, e soprattutto di
Wladyslaw Lokietek, detto Gomitello, che nel 1320 spostò la capitale a Cracovia
e nel 1331 sconfisse i teutonici a Plowce. Casimiro il Grande, l’ultimo Re
della dinastia dei Piast, regnò per quasi quarant’anni, codificando il diritto
polacco e fondando l’Università di Cracovia nel 1364. Alla sua morte la nobiltà
polacca affidò il trono al Re d’Ungheria Ludovico d’Angiò, la cui figlia
dodicenne Jadwiga fu data in sposa al Granduca pagano della Lituania, Jogaila.
Questi si convertì al cattolicesimo col nome di Wladislaw Jagellone e nel 1386
diede vita a quella che sarebbe diventata la principale Potenza dell’Europa
Centro Orientale tra il XV ed il XVII secolo, la “Res Publica delle Due
Nazioni” polacca e lituana.
Il 15 luglio del 1410 Wladislaw sconfisse i teutonici a Grunwald,
permettendo la progressiva riconquista della Prussia occidentale e di Danzica.
Quando nel 1525 il Gran Maestro dell’Ordine Teutonico Albrecht Hohenzollern
aderì alla riforma luterana e rese omaggio al Re polacco Sigismondo il Vecchio,
la dinastia degli Jagelloni controllava l’Europa orientale dal Mar Baltico al
Mar Nero e la tollerante Corte di Cracovia era uno dei principali centri della
cultura rinascimentale, dove concepì le sue teorie Nicolò Copernico. Tuttavia
nel 1526 il Re di Ungheria e Boemia Luigi II Jagellone venne sconfitto dai
turchi ottomani a Mohacs, in una sanguinosa battaglia che annientò la nobiltà
ungherese e fu all’origine dell’abbandono dell’espansione polacco-lituana verso
Sud, dove iniziava l’ascesa degli Asburgo.
Nel 1564 la Polonia aderisce alla Controriforma: da quel momento i
Gesuiti ne istruiranno la classe dirigente, che svilupperà una crescente
diffidenza verso i russi (ortodossi), i tedeschi del nord e gli svedesi
(protestanti) e gli ebrei. La Chiesa polacca tenterà in più riprese di unire a
Roma le chiese ortodosse presenti sui propri territori, come in occasione del
Sinodo del 1569, quando parte del clero ortodosso della Rutenia (Bielorussia ed
Ucraina) riconobbe la supremazia del Papa dando vita alla Chiesa uniate o
greco-cattolica. La dinastia degli Jagelloni ebbe termine con Sigismondo
Augusto, che tentò di riformare lo Stato polacco-lituano con l’Unione di
Lublino del 1569. Ma alla sua morte la Sejm, Assemblea dell’aristocrazia
polacca, trasformò la “Res Publica” in monarchia elettiva.
Il primo Re eletto fu il francese Enrico di Valois, che abbandonò la
Polonia nel 1574, dopo pochi mesi di regno. Il secondo fu l’ungherese Stefan
Batory, che tra il 1579 ed il 1582 sconfisse il nascente Impero russo di Ivan
il Terribile annettendo i territori baltici della Livonia (Estonia e Lituania).
Alla morte di Batory la terza libera elezione portò al trono di Polonia
Sigismondo Vasa, della dinastia reale svedese, che spostò la capitale da
Cracovia a Varsavia (1569). I Vasa regnarono per gran parte del XVII secolo,
caratterizzato da continui conflitti con la Svezia (come nel corso della Guerra
dei Trent’Anni tra il 1618 e il 1648), la Moscova ed i cosacchi del Dniepr
(fino alla spartizione dell’Ucraina tra polacchi e russi nel 1667). Nel 1683 il
Re Giovanni III Sobieski scese in guerra a fianco dell'Austria, sconfiggendo i
turchi alle porte di Vienna.
Ma la Polonia era ormai stremata dalle continue guerre ed il Settecento
fu un periodo di decadenza durante il quale la dinastia sassone (1697-1763),
cadde progressivamente sotto l’influenza russa, mentre l’aristocrazia si
dilaniava in conflitti interni. Il “Patto delle Tre Aquile Nere” (1732) tra
Russia, Prussia ed Austria precipitò definitivamente il Regno polacco in uno
Stato di paralisi politica e legale. Nel 1764 l’Imperatrice di Russia Caterina
II favorì l’ascesa al trono dell’ultimo Re di Polonia, Stanislao Augusto
Poniatowski. Nel 1772 Russia, Prussia e Polonia si divisero tra loro circa un
quarto del territorio polacco. Il Re tentò di reagire avviando una politica di
riforme e proclamando, il 3 maggio 1791, una costituzione in senso liberale, la
prima in Europa e la seconda al mondo, dopo quella degli Stati Uniti. Dopo una
guerra civile nel 1793 le Potenze vicine sottrassero la metà dei residui
territori al Regno polacco. Dopo un’ultima sollevazione popolare, nel 1795 vi
fu la terza e definitiva spartizione che cancellò il Paese dalla mappa europea
per 123 anni.
Le numerose rivolte popolari nell’Ottocento vennero sempre stroncate
dall’alleanza tra prussiani, austriaci e russi. Solo dopo la dissoluzione
dell'Impero Austro-Ungarico, il 7 ottobre 1918, venne proclamata l'indipendenza
del Paese, che nel 1920 fermò l'avanzata dell'Armata Rossa sulla Vistola e
occupò parte dell'Ucraina e della Lituania. La Pace di Riga (1921) fissò le
frontiere della Polonia molto ad
oriente, così che oltre il 30% della popolazione risultò costituito da
minoranze ucraine, bielorusse, lituane, tedesche ed ebraiche. Danzica divenne
città libera. Tra le due Guerre la democrazia faticò ad imporsi, ed il governo
del presidente Pilsudski divenne sempre più autoritario. Nel 1939 i nazisti
attaccarono la Polonia e conquistarono rapidamente tutto il paese, tranne le
zone orientali, annesse all'Unione Sovietica in base al trattato Ribbentrop-Molotov.
Dopo la II Guerra Mondiale, durante la quale la comunità ebraica venne
annientata ed il territorio polacco conobbe l’orrore dei campi di sterminio
nazisti, i confini del Paese vennero spostati verso Occidente, occupando
territori precedentemente tedeschi. Nei decenni della dominazione sovietica la
Polonia si è in più riprese mobilitata contro la dittatura comunista,
conquistando ampi spazi di libertà. Il movimento sindacale cristiano
Solidarnosc - sostenuto dall’arcivescovo metropolita di Cracovia, Karol
Wojtyla, asceso al soglio pontificio nel 1978 - ha aperto la strada al
progressivo smantellamento dell’influenza sovietica sull’Europa
Centro-Orientale.
La Polonia democratica dei primi anni ’90 guidata da Lech Walesa, leader
di Solidarnosc, ha vissuto i contraccolpi della transizione ad un’economia di
mercato. La terapia d’urto con una serie di riforme strutturali assai costose
da un punto di vista sociale e le divisioni all’interno dei partiti di
centro-destra hanno favorito la ripresa dei post-comunisti convertiti alla
democrazia ed al mercato. Nel 1993 l’Alleanza della Sinistra democratica (SLD)
ha vinto le elezioni e nel 1995 il suo leader Kwasniewski è stato eletto
Presidente della Repubblica (rieletto nel 2000). Dal 1999 la Polonia è membro
della NATO e dal maggio 2004 dell’Unione Europea.
Dati Generali
|
|
||
Superficie |
312.679 Kmq |
|
|
Capitale |
Varsavia
(1.800.000 abitanti) |
|
|
Abitanti |
38.500.696 |
|
|
Tasso crescita pop. |
-0,045% |
|
|
Aspettative di vita |
75,41 |
|
|
composizione etnica |
polacchi 96,7%; tedeschi
0,4%, ucraini 0,1%; bielorussi 0,1%; da segnalare anche comunità di lituani,
slovacchi, ebrei, zingari, russi, macedoni e greci i discendenti di polacchi
residenti all’estero sarebbero circa 17 milioni, principalmente in USA (6-10
milioni), Germania (1,5 milione), Brasile (1 milione), Francia (1 milione),
Canada (600.0009, Bieolorussia (400.000-1 milione) ed in numero inferiore
rispettivamente in Ucraina, Lituania, Gran Bretagna, Australia, Argentina,
Russia, repubblica ceca e Kazakhstan. |
|
|
Religioni |
Cattolica 89,8% (di cui il
75% si dichiara praticante); ortodossi di rito orientale 1,3%; protestanti
0,3% |
||
Fonte: The CIA Worldfactbook 2008.
CARICHE DELLO STATO |
|
Presidente della Repubblica |
Lech KACZYŃSKI (PiS, Diritto e giustizia) dal 23 dicembre 2005 |
Presidente
/ Marshal della Camera (Sejm) |
Bronislaw KOMOROWSKI (PO, Piattaforma
Civica, dal 5 novembre 2007) |
Presidente
/ Marshal del Senato |
Bogdan BORUSEWICZ
(indipendente) dall'ottobre 2005 |
Primo
Ministro |
Donald
TUSK (PO, Piattaforma Civica, dal 16 novembre 2007) |
Ministro
degli Esteri |
Radoslaw
SIKORSKI, dal 16 novembre 2007 |
SCADENZE ELETTORALI |
|
Presidente della Repubblica |
2010 |
Camera dei deputati |
2011
|
Senato |
2011
|
QUADRO
POLITICO |
Dal 16 novembre 2007 - a seguito delle elezioni
anticipate volute dal precedente Primo Ministro Jaroslaw Kaczynksi, leader del
partito Diritto e Giustizia - il leader del partito Piattaforma Civica,
Donald Tusk, guida un Governo
di coalizione con il Partito Popolare Polacco (altrimenti noto come “Partito dei Contadini”).
L’elevata partecipazione alle elezioni (pari al 53,8%
degli aventi diritto, rispetto al 40,6% nel 2005) è stato uno degli elementi
determinanti per la vittoria del partito di Tusk (con il 41,51% dei voti
espressi) - posto che con il 32% dei voti Diritto e Giustizia, suo principale
oppositore, è apparso aver raggiunto il livello massimo dei consensi
ipotizzabili. Solo altre due formazioni politiche hanno superato la soglia
d’ingresso del 5%, ovvero l’Alleanza della Sinistra Democratica con il 13,15% e
il Partito Popolare Polacco con l’8,91% dei voti.
Il Governo guidato da Tusk ha sinora potuto contare
su di una solida maggioranza, pur dovendosi comunque confrontare con il Presidente
della Repubblica Lech Kaczynski (in carica fino al 2010), cui la Costituzione polacca assicura alcune prerogative
soprattutto per quanto riguarda la politica estera e la sicurezza nazionale. Si
registrano spesso contrasti tra il Presidente ed il Primo Ministro (es. sul
Trattato di Lisbona, firmato solo dopo l’esito del referendum irlandese) e nei
rapporti con la Russia), e non di rado il Presidente ha fatto ricorso al suo
diritto di veto per respingere alcune leggi approvate dal Parlamento. In alcuni
casi la maggioranza governativa è comunque riuscita (ottenendo il sostegno di
parte dei parlamentari della Sinistra Democratica) a raggiungere il quorum di
3/5 richiesto dalla Costituzione polacca per superare il veto presidenziale.
A quasi due anni di distanza dalla nascita del
Governo Tusk, Piattaforma Civica e lo stesso Premier continuano a mantenere
elevatissime percentuali di gradimento nei sondaggi. Superato brillantemente lo
scoglio delle elezioni europee (nelle quali, pur a fronte di una limitata
affluenza alle urne, Piattaforma Civica ha ottenuto il 44,5% dei voti, con un
aumento di tre punti rispetto alle politiche del 2007), il focus della politica
interna polacca si sta ora progressivamente spostando sul prossimo
appuntamento, costituito dalle presidenziali
dell’autunno 2010. Non vi sono sinora candidature ufficiali, ma appaiono al
momento estremamente probabili da un lato la ricandidatura dell’attuale Capo dello Stato, sostenuto da “Diritto
e Giustizia”, e dall’altro la candidatura del Primo Ministro Tusk, presentato
da “Piattaforma Civica” ed al momento nettamente favorito nei sondaggi e nei
pronostici. Tuttavia, l’immagine del partito potrebbe subire dei duri
contraccolpi a seguito dello scandalo
che ha costretto alle dimissioni (agli inizi di ottobre) il Ministro dello Sport ed il Capogruppo di Piattaforma Civica al Sejm.
Per ragioni legate ad una diversa vicenda, il Primo
Ministro Tusk ha recentemente annunciato
di aver accolto le dimissioni di
personalità di spicco a lui vicinissime, quali il Vice Primo Ministro e
Ministro dell’Interno Schetyna, il Ministro della Giustizia Czuma e il Vice
Ministro dell’Economia Szejnfeld. Egli ha inoltre reso noto che lasciano le loro posizioni governative
i Segretari di Stato alla Presidenza
del Consiglio Nowak, Grupinski e Gras
ed ha, infine, indicato di aver avviato la procedura di revoca dell’incarico per il Capo
dell’Ufficio Centrale Anticorruzione Kamiski. Quest’ultimo è stato accusato
da Tusk di aver teso una «trappola
politica» a Piattaforma Civica e di averlo fatto in piena collaborazione
con il principale partito di opposizione (Diritto e Giustizia).
Quanto alle elezioni presidenziali, rimane
l’incognita su una terza eventuale candidatura, che miri a coagulare
l’elettorato di centro-sinistra lasciato “scoperto” dalle prime due.
