Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Rapporti Internazionali | ||
Titolo: | Incontro del Presidente della Commissione esteri, on. Stefani Stefani, con una delegazione israeliana - Roma, 15 giugno 2011 | ||
Serie: | Documentazione per l'attività internazionale Numero: 454 | ||
Data: | 14/06/2011 | ||
Descrittori: |
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Camera dei deputati
XVI LEGISLATURA
Documentazione per l’attività internazionale
INCONTRO DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ESTERI, ON. STEFANO STEFANI, CON UNA DELEGAZIONE ISRAELIANA
Roma, 15 giugno 2011
n. 454
A cura del Servizio Rapporti Internazionali (Tel. 9515). Ha collaborato l’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (Tel. 2146)
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I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono
destinati alle esigenze di documentazione interna per l’attività degli organi
parlamentari e dei parlamentari.
I N D I C E
DELEGAZIONE..................................................................................... Pag. 1
BIOGRAFIE
- Daniel Ayalon................................................................................. “ 5
- Orly Levy........................................................................................ “ 7
- Faina Kirschenbaum..................................................................... “ 9
SCHEDA PAESE................................................................................... “ 11
- Dati generali................................................................................... “ 13
- Quadro politico............................................................................... “ 15
- Quadro istituzionale....................................................................... “ 16
- Attualità politica.............................................................................. “ 18
- Politica estera................................................................................ “ 25
- Quadro economico........................................................................ “ 29
DISCORSO DEL PRESIDENTE USA, BARACK OBAMA, E PROSPETTIVE DEL PROCESSO DI PACE.......................................................................... “ 37
CRISI REGIONALI................................................................................ “ 41
RAPPORTI BILATERALI...................................................................... “ 49
ALLEGATO
- Conclusioni del vertice intergovernativo Italia-Israele
(Roma, 13 giugno 2011)............................................................ “ 63
RAPPORTI PARLAMENTARI ITALIA-ISRAELE................................. “ 67
ALLEGATO
- Protocollo di collaborazione....................................................... “ 81
L’UNIONE EUROPEA E IL CONFLITTO MEDIO-ORIENTALE....... “ 83
RAPPORTI TRA L’UNIONE EUROPEA ED-ISRAELE...................... “ 89
DELEGAZIONE
Daniel AYALON
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Vice Ministro degli Affari Esteri israeliano |
Orly LEVY |
Vice Presidente della Knesset e Presidente della parte israeliana del Gruppo di collaborazione parlamentare tra |
Faina KIRSCHENBAUM |
Capogruppo del Partito Yisrael Beitenu alla Knesset |
BIOGRAFIE
Vice Ministro degli Affari Esteri israeliano[1]
Nato a Tel
Aviv nel
Dal 1991 al 1992 è stato Vice Capo della Missione a Panama e dal 1993 al 1997 è stato assegnato alla Rappresentanza di Israele presso le Nazioni Unite .
Dal 1997 al 2002 è stato Consigliere diplomatico dei primi Ministri: Bibi Netanyahu, Ehud Barak e Ariel Sharon; durante tali incarichi ha fatto parte della Delegazione israeliana ai Vertici di Sharm El-Sheikh ( 1997), Wye Plantation (1998) e Camp David (2000).
Nel 2002 è stato nominato ambasciatore negli Stati Uniti dal Primo Ministro Ariel Sharon.
Ayalon ha fortemente sostenuto il piano di disimpegno che ha portato all’evacuazione di tutti gli insediamenti israeliani dalla Striscia di Gaza. Ha inoltre svolto un ruolo di primo piano nei negoziati sulla Roadmap.
Dal 2007 Ayalon ha servito come co-presidente della Nefesh B 'Nefesh, un'organizzazione che incoraggia l'immigrazione degli ebrei dal Nord America e da altre regioni di lingua inglese in Israele.
Nel mese di agosto 2008, è entrato a far parte del partito Yisrael Beitenu nell’ambito del quale è Presidente dell’area internazionale. Membro della 18° Knesset, è stato nominato Vice Ministro degli Affari esteri del Governo Netanyahu.
ORLY LEVY
Vice Presidente della Knesset e Presidente della parte
israeliana del Gruppo di collaborazione parlamentare tra
Figlia dell’ex Ministro degli esteri, David Levy, Orly Levy è nata a Beit She’an, l’11 novembre 1973. Dopo il servizio militare, prestato nelle forze aeree, si è laureata in Legge. Dopo un’esperienza televisiva e nel mondo della moda, è entrata in politica. Ha aderito al Partito Yisrael Beitenu di Avigdor Lieberman e si è presentata alle elezioni legilslative del febbraio 2009, nelle quali il suo partito ha ottenuto 15 seggi, entrando così a far parte della 18a Knesset. Attualmente è Vice Presidente della Knesset.
E’ sposata e madre di tre bambini.
Faina KIRSCHENBAUM
Capogruppo del Partito Yisrael Beitenu alla Knesset
Faina
Kirschenbaumè nata il 27 novembre 1955 nella città di L’vov, in
Ucraina, allora parte dell’Unione Sovietica. Alla fine del 1973 si è trasferita
in Israele. Diplomata infermiera professionale, successivamente ha ottenuto una
laurea in studi a carattere generale presso
Nel 1981 si
è trasferita nell’insediamento israeliano di Nili, in Cisgiordania. E’ stata
segretario comunale e membro del Consiglio regionale Mateh Binyamin[2].E’ stata inoltre Vice Presidente della delegazione israeliana al World Jewish Congress e membro del Consiglio
di amministrazione
Segretario generale del partito nazionalista russofono Yisrael Beitenu di Avigdor Lieberman, è stata eletta alla Knesset nelle ultime elezioni legislative di febbraio 2009. E’ Presidente della Sotto-Commissione per le Assicurazioni, membro della Commissione Affari interni ed Ambiente e della Sotto-Commissione per la sicurezza interna della Knesset. E’ inoltre Capo Gruppo del suo Partito.
E’ sposata ed ha tre figli. Parla russo, inglese ed ebraico.
STATO DI ISRAELE[3]
Cenni storici
Il progetto di creare uno Stato per gli Ebrei nasce
in età contemporanea negli ultimi anni del XIX secolo. Ben presto il movimento
sionista individuò
A partire dalla Prima Guerra Mondiale, il progetto
sionista venne favorito dapprima dal Governo britannico, con
Con
Le
tensioni fra Israele ed i suoi vicini determinano nel 1967 lo scoppio della
Guerra dei sei giorni (o Terza guerra arabo-israeliana) che segna una pesante
disfatta araba:
Nel 1973
Negli anni seguenti nuove azioni militari sono intraprese in Libano: operazione Litani nel 1978 e l’operazione Pace in Galilea nel 1982, sono entrambe volte a contrastare i militanti di Fatah e a determinare una fascia di sicurezza nel sud del Paese dei cedri, che sarà mantenuta fino al 2000.
La protratta occupazione israeliana di Gaza e Cisgiordania provoca risentimento e frustrazione delle ambizioni palestinesi ad uno Stato. Contestualmente si sviluppano forme di terrorismo nei confronti dei cittadini israeliani e si realizzano azioni di guerriglia quali la prima e seconda Intifada, nel 1987 e nel 2000.
Negli anni ’90, gli sforzi della comunità internazionale Per favorire un processo di pace in Medio Oriente hanno acquisito maggiore concretezza, come testimoniato dagli Accordi di Oslo del 1993, con i quali le leadership israeliana e palestinese si sono per la prima volta riconosciute a vicenda e si sono accordate sul principio di una soluzione basata su due Stati, poi ripresa in ogni altro piano di pace. Nonostante tale Accordo di principio, l’attuazione pratica del Processo di Pace incontra ancora numerosi ostacoli, dovuti a tensioni regionali, resistenze interne e radicalizzazione degli opposti estremismi.
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DATI GENERALI |
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Abitanti |
7.233.000
(inclusi gli abitanti degli insediamenti¨20.000 nelle
alture del Golan e circa La densità di abitanti è di 350 abitanti per kmq |
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Tasso di crescita della popolazione |
1,67% |
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Superficie |
20.770 Kmq (grande poco meno dell’Emilia-Romagna) |
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Capitale |
Gerusalemme (605.000 abitanti). Lo Stato di Israele ha proclamato nel 1950 Gerusalemme come propria capitale, ma gran parte delle ambasciate straniere, tra cui quella italiana, si trovano a Tel Aviv |
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Gruppi etnici |
ebrei 76,4%[5]; non-ebrei 23,6% (in prevalenza arabi) |
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Religioni praticate |
ebraica 76,4%, musulmana 16%, altre 6% |
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Lingue |
Ebraico (ufficiale), Arabo e Inglese |
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Cariche dello Stato
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Presidente dello Stato d’Israele |
Shimon
PERES (Kadima, eletto dalla
Knesset il 13 giugno |
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Presidente della Knesset
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Reuven RIVLIN (LIKUD, dal 30 marzo 2009)
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Primo
Ministro e Ministro per |
Benjamin NETANYAHU (LIKUD, dal 31 marzo 2009)
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Vice
Primo Ministro e Ministro per |
Silvan SHALOM (LIKUD, dal 31 marzo 2009) |
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Vice Primo Ministro e Ministro per gli Affari Strategici |
Moshe YAALON (LIKUD, dal 31 marzo 2009) |
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Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri |
Avigdor LIEBERMAN (Yisrael Beitenu - Israele è la nostra casa, 31 marzo 2009)
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Vice Primo Ministro e Ministro della difesa |
Ehud BARAK (Atzmaut,”Indipendenza”, dal 31 marzo 2009) |
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scadenze elettorali
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Elezioni legislative
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2013. Le ultime elezioni, anticipate, si sono tenute il 10 febbraio 2009 |
QUADRO POLITICO
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La crisi dei regimi arabi in corso è esplosa in un momento in cui il Governo israeliano era impegnato ad affrontare due gravi crisi: quella economica e quella della sicurezza. Da un lato, Netanyahu stava lavorando di concerto con le parti sociali per rilanciare l'economia e proteggere l'occupazione. Dall’altro, alla luce dei recenti sviluppi, alle apprensioni connesse alla minaccia nucleare iraniana ed alla valutazione delle eventuali misure da varare per affrontarla, si aggiunge ora la grande preoccupazione che desta nell’opinione pubblica israeliana la situazione in Egitto, sia per gli esiti del post Mubarak, sia per il flusso di immigrati clandestini dal Sinai[6].
Sotto il profilo dell’assetto politico interno, dopo le elezioni del 10 febbraio 2009, che hanno decretato come primo partito Kadima di Tzipi Livni con 28 seggi aggiudicati, il Presidente di Israele Shimon Peres ha nominato Premier Benjamin Netanyahu il quale, pur avendo ottenuto 1 seggio in meno di Kadima, è stato ritenuto il leader con maggiore potenziale di coalizione. Infatti, il Likud, partito del premier designato, ha concluso un accordo di coalizione con Yisrael Beitenu, la formazione guidata da Avigdor Lieberman e a sorpresa un ulteriore accordo con i Labor di Ehud Barak. Il Governo ha ottenuto la fiducia alla Knesset con 69 voti favorevoli su 120 il 31 marzo 2009. I voti contrari sono stati 45.
Dopo la recente scissione avvenuta nel Partito Laburista[7], la nuova formazione politica fondata da Barak, “Indipendenza” appoggia il Governo con 5 membri. Il resto del Partito Laburista è passato all’opposizione. Tre ministri hanno dato le dimissioni: Benyamin Ben Eliezer (industria e commercio), Yitzhak Herzog (affari sociali) e Avishai Braverman (affari delle minoranze). Barak era da tempo al centro di serrate critiche all’interno del partito, dove molti lo accusavano di aver tradito l’impegno preso di restare nel Governo Netanyahu al solo scopo di perseguire una politica di pace. Il nuovo partito fondato da Barak si caratterizza, secondo quando dichiarato dal suo fondatore, come un partito di centro e sionista[8].
L’attuale composizione della Knesset è la seguente:
GRUPPO PARLAMENTARE |
SEGGI |
Kadima (centro) |
28 |
Likud (destra) |
27 |
Yisrael Beitenu (nazionalista, russofono) |
15 |
Shas (ultraortodosso, sefardita) |
11 |
Laburista |
8 |
Atzmaut (indipendenza), centrista, sionista) |
5 |
Giudaismo Unito della Torah (ultraortodosso) |
5 |
Ra’am-Ta’al (arabo) |
4 |
Hadash (arabo) |
4 |
HaIhud HaLeumi (Unione nazionale, nazionalista) |
4 |
HaBayit HaYehudi (Casa ebraica, ultraortodosso) |
3 |
Meretz (sinistra) |
3 |
Balad (arabo) |
3 |
TOTALE |
120 |
Quadro istituzionale |
Sistema politico
Israele è una Repubblica parlamentare, proclamata il 14 maggio 1948.
Lo Stato non dispone di una Costituzione scritta[9], per cui l’assetto istituzionale è disciplinato da alcune “leggi fondamentali” di rango costituzionale adottate nel corso degli anni.
Capo dello Stato
Il Presidente
dello Stato d’Israele è eletto dalla Knesset
per sette anni a maggioranza
assoluta dei suoi membri con voto
segreto e non è rieleggibile. Il
Presidente nomina il Primo Ministro, firma le leggi, ma non ha alcun potere di
rinvio. Dopo le elezioni, spetta a lui aprire la prima sessione della Knesset. I suoi poteri sono puramente
simbolici, ma
Parlamento
Il potere legislativo è esercitato dalla Knesset, composta da 120 membri eletti per quattro anni con sistema proporzionale e sbarramento al 2%. Tale soglia è stata innalzata dall’1,5% al 2% durante l’attuale legislatura.
L'iniziativa legislativa spetta ai membri della Knesset, al Governo e ai singoli ministri.
Ogni progetto di legge deve superare tre letture alla Knesset (nel caso di progetti di legge presentati da parlamentari, è prevista una lettura preliminare ad opera di un Presidium che delibera in merito all'inserimento del progetto nell’agenda della Knesset).
In prima lettura il progetto, presentato dal relatore, è esaminato dalla Knesset in seduta plenaria, mediante un breve dibattito cui fa seguito un voto. Nel caso non sia respinto, il progetto è inviato in seconda lettura alla Commissione competente, che può elaborarlo nei dettagli, accorparlo ad altri progetti simili, come pure apportare modifiche. Al termine dell’esame in Commissione il progetto di legge torna in aula ed è votato nei singoli articoli. Se non è necessario rimandarlo di nuovo alla Commissione per ulteriori emendamenti, il progetto di legge è votato nel suo complesso (terza lettura).
Un iter simile seguono le mozioni, che sono esaminate preliminarmente dal Presidium della Knesset ed eventualmente sottoposte al Ministro competente, che può preparare una risposta. Fa quindi seguito un dibattito in aula in cui può essere votato un ulteriore allargamento della discussione, o l’invio del testo in Commissione per un esame approfondito, o il rigetto della stessa.
Il quorum previsto per le decisioni alla
Knesset, nella maggior parte dei casi, è quello della maggioranza dei presenti.
Governo
A seguito della legge di riforma costituzionale varata dalla Knesset nel marzo 2001, il Premier, che deve essere membro della Knesset, viene nominato dal Presidente della Repubblica, a seguito di consultazioni con i partiti politici. In precedenza, dal 1996, il Primo Ministro era eletto a suffragio universale diretto.
Il Premier nomina i ministri in un numero variabile e si presenta alla Knesset dove espone il proprio programma per ottenere la fiducia. I ministri possono essere scelti anche al di fuori dei membri della Knesset, mentre i sottosegretari devono necessariamente farne parte.
Sistema giudiziario e amministrativo
Il sistema giudiziario
comprende corti secolari e religiose. Al vertice del sistema giudiziario (anche
religioso) è
Lo Stato è suddiviso in sei distretti che sono coordinati a livello amministrativo dal Ministero degli Interni. L’amministrazione nei territori occupati spetta invece al Ministero della Difesa.
ATTUALITA’ POLITICA |
A due anni dalla costituzione in Israele di un governo fortemente spostato a destra, il partito centrista Kadima (all'opposizione) si sta rafforzando mentre il Likud attraversa una fase di indebolimento. Lo ha rilevato un sondaggio di opinione condotto dal quotidiano Yediot Ahronot del 25 febbraio 2011.
Le elezioni politiche del 2009 si erano concluse sul filo di lana con 28 seggi (su 120) a Kadima e 27 al Likud, che era comunque riuscito a formare un governo di coalizione grazie al sostegno compatto di partiti nazionalistici e confessionali, oltre a quello dei laburisti.
Due anni dopo, il sondaggio assegna a Kadima 30 seggi e al Likud appena 23. I laburisti da 13 seggi calano ora ad appena sette mentre la nuova lista fondata dal ministro della difesa Ehud Barak (Atzmaut) non riceverebbe alcun seggio. Nella destra radicale il partito di Avigdor Lieberman, Israel Beitenu, appare invece in buona salute: nel sondaggio di Yediot Ahronot gli vengono assegnati infatti 16 seggi. Appare così confermata la sua determinazione di sfidare in futuro lo stesso Likud per la egemonia della destra nazionalistica in Israele.
Processo di pace
Gli israeliani sono pronti a negoziare senza precondizioni, a partire dalla sicurezza e dal riconoscimento di Israele come Stato ebraico; i palestinesi chiedono a titolo preliminare una moratoria generale sugli insediamenti. In assenza di una ripresa del dialogo, intendono chiedere all’UNGA del prossimo settembre l’ammissione dello Stato palestinese alle Nazioni Unite.
Nel suo recente discorso, il Presidente Obama ha definito lo status quo “insostenibile” ed esortato le parti a riprendere la strada del negoziato. Egli ha pienamente sostenuto l’esigenza di riconoscere il carattere ebraico dello Stato di Israele e le sue legittime esigenze di sicurezza. Ma ha anche fornito una definizione dei confini dei due Stati (le linee del 1967, con scambi territoriali concordati) che accoglie le esigenze palestinesi. Il PM Netanyahu, nella sua replica al Congresso, ha ribadito che le frontiere del 1967 sono “indifendibili” ed è tornato a chiedere uno Stato palestinese smilitarizzato, senza concedere nulla sui rifugiati e davvero poco a proposito di Gerusalemme.
Maggiore accordo è stato registrato sulla riconciliazione palestinese che per entrambi andrebbe riconsiderata.
A Ramallah le prime valutazioni sono peraltro state di grande attenzione e Abbas ha intrapreso un giro di consultazioni interne e con gli altri Paesi arabi (sabato 28 maggio tornerà a riunirsi il Comitato di follow-up della Lega Araba). L'obiettivo palestinese potrebbe essere soprattutto quello di “non perdere Obama”.
Dal punto di vista europeo, il discorso del Presidente potrebbe avere in effetti ricompattato il fronte della comunità internazionale. Un riferimento è stato inserito anche nelle Conclusioni del CAE di lunedì, che rilanciano l’iniziativa europea affinché il Quartetto torni presto a riunirsi.
Su tali basi, Obama ha avviato a Deauville un confronto con i principali partner, e dunque con l’Italia, su una strategia comune per sventare la prospettiva di un voto in Assemblea Generale sul riconoscimento dello Stato palestinese, attraverso la prefigurazione ad Abbas di un cammino negoziale che abbia reali possibilità di successo.
