| Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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| Autore: | Servizio Studi - Dipartimento attività produttive | ||||||
| Altri Autori: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri , Servizio Rapporti Internazionali , Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||||||
| Titolo: | Politiche energetiche - Incontro tra la Commissione per la politica economica del Consiglio nazionale della Repubblica slovacca e la Commissione attività produttive della Camera dei deputati - (Bratislava 5-7 marzo 2009) | ||||||
| Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 52 | ||||||
| Data: | 03/03/2009 | ||||||
| Descrittori: |
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| Organi della Camera: | X-Attività produttive, commercio e turismo | ||||||
| Nota: | Questo dossier contiene materiale protetto dalla legge sul diritto d'autore, pertanto la versione html è parziale. La versione integrale in formato pdf può essere consultata solo dalle postazioni della rete Intranet della Camera dei deputati (ad es. presso la Biblioteca) | ||||||
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Camera dei deputati |
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XVI LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
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Politiche energetiche |
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Incontro tra la Commissione per la politica
economica (Bratislava 5-7 marzo 2009) |
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n. 52 |
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3 marzo 2009 |
Servizio responsabile:
Servizio Studi – Area economia e mercato e Area Internazionale
Tel. 066760-9574 – 066760-4172
Servizio Rapporti internazionali
Tel. 066760-3498
Ufficio Rapporti con l’Unione europea
Tel. 066760-2145
I dossier del Servizio studi sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.
File: AP0044.doc
INDICE
La politica energetica italiana
§ Principali linee di tendenza della politica energetica nazionale dalla fine degli anni ’90
§ Le infrastrutture di rete nazionali
§ Dipendenza energetica e sicurezza degli approvvigionamenti: problemi e prospettive
La politica energetica europea (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)
§ La Commissione per la politica economica del Consiglio nazionale della Repubblica slovacca
§ Il Consiglio europeo di dicembre 2008 e il compromesso sul pacchetto clima – energia
§ Secondo riesame strategico della politica energetica
§ Sostegno alle infrastrutture energetiche europee
§ Organismi di controllo nel futuro mercato interno dell’energia dell’UE
§ Documenti all’esame delle istituzioni dell’UE nel settore nucleare
§ Attività del Parlamento europeo
Scheda sulla Repubblica slovacca (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
Rapporti parlamentari (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
Rapporti bilaterali (a cura del Ministero Affari esteri)
Documentazione
§ Resoconto stenografico Commissioni riunite 10 Senato e X Camera, Comunicazioni del Ministro dello sviluppo economico Scajola sulle linee programmatiche del suo dicastero, seduta del 9 luglio 2008
§ A. Checchi, Istituto Affari Internazionali (IAI), La politica energetica dell’Unione europea, gennaio 2009
§ Confindustria, Note per Audizione Dott. Antonio Costato presso Commissione Industria del Senato, febbraio 2009
PROGRAMMA
Incontro tra la Commissione politica economica del Consiglio nazionale della Repubblica slovacca e la Commissione attività produttive della Camera dei deputati della Repubblica italiana.
Bratislava, 5 – 7 marzo 2009
5 Marzo 2009 (giovedì)
16:45 Arrivo della delegazione italiana, sistemazione all’hotel Radisson Carlton
(all’aeroporto la delegazione italiana sarà accolta dall’Ambasciatore d’Italia in Slovacchia, Brunella Borzi, dal Consigliere Marie-Sol Fulci e, per il Consiglio nazionale della Repubblica slovacca, dalle signore Andrea Durdíková e Dagmar Bézaková)
Hviezdoslavovo nám. 3
18.15 Meeting al Crowne Plaza Hotel (Conclusione dell’incontro della Camera di Commercio italo-slovacca) alla presenza dell’on. Maroš Kondrót, Presidente della Commissione politica economica del Consiglio nazionale della Repubblica slovacca, e dell’on. Andrea Gibelli, Presidente della Commissione attività produttive della Camera dei deputati della Repubblica italiana
Hodžovo námestie 2
19.30 Pranzo di benvenuto offerto dal presidente Maroš Kondrót. E’ prevista la partecipazione della signora Marta Žiaková, Presidente dell’Autorità regolatoria del nucleare della Repubblica slovacca, del prof. Vladimír Slugeň, Presidente della Società nucleare slovacca e di delegati ufficiali dalla Slovenské elektrárne
(Restaurant Parlamentka)
6 marzo 2009 (venerdì)
9.15 Incontro tra l’on. Mirolav Číž, Vicepresidente del Consiglio nazionale della Repubblica slovacca, e la delegazione italiana.
(stanza n. 183 – Nuovo edificio del NC SR)
10.00 Apertura dei lavori
Incontro tra il Presidente Maroš Kondrót e la delegazione italiana, alla presenza del signor Francesco Georgiani, Direttore affari istituzionali dell’ENEL, e del signor Michele Bologna, Direttore delle relazioni esterne della Slovenské elektrárne.
Argomenti in discussione: politiche energetiche slovacche; definizione del fabbisogno attuale e della ripartizione delle fonti di produzione di energia; previsioni di sviluppo del fabbisogno e delle fonti di produzione per i prossimi venti anni; approfondimento degli organismi di controllo slovacchi delle procedure e test dei componenti; organismi di controllo sulla sicurezza del territorio; ruoli delle istituzioni pubbliche e/o private slovacche coinvolte nella gestione del nucleare; strumenti legislativi adottati in ambito di energia nucleare e forme di coinvolgimento delle comunità locali
(stanza n. 313 – Edificio del NC SR, Mikulášska brána)
11.00 Chiusura dei lavori.
Visita guidata del Consiglio nazionale della Repubblica slovacca.
(Nuovo edificio del NC SR)
11.30 Degustazione di vino, presso il ristorante dell’hotel Matyšák
Pražská 15
12:00 Colazione presso il ristorante Matyšák
Pražská 15
13:30 Partenza della delegazione per Mochovce
15.00 Visita guidata della centrale nucleare di Mochovce
19.30 Ritorno a Bratislava
Pranzo presso la residenza dell’Ambasciatore d’Italia
(Fialkové údolie 51, Bratislava)
7 marzo 2009 (sabato)
Colazione in hotel
11.00 Trasferimento all’aeroporto
Dalla metà degli anni ’90 i Governi che si sono succeduti alla guida del Paese si sono mossi nella direzione di una piena attuazione degli indirizzi comunitari in materia di apertura del mercato interno dell’energia elettrica e del gas, nella consapevolezza che una effettiva politica energetica comunitaria possa realizzarsi appieno solo in un contesto di regole armonizzate e, soprattutto, di eliminazione delle asimmetrie nei processi di apertura dei singoli mercati nazionali.
A partire dalla fine degli anni novanta, con l'adozione dei decreti legislativi di recepimento delle direttive comunitarie sull'energia elettrica e il gas (D.Lgs 79/99 per il settore elettrico e D.Lgs 164/00 per il gas), sono state poste le basi per la progressiva apertura dei mercati energetici. In particolare, con l’obiettivo di fondo di ridurre i differenziali di prezzo rispetto agli altri Paesi europei, i provvedimenti erano volti a promuovere il superamento, quand’anche con modalità e tempi tali da assicurare la necessaria gradualità dei processi, delle situazioni di monopolio pubblico che caratterizzavano gli assetti dei mercati energetici in Italia.
Per quanto riguarda il settore elettrico sono state, innanzitutto, sostanzialmente liberalizzate le attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia. Successivamente è stata avviata la ristrutturazione dell’ENEL, con la separazione della proprietà della rete nazionale dalla sua gestione e l’affidamento dell’attività di trasmissione e dispacciamento a un ente di gestione di diritto pubblico chiamato ad operare secondo principi di neutralità e imparzialità. Quanto alla posizione dominante dell’operatore pubblico, a fronte dell’introduzione del divieto di controllo di più del 50% della capacità complessiva di importazione e produzione nazionale, l’ENEL è stata chiamata a cedere, entro il 1° gennaio 2003, almeno 15.000 Kw della propria capacità.
Per quanto concerne il settore del gas, gli interventi più significativi hanno riguardato la sostanziale liberalizzazione delle attività di importazione, esportazione, trasporto e vendita, nonché l’introduzione del principio dell’affidamento soltanto mediante gara, e per periodi limitati, dei servizi di distribuzione del gas a livello locale. Come per il settore elettrico, inoltre, è stata prevista la progressiva apertura del mercato e il ridimensionamento dell’operatore dominante (con la progressiva riduzione dei limiti di vendita e immissione nella rete al di sopra dei quali si configura l’abuso di posizione dominante).
Il processo di liberalizzazione ha subito un significativo impulso grazie a vari interventi legislativi, rivolti essenzialmente ad assicurare un assetto concorrenziale del mercato dell'energia, adottati nel corso della XIV legislatura (maggio 2001 – aprile 2006). Il suo completamento ha, in particolare, costituito - insieme alla definizione delle competenze di Stato e Regioni in materia energetica - uno dei principali obiettivi della legge di riordino del settore (L. 239/2004), che ha confermato il processo di liberalizzazione delle attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia ai clienti finali, nel rispetto degli obblighi di servizio pubblico derivanti dalla normativa comunitaria e dalla legislazione vigente. La concessione delle attività di trasporto e di dispacciamento, con l'obbligo di connessione di terzi secondo criteri di trasparenza ed imparzialità, dapprima affidata al Gestore della rete di trasmissione nazionale (GRTN), è stata successivamente trasferita alla società Terna Spa, proprietaria della rete di trasporto nazionale (per effetto del DPCM 11 maggio 2004), con la previsione della riduzione da parte di ENEL della propria partecipazione in detta società ad una quota non superiore al 20%.
L’attività di distribuzione continua ad essere svolta dalle imprese distributrici titolari di concessioni, rilasciate dal Ministero delle attività produttive (ora dello sviluppo economico) nel maggio 2001, ed aventi scadenza il 31 dicembre 2030.
All’interno di questo sistema allo Stato sono rimasti affidati i compiti di assumere le determinazioni inerenti l’importazione e l’esportazione dell’energia, di definire il quadro settoriale di programmazione (anche con riferimento alla ricerca scientifica), di definire i principi per il coordinato utilizzo delle risorse finanziarie regionali, nazionali e dell’Unione europea. Sono inoltre rimasti di competenza dello Stato i compiti relativi all’adozione di misure finalizzate a garantire l’effettiva concorrenzialità del mercato dell’energia elettrica, alla definizione dei criteri generali per le nuove concessioni di distribuzione dell’energia elettrica e per l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio degli impianti di generazione di energia elettrica termica superiore ai 300 MW.
Nel corso dell’iter di approvazione della legge di riordino del settore energetico, il quadro comunitario di riferimento del settore si è andato innovando con le direttive 2003/54/CE e 2003/55/CE, che hanno previsto, a partire dal 1º luglio 2004, la libera scelta dei fornitori per tutte le compagnie e, a partire dal 1º luglio 2007, l’estensione della disposizione ai consumatori privati.
Nell’aprile del 2004 si è aperta una nuova fase del processo di liberalizzazione con l’avvio del mercato elettrico (IPEX - Italian Power Exchange), luogo virtuale in cui ogni giorno produttori e acquirenti si incontrano per vendere e comprare energia e affidato al Gestore del Mercato (GME), creato in risposta alle esigenze di stimolare la concorrenza nelle attività di produzione e vendita e di favorire la massima efficienza nella gestione del dispacciamento dell'energia elettrica.
Lo stato di avanzamento dei processi di liberalizzazione nei due principali mercati energetici del nostro paese (elettricità e gas) è stato oggetto nel 2005 di due indagini conoscitive svolte congiuntamentedall’Autorità per la concorrenza e il mercato (Antitrust) e dall’Autorità per l’energia elettrica ed il gas, che hanno evidenziato il permanere di una serie di criticità strutturali del mercato, legate al peso dell’operatore principale, nonché alla composizione del parco di generazione e al forte ricorso alle importazioni che riducono la competitività del nostro Paese.
Con riferimento al processo di liberalizzazione del settore del gas, nel documento conclusivo dell’istruttoria conoscitiva si rileva come il nostro Paese, nonostante una legislazione tra le più avanzate in Europa, sia ancora caratterizzato da insufficienti livelli di concorrenza, e da prezzi superiori a quelli dei principali mercati europei. Per quanto riguarda le maggiori criticità ancora persistenti sotto il profilo concorrenziale nella varie fasi della filiera del gas la causa principale del fenomeno è stata individuata nella persistente posizione dominante di ENI, esercitata direttamente o attraverso le società controllate, in tutte le fasi della filiera del gas.
Il dibattito degli anni recenti sull’assetto dei mercati del gas si è concentrato, in ambito sia nazionale che europeo, sull'opportunità di prevedere un obbligo di separazione proprietaria tra il gestore della rete, i produttori e i distributori.
Se per quanto riguarda il mercato elettrico si è addivenuti a una effettiva forma di separazione proprietaria (con la creazione di Terna S.p.a., partecipata da ENEL Spa nella misura del 5%), la questione è rimasta invece aperta per il settore del gas naturale.
In relazione allo sviluppo concorrenziale del mercato del gas naturale, con particolare riferimento alla terzietà della gestione della rete nazionale dei gasdotti e del sistema degli stoccaggi, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha presentato, in data 27 gennaio 2005, una segnalazione al Parlamento e al Governo contenente proposte per lo sviluppo concorrenziale del mercato del gas che si basano sulle conclusioni della istruttoria conoscitiva sopra citata.
Riprendendo sostanzialmente tali conclusioni, l’Autorità sottolinea che l’esperienza dei primi cinque anni di liberalizzazione abbia mostrato come la separazione societaria sia uno strumento insufficiente per il raggiungimento dell’obiettivo della piena neutralità delle attività di rete e di stoccaggio rispetto a quelle di approvvigionamento e vendita su mercati potenzialmente concorrenziali.
L’uscita di Eni dal capitale di Snam Rete Gas viene pertanto considerato come un passo necessario per garantire la neutralità dell’operatore di rete, ma non sufficiente a garantire la pluralità degli operatori e il conseguente impulso allo sviluppo di flussi di gas non “controllati” dall’Eni medesimo per l’approvvigionamento del Paese.
Con riferimento al settore dell’elettricità nel documento conclusivo dell’indagine si rileva come, nonostante gli interventi attuati a partire dal 1999 la concorrenza stenti a realizzarsi e i prezzi italiani per l’elettricità continuino a essere tra i più elevati d’Europa, anche tenendo conto dell’assenza di una produzione nazionale di fonte nucleare.
Tra le cause che spiegano l’elevato costo dell’energia elettrica sono stati evidenziati anche ostacoli alla concorrenza derivanti dall’attuale struttura di mercato che vede la produzione nazionale di elettricità ancora fortemente concentrata nelle mani dell’ex monopolista ENEL. L’indagine ha evidenziato, altresì, come nonostante una quota di importazioni relativamente elevata, gli ancora scarsi investimenti d’interconnessione, sia con l’estero sia tra aree all’interno del territorio nazionale, non conducono all’auspicabile allargamento delle dimensioni geografiche dei mercati, contribuendo al mantenimento e al consolidamento, a svantaggio dei consumatori, del potere di mercato delle imprese.