Composizione del
Parlamento
L’attuale
composizione del Sejm (Camera Bassa) è la seguente (si ricorda che le ultime
elezioni politiche si sono tenute il 21 ottobre 2007):
Partiti |
Seggi |
Piattaforma Civica (PO) |
206 |
Diritto e
giustizia (PiS) |
154 |
Gruppo dei deputati della Sinistra (Lewica) |
43 |
Partito popolare polacco (“Partito dei Contadini”) |
31 |
Gruppo Polska Plus |
9 |
Partito socialdemocratico
polacco |
4 |
Gruppo DKP-SD |
3 |
Gruppo misto |
10 |
Totale |
460 |
L’attuale
composizione del Senato è la seguente:
Partiti |
Seggi |
Piattaforma Civica (PO) |
59 |
Diritto e giustizia (PiS) |
38 |
Indipendenti |
3 |
Totale |
100 |
QUADRO ISTITUZIONALE |
La prima Costituzione polacca risale al 1791, ed è
ritenuta la seconda Carta costituzionale della storia dopo quella degli Stati
Uniti. Nel 1952 venne imposta una Costituzione di stampo staliniano e
nell’ottobre del 1992 fu adottata una Costituzione provvisoria. L’attuale
testo, redatto dall’Assemblea Nazionale (Parlamento in seduta comune) ed
approvato con referendum popolare, è entrato in vigore il 16 luglio 1997. Si compone di 243 articoli divisi in 13 sezioni, definisce la Polonia “un Paese
democratico basato sul diritto che persegue i principi della giustizia sociale”
e garantisce, tra gli altri, il diritto di parola, la libertà di coscienza e
religiosa, il diritto di associazione e di sciopero, la presunzione di
innocenza dell’imputato sino alla condanna penale ed il diritto di emigrazione
all’interno ed all’esterno del Paese.
La Polonia è una Repubblica parlamentare.
Presidente della Repubblica
Il Capo dello
Stato è il Presidente della
Repubblica, eletto direttamente dal corpo elettorale. Il Presidente rimane
in carica per cinque anni e non può
essere eletto per più di due mandati[2]. La seconda carica dello Stato è il Presidente della Sejm, e la terza
il Presidente del Senato. Il Presidente della Repubblica rappresenta la
Polonia in ambito internazionale, nomina i vertici della
Magistratura e delle Forze Armate (di cui è il Comandante Supremo), con atti
controfirmati dal Primo Ministro, e designa lo stesso Primo Ministro.
Il Presidente della
Repubblica può apporre il proprio veto all’approvazione delle leggi da parte
del Parlamento (per il cui superamento occorre una maggioranza dei tre quinti
dei deputati) oppure può rinviarle alla Corte Costituzionale, che si esprime
sulla legittimità costituzionalità del testo.
Il
Presidente della Repubblica può essere messo in stato di accusa davanti al
Tribunale di Stato per attentato alla Costituzione. Lo stato di accusa deve
essere deliberato dall’Assemblea Nazionale tramite una mozione, presentata da
160 membri dell’Assemblea e approvata a maggioranza di due terzi dei membri.
Il Presidente può sciogliere
la Sejm se nega per tre volte la
fiducia al Governo proposto dal Primo Ministro designato, oppure se non riesce
ad approvare il bilancio pubblico nei tempi stabiliti.
Parlamento
Il Parlamento polacco si compone della Sejm,
la Camera bassa, e del Senato. Alla Sejm i seggi sono 460, al Senato 100. Si
tratta di un bicameralismo imperfetto in cui la Sejm concede la fiducia al governo e il cui potere decisionale
prevale rispetto a quello del Senato nel procedimento legislativo. I deputati
sono eletti per quattro anni in base
ad un sistema elettorale proporzionale
con uno sbarramento al 5% mentre i
senatori sono eletti, sempre per quattro
anni, con un sistema maggioritario su base provinciale. L’elettorato
passivo per la Camera è 21 anni, per il Senato 30.
La Sejm
e il Senato in seduta comune costituiscono l'Assemblea Nazionale, che si riunisce sotto la Presidenza del
Presidente della Sejm, per ricevere
il giuramento del Presidente della Repubblica e per votare la risoluzione con
cui si dichiara l’impossibilità del Presidente a proseguire nell’esercizio
delle proprie funzioni.
La
Sejm può deliberare a maggioranza dei
2/3 dei membri il termine anticipato della legislatura; ogni deliberazione in
tal senso opera automaticamente anche per il Senato.
Il
potere di iniziativa legislativa appartiene ai singoli parlamentari, al
Presidente della Repubblica e al Consiglio dei Ministri. Una proposta di legge
può essere inoltre avanzata da 100 mila elettori. La Sejm approva i disegni di legge a maggioranza dei presenti tranne che nei casi espressamente previsti
dalla Costituzione; il quorum per la validità delle deliberazioni è fissato
nella metà dei membri della Sejm.
Dopo
l’approvazione da parte della Sejm, i
disegni di legge vengono trasmessi al Senato che può approvarli integralmente,
emendarli o respingerli. Nel caso di reiezione o di modifica, questa si intende
definitiva a meno che la Sejm non
respinga le deliberazioni del Senato a maggioranza assoluta dei presenti.
Corte costituzionale
Il ruolo della
Corte Costituzionale è incentrato
principalmente sui conflitti di attribuzione tra le istituzioni dello Stato e
sul giudizio in caso di violazione dei diritti costituzionali a danno dei
cittadini; solo in casi limitati è chiamata a giudicare la costituzionalità
delle leggi.
Governo
Il
Governo è costituito dal Consiglio dei ministri, presieduto dal Primo Ministro. Il Presidente della
Repubblica nomina il Primo Ministro e, su sua proposta, i Ministri. Il Governo deve ricevere il voto di fiducia
della Sejm, espresso a maggioranza.
Le
mozioni di sfiducia contro l’intero Governo possono essere presentate al Sejm, su proposta di almeno 46 deputati,
e devono prevedere il nome del nuovo Primo Ministro, che il Presidente della
Repubblica è tenuto a designare qualora la mozione ottenga la maggioranza di
voti alla Sejm. Una volta ottenuta la
fiducia, il Primo Ministro può sostituire i membri del suo Consiglio dei
Ministri senza doversi ripresentare davanti alla Camera. Il Primo Ministro
nomina e controlla i Governatori delle Province (“voivodi”) che applicano sul
territorio le direttive del Governo ed impiegano le risorse finanziarie a
livello locale.
POLITICA ESTERA |
Nel perseguire in via
prioritaria gli obiettivi della sicurezza nazionale e della stabilità
regionale, le direttrici fondamentali della politica estera polacca sono
l’acquisizione di un profilo di rilievo nella UE e nella NATO, in parallelo ad
uno stretto rapporto bilaterale con gli Stati Uniti.
Elementi tradizionali
dell’azione di politica estera della Polonia sono il settore della
collaborazione energetica ed il sostegno ad ogni allargamento, soprattutto ad
est, come un approfondimento della “dimensione orientale” della politica
estera dell’Unione, rivolto in primo luogo nei confronti di Ucraina e
Bielorussia. Varsavia ha stabilito costanti e forti contatti con i vicini
orientali: intense le relazioni ed i contatti con le Repubbliche baltiche (in
primis la Lituania, dove Tusk ha effettuato la sua prima visita all’estero,
il 30 novembre 2007) e frequenti sono gli incontri al vertice con l’Ucraina (da
ultimo in occasione della crisi del gas russo-ucraina). Con grande
soddisfazione sono state quindi accolte a Varsavia le risultanze del Vertice
NATO di Bucarest (2-4 aprile 2008).
Con l’avvento del nuovo
Governo i rapporti con la Russia hanno registrato un certo miglioramento.
All’inizio del 2008 è stata raggiunta un’intesa per la revoca del blocco
imposto da Mosca alle importazioni di carni polacche (in ragione del quale
Varsavia aveva a sua volta bloccato l’avvio dei negoziati del nuovo Accordo di
Partenariato e Cooperazione con l’UE). Sulle prospettive dei rapporti non
mancheranno tuttavia di pesare sia la recente firma dell’intesa con gli USA per
il sistema di difesa missilistica, così come gli sviluppi legati alla crisi
in Georgia, Paese con il quale la Polonia intrattiene intensi rapporti (il
Presidente Kaczynski si è recato a Tbilisi il 12 agosto assieme ai colleghi di
Lituania, Lettonia, Estonia ed Ucraina). Nell’ambito della missione di
monitoraggio promossa dall’Unione Europea (European Union Monitoring Mission),
Varsavia ha assicurato l’invio di 26 osservatori. Da ultimo, nell’incontro tra Tusk e Putin, a Davos il 29 gennaio 2009, è
stata discussa la possibile visita dello stesso Putin a Varsavia. Sul fronte
delle forniture energetiche, sono state esaminate le possibili soluzioni alle
difficoltà connesse alla recente crisi del gas, il cui impatto sulla
Polonia tuttavia è stato alquanto limitato. Il dialogo con Mosca rimane però
una priorità per il governo ed il 5/6 maggio 2009 il Ministro degli Esteri
polacco Sikorski ha incontrato l’omologo russo. L’incontro ha riguardato in
particolare questioni bilaterali e la prossima visita di Putin a Danzica in
occasione del 70mo anniversario dello scoppio della seconda guerra mondiale ed
è un ulteriore passo in avanti verso la normalizzazione dei rapporti con Mosca.
La Russia per la Polonia è infatti un partner strategico con cui dialogare e
ciò non è in contraddizione con il partenariato orientale.
La questione della sicurezza
energetica rappresenta un tema prioritario per la Polonia. Varsavia ha
accolto con grande preoccupazione l’intesa tra Mosca e Berlino per la
costruzione del gasdotto del Mar
Baltico (“North Stream”), che aggira sotto il mare la Polonia e gli
Stati baltici. Per diversificare le fonti di approvvigionamento ed affrancarsi
progressivamente dall’utilizzo del carbone (solo il 10% del fabbisogno
nazionale è oggi coperto dalle importazioni di gas e petrolio, provenienti in
larga misura dalla Russia) i progetti sul tavolo dell'esecutivo sono molteplici
(prolungamento dell'oleodotto Odessa-Brody sino ai porti polacchi sul baltico;
costruzione di un rigassificatore per consentire l'importazione via nave di gas
liquido; collegamento tramite gasdotto alla rete norvegese; realizzazione di un
impianto di produzione di gas dal carbone; eventuale costruzione di un reattore
nucleare in terra lituana che rifornisca i tre Stati baltici e la Polonia), ma
i relativi finanziamenti e tempi di realizzazione appaiono al momento
tutt'altro che definiti.
L’accordo tra Mosca e Berlino
sul “North Stream”, così come il periodico riaffiorare delle questioni legate
ai drammi della II Guerra Mondiale, condiziona anche le relazioni –
sostanzialmente positive – con la Germania. Lo
scorso 24 settembre il Cancelliere tedesco Merkel ha effettuato una breve
visita a Wroclaw (Breslavia), ove le e' stata conferita una laurea honoris
causa da parte del locale Politecnico "per i suoi meriti nel
riavvicinamento tra Germania e Polonia".
Rilevanti sono i rapporti
con i Paesi del Gruppo di Visegrad, di
cui la Polonia ha detenuto la Presidenza fino a giugno 2009; tra questi ultimi
è in particolare da sottolineare la stretta collaborazione recentemente avviata
ai massimi livelli con la Repubblica Ceca. Il 26 settembre scorso i Ministri
degli Affari Europei degli Stati membri del gruppo di Visegrad (Polonia,
Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria), insieme ai Ministri di Romania e
Bulgaria, si sono riuniti a Varsavia ed hanno lanciato un appello per
un'accelerazione della realizzazione del progetto polacco-svedese sul Partenariato
orientale, quale strumento di riavvicinamento tra l'Unione Europea e i
Paesi dell'Europa orientale.
Recentemente (17 settembre)
il Presidente Obama ha annunciato la volontà di non proseguire il piano di
dispiegamento del sistema di difesa antimissilistica voluto dalla precedente
Amministrazione Bush. Viene meno in tal modo, nell’ambito del rapporto di “partenariato
strategico” con gli Stati Uniti, il precedente accordo sulla difesa
missilistica che prevedeva l’installazione dei missili intercettori
in Polonia (collegati al sistema radar che sarebbero stati dislocati in
Repubblica Ceca), così come un importante impegno USA per l’ammodernamento
degli armamenti, a partire dalla dislocazione – inizialmente su base periodica
– di una batteria di patriots in territorio polacco.
Vale
ricordare che il Ministro degli Esteri Sikorski ha dichiarato il 5
novembre scorso, nel corso della sua visita ufficiale negli Stati Uniti,
che la Polonia ha bisogno che truppe americane stazionino sul suo territorio a
fini di difesa da una eventuale aggressione russa.
Alleato della prima ora
degli Stati Uniti nella guerra
in Iraq, la Polonia ha completato il
25 ottobre scorso il ritiro delle circa 1.500 unità presenti. Il ritiro del contingente polacco era stato
promesso da Tusk nel corso della campagna elettorale.
Differente il caso dell’Afghanistan, dove la presenza polacca
(1.078 soldati dislocati nel Sud del Paese, che saranno aumentati di 400 unità
entro la primavera) è stata indicata da Tusk come indice della credibilità
dell’appartenenza alla NATO, organizzazione considerata principale pilastro e
prima garanzia della sicurezza del Paese. Il nuovo Esecutivo ha altresì
confermato la decisione – presa dal predecessore – di inviare 350 soldati
nell’ambito di una missione PESD in Ciad.
Il 26 febbraio 2008, il
Governo polacco ha riconosciuto l’indipendenza del Kossovo. Truppe
polacche sono altresì presenti in Bosnia-Erzegovina,
nell’ambito EU-ALTHEA, per un totale
di 300 soldati.
La Polonia
è membro dell'Unione Europea dal 1° maggio 2004, dopo un negoziato di
adesione che le ha consentito di ottenere condizioni finanziarie
particolarmente vantaggiose, ed in seguito al referendum confermativo del
giugno 2003, dove il 77,4% dei votanti (il 58% degli aventi diritto) si è
pronunciato a favore dell’adesione.
La posizione del Governo Kaczynski si era
caratterizzata per una forte contrarietà ad ogni possibile rafforzamento delle
strutture sovranazionali, foriero di limitazioni ad un’indipendenza da poco
pienamente riacquistata. Il nuovo Governo ha posto la ratifica del Trattato
di Riforma tra le sue priorità, mantenendo tuttavia l’opt-out sulla Carta
dei Diritti Fondamentali. Il provvedimento di ratifica, approvato dal
Parlamento polacco, è stato controfirmato nell’ottobre
2009 dal Presidente della Repubblica.
Il 21 dicembre
2008 la Polonia è entrata a far parte dell’area Schengen. In linea generale, le Autorità polacche mostrano
soprattutto una visione dell'Europa quale
utile strumento per propagare libertà e democrazia (rimane vivo il sostegno
ad ogni allargamento, soprattutto ad est) ed assicurare ai Paesi membri la sicurezza economica ed energetica.