Richiesta dell’ANP all’ONU di riconoscere lo Stato palestinese
L’Autorità palestinese intende chiedere
alle Nazioni Unite, nella prossima Assemblea generale di settembre, di
riconoscere lo Stato della Palestina. Il Presidente statunitense, Barak Obama,
ha espresso la sua contrarietà ad una risoluzione di questo tipo, auspicando
una rapida ripresa dei negoziati bilaterali. Israele sembrerebbe intenzionato
ad affidare a una campagna diplomatica di pressioni le sue speranze di
ostacolare - se non fermare il probabile voto Onu sul riconoscimento formale
d'uno Stato palestinese nei confini del
Il veto USA alla Risoluzione ONU contro Israele
Il 18 febbraio 2011 gli USA hanno bloccato con un veto una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza che avrebbe dovuto condannare Israele per aver continuato a costruire insediamenti a Gerusalemme Est e nei territori palestinesi. Il documento era stato preparato da un gruppo di Paesi arabi e sostenuto dagli altri 14 Paesi che siedono al Consiglio di Sicurezza. Israele ha lanciato immediatamente un appello alla controparte palestinese affinché siano avviati subito negoziati di pace diretti “senza precondizioni”. Gli USA avevano offerto ai Paesi arabi di far approvare una dichiarazione, al posto di una risoluzione che ha effetti più vincolanti. La proposta non è stata accettata dalla controparte. Il veto è stato preceduto dalla decisione della municipalità di Gerusalemme (14 febbraio) di approvare due nuovi piani edilizi per la costruzione di 120 nuovi alloggi nel settore arabo della città. I palestinesi si oppongono a tutti i progetti edilizi di Israele a Gerusalemme Est, che essi rivendicano come futura capitale di uno stato palestinese. Anche la comunità internazionale non accetta l’annessione israeliana dei quartieri arabi (per approfondimenti sulla questione degli insediamenti, cfr il paragrafo “Gli insediamenti in Cisgiordania al centro della questione palestinese” nella scheda ANP )
Uno Stato palestinese delimitato da confini provvisori, come parte di un piano di pace 'ad interim' da applicare immediatamente, mentre continuano i negoziati sullo status finale: è l'ultima proposta alla quale starebbe lavorando il premier israeliano Benjamin Netanyahu per uscire dalla situazione di impasse che si è' venuta a creare, a fronte di una turbolenta situazione regionale, con la comunità internazionale che preme per un rilancio dei colloqui diretti con i palestinesi e il crescere della tensione interna nel Paese sul tema degli insediamenti.
La proposta, uscita sui principali quotidiani israeliani, arriva mentre a Bruxelles sono in corso incontri fra i negoziatori palestinesi guidati da Saeb Erakat e rappresentanti del Quartetto europeo (2 marzo). Nella città belga era atteso anche l'inviato israeliano Isaac Molho, che tuttavia non ha ricevuto il via libera da Netanyahu a partecipare, dal momento che sono stati rifiutati colloqui diretti fra le due parti. Secondo una fonte interna all'ufficio del premier israeliano citata dal quotidiano israeliano Hayom, "alla luce dell'instabilità nella regione, l'unica possibilità e' di arrivare ad un accordo ad interim, a condizione che sia di lungo periodo - e questo e' quello sul quale al momento stiamo lavorando". "Non vogliamo evitare un accordo sullo status finale, ma un'intesa ad interim e' il modo di arrivarci" ha aggiunto. Il piano - riferisce Haaretz - si baserebbe su proposte avanzate dall'ex ministro della Difesa Shaul Mofaz e dal ministro degli Esteri Avigdor Lieberman per uno Stato palestinese con confini provvisori sul 45-60% della Cisgiordania.
Il dialogo diretto israelo-palestinese si è interrotto alla fine del 2010[11]in seguito al rifiuto di Tel Aviv di prolungare il congelamento degli insediamenti in Cisgiordania, una condizione indispensabile per i palestinesi per rimanere al tavolo dei negoziati. A questo proposito, il consigliere municipale del partito d'opposizione Meretz Pepe Alalu ha reso noto oggi che il comune di Gerusalemme ha approvato la costruzione di 14 nuove unità abitative in un edificio della polizia abbandonato nel quartiere di Ras al-Amud, nella parte orientale della città a maggioranza araba. Il terreno dove sorge il compound apparterrebbe ad una fondazione religiosa ebraica che punta ad ottenere il permesso di costruire altri 114 appartamenti lì accanto in modo da collegare l'area alla vicina enclave ebraica di Maaleh Zeitim, dove vivono un centinaio di famiglie israeliane.
Provvedimenti del Governo contro l’immigrazione clandestina
Il 13 gennaio 2011, Netantahu ha difeso i provvedimenti assunti dal Governo contro l’immigrazione clandestina, compreso il muro in via di costruzione al confine con l’Egitto, sostenendo che si tratta di misure necessarie per preservare la natura “ebraica e democratica” di Israele. Secondo i dati del Governo, circa 36.000 immigrati illegali sono entrati in Israele negli ultimi anni, in gran parte provenienti dall’Africa attraverso il Sinai egiziano. Di questi, secondo quanto affermato dal Premier, solo un migliaio sarebbe formato da veri rifugiati in cerca di asilo. La maggior parte degli immigrati clandestini risulta concentrata a Tel Aviv. Le misure restrittive imposte dal governo sembrano aver tuttavia rallentato il transito, ma non hanno fermato, da un lato, la crescente ondata di manifestazioni popolari contro l’immigrazione, né evitato sul fronte opposto le critiche dei media e degli attivisti nel campo dei diritti umani. Alla fine del 2010, il giornale più diffuso di Israele Yediot Ahronot, ha evidenziato come le condizioni di alcuni clandestini sudanesi a Tel Aviv siano addirittura peggiori rispetto a quelle in cui vivevano nel paese di origine.
Malcontento per il costo della vita
In Israele si registra un diffuso malcontento per il costo della vita, malcontento che potrebbe sfociare in uno sciopero generale. Il Premier israeliano Benyamin Netanyahu ha annunciato, il 10 febbraio, misure per attenuare l'impatto degli aumenti dei prezzi sulle classi di reddito basso e medio-basso.
In una conferenza stampa a Tel Aviv, il premier ha illustrato quattro misure che entreranno in vigore al più presto:
· la riduzione del 10% del costo dei biglietti, in particolare di quelli mensili per viaggi plurimi, su tutti i mezzi di trasporto pubblico;
· la riduzione della tariffa dell'acqua, limitatamente al consumo medio, e un aumento per chi invece lo supererà;
· un aumento dei minimi di stipendio;
· la revoca dell'ultimo aumento del costo della benzina, che scenderà perciò di poco più dell'equivalente in shekel a 4 centesimi di euro;
Il ministro del tesoro Yuval Steinitz ha detto che al fine di coprire il costo di queste misure e di non rompere la cornice del bilancio dello Stato sarà rinviata la prevista riduzione delle imposte sul reddito limitatamente ai due scaglioni di reddito più alti; è invece ancora da decidere l'eventuale rinvio di quella delle imposte sulle imprese. I bilanci dei ministeri, infine, saranno ridotti del 2-2,5%.
Malgrado queste misure Ofer Eini, il segretario generale della Histadruth, la centrale sindacale, ha annunciato l'esistenza di uno stato di agitazione, primo passo verso la proclamazione di uno sciopero generale. Secondo Eini ''Una gran parte di israeliani ritiene che il governo debba correggere il tiro e cambiare la sua politica economica''. Al centro, secondo il sindacato, ci deve essere la questione del costo della vita e del potere d'acquisto dei salari, pesantemente toccati negli ultimi mesi da aumenti che vanno dal 10% (per il pane) ad addirittura il 134% (l'acqua) e che si fanno sentire pure sui trasporti pubblici e su tutto il fronte fiscale: tasse nazionali, locali, imposte indirette. Il governatore della Banca di Israele Stanley Fisher ha dal canto suo ammonito contro ''misure populiste'' che potrebbero portare il paese a situazioni simili a quelle della Grecia e dell'Irlanda.
La Commissione Turkel
Il 23 gennaio 2011, dopo circa cinque mesi di lavoro, la Commissione .Turkel, incaricata dallo Stato di Israele di indagare sull’incidente del 31 maggio 2010, costato la vita a 9 attivisti politici turchi, ha presentato un rapporto sull’accaduto. In questo si afferma che il blocco navale imposto alla Striscia di Gaza - in considerazione delle circostanze di sicurezza e degli sforzi d’Israele per ottemperare ai suoi obblighi umanitari - è stato legale, in base alle norme del diritto internazionale. Le azioni condotte da Israele il 31 maggio 2010, per far rispettare il blocco navale, hanno avuto come spiacevoli conseguenze la perdita di vite umane e feriti. Tuttavia, e nonostante un numero limitato di casi di impiego di forza per cui non abbiamo potuto raggiungere una conclusione, le azioni intraprese sono risultate giuridicamente legali in base alle norme del diritto internazionale.
La Commissione Turkel ha concluso affermando che le Forze di Difesa di Israele (IDF) si sono comportate secondo le norme di legge quando il 31 maggio 2010 hanno catturato la Mavi Marmara , uccidendo nove civili che erano a bordo, e hanno catturato altre cinque imbarcazioni.
L’analisi della Commissione ha suscitato critiche. Nonostante la relazione sia di 300 pagine fondamentalmente non sarebbe stata in grado di spiegare come sono morti gli attivisti e non avrebbe assunto una posizione riguardo alla condotta specifica dell’IDF. Amnesty International ha condannato le conclusioni dell’inchiesta israeliana definendole una "mano di calce" in quanto non è stata in grado di dare una risposta alle morti dei nove cittadini turchi. La Turchia si è definita “inorridita e costernata” dalle conclusioni della Commissione Turkel. Il Governo di Ankara inoltre sostiene che il proprio rapporto, consegnato all’ONU, sostiene che il blocco israeliano e l’attacco contro il convoglio di aiuti umanitari hanno violato le leggi sulle acque internazionali.
Commissione parlamentare d’inchiesta sull’operato e sui finanziamenti di sedici ONG impegnate nella difesa dei diritti civili
Ha suscitato molte polemiche in gennaio l’iniziativa di Israel Beitenu di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’operato e sui finanziamenti di sedici ONG impegnate nella difesa dei diritti civili. L’iniziativa è stata criticata anche all’interno del LIKUD, dove due esponenti di punta, Dan Meridor e Michael Eitan, hanno definito l’iniziativa “maccartista” ed hanno invitato il Ministro a farsi da parte. Il 15 gennaio 2011 si è tenuta a Tel Aviv un’importante manifestazione di protesta contro la decisione della Knesset di avviare un’inchiesta parlamentare. Le ONG sono considerate da Lieberman “fiancheggiatrici del terrorismo”, mentre gli organizzatori della manifestazione hanno voluto sensibilizzare l’opinione pubblica sui gravi pericoli cui sarebbe esposta – a loro avviso, la democrazia in Israele. Il 21 febbraio, la maggioranza di governo ha deciso di rinviare sine die la discussione della legge.
Sempre Israel Beitenu ha
proposto alla Knesset che un tribunale o un’autorità legislativa avranno il
potere di revocare la cittadinanza o la residenza permanente a una persona
accusata di spionaggio per conto di un’organizzazione terroristica.
Alla manifestazione di protesta non ha partecipato il Ministro della Difesa, Ehud Barak, il quale a sua volta è finito nel mirino dei giornalisti per il fallimento nella nomina del nuovo Capo di Stato Maggiore. La stampa ha chiesto le dimissioni di Barak dopo che è stata annullata la nomina del nuovo capo delle forze armate israeliane, Yoav Galant, a causa di presunti abusi nell’estensione dei suoi possedimenti agricoli. La collera degli opinionisti verso Barak è stata motivata dal fatto che questi avrebbe agito imprudentemente, puntando solo ad estromettere l’ex capo dell’esercito, Gabi Ashklenaki, nei confronti del quale ha manifestato recentemente una chiara antipatia. Il 13 febbraio è stato nominato Capo di Stato Maggiore il vice di Ashklenazy, Beny Gantz.
POLITICA ESTERA |
Sicurezza e tematiche regionali
Fondamentale priorità della politica estera israeliana è quella di garantire la sicurezza nazionale e l’integrità territoriale del Paese. Queste risultano minacciate, de facto, dallo stato di belligeranza tuttora esistente e dal mancato stabilimento di normali relazioni diplomatiche con la maggior parte dei Paesi arabi della regione. Ancora oggi, infatti, solo Egitto e Giordania hanno stipulato un trattato di pace con Israele.
Nell’attuale contesto regionale, il principale competitore dello Stato ebraico è l’Iran, le cui ambizioni allo sviluppo di un programma nucleare destinato, secondo le dichiarazioni di Teheran, a finalità civili, preoccupano notevolmente Tel Aviv. Infatti, benché il dato non sia mai stato ufficializzato, Israele risulta al momento l’unica potenza nucleare della regione, ed il possesso di armi atomiche da parte di un Paese ostile come l’Iran, che manifesta ambizioni di supremazia regionale ed è attivamente impegnato nel supporto di gruppi non statali ed anti-israeliani nel mondo arabo, come Hezbollah, ridurrebbe il valore deterrente del nucleare israeliano, il che rafforzerebbe l’atteggiamento assertivo dell’Iran ed implicitamente incentiverebbe anche l’aggressività di tutti quei gruppi militanti arabi sostenuti da Teheran. Il nucleare iraniano avrebbe inoltre ulteriori effetti destabilizzanti sulla regione, nella misura in cui potrebbe indurre anche altri Paesi arabi a cercare di dotarsi di un analogo atout strategico. La divulgazione, il 22 febbraio 2008, del Rapporto del Direttore Generale dell'AIEA, Mohamed El Baradei, ha confermato le preoccupazioni dello Stato d'Israele. Il Rapporto, secondo quanto esposto in un comunicato del Ministero degli Esteri israeliano, indicherebbe chiaramente che l'Iran continua ad arricchire uranio e a portare avanti altre attività a rischio proliferazione nucleare, in chiara violazione delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sinora adottate. In materia, Israele ritiene necessaria un'inchiesta più approfondita su tutte le attività nucleari iraniane e che la comunità internazionale aumenti le pressioni al fine di impedire che l'Iran si doti di qualsiasi tipo di arma nucleare.
Le relazioni tra Israele e Siria rimangono difficili, causa interruzione dei colloqui di pace indiretti tra i due
Paesi, avviati nel maggio del 2008. Le posizioni riguardo alla portata del
disimpegno israeliano dal Golan (la principale questione tra i due Paesi) sono
ancora molto lontane, mentre Israele rimprovera alla Siria di non aver
interrotto la propria collaborazione con l’Iran e di continuare a sostenere i
gruppi terroristici come Hezbollah in
Libano e Hamas nei Territori. Il 5 giugno
Sul dossier siro-libanese, Tel Aviv manifesta grande preoccupazione. La caduta
del Governo guidato da Saad Hariri, vincitore delle elezioni del 7 giugno
Temi multilaterali e partner internazionali
Dal punto di vista dei rapporti internazionali, gli Stati Uniti costituiscono senza dubbio il principale partner politico di Israele. La relazione fra i due Paesi sussiste fin dai tempi della fondazione dello Stato ebraico, ed è stata favorita durante la guerra fredda dalla decisione di molti altri attori-chiave arabi del Medio Oriente di schierarsi con il Movimento dei Paesi Non Allineati o di cooperare con il blocco sovietico. L’instabilità nel Golfo Persico fra la fine degli anni ‘70 e gli anni ’80, e soprattutto la rivoluzione di Khomeini in Iran del 1979 e la conseguente sostituzione per Washington di un importante partner strategico con un avversario, hanno ulteriormente incentivato la cooperazione fra Stati Uniti ed Israele, ed il legame si è ulteriormente rafforzato nel corso degli anni ’90, traducendosi in una crescente assistenza finanziaria e militare di Washington nei confronti di Israele, oltre che nella garanzia che in ambito ONU non vengano adottati atti vincolanti contrari agli interessi israeliani. Il difficile progresso nell’attuazione degli accordi di Oslo ed il fenomeno del terrorismo palestinese hanno reso l’establishment politico statunitense più sensibile alle ragioni israeliane rispetto a quelle dei Palestinesi, e la “Guerra Globale al Terrorismo”, che ha ispirato la politica estera americana a seguito degli attentati dell’11 settembre, hanno reso ancora più simili le priorità della politica di sicurezza dei due Paesi, ponendo in effetti Israele in una posizione di forza nei negoziati di pace in Medio Oriente.
L’Unione Europea rappresenta il primo partner commerciale di Israele, come testimoniato anche da un accordo di libero scambio che lega il Paese all’Unione, ma dal punto di vista politico le relazioni sono più controverse e soffrono per l’incapacità dei Paesi dell’Unione di esprimere una sola voce riguardo alla questione mediorientale. Diversamente dagli Stati Uniti, i Paesi europei hanno manifestato in diverse occasioni una maggiore sensibilità alla causa palestinese, e rappresentano attualmente i principali sostenitori finanziari dell’AP.
A partire dalla fine del 2002, l’iniziativa
internazionale riguardo al processo di pace fra Israeliani e Palestinesi è
stata intrapresa dal “Quartetto”,
composto da rappresentanti di Stati Uniti, Unione Europea, Nazioni Unite e
Russia, attualmente presieduto dall’ex Primo Ministro britannico Tony Blair. La
proposta più nota elaborata dal Quartetto, su impulso prevalentemente
statunitense, è stata
Dal 1989 sono ripresi, con sempre maggiore intensità,
i rapporti con
La Russia è da sempre convinta che qualunque esercizio diplomatico debba coinvolgere tutti gli attori regionali (Siria, Hamas, Hezbollah ed Iran). In questo quadro, le leve politiche di cui Mosca dispone sono rappresentate dalla lunga tradizione di rapporti con i Paesi arabi, soprattutto con quelli (Siria ed Iran) attualmente ai margini della comunità internazionale, nonché con i movimenti emergenti come Hamas. D’altra parte, la presenza di una comunità di immigrati ebrei russi in Israele (circa un milione su una popolazione totale di sette milioni) contribuisce al forte legame con lo Stato ebraico.
Una svolta importante si è avuta, nel corso del 2000, riguardo alla posizione di Israele nell’ambito delle Nazioni Unite. Dopo cinquant’anni, durante i quali lo Stato ebraico non ha mai avuto l’opportunità di aderire al gruppo dei Paesi asiatici, a causa della ferma opposizione dei Paesi arabi, il 31 maggio 2000 esso è stato temporaneamente accolto in seno al gruppo dei Paesi occidentali (WEOG), in attesa che mutino le circostanze che ne impediscono l’ingresso nel gruppo geografico “naturale”, quello asiatico. La nuova posizione acquisita permette allo Stato ebraico di concorrere per i seggi dei diversi organismi del sistema delle Nazioni Unite (a partire dal CdS), dai quali prima era completamente escluso.
Tel Aviv non ha mancato di sottolineare in sede ONU il suo auspicio a che la nuova situazione determinatasi sul terreno dopo l’approvazione della Road Map, si traduca in un linguaggio nuovo nelle risoluzioni sul Medio Oriente. In occasione dei suoi interventi alla 59° UNGA, il Ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom, non si è pronunciato sulla riforma del CdS. Elemento prioritario della posizione di Israele in materia di riforma, resta in ogni caso la salvaguardia del diritto di veto per gli attuali membri permanenti. Qualsiasi riforma che limiti la facoltà americana di farvi ricorso sarebbe vista infatti da Israele come direttamente pregiudizievole per la sicurezza del Paese. Negli ultimi tempi, Gerusalemme ha fatto molto per riavvicinarsi alle Nazioni Unite ed ha riconosciuto lo status del suo Segretario Generale nel Quartetto (nei media israeliani si è anche cominciato a discutere della necessità di una presenza ONU/NATO nei Territori per garantire i futuri confini), ma è sempre molto critica sulla pletora di Risoluzioni onusiane sul Medio Oriente, ritenute un esercizio di retorica araba. Alla luce dell’esito dell’ultima battaglia sulle proposte di riforma del CdS, Israele ha preso la storica decisione di candidarsi a membro non permanente del CdS per il biennio 2019-2020.
La collaborazione tra Israele e NATO, già in atto nell'ambito del Dialogo Mediterraneo dell'Alleanza Atlantica, ha guadagnato un profilo più marcato con la partecipazione di Israele all’Operazione Active Endevot.
QUADRO ECONOMICO |
|
2008 |
2009 |
2010 |
PIL (mld U$D) |
202,3 |
195,4 |
217,1 |
Variazione reale del PIL (%) |
4,2 |
0,8 |
4,5 |
Popolazione (mln) |
7,3 |
7,4 |
7,6 |
Reddito pro capite (U$D) |
27.959 |
27.935 |
28.827 |
Disoccupazione (%) |
6,1 |
7,5 |
6,7 |
Inflazione (%) |
4,6 |
3,3 |
2,7 |
Andamento congiunturale
L’economia israeliana, che ha vissuto negli ultimi anni una fase ininterrotta di espansione (trainata dalla crescita della produzione industriale nell’hi-tech, nell’elettronica e nella farmaceutica, dalle esportazioni di beni e servizi e dai consumi), ha accusato, in ragione della difficile congiuntura internazionale, un sensibile rallentamento a partire dalla seconda metà del 2008. Allineandosi alle proiezioni di crescita dei mercati sviluppati, il trend negativo è proseguito per buona parte del 2009, rasentando, di fatto, la crescita zero.
