Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento difesa | ||||
Altri Autori: | Servizio Rapporti Internazionali | ||||
Titolo: | Incontro con la Commissione Difesa di una delegazione della Assemblea parlamentare della Bosnia Erzegovina | ||||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 95 | ||||
Data: | 03/11/2009 | ||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | IV-Difesa |
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Camera dei deputati |
XVI LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Incontro con la Commissione Difesa di una delegazione dell’Assemblea parlamentare della Bosnia Erzegovina
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n. 95 |
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3 novembre 2009 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Difesa ( 066760-4172 / 066760-4939 – * st_difesa@camera.it |
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Ha partecipato alla redazione del dossier il Servizio Rapporti Internazionali ( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it
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I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. |
File: DI0177.doc |
INDICE
Sviluppi recenti (a cura del Servizio Studi)
Focus di politica interna ed estera (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
Rapporti bilaterali (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
La presenza di militari e forze di polizia italiane in Bosnia Erzegovina (a cura del Servizio Studi)
Relazioni parlamentari con la Bosnia-Erzegovina (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
Profili biografici (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
BOSNIA ERZEGOVINA[1] Bosna i Hercegovina (BiH)
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Parte della Repubblica Federativa Socialista Jugoslava (1945 – 1991), ex Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (1919), la Bosnia – Erzegovina ha dichiarato la propria indipendenza nel 1992, a seguito dei risultati del referendum del mese di marzo. Il 6 aprile, l’allora CEE e gli USA riconobbero la Bosnia, mentre il 22 maggio questa divenne membro delle Nazioni Unite. Il conflitto (1992-1995) scoppiato tra le diverse etnie (croata, bosgnacco[2] - musulmana, serba) con stragi, stupri e deportazioni, in uno scenario di pulizia etnica culminato nel luglio del 1995 nel massacro di Srebrenica, costato la vita a circa 8.000 civili bosniaci, è terminato in seguito all’intervento dell’ONU e delle forze della NATO. Gli Accordi di Dayton del 21 novembre 1995 hanno sancito l’integrità e la sovranità della Bosnia,dividendola in due “Entità”, la Federazione di Bosnia - Erzegovina, croato – musulmana (51% del territorio), e la RepubliKa Srpska (49% del territorio).
La Bosnia - Erzegovina, in base a quanto sancito dalla Costituzione, che forma parte integrante degli Accordi di Dayton (Annesso IV), è dotata anche di istituzioni “statali” centrali (appartenenti alla Bosna i Hercegovina – BiH): una Presidenza tripartita; un Parlamento composto da una Camera dei Rappresentanti e da una Camera dei Popoli; un Consiglio dei Ministri; una Corte Costituzionale ed una Banca Centrale. La Presidenza tripartita è composta da tre membri, esponenti dei tre gruppi etnici maggioritari, che ricoprono la carica di Presidente a rotazione ogni 8 mesi.
L’assetto istituzionale delle due singole Entità è stabilito dalle rispettive Costituzioni, che prevedono per entrambe un Presidente e due Vice Presidenti, un Parlamento (bicamerale per la Federazione e monocamerale per la Republika Sprska) ed un Governo.
Gli Accordi di Dayton hanno anche previsto l’invio di una iniziale forza multilaterale di 60.000 uomini, l’IFOR (Implementation Force), nel 1996 divenuta SFOR (Stabilization Force), guidate dalla NATO, cui è subentrata il 2 dicembre 2004 la missione europea EUFOR (oggi 2.200 uomini) impegnata nell’operazione ALTHEA. Sempre in base agli Accordi è stata istituita la figura dell’Alto Rappresentante per la Bosnia - Erzegovina al quale sono attribuiti compiti di monitoraggio e supervisione dell’applicazione dell’Annesso 10 degli Accordi di Dayton (Aspetti civili), poteri di imposizione di provvedimenti legislativi e di rimozione di pubblici funzionari che ostacolino l’attuazione del processo di pace. La nomina dell’Alto Rappresentante è effettuata dallo “Steering Board” del “Peace Implementation Council - PIC”, un organo composto da 55 Stati ed organizzazioni internazionali (di cui l’Italia è membro permanente) ed approvata ufficialmente dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’Alto Rappresentante è al contempo Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per la Bosnia – Erzegovina, e lavora con la popolazione, le istituzioni statali e la comunità internazionale per assicurare il pacifico processo di democratizzazione del Paese e la futura integrazione nelle strutture euroatlantiche. L’attuale Alto Rappresentante è l’austriaco Valentin Inzko che ha assunto la carica dall’aprile 2009.
Infine, per quanto riguarda il Distretto di Brcko, situato nel Nord del Paese al confine con la Croazia, questo beneficia, ai sensi dell’Arbitrato interno del 1999, di un elevato grado di autonomia rispetto al resto del Paese, anche sotto il profilo economico e fiscale. Il Distretto è stato ufficialmente stabilito l’8 marzo 2000.
DATI GENERALI 2009 |
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Superficie |
51.129 kmq (un sesto del territorio italiano) |
Capitale |
SARAJEVO (800.000 abitanti) |
Abitanti |
4.613.310 |
Composizione etnica |
bosniaci* (48%), serbi (37,1%), croati (14,3%) altri (0,6%) |
Religioni praticate |
musulmani (40%), ortodossi (31%), cattolici (15%), altri (14%) |
Lingua |
bosniaco, serbo, croato |
Tasso di crescita della popolazione |
0,33% |
Aspettativa di vita |
78,5 anni |
* I bosgnacchi sono per lo più di fede mussulmana.
CARICHE DELLO STATO
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In Bosnia-Erzegovina vi sono due livelli di amministrazione: una superiore (che riguarda lo Stato centrale ovvero, la Bosnia-Erzegovina - BiH) e una locale (che riguarda le cosiddette Entità che sono: la Federazione di Bosnia Erzegovina e la Repubblica Sprska).
Bosnia-Erzegovina (BiH) |
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Presidenza tripartita a turno (a rotazione ogni otto mesi) eletti alle presidenziali 2006 |
Željko Komšić, dal 6 luglio 2009, attualmente in carica (croato, SDP, Partito Social Democratico); Nebojša Radmanović (serbo, SNSD Alleanza dei Social Democratici Indipendenti); Haris Silajdžić(bosgnacco, Partito per la Bosnia Erzegovina SBIH) |
Presidente della Camera dei Rappresentanti (2006-2010) |
Milorad Zivkovic (da settembre 2009 a maggio 2010) La presidenza ruota ogni 8 mesi nel corso della legislatura; Milorad Zivkovic (serbo) è stato preceduto da Beriz Belkic (bosgnacco) e da Niko Lozancic (croato) |
Presidente della Camera dei Popoli (2006-2010) |
Ilija Filipovic (croato) La presidenza ruota ogni 8 mesi nel corso della legislatura; oltre a Ilija Filipovic (croato), della Presidenza fanno parte Sulejman Tihic (bosgnacco, SDA) e Dušanka Majkić (serba, eletta nel febbraio 2009 in sostituzione di Mladen Ivanic). |
Presidente del Consiglio |
NIKOLA SPIRIC dal 2006 (serbo, Alleanza dei Social Democratici Indipendenti SNSD) |
Ministro degli Esteri |
Sven Alkalaj (bosgnacco)dal febbraio 2007 (SBIH)
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Alto Rappresentante e Rappresentante Speciale dell’UE in Bosnia-Erzegovina Si tratta di un’istituzione internazionale ad hoc cui spetta il compito di verificare l’attuazione degli aspetti civili dell’Accordo che ha messo fine alla guerra nel paese.
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Valentin INZKO (austriaco) (dall’aprile 2009 fino al 28 febbraio 2010) |
SCADENZE ELETTORALI
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Presidenziali |
2010 |
Politiche |
ottobre 2010 |
Federazione di Bosnia-Erzegovina (FBiH) (Entità croata e bosgnacco-musulmana) |
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Presidente |
Borjana KrišTo(croata HDZ) |
Primo Ministro |
MUSTAFA MUJEZINOVIC (bosgnacco SDA) da giugno 2009 |
Camera dei Rappresentanti (140 membri) Camera dei Popoli (80 membri)
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SAFET SOFTIĆ (bosgnacco)
STJEPAN KREŠIĆ (croato)
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Repubblica Srpska (RS) (Entità serba) |
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Presidente |
RAJKO KUZMANOVIC (SNSD) dal dicembre 2007 |
Primo Ministro
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MILORAD DODIK (SNSD) |
Presidente Assemblea nazionale (monocamerale, 83 membri) |
iGOR RADOJICIC (SNSD) |
QUADRO POLITICO
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Governo in carica
Nel dicembre 2007 è stato di nuovo affidato a Nikola Spiric (serbo, del Partito nazionalista moderato serbo SNSD) l’incarico di guidare il governo centrale del paese. Si tratta di un governo di coalizione tra due partiti bosgnacchi SDA e SBiH, due serbi SNSD e SDP, due croati HDZ-HNZ e HZ1990 e il partito multietnico People’s Party. Spiric si era dimesso nel novembre 2007 in seguito ad una profonda crisi politico-istituzionale, scatenata dalle riforme dell'allora Alto Rappresentante della comunità internazionale a Sarajevo, Miroslav Lajcak. Le misure, che puntavano a snellire i processi decisionali, sono state percepite dalla leadership serbo-bosniaca come una minaccia per l'esistenza dell'entità serba[3]. La crisi istituzionale bosniaca, che si preannunciava grave, è rientrata, grazie all'intervento dell'UE e al raggiungimento dell'intesa tra Lajcak e il serbo-bosniaco Dodik, Capo del Governo della Repubblica Srpska. Le riforme sono state quindi accettate con qualche modifica minore.
Il nuovo esecutivo, che vede riconfermati i ministri del precedente, ha ottenuto la fiducia del Parlamento il 20 febbraio 2008.