Varsavia ha indicato quale Commissario europeo
l’ex-Ministro per l’Integrazione Europea, Danuta
Hubner, alla quale il Presidente Barroso ha affidato la politica regionale, oltre a un posto di
Vice-Presidente. Questa scelta ha molto soddisfatto i polacchi, i quali
ripongono grandi aspettative nell’utilizzo dei fondi strutturali.
Nel triennio 2004-2006 i fondi ricevuti dalle autorità polacche
nel periodo 2004-2006 hanno raggiunto il valore di 8,2 miliardi di euro,
contribuendo ad una crescita addizionale del PIL polacco del 1,6% nel 2006. Con
tali fondi sono stati realizzati 80.000 progetti, con una ripartizione omogenea
all’interno del territorio nazionale.
Per il periodo
2007/2013, la Polonia potrà contare su fondi europei estremamente
rilevanti: 59,65 miliardi di euro saranno destinati a fondi strutturali e di
coesione, 27 miliardi di euro per i pagamenti diretti in agricoltura, 11,8
miliardi circa destinati allo sviluppo rurale, 3,9 miliardi per l’attuazione di
misure connesse alla Strategia di Lisbona.
Il Consiglio
europeo di marzo (2009) ha particolarmente soddisfatto la Polonia: è stato
riconosciuta infatti come obiettivo, seppur a lungo termine, la
liberalizzazione dei movimenti transfrontalieri ed il rilascio dei visti nei
confronti dei Paesi partecipanti al Partenariato orientale. Soddisfazione per
gli interventi previsti dal piano europeo di ripresa economica e per i 330
milioni di Euro destinati alla Polonia nell’ambito dei progetti energetici.
Il 20 maggio 2009, il Tribunale Costituzionale
polacco ha risolto un dissidio tra il Presidente della Repubblica ed il primo
Ministro. Il PdR può partecipare alla riunione del Consiglio Europeo, ma spetta
al governo la rappresentanza della Polonia al Consiglio e la predisposizione e
l’esposizione della posizione polacca.
QUADRO MACRO-ECONOMICO |
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI 2008 |
|
PIL a parità
di potere d’acquisto |
684,5 miliardi di dollari |
PIL al
cambio ufficiale |
567.4 miliardi di dollari |
PIL pro capite a parità di potere di
acquisto |
17.800 dollari USA |
Composizione
PIL per settore |
4% agricoltura; 31,3% industria; 64,7% servizi |
Crescita
PIL |
4,8% |
Disoccupazione |
9,8% |
Inflazione |
4,5% |
Rapporto
debito pubblico / PIL |
41,6% del PIL |
Debito
estero |
227,5 miliardi di dollari |
Successivamente all’adesione all’Unione Europea nel maggio del 2004 l’economia polacca ha conosciuto
una fase di crescita sostenuta.
Grazie al consistente aumento dell’export,
della produzione industriale e della domanda interna, all’afflusso dei fondi
strutturali UE (oltre 67 miliardi di euro nel periodo 2007-2013 nell’ambito
della politica di coesione) e ai cospicui investimenti diretti esteri (16,6 mld
di euro nel solo 2007), il PIL polacco ha segnato una forte progressione con
tassi d’incremento superiori al 6% nel biennio 2006-2007 e pari al 4,9% nel
2008. La critica congiuntura economica internazionale influenza negativamente (seppure in misura
inferiore rispetto a tanti altri Paesi) le stime per il biennio 2009-2010, che prevedono tassi di crescita,
rispettivamente, dell’1 e dell’1,2%. La Polonia rimane tuttavia tra i Paesi più poveri dell’Unione Europea
con un PIL pro capite pari al 55% della
media UE nel 2008. L'economia polacca si caratterizza per un sensibile e
crescente gap di sviluppo tra le 16
Regioni (Voivodati) in cui il Paese è suddiviso[3] e, all’interno di queste, tra le aree rurali e
quelle urbane. A titolo d’esempio, si pensi che le quattro Regioni più
dinamiche nel 2006 hanno prodotto ben il 52,0% del PIL polacco (in crescita
rispetto al 50,7% del 1999) e che il rapporto fra il PIL pro capite del Voivodato
più ricco (Mazowieckie) e quello del Voivodato più povero (Lubelskie) è passato
da 2,17 nel 1999 a 2,20 nel 2003, fino a 2,32 nel 2006.
Per sostenere
lo sviluppo economico del Paese e ridurre le disparità di sviluppo fra i
Voivodati più dinamici e quelli più arretrati (questi ultimi in gran parte
situati nella Polonia orientale), il Governo può fare affidamento sulle ingenti risorse stanziate nell’ambito
del periodo di programmazione finanziaria UE
2007-2013: la Polonia costituisce infatti il principale beneficiario dei fondi strutturali nell’ambito della
politica di coesione, con un afflusso finanziario superiore ai 67 miliardi di
euro. In tale contesto il Governo - in collaborazione con la Commissione
Europea – ha elaborato una Strategia di sviluppo del Paese articolata secondo
una pluralità di aree tematiche e direttrici, coerenti fra loro, che integra e
combina la dotazione finanziaria comunitaria con ulteriori disponibilità a
valere sul bilancio nazionale[4].
I fondi
relativi al settore delle infrastrutture saranno destinati in parte consistente
all’ammodernamento e all’estensione della rete integrata dei trasporti, settore
ritenuto prioritario al fine di contribuire all’ulteriore sviluppo economico,
nonché in previsione dei Campionati europei di calcio 2012 che si disputeranno
in Polonia e Ucraina. Dovrebbero essere realizzati circa 160 km di nuovi
collegamenti autostradali e 1.200 km di vie di comunicazione veloce. Il Governo
intenderebbe inoltre destinare circa 120 milioni di zloty (29,2 milioni di euro)
alla modernizzazione di undici aeroporti, fra i quali Cracovia, Danzica,
Katowice, Lublino, Poznan e Rzeszow, nonché alla realizzazione del nuovo
aeroporto di Obice nei pressi di Kielce.
2. Andamento congiunturale
e politica economica
La Polonia ha
risentito della negativa congiuntura internazionale in misura sensibilmente inferiore rispetto alla media degli altri Paesi
europei, come dimostra il fatto che il PIL mantiene una dinamica di
crescita tra le più vivaci nella UE: dopo il 6,2% nel 2006, il 6,7% nel 2007 e
il 4,9% nel 2008, nel primo trimestre
del 2009 esso è cresciuto dello 0,8%
, nel secondo dell’1,1% (se confrontato con gli stessi periodi del 2008) e nel
terzo dell’1,8% rispetto allo stesso periodo del 2008 e dello 0,4% rispetto
al periodo aprile-giugno 2009.
Tra i fattori
che hanno determinato la sostanziale tenuta dell’economia polacca
vengono segnalati in primo luogo i cambiamenti nella struttura del commercio
con l’estero: sebbene sia le importazioni che le esportazioni siano diminuite,
le prime si sono contratte in misura maggiore delle seconde, come si evince dal
fatto che, nella prima metà del 2009 (rispetto allo stesso periodo del 2008),
le esportazioni sono calate del
22,5% e le importazioni del 30,6%. Una dinamica che, a giudizio di autorevoli
economisti locali, rifletterebbe non solo il vantaggio competitivo dovuto al
deprezzamento dello zloty (che è tornato peraltro a rafforzarsi nel secondo
trimestre del 2009), ma anche la crescente capacità dell’economia polacca di
sostituire con produzioni proprie i beni un tempo importati.
Complessivamente
debole è risultata invece la domanda interna, e ciò soprattutto a causa
del calo registratosi alla voce relativa alla formazione del capitale, che ha
inciso negativamente sulla dinamica del PIL nella misura del -3,3%. Positivo
invece l’andamento dei consumi, che hanno dato un contributo alla crescita del
prodotto interno lordo quantificabile in 1,3 punti percentuali. La sostanziale
tenuta dei consumi sia pubblici che privati (che nel secondo trimestre del 2009
sono tuttavia aumentati in misura inferiore rispetto al primo) è stata resa
possibile grazie alla consistenza del mercato interno, al mantenimento di un
sufficiente livello di propensione al consumo, alla progressiva entrata a regime
di sgravi fiscali introdotti a partire dal 2007 e ai fondi UE.
Sul lato
dell’offerta, l’incremento del valore aggiunto lordo nel secondo trimestre del
2009 rispetto allo stesso periodo del 2008 si è collocato sullo 0,8%, e ciò
nonostante la contrazione verificatasi nel settore industriale (-5,1%), che è
stata più che controbilanciata dalla crescita di altri comparti come quello
delle costruzioni (4,5%) e dei servizi non commerciali (2,8%).
Il
rallentamento dell’economia ha avuto riflessi anche sul mercato del lavoro,
dove, a luglio 2009, il tasso di disoccupazione si è attestato al 10,8%, con un
aumento dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2008 e dello 0,1% a giugno
2009. Al peggioramento sul fronte occupazionale si è accompagnato un
rallentamento della dinamica salariale: nel secondo trimestre del 2009,
infatti, la crescita delle retribuzioni in termini reali si è attestata
sull’1,3% (a fronte del 3,7% del trimestre precedente).
Quanto al tasso
d’inflazione, se nel 2008 si era attestato su una media del 4,2%, quindi oltre
il limite superiore della banda di oscillazione dell’1,5%-3,5% stabilita dalla
Banca Centrale polacca, alla fine di agosto 2009 esso si è portato al 3,7%, con
una previsione governativa di crescita media del 3,6% nel 2009 e dell’1% nel
2010. A fronte di tale dinamica, la Banca Centrale ha potuto adottare più
agevolmente una politica monetaria di segno espansivo, che ha portato, a
partire dal novembre 2008, a sei consecutivi tagli dei tassi d’interesse per un
ammontare complessivo di 250 punti base. Attualmente, il tasso di riferimento è
al 3,50%, il lombard al 5,00% e il tasso di sconto al 3,75% (trattasi dei
livelli più bassi nella storia recente della Polonia).
Quanto
all’andamento del tasso di cambio,
lo zloty – dopo una fase di apprezzamento durata fino all’estate del 2008,
quando raggiunse 3,2 zl/1€ – ha iniziato a deprezzarsi fino a toccare quota 4,6
zl/1 € nel febbraio/marzo del 2009. Da allora, complici anche le politiche
espansive adottate per far fronte al rischio recessione, la moneta polacca ha
ripreso tendenzialmente a rafforzarsi, fino ad arrivare ad agosto 2009 ad un
tasso di cambio di 4,1 zl/1 €. Tuttavia, la stabilizzazione degli ultimi due
mesi circa nel range 4,21-4,07 EUR/PNL (salvo la spike isolata del 14 settembre
2009) intorno ad una media a 4,14
EUR/PNL non rappresenta necessariamente l’anticamera di una nuova immediata
fase rialzista verso quota 4,00 e/o sotto.
Le finanze
pubbliche hanno beneficiato nel corso degli ultimi anni del forte incremento
del gettito fiscale, con sostanziali riduzioni del deficit, sceso a 41,1
miliardi di zloty[5] (pari al 3,9% del PIL) nel 2006 e a 22,1 miliardi di zloty[6] (pari all’1,9%
del PIL) nel 2007, a fronte dei 30 miliardi indicati nel documento di
previsione. Tuttavia, il raffreddamento dell’economia, con le conseguenze che
esso ha comportato sull’andamento del gettito fiscale, ha avuto un impatto
negativo anche sui conti pubblici: il disavanzo prodottosi nel 2008 (49,5 miliardi di zloty[7], pari al 3,9%
del PIL) ha indotto l’Unione Europea ad avviare un procedura per deficit eccessivo nei confronti della
Polonia, ciò che ha contribuito ad allontanare la prospettiva dell’adesione del
Paese alla zona euro, inizialmente
prevista nel 2012. Nel luglio scorso, i risultati economici inferiori alle
attese hanno poi indotto il Governo di Varsavia a rivedere al rialzo la
previsione di disavanzo per il 2009, passata, con un incremento di circa il
50%, da 18,2 a 27,2 miliardi di zloty.
Il draft di legge finanziaria 2010, recentemente approvato dal Governo,
prevede per l’anno prossimo un deficit di 52,21 miliardi di zloty,
ovvero quasi il doppio di quello previsto nel 2009. Tuttavia, questo viene
mantenuto entro un livello di sicurezza che, a giudizio del Premier Tusk e del
Ministro delle Finanze Rostowski, non creerà situazioni di rischio per le
finanze pubbliche.
Un’importante
risorsa per le casse dello Stato è rappresentata dai proventi delle privatizzazioni. Nell’agosto del 2009,
il Governo polacco ha attualizzato, accelerandolo, il già ambizioso programma
di privatizzazioni 2008-2011, e ciò al fine, tra gli altri, d’incrementare il
flusso di introiti per le finanze pubbliche in modo da far fronte ai disavanzi
previsti per l’anno in corso e per il 2010. Si prevede la cessione di 58 grandi
società (19 entro la fine del 2009, 39 nel 2010) ed entrate complessive stimate
in 36,7 miliardi di zloty (pari a circa 8,9 miliardi di euro) nei diciotto mesi
intercorrenti fra luglio 2009 e dicembre 2010. Nella sola seconda metà del 2009
sono previsti introiti per 11,67 miliardi di zloty (pari a circa 2,1 miliardi
di euro).
Una buona
tenuta continua inoltre a mostrare il sistema
bancario locale, favorito dalla sua sostanziale estraneità al problema dei
c.d. titoli tossici, nonché dal fatto che il boom creditizio verificatosi negli ultimi anni in Europa
centro-orientale si è esteso alla Polonia in ritardo rispetto agli altri Paesi
dell’area, assumendo pertanto dimensioni più modeste e ponendo quindi minori
rischi al momento dello scoppio della crisi finanziaria internazionale.
Ciò nondimeno
anche in Polonia, a partire dal quarto trimestre del 2008, si è assistito ad
una stretta sui crediti alle famiglie e alle imprese, nonché ad un’estrema
prudenza delle banche locali nel prestare ad altre banche. Numerosi sono stati
peraltro gli interventi delle competenti Autorità volti a sostenere il credito
(fra questi un programma di garanzie sui prestiti varato dalla banca statale
BGK) e a salvaguardare la stabilità del sistema finanziario.