Nel 2010 l’andamento dell’economia ha superato le aspettative: la crescita del PIL è arrivata, infatti, grazie all’incremento delle esportazioni e degli investimenti, a raggiungere il 5,1%.
Gli
indicatori macroeconomici mostrano
una significativa espansione dell’attività economica, in considerazione della
crescita della produzione, delle vendite da parte delle principali industrie e
dell’aumento della domanda interna. La ripresa è stata in particolare orientata
dai consumi (+ 5% privati e + 2,2% pubblici) e dalle esportazioni (+ 21%); il
livello degli investimenti (formazione di capitale fisso) e' stimato aver
raggiunto circa il 9% del PIL; il tasso di disoccupazione ha segnato il 6,8%,
in diminuzione rispetto al 7,3% del 2009; il deficit di bilancio 2010 e'
stimato al 3,7% del PIL, con un incremento delle entrate del 7,5%; il debito
statale è stimato al 75,5% del PIL e le riserve hanno totalizzato 67,3 mld US$
a fine periodo. Per quanto riguarda i tassi di cambio, che sono stati manovrati
dalle competenti Autorità monetarie in funzione anti-inflazione, lo shekel ha
subito nel corso del 2010 un apprezzamento del 6,1% rispetto al dollaro (da
A decorrere dal prossimo mese di marzo il tasso d’interesse segnerà 2,5%, con un incremento di ulteriori 0,25
punti percentuali rispetto al livello fissato solo nello scorso febbraio. La
manovra viene ufficialmente giustificata come coerente con il processo graduale
che dovrebbe ricondurre il tasso d’interesse a livelli di maggiore normalità,
del genere 3,3% a fine
L’Indice dei Prezzi al Consumo è ancora aumentato dello 0,2%.
L’avanzo nel bilancio dello Stato a gennaio 2011 è stato migliore del previsto, raggiungendo 1,2 mld US$ grazie a maggiori entrate da tassazione (+2%) ed un taglio della spesa pubblica dell’8%.
L’interscambio commerciale di Israele mostra la ripresa dell’economia ed una maggiore propensione al consumo. In sintesi, l’interscambio commerciale di Israele è aumentato del 23% (109,5 mld US$), e al netto delle transazioni relative ai diamanti ha registrato 92,7 mld US$. Il deficit complessivo della bilancia commerciale è aumentato raggiungendo 7,7 mld US$, (+ 59% rispetto al 2009), le importazioni sono aumentate del 24,9% (58,6 mld US$, + 18,4% rispetto al 2009), grazie alle maggiori forniture provenienti da Cina, Usa, Turchia, Germania ed Italia, e il totale delle esportazioni ha registrato un incremento del 21% (50,9 mld US$), grazie agli incrementi che si devono ai maggiori acquisti di Cina, Gran Bretagna, Malesia, India, Olanda, Germania e Costa Rica.
L’aumento del prezzo del petrolio ha costituito un fattore importante nell’incremento del deficit per il 2010. L’interscambio, al netto del petrolio, diamanti, navi ed aeromobili, ha mostrato un incremento delle importazioni rispetto alle esportazioni (18,8% rispetto al 16,3%).
Le esportazioni israeliane nel periodo in riferimento sono state costituite per il 79,8% da prodotti dell’industria manifatturiera, pari a 40,6 miliardi di dollari, con un incremento del 16,5% rispetto al 2009. Il 49,6% di tale ammontare e’ rappresentato dai prodotti ad alto contenuto tecnologico (20 miliardi di dollari con un incremento dell'11.6% rispetto al 2009). Tale andamento al rialzo e' stato trainato soprattutto dalle esportazioni di prodotti farmaceutici (+41% pari a 6,6 mld di dollari).
Altre componenti dell'export israeliano nel 2010 sono state per il 17,5 % i diamanti (8,9 miliardi di dollari con un significativo incremento del 51% rispetto al 2009) e per il rimanente i prodotti agricoli (1,4 miliardi di dollari con un incremento del 10,5% rispetto all'anno precedente). Le esportazioni di diamanti hanno totalizzato circa 13 mld US$, con un incremento del 52,5%.
Circa la destinazione dell'export israeliano nel 2010 (esclusi diamanti), l'Unione Europea risulta il primo acquirente con una quota di mercato del 30% sul totale delle esportazioni israeliane, per un importo di 12,6 mld US$, in aumento del 21% rispetto al 2009.
I maggiori acquirenti delle esportazioni israeliane sono stati in dettaglio: USA (11,6 mld US$ con un decremento dell'1,7 %); Cina (2,2 mld US$ con un aumento del 76%); Gran Bretagna (2 mld US$ con un aumento del 59%); Paesi Bassi (1,8 mld US$ con un aumento del 17,2%); India (1,7 mld US$ con un aumento del 41%); Germania (1,6 mld US$ con un aumento del 18,3%); Turchia (1,3 mld US$ con un aumento del 22%); Italia (1,2 mld US$ con un aumento del 16%); Francia (1,17 mld US$ con un aumento del 12%).
La composizione dell'import israeliano nel 2010 e’ stata la seguente: materie prime per 22,7 mld US$ con un aumento del 23,4% rispetto al 2009 dovuto in particolare ai maggiori acquisti israeliani di metalli non ferrosi e di acciaio; beni di consumo per 8,6 mld US$, con un aumento del 13,5%; beni di investimento per 8,5 mld US$, con un incremento del 12,8% dovuto in particolare agli acquisti di autoveicoli commerciali; diamanti per 8 miliardi mld US$ con un incremento del 59,2%; carburanti per 10,4 mld US$, con un incremento del 29,4% in considerazione dell'aumento nei prezzi.
Circa l'origine dell'import israeliano (esclusi
diamanti), nel
I maggiori fornitori delle importazioni israeliane sono stati: USA (5,9 mld US$ con un aumento del 10,7%); Cina (5,5 mld US$ con un aumento del 32%); Germania (3,67 mld US$ con un aumento del 9,3%); Italia (2,4 mld US$ con un aumento del 14,3%); Svizzera (2,17 mld US$ con un decremento del 13%); Paesi Bassi (2,10 mld US$ con un aumento dell' 11,5%); Turchia (1,79 mld US$ con un aumento del 29,7%); Giappone (1,76 mld US$ con un aumento del 16,4%); Gran Bretagna (1,70 mld US$ con un aumento del 16,8%); Francia (1,5 mld US$ con un aumento del 6,2%).
Pur dovendo constatare una flessione come conseguenza diretta del rallentamento dell’economia globale, il flusso di investimenti diretti esteri in Israele continua a rappresentare nel 2010 uno dei motori trainanti dell’economia. L’acquisizione di “start-up” israeliane rappresenta, infatti, per le grandi società internazionali dell’hi-tech una scelta conveniente rispetto allo sviluppo di costosi programmi autonomi di Ricerca e Sviluppo in patria.
Un numero sempre maggiore di investitori internazionali ha maturato la convinzione che lo stato dell’economia israeliana sia valutabile indipendentemente dalle preoccupazioni sulla stabilità geopolitica regionale. Ad oggi, infatti, quasi tutte le maggiori imprese estere nel campo delle alte tecnologie, tra le quali: HP, Intel, IBM e Microsoft, hanno compiuto investimenti diretti in Israele ed hanno costituito in loco centri di Ricerca e Sviluppo. Numerose sono, poi, le società israeliane, soprattutto del settore high-tech che, nel tempo, sono state, acquisite da imprese estere, quasi tutte americane.
I dati sui flussi IDE, disponibili per il primo semestre 2010, mostrano una crescita del 10,7% rispetto all’equivalente periodo 2009 per un totale di oltre 1.3 miliardi di dollari.
La crisi globale ha infine accentuato le problematiche sociali presenti nel Paese. La proporzione di famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà risulta infatti intorno al 20%. Molta della forza lavoro è ancora mal pagata e, in alcuni casi, poco specializzata, mentre rimane bassa la partecipazione delle donne arabe e degli ebrei ultra ortodossi. Inoltre, secondo una recente informativa dell’Istituto Dirasat (The Arab Center for Law and Policy), il gap socio-economico tra arabi ed ebrei in Israele si sarebbe ulteriormente allargato. Il numero di famiglie arabe che vivono sotto la soglia di povertà sarebbe 3,6 volte superiore a quello delle famiglie ebraiche in analoghe condizioni, mentre il tasso di disoccupazione sarebbe quattro volte maggiore.
Principali settori economici
Lo Stato d’Israele dispone di un territorio geograficamente limitato, privo d’importanti risorse naturali e afflitto da una cronica carenza d’acqua.
Inoltre, fin dalla sua nascita, il Paese si è trovato a dover fronteggiare una situazione di costante minaccia alla propria sicurezza nazionale e alla propria integrità territoriale, dovute alla mancanza di normali relazioni diplomatiche con la maggior parte dei Paesi arabi della regione, se non ad uno stato di aperta belligeranza.
Per questi motivi, la crescita economica del Paese, dopo una prima fase, durata fino agli inizi degli anni ’60, in cui la maggior parte delle risorse fu impiegata per permettere lo sviluppo dell’agricoltura e la messa in opera delle infrastrutture di base, continua a poggiarsi sull’innovazione tecnologica(accelerata dalla necessità di creare un esercito per forza di cose limitato numericamente, ma ben equipaggiato) e sul bisogno di superare i confini di un’economia di piccole dimensioni e di un mercato interno limitato, quindi sull’export.
Al forte sviluppo economico degli ultimi anni hanno inoltre contribuito la preparazione e il know-how di ingegneri e tecnici provenienti dall’ex Unione Sovietica a partire dall’ultimo decennio del ‘900: un capitale umano che ha accelerato l’esplosione della new economy.
DIFESA: la spesa militare, che può essere variamente stimata, ma che ammonta a circa il 10% del PIL, ha rilevanti conseguenze positive sul livello tecnologico dell’industria nel suo insieme, come è reso evidente dai grandi progressi di Israele in settori quali le telecomunicazioni, la diagnostica o le biotecnologie.
Sorta inizialmente per esigenze militari, ma poi sviluppatasi anche nel settore civile, l’industria aerospaziale israeliana (Israel Aerospace Industries -IAI) è considerata un leader a livello mondiale. Lo IAI persegue un processo di internazionalizzazione (cooperazione industriale e/o commerciale con partner esteri), al fine di creare un rapporto di completa indipendenza dall’industria militare americana.
HIGH-TECH: In virtù dell’alto livello di specializzazione della manodopera locale
e della mancanza di materie prime, il comparto industriale concentra ormai da
diversi anni i propri sforzi sui prodotti ad alto valore aggiunto. Negli ultimi
anni, il tasso di crescita più elevato si è registrato nel campo delle
tecnologie di punta, per le quali è necessario investire ingenti quantità di
capitali in ricerca e sviluppo. Il Paese si colloca, quindi, al primo posto tra
quelli che investono di più in R&D a livello mondiale, superando Nazioni
come
Soprattutto in campo energetico e ambientale, la scarsità di risorse idriche ha permesso di sviluppare una tecnologia di punta nella desalinizzazione delle acque e nei metodi d’irrigazione, confermando così l’impegno del Paese nella produzione di energie rinnovabili (eolico e solare) e nella ricerca di fonti energetiche alternative che permettano di alleviare il fardello derivante dall’importazione del petrolio.
TURISMO: Il turismo rappresenta una fonte importante di valuta estera. Benché questo settore non contribuisca che per poco più del 3% alla formazione del PIL nazionale, il suo valore aggiunto in valuta estera è pari a circa l’85% (il che, sotto questo aspetto, lo colloca al primo posto tra tutte le industrie nazionali). Il turista straniero è attirato, nonostante la limitatezza del territorio, dalla varietà geografica in esso presente, dalle attrazioni religiose e archeologiche e dai moderni impianti e servizi presenti sulla costa mediterranea, sul Lago di Tiberiade, sul Mar Rosso e sul Mar Morto. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Israel Central Bureau of Statistics, nei primi otto mesi del 2010 l’afflusso turistico nel Paese è aumentato del 20% rispetto al corrispondente periodo del 2009.
DIAMANTI LAVORATI: Israele è leader mondiale nella produzione di diamanti e pietre lavorate. La sua industria assicura la pulitura del 40% dei diamanti di tutto il mondo, rendendolo leader incontrastato in questo settore.
Relazioni economiche e commerciali con i principali Paesi partner
Data la natura export-led della propria economia, il Paese è legato da importanti accordi commerciali con le principali Nazioni industrializzate.
Dopo che già dal 1975 era stata istituita un’Area di Libero Scambio, nel 1995 è stato firmato un Accordo di Associazione (entrato in vigore nel 2000) tra Israele e l’Unione Europea, che prevede condizioni di esenzione tariffaria per i prodotti dell’industria manifatturiera e di maggiore flessibilità in tema di certificazione di origine per quelli dell’agricoltura (nel 2006 sono stati lanciati dei negoziati volti ad incrementare il livello di liberalizzazione nel commercio dei prodotti della pesca e dell’agricoltura). L’Accordo regolamenta anche settori quali la libertà di movimento dei capitali e dei servizi, la costituzione di società, il diritto di stabilimento, la cooperazione economica in aree di reciproco interesse e la cooperazione regionale nei più svariati settori economici. L’Unione Europea rappresenta attualmente il maggiore esportatore verso lo Stato d’Israele e il secondo partner commerciale (dopo gli Stati Uniti) a livello d’importazioni.
Un Accordo di Libero Scambio entrato in vigore nel 1995 lega dal 1985 (data della sua firma) il Paese agli Stati Uniti d’America, ossia il primo importatore di prodotti israeliani (tra i quali i diamanti), nonché, storicamente, il suo principale fornitore a livello di aiuti economici. L’Accordo prevede la concessione di esenzioni doganali su una vasta serie di beni e l’abolizione di barriere tariffarie, in particolare per i prodotti agricoli.
L’Accordo tra Israele e i Paesi dell’EFTA, siglato nel 1992 ed entrato in vigore l’anno successivo, prevede la riduzione e/o l’abolizione di barriere tariffarie, in particolare per i prodotti industriali, e disciplina altre tematiche legate al commercio, quali le regole di competizione, la protezione della proprietà intellettuale, i monopoli e gli aiuti di stato.
Il Ministro israeliano del Lavoro, Industria e
Commercio ha firmato il 17 dicembre
Nel dicembre 2004 Israele ed Egitto hanno firmato un Accordo per lo stabilimento di due QIZ (Qualifying Industrial Zones): si tratta di zone franche all’interno delle quali vengono fabbricati prodotti che contengano una percentuale di almeno l’11,25% di componenti israeliani, destinati poi all’esportazione negli Stati Uniti senza dazi doganali. Il 30 giugno 2005, i due paesi hanno inoltre firmato un importante Memorandum of Understanding per la fornitura di gas naturale per 15 anni. L’accordo rappresenta il raggiungimento di un grande obiettivo condiviso: riunire i vantaggi economici con la normalizzazione delle relazioni politiche. Nel mese di marzo 2008, invece, i due Paesi hanno raggiunto un accordo secondo il quale l’Egitto dovrebbe costruire una nuova rete elettrica che colleghi la città di Arish, nel Sinai, alla Striscia di Gaza: l’intento israeliano sarebbe quello di recidere ogni legame con Gaza, anche a livello di rifornimenti energetici.
Un’altra QIZ è stata istituita tramite un Accordo
stipulato da Israele con il Regno di
Giordania, e volto a promuovere l’export giordano verso gli Stati Uniti,
con il supporto d’Israele.
Importanti relazioni commerciali legano inoltre il Paese al Canada (tramite un Accordo di Libero Scambio entrato in vigore nel 1997), al Giappone, alla Germania (primo partner commerciale di Israele in ambito UE) e alla Cina.
Bisogna inoltre ricordare che Israele, in considerazione dell’elevato livello della ricerca svolto dai propri enti pubblici e privati, è legato ai maggiori Paesi industrializzati (inclusa l’Italia) anche da importanti accordi bilaterali di cooperazione scientifica e tecnologica.
Il Paese, forte di solidi dati macroeconomici (anche se non altrettanto
brillante per quanto riguarda la disparità sociale, la stabilità politica e il
quadro normativo) e già membro delle principali organizzazioni economiche
internazionali, il 27 maggio
DISCORSO DEL PRESIDENTE USA, BARACK OBAMA, E PROSPETTIVE DEL PROCESSO DI PACE[12]
Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nel discorso tenuto il 19 maggio 2011 presso il Dipartimento di Stato, è tornato a parlare del conflitto israelo-palestinese.
Si ricorda, che il Presidente Obama, nell’ambito della sua visita in Medio Oriente, il 4 giugno 2009 si era recato in Egitto dove aveva tenuto lo storico discorso sul Medio Oriente, davanti agli studenti dell’Università del Cairo. Il discorso del Presidente statunitense era stato accolto in modo estremamente positivo dagli studenti nonchè in generale dall’ambiente islamico degli studiosi di Al Azhar, presieduti dall’imam, Mohamed Tantauiche, che in un documento hanno definito l'intervento come l'avvio di una nuova era che promette rapporti migliori tra l'America ed il mondo arabo e spiana la via ad un dialogo reale tra le civiltà, al posto del conflitto che alcuni volevano credevano dovesse essere inevitabile. Nel suo discorso al Cairo il Presidente Obama, dopo aver richiamato i popoli a basare i rapporti reciproci su ciò che unisce e non su ciò che divide, ha concentrato la sua attenzione su sette problemi specifici che devono essere affrontati congiuntamente: la violenza estremista in tutte le sue forme; la situazione tra israeliani, palestinesi e mondo arabo; le armi nucleari; la democrazia; la libertà religiosa; i diritti delle donne; sviluppo economico e globalizzazione.
Nel nuovo discorso, il Presidente ha dichiarato che l’amicizia tra Israele e Stati Uniti è basata su valori storici e condivisi, così come è fermo l’impegno USA per la sicurezza di Israele. Ma proprio in nome di tale amicizia occorre dire che lo status quo è insostenibile e Israele deve agire per una pace duratura. Obama ha affermato che il vento storico che attraversa il Medio Oriente passa anche per Israele e per i Territori palestinesi, ed oggi è più urgente che mai che il conflitto israelo-palestinese giunga ad una conclusione e riparta il processo di pace. I confini fra Israele e Palestina devono essere basati su quelli sui quali ci si era accordati nel 1967 (con eventuali scambi di territori), sicuri e riconoscibili per entrambi gli Stati. Ha inoltre sottolineato che non si raggiungerà la pace in Medio oriente fino a quando ci sarà l'occupazione israeliana, così come i palestinesi non raggiungeranno la pace se Hamas continuerà con la violenza negando lo Stato di Israele. Gli Stati Uniti faranno tutto ciò che e' in loro potere per agevolare un percorso di pace, al termine del quale l'unica soluzione possibile e' quella di due popoli in due Stati, capaci di vivere uno a fianco all'altro in pace e sicurezza. Israeliani e Palestinesi devono rimettersi al tavolo dei negoziati e fare concessioni reciproche.
Il sogno di uno Stato ebraico non può passare dall'occupazione permanente, ha detto il Presidente americano riferendosi agli insediamenti israeliani. Nello stesso tempo, ha aggiunto, “come puoi negoziare con una parte che ha mostrato di non essere disponibile a riconoscere il tuo diritto ad esistere? Nelle settimane e nei mesi a venire, i leader palestinesi dovranno fornire una risposta credibile a questa domanda. Ma hanno il diritto di poter contare su confini sicuri e riconoscibili, il diritto di governarsi, di raggiungere il loro potenziale in uno stato sovrano”.
Il Presidente Obama ha chiesto che alcune delicate questioni vengano affrontate in un secondo momento, in particolare la questione di Gerusalemme e quella dei profughi della diaspora palestinese, mentre – condividendo alcune richieste della parte israeliana – ha specificato che il futuro Stato palestinese dovrà essere smilitarizzato e che Israele dovrà essere riconosciuto come Stato ebraico.
Il Presidente Obama ritiene comunque che una eventuale richiesta da parte palestinese alle Nazioni Unite affinché venga riconosciuto lo Stato palestinese sarebbe un errore ed invita le Parti a riprendere le trattative quanto prima.