Nella fattispecie con Decisione del 19 ottobre 2007 l’Alto Rappresentante, in virtù dei poteri a lui conferiti (al riguardo si veda il successivo capitolo “Quadro istituzionale”), ha avanzato proposte di modifica dei meccanismi decisionali del Governo bosniaco. Esse prevedono, tra le altre, che, al fine di garantire la tenuta delle riunioni del Consiglio dei Ministri, in caso di assenza temporanea del Presidente spetti ad un Vice Presidente la facoltà di convocare tale organo; inoltre stabiliscono che la riunione abbia comunque luogo qualora sia presente la maggioranza dei componenti (per evitare che il lavoro del CdM sia bloccato a causa dell’assenteismo dei componenti di un popolo costituente). In merito al processo decisionale, si distinguono le questioni rispetto alle quali la decisione finale spetta al Parlamento: in questo caso la decisione deve essere presa in seno al CdM dalla maggioranza dei presenti e non più dalla maggioranza dei componenti; e quelle rispetto alle quali il CdM decide in ultima istanza: in questo caso, le decisioni sono assunte all’unanimità dei membri presenti e votanti (e non, quindi, dei componenti).
La riforma di Lajcak era vista – come già evidenziato – dai serbi come un tentativo di ridurre l’influenza e i diritti della Repubblica Srpska; essi temevano che la riforma avrebbe rotto il delicato equilibrio fra le rappresentanze dei tre popoli costituenti, permettendo a rappresentanti di due popoli di mettere sistematicamente in minoranza i rappresentanti del terzo. L’Alto Rappresentante il 3 dicembre 2007 ha ufficialmente presentato una interpretazione autentica della precedente decisione, dove si chiarisce che le modifiche non incidono sulla composizione del CdM e sulla equa rappresentanza dei popoli costituenti di Bosnia Erzegovina, ma che mirano ad assicurarsi che nessuno dei membri del CdM possa bloccare il lavoro dell’organo per assenze non giustificate, garantendo la capacità decisionale.
Composizione della Camera dei Rappresentanti (Predstavnicki Dom)
Elezioni ottobre 2006
Political Group |
Total of seats |
Federation B. & H. |
Republika Srpska |
Party of Democratic Action (SDA) |
9 |
8 |
1 |
Party for Bosnia-Herzegovina (SBiH) |
8 |
7 |
1 |
Party of Independent Social Democrats (SNSD) |
7 |
0 |
7 |
Social Democratic Party of Bosnia and Herzegovina (SDP) |
5 |
5 |
0 |
Serb Democratic Party (SDS) |
3 |
0 |
3 |
Croatian Democratic Union-Croatian National Union (HDZ-HNZ) |
3 |
3 |
0 |
Croatians Together (HDZ 1990) |
2 |
2 |
0 |
Party of Democratic Progress (PDP) |
1 |
0 |
1 |
Patriotic Party (BPS Sefer Halilovic) |
1 |
1 |
0 |
People's Party Working for Prosperity (NS) |
1 |
1 |
0 |
Democratic People's Community |
1 |
1 |
0 |
Democratic People's Alliance (DNS)
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1 |
0 |
1 |
TOTALE
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42 |
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Composizione della Camera dei Popoli (Dom Naroda)
Rinnovo 2007
Repubblica Sprska |
5 in rappresentanza dei serbo-bosniaci designati dall’Assemblea Nazionale |
Federazione di Bosnia-Erzegovina |
5 in rappresentanza dei croato-bosniacidesignati dalla Camera dei Popoli |
Federazione di Bosnia-Erzegovina |
5 in rappresentanza dei musulmano-bosniaci designati dalla Camera dei Popoli |
TOTALE |
15 |
QUADRO ISTITUZIONALE
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Sistema politico
La Bosnia-Erzegovina ha dichiarato la propria indipendenza nel 1992. Il conflitto (1992-1995) scoppiato tra le diverse etnie che compongono la Bosnia (croata, bosniaco-musulmana, serba) è terminato in seguito all’intervento dell’ONU e delle forze della NATO. Gli Accori di Dayton del 21 novembre 1995 hanno sancito l’integrità e la sovranità della Bosnia-Erzegovina creando “artificiosamente” uno Stato centrale Bosnia-Erzegovina, che rappresenta il momento di sintesi delle due Entità in cui è diviso il territorio: la Federazione di Bosnia-Erzegovina, croato–bosgnacco/musulmana (51% del territorio), e la Repubblica Srpska, serba (49% del territorio).
Con gli stessi Accordi è entrata in vigore la Costituzione della Bosnia Erzegovina (Annesso 4 degli Accordi di Dayton). Nata per mettere fine alla guerra, la Costituzione di Dayton risponde all’esigenza di garantire la sicurezza delle tre parti o etnie (definite dalla Costituzione “popoli costituenti”). L’assetto istituzionale è caratterizzato da una elevata decentralizzazione e da una divisione su base etnica di pressoché tutte le istituzioni dello Stato centrale. Sulla base del testo rientrano nella competenza delle istituzioni centrali della Bosnia-Erzegovina la politica estera, doganale e monetaria, la politica migratoria (ivi compresi rifugiati e asilo politico), la realizzazione e gestione di strutture di comunicazione comuni e internazionali e il controllo del traffico aereo. Nel settore della difesa è prevista invece una competenza propria delle due Entità, che dovranno tuttavia essere dotate di forze militari bilanciate.
Di fatto, le debolissime istituzioni centrali non riescono a trasmettere un senso di unità al Paese e a portare al superamento delle due entità così come dimostrato anche dalla mancata approvazione della riforme costituzionali nel 2006.
Le istituzioni “statali” della Bosnia-Erzegovina sono: una Presidenza tripartita; un Parlamento composto da una Camera dei Rappresentanti e da una Camera dei Popoli; un Consiglio dei Ministri; una Corte Costituzionale ed una Banca Centrale. La Presidenza tripartita è composta da tre membri, esponenti dei tre gruppi etnici maggioritari bosgnacco-musulmano, serbo, croato.
L’assetto istituzionale delle due singole Entità è stabilito dalle rispettive Costituzioni, che prevedono per entrambe un Presidente e due Vice Presidenti, un Parlamento (bicamerale per la Federazione e monocamerale per la Repubblica Sprska) ed un Governo.
Per quanto riguarda il Distretto di Brcko, situato nel Nord del Paese al confine con la Croazia, questo beneficia, ai sensi dell’Arbitrato interno del 1999, di un elevato grado di autonomia rispetto al resto del Paese anche sotto il profilo economico e fiscale. Il Distretto è stato ufficialmente stabilito l’8 marzo 2000.
Presidenza della Repubblica
La Presidenza della Repubblica è esercitata a rotazione con turni di otto mesi dai tre Presidenti, uno per ogni etnia, eletti direttamente dal corpo elettorale ogni quattro anni. Qualora venga meno uno dei membri della Presidenza, la Camera dei Rappresentanti provvede ad eleggere il sostituto. Alla Presidenza fa capo la politica estera; essa nomina inoltre gli Ambasciatori e il Presidente del Consiglio dei Ministri centrale.
Parlamento
La Bosnia-Erzegovina ha un parlamento bicamerale: la Camera dei Rappresentanti (Predstavnicki Dom), composta da 42 seggi, e la Camera dei Popoli (Dom Naroda), composta da 15 seggi.
I deputati della Camera dei Rappresentanti provengono in misura di due terzi (28 membri) dalla Federazione croato-bosniaca, mentre i restanti 14 dalla Repubblica Sprska, e sono eletti a suffragio diretto ogni quattro anni con sistema proporzionale.
I 15 membri della Camera dei Popoli sono indirettamente eletti ogni quattro anni. L'Assemblea Nazionale della Repubblica Sprska elegge i 5 membri in rappresentanza della comunità serba, mentre l'Assemblea dei Popoli della Federazione croato-bosniaca ne designa 5 per ciascuna delle due etnìe (croata e bosniaca).
I disegni di legge devono essere approvati da entrambi i rami del Parlamento.
La Federazione di Bosnia-Erzegovina ha un Parlamento bicamerale, composto da una Camera dei Rappresentanti di 140 membri e da una Camera dei Popoli di 80 componenti - eletti dai consiglieri dei dieci cantoni che compongono il suo territorio -, paritetica tra rappresentanti bosgnacco-musulmani e croati.
La Republika Srpska ha invece un'Assemblea nazionale monocamerale di 83 membri: in seno ad essa, a seguito di una riforma costituzionale del 2002, è stato insediato un Consiglio dei popoli di 28 membri.
Governo
La guida del Governo centrale è affidata al Presidente del Consiglio dei Ministri, la cui nomina spetta alla Presidenza e deve essere approvata dalla Camera dei Rappresentanti. Il Governo centrale deve avere lo stesso numero di ministri croati, serbi e bosgnacchi.
L’Alto Rappresentante
Come accennato in precedenza, in base agli Accordi di Dayton è stata istituita la figura dell’Alto Rappresentante per la Bosnia-Erzegovina al quale sono attribuiti compiti di monitoraggio e supervisione dell’applicazione dell’Annesso X degli Accordi di Dayton (Aspetti civili), nonché poteri di imposizione di provvedimenti legislativi e di rimozione di pubblici funzionari che ostacolino l’attuazione del processo di pace.
La nomina dell’Alto Rappresentante è effettuata dallo Steering Board del Peace Implementation Council (PIC), un organo composto da 55 Stati ed organizzazioni internazionali (di cui l’Italia è membro permanente) ed approvata ufficialmente dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’Alto Rappresentante svolge anche la funzione di Rappresentante Speciale dell’Unione Europea in Bosnia.
POLITICA INTERNA
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La situazione in Bosnia ed Erzegovina (BiH) rimane caratterizzata da equilibri fragili. Permangono difficoltà strutturali economiche e finanziarie, associate ad una riduzione degli aiuti internazionali, unitamente ai conflitti sociali e le rivalità interetniche che restano accesi; la criminalità organizzata (in particolare il traffico d’armi) rappresenta tuttora uno dei problemi principali; la diffusa corruzione intacca la fiducia dei cittadini nella classe politica del Paese.
Le elezioni politiche del 1° ottobre 2006 per il rinnovo della Presidenza tripartita e della Camera dei Rappresentanti (a cui ha fatto seguito il rinnovo indiretto della Camera dei Popoli) hanno visto il rafforzamento dei nazionalisti in ciascuna componente etnica del Paese.