Il perdurare di problemi strutturali del settore legati alla composizione del parco di generazione e al forte ricorso alle importazioni che riducono la competitività del nostro paese è stato denunciato dall’Antitrust anche in una memoria presentata il 18 marzo 2005 per l’audizione informale presso la Commissione attività produttive della Camera dei deputati sulla possibile evoluzione del mercato energetico italiano. In tale occasione, peraltro, l’Autorità ha posto l’accento sull’adozione di misure (come la definizione delle regole per l’unificazione della proprietà e della gestione della rete di trasmissione con il DPCM 11 Maggio 2004 e l’avvio della borsa elettrica nell’aprile 2004) grazie alle quali il settore elettrico italiano ha compiuto un passo fondamentale nel processo di liberalizzazione del mercato.
Per quanto concerne il settore elettrico, il processo di liberalizzazione avviato a partire dalla fine degli anni ’90 è stato sostanzialmente completato con il recepimento della direttiva 2003/54/CE, con il DL 18 giugno 2007, n. 73 che ha consentito anche ai clienti domestici (a decorrere dal 1° luglio 2007) di scegliere liberamente il proprio fornitore.
Con il decreto sono state introdotte regole di trasparenza per l’avvio del mercato per i clienti domesticiche contemplano l’obbligo di separazione societaria tra attività di vendita ed attività di distribuzione di energia elettrica, nonché la separazione funzionale tra la gestione delle infrastrutture dei sistemi elettrico e del gas naturale ed il resto delle attività, estesa anche all’attività di stoccaggio del gas.
L’intervento legislativo è stato accompagnato dalla definizione, da parte dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, di nuove tariffe elettriche, che al fine di tutelare le fasce deboli è stata completata con la revisione (ad opera del DM 28 dicembre 2007) della disciplina sulla c.d. “tariffa sociale”.
Maggiori difficoltà nel processo di liberalizzazione del mercato hanno contraddistinto, invece, il settore del gas naturale.
In particolare, l'obbligo di cessione, entro il 1° luglio 2007, delle quote superiori al 20 per cento del capitale delle società che sono proprietarie e che gestiscono reti nazionali di trasporto del gas naturale controllate, direttamente o indirettamente, dallo Stato (già previsto dall’art. 1-ter, comma 4, del decreto-legge 29 agosto 2003, n. 239), è stato oggetto di varie proroghe, fino a quando la legge finanziaria per il 2007 (art. 1, comma 905, della legge n. 296 del 2006) ha demandato ad un successivo DPCM (senza peraltro indicarne il termine di adozione) la definizione delle modalità di attuazione del suddetto obbligo di cessione, differendone ulteriormente il termine a due anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del DPCM medesimo (DPCM che non è stato fin qui adottato, con la conseguenza che il termine entro il quale Eni Spa è chiamata a dismettere, fino al limite del 20%, la propria partecipazione azionaria in Snam Rete Gas Spa non risulta determinabile in termini certi).
Altri interventi da segnalare sono:
§ la semplificazione delle procedure autorizzatorie per la costruzione e l’esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto. In particolare, la vigente disciplina autorizzatoria speciale applicabile all'installazione di rigassificatori all'interno dei siti industriali è stata estesa anche alle ipotesi di costruzione e esercizio di terminali di rigassificazione situati al di fuori di siti industriali. Sono state poi introdotte disposizioni specifiche per i casi in cui gli impianti soggetti alla predetta procedura autorizzativa siano ubicati in area portuale o ad essa contigua, sancendo la possibilità di rilasciare il giudizio di compatibilità ambientale anche in assenza del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici e prevedendo che l’autorizzazione costituisce variante anche del piano regolatore portuale (decreto-legge n. 159 del 2007);
§ l’introduzione di misure volte ad aumentare gli scambi sul mercato nazionale del gas, in base alle quali le quote di gas naturale prodotto dai giacimenti italiani che oggi le imprese produttrici versano allo Stato in controvalore (royalties), dovranno essere cedute dai titolari delle concessioni ad altri operatori presso l’esistente mercato regolamentato delle capacità e del gas (c.d. borsa del gas, già funzionante sul sito web di Snam Rete Gas) (DL 7/07, art. 11);
§ l’introduzione di nuove norme nel settore della distribuzione del gas, al fine di incentivare operazione di aggregazione tra gli operatori. In particolare, è stata definita la procedura con cui dovranno essere determinati gli ambiti territoriali minimi per lo svolgimento delle gare per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas, secondo l'identificazione di bacini ottimali di utenza, in base a criteri di efficienza e riduzione dei costi.La gara per l’affidamento del servizio di distribuzione di gas deve essere bandita per ciascun bacino ottimale di utenza entro due anni dall’individuazione del relativo ambito territoriale, che deve avvenire entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto (1° dicembre 2008).A decorrere dal 1° gennaio 2008, i comuni interessati dalle nuove gare possono incrementare il canone delle concessioni di distribuzione, solo ove minore e fino al nuovo affidamento, fino al 10 per cento del vincolo sui ricavi di distribuzione destinando prioritariamente le risorse aggiuntive all’attivazione di meccanismi di tutela relativi ai costi dei consumi di gas da parte delle fasce deboli di utenti;
§ l’introduzione della «Strategia energetica nazionale»[1] come strumento di indirizzo e programmazione a carattere generale della politica energetica nazionale, cui pervenire a seguito di una Conferenza nazionale dell’energia e dell’ambiente, contemplando anche la possibilità di realizzare sul territorio nazionale impianti di produzione di energia nucleare. Il piano energetico, lungo le tre direttrici della diversificazione, nuove infrastrutture ed efficienza energetica, ha lo scopo di indicare lepriorità per il breve ed il lungo periodo, recando la determinazione delle misure necessarie per conseguire, anche attraverso meccanismi di mercato, i su menzionati obiettivi;
§ la previsione della possibilità di sfruttamento dei giacimenti di gas naturale dell’Alto Adriatico, a condizione che si accerti la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste[2];
La promozione delle energie rinnovabili - energia eolica, solare (termica e fotovoltaica), idraulica, mareomotrice, geotermica e da biomassa - costituisce da tempo uno degli obiettivi principali della politica dell’Unione europea nel settore energetico, in quanto dallo sviluppo del settore delle energie alternative può derivare non solo un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto, ma anche una riduzione della dipendenza dell’Unione europea (UE) dalle importazioni di combustibili fossili (in particolare gas e petrolio).
L’Unione Europea ha recentemente varato una serie di provvedimenti che fissano in modo vincolante il percorso che si intende intraprendere, da qui al 2020, per contrastare gli effetti sul clima dell’attuale livello di consumo energetico:
§ il 20% dell’energia primaria dovrà essere prodotta con fonti rinnovabili;
§ le emissioni in atmosfera dovranno essere ridotte di un ulteriore 20%;
§ 20% di risparmio energetico, da ottenere soprattutto attraverso un ampio recupero di efficienza energetica.
Nel pacchetto di misure approvato dall’UE il 23 gennaio 2008 rientra anche una proposta di direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili (riguardante in particolare i settori dell’elettricità, del riscaldamento-raffreddamento e dei trasporti), con la quale si intende fissare obiettivi giuridicamente vincolanti per ciascuno Stato membro, tali da incrementare l’attuale quota complessiva di energie rinnovabili sul consumo energetico finale della UE, pari all’8,5%, fino al 20% nel 2020. Per l’Italia l’incremento finale, entro il 2020, dovrà essere non inferiore al 17%[3].
Il 17 dicembre 2008, il Parlamento europeo ha approvato, dopo undici mesi di lavoro legislativo, il pacchetto cambiamenti climatici compresa la direttiva sulle fonti rinnovabili che fissa obiettivi nazionali obbligatori per la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo energetico (confermata al 17% per l’Italia) e fissa al 10% la quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti stabilendo i criteri di sostenibilità ambientale per i biocarburanti.
Al più tardi nel 2014, la Commissione dovrà presentare una relazione che valuti i livelli minimi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ottenuti grazie al ricorso alle fonti rinnovabili, tenendo conto di un'analisi d'impatto che consideri anche gli sviluppi tecnologici, la disponibilità di tecnologie e di biocarburanti di prima e seconda generazione che abbiano un elevato livello di riduzione dei gas. La Commissione potrà eventualmente presentare delle proposte volte modificare questi livelli, tuttavia il riesame delle misure nel 2014 non dovrà intaccare gli obiettivi generali.
Attualmente il principale riferimento normativo comunitario nell’ambito delle fonti rinnovabili è costituito dalla direttiva 2001/77/CE, recepita nell’ordinamento interno con il decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387, con il quale è stato ulteriormente innalzato l’obbligo di immettere nella rete nazionale una quota di energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili (cfr. infra) e sono state definite nuove regole di riferimento per la promozione delle fonti medesime.
Nel nostro paese il principale meccanismo di incentivazione della produzione di energia elettrica da rinnovabili è costituito dai certificati verdi, introdotti nell’ordinamento dall’art. 11 del D.Lgs n. 79 del 1999 per superare il vecchio criterio di incentivazione tariffaria noto come CIP 6 (attualmente ancora in vigore per i vecchi impianti in esercizio e consistente in un incentivo diretto ai produttori di energie rinnovabili e assimilate).Il meccanismo dei certificati verdi consiste nell’obbligo, posto a carico dei produttori ed importatori di energia elettrica prodotta da fonti non rinnovabili, di immettere nella rete elettrica, a decorrere dal 2002, una quota minima di elettricità prodotta da impianti alimentati a fonti rinnovabili entrati in esercizio dopo il primo aprile 1999. La quota, inizialmente fissata nel 2%[4], è applicata sulla produzione e sulle importazioni dell’anno precedente, decurtate dell’elettricità prodotta in cogenerazione, degli autoconsumi di centrale, delle esportazioni, con una “franchigia” di 100 GWh, successivamente ridotta a 50 GWh. L’elettricità prodotta da fonti rinnovabili viene immessa in rete godendo della precedenza nel dispacciamento.
La legge finanziaria per il 2008 ha introdotto una nuova disciplina di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili relativamente agli impianti entrati in funzione dal 1° gennaio 2008. Sono previsti due meccanismi alternativi di incentivazione: per gli impianti di potenza elettrica superiore a 1MW si prevedono i certificati verdi, della durata di 15 anni, di valore variabile a seconda della fonte utilizzata; per gli impianti di potenza elettrica non superiore a 1MW, in alternativa ai certificati verdi, si prevede una tariffa fissa onnicomprensiva, anch’essa variabile a seconda delle fonte utilizzata, sempre per un periodo di 15 anni. Inoltre, sono previste modifiche alla disciplina delle procedure autorizzative degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, al fine di facilitarne la diffusione[5].
Il DM 28 luglio 2005 ha definito i criteri di incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica da fonte solare coerenti con le disposizioni della direttiva 2003/54/CE, introducendo una nuova modalità di incentivazione per la produzione di energia da impianti fotovoltaici con taglie comprese tra 1 kW e 1000 kW di potenza elettrica, il c.d. cosiddetto “conto energia” (in sostituzione del precedente sistema di incentivazione basato esclusivamente su contributi in conto capitale per la costruzione degli impianti – erogati, sotto varie forme, a livello regionale, nazionale o comunitario - e idoneo a finanziare il 50-75 % del costo di investimento).A differenza delle incentivazioni in conto capitale, questo meccanismo incentiva l’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici collegati alla rete elettrica, il cui surplus potrà essere venduto alla rete stessa a tariffe incentivanti. In sostanza, con l’attivazione del “conto energia”, a partire dal mese di settembre 2005 anche i privati, le famiglie e i condomini possono connettersi alla rete nazionale e vendere a tariffe incentivanti la propria energia elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici.
Nel corso degli ultimi anni sono stati realizzati interventi di vario tipo, finalizzati al risparmio energetico, all’efficienza nell’uso dell’energia e al rendimento energetico dell’edilizia. In particolare, sono stati introdotti incentivi per la rottamazione di autoveicoli, autocarri e motocicli (in particolare al fine di incentivare la rottamazione di veicoli classificati “euro 0” o “euro 1”) edetrazioni di imposta per la sostituzione di elettrodomestici (frigoriferi, congelatori e loro combinazioni) con analoghi apparecchi di classe energetica non inferiore ad A+. Sul fronte delle imprese, sono state riconosciute agevolazioni fiscali (sotto forma di detrazioni di imposta) per la sostituzione di apparecchi illuminanti con altri ad alta efficienza energetica, fluorescenti, ovvero ad alto rendimento ottico, nonché detrazioni di imposta per motori industriali ad alta efficienza. Alcune agevolazioni fiscali sono state introdotte in materia di efficienza energetica dell’edilizia, sotto forma di detrazione dall’imposta lorda, per interventi di adeguamento degli edifici volti a garantire migliori risultati in termini di risparmio energetico (riduzione perdite di energia attraverso pareti, pavimenti, solai e finestre, promozione del solare termico, promozione di nuovi edifici a elevati standard energetici). In particolare, è stata prevista una detrazione dall’imposta lorda per una quota pari al 55 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino ad un valore massimo di 100.000 euro, da ripartire in tre quote annuali di eguale importo, per interventi di riqualificazione energetica volti a garantire il conseguimento di specifici obiettivi di risparmio energetico.
Il disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2009-2011[6] contiene numerose disposizioni in materia di energia.
Per quanto riguarda l’energia nucleare, il disegno di legge reca una delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi recanti criteri per la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione elettrica nucleare nonché dei sistemi di stoccaggio dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare e per la definizione delle misure compensative minime da corrispondere alle popolazioni interessate (articolo 14). Alle fonti di produzione di energia nucleare sarà inoltre assicurata la precedenza dal gestore della rete di trasmissione elettrica prevista dal D.Lgs. 79/99, immediatamente dopo le fonti rinnovabili. Si prevede inoltre (articolo 15) che con delibera del CIPE, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Ministro dell’ambiente, e sentite le Commissioni parlamentari competenti, siano definite le tipologie degli impianti di produzione di energia elettrica nucleare che possono essere realizzati nel territorio nazionale, nonché le procedure autorizzative e i requisiti soggettivi per lo svolgimento delle attività di costruzione e di esercizio degli impianti. Viene inoltre istituita (articolo 17) l'Agenzia per la sicurezza nucleare, quale autorità nazionale per la regolamentazione tecnica, il controllo e l'autorizzazione ai fini della sicurezza nel settore nucleare.
L’articolo 21 prevede inoltre la predisposizione, da parte del CIPE, di un Piano operativo per la promozione dell’innovazione nel settore energetico, con particolare riferimento allo sviluppo del nucleare di nuova generazione.
In tema di risparmio ed efficienza energetica, al fine di assicurare l’attuazione dei programmi di efficienza e risparmio energetico, si prevede l’elaborazione, entro il 31 dicembre 2009, di un piano straordinario in materia, da trasmettere alla commissione UE. Sono inoltre previste misure volte ad incrementare l’efficienza del settore energetico (articolo 18), come l’assegnazione della la gestione economica del mercato del gas in esclusiva al Gestore del mercato elettrico Spa (GME) e l’istituzione dell’Acquirente Unico anche nel settore del gas, ampliando i compiti in capo a quello operante nel settore elettrico. Per la cogenerazione ad alto rendimento, si prevede la definizione di un adeguato regime di sostegno, analogo a quello riconosciuto nei principali Stati membri dell'Unione Europea ..