Circa i tempi
d’ingresso nella zona euro, il
Governo Tusk è determinato a procedere quanto più rapidamente possibile:
nell’ottobre del 2008 era stata varata una road
map che prevedeva l’adozione della moneta unica al 1° gennaio del 2012. Nel
luglio del 2009, tuttavia, il Governo ha dichiarato che, contrariamente a
quanto previsto prima che la crisi economica internazionale colpisse la
Polonia, tale deadline non potrà più
essere rispettata. Il rallentamento economico dovuto alla negativa congiuntura
dell’economia mondiale e le conseguenti difficoltà di contenimento del deficit e del debito pubblico,
unitamente alla volatilità dello zloty e ai problemi sul fronte
dell’inflazione, hanno contribuito in maniera determinante ad allontanare la
prospettiva di una rapida convergenza della Polonia verso i c.d. criteri di
Maastricht (come testimonia fra l’altro l’apertura a carico di Varsavia da
parte dell’Ecofin del 7 luglio 2009 di una procedura per deficit eccessivo). Per quanto attiene alle prospettive future, il
Governo prevede il varo di un nuovo piano strategico per l’adesione alla zona
euro nel giugno 2010, ventilando la possibilità che la Polonia entri nell’ERM2
entro il 2013.
Per favorire la
stabilizzazione dello zloty la Polonia ha ottenuto nel maggio del 2009 dal Fondo Monetario Internazionale l’accensione
di una linea di credito flessibile per l’importo di 20,58 miliardi di dollari USA a valere sul nuovo strumento
finanziario riservato ai Paesi che presentano politiche economiche rigorose e
fondamentali economici sani. Ad oggi, peraltro, il Governo polacco non si è ancora trovato nella necessità
di doverne far uso.
La crisi del gas occorsa nel gennaio 2009
tra Russia e Ucraina ha avuto effetti
limitati in Polonia poiché quest’ultima è relativamente autonoma dal punto
di vista degli approvvigionamenti energetici grazie agli ingenti giacimenti di
carbone e riceve la maggior parte delle forniture di gas russo (l’85% circa)
tramite la rete bielorussa[8]. A seguito della crisi il Governo ha in ogni caso
presentato un documento nel quale si stabiliscono le linee guida che esso
intende perseguire nell’ottica di un progressivo incremento della sicurezza
energetica del Paese[9].
3. Relazioni economiche e
commerciali con i principali Paesi partner
La Polonia ha
negli ultimi anni tratto notevole profitto dalle dimensioni demografiche che la
pongono al sesto posto fra i 27 Paesi della UE e da una posizione geografica
strategica che la colloca al centro delle principali direttrici europee
nord-sud ed est-ovest. Il Paese attrae il crescente interesse di aziende europee
ed extra-europee (statunitensi, indiane, coreane e giapponesi) operanti anche
in settori ad alto contenuto tecnologico (servizi informatici,
telecomunicazioni, centri software
fra cui Google) grazie fra l’altro
agli incentivi fiscali ed amministrativi offerti nelle Zone Economiche
Speciali, alla disponibilità di manodopera giovane e qualificata ed alle
notevoli risorse finanziarie derivanti dai fondi strutturali UE.
Secondo i dati
forniti dall’Ufficio Centrale di Statistica, nel 2008 la bilancia commerciale
polacca ha registrato un deficit di 26,2 mld di euro, con un peggioramento di
7,6 mld di euro rispetto al 2007. Le esportazioni sono state pari a 116,2 mld
di euro (+14,1%) mentre le importazioni hanno raggiunto il valore di 142,4 mld
di euro (+25,5%).
La
distribuzione degli scambi registra una presenza preponderante dei Paesi UE che
assorbono il 77,8% delle esportazioni e forniscono il 61,9% delle importazioni
polacche. La bilancia commerciale con i Paesi UE presenta un saldo positivo di
2,2 mld di euro a favore della Polonia. Essa registra invece un consistente
squilibrio negli scambi con i Paesi in via di sviluppo, con un saldo negativo
di 19,4 mld di euro nel 2008.
Tra i
principali partner commerciali la Germania si situa in prima posizione
con un interscambio complessivo di 61,8 mld di euro che assorbe il 25% delle
esportazioni polacche (circa 29,1 mld di euro) e fornisce il 23% delle
importazioni della Polonia (circa 32,7 mld di euro), determinando un saldo
commerciale a sfavore di quest’ultima di 3,6 mld di euro. Nella graduatoria dei
principali partner seguono Russia (€ 19,9 mld), Italia (€ 16,2
mld) e, con quote decrescenti, Francia
(€ 13,9 mld), Repubblica Ceca (€
11,7 mld), Cina (€ 11,4 mld), Gran Bretagna (€ 10,7 mld) e Paesi Bassi (€ 9,5 mld).
Stando ai dati
della Banca Centrale il flusso degli investimenti diretti esteri in ingresso
nel 2008 sarebbe stato pari a circa 10,9 mld di euro, con una forte contrazione
rispetto al valore record di 16,6 mld di euro registrato nel 2007 imputabile al
peggioramento della congiuntura economica internazionale. Tale tendenza si è
accentuata nella prima metà del 2009, quando il flusso di IDE in entrata è
stato di soli 962 milioni di euro, equivalenti al 14% del risultato conseguito
nello stesso periodo del 2008. Il valore complessivo degli investimenti diretti
esteri resta tuttavia elevato, confermando la Polonia tra i principali Paesi
destinatari di IDE nell’Europa centro-orientale. Quanto all’origine geografica
dei flussi d’investimento, al 31.12.2007 i maggiori Paesi di provenienza
risultavano i seguenti: Paesi Bassi (€ 22,1 mld), Germania (€ 19,0 mld),
Francia (€ 13,3 mld), Lussemburgo (€ 9,7 mld) e Stati Uniti (€ 7,9 mld).
L'Italia, con € 5,1 mld, si collocava al sesto posto prima di Svezia (€ 4,6
mld), Gran Bretagna (€ 4,6 mld) e Austria (€ 4,3 mld).
Tra i
principali investitori esteri va ricordata la multinazionale coreana LG che ha costituito una joint venture con la Philips per la
realizzazione di uno stabilimento nel sud della Slesia, vicino alla città di
Wroclaw, destinato alla produzione di schermi a cristalli liquidi per un
investimento complessivo di 434 milioni di euro più altri 295 milioni da parte
di subfornitori. Il Governo ha salutato tale opera come l’inizio di una
“Silicon Valley polacca” in cui la società coreana LG Electronics creerà
10.000 nuovi posti di lavoro entro il 2011. Lo stabilimento in oggetto sarà il
primo in Europa a produrre monitor a
cristalli liquidi (LCD). Un altro importante investimento è stato quello della
fabbrica tedesca di camion MAN con un ammontare di 258 milioni di euro. Altri
importanti investimenti esteri sono quelli della Unilever, della Henkel, della
giapponese NGK, della Bridgestone, della Electrolux. In generale la Polonia si
conferma dopo la Russia quale principale Paese destinatario di investimenti
esteri nell’Europa centro-orientale. Alla fine del 2005 il maggiore investitore
risultava France Telecom, con un investimento pari a 4,13 miliardi di euro.
Seguivano la BERS con 3,7 miliardi e la Fiat con 1,2 miliardi. Un po’ più
distaccato si trova il Gruppo Unicredit con 1,1 miliardi di euro per l’acquisto
nel 2001 della Banca Pekao SA. Circa tre quarti dei fondi investiti in Polonia
provengono dai Paesi della UE anche grazie al fatto che un numero sempre
maggiore di investitori con sede negli Stati Uniti e in Asia (soprattutto in
Giappone e Corea del Sud) investe tramite le compagnie consociate in Europa.
Uno dei Paesi più importanti come intermediario per una notevole quantità di
investimenti statunitensi e giapponesi è rappresentato dai Paesi Bassi.
4. Rapporti con le
Istituzioni Finanziarie Internazionali
FONDO MONETARIO
INTERNAZIONALE
Membro dal
giugno 1986
Quota del FMI:
1.369 milioni di SDR [10] / 0,63% sul totale del Fondo;
Rappresentato nel Comitato Esecutivo dalla Svizzera.
Accordo in
corso: nessuno
Debito in essere al 31.3.2009: nullo
Il 14 aprile
u.s. il Primo Ministro, Tusk, ha annunciato l’interesse del Paese a ricorrere
ad un programma precauzionale della durata di 1 anno, in base alla Flexible
Credit Line [11], per un ammontare di SDR 13, 7 miliardi (pari a
circa USD 20,5 miliardi).
La Polonia è il
secondo Paese, dopo il Messico, a fare richiesta di tale strumento, destinato
ai Paesi membri del FMI con performance economica solida ma con problemi
momentanei di liquidità.
La richiesta
verrà sottoposta all’approvazione del Consiglio Esecutivo del FMI.
La Polonia non ha al momento alcun accordo in corso
con il FMI. L’ultimo
accordo si riferisce ad un prestito Stand-by[12], per un ammontare di SDR 333,3 milioni, scaduto il 4
marzo 1996.
Le ultime Consultazioni ex articolo IV dell’Accordo
di adesione[13] si sono
concluse il 16 aprile 2008. I Direttori
Esecutivi (DE) hanno notato che la forte crescita sperimentata dalla Polonia
dal momento del suo ingresso nell'Unione Europea ha prodotto una reale
convergenza e il miglioramento degli standards di vita. In questo scenario due
potrebbero risultare possibili fattori destabilizzanti: la crescita dei salari
reali maggiore della crescita della produttività (che si traduce in un
incremento dei costi ed in una conseguente perdita di competitività) e
l'afflusso di capitali dall'estero attratti dagli alti tassi di interesse. I DE
hanno inoltre concentrato l’attenzione sul mercato del lavoro ed auspicato la
crescita del tasso di occupazione (che attualmente è al di sotto di quello
sperimentato in tutti gli altri Paesi dell'Unione a causa delle generose
previsioni in tema di pre-pensionamento e disabilità) nonché la riforma del
sistema pensionistico. Le autorità polacche sono state quindi invitate ad
adottare una credibile strategia di medio-termine, sul piano fiscale come su
quello del contenimento della spesa, per garantire il conseguimento delle
pre-condizioni richieste per l'adozione dell'Euro.
BANCA MONDIALE
Membro dal
1986. A seguito del riacquisto da parte della Polonia dello status di membro,
la Banca Mondiale (BM) ha fornito al Paese un significativo sostegno in termini
sia finanziari che tecnici per favorirne la transizione verso l’economia di
mercato. Sono attualmente in corso
progetti approvati dalla Banca Mondiale per l’ammontare di 763 mld di USD,
principalmente nel settore energetico e delle infrastrutture.
L’azione della
BM in Polonia mira principalmente a favorire il completamento del programma di
riforme, consolidare le finanze pubbliche, migliorare il sistema delle
infrastrutture ed aiutare il paese a massimizzare i benefici derivanti
dall’entrata nell’UE. La Polonia ha recentemente firmato un accordo con la BM
per la concessione di un prestito per l'importo di 975 milioni di euro,
destinati al sostegno dell'azione di riforma del Governo in vista dell'adesione
all'euro nel 2012. Il prestito sarà utilizzato in particolare per consolidare
le previste riforme nel settore della gestione della finanza pubblica, per
favorire il programma di convergenza fiscale propedeutico all'adozione dell'euro
nonché per le annunciate riforme del mercato del lavoro al fine di stimolare la
ripresa dell'attività lavorativa degli ultracinquantenni.
BANCA EUROPEA PER LA RICOSTRUZIONE E LO
SVILUPPO
Al 1° gennaio 2007 risultavano approvati
dalla BERS 158 progetti per un ammontare complessivo di 3,7 mld di euro. Ciò ha consentito di generare un flusso
addizionale di risorse dal settore privato per il finanziamento di progetti di
varia tipologia pari a 11 mld di euro. L’81% degli investimenti è concentrato
nel settore privato.
5. SACE ed altre agenzie di
credito all'esportazione
Il Gruppo
Esperti rischio Paese dell’OCSE ha esaminato il Paese nella riunione di gennaio
2009, riconfermando la 2^ categoria di rischio.
Le condizioni
di assicurabilità per la Polonia si
configurano pertanto come segue: il Paese è
in 2^ categoria di rischio OCSE (su sette); l’atteggiamento
assicurativo è di apertura senza restrizioni. Tutte le operazioni devono essere comunque
valutate individualmente al fine di accertare il merito di credito delle
controparti.
Al 31 dicembre 2008 le garanzie deliberate da SACE
(capitale e interessi) sono pari a 534 milioni di Euro. Le garanzie
perfezionate in quota capitale sono
state pari a 416 milioni di Euro, di cui 65,6 milioni già erogati.
Club di Parigi
e Accordo di conversione dei crediti commerciali
Con l’Intesa
multilaterale del 21.4.1991 il Club di Parigi ha concesso, per la prima volta
dall’avvio della sua attività, una ristrutturazione dello stock del debito del
paese creditore, con una riduzione - in termini di valore attuale netto – del
50% del debito stesso. L’Intesa prevedeva infatti la riprogrammazione
dell’intero debito, in linea capitale, della Polonia per circa USD 30 miliardi
sulla base di un menu di opzioni equivalenti[14]. Era inoltre
inclusa la possibilità di porre in atto operazioni di conversione del debito
fino ad un massimo del 10% dello stock suddetto.
L’Accordo
bilaterale, firmato il 6.11.1992, ha ristrutturato il debito polacco verso
l’Italia per USD 1,659 miliardi, applicando l’opzione della riduzione dei tassi
di interesse ed il rimborso dal 30.9.1995 al 31.3.2009.
In base
all’Intesa multilaterale è stato inoltre concluso, il 16.4.1998, un accordo bilaterale di conversione parziale del
debito ristrutturato derivante da crediti commerciali per un ammontare
totale di USD 32,6 milioni. Questo prevedeva che nel periodo 30.9.98-31.3.09
una quota di ogni rata di rimborso del debito riscadenzato, venisse messa a
disposizione del Governo polacco, convertita in valuta locale e versata su un
fondo (ECOFONDO) destinato a finanziare progetti a tutela dell’ambiente in
Polonia realizzati, attraverso apposite gare, da imprese dei Paesi partecipanti
al fondo (oltre all’Italia, Stati Uniti, Francia, Svizzera e Norvegia).