L’Esecutivo, guidato da Nikola Spiric del Partito nazionalista-moderato serbo SNSD ed insediatosi nel gennaio 2007, ha da subito faticato nel percorso di rilancio delle riforme necessarie per velocizzare l’avvicinamento della Bosnia Erzegovina all’Unione Europea. Nell’autunno 2007, così come già accennato in precedenza (vedi paragrafo Quadro Politico), marcate incrinature si sono registrate a causa del fallimento dei tentativi di promuovere le riforme, superate solo grazie all’intesa attività diplomatica dell’allora Alto Rappresentante Lajcak, supportato dalla comunità internazionale, in particolare dall’UE. L’avvenuta approvazione dei provvedimenti richiesti, in particolare la riforma della Polizia, ha consentito di sbloccare la firma dell’Accordo di Stabilizzazione ed Associazione (ASA) con l’UE, avvenuta il 16 giugno 2008.
Le elezioni amministrative del 5 ottobre 2008 hanno registrato un rafforzamento dei partiti più rappresentativi delle tre etnie (SDA di Tihic per i bosgnacchi, SNSD di Dodik per i serbi-bosniaci e HDZ BiH di Covic per i croati). In calo i consensi dello SBiH di Silajdzic, membro bosniaco della Presidenza tripartita e tra i principali animatori, con il Primo Ministro della Republika Srpska Dodik, della virulenta campagna elettorale che ha segnato un marcato ricorso alla retorica nazionalista. Va comunque rilevato che le elezioni si sono svolte in modo ordinato e pacifico.
La prossima scadenza elettorale riguarderà il rinnovo del Parlamento bosniaco nell’ottobre 2010. Nonostante l’appuntamento elettorale sia solo tra un anno, il clima politico in Bosnia registra accesi toni da campagna elettorale.
Al centro dell’attenzione vi è il dibattito sui futuri assetti internazionali in Bosnia. Il Peace Implemention Council-Steering Board (PIC-SB), infatti, ha deciso – in linea di principio - di chiudere l’Ufficio dell’Alto Rappresentante (OHR), la più alta autorità civile del Paese prevista dagli Accordi di Pace di Dayton e dotata di ampi poteri esecutivi (c.d. poteri di Bonn), per passare ad un nuovo assetto delle presenza internazionali nel Paese incentrato su un ruolo rafforzato della UE (RSUE con mandato rafforzato), coerentemente con la prospettiva europea del Paese.
La chiusura dell’OHR e la collegata transizione verso una gestione UE rafforzata è soggetta al conseguimento di cinque obiettivi: a) soluzione della questione della separazione delle proprietà tra Stato centrale e Entità; b) soluzione del problema delle proprietà della Difesa; c) conclusione della agenda di Brcko; d) definizione delle questioni pendenti relative alla ristrutturazione del sistema fiscale; e) consolidamento dello Stato di diritto (approvazione di norme relative ai crimini di guerra, agli stranieri ed al diritto d’asilo, alla riforma della giustizia); e al soddisfacimento di due condizioni: 1) firma dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’UE e 2) positiva valutazione della situazione in Bosnia basata sulle prescrizioni di Dayton. La prima condizione è stato raggiunta con al firma dell’ASA il 16 giugno 2008. I passaggi più delicati riguardano ora la questione delle proprietà pubbliche (cui e' legata quella la proprietà dei beni immobili della Difesa).
Ma il vero nodo politico è la riforma costituzionale. Sulla questione si confrontano due opposte visioni del futuro della BiH: da una parte, il bosgnacco Silajdzic vorrebbe erodere i poteri della Republika Srpska nell’ambito di un progetto di centralizzazione dello Stato con la soppressione delle due Entità; dall’altra, il serbo Dodik mira al mantenimento degli assetti di Dayton e se possibile ad una forzatura interpretativa che favorisca il trasferimento di competenze alla Republika Srpska[4]. Lo stesso campo interno bosgnacco è diviso però tra le posizioni del partito di maggiormente rappresentativo dell’etnia, SDA di Tihic, e lo SBiH di Silajdzic. Da ultimo, USA e UE hanno deciso di promuovere un pacchetto minimo di riforme che possa permettere alla Bosnia Erzegovina di migliorare la propria efficacia in risposta alle sfide poste dai processi di integrazione europea ed atlantica.
POLITICA ESTERA
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Per quanto riguarda il processo di avvicinamento alle strutture europee, la firma dell’ASA il 16 giugno 2008 costituisce uno sviluppo essenziale per il definitivo ancoraggio del Paese alla UE. Per quanto riguarda il processo di integrazione nella Nato, il Vertice atlantico di Bucarest (2-4 aprile 2008) ha confermato le prospettive di integrazione atlantica per Sarajevo concedendo il Dialogo Intensificato nell’ambito del Programma Partnership for Peace (PfP). Tale apertura, che l’Italia ha costantemente sostenuto e che rappresenta un riconoscimento del nostro approccio basato sul mantenimento di una strategia regionale, è considerata un primo passo verso una piena adesione all’Alleanza cui la Bosnia conta di pervenire in tempi rapidi.
Nei rapporti con Zagabria rimane irrisolta la questione legata allo sbocco marittimo della BiH (utilizzo del porto di Ploce, costruzione del ponte croato Peljesac-Dubrovnik-Neretva che chiude il porto bosniaco di Neum). Più complessi i rapporti con la Serbia. Nonostante un generale miglioramento intervenuto negli ultimi anni, alcune sensibilità si sono di recente riacutizzate a seguito della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja che ha riconosciuto il genocidio di Srebrenica come tale e, pur non indicando quale diretto colpevole Belgrado, ha imputato alle forze regolari serbe di non essersi adoperate per evitarlo. La controversia era stata avviata dalla BiH contro la Serbia e Montenegro nel 1993 per violazioni della Convenzione sul genocidio (la sentenza in effetti ha diviso la BiH anche al proprio interno, in quanto questa è sostenuta soprattutto dai bosgnacchi ed è fortemente osteggiata dai serbi). Permangono inoltre problemi circa la demarcazione del confine tra i due Paesi (soprattutto per quanto riguarda il corso del fiume Drina).
Relazioni con l’Unione Europea
La Bosnia-Erzegovina è stato l’ultimo Paese dei Balcani occidentali, in ordine di tempo, ad avviare, il 25 novembre 2005, i negoziati per la conclusione di un Accordo di Stabilizzazione e di Associazione (ASA) con l’UE. La firma dell’ASA è avvenuta a margine del CAGRE del 16 giugno 2008 mentre il 1° luglio è entrato in vigore l’Accordo interinale collegato all’ASA. In linea con gli obiettivi dell’Alto Rappresentante Inzko, la UE sostiene il processo di stabilizzazione del Paese ed il percorso di avvicinamento all’Unione attraverso i predetti accordi ed il conseguimento dei 5 obiettivi e delle 2 condizioni quale premessa per la transizione ad un RSUE rafforzato. Per quanto concerne la presentazione della domanda di adesione, Sarajevo sembrerebbe orientata a compiere il passo entro il 2009. Da parte del Commissario europeo all’Allargamento, Olli Rehn, si è tuttavia precisato che il permanere di una condizione di protettorato (presenza dell’OHR) nel Paese non consentirebbe alla UE di prendere nella dovuta considerazione l’eventuale domanda di adesione bosniaca. In effetti, un’importante sfida con cui le Autorità locali si devono confrontare nel prossimo futuro è la realizzazione di un piano di riforme, a partire da quella costituzionale, volto a migliorare il funzionamento delle istituzioni e a garantire autonomia allo Stato.
Dal 26 maggio 2008 l’Esecutivo europeo ha avviato anche con Sarajevo un dialogo sulla liberalizzazione dei visti. Tuttavia, la Bosnia Erzegovina, pur in presenza di alcuni significativi passi avanti registrati negli ultimi tempi, si trova in ritardo rispetto ad altri partner della regione nell’attuazione della sua tabella di marcia e quasi certamente non farà parte del primo gruppo di Paesi beneficiari del visa waiver che sarà inserito nella c.d. White List di Schengen.
In materia di Giustizia e Affari Interni, il 18 settembre 2007 l’UE e la Bosnia-Erzegovina hanno firmato due accordi di facilitazione dei visti e di riammissione (entrati in vigore il 1° gennaio 2008), miranti ad agevolare il rilascio di visti di soggiorno di breve durata per la UE ai cittadini bosniaci a fronte dell’assunzione di precisi impegni di Sarajevo sulla riammissione degli immigrati illegali.
Dal dicembre 2004 opera nel teatro bosniaco la missione militare europea Eufor/Althea (v. infra) avviata con l’obiettivo di assicurare il necessario contesto di sicurezza – in chiave di continuità con la precedente missione NATO-SFOR – a sostegno delle attività dell’Alto Rappresentante della comunità internazionale in Bosnia-Erzegovina. Dal dicembre 2008 la missione si trova sotto guida italiana ed impiega attualmente circa 2.200 soldati provenienti da 28 paesi (di cui 23 membri UE). Nel contesto del progressivo sviluppo di un moderno stato di diritto, l’UE ha altresì avviato una missione di polizia (EUPM) sotto il controllo del RSUE a partire dal 2002 (v. infra). L’obiettivo di EUPM è quello di fornire un contributo alla costituzione di un servizio di polizia professionale e multietnico attraverso attività di formazione, consulenza e monitoraggio nei settori della sicurezza, dell’ordine pubblico e del contrasto alla criminalità. Ad oggi sono impegnate 147 unità provenienti da paesi membri della UE cui si aggiungono 168 unità da 6 Stati terzi (il contributo italiano è di 18 unità tra ufficiali di polizia e civili).
Nel suo percorso di progressivo avvicinamento all’UE, la Bosnia-Erzegovina beneficia infine di assistenza finanziaria da parte dell’Unione, nel quadro del programma IPA (Instrument of Pre-Accession) per un bilancio complessivo di €226 milioni nel triennio 2007 – 2009. Obiettivi prioritari dell’aiuto comunitario sono il consolidamento istituzionale, il sostegno alla transizione verso l’economia di mercato, l’incremento degli scambi commerciali e dell’integrazione nel mercato regionale, la cooperazione transfrontaliera.
La Commissione europea ha adottato il 14 ottobre 2009 il suo “pacchetto allargamento” 2009 composto dalle relazioni di progresso annuale per i tre paesi candidati (Turchia, Croazia, ex repubblica iugoslava di ERYMM) e i cinque altri paesi dei Balcani che hanno tutti una prospettiva d'adesione (Serbia, Albania, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Kosovo).