Per quanto riguarda la promozione delle fonti energetiche rinnovabili si prevede che il Governo debba definire norme, criteri e procedure standardizzate destinati alle amministrazioni ai fini dell’individuazione delle risorse rinnovabili disponibili e dell’autorizzazione alla costruzione di impianti utilizzanti tali fonti (articolo 16, comma 11). I comuni dovranno destinare aree del proprio patrimonio per realizzazione di impianti fotovoltaici di erogazione di energia elettrica “in conto energia” e di servizi di “scambio sul posto” da cedere a cittadini che intendano usufruire degli incentivi del suddetto conto e sottoscrivere contratti di scambio con il gestore della rete (articolo 16, comma 12). Viene poi istituita (articolo 20) l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, che opera al posto dell’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente, conseguentemente soppresso.
Infine, numerose altre disposizioni contenute nel citato disegno di legge si muovono nella direzione della semplificazione delle procedure di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto e delle opere connesse, nonché per gli interventi di sviluppo ed adeguamento della rete elettrica di trasmissione nazionale.
Principale proprietario della Rete di Trasmissione Nazionale di energia elettrica ad alta tensione con oltre il 98% delle infrastrutture elettriche nazionali è la società Terna spa.. La Società è responsabile della trasmissione e del dispacciamento dell'energia sull'intero territorio, è responsabile dell'attività di programmazione e sviluppo della Rete, provvede alla sua manutenzione e al suo sviluppo nel rispetto di precisi vincoli ambientali.
Terna - Rete Elettrica Nazionale S.p.A. è una società per azioni quotata in Borsa. Essa è stata costituita il 31 maggio 1999 in seno all’ENEL, in seguito alla liberalizzazione del settore elettrico attuata dal cosiddetto decreto Bersani per l’esercizio dei diritti di proprietà della rete di trasmissione (comprensiva delle linee di trasporto e delle stazioni di trasformazione dell’energia elettrica), in ottemperanza alle disposizioni del D.Lgs. 79/99. Il collocamento delle azioni è avvenuto nel giugno 2004: attualmente l’azionista di maggioranza relativa è la Cassa Depositi e Prestiti, che detiene il 29.99% del pacchetto azionario. Tra i principali azionisti della società troviamo Enel, Pictet Asset Management SA al 5% e Assicurazioni Generali al 2,1% (dati al 4/04/2008). Il restante 58% circa è ripartito tra investitori istituzionali e retail. La cessione delle azioni da parte di Enel è avvenuta il 15 settembre 2005.
Il Sistema di Trasmissione Terna si articola in
§ 39.446 km di linee elettriche
§ 117.543 MVA (MegaVoltAmpere) di capacità di trasformazione
§ 1.000 MW la capacità di trasporto delle linee più potenti
§ 18 linee di interconnessione con l’estero
§ 366 stazioni di trasformazione e smistamento
§ 0,4 km la linea a 380 kV più corta (“Ostiglia-Ostiglia C.le”, in Lombardia)
§ 218 km la linea più lunga (“Matera-S.Sofia”, tra Basilicata e Campania)
§ 1.600 m la profondità del cavo sottomarino SA.PE.I (il più profondo al mondo)
§ 339,8 miliardi di kilowattora il fabbisogno Italia nel 2007 (dati provvisori)
§ 56.822 megawatt il record storico di potenza massima richiesta (18/12/2007).
Il Piano strategico 2008-2012 (dati al 31.01.2008) indica in 3,1 miliardi di euro gli investimenti complessivi per il Gruppo, di cui l'80% per lo sviluppo della rete. Indica, inoltre, in 50 milioni di euro la riduzione dei costi a fine 2012, e la crescita dei dividendi di almeno il 4% annuo.
I principali interventi previsti sulla Rete di Trasmissione:
§ collegamento a 500kV in c.c. Sardegna-Penisola Italiana (SA.PE.I)
§ elettrodotto a 380 kV "S.Barbara - Casellina", in Toscana
§ razionalizzazione rete in Valcamonica e Valtellina (Lombardia)
§ elettrodotto a 380 kV "Foggia-Benevento", tra Puglia e Campania
§ elettrodotto a 380 kV "Sorgente-Rizziconi", tra Calabria e Sicilia
§ linea Dolo-Camin-Fusina (Veneto)
§ razionalizzazione rete area Provinci di Lodi (Lombardia)
§ razionalizzazione rete Val d'Ossola Sud (Piemonte)
§ avvio linea Udine Ovest - Okroglo (Italia-Slovenia)
§ potenzimento interconnessione Italia-Francia
§ avvio collegamento con i Balcani, in cavo sottomarino attraverso l'Adriatico.
Leader nella distribuzione di energia elettrica e la società Enel Distribuzione Spa, che gestisce più di un milione di chilometri di elettrodotti per portare l'elettricità a circa 30 milioni di clienti sia domestici sia d'affari.
Enel Distribuzione dispone di elettrodotti pari a 19.279 km di linee in alta tensione, 333.194 km di linee in media tensione e 725.735 km di linee in bassa tensione, nonché di stazioni elettriche pari a 1.983 cabine primarie con una potenza di trasformazione di 87.532 MVA, 477 Centri satellite e sezioni MT, 345.388 cabine secondarie MT/BT con una potenza di trasformazione di 65.688 MVA e 62.453 altre cabine secondarie con una potenza di trasformazione di circa 1.197 MVA
Di seguito si fornisce un quadro dell’attività di distribuzione di energia elettrica dei maggiori operatori nazionali.

Fonte: Elaborazione dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas su dichiarazioni degli operatori, agosto 2007 (dati riferiti al 31 dicembre 2006).
Di seguito si indica la lunghezza delle reti di distribuzione di energia elettrica dei maggiori operatori nazionali.
|
|
ESTENSIONE RETE (km) |
OPERATORI |
||
|
|
ALTA TENSIONE |
MEDIA TENSIONE |
BASSA TENSIONE |
|
|
Val d'Aosta |
56,6 |
1.521,7 |
2.501,7 |
5 |
|
Piemonte |
1.428,3 |
27.955,3 |
59.233,8 |
5 |
|
Liguria |
738,0 |
6.949,2 |
22.211,3 |
2 |
|
Lombardia |
2.891,7 |
39.740,0 |
77.266,3 |
13 |
|
Trentino A.A. |
452,0 |
7.747,0 |
20.352,9 |
72 |
|
Veneto |
2.162,1 |
25.830,5 |
60.335,5 |
3 |
|
Friuli V.G. |
538,7 |
8.104,3 |
15.917,4 |
6 |
|
Emilia Romagna |
1.927,3 |
31.023,8 |
62.507,1 |
3 |
|
Toscana |
1.190,0 |
26.034,6 |
56.869,0 |
2 |
|
Lazio |
1.783,0 |
28.046,0 |
60.952,0 |
5 |
|
Marche |
565,0 |
11.437,9 |
28.189,5 |
6 |
|
Umbria |
57,0 |
8.505,6 |
18.385,9 |
2 |
|
Abruzzo |
530,0 |
9.758,1 |
23.100,6 |
4 |
|
Molise |
45,0 |
3.589,0 |
7.348,0 |
1 |
|
Campania |
1.267,0 |
23.688,7 |
54.646,0 |
2 |
|
Puglia |
1.719,0 |
28.279,5 |
60.233,0 |
3 |
|
Basilicata |
629,0 |
9.719,0 |
13.594,0 |
1 |
|
Calabria |
504,0 |
17.377,0 |
48.881,0 |
1 |
|
Sicilia |
1.171,0 |
35.483,2 |
74.735,1 |
9 |
|
Sardegna |
488,0 |
17.532,7 |
34.359,3 |
5 |
|
Italia |
20.142,7 |
368.323,1 |
801.619,4 |
150 |
*In questa colonna i distributori vengono contati tante volte quante sono le regioni in cui operano.
Fonte: elaborazione Autorità per l'energia elettrica e il gas su dichiarazioni degli operatori, marzo 2008 (dati riferiti al 31 dicembre 2006).
Ilprincipale operatore italiano di trasporto e dispacciamento di gas naturale sul territorio nazionale è la società Snam Rete Gas, che dispone della quasi totalità delle infrastrutture di trasporto in Italia, con oltre 31.000 km di gasdotti in alta e media pressione (circa il 96% dell'intero sistema di trasporto). La Società possiede l'unico impianto attualmente operativo in Italia per la rigassificazione del GNL attraverso il quale viene importato gas naturale liquefatto trasportato da navi metaniere.
Dal dicembre 2001 è quotata alla Borsa di Milano. Il titolo è incluso nell'indice S&P/MIB. I principali azionisti sono Eni (50,03%), Investitori Istituzionali (29,02%), Snam Rete Gas possiede il 9,99% di azioni proprie, Investitori Retail (8,86%), Banca D'Italia (2,1%).
A norma del D.Lgs. 164/2000 di apertura del mercato del gas, le attività di trasporto e di rigassificazione, in quanto di pubblico interesse, sono regolamentate dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas che stabilisce la metodologia di calcolo delle tariffe. Si tratta pertanto di un business con un contenuto profilo di rischio, in grado di conseguire performance stabili nel tempo.
La rete di trasporto Eni si estende per 31.081 chilometri ed è articolata in:
§ una rete di trasporto nazionale dell'estensione di 8.548 chilometri, costituita essenzialmente da condotte di grande diametro che trasportano il gas dai punti di ingresso al sistema – i gasdotti di importazione, e i principali centri di produzione nazionale – ai punti di interconnessione con la rete di trasporto regionale e ai siti di stoccaggio. Della rete nazionale di gasdotti fanno parte alcuni gasdotti interregionali funzionali al raggiungimento di importanti aree di mercato;
§ una rete di trasporto regionale dell'estensione di 22.533 chilometri, costituita da condotte di dimensione minore delle precedenti per la movimentazione del gas naturale in ambiti territoriali delimitati, generalmente su scala regionale, per la fornitura del gas ai consumatori industriali e termoelettrici e alle reti di distribuzione urbana del gas.
Dal 2001, anno del suo collocamento in Borsa, al 2006 Snam Rete Gas ha investito 3 miliardi di euro nella rete, potenziando del 20% la capacità di trasporto.
Secondo il Piano 2008-2011 Snam Rete Gas investirà altri 4,3 miliardi di euro che aumenteranno di un altro 25% la capacità di trasporto.
Alcune delle opere il cui avvio è previsto negli anni di Piano saranno completate negli anni successivi e comporteranno investimenti annui di oltre 1 miliardo fino a tutto il 2015.
Gli investimenti permetteranno di sviluppare le infrastrutture coerentemente con la crescita del mercato che, trainata dai consumi del settore termoelettrico, prevede una domanda di gas in crescita dai circa 87 miliardi di metri cubi nel 2007 a circa 94 nel 2011, che si stima diventeranno 104 al 2015 e 114 al 2020.
Le principali opere riguardano:
§ il potenziamento della rete di trasporto lungo la direttrice sud-nord attraverso i progetti di una terza linea di metanodotti in Sicilia ed in Calabria, la sealine Tirrenica e la Rete Adriatica. L'iniziativa prevede anche la realizzazione di due nuove centrali di compressione in Sicilia ed in Abruzzo e il potenziamento della centrale di Enna;
§ il potenziamento delle strutture lungo la direttrice est-ovest della pianura padana finalizzato ad incrementare la movimentazione verso l'Italia nord occidentale delle forniture di gas provenienti dal sud e dal nord est dell'Italia;
§ l'espansione della capacità di rigassificazione del terminale GNL di Panigaglia da 3,5 miliardi di metri cubi/anno a 8 miliardi di metri cubi/anno.
Verranno realizzati 1.500 chilometri di nuovi metanodotti ed è previsto l’ampliamento della potenza delle attuali centrali di compressione per 110 Megawatt.

Eni, attraverso Italgas (Eni 100%) e altre società controllate, esercita l'attività di distribuzione in 1.318 comuni con una rete di gasdotti dell'estensione di circa 49 mila chilometri, 5,6 milioni di utenze e 7,3 miliardi di volumi distribuiti.
A norma del D.Lgs. 164/2000 di apertura del mercato del gas, l'attività di distribuzione in quanto pubblico servizio è regolamentata dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas che stabilisce la metodologia di calcolo delle tariffe, fissando in particolare il rendimento del capitale investito. Si tratta pertanto di un business con un contenuto profilo di rischio, in grado di conseguire performance stabili nel tempo.
L'attività di distribuzione gas è svolta in regime di concessione tramite affidamento del servizio da parte degli Enti pubblici locali.
Con le Consociate, nel 2007 ha trasportato complessivamente, 9 miliardi di metri cubi di gas attraverso 58.500 chilometri di tubazioni, gestendo 7,3 milioni di contatori installati. Le previsioni di investimento globali ammontano, nel prossimo quadriennio, a 1.500 milioni di euro.
Italgas è direttamente concessionaria del servizio in 1.220 Comuni, di cui 1.112 in esercizio; nel corso del 2007 ha trasportato 6,5 miliardi di metri cubi di gas attraverso 40.000 chilometri di tubazioni e ha gestito oltre 4,9 milioni di contatori installati.
Il capitale investito, costituito principalmente dagli impianti di distribuzione, ha superato i 2,9 miliardi di euro, di cui circa il 90% finanziato con risorse proprie.
La Società nel 2007 ha ricavato 629 milioni di euro, ha realizzato opere per oltre 200 milioni di euro e prevede, nel prossimo quadriennio, di investire nel settore della distribuzione 1.000 milioni di euro.
Eni ha definito per il prossimo quadriennio un piano di investimenti di circa 1 miliardo di euro, finalizzato allo sviluppo/potenziamento delle reti di distribuzione e all'upgrading tecnologico. L'obiettivo al 2011 è di servire 6 milioni di utenze e di incrementare i volumi fino a 8,3 miliardi di metri cubi.
L’approvvigionamento energetico dell'Unione europea è caratterizzato da un forte grado di dipendenza dall'esterno. Attualmente, infatti, i Paesi UE importano il 50% dell’energia consumata, mentre si stima che in assenza di interventi entro il 2020 o il 2030 le importazioni saliranno al 70% del fabbisogno, con crescenti rischi economici, sociali e ambientali. Le importazioni di energia rappresentano il 6% delle importazioni totali. In termini geopolitici, il 45% delle importazioni di petrolio proviene dal Medio Oriente e il 40% delle importazioni di gas naturale dalla Russia.
In tale contesto la posizione dell’Italia appare particolarmente delicata. La bilancia energetica nazionale si caratterizza, infatti, per una dipendenza dalle importazioni superiore alla media europea e, in particolare, per una forte dipendenza dalle importazioni di gas.
Lo scenario del mercato del gas è stato investito nel corso dell’ultimo decennio da profondi cambiamenti. Tale mutamento negli ultimi anni ha fatto emergere due aspetti fondamentali:
§ la disponibilità di gas;
§ la sicurezza degli approvvigionamenti.
A fronte di un incremento della domanda di gas in Europa occidentale in coerenza con il trend globale, si assiste in parallelo ad una progressiva diminuzione della produzione interna europea.