Si segnala che dopo il discorso, il Premier israelinao Netanyahu si è
recato in visita a Washington il 20 maggio, dove è avvenuto un incontro con il
Presidente Obama, definito “gelido”
dai media. ''Non possiamo tornare ai
confini del 1967 perche' per Israele sono indifendibili'', avrebbe detto
Netanyahu, visto che oltre 300 mila coloni israeliani vivono adesso in
Cisgiordania.Netanyahu
ha ribadito che Abu Mazen deve ''scegliere tra Hamas e la pace con Israele''.
Obama ha ricevuto, invece, il ''sostegno
energico'' del Quartetto (Usa, Russia, Unione Europea e Onu) per la sua
presa di posizione.
Infine, il Presidente USA ha dichiarato che gli Stati Uniti sosterranno senza esitazioni i movimenti di libertà nei
Paesi arabi, anche con aiuti concreti per miliardi di dollari. In
particolare,
A conclusione della riunione del G8
di Deauville, il 26 e 27 maggio 2011, sono stati quindi messi in campo
aiuti "per 20 miliardi di dollari per
Si segnala che il Ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, al termine
del workshop organizzato dall'Aspen Italia sul Mediterraneo, ha annunciato che a
luglio prossimo si svolgerà a Roma una
riunione del G8 dedicata ai Paesi del Mediterraneo: "Dopo Deauville si
terra' un G8 sul Mediterraneo a Roma a luglio. Il G7 e il G8 sono d'accordo e
saranno coinvolte anche
********
In conclusione, in una fase di forti rivolgimenti in Medio Oriente ma di pericoloso stallo del Processo di Pace, il discorso del Presidente Obama potrebbe aver contribuito a ravvivare la dinamica negoziale attraverso l’enunciazione di termini di riferimento tali da poter superare la pre-condizione palestinese della moratoria sugli insediamenti. La questione di fondo è quella di scongiurare il pericolo che, in assenza di una ripresa delle trattative, i palestinesi presentino una risoluzione all’UNGA di settembre, per ottenere il riconoscimento in via unilaterale del proprio Stato. Lo scontato voto favorevole dell’Assemblea generale, rischierebbe infatti di isolare gli Stati Uniti, spaccare l’UE e dividere la comunità internazionale, rendendo più difficile di quanto non sia adesso riprendere il negoziato.
Prendendo spunto dai cd. parametri Obama - che dovrebbero venire incorporati in una dichiarazione del Quartetto, quando esso tornerà a riunirsi - e in contatto con gli americani, i francesi hanno proposto alle parti la convocazione di una Conferenza di pace a Parigi nel periodo giugno-luglio finalizzata alla ripresa del dialogo. Il Presidente Abbas avrebbe dato il suo assenso all’iniziativa mentre gli israeliani si sarebbero riservati la risposta, avendo tuttavia due obiezioni di fondo, relative alla presenza di Hamas nella maggioranza a sostegno del nascituro governo palestinese e nell’approccio graduale proposto, che separa la trattazione delle questioni dei confini e sicurezza, da quelle di Gerusalemme e dei rifugiati. Anche gli americani avrebbero delle riserve, non tanto in relazione all’impianto concettuale, quanto sull’idea di convocare la parti senza un preventivo accordo sulla ripresa dei negoziati.
Dal punto di vista europeo, un riferimento ai parametri di Obama è stato inserito anche nelle Conclusioni del CAE del 23 maggio, in cui si manifesta apprezzamento per l’intervento del Presidente USA, “che stabilisce importanti elementi alla base dei negoziati”. Le Conclusioni rilanciano l’iniziativa europea affinché il Quartetto torni quanto prima a riunirsi.
Quanto ai palestinesi, il Presidente Abbas, anche qui a Roma ha tenuto a rassicurare i suoi interlocutori che egli continuerà a puntare prioritariamente sul negoziato e che un’eventuale iniziativa a New York verrà comunque condotta in coordinamento con americani ed europei. Egli ha anche garantito che il prossimo governo palestinese sarà indipendente, tecnico e guidato da Fayyad. Sulla riconciliazione palestinese, la comunità internazionale sembra in questa prima fase non voler ripetere l’atteggiamento di “wait and see” adottato nel 2007 di fronte al governo di unità nazionale ed appare più propensa a guardare all’adesione sostanziale piuttosto che formale ai tre principi del Quartetto (riconoscimento di Israele e degli accordi pregressi, rinuncia alla violenza), pur ribadendone tutta la validità, ciò che trova riscontro nelle Conclusioni del CAE del 23 maggio. Quanto agli Stati Uniti, il Presidente Obama non ha mancato di segnalare come la riconciliazione potrebbe rappresentare un ostacolo al Processo di Pace.
(20 maggio 2011)
EGITTO. La situazione interna è in continua evoluzione e la tensione nel Paese rimane elevata, mentre la sicurezza resta precaria. Sono emerse nelle ultime settimane aperte contestazioni contro il Consiglio Supremo delle Forze Armate, rendendo più concreto il pericoloso scenario di uno scontro tra i militari (accusati di aver “tradito la causa della rivoluzione”) e le forze rivoluzionarie.
Sotto la pressione della piazza, il Governo transitorio continua a colpire i simboli del passato, come dimostrato dallo scioglimento del Partito Nazionale Democratico, cui appartenevano tutti gli esponenti del vecchio regime, e dall’arresto del Presidente Mubarak e dei suoi figli, Gemal e Alaa.
È uscita così di scena l’unica organizzazione politica in grado di controbilanciare la capillare struttura dei Fratelli Musulmani, che stanno consolidando la loro influenza a fronte della incapacità dei nuovi movimenti politici di organizzarsi. Favoriti dalla rapida successione prevista per le elezioni parlamentari e presidenziali, i Fratelli Musulmani punterebbero adesso ad ottenere la maggioranza dei seggi in parlamento. Pur avendo ispirato la rivolta, i movimenti politici di Piazza Tahrir sono stati per ora incapaci di capitalizzarne il successo: la fascia liberale, moderata, laica del Paese non ha visto concretizzarsi le sue principali richieste, in particolare di votare con un nuovo sistema costituzionale e legislativo e di avere maggiore tempo per organizzarsi.
Preoccupa inoltre il crescente attivismo dei Salafiti, sebbene
non sia chiaro al momento né quale sia la reale forza di tali movimenti né il
rapporto che essi hanno con i Fratelli Musulmani. Si segnala il tragico
episodio del fine settimana del 7-8 maggio
Si segnala, inoltre, che il referendum
del 19 marzo 2011 sugli emendamenti costituzionali che prevedono
l’allargamento dei criteri per concorrere alla carica di presidente, senza
intaccarne però gli ampi poteri (ma limitando a due i mandati consecutivi), ha
registrato una buona affluenza alle urne (hanno votato il 41,2% degli aventi
diritto) ed è passato con il 77,6% dei voti favorevoli e il 22,8% dei contrari
(al Cairo 59% ha votato si e 40% no). Apertamente a favore del referendum si
sono pronunciati, oltre ai militari e agli egiziani che vedono in loro
una garanzia contro l’instabilità degli ultimi mesi, anche quelle formazioni
politiche già organizzate, come il Partito Nazionale Democratico e i Fratelli
Musulmani, che si avvantaggerebbero della possibilità di tenere a breve le
elezioni parlamentari (i Fratelli Musulmani sono accreditati del 15-30% ed
hanno annunciato l’imminente nascita del Partito “Giustizia e Libertà”). Hanno
votato no i movimenti dei giovani; la maggioranza dei copti (che
sperano di veder abolito l’art.2, secondo cui
In politica estera, sta emergendo nell’Egitto post-Mubarak una nuova diplomazia, efficace quanto silenziosa, che appare portatrice di nuove sensibilità regionali che sembrano discostarsi dalla tradizionale linea del Cairo, filo-americana e di apertura verso Israele. Il conseguimento dell’intesa sull’accordo di riconciliazione tra Hamas e Fatah costituisce un chiaro segnale di cambio di rotta nella diplomazia egiziana, ora più vicina alla causa palestinese e ai suoi protagonisti, pure senza assumere per il momento connotazioni anti-israeliane. Rimane poco chiara l’effettiva latitudine del miglioramento delle relazioni con Teheran.
L’Egitto si trova inoltre a
fronteggiare le criticità legate alla situazione economica del Paese,
complicate da rivendicazioni che hanno assunto toni nazionalisti e da decisioni governative di tipo populista. Tutto ciò milita contro il rilancio degli
investimenti stranieri, influendo negativamente sulle capacità di ripresa
economica, frenata anche dalla crisi del turismo. Si registra inoltre sulle coste italiane un aumento dell’emigrazione clandestina dall’Egitto, segnale – così
come il nuovo sabotaggio del gasdotto verso Israele e
GIORDANIA.
Anche se in Giordania non è stata messa al momento in discussione
Nonostante gli scarni commenti
ufficiali, è innegabile che gli ultimi drammatici sviluppi della situazione
in Siria, in particolare nella città di Daraa, a pochi chilometri dal
confine giordano, siano stati seguiti con particolare apprensione dalle autorità giordane. I dirigenti hashemiti temono
conseguenze umanitarie, economiche e, soprattutto, politiche che possano
riverberare da oltre confine. Nella delicata congiuntura economica che il Regno
hashemita sta attraversando, la previsione di un possibile aumento dei prezzi
del pane e di altri beni di primo consumo è preoccupante. Tanto più alla luce
della notizia che il gasdotto che rifornisce
Un altro motivo di apprensione per la dirigenza giordana è costituito dall’ipotesi di trovarsi a ricevere un considerevole numero di rifugiati dalla Siria meridionale, i quali, oltre ad uno sforzo economico e umanitario, potrebbero rivelarsi anche fonte di instabilità politica interna.
Nel timore di un “contagio siriano” e per prevenire nuove manifestazioni ad Amman, il 26 aprile 2011, Re Abdallah ha deciso di dare un’ulteriore prova di apertura in materia di riforme politiche. Dopo aver istituito, il mese scorso, una Commissione per il Dialogo Nazionale, presieduta dal Presidente del Senato, Taher Masri, ed incaricata di rinnovare la legge elettorale e quella sui partiti politici, il Sovrano ha creato una Commissione Reale per le riforme costituzionali, affidata alla Presidenza di Ahmad Lozi (ex Primo Ministro e ex Presidente del Senato), con il compito di suggerire emendamenti alla Carta Costituzionale e rendere più funzionale l’equilibrio tra i poteri dello Stato.
SIRIA. Prosegue la politica repressiva del governo volta a spegnere le proteste in corso dalla metà di marzo, diffuse ormai in una cinquantina di focolai e sfociate in aperta contestazione del regime e del Presidente Assad. Le vittime sono ormai più di 750, con un numero di detenuti che supera i 10,000. Nonostante alcuni primi segnali di cedimento sul fronte politico, con le dimissioni di due parlamentari e di oltre duecento membri del partito Baath, le proteste rimangono scollegate fra loro e non sembra emergere per il momento nessun movimento coerente di opposizione. Preoccupa in prospettiva la situazione delle Comunità cristiane del Paese, che hanno beneficiato sino ad oggi di una relativa libertà di culto e di identità.
In parallelo a quanto deciso dagli Stati Uniti, anche da parte europea sono state stabilite sanzioni nei confronti della dirigenza siriana, che prevedono l’embargo alle vendite di armi, un travel ban/asset freeze nei confronti dei principali imputati della repressione (senza coinvolgere per il momento il Presidente Assad, per un motivo di gradualità), la revisione dell’intera cooperazione UE con Damasco e l’opposizione alla candidatura siriana in CDU (ora ritirata). Quanto all’inclusione di Assad nella lista di coloro che sono soggetti a sanzioni, ciò potrebbe avvenire presto, fin dal CAE del 23 maggio (cfr. allegato).
LIBANO. Il Primo Ministro incaricato, Najib Mikati, resiste per il momento alle crescenti pressioni dei partiti dell’8 Marzo per la formazione del Governo in tempi rapidi (legate in parte al timore di un indebolimento della Siria) e sembra deciso a formare un Governo riequilibrato da componenti estranee al blocco di Aoun ed ai partiti Hezbollah e Amal, che sia presentabile nei confronti della comunità internazionale (in particolare per quanto riguarda l’atteggiamento verso il Tribunale Speciale per il Libano).
Beirut vede peraltro con grande preoccupazione l’evolversi della crisi siriana, che rischia di causare un afflusso di rifugiati dal confine siriano e di acuire le tensioni latenti tra gruppi politici e religiosi nel Paese. Una crescente instabilità potrebbe portare ad una nuova ondata di emigrazione dal Libano (ed in primis dei cristiani), che avrebbe la conseguenza di alterare gli equilibri religiosi e favorire i gruppi estremisti.
BAHREIN.Qualunque previsione sui futuri sviluppi deve tenere conto del sempre più pesante condizionamento saudita. La presenza delle truppe sembra non avere scadenza, e così quella che viene vista qui come una tutela politica su una già in precedenza limitata autonomia bahreinita. Non a caso la prima richiesta di tutti i gruppi di opposizione è il ritiro delle truppe "di occupazione", nella consapevolezza che i margini per una comunque difficile trattativa devono tenere conto di questa pesante ipoteca, che sembra d'altra parte chiudere lo spazio a qualunque progetto di riforma. In attesa di un ritorno alla normalità che potrà avvenire solo nei limiti del condizionamento imposto dall'essere diventato la prima trincea del fronte di difesa dell''arabismo" contro la minaccia persiana, destino verso il quale il Bahrein, probabilmente con scarso entusiasmo, sembra ormai avviarsi.
Le interconnessioni con le dinamiche
regionali trovano conferma nella richiesta dei Paesi del Consiglio di
Cooperazione del Golfo di rimandare il
vertice della Lega Araba di Baghdad, originariamente previsto per il mese di
maggio.
Non sembra verosimile che la più piccola monarchia del Golfo - priva di ingenti risorse petrolifere e che vive di turismo e di servizi in un clima assai più rilassato che nel resto della regione - possa reggere indefinitamente il presente giro di vite. Alla lunga il mantenimento dell’atmosfera poliziesca metterebbe in ginocchio un’economia basata non sul petrolio, ma sul turismo, la finanza ed i servizi, e sarà quindi un imperativo nazionale riprendere il filo del dialogo attraverso concessioni in senso democratico. Nel frattempo, il Re Hamad Bin Issa al Khalifa ha stabilito che lo stato di emergenza, proclamato lo scorso 16 marzo, avrà termine il 1° giugno, con due settimane di anticipo sulla scadenza trimestrale prevista. La decisione del sovrano riflette il percepibile miglioramento dello stato dell'ordine pubblico nelle ultime settimane, non solo nell'area centrale di Manama ma anche nei centri abitati periferici abitati in maggioranza dalla popolazione sciita. Esso rappresenta però anche un ulteriore segnale della volontà del Re di riprendere l'iniziativa politica diretta, dopo essere rimasto apparentemente defilato nei giorni dell'imposizione dello stato di emergenza e di attuazione della repressione.
Ha iniziato ad operare la macchina giudiziaria, con un primo processo agli imputati dell'assassinio di due poliziotti, svoltosi velocemente e conclusosi il 24 aprile con 4 condanne a morte. Le confessioni dei condannati sono state trasmesse dalla televisione di Stato. La sentenza in appello è attesa entro il 22 maggio, e l’eventuale esecuzione deve essere comunque ratificata dal Sovrano. E' poi iniziato ieri, per essere subito rinviato a giovedì, il procedimento a carico dei principali leader incarcerati. Si tratta di Hassan Mushaima, Segretario generale del movimento radicale “Haq” , rientrato in Bahrein all'apice della protesta dal suo esilio londinese, Abdul Jalil Al Singace, ex professore di ingegneria, portavoce dello stesso “Haq”, Abdul Hadi Al Khawaja, fondatore ed ex presidente del Bahrain Centre for Human Rights, poi disciolto dalle autorità, Abdul Wahab Al Hussein, già nel partito sciita maggioritario Wefaq che aveva poi abbandonato per divergenza sulla linea politica, ed Ibrahim Sharif, Segretario generale del “partito” laico “Waad”. Tranne Sharif, che è sunnita e che rappresenta la tradizione del nazionalismo arabo di matrice laica, le posizioni politiche degli altri hanno ispirazioni di carattere religioso come declinato dalla popolazione sciita in Bahrein, e tutti rappresentano gruppi relativamente minoritari e comunque spesso non uniti tra loro. Il Governo bahreinita sottolinea che i Tribunali, ancorché “speciali” a norma dello stato di emergenza, sono composti maggioritariamente da giudici civili e che le garanzie di difesa sono assicurate.
YEMEN. Il Governo italiano segue con estrema attenzione l’evolversi della situazione nello Yemen, in stretto contatto con i partner europei. L'UE ha chiesto al Presidente Saleh di avviare senza indugi un processo di trasferimento pacifico dei poteri e alle opposizioni di partecipare costruttivamente al dialogo, appoggiando lo sforzo di mediazione condotto dal Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC) che lo scorso 26 aprile aveva portato all'intesa su un accordo per transizione democratica. Nel fine settimana successivo Saleh è tuttavia tornato sui suoi passi, rifiutandosi di firmare il documento nella sua qualità di Presidente e dicendosi disposto ad impegnarsi esclusivamente nelle sue vesti di “capo del partito di Governo”. La mediazione del GCC prosegue pertanto alla ricerca di ulteriori compromessi tra Saleh e l’opposizione. Nel frattempo in sede UE il CAE del 23 maggio dovrebbe adottare delle nuove conclusioni sullo Yemen, che ribadiranno il sostegno europeo alla mediazione del GCC e la ferma condanna delle violenze nelle proteste di piazza (cfr. allegato).
L'atteggiamento prevalente nella
Comunità internazionale privilegia il raggiungimento
di un'intesa ad ogni costo pur di evitare lo spettro di una soluzione violenta
della crisi. Di Yemen si è discusso brevemente anche in Consiglio di Sicurezza
ONU, su iniziativa della Germania, che ha proposto una dichiarazione pubblica a
sostegno della mediazione
CONSIGLIO DI COOPERAZIONE DEL GOLFO. In questo quadro, si innesta la recentissima decisione di allargare il Consiglio di
Cooperazione del Golfo (GCC), che costituisce un chiaro avvertimento per il
regime di Teheran e traccia una nuova linea rossa che esclude
Peraltro, da fonti di stampa risulta che il Marocco sembrerebbe intenzionato a declinare l’invito a partecipare al Consiglio.
Ruolo della Lega Araba nel contesto regionale
Con
tale nomina, l'Egitto post-rivoluzionario, dopo i risultati ottenuti con il
successo nella mediazione per la riconciliazione interpalestinese, incassa ora
un ulteriore importante successo che lo agevolerà, certamente, negli sforzi di
ripresentarsi come attore di peso sullo scacchiere mediorientale. In assenza di
un candidato che riscuotesse un consenso unanime vi era infatti il rischio che
Tale condizione avrebbe creato una profonda spaccatura e, in caso di successo del candidato qatarino, avrebbe inevitabilmente spostato il baricentro regionale verso i Paesi del Golfo. Una prospettiva, quest'ultima, che se valutata insieme all'adesione di Giordania e Marocco al Consiglio di Cooperazione del Golfo, avrebbe condotto ad un indebolimento o, comunque, ad un ridimensionamento del ruolo della Lega Araba.
Quanto al punto di vista della Lega Araba sulle crisi regionali, la valutazione del Segretario generale uscente Amr Moussa è che gli eventi tunisini prima e quelli egiziani poi hanno innescato un vero e proprio effetto domino che - sia pure con dinamiche e modalità diverse - non risparmierà nessuno dei Paesi della regione nordafricana e mediorientale (“prima o poi, tutti, Regni, Emirati, e Repubbliche - Iran compreso - saranno in qualche modo coinvolti”).
Secondo tale giudizio, “democracy and reforms is the name of the game”. In Medio-Oriente non sarà più possibile un ritorno ai regimi di stampo autoritario ed è ormai finito il tempo di chi decide autonomamente e di propria iniziativa, senza tenere conto delle istanze e della volontà popolare. Bisognerà agire ispirandosi a principi democratici che siano lo specchio della volontà e del sentire popolare. Si tratta di una nuova era, quella della democrazia, del progresso e della modernizzazione, secondo un processo che per essere ultimato potrebbe richiedere anche degli anni, ma che risulta, nondimeno, irreversibile ed inarrestabile.