Per quanto concerne la Bosnia-Erzegovina, nella relazione si sostiene che il paese deve accelerare con la massima urgenza il ritmo delle sue riforme fondamentali. Affinché il paese faccia progressi, i suoi dirigenti devono condividere una visione comune per quanto riguarda l'andamento generale e la direzione politica del paese e avere la volontà politica di soddisfare le esigenze per quanto riguarda l'integrazione in Europa, afferma la Commissione. La Bosnia-Erzegovina deve quindi soddisfare le condizioni che sono state stabilite per la chiusura dell'ufficio dell'Alto rappresentante internazionale (OHR). Dinanzi alla stampa, il commissario Rehn ha insistito sul fatto che l'UE non potrà prendere in considerazione una candidatura all'adesione della Bosnia-Erzegovina finché il paese sarà ancora sotto il “protettorato” dell'Alto rappresentante internazionale. Il paese dovrà inoltre riformare il suo quadro costituzionale per permettere alle sue istituzioni di funzionare efficacemente prima che la Commissione possa raccomandare di attribuirgli lo statuto di candidato, ha sottolineato Rehn.
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI 2008 |
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PIL a parità di potere di acquisto |
29,9 miliardi di dollari USA (l’economia sommersa della Bosnia potrebbe ammontare, secondo alcune stime, al 50% del PIL) |
Composizione per settore |
Agricoltura 10,2%, industria 23,9%, servizi 66% |
Crescita PIL (%) |
5,6% |
PIL pro capite, a parità di potere di acquisto |
6.500 dollari (Italia: 31.000 dollari) |
Tasso di disoccupazione |
40% ufficiale (grazie all’economia sommersa, il tasso effettivo dovrebbe aggirarsi tra il 25 ed il 30%) |
Inflazione |
8% |
Debito estero |
8,35 miliardi di dollari |
Fonti: The Cia Worldfactbook 2009 |
La Bosnia-Erzegovina, Paese impegnato nel processo di transizione verso un’economia di mercato, ha registrato fino al 2008 una crescita economica sostenuta, con una variazione percentuale media che nel triennio 2006-2008 si è attestata intorno al 6,2%.
Tuttavia l’attuale crisi economica globale, più che in altri Paesi dell’area balcanica, sta producendo effetti negativi sull’economia, che nel 2009 è caratterizzata dalla stagnazione dei consumi privati, dalla crescita della disoccupazione e da un calo delle esportazioni bosniache verso i Paesi della zona euro. Le ultime previsioni dell’EIU segnano per il 2009 una contrazione del Prodotto Interno Lordo bosniaco pari al 2%, contro il +5% registrato nell’anno precedente. Lo sviluppo della Bosnia Erzegovina rimane condizionato da squilibri politici ed economici di natura strutturale (sistema istituzionale complesso e farraginoso, tasso di disoccupazione molto elevato, debito estero alto). Da parte del Fondo Monetario e della Banca Mondiale permangono inoltre forti preoccupazioni per quanto riguarda il livello della spesa pubblica e la lentezza del processo di privatizzazione, in atto soprattutto nella Federazione, anche se quest’ultima è l’entità che beneficia di ingenti aiuti internazionali e maggiori rimesse dall’estero. Preoccupa in particolare il differenziale di crescita tra le due entità. La RS ha registrato notevoli progressi nel processo di privatizzazione e ad aprile 2008 la produzione industriale su base annua è cresciuta del 41% e solo del 12% nella Federazione. I servizi (66%) l’industria (19,1%) e l’agricoltura e pesca (10,2%) sono le principali voci del PIL. Nel 2008 si è registrata una nuova ripresa dell’inflazione, che si è attestata su una media annuale dell’8%, per effetto soprattutto dell’aumento globale dei costi di approvvigionamento energetico e delle derrate alimentari. Previsto per il biennio 2009-2010 un calo della pressione inflazionistica all’1,5%. Nel 2008 il bilancio pubblico si stima negativo (-2% del PIL) e si prevede un ulteriore deterioramento nel biennio successivo a causa dell’aumento della spesa destinata all’amministrazione pubblica. Il debito pubblico si è attestato intorno al 40% del PIL. Desta preoccupazione la disoccupazione, che ufficialmente si attesterebbe intorno al 40%. Esiste tuttavia un consistente mercato del lavoro sommerso (oltre 150 mila unità) che si concentra soprattutto nei settori dell’edilizia, agricoltura e servizi. Per quanto riguarda la bilancia dei pagamenti nel 2008 si è registrato un peggioramento del disavanzo di parte corrente (15,9% del PIL), a causa dell’aumento delle importazioni; le ultime stime indicano inoltre per il biennio 2009-2010 una riduzione del suddetto deficit al 9,5% del PIL. Dopo la conclusione, nel novembre 2003, degli Accordi di Libero Scambio CEFTA si è registrata una notevole apertura del mercato bosniaco, in particolare con la Serbia. Nel 2008, sulla base dei dati forniti dall’Agenzia Nazionale di Statistiche, i primi sei Paesi partner commerciali della Bosnia sono risultati - nell’ordine – la Croazia (€2012,4 milioni), la Germania (€1.445,5 milioni),la Serbia (€1.364,1 milioni), l’Italia (€ 1.208,4 milioni), la Slovenia (€805,7 milioni) e l’Austria (€ 522,2 milioni). I prodotti trainanti delle esportazioni bosniache sono stati i metalli di base, prodotti metallici, legno e prodotti lavorati e macchine e prodotti meccanici. Le importazioni si concentrano sui prodotti petroliferi, prodotti alimentari, macchine e prodotti meccanici, prodotti chimici e autoveicoli. Dal 1996 al 2001 gli investimenti diretti esteri (IDE) hanno registrato flussi limitati. A partire dal 2002 l’aumento degli IDE in Bosnia Erzegovina ha ritrovato vigore anche in virtù della ripresa del processo di privatizzazione. In Bosnia Erzegovina, dal maggio 1994 fino al 31 dicembre 2008, risultano avere investito imprese provenienti da 85 Paesi, per un valore complessivo di €5,3 miliardi. I primi investitori diretti sono, secondo i dati della FIPA (Foreign Investment Promotion Agency): Austria (€1446 milioni), Serbia (€832 milioni), Croazia (€626 milioni), Slovenia (€610 milioni), Svizzera (€364 milioni), Germania (€294 milioni), Russia (€268 milioni), Paesi Bassi (€134 milioni), Italia (€114 milioni) e Stati Uniti (€99 milioni). I settori più interessati dall’afflusso di capitali stranieri sono stati: il settore manifatturiero (35%), il bancario (22%), le comunicazioni (14%), il commercio (11%) altri servizi finanziari (7%), i servizi (7%), gli immobiliari (2%) ed il turismo (1%).
La crisi politica
La situazione di crisi politico-istituzionale a cui già sopra si è accennato è andata acuendosi negli ultimi mesi. Già in seguito alla dichiarazione di indipendenza del Kosovo le tendenze autonomiste dei serbo-bosniaci si sono accentuate. Lamentando la continua erosione dei poteri della Republika Srpska, che stravolgerebbe il quadro delineato a Dayton, il 14 maggio 2009 il parlamento della Republika Srpska ha approvato una risoluzione con cui stabiliva il reintegro nell’alveo delle competenze della Republika Srpska delle prerogative trasferite ai poteri centrali dello stato in forza di decisioni dell’Alto Rappresentante. Si tratta di prerogative molto importanti, come il controllo del sistema giudiziario, la politica commerciale e il controllo delle dogane. L’aspetto più importante riguarda il settore delle forze armate e della polizia. La risoluzione metteva infatti in discussione l’unificazione a livello statale delle forze di polizia e dell’esercito delle due entità, un obiettivo costato grande fatica e tempo (e che tra l’altro ha permesso alla Bosnia di aderire al Partenariato per la Pace, il programma di cooperazione militare della Nato). Il presidente della Serbia Boris Tadic ha appoggiato la richiesta dei serbo-bosniaci. Ma il 20 giugno scorso, facendo ricorso ai suoi poteri, L’Alto Rappresentante ha annullato la risoluzione dell’assemblea della Republika Srpska. Anche più recentemente (18 settembre 2009) l’Alto Rappresentante ha fatto ricorso ai cosiddetti “poteri di Bonn” per imporre l’applicazione di otto leggi, fra cui le più importanti riguardano la rete di trasmissione elettrica e lo status del distretto di Brcko (v. supra). Ciò ha ulteriormente esasperato i toni del dibattito politico, con aspre accuse reciproche tra e l’Alto Rappresentante e il premier serbo-bosniaco Milorad Dodik, che – lo scorso 23 settembre – ha minacciato di ritirare i propri rappresentanti dalle istituzioni del governo federale, qualora l’Alto Rappresentante faccia ancora ricorso ai poteri straordinari sopra richiamati. Per porre rimedio a questa situazione sono stati convocati nella base NATO di Butmir, alla periferia di Sarajevo, colloqui straordinari con mediatori USA e dell’Unione europea (si tratta in particolare di Carl Bildt, ministro degli esteri della Svezia, presidente di turno dell’Unione europea e di James Steinberg, vicesegretario di Stato USA) (v. infra)
Ad accrescere le divisioni tra Republika Srpska e Federazione è intervenuto lo squilibrio economico-finanziario tra le due entità. Anche se la Republika Srpska ha usufruito in maniera sensibilmente inferiore degli aiuti internazionali, essa presenta una maggiore stabilità ed ha soddisfatto le condizioni del Fondo Monetario Internazionale per la concessione di crediti; al contrario la Federazione non è stata in grado di adempiere le richieste del Fmi e così il paese nel suo complesso non ha potuto ricevere prestiti.
Parallelamente si sono inaspriti anche i rapporti tra i rappresentanti croati e quelli bosgnacchi all’interno della Federazione musulmano-croata, a causa del percorso del progettato corridoio autostradale 5C, che dovrebbe collegare Budapest con il porto dalmata di Ploce. Al di là delle cause contingenti, le polemiche hanno lasciato intravedere il deteriorarsi dei rapporti tra i rappresentanti delle due comunità, periodicamente messi in crisi da veri o presunti squilibri nell’assegnazione dei posti. Il principale partito dei bosgnacchi ha minacciato di boicottare il governo centrale, lamentando la sottorappresentazione dei bosgnacchi a favore di serbi e croati.