Il mercato europeo del gas attualmente è soddisfatto per più della metà da produzione interna e per la restante parte da importazioni. Il ruolo più importante nelle importazioni lo rivestono la Russia e l’Algeria, mentre è ancora relativamente poco sviluppato il mercato del GNL.
Le previsioni di crescita della domanda di gas naturale indicano che il consumo di gas crescerà da circa 575 Miliardi di metri cubi annui del 2005 a più di 700 nel 2020. Contestualmente, le riserve di gas in Europa vanno progressivamente esaurendosi e non saranno completamente sostituite da nuove scoperte (queste ultime concentrate in Norvegia). La produzione europea diminuirà (in particolare in UK, NL, D, IT) da 330 Miliardi di metri cubi annui nel 2005 a 220 nel 2020.
Questi due andamenti comporteranno inevitabilmente un aumento della dipendenza da importazioni, che passeranno da 245 Miliardi di metri cubi annui del 2005 (pari al 43% del consumo) a circa 500 nel 2020 (pari al 70% del consumo).
Ciò evidenzia l’urgenza di realizzare nuove infrastrutture volte a garantire una maggiore sicurezza delle forniture, soprattutto ove si consideri che quelle attuali consentono l’importazione prevalentemente da due soli Paesi (Russia e Algeria).
Come detto, all’interno dell’Europa l’Italia è uno dei paesi a maggiore dipendenza dal gas, e la situazione non potrà cambiare molto nel futuro prossimo.
L’Italia importa il 32% del gas dalla Russia, il 37% dall’Algeria, l’11% dall’Olanda, l’8% dalla Norvegia e il restante 6% da altri Paesi (dati 2005).
Ad oggi le infrastrutture che alimentano il mercato del gas italiano (3° mercato europeo dopo UK e D) sono appena sufficienti per garantire l’equilibrio tra domanda e offerta.. Nell’inverno 2005/2006, a causa della rigidità delle temperature, di forti consumi nel settore elettrico e di problemi nell’approvvigionamento dalla Russia attraverso l’Ucraina, il sistema ha dovuto ricorrere allo stoccaggio strategico e a misure di contenimento dei consumi e nei successivi inverni 2006/2007 e 2007/2008 situazioni di emergenza sono state evitate grazie a misure preventive e all’andamento climatico favorevole.
In tale contesto i nuovi progetti appaiono essenziali a garantire la sicurezza delle forniture e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
Nel recente dibattito sui temi della sicurezza energetica e delle conseguenti implicazioni geopolitiche, da più parti è stata prospettata la possibilità per l’Italia di sfruttare la propria posizione centrale nel Mediterraneo per fare da snodo (hub) del gas desinato al resto d’Europa. In tale prospettiva diviene essenziale realizzare nuove infrastrutture di approvvigionamento e di stoccaggio, con un apprezzabile margine di capacità rispetto alla domanda.
Per quanto concerne i gasdotti, attualmente i Progetti e gli Accordi finalizzati[7] sono i seguenti:
§ GALSI: Gasdotto Algeria-Sardegna-Italia: rappresenta un progetto strategico per l’Italia che contribuirà in maniera significativa ad aumentare la disponibilità di gas per il Paese, incrementando altempo stesso la sicurezza degli approvvigionamenti (Investimento previsto: tra 1,5 e 2,5 miliardi di euro).
§ Potenziamento Greenstream: Il progetto Greenstream (Libyan Gas Transmission System - LGTS) fa parte del WesternLibyan Gas Project, inaugurato il 7 ottobre 2004, è il più lungo gasdotto sottomarino mai realizzato nel Mediterraneo. Eni è operatore, con una quota del 50%, per lo sviluppo congiunto dei giacimenti. L'altro partner, con quota paritetica, è la National Oil Corporation (NOC), la società petrolifera di stato libica.È in programma l'incremento della capacità di trasporto del gasdotto da 8 a 11 miliardi di metri cubi con un investimento di circa 80 milioni di euro relativo in particolare all'adeguamento della capacità di compressione, oltre a interventi minori di ottimizzazione del sistema.
§ ITGI: Interconnessione Turchia-Grecia-Italia. Il Corridoio ITGI permetterà l’importazione in Italia, attraverso Turchia e Grecia, di gas naturale proveniente dall’Area del Mar Caspio. Il Corridoio richiede il potenziamento della rete turca e dell’Interconnector tra Turchia e Grecia (Progetto ITG) e la realizzazione dell’Interconnector tra Grecia e Italia (Progetto IGI).Il nuovo collegamento amplierà le fonti di approvvigionamento della Grecia, e di conseguenzadell'Italia e del resto del sud-Europa.
§ South Stream. Il progetto prevede nuovi gasdotti dalla Russia all’Unione Europea attraverso il Mar Nero partendo da Beregovaya (punto di partenza del Blue Stream, già realizzato dalle aziende Gazprom, Eni e Saipem). E’ previsto un investimento di circa 10 miliardi di euro.
§ Potenziamento TAG in Austria. Il gasdotto TAG, costruito agli inizi degli anni Settanta, e potenziato a più riprese, trasporta gas naturale proveniente dalla Russia attraversa l’Austria da Baumgarten, al confine tra Austria e Repubblica Slovacca fino a Tarvisio. La società Trans Austria Gasleitung GmbH è controllata congiuntamente da Eni International (89%) e dalla compagnia austriaca OMV Gas (11%). L'investimento per il potenziamento ammonta a circa 130 milioni di euro.
§ TAP: Trans Adriatic Pipeline. Il progetto TAP è finalizzato alla connessione della rete italiana (Puglia) alla rete dell’Albania attraverso il mare Adriatico. • TAP andrà ad allacciarsi alla rete di gasdotti presenti in Grecia e Turchia. Il Progetto necessita della realizzazione di una connessione tra le reti albanese e greca e dei conseguenti potenziamenti delle reti greca e turca.
§ Potenziamento TTPC in Tunisia. TTPC Ltd. è la società costituita da Eni per finanziare la costruzione del tratto tunisino del sistema di trasporto che collega le riserve di gas dell’Algeria all’Italia. TTPC sta aumentando la capacità di trasporto realizzato in due fasi. Il gasdotto è costituito da due linee che si sviluppano attraverso il territorio tunisino fino alle coste del Mar Mediterraneo nella regione di Cap Bon, dove il gasdotto della TTPC si connette al gasdotto sottomarino della TMPC (Transmediterranean Pipeline Company, società partecipata al 50% da Eni e al 50% dal fornitore algerino di gas naturale Sonatrach) che consente al gas algerino di raggiungere la Sicilia.
Per garantire la sicurezza del sistema energetico italiano e per favorire la concorrenza è necessario diversificare le fonti di approvvigionamento. La copertura del fabbisogno di gas va assicurata, quindi, non solo tramite gasdotti ma anche attraverso nuove infrastrutture di rigassificazione di gas naturale liquefatto (GNL), che mirano a diversificare le modalità e i Paesi di approvvigionamento, a creare un mercato più flessibile e a consentire l’ingresso di nuovi operatori sul mercato.
Attualmente è funzionanante nel nostro Paese un solo rigassificatore (Panigaglia). Terminali GNL autorizzati sono previsti in Toscana (off-shore)[8], nell’Adriatico (Rovigo)[9] e a Brindisi. Altri dieci terminali risultano in fase di istruttoria.
Il Consiglio europeo dell’8-9 marzo 2007 ha approvato un piano d’azione globale in materia di energia per il periodo 2007-2009.
Il pianocomprende un insieme di azioni prioritarie finalizzate al raggiungimento dei tre obiettivi della politica energetica europea, già prospettati nel Libro verde sull’energia presentato dalla Commissione nel marzo 2006:
§ aumentare la sicurezza dell'approvvigionamento;
§ garantire la competitività delle economie europee e la disponibilità di energia a prezzi accessibili;
§ promuovere la sostenibilità ambientale e lottare contro i cambiamenti climatici.
L’ obiettivo strategico per la politica energetica europeaè di ridurre almeno del 20%, entro il 2020, le emissioni di gas serra.
Il Consiglio europeo dell’11 e 12 dicembre 2008 ha raggiunto un accordo di compromesso sul pacchetto di proposte relative ad energia e cambiamenti climatici in vista delle loro approvazione definitiva attesa per il prossimo mese di marzo. Questo pacchetto assicurerà l'attuazione degli impegni in materia energetica e climatica assunti dall'Unione europea nel marzo 2007.
Il Consiglio europeo ha inoltre affermato l'impegno dell'Unione europea di portare l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nel 2020 dal 20% al 30% nell'ambito di un accordo mondiale ambizioso e globale a Copenaghen sui cambiamenti climatici al di là del 2012, a condizione che gli altri paesi sviluppati s'impegnino a conseguire analoghe riduzioni di emissioni e che i paesi in via di sviluppo più avanzati sul piano economico diano un contributo adeguato alle rispettive responsabilità e capacità.
Il 13 novembre 2008 la Commissione ha presentato la comunicazione relativa al secondo riesame strategico della politica energetica con cui propone un piano d'azione dell'UE per la sicurezza e la solidarietà nel settore energetico (COM(2008)781).
Nel presentare il secondo pacchetto, il Presidente Barroso ha ricordato che nell’ultimo anno il prezzo dell’energia è aumentato mediamente del 15% in Europa e che il 54% dell’energia utilizzata in Europa è importato, con un costo di 700 euro per ogni cittadino dell’UE.
Il secondo riesame strategico individua due priorità:
§ far fronte alla crescente precarietà dell’approvvigionamento energetico. A questo scopo si individuano 5 ambiti in cui l’intervento dell’UE è particolarmente urgente per evitare il rischio di crisi. Si tratta di:
- realizzare nuove infrastrutture;
- sfruttare al meglio le risorse energetiche interne dell’UE, sia rinnovabili che fossili;
- dare maggiore spazio alla solidarietà, compresi i meccanismi di crisi di cui dispone l’UE (le scorte petrolifere e vari meccanismi di intervento in caso di eventuali interruzioni nella fornitura del gas);
- attivarsi con maggiore impegno e urgenza per migliorare l’efficienza energetica;
- maggiore attenzione che l’UE intende assegnare alle relazioni con i paesi fornitori attraverso un più stretto coordinamento tra gli Stati membri e con la Commissione.
§ adottare le misure per soddisfare gli obiettivi della riduzione delle emissioni di gas serra del 20%; raggiungimento del 20% di energia rinnovabile sul totale e ridurre la domanda di energia del 20% entro il 2020.
Il 28 gennaio 2009 la Commissione ha presentato un pacchetto di proposte intese a sostenere il rilancio economico attraverso il sostegno finanziario a progetti strategici nel settore energetico, in accordo con il Piano europeo di rilancio economico approvato dal Consiglio europeo di dicembre 2008.
Il pacchetto si compone di una comunicazione e tre proposte legislative che espongono nei dettagli le modalità di finanziamento dei 5 miliardi di euro supplementari necessari per realizzare, nel 2009 e 2010, progetti essenziali nei settori dell'energia e dell'infrastruttura a banda larga.
Per ciò che riguarda il settore energetico la Commissione, sulla base di quanto indicato nel secondo riesame strategico della politica energetica, sopra citato, individua una serie di progetti prioritari funzionali a perseguire gli obiettivi europei di sicurezza energetica e di riduzione delle emissioni di gas. In particolare, la Commissione propone un investimento pari a 3,5 miliardi di euro in tre settori:
§ cattura e stoccaggio di CO2 (CCS), per un totale di 1,250 miliardi di euro;
la Commissione propone di assegnare 250 milioni di euro per ogni paese interessato, vale a dire: Germania, Paesi Bassi, Polonia, Spagna (con Portogallo) e Regno Unito;
§ produzione d'energia eolica in mare per un totale di 500 milioni di euro;
i finanziamenti interesserebbero prevalentemente progetti nel Mar Baltico e nel Mare del Nord;
§ interconnessioni energetiche: per un totale di 1,750 miliardi di euro
per il gas: 1,025 miliardi, di cui 250 per il progetto NABUCCO che interessa Austria, Ungheria, Bulgaria, Germania, Romania, e 100 milioni di euro per il progetto ITGI - Poseidon relativo al gasdotto che dovrebbe collegare la Turchia all’Italia attraverso la Grecia;
per l’elettricità: 725 milioni di euro per le regioni Baltico, Europa centrale e del sud, Mediterraneo, mare del Nord. Tra di essi si segnala la proposta di stanziamento di 100 milioni di euro per la realizzazione del cavo sottomarino che collegherebbe la Sicilia all’Italia continentale (progetto “Sorgente – Rizziconi”).
Il Consiglio affari generali del 23 febbraio 2009 ha svolto un dibattito in relazione al finanziamento di infrastrutture energetiche prioritarie nel quadro del piano di rilancio economico europeo riconoscendo, tra l’altro, la necessità di raggiungere entro la fine della legislatura un accordo sulla proposta di regolamento presentata dalla Commissione in materia.
Si ricorda che, in occasione del Consiglio energia del 19 febbraio 2009, la Commissione ha presentato una nuova proposta che porterebbe a 3,75 miliardi di euro il finanziamento complessivo destinato ai progetti prioritari nel settore delle infrastrutture energetiche così ripartiti:
§ 2,1 miliardi di euro per progetti di interconnessione delle reti del gas e dell’elettricità;
§ 1,15 miliardi per progetti di cattura e stoccaggio del carbone;
§ 500 milioni per progetti eolici offshore,
Al termine del Consiglio Energia dell’Ue, il Governo italiano ha manifestato la propria soddisfazione per l’accordo di massima raggiunto, considerando “significative ed importanti” le modifiche apportate alla lista dei progetti di interconnessione energetica.
Secondo lo stesso comunicato, infatti, oltre al gasdotto ITGI ed alla connessione Sicilia-Calabria, nella lista dei progetti prioritari sarebbero stati inseriti altri tre progetti: il gasdotto Algeria-Sardegna (GALSI); l’interconnessione elettrica Italia-Malta, e l’impianto CCS di Porto Tolle. Qualora tale proposta fosse definitivamente approvata, l’importo delle risorse assegnate all’Italia potrebbe ammontare a circa 400 milioni di euro.
Il 19 settembre 2007 la Commissione ha presentato un pacchetto di misure volte a realizzare pienamente l’apertura del mercato dell’energia nei settori dell’elettricità e del gas completando la normativa esistente.
Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia
La Commissione, tra l’altro, propone di creare un'Agenzia di cooperazione delle autorità di regolamentazione nazionali nel settore dell'energia[10], con poteri decisionali giuridicamente vincolanti che, a livello europeo, dovrebbe coordinare l'azione e integrare le funzioni di regolamentazione svolte dalle singole autorità in ambito nazionale.
Secondo la Commissione ciò consentirebbe, tra l’altro, di eliminare il divario normativo esistente in relazione agli aspetti transfrontalieri, favorendo così l’instaurazione di un’autentica rete unica europea con conseguenti vantaggi in termini di diversificazione e di sicurezza dell'approvvigionamento. Oltre ad un ruolo consultivo generale nei confronti della Commissione, tra le funzioni affidate all’Agenzia ci sarebbe anche il controllo regolamentare sulla cooperazione tra operatori dei sistemi di trasmissione[11].