I rapporti bilaterali tra Italia e
Israele hanno conosciuto negli ultimi anni un significativo sviluppo, promosso dai due Governi ma
anche da un’autonoma spinta delle rispettive società civili, degli ambienti
imprenditoriali, culturali e scientifici. Israele, nella prospettiva di una
pace pur difficile, vede nell’Italia un modello di riferimento che gli è
particolarmente congeniale: una grande democrazia mediterranea che riesce a
contemperare avanzato sviluppo tecnologico con attenzione alla vita familiare,
al sociale e alle fasce più deboli della popolazione. L’Italia, dal canto suo,
è da sempre impegnata a favorire il processo di pace in Medio Oriente,
sostenendo l’attuazione del percorso fissato nella Road Map, che dovrebbe
portare alla creazione di uno Stato palestinese, che conviva con Israele
pacificamente e in sicurezza all’interno di confini internazionalmente
riconosciuti. L’Italia, a tal proposito, ritiene che il processo di pace debba
fondarsi sulla rinuncia alla violenza e sul riconoscimento reciproco delle
parti, da un lato condannando fermamente ogni atto di terrorismo, incluso il
lancio di razzi sulle città israeliane di confine, e dall’altro, pur
riconoscendo l’esercizio del diritto internazionalmente riconosciuto
all’auto-difesa, sostenendo con gli interlocutori israeliani la necessità di
salvaguardare i principi della proporzionalità e della protezione delle
popolazioni civili, di allentare le restrizioni al movimento della popolazione
palestinese nei Territori e di sospendere le attività di insediamento dei
coloni. A dimostrazione dell’intensità dei rapporti tra i due Paesi, esiste una
tradizione consolidata di frequenti visite governative, le quali, lungi
dall’apparire come semplici esercizi di
diplomazia dell’immagine, rappresentano momenti significativi che hanno
contribuito a confermare l’appoggio che l’Italia può fornire alle
iniziative del Governo israeliano volte a stabilire relazioni con i Paesi arabi
moderati della fascia mediterranea e del Golfo, nello scopo di dare impulso ad
un rilancio del processo di pace
con i Palestinesi, nonché lo spessore e la varietà delle relazioni bilaterali. Il Primo Vertice Governativo tra i due
Paesi, tenutosi a Gerusalemme nei giorni dal 1° al 3 febbraio
Secondo Vertice italo-israeliano
Il Secondo Vertice italo-israeliano ha avuto luogo a Roma, il 13
giugno
Attraverso il sistema dei Vertici, l’Italia ha deciso di conferire maggiore sistematicità e spessore al dialogo politico con Israele, coronando un percorso di approfondimento e consolidamento progressivo di relazioni, che si basano ormai su una consuetudine di rapporti a tutti i livelli.
Il Secondo Vertice bilaterale ha sancito un ampliamento e un approfondimento delle relazioni, non solo sotto il profilo politico, ma anche e soprattutto sul piano dello sviluppo degli scambi e delle collaborazioni in ambito economico, culturale, industriale e tecnologico.
I rapporti commerciali tra Italia e
Israele attraversano un periodo particolarmente positivo: nel 2010, il saldo
delle esportazioni italiane ha visto un aumento di oltre il 23.3%, mentre le
importazioni di prodotti israeliani sono cresciute dell’1,1%. L’Italia è il
secondo esportatore a livello europeo di beni verso Israele dopo
Quanto ai follow-up del I Vertice, che si è svolto in Israele dal 1° al 3 febbraio 2010, sono stati conclusi tutti gli adempimenti previsti: è avvenuto l’inserimento del personale di Polizia israeliana nella missione MINUSTAH-2; è stato concluso, nel giugno 2010, l’Accordo per lo svolgimento di attività di Cooperazione in Paesi terzi (la cui prima applicazione, in Senegal, è in corso); è stato svolto il negoziato per la costituzione della Fondazione Culturale (Italy-Israel Foundation for Culture and the Arts); è stato infine svolto, lo scorso 25 febbraio presso l’Istituto Diplomatico, il previsto Seminario sul Diritto Internazionale Umanitario, nell’ambito della comune riflessione sulla materia auspicata dai due Ministri degli Affari Esteri. Nel corso del Vertice, Italia e Israele hanno firmato un MoU relativo alla partecipazione all’Expo di Milano e il PM Netanyahu ha risposto alla lettera di invito dell’On. Presidente del Consiglio, confermando la partecipazione di Israele all’evento. Sono stati anche compiuti progressi con le autorità giordane, di cui è stato acquisito l’assenso alla collaborazione trilaterale per il restauro del Ponte di Gesher, che per il momento non va annunciata, in attesa del suo perfezionamento.
Al termine del vertice intergovernativo sono stati firmati otto accordi che vanno dai temi dell’economia (in particolare nel settore delle nuove tecnologie per l'energia rinnovabile, nella salvaguardia dell'ambiente, nella riduzione dei gas serra e in altri campi in cui esiste un interesse comune), della cultura al turismo, dal lavoro alla disoccupazione giovanile. Inoltre, al termine del Vertice è stata emessa una Dichiarazione congiunta (vedi allegato)nella quale si sottolinea il rafforzamento delle “già strette reazioni" bilaterali, l’auspicio di un ulteriore avvicinamento tra Israele e Unione Europea, il monito contro ogni posizione negazionista dell'Olocausto e la necessità di negoziati diretti per la questione israelo-palestinese.
Sul versante delle questioni relative all’Industria
della Difesa, il Vertice ha confermato l’interesse all’acquisto da parte
dell’aeronautica militare israeliana di nuovi velivoli di addestramento
Aermacchi, in cui Finmeccanica si trova a competere con
Si segnala, inoltre, che in occasione del Vertice il Governo italiano ha espresso la disponibilità di ospitare i futuri colloqui di pace israelo-palestinese ad Erice.
In concomitanza con il Vertice intergovernativo, si è aperto a Milano, dal 13 al 23 giugno, la manifestazione “Unexpected Israel” (Israele che non ti aspetti), una rassegna a tutto campo su Israele e le opportunità per rafforzare i rapporti economici con l'Italia. In piazza Duomo, 15 torri multimediali diffonderanno contenuti audio e video, facendo da cornice a un insieme di iniziative che presenteranno il Paese ospite nel suo insieme, dall'economia al turismo alla cultura.
Inoltre il 14 giugno, a Palazzo Mezzanotte, ha luogo il primo business forum italo-israeliano, alla presenza anche del ministro dell'Industria Shalom Simhon e del presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. Sono previste anche iniziative nel settore culturale e dello spettacolo.
Accordi di cooperazione
Le relazioni politiche bilaterali si estrinsecano, a livello normativo, in una serie di Accordi e Intese tra i due Paesi, di cui si possono ricordare, tra i più significativi degli ultimi anni:
1) L’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica,
firmato a Bologna nel 2000 ed entrato in vigore nel 2002. La legge
2) L’Accordo di Cooperazione nel Campo della Sanità e delle Scienze Mediche, firmato a Roma nel 2002 ed entrato in vigore nel 2003. L’Accordo consente di approfondire i già intensi rapporti tra i due Paesi nel settore medico, in particolar modo per il tramite delle già esistenti ed avanzate strutture ospedaliere italianesul territorio israeliano: l’Ospedale Italiano di Haifa[17] e il Fatebenefratelli di Nazareth (che fornisce tradizionalmente servizi ad un vasto bacino di utenza), la cui nascita è precedente allo stesso Stato ebraico.
3) Il MoU di Collaborazione nel Campo della Difesa, firmato a Parigi
nel 2003 e ratificato dal Parlamento italiano nel 2005. Nel corso della visita
compiuta il 17 novembre
4)
5) L’Accordo di Cooperazione nel Campo della Sicurezza delle Reti, firmato a Roma nel 2004 ed entrato in vigore nel 2006.
6) L’Accordo di Cooperazione nel Contrasto del Traffico Illecito di Stupefacenti, Sostanze Psicotrope, Terrorismo e Altri Reati Gravi, firmato in Israele nel 2005 ed entrato in vigore nel 2007. Per quanto concerne il settore penale, sia il nostro Paese che lo Stato d’Israele sono Parti della Convenzione Europea sull’Assistenza Giudiziaria in Materia Penale, della Convenzione Europea di Estradizione e della Convenzione sul Trasferimento delle Persone Condannate. L’intera gamma della cooperazione giudiziaria tra Italia e Israele risulta regolata dai succitati strumenti normativi internazionali[18].
7) L’Accordo sulla Previdenza Sociale, firmato a Gerusalemme il 2 febbraio scorso in occasione del Primo Vertice bilaterale tra Italia e Israele. Una volta ratificato, per diventare operativo l’Accordo dovrà essere completato con un’intesa tra l’INPS e la corrispondente Bituach Leumi, condizione che, prevedibilmente, comporta ancora tempi piuttosto lunghi per la sua entrata in vigore.
A questi, vanno aggiunti importanti Accordi ancora in
fase di negoziazione (nei settori dell’assistenza giudiziaria e del
riconoscimento delle patenti di guida), nonché svariati MoU, protocolli
operativi e intese tra Regioni, enti locali ed enti pubblici italiani con lo
Stato d’Israele e suoi enti. Tra di essi, si possono menzionare il Protocollo
Operativo tra
2. Relazioni economiche, finanziarie e commerciali
I rapporti economici bilaterali, caratterizzati da un eccellente andamento fino a tutto il 2008, hanno sensibilmente risentito della pesante recessione economica mondiale. I dati statistici relativi al 2009 hanno visto una diminuzione del 13,8% dell’export italiano rispetto all’anno precedente, per un valore di 1,6 miliardi di euro: una contrazione in linea con quella dei principali partners commerciali israeliani. I dati relativi all'interscambio commerciale nel 2010, confermano l'Italia al quarto posto nella classifica dei maggiori fornitori di Israele ed all' ottavo posto nella classifica dei maggiori acquirenti da Israele.
Le relazioni commerciali fra Italia ed Israele nel 2010 hanno fatto registrare il seguente andamento, ad esclusione delle transazioni relative ai diamanti: le esportazioni italiane sono state 2.425,6 mln US$ con un incremento del 14,3% rispetto all'anno precedente ed una quota di mercato del 4,8%; le importazioni italiane sono state 1.263,6 mln US$ con un incremento del 16% rispetto all'anno precedente ed una quota di mercato del 3%.
L'interscambio Italia/Israele e' aumentato del 14,25% avendo registrato 3.689,2 mln US$, mentre l'avanzo commerciale in favore dell'Italia e' aumentato del 13,6%, essendo pari a 1.162 mld US$.
L’Italia si conferma uno dei maggiori partners di Israele in ambito Unione Europea, in quanto detiene una quota del 13,7 % sul totale delle importazioni israeliane dai Paesi UE e una quota del 9,7% sul totale delle esportazioni israeliane verso i Paesi UE.
I tradizionali settori del nostro export verso Israele sono cosi' risultati: macchinari 693,9 mln US$ (+10%); prodotti chimici 330,3 mln US$ (+13,7%); metalli di base 220,4 mln US$ (+23%); prodotti in plastica e gomma 166 mln US$ (+16,9%); prodotti tessili 136,2 mln US$ (-6%); autoveicoli 154,4 mln US$ (+51,6%); articoli in pietra, cemento, ceramica e vetro 101,7 mln US$ (+8%). Dal canto loro, le importazioni italiane da Israele si sono concentrate principalmente sui seguenti comparti merceologici: prodotti chimici e derivati 477,7 mln US$ (+34%); prodotti in plastica e gomma 236,8 mln US$ (+21%); macchinari ed attrezzature elettriche ed elettroniche 220 mln US$ (-1%).
Per favorire
l’interscambio commerciale tra i due Paesi, dal 1° gennaio 2005 è entrato in
funzione a Tel Aviv il nuovo Sportello Unico Commerciale e Tecnologico (Italian Business Desk), che unisce in
modo sinergico gli Uffici Commerciale e Scientifico dell’Ambasciata, l’ICE e
Lo Sportello ha ricoperto
un importante ruolo a livello logistico e organizzativo in occasione della Missione di Sistema ICE-ABI-Confindustria,
svoltasi tra il 25 e il 27 novembre
Ciò si deve anche grazie al forte impulso dato dall'Accordo Intergovernativo di Cooperazione Industriale Scientifica e Tecnologica entrato in vigore nel 2002 e che si è appunto rivelato uno strumento formidabile per lo sviluppo dei rapporti tra i due Paesi nel campo della ricerca e dello sviluppo industriale, scientifico e tecnologico.
Gli investimenti israeliani in Italia si sono concentrati principalmente nel settore farmaceutico, telecomunicazioni e immobiliare.
Proprio il settore turistico vede l’Italia come meta privilegiata per i viaggiatori israeliani assieme a Stati Uniti, Regno Unito e Francia, con una consistenza stimata in circa 350.000 arrivi e 700.000 presenze alberghiere annue. Fra i vari fattori che influenzano la scelta verso il nostro Paese, dovuti sia all’ammirazione per la cultura, l’arte, la lingua e la gastronomia, è da sottolineare anche la percezione dell’Italia come uno dei Paesi più amici sulla scena internazionale. La promozione delle mete turistiche italiane in Israele può avere interessanti effetti di ricaduta sulle comunità ebraiche nel mondo, soprattutto in Europa e in Nord America, per un pubblico complessivo di almeno 14 milioni di persone. Attualmente l’ENIT non è presente in Israele. L’Ambasciata ha tuttavia attribuito ogni priorità alla promozione del turismo israeliano in Italia, attraverso azioni ad hoc in collaborazione con numerose Regioni o altri enti locali e i soggetti istituzionali italiani presenti nel Paese, in particolare lo Sportello Unico e l’Istituto Italiano di Cultura.
Israele è un Paese che ha grande attenzione e attrazione per la cultura italiana. Legami commerciali, religiosi, artistici e politici hanno da sempre collegato le due Nazioni. Il compito di promuovere la cultura italiana in Israele è affidato all’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv. Tra le numerose attività organizzate o partecipate dall’Istituto nel 2009, si segnala, oltre alla promozione di corsi di lingua italiana presso l’IIC e scuole e istituti israeliani e a importanti seminari e conferenze che hanno visto la partecipazione di eminenti personalità artistiche, politiche e culturali dei due Paesi, l’eccezionale successo della tournée del Teatro alla Scala di Milano in occasione dei cento anni della città di Tel Aviv. L’evento è culminato nell’esecuzione della messa da requiem nel Parco Yehoshua, in un concerto gratuito di fronte ad un pubblico di più di 110.000 persone. La considerazione di cui gode il patrimonio culturale italiano in Israele è dimostrata anche dall’annuncio da parte del Ministro degli Esteri Lieberman, in occasione della visita compiuta dal Ministro Frattini il 9 dicembre 2009, che a partire dal 2011 l’insegnamento della lingua e della cultura italiana verrà formalmente inserito all’interno del sistema educativo israeliano, figurando così tra le materie previste per l’esame di maturità.
A livello normativo, il quadro di riferimento delle relazioni bilaterali in questo settore è dato dall’Accordo di Collaborazione Culturale, firmato a Roma nel 1971, e dai relativi Protocolli esecutivi. In occasione della visita del Ministro Frattini in Israele nel luglio 2008, è stato firmato il nuovo Protocollo triennale ed il Programma Esecutivo dell’Accordo di Collaborazione Culturale e Scientifica 2008-2010(il precedente programma ha permesso di sviluppare cinque progetti congiunti di particolare rilevanza nel campo della ricerca scientifica di base). Il 4 agosto 2005 è stato invece firmato un Memorandum d’Intesa in materia di cooperazione, restauro e tutela del patrimonio archeologico tra il MIBAC e l’Israel Antiquities Authority.
L’attività di cooperazione universitariaè abbastanza intensa. Al mese di settembre 2010 risultano registrati nella piattaforma CINECA 73 accordi interuniversitari, che in molti casi hanno prodotto solo scambi tra docenti e studenti nelle varie discipline d’interesse, ma che in alcuni altri hanno avuto significative ricadute per quanto riguarda la cooperazione tra i due Paesi, nonché consistenti sviluppi in campo commerciale. Per parte italiana, le criticità che impediscono una più consistente e sistematica cooperazione vanno individuate nella scarsità di fondi, di connessione internazionale via worldwideweb e di attrazione competitiva (basso afflusso di studenti stranieri). Il livello della collaborazione potrebbe viceversa essere incrementato tramite una Fondazione binazionale (sullo schema di quelle che già uniscono Israele a Stati Uniti e Germania), che fornisca un quadro certo di riferimento all’interno del quale inserire le svariate iniziative di cooperazione intraprese tra le istituzioni dei due Paesi e favorire, così, l’individuazione dei settori strategici su cui convogliare le risorse disponibili.
Nel Paese non vi sono istituzioni scolastiche italiane. L’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv organizza tuttavia corsi linguistici per studenti universitari interessati agli atenei italiani (circa 500 all’anno) prevedendo, oltre all’apprendimento della lingua, anche l’insegnamento, sempre in italiano, delle principali materie che saranno affrontate nei test per l’ammissione presso le nostre facoltà. Da questa positiva esperienza è nata l’iniziativa MECHINA: tale corso, aperto a studenti che abbiano già frequentato corsi intensivi di lingua italiana, si giova dell’apporto di selezionati professori madrelingua e riesce a portare gli studenti israeliani, dopo un anno, ad un padronanza linguistica di base sufficiente per la frequenza di qualunque corso universitario italiano. E’ altresì operante un Dipartimento di Italiano presso l’Università di Gerusalemme, con docenti locali. Grazie al contributo di due lettori di ruolo inviati dal MAE, vengono tenuti corsi anche presso l’Ateneo di Tel Aviv e ad Haifa, presso l’Università e il Technion (Israel Institute of Technology), Politecnico del Paese di elevato prestigio internazionale.
La comunità italiana residente in Israele, la più numerosa tra i Paesi dell’intero continente asiatico, è costituita da circa 9.000 concittadini e un numero imprecisato di oriundi. La collettività presenta alcune marcate peculiarità che derivano dal suo carattere “confessionale”. Essa è costituita, ad eccezione di alcuni connazionali che risiedono in Israele per ragioni attinenti alle loro funzioni (missionari o uomini d’affari), da Italiani di religione ebraica, quasi tutti con doppia cittadinanza, generalmente emigrati permanentemente ed integrati nel Paese.
Nell’ambito della società israeliana esiste un forte senso di appartenenza a gruppi originari dello stesso Paese ed una sorta di competitività basata sul prestigio del Paese d’origine. La comunità italiana rappresenta una delle più antiche realtà dell’ebraismo della Diaspora (quella di Roma è stata una delle prime comunità “in esilio” al mondo) e tende ad identificarsi con l’Italia soprattutto nella cultura e nell’arte, senza mancare di rivendicare una precisa identità ebreo-italiana. L’emigrazione dall’Italia è avvenuta inizialmente nel periodo fascista, a seguito dell’entrata in vigore delle leggi razziali, per la necessità di trovare sicuro rifugio dalle persecuzioni e, successivamente, per motivi vocazionali ed ideologici da parte di quanti tra gli ebrei italiani si identificavano nella causa del sionismo. Si tratta di una collettività dinamica e di buon livello culturale, che costituisce un prezioso patrimonio per l’Italia, soprattutto nell’ottica di uno sviluppo dei rapporti economici e commerciali[20]. Di grande impatto sociale e culturale appare poi l’opera di numerosi missionari e studiosiche tuttavia, a causa della complessa situazione politica del Paese, necessitano talvolta di tutela nei rapporti con le autorità locali. Si tratta di individui impegnati soprattutto nei settori dell’assistenza sociale e sanitaria, che gestiscono centri di cura e ospedali di prim’ordine, come quelli presenti ad Haifa e a Nazareth.
Al 31 dicembre 2006, la comunità d’Israele legalmente soggiornante in Italia risultava invece costituita da 1.774 persone.