Ulteriori elementi di tensione tra la componente croata e quella bosgnacca della Federazione sono derivati dall’uccisione, lo scorso 4 ottobre 2009, di un tifoso della squadra di calcio del Sarajevo nella città di Siroki Brijing, prevalentemente croata, durante scontri con la polizia locale in occasione dell’incontro tra le due squadre (gli scontri tra opposte tifosorie vengono spesso interpretati politicamente, sulla base della nazionalità prevalente delle città a cui le squadre appartengono).
Il Processo di Butmir
Il 21 ottobre 2009 si è concluso a Camp Butmir (Sarajevo) un nuovo round di negoziati nell'ambito dell'iniziativa congiunta dell'Unione europea e degli Stati Uniti per la promozione dell'avvicinamento della Bosnia Erzegovina all'Ue e alla Nato. I negoziati hanno anche affrontato gli sviluppi recenti della crisi politica del Paese.
Il Ministro degli Esteri svedese e presidente di turno del Consiglio Ue Carl Bildt e il Vice Segretario Usa James Steinberg hanno incontrato i leader dei sette partiti politici bosniaci per incoraggiarli a prendere le misure necessarie per andare avanti verso l’obiettivo di integrazione euroatlantica, con l'auspicio di raggiungere un accordo su un programma di riforme, in primo luogo della Costituzione, per fare uscire il paese dalla impasse istituzionale e rimetterlo sulla via dell'adesione all'UE e la NATO. Una prima riunione dello stesso tipo si era svolta il 9 ottobre ma senza risultati tangibili. I leader politici bosniaci hanno ribadito l’impegno a perseguire l'integrazione della Bosnia Erzegovina all'Unione europea e nella Nato e che la Costituzione deve essere in linea con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e che pertanto è necessario trovare una soluzione per spianare la strada per il passaggio dall'Ufficio dell'Alto Rappresentante Onu a un Rappresentante speciale rafforzato dell'Unione europea. Tuttavia, da parte UE e USA, è stato ribadito che alcune delle parti dovranno dimostrare maggiore determinazione e flessibilità, se sono veramente impegnate a raggiungere il loro obiettivo dichiarato. Infatti, nel corso dell’incontro, le divergenze tra i leader politici serbi, croati e bosgnacchi, sulle proposte di modifica costituzionali presentate da Usa e Ue per dare al Paese una struttura istituzionale piu' funzionante, non sono state superate.
Diverse sono state, però, secondo quanto riportato dalla stampa locale, le reazioni dei leader. Il leader serbo dell'SNSD, Milorad Dodik, ha detto che sono pronti ad aumentare il numero dei deputati della Camera dei rappresentanti, ma non a stravolgere le competenze e la ripartizione dei poteri. Secondo Dodik, le riforme costituzionali proposte dall'UE e dagli Stati Uniti costituirebbero “un emendamento drastico” degli accordi di Dayton e mirerebbero soltanto a proteggere gli interessi dei musulmani bosniaci. Inoltre, mentre la troika internazionale è disposta a lasciare i loro consulenti ad assistere i partiti nell'elaborazione di una riforma, Dodik ritiene che un accordo può essere raggiunto solo se sarà frutto del volere delle popolazioni locali. "Non abbiamo bisogno di stranieri. Le proposte devono essere nostre", ha detto Dodik. I musulmani e croati bosniaci hanno anch'essi rifiutato le proposte per altre ragioni. Da parte sua il bosgnacco Haris Silajdzic, leader del Partito per la Bosnia-Erzegovina, ha affermato però che "non vi è nulla di nuovo, il processo con le riforme costituzionali continuerà", ponendo l'accento sulla liberalizzazione del regime dei visti, essendo la scadenza più urgente e a breve termine. Sulejman Tihic, anch’egli bosgnacco e presidente del Partito di Azione Democratica (SDA), ha osservato che "l'SDA ha fatto di tutto per raggiungere un accordo ma, purtroppo, gli altri non hanno voluto". Il presidente dell'Unione democratica croata (HDZ), ilcroato Dragan Covic, ritiene che i leader di tutta la BiH sono comunque vicini ad una soluzione. "Siamo alla ricerca di soluzioni e le troveremo entro il 18 novembre. Essa ci consentirà di fare i passi necessari per diventare un Paese normale ed europeo - ha detto Covic - la Bosnia-Erzegovina ha bisogno di un diverso sistema costituzionale, come è stato offerto dall'Accordo di Prud, che prevedeva quattro sezioni territoriali, come configurazione di partenza per costruire uno Stato funzionale".
Il 27 ottobre 2009, lo svedese Carl Bildt, che ha presieduto il Consiglio relazioni esterne a Lussemburgo, a conclusione della riunione ha affermato che: “Spetta ai dirigenti della Bosnia sedersi attorno a un tavolo, parlare e trovare un accordo (sulle riforme costituzionali, politiche ed economiche indispensabili per preparare la Bosnia a una futura adesione all'UE)”. Ha quindi richiamato i leader bosniaci ad un maggiore senso di responsabilità, ricordando loro che è necessario arrivare ad un compresso per garantire alla Bosnia un futuro nella UE e nella NATO.
Da parte italiana è stata espressa soddisfazione per l'esito dei colloqui, e, come si legge in un comunicato, si precisa come l'Italia rivolga ''un vivo incoraggiamento ai dirigenti bosniaci a compiere un ulteriore sforzo nella ricerca di un compromesso che consenta la transizione dall'Ufficio dell'Alto Rappresentante al Rappresentante Speciale UE rafforzato, dando nuovo impulso al processo di integrazione euro-atlantica della Bosnia''.
L’incontro dell’Alto Rappresentante Inzko con il Ministro Frattini
Si ricorda che, in precedenza, Valentin Inzko è stato ricevuto il 3 giugno 2009 alla Farnesina dal ministro Frattini. Nel corso dell’incontro Inzko ha ribadito il suo impegno a favore del dialogo e del compromesso nell'ambito del "Processo di Prud" (su cui si veda infra).
Come già ricordato, l'orientamento di UE e Usa è di chiudere l’Ufficio dell’Alto Rappresentante sostituendolo con un “Rappresentante Speciale UE (Eusr)” che accompagni il Paese verso Bruxelles.
Finora i politici locali non hanno ancora soddisfatto in pieno i cinque obiettivi e le due condizioni (le cosidette '5+2') fissate dal PIC (Peace Implemention Council). Alla luce di ciò, ci sono opinioni divergenti tra gli Alleati sulla 'flessibilità' a cui si può ricorrere nel valutare il rispetto dei parametri. Nel corso del colloquio, Inzko e Frattini hanno parlato anche della recente visita a Sarajevo del vicepresidente Usa, Joe Biden, e del Rappresentante Ue per la politica estera, Javier Solana. "Biden e Solana hanno espresso un messaggio chiaro ai leader della Bosnia-Erzegovina: gli Usa e l'Ue sosterranno l'integrazione euroatlantica del Paese ma le autorità locali devono fare la loro parte, a cominciare dagli obiettivi e le condizioni del PIC" per la chiusura dell'Ohr, ha sottolineato Inzko. L'Alto rappresentante a Sarajevo ha stigmatizzato anche "la retorica negativa e il rifiuto dell'autorità Statale" espressa dal parlamento della Republika Srpska in una risoluzione del 14 maggio 2009 (v. supra). "Queste cose non devono più accadere", ha intimato Inzko, che inoltre ha ringraziato Frattini per il contributo italiano alla missione militare Ue in Bosnia-Erzegovina (Eufor), attualmente comandata dal Generale di Divisione Stefano Castagnotto. L'Italia è il secondo contributore di Eufor con 285 unità su un totale di circa 2.200 truppe.
Il Processo di Prud
Sembra invece essersi fermato il c.d. Processo di Prud, un processo di negoziazione dei tre maggiori partiti della Bosnia volto a raggiungere un accordo per la riforma costituzionale, lanciato nel novembre 2008 dai leader del leader dell'SNSD Milorad Dodik, dell'HDZ BiH Dragan Covic e dell'SDA (Party of Democratic Action), partito bosgnacco, Sulejman Tihic (per colpa dei veti incrociati tra le varie comunità etniche del Paese, fino ad ora qualsiasi tentativo di riforma costituzionale è fallito). In particolare, Tihic, nel giugno 2009, ha annunciato che non avrebbe partecipato alle future riunioni di Prud. Tihic ha motivato la rottura dei negoziati con il comportamento contrario all'accordo di Dayton della Republika Srpska e dello stesso Primo Ministro serbo Milorad Dodik.
Le posizioni di Dodik sono sempre state molto rigide e non sono mancati i contrasti anche l’Alto Rappresentante. Il Premier serbo-bosniaco in varie occasioni, anche in passato, ha affermato che la Republika Srpska non rinuncerà alle proprie competenze né tanto meno le cederà alle istituzioni centrali di Sarajevo. Secondo Dodik, la Costituzione della Bosnia-Erzegovina non prevede a livello centrale una magistratura, una procura e una intelligence."Sono state introdotte con la forza da uno dei precedenti Alti Rappresentanti, e allora la Republika Srpska non aveva la forza per opporsi".
L’approvazione dell’emendamento su Brcko
Il 26 marzo 2009 La Camera dei Popoli (Camera Alta) del Parlamento della Bosnia-Erzegovina ha adottato l'emendamento (n.1) della Costituzione della Bosnia-Erzegovina sullo status del distretto di Brcko. L'emendamento era stato adottato il giorno precedente dalla maggioranza della Camera dei Rappresentanti. Secondo l’emendamento il Distretto di Brcko va inteso come una unità di autogoverno locale sotto la sovranità della Bosnia-Erzegovinae la Corte Costituzionale ha la facoltà di decidere su qualsiasi controversia in relazione alla protezione dello status e l'autorità del Distretto, che può verificarsi tra le entità e la Bosnia-Erzegovina e il Distretto di Brcko.