Nel corso dell’esame in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, il Consiglio ha accolto la proposta della Commissione specificando che, in generale, l’Agenzia dovrebbe consentire ai soggetti partecipanti al mercato e alle autorità a livello nazionale di svolgere il loro ruolo. Quando sono interessati più Stati membri, secondo il Consiglio, i poteri dell’Agenzia dovrebbero essere limitati soltanto alle decisioni con carattere vincolante.
La Commissione propone, inoltre, di rafforzare i poteri delle autorità di regolamentazione nazionali negli Stati membri[12] che, in primo luogo, dovrebbero ricevere un mandato a cooperare, a livello europeo, con la costituenda Agenzia di cooperazione delle autorità di regolamentazione nazionali per l’energia (vd. supra); in secondo luogo, la Commissione individua una serie di aree di specifiche sulle quali le autorità nazionali dovrebbero esercitare un controllo, fra cui il livello di apertura dei mercati, l’accesso al mercato di terzi, la trasparenza, l’efficace protezione dei consumatori, anche attraverso la facoltà di condurre indagini e imporre sanzioni dissuasive.
Nel corso dell’esame in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, il Consiglio ha inteso ammorbidire la proposta della Commissione, in particolare in relazione a competenze che non riguardano i compiti fondamentali, come le politiche in materia di energie rinnovabili e di ricerca e sviluppo, la sicurezza dell'approvvigionamento e gli obblighi di servizio pubblico. Resta comunque ferma l’indicazione per cui devono essere creati, ove non esistenti, tali organismi con competenza sia nelle reti che sugli approvvigionamenti. I limiti posti all'indipendenza non incidono sul principio di base, vale a dire l'obbligo di rispettare il ruolo delle altre autorità competenti nel campo, ad esempio, della sostenibilità ambientale o degli obblighi di servizio pubblico, del controllo legislativo sul bilancio, del controllo giurisdizionale e dell'eventuale rinnovo della gestione del regolatore. Commissione e Parlamento europeo condividono l’idea che si debba rafforzare il ruolo e l’indipendenza di tali regolatori.
Il 13 novembre 2008 la Commissione ha presentato una comunicazione relativa ad un aggiornamento del programma indicativo per il settore nucleare nel contesto del secondo riesame strategico delle politica energetica (COM(2008)776). Nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici prevista dal Consiglio europeo del marzo 2007, la Commissione ribadisce l’importanza dell'energia nucleare al fine di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici dell'Europa e di ridurre le emissioni di CO2, nonché la necessità di mantenere la sicurezza e la protezione nucleare al centro del processo decisionale, assicurando che lo sviluppo di questa fonte di energia risponda ai requisiti più rigorosi in materia di sicurezza.
Il 26 novembre 2008 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva del Consiglio (Euratom) relativa alla predisposizione di un quadro comunitario per la sicurezza nucleare (COM(2008)790). La proposta della Commissione intende definire gli obblighi fondamentali e i principi generali per gli impianti nucleari che, sulla base di principi e prescrizioni disciplinati a livello UE, tutti gli Stati membri sono tenuti ad applicare.
Tali norme sono volte a disciplinare, tra l’altro, il rafforzamento dell’indipendenza degli organismi di controllo, le responsabilità degli esercenti, una serie di garanzie in riferimento alle risorse umane e finanziarie, i sistemi di gestione, la periodica supervisione della sicurezza, la disponibilità di competenze tecniche a livello transfrontaliero e la possibilità, per gli Stati membri, di elaborare ulteriori prescrizioni di sicurezza da applicare ai futuri reattori nucleari, qualora ciò si rendesse necessario.
Per quanto concerne la sicurezza dei nuovi reattori nucleari, la Commissione propone che, conformemente al principio del costante miglioramento della sicurezza, gli Stati membri puntino a elaborare ulteriori prescrizioni di sicurezza sulla base dei livelli di sicurezza elaborati dall’ dell'Associazione delle autorità di regolamentazione nucleare dell'Europa occidentale (Western European Nuclear Regulators Association – WENRA), e in stretta collaborazione con il Gruppo ad alto livello sulla sicurezza nucleare e la gestione dei rifiuti. La proposta, infine, prevede la creazione di un gruppo di esperti per coordinare la cooperazione tra le autorità di regolamentazione.
L’8 settembre 2008 la Commissione ha presentato la sesta relazione sulla situazione della gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito nell'Unione europea (COM(2008)542) intesa ad offrire una panoramica della situazione attuale della gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito nella UE e a proporre, altresì, azioni a livello comunitario e nazionale al fine di procedere verso la creazione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito.
La Commissione ritiene che, sulla base dei progressi realizzati in campo scientifico e tecnico, lo smaltimento geologico dei rifiuti ad alta attività e del combustibile esaurito, attualmente, possa essere considerata l'opzione più sicura e sostenibile per la gestione a lungo termine dei rifiuti nucleari. Secondo la Commissione, pertanto, l'identificazione, la creazione e l'uso di depositi di rifiuti sicuri dovrebbe essere incoraggiata e facilitata. A tal fine, la Commissione ricorda che la cooperazione regionale e internazionale potrebbe accelerare l'adozione di soluzioni definitive oltreché vantaggiose in termini di economie di scala, sottolineando, tuttavia, la necessità di tenere nella dovuta considerazione l'accettazione di tali scelte a livello politico e sociale. Per motivi tecnici, economici e di sicurezza, inoltre, la Commissione giudica opportuno non incentivare le proposte avanzate dagli Stati non comunitari in materia di depositi di rifiuti radioattivi e combustibile esaurito.
Il 16 dicembre 2008 il Consiglio ha approvato una risoluzione sulla gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi.
Il Consiglio prende atto della relazione della Commissione e conviene sui seguenti principi:
§ ciascuno Stato membro è responsabile della propria politica di gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, assicurando costantemente un livello elevato di sicurezza;
§ è imperativa l'attuazione da parte di ciascuno Stato membro di un piano nazionale di gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi. Tali piani devono essere a lungo termine, comprendere tutti i tipi di rifiuti radioattivi e precisare tutte le fasi della loro attuazione;
§ occorre mettere in atto processi trasparenti per l'attuazione di politiche per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi che consentano d'informare correttamente il pubblico e di coinvolgerlo nel processo decisionale;
§ il meccanismo di riesame tra pari nell'ambito del gruppo ad alto livello, è considerato un modo eccellente per migliorare costantemente la sicurezza della gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito nell'Unione europea.
L’accordo di compromesso sul pacchetto clima-energia è stato recepito dal Parlamento europeo che ha approvato, in prima lettura secondo la procedura di codecisione, tutte le proposte nella seduta del 17 dicembre 2008.
Si ricorda che il pacchetto di proposte su clima ed energia, presentato dalla Commissione il 23 gennaio 2008 e inteso a modificare la struttura del consumo energetico da parte degli Stati membri privilegiando le fonti di energia meno inquinanti, comprende quattro proposte legislative:
- una proposta di direttiva che modifica la direttiva relativa al sistema comunitario di scambio delle quote di emissione (sistema ETS) (COM(2008)16);
- una proposta di decisione relativa alla ripartizione degli sforzi da intraprendere per adempiere all’impegno comunitario a ridurre unilateralmente le emissioni di gas serra in settori non rientranti nel sistema ETS (come i trasporti, l’edilizia, l’agricoltura e i rifiuti) (COM(2008)17);
- una proposta di direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili, concernente anche l'utilizzo dei biocarburanti, per contribuire a conseguire entrambi gli obiettivi di riduzione delle emissioni sopra indicati (COM(2008)19);
- una proposta di direttiva relativa alla disciplina giuridica della cattura e dello stoccaggio del carbonio (CSC) (COM(2008)18).
I provvedimenti restano in attesa di una dell’approvazione da parte in prima lettura da parte del Consiglio.
Il 3 febbraio 2009 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione d’iniziativa, estranea cioè ad un procedimento legislativo, sul secondo riesame strategico della politica energetica europea con cui accoglie favorevolmente le proposte della Commissione.
Servizio Rapporti Internazionali
CURRICULUM
VITAE
Ing. Maroš KONDRÓT
Nato il 6.11.1960
Deputato NR SR (Consiglio Nazionale della Repubblica Slovacca, N.d.T.) del partito SMER.
Membro della Presidenza del Partito SMER – SD (Democrazia Sociale, N.d.T.).
2006: Vicepresidente della Commissione NR SR per gli Affari Europei, membro della Commissione NR SR per la politica economica e membro della Delegazione permanente del NR SR all’Assemblea parlamentare NATO;
2002: eletto deputato NR SR del partito SMER ed é membro della Commissione NR SR per l’Economia, Privatizzazione ed Imprenditoria e della Delegazione permanente NR SR all’Assemblea parlamentare per la Sicurezza e Collaborazione in Europa;
1999-2002: Direttore per gli Affari commerciali della ditta MTI, s.r.o.;
1995-1998: Consigliere del Segretario di Stato del Ministero dell’Economia;
1993-1994: imprenditore;
1990-1993: manager presso le ditte Datavico e Alcatel;
1983-1990: lavora presso la OZO PETRIMEX;
1983: laurea all’Università dell’Economia di Bratislava.
Slovacchia

marzo 2009
Cenni storici
Con la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale e la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico nasceva, il 28 ottobre 1918, la Cecoslovacchia, l’unico Stato dell’Europa orientale che mantenne un regime repubblicano e pluripartitico fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
La crisi dello Stato cecoslovacco – sul cui territorio vivevano, oltre ai gruppi etnici boemo-moravo e slovacco, anche consistenti minoranze tedesche, ruteno-ucraine, polacche ed ungheresi – esplose nel 1936, quando la Germania nazista cominciò ad avanzare formali pretese territoriali. L’accordo di Monaco del 29 settembre 1938, imposto alla Cecoslovacchia da Francia, Germania, Regno Unito ed Italia, sancì l’annessione della regione dei Sudeti al Terzo Reich. Il 2 ottobre 1936 la Polonia occupò il territorio di Teschen e subito dopo il Governo di Praga fu costretto a sottomettersi al primo arbitrato di Vienna, in occasione del quale Italia e Germania stabilirono la cessione all’Ungheria di circa 12 mila Kmq di Slovacchia meridionale. In un ultimo disperato tentativo di salvare l’unità del Paese, il Governo concesse maggiore autonomia agli slovacchi ed ai ruteno-ucraini. Ma il 14 marzo 1939 la Dieta slovacca proclamò l’indipendenza del Paese ed Hitler convocò a Berlino il Presidente cecoslovacco Hatcha costringendolo ad accettare il protettorato tedesco su Boemia e Moravia e l’annessione della Rutenia sub-carpatica all’Ungheria. Il Governo cecoslovacco presieduto da Edvard Benes si rifugiò in esilio a Londra fino alla fine della Guerra.
Nel maggio del 1945 l’Armata Rossa liberò il Paese dai nazisti e restaurò la sovranità cecoslovacca, annettendo tuttavia la Rutenia sub-carpatica all’Unione Sovietica (oggi Ucraina). Dopo la vittoria elettorale del 1946, il Partito comunista instaurò nel 1948 un regime totalitario a partito unico sotto il controllo di Mosca.
Negli anni Sessanta in Cecoslovacchia si fece strada una nuova generazione di dirigenti comunisti, guidati da Alexandre Dubcek, i quali avviarono una serie di riforme economiche e politiche destinate a suscitare l’aperta ostilità dell’Unione Sovietica. Nella notte tra il 20 ed il 21 agosto del 1968 il Paese venne invaso dagli eserciti dei Paesi membri del Patto di Varsavia (tranne quello romeno) ed il Presidente Svoboda fu costretto a sottoscrivere gli accordi di Mosca per la “normalizzazione” della Cecoslovacchia.
Nel novembre del 1989, all’indomani del cambio di regime nella Repubblica Democratica Tedesca, le manifestazioni di piazza misero in crisi anche il Governo di Praga. La “Rivoluzione di velluto” ebbe termine il 10 dicembre 1989, quando il Partito comunista acconsentì a costituire un Governo di unità nazionale con il Forum civico guidato dal noto scrittore dissidente Vaclav Havel, che sarebbe divenuto Presidente della Repubblica. In occasione delle prime elezioni libere del giugno 1990 il Forum civico ottenne il 51% dei voti, mentre a Bratislava nasceva il Partito per una Slovacchia democratica guidato da Vladimir Meciar.
Dopo due anni di polemiche sulle riforme economiche e di rivendicazioni autonomistiche, Meciar lanciò l’idea di trasformare il Paese in una Confederazione, proposta alla quale il Primo Ministro Klaus reagì prospettando la definitiva separazione della Cecoslovacchia in due Stati indipendenti.
Il 25 novembre 1992 il Parlamento federale approvava la legge di dissoluzione dello Stato federale che sanciva la nascita, il 1° gennaio 1993, della Repubblica Ceca e della Repubblica Slovacca.
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DATI GENERALI[13] |
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Superficie |
48,845 kmq (Circa un sesto del territorio italiano) |
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Capitale |
BRATISLAVA (450.000 abitanti) |
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Abitanti |
5.455.407 (2008) |
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Tasso di crescita della popolazione |
0,143% |
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Aspettativa di vita alla nascita |
75,17 |
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Composizione etnica |
Slovacchi (85,8%), ungheresi (9,7%), rom (1,7%), ruteni ed ucraini (1%), altri (1,8 %) |
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Lingue |
Slovacco (ufficiale, 83,9%), ungherese (10,7%),lingua rom (1,8), ucraino (1%), altri (2,6%). |
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Religioni praticate |
Cattolica (68.9%), protestante (10,8%), ortodossa 4,1%), nessuna (13%), altre (3,2%). |
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PRINCIPALI CARICHE DELLO STATO |
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Presidente della Repubblica |
Ivan GASPAROVIC (HDZ, Movimento per la Democrazia[14]) eletto il 17 aprile2004 ed in carica dal successivo 15 giugno |
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Presidente del Consiglio Nazionale |
PavolPASKA (SMER – Direzione Democrazia sociale) dal 4 luglio 2006 |
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Primo ministro |
Robert FICO (SMER – Direzione Democrazia sociale), dal 4 agosto 2006 |
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Ministro degli Affari esteri |
Jan KUBIS (Diplomatico, SMER)) |
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Ministro delle finanze |
Ján POČIATEK(SMER) |
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Ministro degli interni |
Robert KALIŇÁK(SMER) |
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SCADENZE ELETTORALI |
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Presidenziali |
21 marzo 2009 |
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Politiche |
2010 (le ultime elezioni si sono tenute il 17 giugno 2006) |
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QUADRO ISTITUZIONALE |
Forma di governo
La Slovacchia è Repubblica parlamentare. La Costituzione della Repubblica slovacca, ratificata il 1° settembre 1992, è in vigore dal 1° gennaio 1993 (data dell’indipendenza del Paese). Nel settembre 1998 è stata modificata per permettere l’elezione diretta del Capo dello Stato.
Presidente della Repubblica
Il Capo dello Stato è il Presidente della Repubblica, eletto a suffragio universale con sistema a doppio turno. La durata del suo mandato è di cinque anni e non può essere eletto per più di due volte consecutive. Nonostante l’elezione diretta del Capo dello Stato comporti un rafforzamento del mandato presidenziale, il potere esecutivo è esercitato dal Governo e le funzioni del Presidente della Repubblica sono assai limitate.
