Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Attività dell'Unione europea. Maggio 2008. III Commissione Affari Esteri
Serie: Bollettino Newsletter    Numero: 1    Progressivo: 3
Data: 30/05/2008
Descrittori:
COMMISSIONE DELL' UNIONE EUROPEA   POLITICA ESTERA

Newsletter

Attività dell’Unione europea

maggio 2008

III Commissione Affari esteri

Il Trattato di Lisbona

E’ in corso il processo di ratifica del Trattato di Lisbona da parte dei 27 Stati membri dell’Unione europea. Il Trattato di Lisbona, come previsto dal Trattato stesso, dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2009, se saranno stati depositati tutti gli strumenti di ratifica, altrimenti il primo giorno del mese successivo all'avvenuto deposito dello strumento di ratifica da parte dello Stato firmatario che procede per ultimo a tale formalità.

Il Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 dai Capi di Stato e di Governo, modifica il Trattato sull'Unione europea (TUE) - che mantiene il suo titolo attuale - e il Trattato che istituisce la Comunità europea (TCE), che viene ridenominato Trattato sul funzionamento dell'Unione (TFUE).

Al momento hanno già ratificato il Trattato 13 Stati membri: Austria, Bulgaria, Danimarca, Francia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia ed Ungheria. Fino ad oggi, soltanto l’Irlanda ha annunciato che svolgerà il 12 giugno 2008 un referendum sull’approvazione del Trattato, obbligatorio secondo le disposizioni costituzionali.

Allargamento

Il 6 novembre 2007 la Commissione ha presentato l’annuale pacchetto allargamento, composto dalle relazioni periodiche sui progressi realizzati dai paesi candidati e potenziali candidati e dalla comunicazione Strategia per l’allargamento e principali sfide 2007-2008 (COM (2007) 663), in cui espone come si stia procedendo ad attuare con attenzione e con prudenza il rinnovato consenso sull’allargamento, raggiunto dal Consiglio europeo nel dicembre 2006. Tale consenso, fondato sul consolidamento degli impegni assunti, sul rispetto di condizioni eque e rigorose e sul miglioramento della comunicazione, continua a costituire la base della strategia dell’UE in materia. Inoltre, come ribadito in particolare in occasione dell’apertura dei negoziati di adesione della Turchia, nei futuri allargamenti si terrà conto anche della capacità dell’Unione europea di integrare nuovi paesi, garantendo il pieno funzionamento delle istituzioni, l’efficace attuazione delle politiche e l’adeguato finanziamento delle attività.

Sono tuttora in corso i negoziati di adesione con Croazia e Turchia, ufficialmente avviati il 3 ottobre 2005. In particolare per quanto riguarda la Turchia si ricorda che l’11 dicembre 2006, su raccomandazione della Commissione, il Consiglio ha deciso di sospendere il negoziato su 8 capitoli negoziali. La decisione è stata assunta a causa della mancata applicazione da parte della Turchia del protocollo di Ankara che estende ai dieci Stati che hanno aderito all’Unione europea il 1° maggio 2004 - compresa la Repubblica di Cipro - l’Accordo di associazione stipulato nel 1963 tra UE e Turchia (cosiddetto Accordo di Ankara). Come ribadito in più occasioni dalle Istituzioni europee si richiede infatti che la Turchia applichi il protocollo integralmente e in maniera non discriminatoria e che siano eliminati tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, comprese le restrizioni sui mezzi di trasporto nei confronti di Cipro.   

Il 21 maggio 2008 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla Turchia, in cui sollecita il governo turco a realizzare le riforme promesse, garantendo in particolare la libertà di espressione, di associazione e di culto, la protezione delle minoranze religiose, il controllo civile sull’esercito, l’indipendenza dei giudici e la tutela delle donne dalle violenze. Inoltre secondo il PE la Turchia deve migliorare la gestione dei migranti, cessare le azioni militari in Iraq e riconciliarsi con l'Armenia.