A seguito
dell’adesione della Polonia all’Unione Europea e di analoga richiesta della
Commissione Europea alle Autorità di Varsavia, nel 2005 è stato deciso di allargare la partecipazione
alle gare di appalto del Fondo anche agli altri Paesi dell’Unione Europea non
aderenti allo stesso.
In vista della
conclusione del meccanismo di conversione sono in corso di esame in seno al Consiglio di
Supervisione del Fondo alcune ipotesi sulle modalità di conclusione
dell’attività dell’Ecofondo una volta esaurite le risorse a disposizione.
Ad oggi la Polonia ha interamente
rimborsato il proprio debito verso la SACE.
Il debito per crediti di aiuto ammonta a Euro
674.231,07 (importo comprensivo di interessi contrattuali futuri).
PRINCIPALI
INDICATORI MACROECONOMICI
|
2005 |
2006 |
2007 |
2008 |
2009 |
PIL (in miliardi di USD) |
304,0 |
341,7 |
424,6 |
525,7 |
nd |
Entità nominale del PIL (in miliardi di Zloty) |
983 |
1.060 |
1.175 |
1.267 |
nd |
Variazione reale del PIL |
3,6% |
6,2% |
6,7% |
4,8% |
1% (previsioni) |
Composizione del PIL |
|
|
|
|
|
Trasporti e
servizi commerciali: |
49,8% |
50,0% |
49,6% |
50,9% |
|
Industria: |
24,7% |
24,7% |
24,5% |
23,2% |
|
Agricoltura: |
4,5% |
4,3% |
4,4% |
4,5% |
|
PIL pro capite in dollari USA |
13.572 |
14.879 |
16.312 |
17.309 |
|
Occupazione (1) |
N.D. |
N.D. |
52,8% |
N.D. |
|
Disoccupazione (2) |
17,6% |
14,8% |
11,2% |
9,5% |
10,8
(luglio) |
Inflazione |
2,1% |
1,0% |
2,5% |
4,2% |
3,7 (agosto) |
Riserve (escluso oro) mln
USD (3) |
42.571 |
48.484 |
65,745 |
62,180 |
75.817
(agosto) |
Valuta |
|
|
|
|
|
Tasso di cambio (media) per 1
dollaro USA (3) |
3,23 |
3,10 |
2,77 |
2,41 |
2,89
(agosto) |
Bilancia partite correnti
(3) |
-3.716 |
-9.394 |
-20.100 |
-28.921 |
-10.826 (luglio 09 dati
cumulativ)i |
Bilancia commerciale (3)
mln USD |
–2.766 |
-7.006 |
- 17.057 |
- 24.377 |
-11.748 |
Esportazioni di beni fob (3)
mln USD |
96.395 |
117.468 |
145.337 |
177.278 |
140.218 |
Importazioni di beni fob (3)
mln USD |
99.161 |
124.474 |
162.394 |
201.655 |
151.966 |
Principali esportazioni |
1. Meccanica |
1. Meccanica |
1. Meccanica |
1. Meccanica |
|
|
2. Manufatti |
2. Manufatti |
2. Manufatti |
2. Manufatti |
|
|
3. Beni vari |
3. Beni vari |
3. Beni vari |
3. Beni vari |
|
Principali importazioni |
1. Meccanica |
1. Meccanica |
1. Meccanica |
1. Meccanica |
|
|
2. Manufatti |
2. Manufatti |
2. Manufatti |
2. Manufatti |
|
|
3. Chimici |
3. Chimici |
3. Chimici |
3. Chimici |
|
Principali Paesi fornitori |
1. Germania |
1. Germania |
1. Germania |
1. Germania |
|
|
2. Russia |
2. Russia |
2. Russia |
2. Russia |
|
|
3. Italia |
3. Italia |
3. Cina |
3. Cina |
|
Principali Paesi clienti |
1. Germania |
1. Germania |
1. Germania |
1. Germania |
|
|
2. Francia |
2. Italia |
2. Italia |
2. Francia |
|
|
3. Italia |
3. Francia |
3. Francia |
3. Italia |
|
Debito estero (in miliardi
di dollari USA) (3) |
132,9 |
160,6 |
233,1 |
243,6 |
222,6
(marzo) |
Fonte:
Economist Intelligence Unit, Country
Report June 2009 - Dati in milioni
di dollari USA ove non diversamente indicato
(1) Variazione totale annua. Fonte Eurostat
(2) Percentuale sulla forza lavoro (3) Fonte Banca Nazionale Polacca (BNP).
RELAZIONI PARLAMENTARI
ITALIA – POLONIA
Presidente
del Sejm (Camera bassa) |
Bronislaw KOMOROWSKI |
Presidente
del Senato |
Bogdan BORUSEWICZ |
Rappresentanze
diplomatiche |
|
Ambasciatore italiano in Polonia |
ALDO
MANTOVANI, dal 1° gennaio 2009 |
Ambasciatore polacco in Italia |
Jerzy CHMIELEWSKI,
dall’8 febbraio 2008 |
XVI LEGISLATURA
Corrispondenza
Il Presidente
della Camera, Gianfranco Fini ha
inviato, in data 22 luglio 2009, una
lettera con la quale invita a visitare la Camera dei deputati il Presidente
della Camera Bassa polacca, Bronislaw KOMOROWSKI, esprimendo l’auspicio che tale visita possa rappresentare
una occasione di scambio sui temi
europei e del partenariato orientale, nonché di intensificazione della
collaborazione parlamentare. La visita,
prevista per il 24 novembre 2009, è stata rinviata per sopravvenuti impegni del
Presidente KOMOROWSKI.
Il Presidente
della Camera, Gianfranco Fini, ha
inviato, in data 19 maggio 2009, una lettera al Presidente della Camera Bassa, Bronislaw KOMOROWSKI con la quale, ringraziando per l’invito ricevuto[15] a partecipare alle Celebrazioni
per ventesimo anniversario delle prime libere elezioni in Polonia, ed
esprimendo altresì vivo apprezzamento per la celebrazione di un evento così
significativo, afferma nuovamente[16], rammaricandosi, di non potervi partecipare, in ragione di
concomitanti impegni connessi con le celebrazioni per la Festa della Repubblica
italiana.
Il
Presidente Fini conferma quindi la partecipazione del Vice Presidente della Camera Rocco Buttiglione, il quale è un
grande amico della Polonia; ha ricevuto una laurea honoris causa all’Università
Cattolica di Lublino; è Presidente
dell’Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro, oltre ad essere
illustre filosofo e docente di scienze politiche.
Il
Presidente della Camera Bassa, Komorowski, ha inviato in data 6 aprile 2009 una
lettera al Presidente Fini in cui esprime le sue condoglianze per le vittime del terremoto in Abruzzo.
Incontri del Presidente |
Il 24
febbraio 2009 il Presidente Gianfranco
Fini ha incontrato il Presidente del Senato di Polonia, S.E. Bogdan Borusewicz. All’incontro era
presente anche il Vice Presidente della Camera, Rocco Buttiglione.
Al centro del colloquio il ruolo della Polonia e
dell’Italia nell’ambito dell’Unione Europea, la questione energetica e la
diversificazione delle fonti di approvvigionamento, la mobilità dei lavoratori
europei all’interno dell’UE, con particolare riguardo alla situazione dei
lavoratori polacchi. È stato ricordato altresì l’accordo di collaborazione
sottoscritto recentemente tra il Senato polacco e il Senato italiano per lo
scambio di esperienze e l’organizzazione di seminari e visite di studio,
auspicando eventuali analoghi accordi con la Camera dei deputati.
Si segnala che l’11 novembre 2008 il Vice Presidente della Camera, on. Rocco Buttiglione, si era recato a
Varsavia in occasione delle celebrazioni del 90° anniversario dell’indipendenza
polacca.
Commissioni
Il 12
marzo 2009 il Presidente della Commissione Affari Esteri, Stefano Stefani, ha incontrato
l’Ambasciatore della Polonia, Jerzy
Chmielewski.
Il colloquio si è focalizzato sui problemi della
crisi economica mondiale ed i suoi effetti in Polonia, Italia e nell’ambito
della Ue. Affrontati anche i temi delle risorse energetiche e delle possibili
collaborazioni in merito.
E’ stato auspicato infine un sempre maggiore
rafforzamento delle relazioni parlamentari.
Cooperazione multilaterale |
La
Polonia invia proprie delegazioni alle Assemblee
parlamentari del Consiglio d'Europa, dell'UEO, della NATO (di cui è membro
dal marzo 1999), dell'OSCE e dell'INCE
(di cui nel 2003 ha esercitato la Presidenza).
Si segnala che la Polonia ha ospitato a Poznan, dal 1° al 12 dicembre
2008, la Conferenza delle Parti (COP 14)
relativa alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
(UNFCCC). All’high level della
Conferenza, svoltosi l’11 e il 12 dicembre, hanno partecipato, in qualità di
osservatori, gli onn. Bratti (Pd) e Gibiino (Pdl) per la Camera dei deputati e
i senn. Monti (Lnp) e Della Seta (Pd) e per il Senato della Repubblica.
Il 2 e 3
febbraio 2009, l'on. Riccardo Migliori
(PdL), Presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare OSCE, e l’on. Matteo Mecacci, componente della stessa, hanno effettuato una
missione a Varsavia dove hanno incontrato il Direttore dell’Ufficio per le Istituzioni
democratiche e i Diritti umani (ODIHR) dell’OSCE, Amb. Janez Lenarcic e i responsabili
degli Uffici Democratizzazione, Tolleranza e non Discriminazione e Diritti
umani. A margine della missione i due parlamentari hanno incontrato
l'Ambasciatore d'Italia in Polonia, S.E Aldo Mantovani.
La
Polonia prende inoltre parte alla cooperazione euromediterranea e, quindi, all'Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea
(APEM). Si segnala in questo ambito che un funzionario del Senato polacco
ha partecipato ai lavori della Commissione Cultura dell'APEM, che si sono
tenuti alla Camera dei deputati il 26 febbraio 2007.
Alla
Conferenza su “Il ruolo dei parlamenti
nella promozione di politiche per lo sviluppo della società dell'informazione”,
ospitata dalla Camera dei deputati, il 3 e il 4 marzo 2007, organizzata
congiuntamente all'Unione Interparlamentare e all'UNDESA, in quanto inserita
nel quadro dell'iniziativa Global Centre for ICT in Parliaments, il Parlamento polacco
è stato rappresentato dall'onorevole Katarzyna Piekarska e dai senatori Jerzy
Szymura e Edmund Wittbrodt.
Va
ricordato che la Polonia fa parte, insieme ad Ungheria, Repubblica ceca e
Slovacchia, dei Paesi che rientrano nel Gruppo
di Visegrad e ne ha detenuto la presidenza fino al giugno 2009. Il Gruppo
di Visegrád, costituito a seguito di un vertice dei Capi di Stato e di governo
di Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia, tenutosi nella città ungherese di
Visegrad il 15 febbraio 1991, è teso a stabilire e a rafforzare la cooperazione
fra questi Stati (divenuti quattro il 1° gennaio del 1993, con la divisione
consensuale della Cecoslovacchia), allo scopo di promuovere l'integrazione
unitaria del gruppo nell'Unione Europea. Dopo l’ingresso nell’UE, la
cooperazione e l'alleanza fra i quattro Stati prosegue comunque nei diversi
campi della cultura, dell'educazione, della scienza, nonché in quello
dell'economia.
UNIONE
INTERPARLAMENTARE |
Si rammenta altresì che
nella XVI legislatura la sezione bilaterale di amicizia
Italia-Polonia-Bulgaria, che opera nell'ambito della UIP, è presieduta dall’on.
Roberto Rosso (PDL).
Nella XV legislatura la sezione era presieduta
dall’on. Gino Capotosti (UDEUR) e ne facevano parte gli onn. Antonio Razzi
(Italia dei Valori), Giampiero Bocci (Ulivo), Osvaldo Napoli (Forza Italia) e
Silvio Crapolicchio (Comunisti Italiani).
Disegni di legge di
ratifica di trattati internazionali all’esame del Parlamento |
C.2099 – S. 1524 Governo, Rel. Pini (Lnp)
Alla data
del 14 maggio 2009 il Senato ha approvato definitivamente il seguente disegno
di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'adesione della
Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della
Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di
Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca
alla Convenzione firmata a Bruxelles il 23 luglio 1990, relativa all'eliminazione delle doppie imposizioni in
caso di rettifica degli utili di imprese associate, fatta a Bruxelles l'8
dicembre 2004, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Nel corrente anno i profili legati alla nuova strategia del Partenariato orientale, enunciata nella Comunicazione del 2008 della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio, e concernente le relazioni con i Paesi situati alle frontiere orientali dell’Unione, sono stati oggetto di un esame parlamentare molto approfondito, tanto alla Camera quanto al Senato.
Per
quanto concerne in particolare il
dibattito alla Camera, il 19 marzo 2009 il Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione Europea, costituito
in seno alla Commissione Affari esteri di Montecitorio, ha iniziato
l’esame istruttorio della Comunicazione della Commissione.
Il relatore onorevole Barbi ha rilevato il
particolare valore politico del documento in esame, anche in considerazione
della crisi assai grave dell'estate precedente tra Russia e Georgia. Osservando come il documento non si limiti a
puntualizzare lo stato dei rapporti con i paesi interessati, ma cerchi di
prefigurare anche i possibili sviluppi delle relazioni reciproche, il relatore
non ha mancato di osservare come la strategia del Partenariato orientale
preveda diversi obbiettivi finali in
rapporto ai diversi paesi, configurandosi quale evoluzione della Politica
europea di vicinato avviata già nel 2003.
Il
relatore ha proseguito evidenziando l'obiettivo ambizioso che la nuova
strategia si propone, ovvero quello di sostituire
gli accordi di partenariato già in atto con i paesi interessati con veri e propri accordi di associazione,
suscettibili di realizzare una più stretta integrazione sul piano politico ed
economico e di conferire un più forte sostegno al processo di consolidamento
delle recenti democrazie - e, in esse, delle forme associative della società
civile.