Il Capo dello Stato rappresenta la Repubblica slovacca nell’ambito delle relazioni internazionali ed è il Comandante delle Forze Armate. Controfirma i disegni di legge approvati dal Consiglio Nazionale, potendo chiederne un riesame. Ha il potere di sciogliere il Consiglio Nazionale. Il Presidente della Repubblica è responsabile della designazione del Primo Ministro, il quale propone al Presidente della Repubblica i restanti Membri del Consiglio dei Ministri da nominare. Il Governo deve quindi ottenere la fiducia del Parlamento, che esercita il potere di indirizzo politico.
Parlamento
Il Consiglio Nazionale (“Narodna Rada”), ovvero il Parlamento slovacco, è a struttura unicamerale; è composto da 150 membri, eletti ogni quattro anni con sistema proporzionale e sbarramento al 5%. Il Consiglio Nazionale adotta le proprie deliberazioni a maggioranza dei presenti. Con la maggioranza dei 2/3 dei membri sono approvate le modifiche costituzionali.
Composizione del Consiglio Nazionale:
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PARTITO[15] |
SEGGI |
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Direzione Democrazia sociale (SMER) |
50 |
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Unione Slovacca democratica e Cristiana (SDKU) |
31 |
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Partito Nazionale Slovacco (SNS) |
20 |
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Partito della Coalizione Ungherese (SMK-MKP) |
20 |
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Partito del Popolo-Movimento per una Slovacchia democratica (LS-HZDS) |
15 |
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Movimento Cristiano Democratico (KDH) |
14 |
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TOTALE |
150 |
Governo
Il Governo è composto dal Primo Ministro e dai Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro e, su sua proposta, i Ministri. Il Governo si presenta dinanzi al Consiglio Nazionale per ricevere, a maggioranza assoluta dei membri, il voto di fiducia.
Corte costituzionale
La Corte Costituzionale è stata istituita dalla legge costituzionale n.460 del 1992 come organo giuridico indipendente. Si compone di tredici giudici, scelti dal Presidente della Repubblica tra una lista di candidati indicati dal Parlamento, i quali restano in carica per un periodo di dodici anni.
Magistratura
Il sistema giudiziario prevede una Corte Suprema, Tribunali regionali, Tribunali federali di prima istanza ed un Tribunale militare. La maggior parte dei magistrati sono eletti dal Parlamento o designati dal Ministro della Giustizia. Tutti i giudici, il Presidente e il Vice Presidente della Corte Suprema sono nominati dal Parlamento.
Amministrazione dello Stato
La Repubblica Slovacca è suddivisa in 8 regioni (kraj) ognuna delle quali prende il nome dalla rispettiva maggiore città. Ogni regione, a sua volta, è poi suddivisa in province (okres) e, a livello ulteriore, in 79 distretti (obvod). La rappresentanza in Parlamento tiene parzialmente conto di tali demarcazioni territoriali, che vengono prevalentemente utilizzate a fini di decentramento amministrativo. Le regioni sono direttamente subordinate al governo ed i funzionari regionali vengono nominati dal Parlamento.
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POLITICA INTERNA |
Le elezioni anticipate del 17 giugno 2006 hanno visto la sconfitta della coalizione di centro-destra che ha sostenuto le riforme di stampo liberistico del Governo di Mikulas Dzurinda, garantendo l’ingresso della Slovacchia nell’Unione Europea.
Il Parlamento uscito dalle urne è risultato alquanto frammentato. I socialdemocratici dello SMER, che hanno ottenuto la maggioranza relativa (29,14% dei voti, 50 seggi in Parlamento), hanno dato vita ad un’inedita coalizione con il Partito Nazionale Slovacco (SNS) di Slota (che con l’11,73% è stata la grande sorpresa delle consultazioni) ed il Movimento per la Slovacchia Democratica (HZDS) dell’ex-Primo Ministro Meciar.
Il 4 agosto 2006 il Governo, guidato dal leader SMER Robert Fico, ha ottenuto la maggioranza dei voti in Parlamento (80 su 135), ma i Socialdemocratici hanno dovuto subire una sospensione della loro membership del Partito Socialista Europeo, rimossa solo nello scorso mese di febbraio. Le prossime elezioni legislative sono previste nel 2010.
Presidente della Repubblica è dal 15 giugno 2004 Ivan Gasparovic (leader del piccolo partito di opposizione HZD, nato da una scissione con l’HZDS), risultato vincitore su Vladimir Meciar. Il suo mandato scadrà nel giugno 2009 ed egli ha presentato la propria candidatura per un nuovo mandato in vista delle elezioni presidenziali che si terranno il 21 marzo 2009. L’opposizione ha da parte sua presentato la candidatura di Iveta Radicova, intorno a cui l’ex-Premier Dzurinda è riuscito a coagulare il consenso sia dei cristiano-democratici che della minoranza magiara, facendone così la candidata unica dell’opposizione parlamentare, a fronte della presenza di diverse personalità esterne all’attuale arco parlamentare.
La Repubblica Slovacca ha centrato i suoi due principali obiettivi di politica estera nel 2004 con il definitivo ingresso nell'Alleanza Atlantica (2 aprile) e nell'Unione Europea (1° maggio). Oggi, il Paese punta da un lato a ricercare un sempre più saldo ancoraggio all'area europea ed occidentale, dall’altro a mantenere saldi legami di collaborazione con i Paesi dell’Europa Centrale ed Orientale, verso i quali intende rivolgere gli sforzi per creare un’area di democrazia, sicurezza, stabilità e prosperità.
Fattore chiave nell’azione esterna del Paese è la cooperazione ed il partenariato strategico con gli Stati Uniti. Analogamente, l’appartenenza alla NATO è vista non solo come un contributo importante alla sicurezza nazionale, ma anche come un fattore positivo per le relazioni con i Paesi vicini, in primis con la Russia. La Slovacchia ospiterà a Bratislava il Vertice dei Ministri della Difesa della NATO nel 2009 (22 e 23 ottobre).
Truppe slovacche sono oggi presenti in Afghanistan (176 unità nell’ambito di ISAF) e, nel corso di una visita a Washington il 9 ottobre scorso, il Presidente Gasparovic ha annunciato la decisione, assunta dal Governo, di portarli a 254.
La Slovacchia ha invece completato nel corso del 2007 il ritiro dall’Iraq, dove era stata impegnata dapprima con cento specialisti sminatori del genio militare, quindi con un contingente minore impegnato a soli fini umanitari. Alcune unità slovacche sono oggi impegnate nell’addestramento delle truppe irachene nell’ambito della NTM (NATO Training Mission).
La seconda delle linee guida di politica estera del Paese lo proietta verso gli altri Stati dell’Europa Centro Orientale. Particolare rilevanza, anche nel processo di avvicinamento alle strutture euro-atlantiche, ha avuto il Gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Ungheria). Dopo l’allargamento dell’UE, si vorrebbe trasformare questo foro di consultazione e collaborazione in uno strumento di cooperazione regionale, sul modello del Benelux. Finora esso ha consentito ai suoi membri di assumere posizioni comuni all’interno dell’Unione (come nel caso di negoziati lunghi e complessi, quali quelli sulle prospettive finanziarie) e di veicolare agli altri partner nuove iniziative (ad esempio una cooperazione in campo energetico). Lo si vorrebbe indirizzare altresì al sostegno di specifici progetti nei settori della cultura e dell’educazione.
Di fondamentale importanza sono le relazioni con la Repubblica Ceca. Il mantenimento di solidi legami economici con la regione Boemo-Morava rimane, dopo la dissoluzione della Cecoslovacchia, indispensabile per il futuro della Repubblica Slovacca. Dopo un raffreddamento dei rapporti all’indomani dell’indipendenza, al giorno d’oggi le relazioni tra i due Paesi sono estremamente intense e proficue (la Repubblica Ceca è il secondo partner commerciale del Paese, dopo la Germania).
Più complessi appaiono i rapporti con la confinante Ungheria, a causa della forte minoranza di etnia ungherese presente in Slovacchia. Da ultimo, sono riemerse le polemiche tra Bratislava e Budapest a seguito dell’adozione da parte del Parlamento slovacco di una delibera che conferma l’intangibilità dei cosiddetti “decreti Benes” (che, nell’immediato dopoguerra, furono alla base delle espropriazioni dei beni delle minoranze tedesche e magiare). La recente formazione del Forum dei Deputati del Bacino dei Carpazi, Assemblea composta da politici di nazionalità ungherese di stanza presso i Paesi confinanti, le nuove dichiarazioni da parte del rappresentante del Partito Nazionale Slovacco Slota nei confronti di autorità e simboli magiari, nonché le reazioni e aspettative magiare, non hanno facilitato nel corso del 2008 il riavvicinamento tra le due parti.
Questa peculiare situazione interna ha certamente influenzato la lettura che Bratislava ha dato della crisi russo-georgiana. Garantendo il proprio pieno sostegno alle iniziative della Presidenza della UE e la necessità di una piena attuazione dei 6 punti del piano negoziato dalla Presidenza francese, il Governo slovacco ha criticato con particolare vigore il concetto stesso di “protezione” che la Russia riterrebbe di dover accordare ai suoi cittadini al di fuori dei propri confini. La Slovacchia prenderà parte alla seconda fase della missione di osservatori UE.
Continuato è l’impegno per i Balcani, dove la maggioranza della popolazione slovacca è favorevole a posizioni che non indeboliscano gli storici alleati della Serbia, Paese in cui è presente una collettività slovacca di circa 60.000 persone e di cui il Governo sostiene le aspirazioni all’adesione all’UE (come ribadito da ultimo a Belgrado dal Premier Fico, lo scorso 13 ottobre). Il Governo ha altresì comunicato di non voler procedere a breve al riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo né a quello dei passaporti rilasciati dalle Autorità di Pristina. Ciononostante, la Slovacchia continuerà a partecipare alle missioni internazionali nella regione (UNMIK, KFOR con 139 militari ed EULEX). La Slovacchia partecipa anche alla missione EUFOR-ALTHEA in Bosnia-Erzegovina (con 39 unità) mentre 1 unità opera nell’ambito del Comando NATO di Sarajevo.
Membro ONU dal 1993, Bratislava è su posizioni distanti dalle nostre in tema di riforma del CdS, appoggiando un aumento sia dei membri permanenti che di quelli non permanenti.
Relazioni con l’Unione europea
La Slovacchia è membro dell’Unione Europea dal 1° maggio 2004.
Nel giugno 2004 gli Slovacchi hanno partecipato per la prima volta all’elezione del nuovo Parlamento Europeo (alla Slovacchia spettano 14 seggi), facendo registrare il più alto tasso di astensione dell’Unione. Si sono infatti recati alle urne soltanto il 16,9% dei 4,2 milioni di aventi diritto.
Il Parlamento slovacco ha ratificato il Trattato di Lisbona il 10 aprile 2008. Tre anni prima, era stato approvato anche l’atto di ratifica del Trattato Costituzionale europeo, una procedura mai conclusa in pendenza di un ricorso davanti alla Corte costituzionale.
Parte del c.d. “European Exchange Rate Mechanism (ERM II)” sin dal 2005, a seguito dei risultati estremamente positivi che hanno visto il progressivo apprezzamento della moneta nazionale rispetto all’euro (da 38,455 a 30,126 corone contro 1 euro al maggio 2008), la Slovacchia è entrata nell’area euro a far data dal 1° gennaio 2009, adottando un piano nazionale per il changeover, sul piano tecnico, dalla corona all’euro, volto fra le altre cose ad arginare eventuali speculazioni ed il rialzo dei prezzi.Nonostante talune riserve espresse dal Parlamento europeo circa la effettiva solidità della moneta slovacca,nella riunione dell’8 luglio 2008, il Consiglio Ecofin ha fissato il tasso di cambio fra l’euro e la corona al momento dell’ingresso nell’eurozona a quota 30,126.
La capacità di assorbimento dei fondi europei ottenuti dalla Slovacchia nell'ambito del programma di transizione 2004-2006, pari a 63 miliardi di Corone, risulterebbe in continuo aumento. L'impiego dei fondi avrebbe raggiunto al 20 giugno scorso il 47%. Sarebbero stati inoltre approvati l'88% dei progetti presentati che beneficeranno del finanziamento congiunto a valere sul bilancio statale e fondi europei. Per il periodo 2007-2013 la Slovacchia disporrà di circa 11,5 mld. di Euro per il finanziamento di progetti nell'ambito di 11 programmi operativi.
Nella Commissione il Presidente Barroso ha assegnato le competenze in materia di educazione e cultura a Jan Figel, esponente del KDH, già negoziatore per la Slovacchia, rappresentante del Parlamento alla Convenzione europea e Presidente della Commissione parlamentare per gli Affari Esteri.
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DATI ECONOMICI |
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI
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2007 |
2008 |
2009 |
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Crescita PIL (%) |
8.7 |
7 |
6.2 |
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Inflazione (indice dei prezzi al consumo %) |
1.7 |
2.5 |
3 |
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Saldo bilancio P.A./PIL (%) |
-3 |
-2.7 |
-2.6 |
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Debito/PIL (%) |
30,8 |
30.7 |
30.6 |
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Tasso di disoccupazione |
11.2 |
9.7 |
9 |
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PIL (in miliardi di dollari USA)** |
107,6 |
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PIL pro capite (in dollari USA)** |
19.800 |
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Fonti: *Commissione europea: Previsioni economiche, primavera 2008 **Central Intelligence Agency, The World Factbook 2008 |
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Dal 1° gennaio 2009, la Slovacchia è entrata a far parte dell’area euro.
Dall’indipendenza nel 1993, la Repubblica Slovacca ha avviato un processo volto a trasformare un sistema economico di Stato in un’economia basata sui criteri del libero mercato e della concorrenza. La posizione geografica di ponte con l’est dell’Europa, il consolidamento del settore privato e dei servizi ad esso connessi, l’elevato grado di scolarizzazione di base della popolazione, nonché il buon livello di specializzazione della manodopera hanno sinora costituito motivo di attrazione per gli investitori esteri. L’ingresso nel 2004 nell’Unione Europea ha favorito lo sviluppo socio-economico grazie agli aiuti finanziari a valere sui fondi di coesione e fondi strutturali, che per il periodo 2007-2013 ammontano a circa 11,3 mld di Euro.
Il settore portante dell’economia slovacca è quello dell’industria, che si è andata progressivamente diversificando, privilegiando l’industria leggera (tessile, calzaturiero, lavorazione del legno, carta e cellulosa, ceramica e meccanica) rispetto alla tradizionale attività dell’industria pesante. L’attività principale è quella dell’industria automobilistica, a forte presenza straniera (PSA Citroen, Hyundai Kya, Ford). Permane al contempo strategico il settore agricolo, che contribuisce al 4,6% del PIL.
La struttura produttiva slovacca presenta una dicotomia fra insediamenti orientati all’esportazione (il più delle volte di proprietà straniera), ad alto contenuto tecnologico e bassa occupazione (dunque elevata produttività), ed una tipologia di aziende di origine nazionale, prevalentemente orientata al mercato interno, a bassa produttività.Il settore terziario è caratterizzato da un sistema bancario dominato dagli investitori esteri (tra cui spiccano la Germania e l’Italia), i quali possiedono il 60% del capitale netto dell’intero settore. Le banche slovacche si stanno tuttavia rivelando poco adeguate a sostenere il pieno rilancio produttivo dell’industria, nonostante l’afflusso di liquidità portato dai capitali stranieri, e questo in quanto l’accesso al credito resta difficile e oneroso per le PMI.