Al momento non è prevista l’apertura dei negoziati di adesione con la ex Repubblica iugoslava di Macedonia che ha ottenuto lo status di paese candidato dal Consiglio europeo del dicembre 2005.

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NOTA: Questa newsletter dà sinteticamente conto delle principali attività in corso presso le istituzioni UE - al maggio 2008 - nelle materie di interesse di ciascuna Commissione. Ulteriori informazioni e documenti possono essere richiesti all'Ufficio rapporti con l'Unione europea.

Balcani

Come ribadito in più occasioni dalle Istituzioni europee, la prossima fase del processo di allargamento riguarderà i paesi dei Balcani occidentali - Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia e Kosovo - che sono attualmente “candidati potenziali all’adesione all’Unione europea”. Al momento, nel quadro del Processo di stabilizzazione ed associazione, è prevista la conclusione con ciascun paese della regione di un accordo di stabilizzazione ed associazione (ASA), basato sul rispetto dei principi democratici e degli elementi fondanti del mercato unico europeo: tali accordi sono già in vigore con la Croazia e con la ex Repubblica iugoslava di Macedoniae sono stati firmati con Albania (12 giugno 2006) e Montenegro (15 ottobre 2007).  La Bosnia Erzegovina e l’UE hanno siglato l’accordo il 4 dicembre 2007; la firma è attesa per le prossime settimane. Il 29 aprile 2008 – a margine della riunione del Consiglio affari generali e relazioni esterne - UE e Serbia hanno firmato l’accordo di stabilizzazione ed associazione che, come deciso dal Consiglio, verrà sottoposto ai parlamenti di tutti gli Stati membri per la ratifica e verrà attuato soltanto quando la Serbia coopererà pienamente con il Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia. La soluzione complessiva adottata dal Consiglio ha consentito di lanciare un forte segnale alla Serbia – in particolare alla vigilia delle elezioni serbe dell’11 maggio – e di ribadire nel contempo l’indispensabilità della collaborazione piena con il Tribunale dell’Aja, superando l’opposizione di Belgio e Paesi Bassi alla firma dell’ASA.

Il 5 marzo 2008 la Commissione ha presentato la comunicazione “Balcani occidentali: rafforzare la prospettiva europea” (COM (2008) 127), il cui obiettivo è quello di proporre nuove iniziative e di potenziare quelle esistenti per sostenere lo sviluppo politico ed economico dei paesi della regione. Tra le iniziative proposte si segnalano: l’eliminazione dei visti per i cittadini dei Balcani occidentali che viaggiano in Europa; l’incremento del numero delle borse di studio per gli studenti dei Balcani occidentali che vengono a studiare in Europa; maggiore sostegno allo sviluppo della società civile e al dialogo; ulteriore apertura di programmi e agenzie europei alla partecipazione dei paesi dei Balcani occidentali, per favorire contatti e cooperazione tra istituzioni scientifiche ed educative; rafforzamento della cooperazione regionale, azioni transfrontaliere coordinate per fronteggiare eventuali disastri nella regione, come evidenziato dai vasti incendi verificatisi nell’estate del 2007.

Il Kosovo

Dopo il fallimento dei negoziati sulla definizione dello status del Kosovo, la presenza dell’Unione europea sul luogo è stata rafforzata ed articolata in tre diverse componenti:

·       un’entità politica, nella persona del Rappresentante speciale dell’UE (RSUE), destinata ad aiutare le autorità kosovare a rispettare i loro obblighi e a promuovere i valori europei. Nello stesso tempo il RSUE assume anche la funzione di rappresentante civile internazionale. Il 4 febbraio 2008 con l’azione comune 2008/123/PESC del 4 febbraio 2008, Pieter Feith è stato nominato Rappresentante speciale dell’UE. Il suo mandato scadrà il 28 febbraio 2009;