Per
quanto concerne il dialogo politico,
la strategia del Partenariato orientale dovrebbe prevedere patti in materia di
mobilità e sicurezza capaci di un maggiore controllo sul fenomeno
dell'immigrazione clandestina, ma anche di favorire la mobilità e
l'immigrazione legale, soprattutto mediante una progressiva semplificazione
delle procedure per il rilascio dei visti.
Particolare
attenzione viene posta nel documento della Commissione alle questioni energetiche, rispetto alle
quali si prefigura la possibilità di stipulare con i singoli paesi interessati
specifici accordi, per favorirne l'interdipendenza energetica con l'Europa. Il
relatore ha espresso il convincimento che si debba evitare una lettura
allarmata da parte della Russia in ordine alla strategia del Partenariato
orientale, nella quale invece è
auspicabile che Mosca sia in qualche modo direttamente coinvolta.
Giacché
poi il nuovo Partenariato si rivolge
anche ai paesi del Mediterraneo orientale, il relatore ha auspicato il
superamento dello stallo della strategia dell'Unione per il Mediterraneo
lanciata durante la Presidenza francese della UE, come in passato arenatasi sul
riesplodere del conflitto israelo-palestinese.
Nella
seduta del Comitato permanente sulla
politica estera dell'Unione Europea del 26 marzo il Governo, nella
persona del sottosegretario Stefania Craxi, ha fatto presente che diversamente
da quanto una prima formulazione della strategia del Partenariato orientale
poteva far pensare, è stato successivamente chiarito che detta strategia non
è volta a prefigurare nei paesi interessati un tragitto verso un'adesione di
fatto all'Unione europea, ma al massimo verso una piena associazione. In
sede di Consiglio dell'Unione europea, poi - ha fatto presente il
sottosegretario Craxi -, non si è raggiunto il consenso sulle risorse da
mettere a disposizione dei paesi destinatari del Partenariato orientale,
soprattutto perché Italia, Francia e Spagna hanno riaffermato con forza la
necessità di mantenere la vigente ripartizione delle risorse della Politica di
vicinato, destinate per due terzi al versante sud (Partenariato
euromediterraneo).
Oltre a far presente la necessità di un approccio
prudente e differenziato rispetto alle politiche di liberalizzazione dei visti
nei riguardi dei diversi paesi, la rappresentante del Governo ha ribadito la
necessità di un’inclusione della Russia nella strategia del Partenariato
orientale.
Prima della conclusione dell’esame istruttorio da
parte del Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione Europea della
Commissione Esteri, la Commissione Politiche dell’Unione europea di
Montecitorio ha a sua volta esaminato ai sensi dell’art. 127, comma 1 del
Regolamento della Camera (sedute dell’8 e del 22 aprile 2009) la Comunicazione
della Commissione sul Partenariato orientale, concludendo la discussione con
l’emissione, nella seduta del 29 aprile, di un parere favorevole con
osservazioni.
Nelle osservazioni la Commissione XIV rinnova
l’invito a rendere compatibile, attraverso un’estrema cautela, la strategia del
partenariato orientale con il valore strategico delle relazioni UE-Russia.
Inoltre, il perseguimento del nuovo Partenariato non dovrà alterare
l’equilibrio delle risorse a sfavore del Processo di cooperazione
euromediterranea, e l’intero processo dovrà vedere il coinvolgimento attivo di
una pluralità di soggetti (Parlamenti, società civile, mondo della produzione).
Infine, particolare attenzione dovrà esser posta su tre fattori: la
cooperazione energetica; la lotta alle organizzazioni criminali e
all’immigrazione clandestina; lo sviluppo della società civile, delle libertà
politiche e individuali e delle garanzie giudiziarie nei paesi interessati dal
Partenariato orientale.
Nella seduta del 20 maggio 2009 il relatore del Comitato
permanente sulla politica estera dell'Unione Europea della Commissione Esteri è
tornato sul tema del Partenariato orientale, riassumendo le risultanze del
dibattito precedente, richiamando il parere della XIV Commissione nonché lo
svolgimento – in tono piuttosto dimesso, per varie ragioni - del primo Vertice
del Partenariato orientale (Praga, 7 maggio 2009). L’esposizione si è conclusa
con il mandato al relatore, da parte del Comitato, a redigere per la
Commissione plenaria una proposta di documento finale sulla Comunicazione della
Commissione UE.
Tale
proposta di documento è stata discussa e approvata nella seduta della
Commissione Affari esteri del 14 luglio 2009: il testo
approvato, ribadendo nelle premesse tutti i profili emersi nel dibattito presso
il Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione Europea e nel parere
della Commissione Politiche dell’unione europea, esprile una valutazione
favorevole nei confronti della nuova strategia del Partenariato orientale,
impegnando il Governo a contribuire a mantenerne l’evoluzione in parallelo – e
non in contrasto – con quella del Partenariato strategico UE-Russia, e a non
modificare la ripartizione di risorse tra la nuova strategia e il Partenariato
euromediterraneo. il Governo dovrà inoltre opporsi al riconoscimento
istituzionale dell’Assemblea parlamentare del Partenariato orientale, qualora
in essa non trovassero un ruolo i Parlamenti nazionali degli stati membri della
UE.
Contenuti
sostanzialmente analoghi ha avuto il
dibattito al Senato, ove la Commissione
Politiche dell’Unione europea ha esaminato in sede consultiva, per
l’epressione del parere alla Commissione Esteri, la Comunicazione della
Commissione sul Partenariato orientale: l’esame si è svolto nelle sedute del 19
e 26 maggio 2009, e in quest’ultima è stato emesso un parere favorevole con osservazioni.
Successivamente
la Commissione Esteri ha dibattuto
la materia nelle sedute del 23 giugno e del 22 luglio 2009, approvando una risoluzione (Doc. XVIII, n.
18).
Tanto
le osservazioni della Commissione Politiche dell’Unione europea quanto la
risoluzione approvata dalla Commissione Esteri esprimono indirizzi e
preoccupazioni del tutto analoghi a quelli emersi alla Camera.
Il Partenariato orientale
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)
Con il partenariato orientale - rivolto ad Armenia, Azerbaigian, Bielorussia Georgia, Moldavia e Ucraina – l’Unione europea si prefigge di rafforzare la dimensione orientale della politica europea di vicinato (PEV), in modo complementare rispetto alla recente iniziativa dell’Unione per il Mediterraneo, che coinvolge i partner del vicinato meridionale.
Il vertice inaugurale si è tenuto a Praga il 7 maggio scorso, alla presenza dei rappresentanti degli Stati membri dell’UE e dei sei paesi partner che, a conclusione dell’incontro, hanno approvato una dichiarazione congiunta in cui è espressa la comune volontà di attuare un partenariato più ambizioso fondato su interessi e impegni reciproci e su responsabilità condivise, nella quale sono richiamati gli aspetti qualificanti dell’iniziativa (vedi infra).
In particolare si segnala che nella dichiarazione congiunta i partecipanti al vertice invitano i parlamentari dell’UE e dei paesi partner ad attuare la proposta del Parlamento europeo di istituire un’Assemblea parlamentare del vicinato orientale (EURO.NEST PA).
A tale proposito si ricorda che il 15 gennaio
2009 la Conferenza dei Presidenti dei gruppi del PE ha deciso di istituire
l'Assemblea parlamentare Euronest per associare il Parlamento europeo ai
parlamenti di Ucraina, Moldova, Bielorussia, Armenia, Azerbaigian e Georgia. La delegazione all'Assemblea
parlamentare Euronest figura nella risoluzione del PE del 6 maggio 2009 che
fissa il numero delle delegazioni e i loro raggruppamenti regionali.
A Euronest il Parlamento europeo fa riferimento
anche nella risoluzione approvata il 19 febbraio 2009 sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di
sicurezza comune (PESC). A proposito del Partenariato orientale, il
Parlamento europeo ritiene che esso debba avere una forte componente politica,
di cui EURONEST, “l'Assemblea parlamentare congiunta proposta che
riunisce deputati del Parlamento europeo e dei parlamenti dei paesi orientali
limitrofi”, dovrebbe essere parte integrante.
Sulla questione si è espressa anche la Commissione
Affari esteri della Camera dei deputati che, nel parere favorevole approvato il
14 luglio 2009 sulla proposta di istituzione del Partenariato orientale, ha
impegnato il Governo italiano a “favorire il coinvolgimento dei Parlamenti
nazionali degli Stati membri dell'Unione europea nell'Assemblea parlamentare
del Partenariato orientale, contrastando ogni suo eventuale riconoscimento di
natura istituzionale ove tale condizione non sia assicurata”. Nel citato parere
la Commissione affari esteri impegna inoltre il Governo “a sostenere
convintamente l'evoluzione del Partenariato orientale, ferma restando
l'esigenza che esso proceda in parallelo con il Partenariato strategico con la
Russia e non alteri, con riferimento alla determinazione delle risorse finanziarie,
il rapporto attualmente esistente con il Partenariato euro-mediterraneo di un
terzo e due terzi” (sul punto cfr. la
scheda di approfondimento inclusa in questo dossier).
La politica europea di vicinato
Inaugurata dalla Commissione con la comunicazione “Europa ampliata - Prossimità: Un nuovo contesto per le relazioni con i nostri vicini orientali e meridionali”, presentata l’11 marzo 2003 e a più riprese rafforzata, la politica europea di vicinato è destinata a Bielorussia, Moldova, Ucraina, ai paesi del Mediterraneo meridionale (Algeria, Autorità palestinese, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia, Marocco, Siria, Tunisia) e, a seguito della decisione del Consiglio del 14 giugno 2004, anche agli Stati del Caucaso (Armenia, Azerbaigian, Georgia), con l’obiettivo di creare una zona di prosperità condivisa e buon vicinato. La politica europea di vicinato, nettamente distinta dalla questione della potenziale adesione all’UE, propone un nuovo approccio nei confronti dei paesi interessati: in cambio dei progressi concreti compiuti in termini di riconoscimento dei valori comuni e di attuazione effettiva di riforme politiche, economiche e istituzionali, si riconosce loro una partecipazione al mercato interno dell’UE, nonché un’ulteriore integrazione e liberalizzazione per favorire la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali.
Le motivazioni dell’iniziativa
In tale contesto, la proposta di istituire il partenariato orientale è stata avanzata in occasione del Consiglio Affari generali e relazioni esterne del 26 maggio 2008 e approvata dal Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2008.
Negli ultimi 15 anni infatti il fronte europeo orientale è stato teatro di profondi cambiamenti: dalla conclusione degli accordi di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i partner orientali, i successivi allargamenti hanno ridotto le distanze geografiche mentre, in virtù delle riforme sostenute dalla PEV, sono andate riducendosi le differenze politiche ed economiche tra questi paesi e l'Unione.
Il rafforzamento dei rapporti dell’UE con i paesi vicini dell’Europa orientale figura tra le priorità del programma legislativo e di lavoro per il 2009 che la Commissione ha presentato il 5 novembre 2008, nonché del programma delle attività per il periodo 1° luglio 2008 - 31 dicembre 2009, presentato dalle Presidenze francese, ceca e svedese e definito dal Consiglio il 30 giugno 2008.
La comunicazione della Commissione
Allo scopo di realizzare tali obiettivi, e facendo seguito all’invito del Consiglio europeo, il 3 dicembre 2008 la Commissione ha presentato la comunicazione “Partenariato orientale” in cui, anche sulla base di consultazioni con i paesi interessati, propone l'approfondimento delle relazioni bilaterali e la realizzazione di un nuovo quadro multilaterale di cooperazione.
Come indicato nella comunicazione, il partenariato orientale è inteso come un ulteriore passo avanti rispetto alla PEV e ai risultati da essa conseguiti nell'intensificare le relazioni tra l'UE e i paesi confinanti. Lo strumento attraverso il quale si propone l’avanzamento e il rafforzamento delle relazioni è costituito dagli accordi di associazione – che subentrerebbero a quelli di partenariato – intensificando i legami con l’UE. Nella valutazione della Commissione gli accordi sarebbero comunque flessibili e modulari in relazione alle caratteristiche e alle esigenze di ciascun partner.
Improntato all'idea di offrire quanto più possibile, nel rispetto della realtà politica e economica del paese partner interessato e del relativo stato delle riforme, il partenariato dovrebbe apportare massimi benefici ai cittadini di ciascun paese. Esso sarà incentrato sull'impegno dell'UE ad assecondare maggiormente lo sforzo riformatore dei singoli partner. Secondo la Commissione, è fondamentale che il partenariato si avvalga del pieno impegno politico degli Stati membri dell'UE, nonché dei contatti e degli scambi attivi a livello parlamentare.
Sul versante dell’approfondimento delle relazioni bilaterali, le principali novità dell'iniziativa si possono così riassumere:
rapporti contrattuali più stretti.
La proposta della Commissione si prefigge di instaurare un partenariato più ambizioso, attraverso accordi di associazione - comprendenti accordi di libero scambio globali e approfonditi. Secondo l'articolo 310 del Trattato della Comunità europea, gli accordi di associazione sono accordi che istituiscono "un'associazione caratterizzata da diritti ed obblighi reciproci, da azioni in comune e da procedure particolari." La caratteristica di questo tipo di intese risiede nel grado piuttosto elevato di collaborazione che si pone in essere tra le parti. Secondo quanto indicato dalla Commissione nella proposta, perché i negoziati possano prendere avvio, sarà necessario un livello sufficiente di progresso in termini di democrazia, stato di diritto e tutela dei diritti umani e, più in particolare, occorrerà provare la conformità del quadro legislativo e delle prassi elettorali alle norme internazionali; il paese dovrà inoltre cooperare pienamente con il Consiglio d'Europa, l'OSCE e le agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di diritti umani.