L’Italia sostiene attivamente il processo di avvicinamento della Bosnia Erzegovina alle strutture europee ed atlantiche. Il nostro Paese ha promosso l’adesione bosniaca al Consiglio d’Europa nel 2002.
Forte del grande contributo fornito dalla Cooperazione Italiana durante il conflitto e nella ricostruzione, i rapporti italo-bosniaci vivono una fase di intensa crescita, trainati dalle relazioni commerciali. L’Italia è stabilmente tra i primi partner commerciali della Bosnia-Erzegovina. Nel 2008 siamo risultati il quarto partner commerciale dopo Croazia, Germania e Serbia. L’Italia si trova al quarto posto sia come Paese destinatario che fornitore (il secondo comunitario dopo la Germania). In base agli ultimi dati rilevati dall’ISTAT, nel primo semestre del 2009 le esportazioni italiane verso la Bosnia Erzegovina sono ammontate a €267 milioni circa (-4,3% rispetto al primo semestre 2008), mentre le importazioni italiane hanno raggiunto €173 milioni circa (-24,4%), con un saldo attivo per l’Italia pari a €94 milioni.
Le esportazioni italiane si concentrano sui metalli e prodotti di metallo, cuoio e prodotti in cuoio, macchine ed apparecchi meccanici, prodotti petroliferi, prodotti alimentari e autoveicoli. Le importazioni sono prevalentemente manifatturieri, macchinari e mezzi di trasporto, materie prime.
Gli investimenti italiani, appaiono in aumento: accanto ai consolidati interessi commerciali, si registra una tendenza della nostra imprenditoria a de localizzare nel Paese. Secondo i dati di fonte locale, dal 1994 al dicembre 2008 l’Italia risulta avere investito in Bosnia Erzegovina € 114 milioni (9° Paese investitore). Le PMI italiane guardano con interesse alle opportunità offerte dalla Bosnia Erzegovina grazie alla disponibilità di manodopera qualificata a basso costo, ma anche di un quadro normativo favorevole agli investimenti stranieri. In tale contesto, assume rilievo l’esempio dell’Unione degli Industriali della Provincia di Venezia (Unindustria) per la creazione del parco industriale di Brko, ampio distretto di produzione e distribuzione, che sarà occupato principalmente da imprese italiane specializzate nel settore meccanico, agro-alimentare, del legno e delle costruzioni. L’inaugurazione del progetto è avvenuta il 22 settembre 2008 in occasione della visita a Sarajevo del Sottosegretario al Commercio Estero, On. Adolfo Urso.
Significativa la presenza nel settore bancario bosniaco di UniCredit (attraverso le controllate Zagrebačka Banka, HVB Central Profit Sarajevo e Nova Banjalučka Banka) e di Banca Intesa (che controlla quote maggioritarie di UPI Banka e LT Gospodarska). I due istituti di credito gestiscono il 32% complessivo del mercato bosniaco.
In Bosnia-Erzegovina si registrano oltre 70 Società italiane che hanno effettuato investimenti produttivi e/o che hanno realizzato joint ventures con imprese locali. Tra le principali si ricordano la Top Sedia (mobili), la DKS Loversan (settore medico), la Corà SpA (lavorazione del legno), la Olip Italia (calzature), la LiquiGas e la Sol SpA (gas) la Metalleghe di Jajce, la Presal Extrusion di Široki Brijeg, la colorificio S. Marco a Čitluk. A queste si sono aggiunte la Golden Lady (che ha acquistato per 780mila € la fabbrica tessile Ukrina di Derventa) e la EnerNovi (joint venture italo-bosniaca che ha realizzando una fabbrica di “pellets” a Novi Grad).
La Cooperazione italiana in Bosnia
Attiva fin dai primi anni ‘90, con l’avvio dei programmi di emergenza volti ad affrontare i problemi socio-sanitari più urgenti posti alla popolazione dagli eventi bellici, dopo gli Accordi di Dayton, l’intervento italiano si è concentrato sul sostegno allo sviluppo rurale, alle politiche minorili, alla giustizia e al rafforzamento istituzionale. Obiettivi prioritari sono la pacificazione interetnica, lo sviluppo socio-economico e una sempre maggiore integrazione nell’UE. Le priorità dell’agenda di sviluppo del Paese vengono definite congiuntamente dall’Unione Europea, dall’UNDP e dalle Istituzioni Finanziarie Internazionali. Il sostegno italiano si esplica attraverso interventi sul canale bilaterale e multi-bilaterale, con una rilevante partecipazione delle ONG italiane e della cooperazione decentrata (Regioni ed altri Enti locali). L’Italia eroga finanziamenti sulla base della Legge 49/87, della Legge 84/01, della Legge 180/92 e della Legge 212/1992 e dal 1992 si è anche impegnata alla copertura finanziaria di programmi multilaterali e iniziative multi-bilaterali realizzate tramite gli Organismi Internazionali. Particolare attenzione merita lo strumento finanziario IPA. L’EU-Desk costituito presso l’UTL di Sarajevo funge da tramite tra Istituzioni, Enti locali, ONG, Associazioni, Centri di ricerca e Università per favorire la costituzione di partenariati e la realizzazione di progetti di cooperazione. L’attuale programma di cooperazione si articola in circa 25 iniziative, ognuna a diversi stadi di attuazione. La recente soluzione della questione del riconoscimento della propria quota di debito dell’ex Jugoslavia ha consentito la ripresa della cooperazione con il Paese anche attraverso finanziamenti a credito d’aiuto. Nel novembre 2008 sono state avviate le prime verifiche con le Autorità locali al fine di rilanciare il Programma di sviluppo alle PMI, che prevede una linea di credito agevolata di €15 milioni ed un dono di circa €1,5 milioni per attività di assistenza e monitoraggio. Complessivamente l’impegno italiano per attività in corso e in fase di approvazione ammonta a circa €30 milioni a dono e €15 milioni in crediti d’aiuto.
Attualmente le forze militari e di polizia italiane operano in Bosnia Erzegovina nel quadro delle seguenti missioni internazionali:
Althea dell’Unione europea in Bosnia-Erzegovina (270 unità), che dal dicembre 2004 ha sostituito la missione SFOR della NATO; la missione contribuisce al mantenimento delle condizioni di sicurezza necessrie al consolidamento della pace nell’area.
EUPM dell'Unione europea (13 unità) di assistenza e riorganizzazione delle Forze di Polizia della Bosnia-Erzegovina ed il mantenimento della stabilità nell’area (dal gennaio 2003).
NATO HQSarajevo (20 unità) di supporto alle attività di monitoraggio in Bosnia-Erzegovina, cura i rapporti tra NATO e autorità bosniache (dal dicembre 2004).
La partecipazione italiana a tali missioni è stata da ultimo confermata, fino al 31 ottobre 2009, dalla legge n. 108 del 2009. La proroga ulteriore della partecipazione italiana alle missioni internazionali è stata quindi oggetto del decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri nella riunione del 28 ottobre 2009, ma non ancora pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. I dati numerici in ordine ai componenti delle forze militari italiane impegnate nelle missioni nei Balcani sono ricavati dalla nota aggiuntiva al bilancio della Difesa presentata il 30 settembre 2009, quella relativa alla partecipazione di appartenenti alle forze di polizia dalla relazione tecnica al decreto-legge n. 78 del 2009 recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali (A.C. 2561)[6].
L’operazione Althea
L’operazione Althea, che ha avuto inizio il 2 dicembre 2004, ha rilevato le attività condotte dalla missione SFOR della NATO in Bosnia-Erzegovina, con l’obiettivo di rafforzare l’approccio globale dell’Unione europea nei confronti del Paee e di sostenerne i progressi verso la sua integrazione nell’Unione europea.
Dopo che, il vertice NATO di Istanbul del giugno 2004 aveva preso atto della disponibilità dell’UE a rilevare i compiti della SFOR ed aveva contestualmente deciso la conclusione della medesima missione entro la fine del 2004, il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato tale passaggio di consegne, con la risoluzione 1551 del 9 luglio 2004. Successivamente, con la risoluzione 1575 del 22 novembre 2004, il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha autorizzato la nuova missione.
Nella fase iniziale la componente militare (EUFOR) è rimasta invariata rispetto a quella di SFOR. Il Quartier Generale è stato fissato a Camp Butmir, a Sarajevo, già sede del comando operativo di SFOR.
Il Consiglio Affari generali e relazioni esterne dell’UE ha adottato, il 12 luglio 2004, l’azione comune 2004/570/PESC, con cui, nel definire la nuova missione a guida europea “una missione generale PESD”, ne ha precisato le caratteristiche seguenti:
Ø l'operazione si svolge avvalendosi di mezzi e capacità comuni della NATO;
Ø il compito della missione è quello di assicurare il rispetto degli aspetti militari dell’accordo GFAP (General Framework Agreement for Peace) di Dayton; di esercitare un ruolo deterrente nei confronti delle Forze Armate delle parti e degli altri gruppi armati; di contribuire a un ambiente sicuro e di impedire l’eventuale insorgere di episodi di violenza e/o di tentativi di ostacolare il processo di pace;
Ø l’operazione, il cui comando operativo UE ha sede presso il Quartier Generale di SHAPE (Belgio), è guidata dal vice comandante delle Forze NATO in Europa (D-SACEUR);
Ø il controllo politico dell'operazione è assegnato al Comitato politico e di sicurezza (COPS) dell'UE, che ne assicura la direzione strategica, sotto la responsabilità del Consiglio. Le competenze decisionali riguardanti gli obiettivi e la conclusione dell'operazione militare restano attribuite al Consiglio, assistito dal Segretario Generale/Alto Rappresentante;
Ø il comandante generale della forza UE tiene inoltre conto del parere politico a livello locale dello speciale rappresentante dell’UE in Bosnia Erzegovina (EUSR) e prende in considerazione, nei limiti del suo mandato, le richieste proveniente dallo stesso.
Su queste basi il COPS ha costituito, con decisione del 29 settembre 2004, il comitato dei contributori, definendone la composizione, la presidenza e le modalità di funzionamento. Fanno parte del Comitato, oltre ai Paesi dell’Unione europea (esclusa la Danimarca): Albania, Argentina, Bulgaria, Canada, Cile, Marocco, Norvegia, Nuova Zelanda, Romania, Svizzera e Turchia.