·       un’entità operativa, rappresentata dalla missione PESD EULEX istituita il 4 febbraio 2008, con l’azione comune 2008/124/PESC e lanciata il 16 febbraio 2008. Il suo obiettivo è quello di sostenere le autorità le autorità kosovare nel monitoraggio e nel potenziamento di tutti gli ambiti relativi allo stato di diritto, con particolare attenzione a forze di polizia, sistema giudiziario e sistemi di correzione. In attesa della piena operatività della missione, il Consiglio ha prorogato fino al 14 giugno 2008 il mandato della squadra di pianificazione, denominata EUPT (European Union Planning Team), istituita con azione comune 2006/304/PESC del 10 aprile 2006;

·       un’entità incaricata di guidare le riforme, costituita dalla Delegazione della Commissione europea in Kosovo che fornisce assistenza nelle riforme di lungo periodo, nello sviluppo economico e nell’integrazione regionale ed europea.

A seguito della dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte dell’Assemblea del Kosovo, il Consiglio affari generali e relazioni esterne del 18 febbraio 2008 ha preso innanzitutto atto degli impegni assunti nel testo della risoluzione approvata dall’Assemblea del Kosovo; ha riconfermato l’impegno dell’UE a giocare un ruolo di primo piano nel rafforzamento della stabilità della regione; ha ribadito il rispetto dei principi di sovranità ed integrità territoriali, sottolineando che, in considerazione del conflitto scoppiato negli anni 1990 e del lungo periodo di amministrazione internazionale, il Kosovo costituisce un caso sui generis che non mette in questione i suddetti principi. Si segnala infine che, come dichiarato dal ministro sloveno degli affari esteri  Rupel – Presidente di turno del Consiglio – in una conferenza stampa a conclusione della riunione, l’Unione europea in quanto unione di 27 Stati non riconosce alcun paese; pertanto, l’eventuale riconoscimento del Kosovo spetta ai singoli Stati membri. Al momento hanno riconosciuto il Kosovo oltre all’Italia altri 17 Stati membri.

Politica di vicinato e Partenariato euromediterraneo

Nel contesto del rafforzamento della politica europea di vicinato avviato dall’Unione europea a partire dal 2006, il 5 dicembre 2007 la Commissione ha presentato la comunicazione “Una forte politica europea di vicinato” (COM (2007)774), in cui fissa gli obiettivi per il 2008 e gli anni successivi (impegno politico più deciso per favorire l'integrazione economica e migliorare l'accesso al mercato; agevolazione dei viaggi di breve durata effettuati legalmente, in vista di sviluppi più ambiziosi, a più lungo termine, per quanto riguarda la migrazione gestita; ulteriore impegno con i partner PEV per risolvere i conflitti latenti; maggiore sostegno dell'UE alle riforme settoriali dei paesi partner). La Commissione ha anche provveduto a valutare lo stato di attuazione della politica di vicinato nel corso del 2007. Tale valutazione è esposta nel pacchetto presentato il 3 aprile 2008 e composto da una comunicazione che fa il bilancio complessivo dei progressi compiuti (COM (2008) 164), da relazioni singole per ciascuno dei paesi dotati di piano d’azione (vale a dire Armenia, Azerbaigian, Autorità palestinese, Egitto, Georgia, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Moldova, Tunisia, Ucraina), nonché da un documento di lavoro articolato per settori.

Nell’ambito della PEV rafforzata e, in particolare, dopo l’adesione di Bulgaria e Romania, è di grande importanza per l’UE potenziare le relazioni con la regione del Mar Nero, un'area geografica distinta, ricca di risorse naturali e strategicamente situata al punto d'incrocio fra Europa, Asia Centrale e Medio Oriente. A tal fine, sulla base di una proposta avanzata dalla Commissione (COM (2007) 160),  nel 2007 è stata inaugurata l’iniziativa “Sinergia del Mar Nero” volta a rinvigorire i processi di cooperazione in corso per promuovere la stabilità e le riforme nei paesi della regione. In tale contesto, il 14 febbraio 2008 si è tenuta la prima riunione dei ministri degli affari esteri dell’UE e della regione del mar Nero che hanno espresso il proprio favore all’iniziativa assunta. Su invito del Consiglio del 14 maggio 2007, la Commissione effettuerà nel corso del 2008 un esame dell’evoluzione dell’iniziativa su cui il Consiglio baserà un eventuale ulteriore coinvolgimento nei confronti della regione nel suo complesso.