Attualmente le relazioni tra l’UE e i paesi interessati dal Partenariato orientale sono disciplinate da accordi di partenariato e cooperazione, con l’eccezione della Bielorussia, il cui accordo – firmato nel 1995 – non è mai entrato in vigore. In più occasioni l’UE ha manifestato alla Bielorussia la propria disponibilità a integrarla completamente nella politica di vicinato a condizione che migliorasse la situazione del paese per quanto riguarda democratizzazione, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani. Si ricorda inoltre che - a partire dal 5 marzo 2007 - sono già in corso i negoziati per un accordo rafforzato con l’Ucraina; la Commissione sta predisponendo inoltre studi di fattibilità in merito ad eventuali accordi di libero scambio con la Georgia e l’Armenia;
graduale integrazione nell'economia
dell'UE
Tale integrazione – ritenuta essenziale per lo sviluppo dei paesi partner - avverrà con ritmo diseguale, per tenere opportunamente conto del diverso livello di sviluppo economico dei singoli paesi partner, segnatamente mediante impegni giuridicamente vincolanti sul ravvicinamento delle normative. L’obiettivo finale è la creazione di una zona di libero scambio globale e approfondita con ogni paese partner alla quale si darà vita solo dopo l'adesione del paese interessato all'OMC. A tale proposito si ricorda che Armenia, Georgia, Moldova e Ucraina sono membri dell’OMC e che attualmente sono in corso i negoziati di adesione per Azerbaigian e Bielorussia. Gli accordi interesseranno sostanzialmente tutti gli scambi, compresi quelli energetici, e mireranno al massimo grado di liberalizzazione.
Alla luce di tale obiettivo, e in considerazione delle diseguaglianze sul piano sociale ed economico presenti all’interno dei paesi partner, la proposta della Commissione prevede l’attuazione di programmi di sostegno allo sviluppo socioeconomico, volti a consentire a tali paesi di ispirarsi ai meccanismi delle politiche socioeconomiche dell’UE;
misure in materia di mobilità e sicurezza.
La proposta della Commissione prevede la conclusione di "patti in materia di mobilità e sicurezza" volti ad intensificare le iniziative di lotta alla corruzione, alla criminalità organizzata e alla migrazione illegale, in linea con l’approccio definito dall’UE con il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo adottato dal Consiglio europeo di ottobre 2008.
Tale Patto è fondato su cinque impegni politici principali: organizzare l’immigrazione legale; combattere l’immigrazione clandestina, in particolare assicurando il ritorno nel loro paese o in un paese di transito degli stranieri in posizione irregolare; rafforzare l’efficacia dei controlli alle frontiere; costruire una Europa dell’asilo, attraverso l’introduzione di una procedura unica in materia di asilo che preveda garanzie comuni, l’adozione di status uniformi per i rifugiati e i beneficiari di protezione sussidiaria e l’intensificazione della cooperazione pratica tra Stati membri; creare un partenariato globale con i paesi di origine e di transito favorendo le sinergie tra migrazione e sviluppo.
I patti in materia di mobilità e sicurezza proposti dalla Commissione dovrebbero prevedere l'adeguamento alle normative comunitarie dei sistemi di asilo e l'istituzione di strutture di gestione integrata delle frontiere, con l'obiettivo ultimo di creare un regime di esenzione dall'obbligo del visto con tutti i partner che intendono aderirvi. La politica di facilitazione dei visti – che si prefigge l’obiettivo finale della completa liberalizzazione – verrà attuata in maniera graduale. Nell’ambito di tale processo la Commissione procederà ad una valutazione dei costi e benefici di una possibile mobilità della forza lavoro ai fini di una maggiore apertura del mercato del lavoro UE. La proposta della Commissione prevede inoltre l’elaborazione di un piano coordinato per potenziare la copertura consolare degli Stati membri nella regione.
Si ricorda che dal 1° gennaio 2008 sono in vigore con Ucraina e Moldova accordi di riammissione delle persone illegalmente residenti e di agevolazione delle procedure dei visti. La Moldova è stata scelta quale sede del primo centro comune UE per la presentazione delle domande di visto, nonché quale paese pilota con cui elaborare un “partenariato per la mobilità”, che rappresenta lo strumento principale di attuazione della politica dell’UE di approccio globale alla migrazione;
sicurezza energetica
Uno degli obiettivi del Partenariato orientale è quello di garantire un livello rafforzato di sicurezza energetica per l'Unione e per i paesi partner orientali, da raggiungersi attraverso una serie di iniziative (prevedere negli accordi di associazione disposizioni in materia di “interdipendenza energetica”; se del caso, concludere memorandum d’intesa su questioni energetiche con Moldova, Georgia e Armenia quali strumenti flessibili supplementari per sostenere e controllare la sicurezza della fornitura e del transito di energia; sottoscrivere un maggior impegno politico con l’Azerbaigian, in quanto unico partner orientale che esporta idrocarburi nell’UE). La proposta della Commissione prevede inoltre di concludere celermente i negoziati in corso per la partecipazione dell’Ucraina e della Moldova alla Comunità dell’energia – che, istituita nell’ottobre 2005, instaura un mercato integrato dell'energia elettricità e del gas tra l'Unione europea e gli Stati balcanici - e, ove possibile, prendere in considerazione la possibilità di estendere lo status di osservatore ad altri partner. Un altro obiettivo della proposta della Commissione consiste nel fornire maggior sostegno alla piena integrazione del mercato energetico dell’Ucraina nel mercato UE, riconoscendo l’importanza di una valutazione soddisfacente del livello di sicurezza nucleare di tutte le centrali nucleari ucraine in funzione. E’ inoltre prioritario secondo la Commissione ripristinare la rete ucraina di gasdotti e oleodotti, anche tramite un controllo più scrupoloso dell’afflusso di gas e petrolio provenienti dalla Russia.
L’importanza della sicurezza energetica è stata ulteriormente dimostrata – successivamente alla presentazione della proposta - dalla recente controversia tra Russia e Ucraina, che ha rivelato quanto siano dipendenti alcuni Stati membri dell’UE da un singolo paese di transito e quanto sia determinante avere relazioni con partner che possano garantire rispetto dei contratti e trasparenza nella gestione dei settori chiave.
Come anticipato, il partenariato orientale sarà caratterizzato anche da un nuovo ambito multilaterale di cooperazione tra l’UE e i suoi partner, che la Commissione propone di articolare dal punto di vista organizzativo su quattro livelli:
· riunioni biennali dei Capi di Stato e di governo del partenariato orientale;
· riunioni annuali di primavera tra i ministri degli esteri dell’UE e dei partner orientali, con l’eventuale partecipazione della Bielorussia,
· al terzo livello dovranno essere istituite quattro piattaforme tematiche nei principali ambiti di cooperazione: democrazia, governance e stabilità; integrazione economica e convergenza con le politiche comunitarie; sicurezza energetica; e, infine, contatti con la società civile per consolidare il sostegno alle iniziative puntuali di riforma dei partner;
· il lavoro delle piattaforme tematiche nei settori specifici sarà sostenuto al quarto livello da una serie di panel il cui formato e la cui composizione varieranno a seconda delle esigenze.
Sul versante della cooperazione multilaterale, le proposte della Commissione prevedono inoltre:
· l’incoraggiamento dei paesi partner a costituire tra loro una rete di libero scambio che potrebbe trasformarsi, a lungo termine, in una comunità economica di vicinato;
· l’avvio di cinque iniziative “faro”: programma di gestione integrata delle frontiere; strumento per le piccole e medie imprese; sviluppo dei mercati regionali dell'energia elettrica e promozione dell'efficienza energetica e delle fonti energetiche rinnovabili; realizzazione del corridoio energetico meridionale; cooperazione in materia di prevenzione, preparazione e risposta alle calamità naturali e alle catastrofi causate dall'azione dell'uomo;
· maggiori contatti con la società civile e un più ampio coinvolgimento di quest'ultima e di altre parti interessate. La Commissione propone di sostenere l’ulteriore sviluppo delle organizzazioni della società civile istituendo un forum della società civile nell’ambito del partenariato orientale al fine di promuovere i contatti tra le diverse organizzazioni implicate e facilitare il dialogo tra queste e i pubblici poteri[17]. La Commissione è aperta a qualsiasi iniziativa del Parlamento europeo affinché la cooperazione parlamentare proposta con “EuroNest” (assemblea parlamentare UE-Vicinato orientale) diventi parte integrante del partenariato. La Commissione invita inoltre il Comitato delle regioni a dar vita ad un’assemblea locale e regionale per l’Europa orientale e il Caucaso meridionale.
Per manifestare nel modo più chiaro possibile il proprio impegno concreto nei confronti dei partner, l’Unione intende garantire un livello di finanziamento adeguato al grado di ambizione del partenariato. Come indicato dalla Commissione, il perseguimento degli obiettivi illustrati nella comunicazione richiede infatti un sostanzioso aumento delle risorse finanziarie; pertanto la Commissione propone di fornire – nell’ambito dello strumento di vicinato e partenariato (ENPI) – un’assistenza finanziaria supplementare ai paesi del vicinato orientale per un totale di 600 milioni di euro (tra nuovi fondi e riprogrammazione dei vecchi) per il periodo 2010-2013.
III COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari esteri)
¾¾¾¾¾¾¾¾¾¾¾
Martedì 14 luglio 2009
Presidenza del presidente Stefano STEFANI. -
Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Vincenzo Scotti.
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dell'8 dicembre 2008 - Partenariato orientale.
COM (2008) 823.
(Esame, ai sensi dell'articolo 127, commi 1 e 2, del regolamento, e conclusione - Approvazione di un documento finale).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.
Stefano STEFANI, presidente, ricorda che nelle sedute del 19 e del 26 marzo si è svolto presso il Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione europea l'esame istruttorio della Comunicazione, che si è concluso nella seduta del 20 maggio scorso, e che il 29 aprile la Commissione politiche dell'Unione europea ha espresso parere favorevole con osservazioni sulla comunicazione in oggetto.
Mario BARBI (PD), relatore, riferisce che il Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione europea ha svolto una istruttoria approfondita sul Partenariato orientale, iniziata nel marzo scorso e conclusa con una proposta di documento finale da sottoporre all'esame della Commissione che passa sommariamente ad illustrare. Il Partenariato orientale è frutto di una iniziativa avviata nell'estate del 2008 all'interno della politica europea di vicinato con lo scopo di rilanciare una collaborazione più stretta con sei Paesi che facevano parte della ex Unione Sovietica (Ucraina, Bielorussia, Moldova, Georgia, Armenia ed Azerbaigian) ispirandosi all'Unione per il Mediterraneo. Il processo ha subito un'accelerazione a causa della crisi tra Georgia e Russia dell'agosto 2008. Scopo del Partenariato è il rafforzamento del dialogo politico ed economico tra l'Unione europea e i Paesi interessati e il consolidamento della loro economia, in special modo per quanto riguarda il settore energetico. Una grande attenzione è anche riservata al tema della mobilità. Ricorda che il Partenariato è stato avviato ufficialmente con il vertice di Praga del 7 maggio 2008, vertice che probabilmente non è stato alla altezza delle aspettative e delle intenzioni della presidenza ceca dell'Unione, anche a causa di alcune importanti defezioni, tra le quali quella dei capi di Stato di Bielorussia e Moldova. Segnala infine che nel corso dell'istruttoria sono stati individuati tre elementi critici, evidenziati nella parte dispositiva del documento finale: la necessità che il Partenariato non sia percepito come ostile da parte della Federazione Russa; l'attenzione sul fatto che non venga alterata la ripartizione di risorse, individuata in un rapporto di due terzi e un terzo, tra l'Unione per il Mediterraneo e il Partenariato orientale; che sia assicurato un maggiore ruolo dei parlamenti nazionali dello sviluppo del Partenariato stesso.
Il sottosegretario Vincenzo SCOTTI rileva che anche il Governo italiano ha condiviso talune delle preoccupazioni rappresentate dall'onorevole Barbi, sulle quali ha ricevuto rassicurazioni in sede europea: in primo luogo, il Partenariato orientale non costituisce in alcun modo una sorta di procedura di adesione de facto. Sono inoltre confermate le risorse a disposizione dell'Unione per il Mediterraneo che non subiranno decurtazioni per effetto della costituzione del Partenariato orientale. È stato ribadito un cauto riferimento alla liberalizzazione dei visti per i cittadini dei sei Paesi terzi interessati ed è stata affermata la necessità di coinvolgere i Parlamenti nazionali nella istituzioni dell'Assemblea parlamentare del Partenariato orientale. Infine, è stato sottolineato il necessario coinvolgimento della Russia mentre per quanto riguarda la partecipazione della Bielorussia, si è posta la condizione del rispetto dei diritti umani. Infine, la linea di fondo che resta confermata individua nel Partenariato uno strumento di avvicinamento dei sei Paesi coinvolti all'Unione europea e in nessun modo una nuova linea divisoria nel cuore dell'Europa. Propone infine di inserire tra i presupposti per il sostegno da parte del Governo all'evoluzione del Partenariato orientale il contrasto ad ogni eventuale riconoscimento di natura istituzionale ove non sia assicurata la condizione del coinvolgimento dei Parlamenti nazionali degli Stati membri dell'Unione europea nell'Assemblea parlamentare del Partenariato orientale.
Marco ZACCHERA (PdL) propone di prevedere un riferimento al trasporto energetico in relazione all'importanza strategica di tali Paesi. Ritiene inoltre opportuno prevedere un riferimento a quanto più volte riaffermato dal Consiglio d'Europa laddove si auspica la garanzia della libertà di riunione e di espressione, nonché il rafforzamento dell'imparzialità e dell'indipendenza del potere giudiziario, menzionando in particolare il caso della Bielorussia.
Mario BARBI (PD) relatore, accoglie la proposta di riformulazione avanzata dal sottosegretario Scotti. Per quanto proposto dal collega Zacchera, ritiene di potere parimenti accogliere le proposte con l'eccezione del riferimento esplicito alla Bielorussia per l'inopportunità di citare nel documento finale un singolo Paese, anche al fine di mantenere un'omogeneità di stile con il parere approvato dalla XIV Commissione, che non reca riferimenti a singoli Stati.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di documento finale come riformulata dal relatore (vedi allegato 3).
Stefano STEFANI, presidente, informa che se non vi sono obiezioni, il documento approvato, unitamente al parere espresso dalla Commissione politiche dell'Unione europea, sarà trasmesso, oltre che al Governo, anche al Parlamento europeo e alla Commissione europea.
Coglie l'occasione per congratularsi, a nome della Commissione, con l'onorevole Mecacci per la recente nomina a relatore presso la Commissione Democrazia, Diritti umani e Questioni umanitarie dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE, ritenendo che si tratti di un prestigioso riconoscimento all'impegno del collega e dell'intera Commissione.
Matteo MECACCI (PD) ringrazia il presidente Stefani e in particolare i colleghi, tra cui gli onorevoli Picchi e D'Amico, che hanno sostenuto la sua candidatura unitamente a tutta la delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE.