5. Visite istituzionali compiute nel 2010
Þ I Vertice governativo tra Italia e Israele (Gerusalemme, 1-3 febbraio). Hanno partecipato: il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, il Ministro della Salute Ferruccio Fazio, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli, il Ministro dell'AmbienteStefaniaPrestigiacomo, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi, il Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola;
Þ Visita del Sottosegretario degli Affari Esteri Stefania Craxi (17-18 febbraio)
Þ Visita del Sottosegretario degli Affari Esteri Stefania Craxi (1-3 giugno)
Þ Visita del Segretario Generale Amb. Giampiero Massolo (15-16 giugno)
Þ Visita del Vice Ministro degli Esteri israeliano Danny Ayalon (16 giugno)
Þ Visita del Presidente della Camera Gianfranco Fini (22-24 giugno)
Þ Visita del Ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman (24 giugno)
Þ Visita del Ministro della Giustizia Angelino Alfano (29 giugno)
Þ Visita del Presidente dello Stato di Israele Shimon Peres (1-3 settembre)
Þ Visita del Ministro dell’Interno Roberto Maroni (2-3 novembre)
Þ Visita del Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Giancarlo Galan (8-9 novembre)
Þ Visita del Sottosegretario della Difesa Guido Crosetto (21-23 Novembre)
Þ Visita del Ministro Franco Frattini (22-24 novembre)
Þ Visita del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo Camporini (26-28 dicembre 2010)
DATI STATISTICI BILATERALI
PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE (gennaio-ottobre 2010) |
||||
ESPORTAZIONI |
IMPORTAZIONI |
|||
1. Macchine e apparecchi meccanici |
1. Combustibili e oli minerali |
|||
2. Macchine e apparecchi elettrici |
2. Materie plastiche e prodotti lavorati |
|||
3. Combustibili e oli minerali |
3. Macchine e apparecchi elettrici |
|||
Fonte: Istat (Capitolo SH2) |
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QUOTE DI MERCATO (2010, esclusi diamanti) |
||||
PRINCIPALI FORNITORI |
% su import |
PRINCIPALI ACQUIRENTI |
% su export |
|
1. Stati Uniti |
11,7 |
1. Stati Uniti |
27,8 |
|
2. Cina |
9,3 |
2. Regno Unito |
4,8 |
|
3. Germania |
7,2 |
3. Paesi Bassi… |
4,3 |
|
4. Italia |
4,8 |
8. …Italia |
2,9 |
|
Fonte: Israel Central
Bureau of Statistics |
||||
ALLEGATO
CONCLUSIONI DEL VERTICE INTERGOVERNATIVO
ITALIA-ISRAELE
(Roma, 13 giugno 2011)
Il Governo italiano e quello israeliano notano con soddisfazione le sempre crescenti relazioni bilaterali e la partnership privilegiata tra i due Paesi e riaffermano il reciproco riconoscimento delle rispettive esigenze politiche, di sicurezza ed economiche. Entrambi i Governi ribadiscono il loro obiettivo di rafforzare le già strette relazioni e rendere più solidi i particolari legami storici tra le due società e culture.
Il Governo italiano e quello israeliano riconoscono l'importanza e i vantaggi reciproci sia per Israele sia per l'Unione Europea nello sviluppare ulteriormente la loro collaborazione nel quadro della Politica Europea di Vicinato. Le relazioni tra Israele e l'Unione Europea rispetto alle comuni minacce e sfide globali sono state caratterizzate da una crescente cooperazione e da risultati in ambito politico, economico-commerciale, scientifico, tecnologico e culturale basati su valori e interessi condivisi. Entrambi i Governi affermano con forza che i richiami alla distruzione dello Stato di Israele e ogni negazione dell'Olocausto sono assolutamente inaccettabili. Il Governo italiano riafferma la sua ferma posizione contro ogni manifestazione di delegittimazione e boicottaggio contro Israele.
Alla luce degli importanti cambiamenti nel Medio Oriente, il Governo italiano e quello israeliano condividono la convinzione che una soluzione giusta e duratura al conflitto israelo-palestinese deve essere raggiunta come risultato di negoziati diretti tra le due parti basati sul principio di due Stati per due popoli, con lo Stato di Israele come Stato ebraico e patria del popolo ebraico, e uno Stato palestinese indipendente, democratico, contiguo e viabile come patria del popolo palestinese, che vivono fianco a fianco in pace, sicurezza e reciproco riconoscimento. I due Governi, mediante i rispettivi Ministeri degli Affari Esteri, continueranno a promuovere e a rafforzare il dialogo nei settori strategici, economico e di ricerca e sviluppo. Detti Ministeri esamineranno anche programmi per incoraggiare lo scambio di delegazioni di giovani diplomatici, personalità pubbliche, giornalisti e dei più giovani.
SICUREZZA NAZIONALE ED EMERGENZE
I Governi sono concordi nel rafforzare ed allargare la cooperazione nei settori
dell'applicazione della legge e della sicurezza interna, specialmente nella battaglia contro il radicalismo, il terrore e l'abuso del traffico marittimo internazionale. I Governi coopereranno e si assisteranno a vicenda nelle situazioni di emergenza causate dai disastri naturali (incendi, terremoti, inondazioni, etc).
ECONOMIA
I Governi rafforzeranno la loro cooperazione nello sviluppare nuove tecnologie per l'energia rinnovabile, nella salvaguardia dell'ambiente, nella riduzione dei gas serra e in altri campi in cui esiste un interesse comune.
I Governi riconoscono il grande valore della cooperazione economica bilaterale sviluppata sinora e promuovono ancor più intense relazioni economiche e industriali tra i Italia e Israele per stimolare il commercio, l'innovazione e la crescita. I Governi danno il loro sostegno alla partnership bilaterale negli affari incoraggiando ulteriori intese tra i settori privati dei due Paesi e promuovendo la mutua collaborazione in particolare tra piccole e medie imprese italiane e israeliane.
TURISMO
I Governi coopereranno e agiranno per accrescere il numero dei turisti da un Paese all'altro per favorire la promozione del turismo e per migliorare gli scambi di informazioni e competenze nell'organizzazione e nella gestione delle attività turistiche.
TRASPORTI
I Governi rafforzeranno la loro cooperazione nel settore del trasporto marittimo nel Mediterraneo in particolare tra i sistemi portuali con speciale attenzione alla cooperazione tra i porti di Trieste, Haifa e Ashdod, e per promuovere accordi di volo per permettere attività competitive nel traffico aereo, per promuovere un accordo sulla conversione delle patenti di guida e condurre consultazioni di esperti nei settori portuale, aeroportuale, della sicurezza ferroviaria, marittima e stradale.
ENERGIA, SCIENZA E TECNOLOGIA
I Governi agiranno per allargare la cooperazione nell'ambito della mobilità elettrica e dell'innovazione nel settore dell'energia alternativa nei trasporti. I Governi coopereranno per assicurare i rifornimenti energetici, e nei settori dell'innovazione energetica, della produzione, del trasporto e della fornitura di gas naturali. Entrambi i Governi riconoscono la ricca cooperazione avviata nel quadro dell'Accordo sulla Ricerca Industriale, Scientifica e Tecnologica e sulla Cooperazione allo Sviluppo fra i due Governi, firmato a Bologna il 13 giugno del
2000. Entrambe le Parti hanno espresso il desiderio
di continuare ad incoraggiare e sostenere la cooperazione esistente fra i due Paesi
nei campi summenzionati. L'Agenzia Spaziale Israeliana (ISA) e l'Agenzia
Spaziale Italiana (ASI) stanno lavorando alla costruzione di un sistema di due
satelliti per l'osservazione della Terra nell'ambito dell'Accordo di Cooperazione
tra l'Agenzia Spaziale Israeliana e l'Agenzia Spaziale Italiana riguardante
AGRICOLTURA E PROTEZIONEAMBIENTALE
I Governi lavoreranno insieme per promuovere l'innovazione
nel settore dell'agricoltura, con particolare enfasi sullo sviluppo rurale e la
diversificazione nell'agricoltura. I Governi si scambieranno conoscenze e esperienze
nel settore del turismo rurale, anche in riferimento alla legislazione,
regolamentazioni ed altre materie di interesse reciproco. I Governi
coopereranno sui temi ambientali in accordo con
LAVORO E GIOVENTU’
I Governi si scambieranno conoscenze nel settore della partecipazione al mercato del lavoro e della riduzione della disoccupazione. I Governi concordano di rafforzare il settore degli scambi giovanili tra Israele e Italia, con lo scopo di creare amicizie tra le giovani generazioni in entrambi i Paesi.
EDUCAZIONE SULL'OLOCAUSTO
I Governi hanno concordato di rafforzare la cooperazione sulla formazione degli insegnanti italiani da parte di Yad Vashem sull'insegnamento dell'Olocausto nelle scuole.
COOPERAZIONE IN PAESI TERZI
Partendo dalle esperienze estremamente positive delle attività in corso in Senegal, basate sul Memorandum of Understanding firmato a Roma nel 2010, i Governi rafforzeranno ulteriormente la loro cooperazione in Africa e in Asia al fine di fornire un'assistenza congiunta ai Paesi in via di sviluppo.
SALUTE
I Governi coopereranno nel settore della ricerca
medica attraverso l'Istituto per
EXPO 2015
Il Governo di Israele ha confermato la sua partecipazione all'Expo 2015 di Milano.
CONCLUSIONI
I Primi Ministri ribadiscono la fondamentale importanza che attribuiscono ai legami tra i due Governi e concordano di tenere il prossimo Vertice intergovernativo a Gerusalemme nel 2012.
RAPPORTI PARLAMENTARI
ITALIA-ISRAELE
Presidente della Knesset |
Reuven RIVLIN[21] (LIKUD, dal 30 marzo 2009) |
Rappresentanti diplomatici |
Ambasciatore dello Stato d’Israele in Italia:
Gideon MEIR
Ambasciatore d’Italia nello Stato d’Israele:
Luigi MATTIOLO
Corrispondenza |
Il 21 aprile
2009 è pervenuta una lettera del Presidente della Knesset, Reuven Rivlin, nella quale si richiama
l’intervento del Presidente dell’Iran, Ahmadinejad,
alla Conferenza sul razzismo “Durban
Il Presidente Fini, il 26 novembre
Il 5 agosto 2008, il Presidente Fini ha inviato una lettera al Presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, e ai Presidenti del Keren Hayesod[22] nella quale esprime la solidarietà sua e della Camera dei deputati per il rapimento di Gilad Shalit, associandosi all’impegno per la sua liberazione.
Incontri del Presidente della Camera |
L’8 marzo 2011 si è svolto l’incontro del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, con il Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri di Israele, Avigdor Lieberman.
Durante il colloquio, il Presidente Fini ha ricordato
che si è appena concluso l’anno di Presidenza italiana dell’AP-UpM e che,
durante
Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha
ricevuto Il Vice Primo Ministro e
Ministro per
Nel corso dell’incontro, il Vice Primo Ministro ha riferito riguardo alla decisione israeliana di congelare gli insediamenti di coloni nella Cisgiordania. Fini, ricordando come da parte palestinese siano venuti segnali positivi relativamente alla ripresa del dialogo, ha affermato che il blocco degli insediamenti è una richiesta che Israele riceve dalla comunità internazionale, non solo da parte palestinese. Shalom ha quindi parlato della situazione politica interna, che vede Kadima nettamente opposto alla maggioranza di Governo e per nulla intenzionato ad appoggiare il Governo. Ha quindi criticato l’atteggiamento palestinese per quanto riguarda la richiesta di aiuti a livello umanitario affermando che in realtà il tenore di vita in Cisgiordania è fra i più alti in Medio Oriente. Da ultimo, ha espresso preoccupazione per la situazione politica in tutto il Medio Oriente, con particolare riguardo all’ Iran ed all’Egitto.
Il Presidente
della Camera, on. Gianfranco Fini, si è recato in visita ufficiale in Israele, dal 22 al 24 giugno 2010, in
concomitanza della prima riunione del Gruppo di collaborazione parlamentare tra
Il 16 giugno 2010, il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha ricevuto la visita del Vice Ministro degli Affari esteri di Israele, Daniel Ayalon. All’incontro era presente l’on. Alessandro Ruben (PDL).
Il Presidente Fini, nell’incontro, ha sottolineato
che in questo particolare momento Israele ha più che mai bisogno di amici e che
la riunione del Gruppo di collaborazione consentirà di approfondire meglio i
rapporti, così come
Il 26 aprile
2010 il Presidente Fini ha ricevuto a Roma un gruppo di ambasciatori di Israele in Europa, in occasione della
riunione periodica degli ambasciatori israeliani in Europa. La delegazione,
guidata dall’Ambasciatore israeliano a Roma, Gideon Meir, era composta dagli
ambasciatori israeliani a Londra, Ron Prosor, a Berlino, Yoram Ben-Zeev, a
Varsavia, Zvi Rav-Ner, presso l’Unione
eruopea e
Il colloquio si è incentrato, in particolare, sulle
relazioni bilaterali e tra l’Europa e Israele. Il Presidente Fini ha ricordato
che l’Italia ha appena assunto
Il 21 aprile 2010, il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, è intervenuto alla celebrazione per il 62° anniversario della nascita dello Stato d’Israele che si è tenuto a Villa Miani, alla presenza del Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi.
Il 27 gennaio
2010 è stata celebrata nell’Aula di Palazzo
Montecitorio
Il 18 gennaio
2010, il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, ha ricevuto Silvan Shalom, Vice Primo ministro e
Ministro per lo sviluppo regionale del Governo di Israele che aveva partecipato
il giorno precedente a Roma, alla visita del Pontefice alla Sinagoga, a cui era
intervenuto anche il Presidente Fini. Il colloquio infatti si è aperto su tale
avvenimento, considerato da Shalom significativo anche per la presenza delle
autorità italiane che hanno indicato in questo modo l’attenzione verso la
comunità ebraica. Il Presidente Fini, dopo aver confermato la sua intenzione di
programmare una visita in Israele, ha ricordato la celebrazione il 27 gennaio
nell’Aula di Montecitorio della Giornata della Memoria, con l’intervento di Eli
Wiesel, occasione per porre in evidenza l’importanza del ruolo
dell’antisemitismo oggi. Nel colloquio è stato poi affrontata la questione
della ripresa del processo di pace e del ruolo della nuova amministrazione
statunitense. Sull’Iran, il Ministro Shalom ha affermato che non ci si può
aspettare un contributo positivo né dalla Russia, né dalla Cina; nel Paese
cresce l’opposizione interna e il malcontento, ma che
Il 6 ottobre
2009, il Presidente della Knesset,
Reuven Rivlin, è stato ricevuto a Palazzo Montecitorio dal Presidente della
Camera, on. Gianfranco Fini. Nell’incontro, a cui hanno assistito anche i
deputati Fiamma Nirenstein (PDL), Alessandro Ruben (PDL) ed Emanuele Fiano
(PD), è stato firmato dai due presidenti il Protocollo di collaborazione
bilaterale tra
Il Presidente Rivlin ha indirizzato parole di apprezzamento nei confronti della democrazia italiana e delle posizioni politiche assunte dal Governo durante la crisi di Gaza. Pur mostrando comprensione per la situazione palestinese, Rivlin ha evidenziato che Israele non ha alternative, visto lo stato di minaccia costante in cui versa. È quindi emerso come le principali questioni aperte siano lo status di Gerusalemme, gli insediamenti e l’eventuale rientro dei profughi palestinesi. Il Presidente Ravlin ha inoltre ricordato i tentativi fatti da Israele per giungere alla pace, una pace che – ha ricordato – vuole l’80% degli israeliani. Il Presidente della Knesset ha poi espresso preoccupazione per la situazione in Iran e per la posizione di Ahmadinejad che nega il diritto all’esistenza di Israele di esistere e, a tale proposito, ha chiesto che la delegazione parlamentare italiana che si sarebbe recata a Ginevra il 19 e 20 ottobre per l’Assemblea della UIP, non incontri la delegazione iraniana. Sul ruolo dell’Egitto nel processo di pace sia Rivlin sia Fini hanno espresso un giudizio positivo, riconoscendo al Paese un ruolo di importante interlocutore per la ripresa dei negoziati; tuttavia il Presidente Rivlin ha sottolineato come la divisione interna dei palestinesi renda inefficace qualsiasi iniziativa.
L’11 settembre 2009, il Presidente Fini ha incontrato il Direttivo della Coalizione Interparlamentare contro l’Antisemitismo (ICCA). All’incontro era presente l’on. Fiamma Nirestein (PDL), che rappresenta l’Italia nel Comitato direttivo dell’organizzazione. Nell’incontro è stata illustrata al Presidente Fini la proposta di istituire una Commissione parlamentare bicamerale per il monitoraggio e la lotta contro l’antisemitismo, sul modello di quelle operanti in altri Paesi.
Il Presidente Fini ha affermato di considerare l’iniziativa di particolare rilevanza e meritevole di essere sostenuta dai parlamenti, compreso quello italiano. Il Presidente Fini ha poi indicato che poiché nel nostro ordinamento per l’istituzione di una commissione bicamerale occorre una legge specifica, avrebbe avviato nel frattempo un indagine conoscitiva sulla materia. Il colloquio si è poi incentrato sui caratteri dell’antisemitismo moderno e sulle iniziativa atte a contrastarlo.
Il 1° luglio 2009, il Presidente Fini ha incontrato Noam Shalit, padre del caporale israeliano Gilat, rapito, nel giugno 2006, sul confine della Striscia di Gaza dalla milizia di Hamas.
Il 23 giugno 2009, il Presidente Gianfranco Fini ha ricevuto il Primo Ministro dello Stato di Israele, Benjamin Netanyahu. All’incontro era presente l’on. Fiamma Nirestein, Vice Presidente della Commissione Affari esteri.
Nella prima parte dell’incontro, avvenuto nella Sala della Regina, il Presidente Fini ha rivolto un indirizzo di saluto al Premier israeliano nel quale ha ribadito che il tema principale da affrontare è quello della sicurezza di Israele, minacciata dal regime teocratico iraniano e dal terrorismo di Hamas e ha sottolineato il diritto di Israele a difendersi. Il Primo ministro israeliano, nella sua replica, ha ribadito il diritto al riconoscimento e alla sicurezza di Israele. Per questo occorre che lo Stato palestinese sia smilitarizzato e che sia avviato un impegno di largo respiro per promuovere il benessere nella regione. Ha poi richiamato l’attenzione sul pericolo rappresentato dagli armamenti nucleari iraniani, rendendo omaggio, allo stesso tempo, al coraggio del popolo iraniano che si ribella alla brutale teocrazia totalitaria.
Successivamente il Presidente della Camera e il Primo ministro israeliano hanno proseguito il colloquio nello studio del Presidente. Il Presidente Fini ha affermato che Israele costituisce l’unica democrazia in Medio Oriente e che il Primo Ministro ha ricevuto un mandato preciso: garantire la sicurezza del suo Stato. Nell’esprimere apprezzamento per il suo discorso d’insediamento, il Presidente Fini ha ribadito l’importanza di lavorare per il processo di pace ed ha espresso preoccupazione per le aspirazioni nucleari dell’Iran. La proposta del Governo italiano di un piano Marshall per il Medio Oriente, per la quale il Primo ministro israeliano ha mostrato apprezzamento, rappresenterebbe un importante strumento per contrastare il terrorismo. Netanyahu ha sottolineato i pericoli rappresentati dall’Islam militante che mira alla distruzione dello Stato di Israele ed ha richiamato l’attenzione sul fato che nessun leader palestinese ha mai riconosciuto il diritto di esistenza ad Israele ed ha ribadito la volontà di pace del suo Paese. E’ stata ricordata l’importanza della crescita economica dell’area come fattore di stabilità e sicurezza e, anche per quello che riguarda l’Iran, il leader israeliano ha indicato che il popolo odia il regime e chiede lavoro e sviluppo. Il Presidente Netanyahu, al termine dell’incontro, ha invitato il Presidente Fini a visitare Israele.
Il 3 giugno 2009 il Presidente Fini ha avuto un incontro con il sindaco di Sderot (Israele), David Buskila, e il Presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici.
Il Presidente della Camera ha ricevuto il 4 maggio 2009, la visita del Ministro degli esteri israeliano, Avigor Liebermann. L’incontro, cui ha partecipato l’on. Nirenstein, si è svolto in un clima di amicizia e collaborazione, nel quale il Presidente Fini ha dichiarato di condividere l’approccio pragmatico del Ministro per una soluzione a breve del conflitto israelo-palestinese.
Il Ministro Liebermann ha affermato che allo stato
attuale la vera minaccia per Israele è l’Iran e che l’Italia, che da sempre ha
avuto un dialogo costante con i Paesi del mondo arabo come
Il 16 settembre 2008, il Presidente Fini ha partecipato alla Conferenza organizzata dall’Aspen Insitute Italia, Europa e Israele: come costruire una partnership privilegiata.