Facendo seguito alla decisione del Consiglio europeo del 13 e 14 marzo 2008 – che ha approvato il principio di un'Unione per il Mediterraneo comprendente gli Stati membri dell'UE e gli Stati costieri mediterranei non appartenenti all'UE – il 20 maggio 2008 la Commissione ha presentato le sue proposte su strutture, modalità ed iniziative di quello che si chiamerà "Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo". Tali proposte verranno esaminate nel corso del vertice inaugurale che si terrà a Parigi il 13 luglio 2008.

Relazioni con paesi terzi e gruppi regionali

Si ricorda che sono in corso numerosi negoziati con paesi terzi e gruppi regionali, volti a concludere accordi di diverso contenuto e livello. Tra di essi si segnalano in particolar modo quelli con l’Ucraina, l’Iraq, l’India, la Cina. Per quanto riguarda le relazioni con la Russia, il Consiglio del 26 e 27 maggio 2008 ha approvato la proposta di mandato negoziale su un nuovo accordo tra l’Unione europea e la Russia che dovrebbe sostituire quello attualmente in vigore, fissando obiettivi più ambiziosi per le relazioni reciproche. La proposta, presentata dalla Commissione il 3 luglio 2006, ha visto l’opposizione prima della Polonia – a causa dell’embargo russo alle carni polacche – e poi della Lituania, sulle questioni dei conflitti latenti, dell’approvvigionamento energetico e della cooperazione della Russia in materia giudiziaria.

Facendo seguito ad un invito del Consiglio in tal senso e in considerazione dei notevoli progressi registrati negli ultimi anni nelle relazioni reciproche, il 27 febbraio 2008 la Commissione ha presentato una proposta di mandato negoziale per un accordo quadro con la Libia, con la quale l’Unione europea non ha al momento alcuna relazione formale.

Nell’ambito delle relazioni esterne a partire dal 2005 una priorità dell’Unione europea è rappresentata dall’Africa. In particolare si segnala che in occasione del secondo Vertice UE-Africa, tenutosi a Lisbona alla fine del 2007, sono stati adottati la strategia comune UE-Africa, che propone una visione di lungo termine attraverso un partenariato strategico tra le parti, ed un piano d’azione 2008-2010 che individua le priorità da attuare nei prossimi tre anni.

Politica di sviluppo

Il 9 aprile 2008 la Commissione ha presentato la comunicazione “L’Unione europea – un partner globale per lo sviluppo. Accelerare i progressi verso gli Obiettivi di sviluppo del Millennio” (COM (2008) 173) in cui evidenzia  che, secondo i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel corso del 2007 l’UE – pur rimanendo il maggior donatore al mondo - ha speso 1,7 miliardi di euro in meno per gli aiuti allo sviluppo, con ciò contravvenendo all’impegno assunto nel quadro degli Obiettivi di sviluppo del millennio. Nel 2005 l’UE ha infatti deciso di aumentare l’aiuto ufficiale allo sviluppo e di raggiungere l'obiettivo collettivo dello 0,56% del reddito nazionale lordo nel 2010, per passare allo 0,7% nel 2015. In tale contesto, la Commissione individua quattro aree prioritarie di intervento: aumento sostanziale dei contributi; miglioramento dell’efficacia degli aiuti; impostazione di politiche settoriali più coerenti, che consentano tra l’altro di evitare il fenomeno della “fuga dei cervelli”; finanziamento degli aiuti al commercio. All’argomento sono state dedicate ampie conclusioni da parte del Consiglio del 26 e 27 maggio 2008, con l’obiettivo di potenziare gli sforzi collettivi e di rafforzare il ruolo guida svolto dall’UE a livello internazionale. 