Nell'ambito della missione Althea opera forze di polizia ad ordinamento militare EUROGENDFOR (European Gendarmerie Force), destinate al contrasto alle organizzazioni criminali ed alla sicurezza della Comunità internazionale. L’Arma dei carabinieri costituisce una componente di tali forze, denominata IPU (Integrated Police Unit), con sede a Sarajevo.
A partire dal 4 dicembre 2008 la missione Althea è guidata dall’Italia, nella persona del generale Castagnotto.
La missione impiega attualmente 270 unità italiane su un totale di 2150 unità appartenenti a 25 paesi.
Missione EUPM
La missione EUPM (European Union Police Mission), iniziata il 1° gennaio 2003, prosegue le attività condotte dalla missione IPTF, operante nell'ambito della missione ONU UNMIBH, in Bosnia-Erzegovina, con il compito di fornire sostegno alla Polizia locale tramite attività addestrativa e cooperazione investigativa ed informativa.
L'EUPM è stata istituita con una decisione del Consiglio dell'11 marzo 2002. La missione è stata approvata sia dal Comitato direttivo del Consiglio per l'attuazione della pace (PIC) che dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU (Risoluzione 1396/2002). Alla missione partecipano circa 500 funzionari di polizia provenienti dai 15 Paesi dell'UE e da altri 18 Paesi.
La missione è stata successivamente prorogata fino al 31 dicembre 2009 dall’Azione comune 2007/749/PESC del Consiglio del 19 novembre 2007.
La missione attualmente impiega 13 elementi italiani su un totale di 190 appartenenti a 33 paesi.
Missione NATO HQ Sarajevo
Dopo la conclusione della missione SFOR ed il passaggio delle sue competenze alla missione Althea dell’UE, la NATO ha comunque mantenuto una propria presenza in Bosnia-Herzegovina, attraverso la missione Headquarters Sarajevo che ha il compito di fornire assistenza alla riforma della difesa della Bosnia, e di favorirne l’adesione al programma PfP. La missione svolge inoltre limitate mansioni operative per il supporto alla lotta al terrorismo ed attività di supporto al Tribunale penale per l’ex Iugoslavia (ICTY), in particolare per la ricerca e la cattura dei criminali di guerra.
Alla fine del 2004, in occasione del termine dell’operazione SFOR, le autorità NATO hanno deciso di raggruppare tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area), dando origine all’operazione “Joint Enterprise” che comprende le attività di KFOR, MSU, l’interazione NATO-UE, e i NATO HQ di Skopje, Tirana e Sarajevo.
La missione attualmente impiega 20 unità italiane su un totale di 81 elementi appartenenti a sedici paesi.
Rappresentanze diplomatiche |
Ambasciatore italiano a Sarajevo
RAIMONDO DE CARDONA (da giugno 2009)
Ambasciatore della Bosnia Erzegovina in Italia
BRANKO KESIC (da gennaio 2009)
Si segnala che con lettera del 29 ottobre 2008, l’allora Speaker della Camera dei Rappresentanti Niko Lozancic, nel ringraziare il supporto italiano alla Bosnia Erzegovina ai fini dell’integrazione euro-atlantica del Paese, chiedeva la pronta ratifica da parte del Parlamento italiano dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione tra la Bosnia Erzegovina e l’Unione Europea.
Al riguardo, si fa notare che il relativo disegno di legge di ratifica non è stato ancora presentato al Parlamento, ma – sulla base di informazioni provenienti dal Ministero degli Affari Esteri – tale disegno di legge dovrebbe essere iscritto all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri della prossima settimana (8-12 novembre).
Commissioni
Il 17 giugno 2009 il Presidente della Commissione Affari Esteri, onorevole Stefani, ha incontrato il Vice Ministro degli Affari Esteri di Bosnia ed Erzegovina Ana Trisic-Babic.
Nel corso dell’incontro sono state in generale richiamate le difficoltà connesse all’ingresso dei Balcani, e nella fattispecie della Bosnia Erzegovina, nell’UE (in Bosnia l'83 % della popolazione è favorevole all'ingresso nell'Unione Europea); da parte del Vice Ministro è stata inoltre richiamata la questione dei visti e quella relativa al ruolo dell’Alto Rappresentante Internazionale, che a suo avviso costituisce un ostacolo e sul cui futuro auspica una riflessione con le autorità europee.
Il 18 marzo 2009 il Presidente della Commissione Affari esteri, on. Stefano Stefani, ha ricevuto l'Ambasciatore di Bosnia-Erzegovina, Branko Kesic. I due interlocutori si sono soffermati sulla articolata organizzazione istituzionale del paese e sull’attualità politica con le connesse problematiche etniche. Hanno inoltre affrontato le prospettive di integrazione europea del paese ed i rapporti bilaterali.
Il 5 febbraio 2009 una delegazione della Commissione difesa della Camera si è recata in missione a Sarajevo per una visita al contingente italiano impegnato nell’operazione “ALTHEA”.
Cooperazione multilaterale
La Bosnia-Erzegovina invia delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d’Europa (di cui è diventata membro effettivo il 24 aprile 2002), dell’OSCE, dell’INCE. E’ inoltre membro associato dell’Assemblea Parlamentare della NATO.
Il 24 settembre 2009 il Presidente della Delegazione italiana presso l’OSCE, on. Riccardo Migliori, ha incontrato l'Ambasciatore della Bosnia-Erzegovina in Italia, S.E. Branko Kesic.
Si segnala che dal 19 al 21 ottobre 2008 si è svolta una visita alla Missione OSCE in Bosnia-Erzegovina. Vi hanno partecipato gli onn. Riccardo Migliori (PDL) e la sen. Laura Allegrini (PDL).
Il Parlamento bosniaco partecipa inoltre all’Iniziativa Adriatico-Ionica - IAI (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Montenegro, Serbia e Slovenia), di cui l’Italia ha assunto la presidenza dal giugno 2009.
Il 4 maggio 2009 ha avuto luogo ad Atene, presso il Parlamento greco, la VII riunione dei Presidenti dei Parlamenti che partecipano all’Iniziativa Adriatico-Ionica. Alla riunione - aperta da Dimitrios Sioufas, allora Presidente del Parlamento Greco, che ha esercitato la Presidenza di turno della IAI - ha partecipato il Vice Presidente della Camera dei Deputati, Antonio Leone. La Bosnia è stata rappresentata da Milorad Zivcovic, Primo Vice Presidente della Camera dei Rappresentanti.
La riunione è stata dedicata a: sfide ambientali e energia, sviluppo regionale, sviluppo del turismo nella regione.
Attività legislativa
Legge 3 agosto 2009, n. 108
"Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 181 del 6 agosto 2009.
Al comma 5 dell’art. 2 si autorizza, a decorrere dal 1º luglio 2009 e fino al 31 ottobre 2009, la spesa di euro 11.030.043 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, denominata ALTHEA. La missione ha l’obiettivo di contribuire al mantenimento delle condizioni di sicurezza per l’attuazione dell’accordo di pace di Dayton, aprendo la strada all’integrazione nell’Unione europea. Nel suo ambito opera la missione Integrated Police Unit (IPU),con il compito di sviluppare capacità nei settori dell’ordine e della sicurezza pubblica, nonché di supportare i compiti civili connessi con gli accordi di pace.
Al comma 20 dello stesso articolo si autorizza, a decorrere dal 1º luglio 2009 e fino al 31 ottobre 2009, la spesa di euro 492.409 per la proroga della partecipazione di personale dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato alla missione in Bosnia-Erzegovina, denominata European Union Police Mission (EUPM).
Decreto-legge 29 settembre 2008, n. 150, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008. Tale decreto è successivamente decaduto. I contenuti di tale provvedimento sono confluiti nel Decreto Legge n. 147 del 22 Settembre 2008, convertito dalla Legge 20 novembre 2008 n. 183. In questi testi veniva autorizzata, fino al 31 dicembre 2008, la spesa di euro 9.668.523 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell’Unione europea in Bosnia-Erzegovina denominata ALTHEA.
Decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12.
L’art. 1 del predetto provvedimento dispone che, al fine di sopperire a esigenze di prima necessità della popolazione locale, compreso il ripristino dei servizi essenziali, è autorizzata, a decorrere dal 1° gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa complessiva di euro 10.273.400 per interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti nei casi di necessità e urgenza dai comandanti dei contingenti militari che partecipano alle missioni internazionali per la pace di cui al presente decreto, entro il limite di euro 1.770.000 in Libano, euro 7.103.400 in Afghanistan, euro 1.400.000 nei Balcani.
Il comma 1 dell’articolo 2 autorizza, a decorrere dal 1° gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 2.500.000 per la partecipazione italiana ai Fondi fiduciari della NATO destinati all'assistenza alle autorità locali per la riforma del settore sicurezza in Kosovo e al reinserimento nella vita civile dei militari in esubero in Bosnia-Erzegovina.
Il comma 5 dell’articolo 3 autorizza, a decorrere dal 1° gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 17.918.470 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, denominata ALTHEA, nel cui ambito opera la missione denominata Integrated Police Unit (IPU), di cui all'articolo 3, comma 5, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008 e all'articolo 2-bis, comma 2, del decreto-legge n. 147 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 183 del 2008.
Il comma 24 del medesimo articolo 3 autorizza, a decorrere dal 1° gennaio 2009 e fino al 30 giugno 2009, la spesa di euro 703.856 per la proroga della partecipazione di personale dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato alla missione in Bosnia-Erzegovina, denominata European Union Police Mission (EUPM), di cui all'articolo 3, comma 19, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008.
Si segnala la Legge n. 98/09 del 10 luglio 2009, Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l'Europa Sud-orientale, con cinque annessi, firmato a Skopje il 26 settembre 1998, del Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 12 gennaio 1999, del secondo Protocollo aggiuntivo, con annessi, firmato a Bucarest il 30 novembre 1999, del terzo Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 21 giugno 2000, del quarto Protocollo aggiuntivo, con allegati, firmato a Roma l'11 dicembre 2002.