Sul versante delle risorse naturali, la Repubblica Slovacca possiede ingenti giacimenti di betonite, perlite, zeolite, diatomite, alignite e caolino. Dal sottosuolo si estraggono minerali di ferro, oro, lignite, petrolio grezzo e gas naturale. Una grande ricchezza del Paese è altresì costituita da risorse forestali. Il Paese è ricco di sorgenti di acque minerali e termali ad effetto terapeutico, quest’ultime non del tutto sfruttate.
Le fonti di energia geotermale sono collocate nelle zone centro-orientali della Slovacchia. Per quanto concerne l’energia elettrica, la Slovacchia è autosufficiente e pertanto, oltre a ricoprire il fabbisogno interno, fornisce alcuni paesi esteri.
Il petrolio e il gas naturale, non essendo disponibili in quantità sufficienti a sostenere la produzione interna, sono importati dalla Russia. Un gasdotto di proprietà della SPP (Industria Slovacca del Gas, detenuta dallo Stato per il 51% e da società francese, tedesca e russa per la restante quota) attraversa per 400 km il Paese trasportando gas naturale di provenienza russa destinato ad acquirenti europei.
L’economia slovacca ha fatto registrare negli ultimi anni uno sviluppo sostenuto. I dati relativi al 2007 indicano che il PIL ha registrato uno straordinario aumento pari al 10,4%, (+8,5% nel 2006) sorretto da una continua crescita della domanda di beni e servizi, sia estera (+ 18%) che interna (+6%). I dati preliminari relativi al primo semestre del 2008, resi noti dall’Ufficio di Statistica, indicano una crescita rispetto allo stesso periodo di riferimento dell’anno precedente pari all’8,1%[16]. Tuttavia, secondo i principali analisti internazionali, il progressivo inasprimento della crisi finanziaria internazionale negli USA e nell’area UE e la conseguente contrazione della domanda estera ed interna potrebbero determinare una consistente riduzione del tasso di crescita, previsto per il 2008 ed il 2009, rispettivamente, al 6,8% ed al 2%. Le previsioni più pessimistiche sembrano aver trovato riscontro già nel novembre 2008, quando la produzione industriale slovacca ha fatto registrare una forte contrazione, pari al -7,1% rispetto al novembre 2007, la peggiore dal 1999. I settori maggiormente colpiti sono stati quelli dell’industria automobilistica (-16,4%), chimica (-12,8%), metallurgica (-12,4%) e della produzione di macchinari (-14,6%)[17]. Le stime indicano un’ulteriore riduzione della produzione industriale per il dicembre 2008, che dovrebbe attestarsi sul -10,7% rispetto al dicembre 2007. Inoltre, la crisi del settore industriale è stata senz’altro aggravata dalla crisi del gas, occorsa nel gennaio 2009 tra Russia e Ucraina, in particolare in seguito alle misure di razionalizzazione delle forniture di energia adottate dal Governo nei confronti dei grandi gruppi industriali. Al riguardo, il Ministro delle Finanze, Jan Pociatek, ha quantificato i danni provocati dalla crisi del gas in una riduzione del PIL nell’ordine dell’1-1,5% per l’anno in corso.
Al fine di dare una risposta ai problemi evidenziati dall’economia slovacca nell’attuale congiuntura internazionale, aggravati dal fenomeno del rientro in patria di ex-occupati all’estero e dai primi episodi di licenziamento in massa occorsi nella Slovacchia centrale e orientale, il Governo slovacco ha istituito una Commissione governativa ad hoc, incaricata di individuare altri provvedimenti per sostenere l’economia interna[18]. La Commissione ha elaborato nei primi giorni del febbraio 2009 un piano anticrisi dell’entità di 332 mln di euro, che si propone di finanziare la ripresa economica e l’occupazione mediante provvedimenti di riduzione della spesa delle amministrazioni pubbliche. Il piano anticrisi prevede la concessione di sgravi fiscali a favore delle imprese che privilegeranno la riduzione della settimana lavorativa ai licenziamenti, incentivi per nuovi posti di lavoro e per l’impiego della manodopera non specializzata, indennità di viaggio per i lavoratori e sostegno al lavoro stagionale nel comparto agricolo[19]. Il piano prevede anche maggiori investimenti statali nel settore infrastrutturale, attraverso la valorizzazione del partenariato pubblico-privato[20], nuove regole intese ad agevolare l’accesso dei privati ai fondi comunitari, incentivi alla ricerca e contributi per l’adeguamento delle abitazioni agli standard ecologici e di consumo energetico.
Sul fronte dell’occupazione, nel 2007 si è registrata una diminuzione del tasso medio di disoccupazione, che è sceso all’ 8,4% (dal 10,4% dell’anno precedente). Sebbene i dati relativi all’intero 2008 confermino il trend in atto (7,4%), il tasso di disoccupazione dovrebbe aumentare considerevolmente nel corso del 2009, fino a raggiungere il 9%. Come si è avuto modo di segnalare, l’incremento è dovuto all’aggravarsi della crisi internazionale, che ha determinato flussi di rientro dei lavoratori slovacchi dall’estero a causa dei tagli all’occupazione occorsi nell’industria europea.
A settembre 2008, il salario medio nominale ha raggiunto i 704,57 euro, con un aumento su base annua dell’8,8%, variamente ripartito nei settori di punta dell’economia slovacca: +10,2% nel settore dell’industria, + 8,5% nel settore immobiliare, nelle attività commerciali e altri servizi, 6,9% nel settore dei trasporti e + 6,3% in quello delle costruzioni. Permangono tuttavia gravi squilibri interni sia nella distribuzione dell’occupazione sia nella distribuzione del reddito e della ricchezza, soprattutto fra l’area di Bratislava ed il resto del Paese. Ulteriore problema, condiviso da molte aziende operanti nel settore industriale, delle costruzioni, dell’agricoltura e della sanità, è la mancanza di forza lavoro sufficientemente qualificata.
Il tasso d’inflazione dovrebbe attestarsi al 4% nel 2008; per il 2009, anche a seguito del crollo dei prezzi del petrolio e del gas, le previsioni indicano un’inflazione pari al 2,9%.
Obiettivi prioritari della politica economica del governo slovacco sono il raggiungimento di una crescita economica di lunga durata, la diminuzione dell’inflazione e il completamento delle riforme del settore pubblico, il superamento delle disparità regionali ed infine la lotta alla corruzione.
L’obiettivo di un progressivo risanamento delle finanze pubbliche è stato perseguito in primo luogo tramite una riforma del sistema fiscale (dal 1° gennaio 2004 è stata introdotta la cosiddetta flat tax, pari al 19% per ogni fascia e tipo di reddito, con analoga aliquota per l’imposta indiretta sul valore aggiunto). Nel 2005 è stata poi avviata la riforma pensionistica, il cui finanziamento, a valere sui contributi sociali, ha determinato l’utilizzo del 9% dei salari lordi.
Il deficit pubblico ha raggiunto nel 2007 i 2,2 miliardi di dollari, a fronte di entrate pari a 45,8 mld di dollari ed una spesa complessiva di 48,0 mld di dollari, risultando pertanto considerevolmente inferiore rispetto alle soglie preventivate per l’esercizio finanziario 2007. La legge finanziaria per il 2009 presenta un deficit di finanza pubblica di 30,4 mld di corone (1 mld di euro), derivante da una spesa complessiva di 425 mld ed entrate pari a 394,6 mld di corone. Rispetto alla proposta di bilancio, il deficit è stato dunque portato dall’1,7% al 2,08% rispetto al PIL, con un incremento di circa 3,4 mld di corone (123 mln di euro). Le previsioni di medio termine, in conformità con i parametri fissati con l’UE, rimangono al momento impregiudicate: secondo il programma del Governo, il disavanzo pubblico dovrebbe essere ridotto allo 0,8% del Pil nel 2010, mentre la parità di bilancio dovrebbe essere conseguita nel 2011. La decisione della coalizione di Governo di aumentare le risorse a favore delle amministrazioni (in particolare, Lavoro, Famiglia e Politiche Sociali, Trasporti e Telecomunicazioni, Finanze e Ambiente) appare però in controtendenza rispetto agli obiettivi prefissati come alle stime provvisorie relative al primo semestre 2008 (che avevano fatto registrare una riduzione dell’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche dal 2,3% al 2,2% del PIL), e si spiega in relazione all’inasprirsi della crisi finanziaria internazionale ed alla riduzione della crescita prevista per il 2009.
La politica monetaria è stata incentrata negli ultimi anni sul contenimento delle spinte inflattive, nella prospettiva dell’ingresso nella zona euro.
Dopo che dal novembre 2005 la Slovacchia è entrata a far parte del cosiddetto European Exchange Rate Mechanism (ERM II),nell’ambito del quale i Ministri delle Finanze dei Paesi dell’area euro, la BCE e i Ministri ed i Governatori delle Banche Centrali hanno più volte rivalutato la parità ufficiale della Corona slovacca nei confronti dell’euro, il Paese ha fatto ingresso nella zona euro lo scorso 1° gennaio 2009, con un tasso di cambio fissato a quota 30,126/1, come deciso nella riunione del Consiglio Ecofin dell’8 luglio 2008.
Per far fronte a possibili speculazioni, sin dall’inizio dell’ottobre 2008, il Governo Fico ha varato una serie di misure destinate a prevenire eccessivi rialzi dei prezzi nel primo anno di transizione all’euro, mediante l’attribuzione di maggiori poteri di regolamentazione ai Ministeri delle finanze, dei trasporti, dell’economia, dell’agricoltura e dell’istruzione.
4. Relazioni economiche e commerciali con i principali Paesi partner
Nel 2007, il mercato europeo (EU25) ha assorbito l’85% circa dell’export totale del Paese. Le importazioni europee verso la Slovacchia hanno costituito invece il 68% del totale rispetto allo stesso periodo di riferimento. Le stime relative al primo semestre del 2008 confermano tale dato e denotano una sensibile crescita degli scambi commerciali che interessa principalmente l’area europea. Le esportazioni e le importazioni slovacche da e verso l’UE hanno infatti fatto registrare rispettivamente un +13,7% ed un +12,2%. Tuttavia, nel novembre 2008, come conseguenza della crisi economica globale e della diminuita domanda sia esterna che interna, è stata registrata una forte flessione sia delle esportazioni (-15,6%) che delle importazioni (-13,2%) rispetto al novembre 2007.
I principali partner commerciali della Slovacchia sono Germania, Repubblica Ceca e Russia.
Il punto di forza delle importazioni ed esportazioni slovacche – tra il 2007 ed i primi mesi del 2008 - è stato il commercio dei macchinari e dei veicoli, che costituisce il 41,9% del totale degli acquisti slovacchi e il 53,7% delle vendite. Il secondo settore merceologico risulta essere quello dei beni di consumo (con volumi pari al 17,4% dell’import e al 21,5% dell’export). I combustibili si attestano con il 11,1% al terzo posto nella classifica dei prodotti importati e al quarto posto (5,1%) in quella dei prodotti esportati, con una sensibile diminuzione rispetto al 2006, rispettivamente del 15,4% e del 13,7%. Mantengono invece posizioni di tutto rilievo sia nell’import che nell’export i prodotti industriali (rispettivamente, 0,9% e 8,7%) e i prodotti chimici (8,8% e 4,8%), unitamente ai prodotti alimentari (4,4% e 3,0%).
Per ciò che concerne la bilancia dei pagamenti, i dati relativi al 2007 indicano un deficit di parte corrente pari a 88,5 miliardi di corone, di cui 10,2 miliardi derivanti dal saldo passivo della bilancia commerciale, dato in sensibile diminuzione rispetto al 2006. Il trend positivo parrebbe confermato dalle rilevazioni relative ai primi 6 mesi dell’anno 2008. Secondo l’Ufficio Statistico slovacco, nei primi sei mesi del 2008, il saldo della bilancia commerciale ha riportato un deficit pari a circa 4 miliardi di corone (circa 120 mln di euro), con esportazioni del valore complessivo di 776 mld di corone (circa 24 mld di euro, +13,4% rispetto al 2007) e importazioni pari a 780 mld di corone (circa 24,18 mld di euro, +13,6%)[21]. Il deficit della bilancia commerciale potrebbe tuttavia peggiorare nel medio periodo a causa della contrazione della domanda di beni di esportazione slovacchi, conseguente al deterioramento della situazione economica internazionale e dei principali partner commerciali.
Parte degli scompensi della bilancia commerciale sono stati assorbiti grazie all’intenso flusso in entrata di investimenti esteri (IDE). Questi sono stati favoriti dal processo di privatizzazione messo in atto dal precedente Governo, così come da alcune misure fiscali adottate nel 2004, quali la flat tax al 19% sui redditi delle persone fisiche e giuridiche, e da alcune misure tese ad incentivare gli investimenti in specifiche aree geografiche e settori. Gli ultimi dati ufficiali riguardanti il volume degli IDE in Slovacchia sono relativi al 2006, anno in cui il valore complessivo è stato pari a 61,1 mld di corone (pari a circa 1.641 mln di euro), con un sensibile incremento rispetto ai 22,1 mld dell’anno precedente. Complessivamente gli IDE hanno raggiunto, alla fine del 2006, i 483,6 mld di corone, pari a circa 14 miliardi di euro[22]. Il flusso di IDE potrebbe tuttavia risentire nei tempi a venire degli effetti della crisi finanziaria internazionale: secondo le proiezioni dell’EIU, la variazione in crescita degli investimenti fissi lordi scenderà dal 7,95 del 2007 al 6% ed al 5%, rispettivamente, nel 2008 e nel 2009.
Nel corso degli ultimi anni sono state effettuate privatizzazioni nel settore delle telecomunicazioni, dell’industria, nei trasporti aerei, nell’elettricità (ENEL ha acquisito il controllo del 66% di Slovenske Elektrarne), nel settore assicurativo e nel settore bancario, dove una delle ultime privatizzazioni ha riguardato la VUB, acquisita dal Gruppo Banca Intesa (96,49%). Il gruppo italiano Unicredit, dopo aver acquisito una quota del 77,21% nella Polnobanka (oggi UniBanka), a seguito della fusione dell’aprile 2007 con il gruppo HVB, ha dato vita ad una delle più importanti banche per dimensioni in Slovacchia. Un pool di banche italiane (Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Banca Popolare Vicentina) detiene inoltre una partecipazione di poco superiore al 13,8% nella Ludova Banka. Il processo di privatizzazione ha toccato anche il più grande distributore di gas naturale del Paese, l’industria nazionale Slovensky plynarensky priemysel (SPP), che distribuisce il gas proveniente dalla Russia a diversi Paesi dell’Europa occidentale. Il 49% delle azioni della SPP é stato venduto tramite gara internazionale alle due società RUHRGAS (Germania) e GAZ DE FRANCE (Francia).