Tra le altre iniziative assunte dall’UE in materia di cooperazione allo sviluppo, si ricorda che:

·       il 25 ottobre 2007 la Commissione ha presentato la comunicazioneVerso una risposta dell'Unione alle situazioni di fragilità: l'intervento in circostanze difficili per lo sviluppo sostenibile, la stabilità e la pace”(COM (2007)643), con cui intende gettare le basi per una strategia coordinata dell’UE che inglobi l'ampia gamma di dispositivi esistenti sia a livello degli Stati membri che a livello comunitario. Il Consiglio del 19 novembre 2007 nell’approvare l’iniziativa ha invitato la Commissione, in stretta cooperazione con gli Stati membri, a fare un inventario degli strumenti finanziari comunitari e bilaterali nonché delle possibilità di intervento degli Stati membri e a presentare entro il 2009 un piano d'attuazione basato sull'esperienza acquisita in alcuni casi "pilota";

·       il 18 settembre 2007 la Commissione ha presentato una comunicazione in cui propone di istituire un'alleanza mondiale contro il cambiamento climatico tra l'Unione europea ed i paesi poveri in via di sviluppo maggiormente esposti e ne individua obiettivi e modalità di funzionamento. Il Consiglio del 19 novembre 2007 nell’accogliere positivamente l’iniziativa ha sottolineato la necessità di avviare ampie consultazioni cui partecipino tutte le parti interessate, in particolare i paesi poveri e esposti al fenomeno.

Commercio estero

Come indicato nel programma di lavoro della Presidenza slovena e ribadito da ultimo in occasione del Consiglio europeo del 13 e 14 marzo 2008, la conclusione di un accordo ambizioso, globale ed equilibrato nell’ambito dell’Agenda di Doha per lo svilupporimane una priorità dell’Unione europea.

I negoziati di Doha per lo sviluppo, sospesi nel luglio 2006, sono ripresi sulla base delle proposte avanzate nel luglio 2007 dai presidenti dei gruppi negoziali sui prodotti agricoli e sui prodotti industriali. Il Consiglio affari generali e relazioni esterne, nella sua riunione del 10 marzo 2008, dopo essere stato informato dal commissario europeo al commercio, Mandelson, sull’andamento dei negoziati, ha ribadito la necessità di giungere ad un risultato equilibrato su tutti i punti principali dell'agenda, ivi compresi indicazioni geografiche e servizi, conformemente alle direttive negoziali precedentemente stabilite, e ha chiesto ai partner di contribuire ai negoziati in maniera significativa, in funzione del loro livello di sviluppo. Si ricorda che la posizione negoziale dell’UE è stata aggiornata da ultimo il 28 ottobre 2005, in vista della conferenza ministeriale di Hong Kong di dicembre 2005. In quella occasione l’UE ha fatto alcune concessioni per quanto riguarda il capitolo agricolo, subordinate all’accettazione da parte dei membri dell’Organizzazione mondiale del commercio di un certo numero di richieste in aree negoziali estranee all’agricoltura (beni industriali, paesi in via di sviluppo, indicazioni geografiche, discipline più stringenti).