Si è svolto, il 3
marzo 2011, presso
Il Parlamento italiano ha sempre mostrato sensibilità e impegno per le questioni legate ai diritti delle donne nelle loro diverse manifestazioni a livello sociale, politico, culturale e civile. Le deputate dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati hanno in particolare concretizzato questo impegno in una serie di iniziative che hanno assunto carattere di continuità tra le diverse legislature.
Nella XVI legislatura,
le deputate dell’Ufficio di Presidenza, onn. Rosy Bindi (PD), Vice Presidente,
Emilia De Biasi (PD), Lorena Milanato (PdL), Presidente del Comitato pari
opportunità, e Silvana Mura (IdV), che hanno promosso la proiezione, il 23 luglio 2008, presso
Protocollo di collaborazione |
Il 6 ottobre
2009, il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, e il Presidente
della Knesset, Reuven Rivlin, hanno firmato un Protocollo di collaborazione tra
Il Protocollo, che costituisce lo strumento più importante cui
Il Protocollo prevede inoltre la costituzione di un Gruppo di collaborazione tra
La prima riunione del Gruppo si è svolta a Gerusalemme il 23 e 24 giugno 2010 ed ha avuto all’ordine del giorno i seguenti temi:
· Scenari strategici e prospettive di cooperazione bilaterale e multilaterale;
· Cooperazione culturale e scientifico-tecnologica tra Italia e Israele anche con riferimento ai rapporti tra Università e tra Istituti di ricerca;
· Ruolo dei Parlamenti nella tutela dei diritti umani e nei processi d’integrazione.
Commissioni |
L’11 settembre
2009,
Il 19 novembre
2008,
Durante l’incontro, il ministro Eliezer ha sottolineato l’importanza che Israele attribuisce alla collaborazione con l’Italia ed ha indicato che occorre un approccio globale per contrastare la minaccia, non solo della crisi economica, ma anche quella derivante dall’estremizzazione dell’Islam e dal terrorismo. In particolare ha richiamato l’attenzione sulla minaccia rappresentata dall’Iran, la cui pericolosità viene spesso sottovalutata e nei cui confronti la posizione dell’Europa appare debole, mentre occorrerebbe varare un embargo totale. Relativamente alla Siria, ha confermato che ci sono trattative in corso per raggiungere una soluzione pacifica, ma che tuttavia sulla Siria pesa la volontà dell’Iran e degli Hezbollah.
Si segnala cheè
in corso, presso
Cooperazione multilaterale
Assemblea parlamentare dell’Unione del Mediterraneo (AP-UpM)
Israele partecipa alla cooperazione parlamentare nell’ambito dell’Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea (APEM)[25], che ha assunto la denominazione, a seguito della decisione adottata dalla Sessione plenaria di Amman e resa esecutiva dal Bureau di Palermo del 18 giugno 2010, Assemblea parlamentare dell’Unione del Mediterraneo (AP-UpM), prendendo parte a tutte le sedi ove si svolge tale cooperazione. In tale ambito l’on. Majali Whbee, Vice Presidente della Knesset, è il Vice Presidente della Commissione politica e di sicurezza. Si ricorda che l’AP-UpM costituisce l’unica sede multilaterale cui partecipano delegazioni parlamentari israeliane e palestinesi.
All’Assemblea plenaria dell’AP-UpM, che si è tenuta a
Roma, presso
Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa
Il Vice Ministro degli Esteri, Daniel Ayalon, ha partecipato ai lavori della prima sessione 2010
dell’Assemblea Parlamentare del CdE, in cui è stata approvata
NATO ed OSCE
E’ altresì membro dell’associazione Mediterraneo presso l’Assemblea parlamentare della NATO ed è Partner mediterraneo per la cooperazione in seno all’Assemblea parlamentare dell’OSCE.
Unione Interparlamentare
La sezione di amicizia Italia-Israele in ambito UIP è presieduta dall’on. Mauro Libè (UDC), che è stato confermato anche nella XVI legislatura alla guida della parte italiana del Gruppo. Ne fanno altresì parte gli onn. Gianni Farina (PD) e Alessandro Ruben (FLI).
Attività legislativa |
Non sono al momento all’esame della Camera disegni di legge di ratifica di trattati internazionali riguardanti lo Stato di Israele.
Atti di indirizzo e di sindacato ispettivo |
Alla Camera sono stati presentati numerosi strumenti di sindacato ispettivo relativi ad Israele e al problema dell’antisemitismo, tra cui si segnala in particolare che:
PROTOCOLLO DI COLLABORAZIONE TRA LA
CAMERA DEI DEPUTATI E
I Presidenti della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, e della Knesset, Reuven Rivlin
sottolineano la centralità dell’istituzione parlamentare quale sede della sovranità popolare ed espressione autentica del pluralismo politico e manifestano conseguentemente la convinzione che gli scambi e la cooperazione a livello parlamentare possano contribuire ad una migliore conoscenza tra i rispettivi popoli ed al rafforzamento dei reciproci rapporti di amicizia e di collaborazione;
ribadiscono, inoltre, l’importanza della diplomazia parlamentare quale strumento atto a promuovere lo scambio di esperienze e di opinioni ed il coordinamento di attività, nonché quale prezioso canale per l’interazione ed il dialogo costruttivo tra rappresentanti delle Assemblee legislative, tanto più importante nell’era della globalizzazione e della tecnologia;
pertanto, convinti che la comune fede nei valori di libertà, democrazia e tolleranza, nonché i particolari legami storici, culturali ed economici che uniscono i due Paesi rendano opportuna l’istituzionalizzazione delle iniziative di cooperazione tra le due Assemblee, anche alla luce del comune interesse per l’area mediterranea,
CONCORDANO
1) di approfondire ulteriormente i legami già
esistenti, sia bilaterali che multilaterali, attraverso la costituzione di un
Gruppo di collaborazione tra
2) di promuovere incontri tra le omologhe Commissioni, per approfondire temi di maggiore rilevanza ed attualità per le due Assemblee;
3) di definire iniziative comuni volte a favorire la cooperazione parlamentare euromediterranea e la formazione di posizioni convergenti, nel quadro delle attività svolte dall’Assemblea parlamentare euromediterranea;
4) di attivare forme di cooperazione amministrativa, favorendo in particolare lo scambio periodico di funzionari, al fine di promuovere una maggiore conoscenza reciproca del funzionamento delle rispettive Amministrazioni parlamentari, con particolare riguardo all’attività legislativa e di documentazione, al settore dell’organizzazione amministrativa, nonché all’uso delle nuove tecnologie.
Il presente Protocollo di collaborazione viene firmato a Roma il 6 ottobre 2009, sia in lingua italiana che ebraica, entrambe le versioni facendo egualmente fede.
Il Presidente della Camera dei deputati
(Gianfranco Fini) |
Lo Speaker della Knesset
(Reuven Rivlin) |
La risoluzione del conflitto arabo-israeliano è una priorità strategica per l’Unione europea.
L’obiettivo dell’UE è una soluzione a due Stati, con uno Stato palestinese indipendente e democratico, che coesista accanto ad Israele e agli altri vicini.
L’UE ritiene inoltre che la pace in Medio Oriente
richieda una soluzione complessiva; ha dunque accolto con favore l’annuncio,
nel maggio 2008, della ripresa di
negoziati di pace tra Siria e Israele, con la mediazione turca, (al momento
sospesi), e nel dicembre
In tale contesto, l’Unione europea ha intrapreso diverse attività di natura politica e pratica a sostegno del processo di pace.
L’UE ritiene che il futuro Stato palestinese debba avere confini sicuri e riconosciuti. Ciò dovrebbe essere realizzato attraverso il ritiro dai territori occupati nel 1967, se necessario con modificazioni minime e concordate, in conformità con le risoluzioni 242, 338, 1397, 1402 e 1515 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e i principi del processo di Madrid.
Nel dicembre 2008 l’UE ha confermato la sua preoccupazione per l’accelerazione dell’espansione degli insediamenti israeliani nei territori occupati. Tale espansione pregiudica il risultato dei negoziati sullo status finale e minaccia il raggiungimento di una soluzione a due Stati. L’UE ritiene che la costruzione di insediamenti ovunque nei territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme est, sia illegale alla luce del diritto internazionale.
Ritiene altresì che i negoziati di pace dovrebbero includere la soluzione di tutte le questioni relative allo status di Gerusalemme, sostenendo l’attività di institution buiding a Gerusalemme est, in particolare nei settori della salute, istruzione e giustizia.
L’UE auspica una soluzione equa e concordata sulla questione dei rifugiati palestinesi. A partire dal 1971 l’UE ha fornito un significativo sostegno all’attività delle agenzie che garantiscono servizi vitali ai rifugiati palestinesi, e si impegna ad adeguare tale sostegno in ragione della soluzione della questione.
Per quanto riguarda la sicurezza, l’Unione europea ha condannato in più occasioni senza riserve il terrorismo, la violenza o il suo incitamento, e ritiene che gli attacchi terroristici contro Israele non abbiano alcuna giustificazione.
A tale proposito si ricorda che l’UE ha incluso Hamas, Jahad islamica e altri gruppi palestinesi nelle liste di organizzazioni terroristiche al bando. L’Unione europea riconosce il diritto di Israele di proteggere i suoi cittadini da questi attacchi, ma sottolinea che il Governo israeliano, nell’esercitare questo diritto, dovrebbe agire nel rispetto del diritto internazionale, evitando di assumere iniziative che aggravino la situazione umanitaria e economica dei palestinesi. Secondo l’UE, l’assunzione della piena responsabilità della sicurezza da parte dell’Autorità palestinese nelle aree poste sotto la sua giurisdizione è un test importante per l’autorità stessa. Pertanto l’UE richiede che ciò avvenga urgentemente per dimostrare la determinazione dell’Autorità palestinese nella lotta contro la violenza estremista e gli attacchi terroristici pianificati e condotti da individui o gruppi.
Sugli specifici sviluppi del processo di pace in Medio Oriente si sono espresse in più occasioni le diverse istituzioni europee.
L’intervento più recente risale al 23 maggio 2011 quando il Consiglio ha approvato conclusioni sul processo di pace in Medio Oriente in cui rileva come i recenti avvenimenti nel mondo arabo evidenzino l’urgenza di progressi nel processo di pace. Tali avvenimenti hanno infatti dimostrato la necessità di corrispondere alle legittime aspirazioni dei popoli della regione, ivi incluse le aspirazioni ad uno Stato per i palestinesi e alla sicurezza per Israele. A tale proposito il Consiglio esprime la preoccupazione dell’UE per lo stallo del processo di pace e richiama all’urgente ripresa di negoziati diretti per la ricerca di una soluzione complessiva, che consideri anche lo status di Gerusalemme, futura capitale dei due Stati. Richiamando la dichiarazione di Berlino, l’UE reitera la sua disponibilità a riconoscere lo Stato palestinese, quando opportuno.
L’UE ritiene che parametri chiari come base dei negoziati siano la chiave per un risultato di successo, evitando nello stesso tempo l’assunzione di qualsiasi misura unilaterale sul terreno. Il Consiglio ha inoltre salutato con favore il discorso del Presidente Obama, che definisce importanti elementi come contributo alla ripresa dei negoziati.
L’UE esprime la propria soddisfazione per il fatto che la riconciliazione fra i palestinesi abbia condotto alla fine dei lanci di razzi dalla striscia di Gaza e insiste sulla necessità di una tregua permanente; a tale riguardo ribadisce la sua richiesta di revocare la chiusura di Gaza. Nelle sue conclusioni, il Consiglio spera che questo nuovo contesto favorisca senza ritardo la incondizionata riconsegna del soldato israeliano Gilad Shalit.
Nel nuovo contesto, l’UE è pronta a riattivare la missione di Rafah (vedi infra) appena le condizioni politiche e di sicurezza lo consentano, per assicurare all’UE il ruolo di parte terza al valico, come definito dell’Accordo del 2005 su movimenti ed accesso. Come dichiarato dal Consiglio, l’UE è pronta a proseguire il suo sostegno ai palestinesi anche in forma di finanziamento diretto ad un nuovo governo palestinese composto da figure indipendenti che si impegnino sui principi esposti dal presidente Abbas nel suo discorso del 4 maggio scorso.
Tale Governo dovrebbe sposare il principio della non violenza e impegnarsi a raggiungere una soluzione negoziata a due Stati. Il Consiglio richiama inoltre il futuro governo palestinese a proseguire negli sforzi di institution building e nel raggiungimento di standard di trasparenza ed efficienza delle finanze pubbliche, come richiesto da Fondo monetario internazionale, Nazioni Unite e Banca mondiale.
Il sostegno al processo di pace è fornito dall’UE attraverso diverse iniziative.
L’UE contribuisce a facilitare il processo di pace attraverso incontri regolari con i principali soggetti coinvolti e visite dei leader dell’UE in Medio Oriente nonché mediante le attività dell’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, e del Rappresentante speciale per il processo di pace, Marc Otte.
L’UE è uno dei partner del “Quartetto internazionale” (insieme a Stati Uniti, Federazione russa
e Nazioni Unite) che il 30 aprile
Tra le altre iniziative specifiche avviate dall’Unione europea si segnala, a partire dal novembre 2005 e dietro richiesta delle parti, la missione di controllo di frontiera al valico di Rafah, tra Gaza e l’Egitto, EU BAM Rafah, istituita con l'azione comune 2005/889/PESC del 12 dicembre 2005. Il rapido avvio di EU BAM Rafah - sotto la guida del Generale Pietro Pistolese (Carabinieri) - ha consentito l’apertura del valico il 25 novembre 2005.
La missione ha l’incarico di monitorare, verificare e
valutare attivamente i risultati conseguiti dall'Autorità palestinese,
sviluppare le capacità palestinesi relativamente a tutti gli aspetti della
gestione delle frontiere a Rafah e contribuire a mantenere il collegamento tra
le autorità palestinesi, israeliane ed egiziane riguardo alla gestione del
valico. La missione che si sarebbe dovuta concludere il 30 maggio 2008, è stata
ulteriormente prorogata fino al 31 dicembre 2011. Si segnala inoltre che il 29 aprile
2007
Dal 1° gennaio 2006 è attiva anche la missione UE di polizia per i territori palestinesi (Eupol Copps), istituita con l'azione comune 2005/797/PESC del 14 novembre 2005 per un periodo iniziale di tre anni – e successivamente estesa fino al 31 dicembre 2011 - con l’obiettivo di assistere l'autorità palestinese nella creazione di dispositivi di polizia duraturi ed efficaci .
A partire dall’estate 2006, l’Unione europea contribuisce inoltre in maniera determinante alla missione UNIFIL delle Nazioni Unite in Libano.
Inoltre, l’UE ha un ruolo guida nella Task force internazionale- di cui fanno parte anche Stati Uniti, Federazione russa, Nazioni Unite, Norvegia, Giappone, Canada, Banca mondiale e Fondo monetario internazionale - istituita nel giugno 2002 con l’obiettivo di sostenere l’attuazione delle riforme civili palestinesi e di coordinare la comunità internazionale dei donatori.
Nella sessione del Consiglio del 26 gennaio 2009, i Ministri degli affari esteri dell'UE – dopo aver espresso la loro soddisfazione per la cessazione delle ostilità e aver espresso il proprio pieno sostegno all’iniziativa egiziana in favore di un duraturo cessate il fuoco - hanno concordato di concentrare la risposta dell'UE all'attuale crisi di Gaza sui seguenti punti: aiuti umanitari immediati per la popolazione di Gaza; prevenzione del traffico illecito di armi e munizioni; riapertura duratura dei valichi sulla base dell'accordo del 2005 sulla circolazione e l'accesso; riabilitazione, ricostruzione e ripresa del processo di pace. L'UE porterà avanti questa agenda in stretta cooperazione con gli altri partner del Quartetto e gli altri attori regionali e conformemente all'approccio più ampio alla regione, compresi gli sforzi di costruzione dello Stato. Come si legge nelle conclusioni del Consiglio, l’UE sta sviluppando a tale proposito un piano di lavoro.
Nelle sue conclusioni, il Consiglio ha espresso inoltre profondo rammarico per la perdita di vite umane, in particolare vittime civili, causata dal conflitto e ha condannato il bombardamento delle infrastrutture dell'UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite di soccorso e lavori per i profughi della Palestina nel Vicino Oriente) a Gaza. L'UE è disposta a incrementare il suo contributo in aiuti d'urgenza e continuerà ad appoggiare le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali nei loro sforzi. Nel richiamare le parti al pieno rispetto dei diritti umani e degli obblighi internazionali, ha dichiarato che si seguiranno da vicino le indagini su presunte violazioni del diritto internazionale umanitario.
Per portare aiuti umanitari alle vittime del conflitto e contribuire alla riabilitazione, alla ricostruzione e allo sviluppo economico della Striscia di Gaza, i valichi di frontiera debbono essere riaperti al passaggio di aiuti umanitari, merci e persone. A tale proposito, il Consiglio manifesta la disponibilità dell'UE a riprendere la missione di assistenza alle frontiere (EUBAM Rafah) appena le condizioni lo renderanno possibile e a valutare l’eventualità di estendere la propria assistenza agli altri valichi, come parte del suo impegno complessivo nella regione.
In conclusione, i Ministri degli esteri dell’UE hanno invitato le parti a riprendere – con il sostegno della comunità internazionale - l’impegno in favore di una soluzione di pace.
Le relazioni tra UE e Israele sono disciplinate dall’Accordo euromediterraneo di associazione firmato il 20 novembre 1995 ed entrato in vigore il 1° giugno 2000. L’Accordo è stato firmato nel quadro del Partenariato euromediterraneo, di recente evolutosi nell'Unione per il Mediterraneo (approvata dal Consiglio europeo del marzo 2008), con l’obiettivo di rilanciare e rendere più visibili le relazioni dell'UE con i partner della regione mediterranea. Le proposte concrete avanzate dalla Commissione nella comunicazione del 20 maggio 2008 sono state sottoposte all’esame del Vertice inaugurale tenutosi a Parigi il successivo 13 luglio, che con la dichiarazione congiunta finale le ha sostanzialmente approvate. Nella dichiarazione congiunta inoltre i Capi di Stato e di Governo dei 43 paesi[28]convenuti hanno manifestato l’intenzione di fare del Medio Oriente una zona esente da armi di distruzione di massa, nucleari, chimiche e biologiche - prevenendo la loro proliferazione così come l’accumulazione eccessiva di armi convenzionali - e riaffermato in particolare il loro sostegno al processo di pace in Medio Oriente.
L’Accordo, concluso per una durata illimitata, mira a rafforzare i legami che esistono tra l’Unione europea e Israele instaurando relazioni fondate sulla reciprocità, la compartecipazione e il co-sviluppo nel rispetto dei principi democratici e dei diritti umani. Una dichiarazione congiunta, allegata all’Accordo, sottolinea l’importanza che le Parti attribuiscono alla lotta contro la xenofobia, l’antisemitismo e il razzismo.
Nel quadro dell’Accordo è istituito un dialogo
politico regolare che si svolge a livello governativo – mediante incontri
di ministri e di alti funzionari – e a livello parlamentare attraverso contatti
tra il Parlamento europeo e
L’Accordo sottolinea l’importanza della cooperazione regionale e la necessità di contribuire alla stabilità e alla prosperità della regione mediterranea. A tal fine vengono ampliate le concessioni reciproche per gli scambi commerciali[29] – rispetto a quelle previste dall’accordo del 1975 – ed è approfondita la cooperazione economica.
L’UE è il maggior partner commerciale di Israele: circa il 33 per cento delle importazioni israeliane – per un valore di 14,1 miliardi di euro nel 2008 - proviene dall’UE e circa il 25 per cento delle esportazioni israeliane – ammontante a 11,2 miliardi di euro nello stesso anno- è diretto all’UE. Nel 2009, vi sono stati scambi complessivi pari ad oltre 20 milioni di euro.
Il 15 aprile 2008 Israele e Unione europea hanno firmato un protocollo all'accordo euromediterraneo di associazione, che fissa i principi generali della partecipazione di Israele ai programmi comunitari.
Poiché Israele è un paese ad elevato livello di sviluppo e industrializzazione ed ha un elevato reddito pro-capite (pari a 19.285,7 euro per il 2008), esso non ha usufruito dei finanziamenti del Programma MEDA[30] a livello bilaterale, e la sua partecipazione al programma è stata limitata alle iniziative di cooperazione regionale. Sotto questo profilo Israele ha partecipato a programmi regionali nel settore dei diritti umani, della promozione della pace, della conservazione del patrimonio culturale e dell’integrazione sociale.