ATTI DI INDIRIZZO E CONTROLLO
Il 21 luglio 2009 la Commissione Affari Esteri ha approvato all’unanimità la risoluzione Stefani e altri 7-00194 riformulata con il numero 8-00049 sull'integrazione europea dei Balcani occidentali, nella quale si impegna il Governo, tra l’altro, a:
- promuovere il completamento del processo di liberalizzazione dei visti per i cittadini dell'Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Serbia e Montenegro, e ad incoraggiare Albania e Bosnia a proseguire nell'attuazione delle misure richieste nelle rispettive Road Map;
- a proseguire celermente il percorso di ratifica degli Accordi di Stabilizzazione ed Associazione con il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina.
Cooperazione amministrativa
Il Progetto "Azione Balcani occidentali"
Il Parlamento della Bosnia–Erzegovina ha fatto parte del gruppo di Parlamenti di alcuni paesi balcanici, che sono stati oggetto del progetto formativo Azione Balcani occidentali”. Si è trattato di un programma multilaterale di cooperazione avviato nel gennaio 2008 e promosso dall’IPALMO, in collaborazione con la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Roma “La Sapienza”, finalizzato alla formazione della rappresentanza parlamentare e della dirigenza amministrativa delle Assemblee di Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro e Serbia. L’Amministrazione della Camera ha aderito a tale progetto sviluppando propri moduli formativi.
Da marzo a giugno 2008 si è svolta la fase didattica del progetto, articolata in cinque seminari tenutisi presso i cinque Parlamenti, che ha coinvolto funzionari della Camera, nonché giuristi e politologi italiani e dei Paesi partecipanti. In particolare, i funzionari dell’Amministrazione della Camera, avvalendosi di propri contatti diretti con le Amministrazioni parlamentari dei Paesi balcanici, hanno svolto seminari in Albania (31 marzo - 4 aprile), Bosnia-Erzegovina (5 - 9 maggio; 12- 16 maggio), Macedonia (19-23 maggio), Montenegro (31 marzo-4 aprile) e Serbia (9-14 giugno). I seminari di formazione si sono incentrati sull’analisi – sviluppata da docenti universitari e da funzionari della Camera – delle funzioni principali e dei processi decisionali dei Parlamenti, con particolare riferimento all’esperienza italiana.
Il progetto si è concluso nella settimana dal 21 al 25 luglio 2008, con un seminario di formazione che ha coinvolto le cinque delegazioni delle Assemblee impegnate nel progetto, composte da deputati e funzionari dei rispettivi Parlamenti, i docenti universitari coinvolti nell’iniziativa, funzionari della Camera e numerosi deputati italiani.
Si segnala che l’on. Velimir Jukic, è intervenuto, in rappresentanza della Camera dei rappresentanti bosniaca, il 25 luglio 2008 alla Tavola rotonda che ha concluso il progetto.
La tavola rotonda, coordinata dal Presidente della Camera, Fini, ha avuto come titolo: “I Parlamenti nei processi di stabilizzazione ed integrazione europea e mediterranea”, ed ha visto la presenza del Presidente del Parlamento albanese, Jozefina Topalli, del Presidente del Parlamento montenegrino, Ranko Krivokapic, del Presidente dell’Assemblea nazionale serba, Slavica Djukic Dejanovic e dell’on. Liljana Popovska, in rappresentanza dell’Assemblea macedone.
Si ricorda infine che nella XIV legislatura ha avuto luogo uno stage di formazione effettuato, dal 20 al 25 giugno 2005, da una delegazione di funzionari della Camera dei Rappresentanti bosniaca incentrato sul sistema delle Commissioni parlamentari ed il ruolo dei Gruppi parlamentari.
UIP
La Sezione di amiciziaItalia-Europa Sud Orientale (Albania, Bosnia-Erzegovina, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Serbia e Montenegro, Croazia e Slovenia, Bielorussia e Cipro) presieduta dall’on. Claudio D’Amico, è in via di ricostituzione.
Nella precedente legislatura, la sezione è stata presieduta dall’on. D’Ippolito Ida (FI). Ne hanno fatto parte gli onn. Osvaldo NAPOLI (FI), Elettra D’EIANA (Rif. Com. Sin.Europea), Antonio RAZZI (Italia dei Valori) ed Emerenzio BARBIERI (UDC).
Vinko Zorić[7]
(HDZ 1990 - Unione Democratica Croata 1990)
Membro della Camera dei Rappresentanti del Parlamento della Bosnia Erzegovina e membro della Commissione bicamerale per la difesa e la sicurezza del Parlamento della Bosnia Erzegovina
Vinko Zorić è nato il 6 marzo 1961 a Sovići. Parla francese. Di etnia croato-bosniaca, è coniugato e ha tre figli.
Si è laureato in Matematica e fisica all’Università di Spalato nel 1984.
Dal 1984 al 1997 ha insegnato Matematica e Fisica alla Scuola superiore di Imotski.
Ha iniziato l’attività politica nel 1989 nelle fila dell’Unione democratica croata (HDZ). Tra i fondatori dell’HDZ in Bosnia Erzegovina, ha fatto parte di tutti gli organi e comitati del Partito. Attualmente è componente del Direttivo del Partito.
Nel 1990 è stato eletto nel direttivo della città di Grude di cui è stato Vice Presidente dal 1993 al 1997.
Dal 1996 al 1998 è stato Sindaco della città di Grude.
È stato membro della Camera dei Rappresentanti del Parlamento della Federazione di Bosnia Erzegovina dal 1998 al 2000; componente della Camera dei popoli del Parlamento della Federazione di Bosnia Erzegovina e componente della Camera dei popoli del Parlamento della Bosnia Erzegovina dal 2000 al 2002.
Nel 2000 ha ricoperto la carica di Sindaco del Cantone di Zapadnohercegovački.
Nel 2006 è stato eletto membro della Camera dei Rappresentanti del Parlamento della Bosnia Erzegovina.
Zorić è Presidente della Commissione congiunta per le pari opportunità e membro della Commissione per le questioni amministrative dell’Assemblea Parlamentare della Bosnia Erzegovina. È altresì membro del Gruppo di amicizia con i paesi vicini, che include l’Italia.
HAZIM RANČIĆ[8]
(SDA - Partito di Azione Democratica)
Membro della Camera dei Popoli del Parlamento della Bosnia Erzegovina e della Commissione bicamerale per la Difesa e la Sicurezza del Parlamento della Bosnia Erzegovina
Hazim Rančić è nato il 9 Novembre 1961 a Gornje Vukovije, nella Municipalità di Kalesija. Di etnia bosniacca[9], è coniugato e ha due figli.
Si è laureato alla Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Sarajevo.
Dal 1990 al 1996 è stato componente della Camera dei Popoli del Parlamento della Federazione di Bosnia-Erzegovina, dal 1996 al 1998 è stato membro dell’Assemblea cantonale di Tuzla e dal 15 maggio 2007 è componente della Camera dei Popoli del Parlamento della Bosnia Erzegovina
Ha ricoperto l’incarico di Ministro dell’Interno nel Governo cantonale di Tuzla, periodo durante il quale, nel 1996, ha partecipato alla formazione professionale dei Direttori di Polizia della Federazione di Bosnia-Erzegovina da parte dell’International Police Task Force (IPTF) in Germania, e a Leesberg, negli Usa.
Hazim Rančić è anche membro del Comitato congiunto di controllo sull’attività dell’Agenzia dei Servizi Segreti della Bosnia-Erzegovina, del Comitato per le questioni relative al bilancio del Parlamento della Bosnia Erzegovina e della Commissione Mista per lo Sviluppo economico del Parlamento della Bosnia Erzegovina.
SLOBODAN ŠARABA[10]
(SDS - Partito Democratico Serbo)
Membro della Camera dei Popoli del Parlamentodella Bosnia Erzegovina e Vice Presidente della Commissione bicamerale per la Difesa e la Sicurezza
Slobodan Šaraba è nato a Trebinje il 12 Dicembre 1960. Di etnia serbo-bosniaca, è coniugato e ha due figli.
Si è laureato presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Belgrado nel 1984.
Dal 1985 al 1987 lavora presso la “Neimarstvo” e, successivamente, alla Hydroelectric Power Station sul Trebišnjica.
Ha fatto parte dell’Assemblea Nazionale della Republika Srpska dal 1998 al 2000 ed è stato direttore della compagnia HET - Hydro-Electric Power Plant on Trebišnjica (centrale idroelettrica sul fiume Trebišnjica) dal 2004.
Dal 2007 fa parte della Camera dei Popoli dell’Assemblea Parlamentare della Bosnia Erzegovina.
Mr. Šaraba è anche Vice Presidente della Commissione per gli Affari Legali e Costituzionali della Camera dei Popoli della Bosnia Erzegovina, nonché membro della Commissione Mista per lo Sviluppo Economico e della Commissione per la politica estera e commerciale, le dogane, il commercio e le comunicazioni dell’Assemblea Parlamentare della Bosnia Erzegovina.
[1] Fonti: Ministero degli affari esteri, CIA The World Factbook, fonti di stampa.
[2] Il termine bosgnacco è stato recentemente introdotto per riferirsi ai mussulmani-bosniaci in quanto l’uso della qualifica religiosa di “musulmano” è considerata impropria per indicare una etnia.
[3] I timori della leadership serbo-bosniaca erano condivisi anche da Serbia e Russia.
[4] A seguito della proclamazione unilaterale dell’indipendenza del Kosovo, la Republika Srpska aveva approvato una risoluzione volta ad affermare il diritto dell’Entità di convocare un referendum secessionista in presenza di un numero consistente di riconoscimenti, in particolare da parte UE, a favore dell’indipendenza del Kosovo (dura condanna era stata espressa nei confronti della risoluzione dall’allora Alto Rappresentante Ljacak).
[5] Fonte: Ministero Affari Esteri.
[6] Tale provvedimento conteneva infatti originariamente le disposizioni in materia di proroga delle missioni internazionali, poi espunte dal testo in sede di conversione del decreto e quindi confluite nella già citata legge n. 108 del 2009.
[7] Fonte:OSCE Mission to BiH.
[8] Fonte:OSCE Mission to BiH.
[9] l termine bosgnacco è stato recentemente introdotto per riferirsi ai mussulmani-bosniaci in quanto l’uso della qualifica religiosa di “musulmano” è considerata impropria per indicare una etnia.
[10] Fonte:OSCE Mission to BiH.