E’ tuttora in attesa di esame da parte del Consiglio la proposta di regolamento relativa all’indicazione del paese di origine di taluni prodotti importati da paesi terzi presentata dalla Commissione il 16 dicembre 2005(COM (2005)661). Attualmente sulla maggior parte dei prodotti commercializzati nell’Unione europea non vi è l’obbligo di indicare il nome del paese di origine. La proposta di regolamento prevede dunque l’introduzione di un sistema di marchio di origine obbligatorio: tale sistema riguarda un certo numero di settori che lo ritengono vantaggioso ed è applicabile esclusivamente alle merci importate. Come anticipato, la proposta è in attesa di essere esaminata dal Consiglio che, in base all’articolo 133, paragrafo 2, TCE, delibera senza l’obbligo di acquisire il parere del Parlamento europeo che sull’argomento si è comunque espresso. Il 25 ottobre 2007 ha infatti approvato una dichiarazione scritta con la quale chiede agli Stati membri di adottare senza indugio la proposta di regolamento, sottolineando che ciò è nell'interesse dei consumatori, dell'industria e della competitività nell'Unione europea.

Nel corso del 2008 è prevista la conclusione degli Accordi di partenariato economico (APE) tra l’Unione europea e gli Stati ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) aderenti all’Accordo di Cotonou. Tali accordi sono destinati a sostituire le previsioni in materia di commercio e sviluppo contenute nell’Accordo perché queste ultime rappresentano una deroga temporanea alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. I negoziati sono stati aperti ufficialmente a settembre 2002 a Bruxelles. Dopo una prima fase di colloqui con tutti i paesi ACP, che ha portato il 2 ottobre 2003 ad un’intesa preliminare sui temi generali, sono stati avviati negoziati a livello regionale, che si sono conclusi in via definitiva soltanto con i paesi dei Caraibi. Essendo la deroga scaduta con il 1° gennaio 2008 e in assenza di un’alternativa compatibile con le regole dell’OMC, a fine 2007 la Commissione ha siglato APE ad interim con l’obiettivo di trasformarli nel corso del 2008 in accordi complessivi e definitivi.

Politica estera e di sicurezza comune

In occasione del Consiglio europeo del 13 e 14 marzo 2008, l’Alto rappresentante per la PESC ha presentato una relazione sull’impatto dei cambiamenti climatici in corso sulla sicurezza internazionale, evidenziando i diversi fattori di rischio (conflitti causati da penuria di risorse agricole, alimentari e idriche; danni economici e rischi in particolare per le città costiere e le infrastrutture critiche; perdite di territorio dovute ad arretramento dei litorali e sommersione di vaste aree, con conseguenti controversie frontaliere; migrazioni provocate da cause ambientali; aumento delle situazioni di instabilità e fragilità; tensione per l’approvvigionamento energetico). In tale situazione, la relazione rileva la necessità di un intervento dell’UE, anche in considerazione del suo ruolo guida nella politica di sviluppo, della sua politica globale sul clima nonché dell’ampia gamma di strumenti e mezzi di cui dispone, suggerendo di: intensificare le proprie conoscenze; migliorare le capacità di intervento in caso di calamità e conflitti; rafforzare la propria leadership internazionale, in particolare in vista della definizione di un accordo post 2012; attribuire al tema maggiore spazio nei dialoghi politici e nella cooperazione con i paesi terzi. Il Consiglio europeo nelle sue conclusioni ha sottolineato l'importanza di tale questione, invitando il Consiglio ad esaminare il documento e a raccomandare, al più tardi entro dicembre 2008, appropriate misure di intervento, in particolare sulle modalità per intensificare la cooperazione con regioni e paesi terzi.

Nell’ambito del processo di elaborazione di una strategia comunitaria di lungo termine avviato nel 2006, il 5 febbraio 2008 la Commissione ha presentato la comunicazioneRiservare ai minori un posto speciale nella politica esterna dell’UE” (COM(2008)55), accompagnata dal piano d’azione “Diritti dei minori nell’azione esterna” e dal documento di lavoro “I minori in situazioni di emergenza e di crisi”. L'iniziativa si prefigge di predisporre un quadro per un approccio comunitario a largo raggio, basato su una concezione multidisciplinare e universalmente applicabile dei diritti dei minori e inserito in più ampie strategie di sviluppo e di riduzione della povertà.

XVI legislatura – Newsletter n.1/3, 30 Maggio 2008