La seduta termina alle 14.20.
ALLEGATO 3
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dell'8 dicembre 2008 - Partenariato orientale (COM (2008) 823).
DOCUMENTO FINALE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La III Commissione affari esteri e comunitari,
esaminata la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sul Partenariato orientale;
preso atto del parere espresso dalla XIV Commissione politiche dell'Unione europea il 29 aprile 2009;
valutata positivamente la dichiarazione congiunta adottata nel vertice di Praga del 7 maggio 2009 che indica come obiettivo prioritario del Partenariato orientale lo sviluppo delle condizioni necessarie ad accelerare l'associazione politica e l'ulteriore integrazione economica tra l'Unione europea e i paesi partner interessati, con lo scopo di promuovere la stabilità e il rafforzamento della fiducia su un piano multilaterale e rinforzare il cammino delle riforme;
rilevato che:
a) la proposta di istituire il Partenariato orientale, muovendosi nel solco della politica di vicinato, risponde all'obiettivo di definire su un piano più strutturato e solido i rapporti tra i Paesi interessati (Ucraina, Moldavia, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia) e l'UE, sulla base della considerazione per cui la stabilizzazione, il progresso economico e il consolidamento del processo di democratizzazione di questi paesi rispondono anche agli interessi della stessa UE, e in particolare al rafforzamento della sua sicurezza;
b) l'UE rappresenta un riferimento imprescindibile per i paesi di quest'area, in primo luogo in quanto le esperienze avanzate delle democrazie mature dei paesi membri costituiscono un modello prezioso per la configurazione di istituzioni compiutamente democratiche, con particolare riferimento ai Parlamenti, e per la promozione di una adeguata tutela dei diritti civili e politici e, in secondo luogo, in considerazione dell'alto livello di sviluppo che contraddistingue le economie dei paesi dell'UE;
c) sul piano economico, la sfida è costituita dall'obiettivo di una rapida riconversione degli apparati produttivi e dalla loro modernizzazione in modo da favorirne l'integrazione con i mercati internazionali e più forti tassi di sviluppo;
d) la collocazione geografica di questi Paesi tra la Russia e l'UE allargata ne accentua l'importanza strategica, sia sotto il profilo degli equilibri politici che dal punto di vista degli scambi economici e del trasporto energetico;
osservato che:
1. il rafforzamento dei rapporti prefigurato dal progetto di Partenariato orientale, sia sul piano multilaterale che su quello bilaterale, attraverso la stipula di accordi di associazione, deve essere perseguito in modo tale da inserirsi armoniosamente nell'ambito delle iniziative complessivamente poste in essere, attraverso la PESC, per il rafforzamento della capacità dell'UE di essere un attore importante sul piano internazionale, al fine di tutelare efficacemente gli interessi strategici dell'Unione;
2. sul piano economico, è pienamente condivisibile l'obiettivo di istituire una zona di libero scambio, anche in relazione all'ingresso dei paesi interessati nel WTO. A tal fine si dovranno privilegiare, nell'ambito dei programmi di sostegno allo sviluppo economico, le iniziative in grado di rafforzare i sistemi produttivi dei paesi interessati e la integrazione delle loro economie a livello internazionale attraverso la promozione di nuove iniziative imprenditoriali, anche avvalendosi di partnership con imprese europee;
3. occorre in ogni caso garantire integralmente la libertà di riunione e di espressione allo scopo di allinearsi agli standard europei in materia di diritti civili e politici e rafforzare l'imparzialità e l'indipendenza del potere giudiziario, come più volte riaffermato in seno all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;
4. particolare attenzione dovrà essere dedicata alla collaborazione in materia di energia, in considerazione del rilievo che per alcuni dei paesi interessati riveste il passaggio sui rispettivi territori di infrastrutture attraverso le quali è assicurata la fornitura di gas ai mercati europei;
5. dovrà inoltre attribuirsi carattere prioritario ai patti in materia di mobilità e sicurezza affinché la intensificazione dei rapporti non si traduca in una occasione per le organizzazioni criminali di lucrare attraverso la gestione dei flussi di immigrazione illegale che alimenta condizioni di sfruttamento e di impiego in attività delittuose;
esprime una valutazione favorevole
impegnando il Governo a sostenere convintamente l'evoluzione del Partenariato orientale, ferma restando l'esigenza che esso proceda in parallelo con il Partenariato strategico con la Russia e non alteri, con riferimento alla determinazione delle risorse finanziarie, il rapporto attualmente esistente con il Partenariato euro-mediterraneo di un terzo e due terzi, nonché a favorire il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali degli Stati membri dell'Unione europea nell'Assemblea parlamentare del Partenariato orientale, contrastando ogni suo eventuale riconoscimento di natura istituzionale ove tale condizione non sia assicurata.
GIUSTIZIA (2a) / AFFARI COSTITUZIONALI (1a)
giovedi' 4 marzo 2000
395a Seduta (antimeridiana)
MERCOLEDÌ 22 LUGLIO 2009
56ª Seduta
Presidenza del Presidente
DINI
Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Scotti.
ESAME DI ATTI PREPARATORI DELLA LEGISLAZIONE COMUNITARIA
Comunicazione della Commissione al parlamento europeo e al Consiglio "Partenariato orientale" (COM (2008) 823 def.) (n. 38)
(Seguito e conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 144 del Regolamento. Approvazione di una risoluzione: Doc. XVIII, n. 18)
Riprende l'esame sospeso nella seduta del 23 giugno scorso.
Il relatore CABRAS (PD) illustra una proposta di risoluzione (pubblicata in allegato al resoconto della seduta odierna) che tiene conto degli spunti emersi nel corso del dibattito e delle osservazioni formulate dalla Commissione politiche dell'Unione europea.
Il presidente DINI verificata la presenza del numero legale, pone in votazione la proposta di risoluzione, che risulta approvata all'unanimità.
RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE SULL’ATTO COMUNITARIO N. 38 (Doc. XVIII, n. 18)
La 3a Commissione, Affari esteri, emigrazione,
esaminata ai sensi dell’articolo 144, comma 1, del Regolamento, la Comunicazione della Commissione al parlamento europeo e al Consiglio "Partenariato orientale" - COM 2008 823 definitivo;
considerato che, nell'ambito di un'analisi complessiva della politica estera e di partenariato nei confronti dell'area dell'Europa orientale, i recenti avvenimenti nel Caucaso hanno richiamato l'attenzione sulla delicatezza delle relazioni tra Unione europea e Paesi quali l'Armenia, l'Azerbaigian, la Bielorussia, la Georgia, la Repubblica di Moldova e l'Ucraina;
considerato altresì che i citati Paesi rivestono importanza strategica sotto molteplici punti di vista e, in particolare, per quanto attiene ai temi dell'approvvigionamento energetico, e che risulta pertanto di specifico interesse per l'Europa che in detta area sia garantita la presenza di un assetto istituzionale stabile, dal punto di vista politico ed economico;
ritenuto che la politica di partenariato orientale, pur senza prefigurare un percorso di adesione, potrà avere un positivo effetto in termini di progressivo riavvicinamento all'ambito geopolitico in una condizione, come quella attuale, di sospensione di ulteriori ingressi nella NATO;
auspica un'attenta valutazione dell'opportunità che una corretta politica di vicinato con i partner orientali non si traduca in una serie di mere relazioni bilaterali, che potrebbero in qualche modo compromettere i rapporti con la Federazione russa, rispetto alla quale è necessario permanga un'attitudine di inclusione e coinvolgimento;
sottolinea la necessità di un impegno affinchè il partenariato orientale non conduca ad una minore attenzione e a un ridotto impegno verso i paesi della sponda Sud del Mediterraneo, rispetto ai quali risulta di peculiare interesse mantenere intense e proficue relazioni;
richiama l'attenzione sull'opportunità che qualunque forma di cooperazione parlamentare strutturata con i sei Paesi del partenariato orientale sia aperta alla partecipazione di rappresentanti dei Parlamenti nazionali, oltre che del Parlamento europeo, e sia contraddistinta dalla massima agilità ed efficacia, collocandosi, per quanto possibile, nell'alveo dei più tradizionali strumenti del dialogo tra Parlamenti.
[1] Fonti: The CIA Worldfactbook 2008, Ministero degli
Affari Esteri, fonti di stampa.
[2] La figura del Presidente
della Repubblica non ha una lunga tradizione in Polonia. Dopo la restaurazione
dell’indipendenza nel 1918 i presidenti i venivano eletti dal Parlamento. Lech
Walesa è stato il primo Presidente polacco eletto direttamente nel 1990.
[3] Le quattro Regioni
più dinamiche nel 2006 hanno prodotto ben il 52,0% del PIL, in crescita
rispetto al 50,7% del 1999.
[4] I punti fondamentali del
citato Piano sono: (i) la Strategia nazionale per la coesione (con una
dotazione di 67,3 miliardi di euro di stanziamento UE più 18,3 di contributo
nazionale), che si articola a sua volta in 16 programmi operativi regionali
(per 16,6 mld di euro) ed altri 6 programmi operativi gestiti a livello
nazionale (infrastrutture e ambiente per 27,9 mld di euro, capitale umano per
9,7 mld di euro, economia dell’innovazione per 8,3 mld di euro, sviluppo della
Polonia dell’est per 2,3 mld di euro, cooperazione territoriale europea per 0,7
mld di euro, assistenza tecnica per 0,5 mld di euro, fondo di riserva per 1,3
mld di euro); (ii) il Piano strategico per lo sviluppo delle aree rurali (13,2
mld di euro); (iii) la Strategia per lo sviluppo sostenibile della pesca e
delle zone costiere con risorse pari a 0,7 mld di euro.
[5] Al cambio attuale,
equivalenti a circa 10,0 miliardi di euro.
[6] Al cambio attuale,
equivalenti a circa 5,3 miliardi di euro.
[7] Al cambio attuale,
equivalenti a circa 12,0 miliardi di euro.
[8] La produzione di
energia in Polonia nel 2006 è stata di 78,56 mln di tonnellate equivalenti di
petrolio (mtoe), la gran parte delle quali derivanti da combustibili solidi
(86,0%) seguiti da fonti rinnovabili (6,4%), gas (4,8%), petrolio (1,8%) e
rifiuti industriali (0,7%). Al totale del prodotto del Paese vanno sommati
19,65 mtoe di importazioni nette (soprattutto petrolio e gas provenienti dalla
Russia) per un consumo totale pari ad oltre 98 mtoe. Ne consegue che per il
2006 il tasso di dipendenza della Polonia dai Paesi fornitori di energia è
stato pari al 19,9%, uno fra i più bassi in ambito UE (la media europea è del
53,8%).
[9] Il
carbone dovrebbe restare la principale fonte energetica nel breve periodo
(circa l’80% dell’intera produzione energetica polacca); per il medio-lungo
periodo viene tuttavia preso in considerazione il rilancio della produzione
interna di energia nucleare con la costruzione di almeno due centrali nucleari
entro il 2020; si prevede poi, entro il 2014, la costruzione di un
rigassificatore nel porto baltico di Swinoujscie, l’incremento dei siti di
immagazzinamento di gas naturale e petrolio, l’incremento dell’estrazione di
gas naturale nei giacimenti polacchi, l’ampliamento delle connessioni con il
sistema distributivo di gas tedesco; infine è in corso di valutazione il
collegamento con i gasdotti con la Danimarca e con il gasdotto Nabucco tramite
l’hub di Baumgarten (Austria).
[10] I Diritti Speciali di Prelievo
(Special Drawing Rights, SDR) sono la valuta di riserva internazionale emessa
dal FMI, determinata secondo un paniere ponderato di quattro valute: USD, EUR,
JPY, GBP. GLI SDR costituiscono un mezzo di regolamento internazionale
utilizzabile solo tra le banche di emissione e fra queste e il Fondo. Al
15.4.2009 il tasso di cambio con il dollaro era: 1 USD = SDR 0,667878.
[11] Flexible Credit
Line (FLC). Il FMI ha introdotto questa nuova linea di credito per assicurare
maggiori finanziamenti ai Paesi membri che hanno in corso di attuazione
importanti e solide politiche economiche, ma con problemi temporanei di
liquidità. La FCL rappresenta un rafforzamento della precedente SLF le cui
caratteristiche (es. limite massimo di accesso e breve periodo di ripagamento)
hanno limitato la sua utilita' per i Paesi potenzialmente interessati. Si veda
il Messaggio n. 232/P/0107435 del 27 marzo 2009.
[12] Lo Stand-by arrangement (SBA) è l’accordo
standard mediante il quale il FMI assiste i paesi che sperimentano temporanei
squilibri della bilancia dei pagamenti
[13] L’Articolo IV dell’Accordo di adesione
stabilisce che il FMI debba tenere periodiche consultazioni bilaterali con i
Paesi membri ed è il principale strumento attraverso il quale si esplica la
funzione di sorveglianza del FMI sulle politiche degli stati membri.
[14] a) cancellazione
del 50% del debito e rimborso del
residuo 50% in 18 anni, di cui 6 di grazia, a tassi di interesse di mercato;
b) ristrutturazione del debito in 18 anni, di
cui 4 di grazia, a tassi di interesse
ridotti rispetto a quelli di mercato;
c) ristrutturazione su un periodo più lungo
di quello delle due opzioni precedenti (23 anni di cui 12 di grazia) con una
modesta riduzione dei tassi di interesse rispetto a quelli di mercato.
[15] L’invito a partecipare alle predette celebrazioni
era giunto nel febbraio 2009 con una lettera del Presidente del Sejm, Bronislaw
Komorowski.
[16] Si ricorda che il
Presidente Fini aveva già preannunciato la sua indisponibilità per l’evento e
la partecipazione del Vice Presidente Buttiglione, con lettera del 16 aprile
2009, nella quale aveva anche ringraziato per le espressioni di cordoglio
inviategli dal Presidente Komorowski per
il terremoto in Abruzzo.
[17] La prima riunione del forum della società
civile si è tenuta a Bruxelles, il 16 e 17 novembre 2009. Il forum ha avanzato
proposte di raccomandazioni rivolte alla prima riunione ministeriale del
Partenariato orientale, che si terrà l’8 dicembre prossimo.
[18] Gli importi si
intendono al netto del costo per l’assicurazione malattie e infortuni che sarà
sostenuto direttamente dal MAE.