Si segnala peraltro che, a partire dal 2007, nel quadro delle nuove prospettive finanziarie 2007-2013, l’assistenza ai paesi del partenariato euromediterraneo viene fornita attraverso un nuovo strumento, denominato strumento europeo di vicinato e partenariato (anche detto ENPI) destinato alla frontiera esterna dell’UE allargata[31]. Tale strumento sostituisce i programmi geografici e tematici esistenti, compreso il programma MEDA.
In questo contesto, il 7 marzo 2007
Il 26 maggio 2011
Il Fondo
euromediterraneo di investimento e partenariato (FEMIP) – braccio finanziario della Banca nel mediterraneo - sta
anche lavorando per ridurre l'inquinamento nel Mar Mediterraneo nell'ambito
dell'iniziativa "Horizon
Israele partecipa – insieme agli altri paesi del Mediterraneo meridionale[34], ai nuovi Stati indipendenti[35], e, a seguito della decisione del Consiglio del 14 giugno 2004, anche agli Stati del Caucaso[36],- alla Politica europea di vicinato, inaugurata dalla Commissione con una comunicazione[37] presentata l’11 marzo 2003 e a più riprese rafforzata, con l’obiettivo di creare una zona di prosperità condivisa e buon vicinato.
Per quanto riguarda Israele, il piano d’azione - entrato in vigore nell’aprile del 2005, con una durata triennale poi esteso per mutuo consenso fino a giugno 2010 - copre le seguenti aree prioritarie: rafforzamento del dialogo politico; incremento dell’integrazione economica con l’UE, attraverso una più ampia liberalizzazione degli scambi, particolarmente per quanto riguarda i servizi finanziari; cooperazione rafforzata sui temi della migrazione, del crimine organizzato e della giustizia; cooperazione nelle aree dei trasporti, energia, reti di telecomunicazioni, scienza e tecnologia; promozione delle politiche di sviluppo sostenibile; contatti personali tra professionisti operanti nei campi dell’istruzione, della cultura e della sanità pubblica.
L’ultima relazione della Commissione relativa ai progressi compiuti, pubblicata il 25 maggio scorso e riferita al 2010, rileva che, nel corso dell’anno, UE e Israele hanno mantenuto strette relazioni bilaterali e un aperto dialogo politico. Il Consiglio di associazione originariamente previsto per marzo 2010, è slittato al febbraio 2011 (vedi infra), mentre il gruppo di lavoro informale in materia di diritti umani e il sottocomitato su dialogo politico e cooperazione si sono tenuti rispettivamente a settembre e dicembre 2010.
La relazione sottolinea come un importante risultato sia stato la firma dell’accordo sulla valutazione della conformità e l'accettazione dei prodotti industriali (vedi infra). La futura entrata in vigore di tale accordo segnerà il primo ingresso di Israele nel mercato unico.
Sul fronte della cooperazione di polizia e
giudiziaria si sono registrati progressi significativi. Il 31 gennaio 2011,
La relazione segnala inoltre che l’economia israeliana ha dimostrato una grande resistenza alla crisi e ha continuato a crescere nel 2010: ciò sarebbe il risultato di efficaci misure politiche assunte durante la crisi, nonché di un prudente quadro macro finanziario.
Non vi sono
stati progressi significativi verso una conclusione del conflitto
israelo-palestinese. La relazione
sottinea come a conclusione della moratoria sugli insediamenti decisa da
Israele nel corso dell’anno – che aveva consentito una ripresa dei dialoghi -
gli insediamenti siano ripresi. La demolizione delle case in Cisgiordania, in
particolare a Gerusalemme est, è proseguita durante l’intero periodo. Benché
Israele abbia assunto iniziative volte ad alleggerire le restrizioni di
movimento in Cisgiordania, secondo
L’Unione europea ed Israele hanno concluso i seguenti accordi settoriali, alcuni dei quali riconducibili alla Politica europea di vicinato:
· l’accordo sulle buone pratiche di laboratorio, entrato in vigore il 1° maggio 2004, che prevede il reciproco riconoscimento degli studi in materia di sicurezza dei prodotti chimici;
· l’accordo di cooperazione al programma comunitario di navigazione satellitare Galileo, firmato il 17 marzo 2004;
· l’accordo di cooperazione scientifica e tecnica – firmato il 16 luglio 2007 ed entrato in vigore il 17 dicembre 2008 - che associa Israele al Settimo programma quadro di azioni comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)[38]: Nell’ambito del programma quadro, quasi 700 istituti di ricerca sono stati selezionati per ottenere i finanziamenti. La performance di università e istituti di ricerca israeliani è stata particolarmente positiva, avendo ricevuto il 63 % del finanziamento totale di 243 milioni di euro destinato a partecipanti israeliani;
·
l’accordo in
materia di servizi aerei firmato il 9 dicembre
· l’accordo concernente le misure di liberalizzazione reciproca per i prodotti agricoli, i prodotti agricoli trasformati, il pesce e i prodotti della pesca entrato in vigore il 1° gennaio 2010;
·
per quanto
riguarda i trasporti marittimi,
· per quanto riguarda il settore energetico, la cooperazione trilaterale Israele, Autorità palestinese e Commissione, rilanciata nel 2008, è entrata in stallo dopo il conflitto di Gaza. L’obiettivo rimane quello di istituire un ufficio congiunto in materia di energia e di facilitare la realizzazione di progetti di comune interesse, come il progetto congiunto israelo-palestinese “Solare per la pace”. Nel corso del 2009 lo studio finanziato dall’UE a supporto del progetto è stato completato;
· l’accordo sulle procedure di sicurezza per lo scambio di informazioni classificate tra Israele e UE, firmato l’11 giugno 2009 ed entrato in vigore il 1° novembre 2010;
· il 6 maggio 2010, è stato firmato a Bruxelles il protocollo all’accordo euromediterraneo che istituisce un’associazione tra le Comunità europee e gli stati membri, da una parte, e lo stato di Israele, dall’altra, sulla valutazione dello stato di conformità e l’accettazione dei prodotti industriali;
· il 31 gennaio 2011 è stato firmato un accordo quadro di cooperazione tra l'Agenzia spaziale europea e l'Agenzia spaziale di Israele.
Sulla base della situazione esistente e in linea con la decisione assunta del giugno 2009[40], l’UE non ha ripreso il processo di intensificazione delle relazioni con Israele. In occasione della decima riunione del Consiglio di Associazione UE-Israele, che si è tenuta a Bruxelles il 22 febbraio 2011, l’UE ha tuttavia concordato di esplorare con Israele le ulteriori opportunità offerte dal piano d’azione - che rimane il documento di riferimento delle relazioni reciproche - e perseguire dialoghi tecnici per identificare nuove aree di potenziale cooperazione. Con riguardo alla situazione interna dei diritti umani, la situazione economica e sociale della minoranza araba, inclusa la comunità beduina, e la sua piena integrazione nella società israeliana necessitano di essere affrontate più efficacemente. L’occupazione della Cisgiordania da parte di Israele e la sua politica a Gaza hanno continuato ad avere serie ripercussioni sulla libertà e i diritti individuali della popolazione palestinese.
L'UE resta impegnata a proseguire la cooperazione con
Israele per quanto riguarda la lotta contro la xenofobia, la discriminazione e
l'antisemitismo, anche attraverso incontri comuni tenuti annualmente. L'UE
accoglie con favore l'opportunità di un dialogo regolare con Israele sulle questioni dei diritti, compresi la
protezione della popolazione palestinese, il rispetto per
L'UE, inoltre, ricorda l'importanza delle ONG e della società civile in generale e il ruolo fondamentale che svolgono nelle società aperte e democratiche. Pertanto, prende atto che, nel piano d'azione PEV, Israele e UE hanno concordato di impegnarsi in un dialogo regolare sulle questioni della società civile e di promuovere gli opportuni collegamenti tra le rispettive organizzazioni.
Con riferimento agli scambi commerciali, UE e Israele hanno continuato la loro
collaborazione nella lotta ai problemi di accesso al mercato, anche se alcune
questioni sono ancora in sospeso, comprese quelle sanitarie e fitosanitarie e
gli ostacoli tecnici al commercio. L'UE prende atto che sono necessari
ulteriori lavori con riferimento ai negoziati bilaterali con Israele sulla
liberalizzazione degli scambi di servizi e di stabilimento. Vengono accolte con
favore le conclusioni della Conferenza
ministeriale sul commercio dell'Unione per il Mediterraneo dell’11 novembre
Nel campo della tutela ambientale, l'UE ritiene che l'intensificazione della cooperazione bilaterale sia di massima importanza e, pertanto, accoglie con favore la nuova legislazione in Israele in materia di rifiuti di imballaggio. L'UE chiede a Israele di ratificare l'emendamento di Gaborone alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di flora e fauna selvatiche e i protocolli della Convenzione di Barcellona per la protezione dell'ambiente marino e del litorale del Mediterraneo.
Si sono registrati progressi anche con riferimento
alla cooperazione bilaterale in materia di trasporti
e, in particolare, in ordine ai negoziati per un accordo globale
dell'aviazione civile, iniziati nel
Nel settore della scienza e della tecnologia, l'UE accoglie con favore la maggiore cooperazione con Israele nell'ambito del 7° programma quadro di ricerca e sviluppo (7PQ), così come la presidenza israeliana di EUREKA nel 2010-2011.
Oltre ai principali sviluppi di cui sopra, la
cooperazione è in corso sulla base dell'attuale piano d'azione PEV e continuerà
nel corso del
La partecipazione di Israele ai programmi quadro comunitari rappresenta una solida base per avviare un dialogo circa la sua integrazione nello Spazio europeo della ricerca, compreso il ravvicinamento delle politiche della scienza e della ricerca. La partecipazione di Israele in alcune agenzie dell'UE, che è possibile nel quadro attuale, permetterebbe l'avanzamento della cooperazione.
Al fine di sviluppare ulteriormente le relazioni bilaterali tra UE e Israele, nel quadro di una vasta gamma di obiettivi e interessi comuni, l'UE ritiene che entrambe le parti dovrebbero investire in un dialogo più dinamico sulle politiche settoriali nell'ambito delle strutture istituzionali dell'Accordo di associazione. In questo contesto, le sottocommissioni sono un luogo fondamentale di discussione e scambio di competenze. L'UE auspica di completare un intero ciclo di riunioni nel 2011.
Della situazione dei diritti umani in Israele e delle iniziative assunte dall’UE dà conto l’undicesima relazione sui diritti umani nel mondo, presentata l’11 maggio 2010.
Secondo la relazione, come nel passato, l'UE ha continuato ad esprimere serie preoccupazioni per i diritti umani in occasione di riunioni pertinenti nel quadro dell'accordo di associazione UE-Israele. Tali riunioni costituiscono un'opportunità per discutere di temi come il rispetto dei diritti umani di tutti i gruppi di popolazione, compresa la libertà di religione o di credo, le attività di insediamento, le detenzioni amministrative, anche con riferimento a casi individuali, e il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani.
In particolare, la quarta riunione del gruppo di
lavoro informale UE-Israele, del 3 settembre
In una risoluzione concernente la revisione della politica europea di vicinato e la dimensione meridionale del 7 aprile 2011, il Parlamento europeo raccomanda di elevare il gruppo di lavoro informale sui diritti umani UE-Israele al rango di normale sottocommissione.
[1] In collaborazione con il MAE:
[2] Consiglio regionale, con sede a Psagot, che comprende 42 insediamenti israeliani situati nella zona sud della Samaria. Il Consiglio prende nome dall’antica tribù ebraica di Benyamin.
[3] Fonti: Ministero degli Affari esteri; CIA The World Factbook 2010; sito della Knesset; fonti di stampa.
[4] Lord Balfour era all’epoca il Ministro degli EsteriBritannico.
[5] Di questi, circa il 67,1% sono israeliani di nascita, il 22,6% provengono dall’Europa o dagli USA, il 5,9% provengono dall’Africa ed il 4,2% provengono dall’Asia.
Dal 1989 ad oggi, circa 950.000 ebrei sono emigrati in Israele dai territori dell’ex Unione sovietica e rappresentano oltre il 16% della popolazione totale.
[6] Si ricorda che il 2 settembre 2010 era stato rilanciato il negoziato con i Palestinesi, riavviato sulla base del concetto “due Stati per due popoli”, che Netanyahu aveva affermato di accettare, per la prima volta, nel discorso programmatico all’Università Bar-Ilan del maggio 2009.
[7] Il Ministro Barak, insieme ad altri deputati, ha lasciato il Partito laburista alla fine del 2010 per formare il Partito Atzmaut (Indipendenza), che è rimasto al governo, mentre i laburisti rimasti ne sono usciti.
[8] Dietro all'improvviso sfaldamento del partito laburista – decisa dal suo ex leader e ministro della difesa Ehud Barak - potrebbe esserci la persistente preoccupazione di Israele per i progetti nucleari iraniani. Lo afferma l'analista politico di Haaretz, AlufBen. Sia il premier Benyamin Netanyahu (Likud) sia Barak – scrive Ben - considerano i progetti nucleari di Teheran come una minaccia di prim'ordine perIsraele, che potrebbe rendere necessario anche un intervento armato. Da qui – secondo l'analista - il bisogno per Netanyahu di continuare ad avere al suo fianco un ministro della difesa di grande esperienza militare come Barak, che rischiava invece di essere costretto a lasciare il governo nelle prossime settimane se le pressioni dei suoi rivali in casa laburista avessero prevalso. Da parte sua, Yediot Ahronot rileva che la scissione del partito laburista ha cambiato gli equilibri interni del governo Netanyahu a favore del partito di destra radicale Israel Beitenu del ministro degli esteri Avigdor Lieberman. ''Lieberman piloterà '' titola il giornale a tutta pagina. Concorda con questa analisi l'ex ministro laburista Avishay Braverman secondo cui ''adesso Lieberman sarà il padrone di casa nel governo''.
[9] E’ allo studio una Costituzione scritta. I maggiori oppositori sono i Partiti religiosi che temono possa incrinare il carattere “ebraico” dello Stato.
[10] Si ricorda, in particolare, che
[11] Nel novembre 2009, dopo un lungo braccio di ferro con l’Amministrazione USA, il Governo israeliano aveva accettato una moratoria, parziale e temporanea (10 mesi) alla costruzione di insediamenti in Cisgiordania, allo scopo di venire incontro alle richieste del Presidente palestinese Abbas per la ripresa del negoziato.
[12] In collaborazione con il Ministero Affari Esteri.
[13] A cura del MAE.
[14] A cura del Ministero Affari Esteri.
[15] La delegazione italiana partecipante al Vertice, guidata dal Presidente del Consiglio Berlusconi, era formata dal Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio, dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli, dal Ministro dell'AmbienteStefaniaPrestigiacomo, dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi e dal Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola. Nel corso del Vertice, oltre ai colloqui con le più alte cariche politiche e istituzionali del Paese e all’organizzazione dei numerosi eventi a latere dell’evento, cui è stata riservata la massima copertura mediatica da parte dei principali organi di stampa e di informazione nazionali e internazionali, sono stati conclusi 8 Accordi e Dichiarazioni Congiunte, destinati a rafforzare il quadro giuridico all’interno del quale si estrinsecano i rapporti di cooperazione tra i due Stati.
[16] Il
[17] Nel mese di maggio 2007 si sono svolte le celebrazioni per il centenario dell’Ospedale Italiano di Haifa, da sempre gestito dalle suore francescane missionarie del Cuore Immacolato di Maria, dotato di un centinaio di posti letto, un personale di 85 persone e specializzato in oncologia e chirurgia. Esso costituisce uno degli elementi più importanti nel quadro della cooperazione scientifico-tecnologica con Israele.
[18] Merita segnalare che il 4 e
[19] Da ultimo, il
[20] Nel marzo 2004 è stato eletto il
primo COMITES in Israele. La sua comunità non è tuttavia rappresentata nel
Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. Il numero delle associazioni è
piuttosto limitato. Tra di esse si segnalano l’Associazione Ebrei di Origine
Italiana in Israele (che raggruppa la grande maggioranza degli Italiani in
Israele), l’Associazione Amicizia Italia-Israele e
[21]Si ricorda che Reuven Rivlin ha già
presieduto
[22] Il Keren Hayesod è il fondo nazionale di costruzione d'Israele, e la
centrale finanziaria del movimento sionista mondiale, come dell'Agenzia
ebraica. Fondato nel
[23] Con l’aggiunta di due Direttori dei Comitati dell’Iniziativa di Ginevra.
[24] Il CIPMO,
Centro Italiano per
[25] L’Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo - AP-UpM costituisce la principale espressione parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo (UPM), varata - su iniziativa della Presidenza francese dell'Unione europea - in occasione del Vertice di Parigi del 13 luglio 2008 dai Capi di Stato e di governo di 43 paesi (i 27 Paesi membri dell'UE, 11 partner mediterranei della sponda sud, e altri 5 paesi mediterranei europei). L'Ap-UpM è un organo consultivo. Le sue risoluzioni e raccomandazioni sono inerenti agli obiettivi e ai settori di cooperazione del partenariato e non hanno carattere giuridicamente vincolante.
[26] A cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (RUE).
[27] A cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (RUE).
[28] Si tratta dei 27 Stati membri dell’UE, dei 12 partner del Partenariato euromediterraneo oltre a Bosnia, Croazia, Montenegro e Monaco.
[29] Sulla base di un accordo raggiunto a dicembre 2004 dal Comitato di cooperazione doganale UE-Israele, a partire dal 1° febbraio 2005 è stato disposto che le dichiarazioni su fattura e i certificati di circolazione emessi in Israele rechino indicazione della zona di origine del prodotto. L’intento è quello di individuare i prodotti che provengono dai territori che dal 1967 sono sotto il controllo dell’amministrazione israeliana. Tali prodotti secondo l’Unione europea non sono ammessi a beneficiare del trattamento tariffario preferenziale previsto dall’accordo di associazione UE-Israele.
[30] A partire dal 1996, il programma MEDA è stato il principale strumento finanziario dell'Unione europea per sostenere l'attuazione del partenariato euromediterraneo.
[31] Regolamento CE 1638/2006 del 24 ottobre 2006. Il nuovo strumento dispone di una dotazione finanziaria di 11 miliardi di euro per l’intero periodo.
[32] I piani d’azione, che rappresentano una delle componenti principali della politica europea di vicinato, vengono concordati dall’Unione europea con ciascuno dei paesi interessati. Tali piani d’azione, differenziati, per riflettere lo stato delle relazioni con ciascun paese, le sue necessità e capacità, nonché gli interessi comuni, definiscono il percorso da seguire per un periodo di 3-5 anni.
[33] In Israele, nel 2007 e nel 2009,
[34]Algeria, Autorità palestinese, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia, Marocco, Siria, Tunisia.
[35]Bielorussia, Moldova, Ucraina.
[36]Armenia, Azerbaigian e Georgia.
[37]COM(2003)104.
[38] Tre accordi precedenti del 1996, del 1999 e del 2003 hanno associato Israele rispettivamente al quarto, al quinto e al sesto programma quadro. Si segnala che Israele è stato il primo paese non europeo ad essere associato ai programmi quadro comunitari, in virtù del suo elevatissimo livello di competenza scientifica.
[39] COM (2007) 691.
[40]Come riportato nella dichiarazione dell’UE che il Consiglio ha approvato in vista della nona riunione del Consiglio di associazione UE-Israele del 15 giugno 2009, la “decisione di intensificare le relazioni nel quadro della politica europea di vicinato (PEV) è scaturita chiaramente dalla comune consapevolezza di legami tradizionali, valori culturali e umani e interessi economici e di sicurezza condivisi dall'Unione europea e da Israele. Questa intensificazione deve fondarsi sui valori condivisi dalle due parti, in particolare la democrazia e il rispetto dei diritti umani, dello stato di diritto e delle libertà fondamentali, il buon governo e il diritto internazionale umanitario. Essa deve altresì iscriversi, ed essere considerata, nell'ambito della vasta gamma dei nostri interessi e obiettivi comuni. Questi includono segnatamente la risoluzione del conflitto israelo-palestinese attraverso l'attuazione della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati, la promozione della pace, della prosperità e della stabilità in Medio Oriente e la ricerca di risposte comuni alle sfide che potrebbero minacciare questi obiettivi”.