Nel corso del 2007, l’Agenzia slovacca per lo sviluppo degli investimenti e del commercio (SARIO), all’interno di una strategia volta ad incrementare l’attrazione di investimenti ad alto valore aggiunto (quali l’industria elettronica e la chimica), ha contribuito a favorire progetti di investimento diretto estero per complessivi 1,77 miliardi di euro, indirizzati principalmente nei settori dell’industria automobilistica, elettrotecnica e dei macchinari, pari a circa il doppio del volume di investimenti del 2006. Tali investimenti avrebbero consentito la creazione di 14.700 nuovi posti di lavoro.
5. Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali
Nel periodo successivo all’indipendenza della Repubblica di Slovacchia, la Banca Mondiale (BM) ha attivamente sostenuto il processo di transizione economica del paese. In seguito, l’assistenza della BM si è indirizzata al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione ed al raggiungimento dei parametri richiesti per l’adesione all’Unione Europea (UE). La “Country Partnership Strategy” (CPS)[23] per il periodo 2005-2007, adottata nel giugno del 2004, riflette il mutamento dei rapporti fra BM e Repubblica di Slovacchia, adesso incentrati principalmente sull’assistenza tecnica, per quanto la Slovacchia sia ancora eleggibile all’assistenza finanziaria della BM[24]. Nell’ultimo rapporto dedicato a 10 fra i nuovi Paesi aderenti all’UE, pubblicato nel giugno 2008, la BM valuta in maniera estremamente positiva la performance dell’economia slovacca alla luce della crescita reale del PIL, della sostanziale diminuzione dei tassi d’interesse nominali a lungo termine, con inflazione e debito pubblico sotto controllo e ritiene che eventuali squilibri, successivi all’ingresso nell’area euro, potrebbero riferirsi al credito o ad ulteriori fattori esterni. Al riguardo, la BM suggerisce l’adozione di ulteriori riforme strutturali accompagnate da misure mirate di politica fiscale, di misure finalizzate all’incremento della produttività, della flessibilità e della capacità di innovazione.
Quota del FMI: SDR 357,50 milioni (USD 530,84 milioni)[25] pari allo 0.17% sul totale del Fondo.
Rappresentato nel Consiglio Esecutivo dal Belgio.
Accordo in corso: nessuno.
Debito in essere al 31.08.2006: nullo.
Nel corso delle ultime consultazioni ex art. IV dell'Accordo di adesione fra il FMI e la Repubblica di Slovacchia[26], tenute nel giugno 2007, il FMI ha valutato positivamente l’andamento dell’economia slovacca, prendendo nella debita considerazione i notevoli progressi degli ultimi anni, la progressiva integrazione nell’UE e la prudente gestione di politica monetaria che ha consentito una consistente riduzione dell’inflazione. E’ stata richiamata l’attenzione sull’esigenza di proseguire nella direzione delle riforme strutturali, quali rafforzamento della flessibilità fiscale e del mercato del lavoro, per sostenere la crescita e ridurre ulteriormente la disoccupazione.
Nell’ultimo rapporto sulle Prospettive dell’Economia Mondiale dell’aprile 2008, il Fondo paventa un possibile rallentamento della crescita legato all’aumento dei prezzi ed alle recenti tensioni sui mercati finanziari internazionali, che potrebbero dispiegare effetti negativi sui flussi di investimenti in entrata nel Paese. Viene tuttavia osservato come le economie dei Paesi emergenti, fra i quali la Slovacchia, hanno dimostrato una rilevante capacità di assorbimento rispetto alle crisi verificatesi sui mercati finanziari, anche grazie alla crescita della produttività determinata dall’integrazione nell’economia globale ed al progressivo allargamento dei settori produttivi orientati all’export.
La Slovacchia è membro della BERS dal 1993. La BERS ha finanziato nel Paese 28 progetti di investimento, dei quali 2 nel settore pubblico e 26 nel settore privato, per un ammontare complessivo di 1,1 miliardi di EURO. L’attività della BERS si è ridotta in parallelo con il successo del paese. La Banca, sebbene avesse annunciato un cambiamento della sua strategia, prevede di rimanere impegnata anche in futuro in particolari settori di nicchia.
6. SACE ed altre Export Credit Agencies (ECAs)
Le condizioni di assicurabilità si configurano come segue: il Paese è collocato in 1^ categoria di rischio (su sette) e l’atteggiamento assicurativo è di apertura senza restrizioni.
Il Paese è stato esaminato nella riunione di gennaio 2008 del Gruppo Esperti Rischio Paese dell’OCSE e confermato nella stessa categoria di rischio.
Al 31 dicembre 2007 l’esposizione complessiva di SACE nei confronti della Repubblica Slovacca era nulla.
L’atteggiamento delle principali Agenzie di Credito all’Esportazione (ECAs) europee che aderiscono all’Unione di Berna verso la Slovacchia è di apertura.
In alcuni casi vi è la presenza di limiti all’esposizione (ATRADIUS e la belga OND) o di limiti sull’importo della singola transazione (l’austriaca OeKB e l’inglese ECGD) o ancora di limiti annuali sui nuovi impegni (francese COFACE)
Il Paese non ha mai fatto ricorso al Club di Parigi.
A settembre 2008, il debito estero lordo ha raggiunto i 53 mld di USD registrando un aumento rispetto al precedente mese di agosto 2008 di 0,22 mld. di USD. Il dettaglio indica una diminuzione su base mensile di 0,5 mld di USD del debito a lungo termine ed un incremento di 0,7 mld di quello a breve termine. Il debito pro-capite ha raggiunto i 9.861 USD. Al netto delle attività estere calcolate in 40,1 mld di USD il debito ammonta alla fine di settembre 2008 a 12,9 miliardi di USD.
La Slovacchia non ha debiti verso l’Italia.
RAPPORTI PARLAMENTARI
ITALIA – REPUBBLICA SLOVACCA
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Presidenza del Parlamento |
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Consiglio
nazionale |
Pavol PASKA |
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Rappresentanze diplomatiche |
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Ambasciatore d’Italia in Slovacchia |
Brunella BORZI
CORNACCHIA |
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Ambasciatore di Slovacchia in Italia |
Stanislav VALLO |
Attività legislativa
Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'adesione della Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca alla Convenzione firmata a Bruxelles il 23 luglio 1990, relativa eliminazione delle doppie imposizioni in caso di rettifica degli utili di imprese associate, fatta a Bruxelles l'8 dicembre 2004, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Presentato alla Camera il 22 gennaio 2009. Assegnato alla Commissione Esteri in sede referente il 16 febbraio 2009. Non ancora iniziato l’esame.
Incontri bilaterali
Il 9 giugno 2008 il Presidente della Camera, On.le Gianfranco Fini, ha incontrato l’Ambasciatore slovacco in Italia, S.E. Stanislav Vallo.
Nel corso dell’incontro è stata ribadita la disponibilità, da parte della Camera dei Deputati, a promuovere alcune iniziative celebrative del quarantennale della “Primavera di Praga”[27]. Inoltre, il Presidente è stato invitato ad effettuare una visita a Bratislava.
Incontri delle Commissioni
Il 4 giugno 2008, il Presidente della Commissione Agricoltura, on. Paolo Russo, ha incontrato il Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento slovacco, On.le Jàn Salby’.
Nel corso dell’incontro sono stati trattati diversi temi, quali: la sicurezza alimentare e la bioenergia.
Cooperazione multilaterale
La Slovacchia invia proprie delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, dell’UEO (in quanto partner “assimilato”), della NATO (di cui è membro dal 29 marzo 2004), dell’OSCE, dell’INCE e del Patto di Stabilità per l’Europa Sudorientale.
Il 15 ottobre 2008 il Presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE, on. Riccardo Migliori, ha incontrato l'Ambasciatore della Repubblica slovacca, Stanislav Vallo.
Il 25 e il 26 maggio 2007 la Slovacchia ha ospitato a Bratislava la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Unione europea, alla quale ha partecipato il Vice Presidente della Camera dei Deputati, on. Carlo Leoni.
La Slovacchia prende inoltre parte alla cooperazione euromediterranea e, quindi, all’Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea (APEM). Si segnala, in questo ambito, che l’on. Pavol Freso, ha partecipato ai lavori della Commissione Cultura dell’APEM che si sono tenuti alla Camera il 26 febbraio 2007 e nel novembre 2006.
Unione Interparlamentare
In ambito UIP opera la sezione di amicizia Italia-Slovacchia. Nel corso della XV legislatura è stato chiamato a presiedere la parte italiana del Gruppo, l’on. Mirko Tremaglia (AN).
XV LEGISLATURA
Incontri bilaterali
Il 13 novembre 2007, il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha incontrato l’Ambasciatore della Slovacchia in Italia, Stanislav Vallo.
In tale occasione l’Ambasciatore slovacco ha invitato il Presidente della Camera a intensificare gli scambi e le relazioni interparlamentari, in particolare mediante una visita della Commissione Sanità in Slovacchia e della Commissione Affari esteri della Repubblica slovacca a Roma. L’Ambasciatore Vallo, inoltre, ha suggerito l’ipotesi di organizzare un evento in occasione del 40° anniversario della “Primavera di Praga”. Il Presidente Bertinotti si è detto d’accordo con tali iniziative e nel ricordare che presso la Camera dei deputati esiste un Fondo Jiří Pelikán, ha annunciato l’intenzione di promuovere un’iniziativa per celebrare tale anniversario.
Il 28 settembre 2007 il Vice Presidente della Camera, on. Carlo Leoni, ha incontrato il Vice Presidente del Parlamento della Repubblica slovacca, Miroslav Ciz.
Il 26 giugno 2007, il Vice Presidente della Camera dei deputati, on. Carlo Leoni ha ricevuto la visita dell'Ambasciatore della Slovacchia, Stanislav Vallo.
Durante l’incontro è stato ricordata la recente Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE, svoltasi a Bratislava e è stato sottolineato l’ottimo andamento delle relazioni bilaterali. L’Ambasciatore slovacco ha preannunciato visite, a livello parlamentare, nel prossimo mese di settembre. Si è poi accennato alla questione della momentanea sospensione del Partito dello SMER dal Gruppo Socialista europeo, su tale questione il Vice Presidente Leoni ha affermato che la posizione dei DS è quella di superare la sospensione.
Il 27 febbraio 2007 il Presidente della Camera ha incontrato il Presidente della Repubblica di Slovacchia, Ivan Gasparovic.
Il 3 ottobre 2006 il Presidente della Camera Bertinotti ha incontrato il Primo Ministro della Slovacchia Robert Fico, accompagnato dal Ministro degli esteri Jan Kubis.
Nel corso dell’incontro è stata auspicata, da entrambe le parti, l’intensificazione dei contatti tra i due paesi ed, in particolare, il rafforzamento della cooperazione parlamentare. Il Premier slovacco ha, nella fattispecie, espresso apprezzamento all’Italia per avere cancellato il periodo transitorio circa la libera circolazione dei lavoratori ed ha quindi sollecitato una maggiore presenza di investitori italiani nel suo paese. Fico ha, poi, sottolineato alcune linee strategiche comuni, facendo presente la volontà del suo governo di ritirare le proprie truppe dall’Iraq e il fatto di avere la stessa posizione sul Kosovo; il Premier ha inoltre segnalato che anche la Slovacchia siede nel biennio 2006-2007 nel Consiglio di Sicurezza Onu come membro non permanente. Sul piano interno, ha ricordato che il suo Governo ritiene prioritario promuovere la solidarietà sociale (per la prima volta dal 1989 è stato firmato con i sindacati un accordo sulla crescita della paga media), il che comporta una modifica del sistema pensionistico e del sistema sanitario. Il Presidente Bertinotti dopo aver rinnovato l’interesse a promuovere la collaborazione parlamentare bilaterale, ha sottolineato la necessità di rafforzare il ruolo politico dell’Europa sullo scacchiere internazionale al fine di affermarsi come potenza di pace. Ha quindi condiviso l’importanza della solidarietà anche all’interno dell’Unione europea come valore da promuovere e sostenere.
Il 26 settembre 2006l’Ambasciatore di Slovacchia, Stanislav Vallo, è stato ricevuto dal Presidente della Camera Bertinotti.
Nel corso dell’incontro l’Ambasciatore, dopo aver auspicato l’ulteriore sviluppo delle relazioni parlamentari tra i due paesi, ha fatto riferimento alla situazione politica interna della Slovacchia evidenziando la dura reazione della minoranza ungherese al governo di Fico (l’esecutivo di Fico comprende anche il Partito ultranazionalista di Jan Slota noto per l'ostilità contro la minoranza ungherese e i rom) e la volontà ungherese di internazionalizzare il problema.
Incontri delle Commissioni
Il 18 dicembre 2007 il Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato ha incontrato una delegazione della Commissione per il controllo delle decisioni dell’Ufficio nazionale di sicurezza del Parlamento slovacco.
Il 20 novembre 2007 la Commissione Affari esteri della Camera ha incontrato una delegazione della Commissione per gli affari esteri del Parlamento della Repubblica slovacca, al quale erano presenti, oltre al Presidente Umberto Ranieri, i deputati Narducci, De Zulueta, Mattarella, Farina, Orlando, Zacchera e Forlani.
Nel corso dell’incontro si è discusso, tra l’altro, delle questioni relative alla minoranza magiara e all’andamento del processo costituzionale dell’Unione europea. La delegazione slovacca ha chiesto all’Italia di farsi “madrina” dei piccoli Stati all’interno della realtà europea. E’ stata inoltre sottolineata l’intensità dei rapporti commerciali tra Italia e Slovacchia ed è stato auspicato un aiuto da parte italiana per l’elaborazione in Slovacchia di un sistema di piccole e medie imprese, sul modello italiano.
L’8 novembre 2007 il Presidente della Commissione Affari sociali della Camera, on. Mimmo Lucà, accompagnato da alcuni membri della stessa Commissione, ha incontrato una delegazione della Commissione sanità della Repubblica slovacca.
Nel corso dell’incontro, dopo aver evidenziato l’esistenza, nell’ambito dei paesi dell’Unione europea, di due modelli di sistemi sanitari, il Presidente della Commissione sanità del Parlamento slovacco, Novotny, ha messo in luce le problematiche sull’argomento esistenti nel suo Paese. Al termine dell’incontro la Commissione affari sociali della Camera è stata invitata a recarsi a Bratislava.
Il 2 ottobre 2007,la Presidente della Commissione Difesa, on. Roberta Pinotti, ha incontrato il Sottosegretario del Ministero degli Affari esteri della Repubblica Slovacca, sig.ra Diana Strofova.
Il colloquio ha confermato l’ottimo andamento delle relazioni bilaterali e la profonda collaborazione tra Italia e Slovacchia anche nell’ambito del Consiglio di Sicurezza ONU. La Presidente Pinotti ha sottolineato che il funzionamento delle Nazioni Unite non è adeguato al ruolo e alle sfide odierne e che occorre individuare strategie condivise al fine di rispondere alle sfide odierne poste alla sicurezza. Il Sottosegretario Strofova ha ricordato l’impegno della Slovacchia al processo di riforma di politica interna nei Paesi dei Balcani occidentali al fine di favorire il loro ingresso nella NATO. Ha sottolineato l’importanza di sistemi che garantiscano il rafforzamento dell’Alleanza Atlantica ma ha lamentato all’interno della stessa una certa mancanza di trasparenza e inadeguata informazione. In materia di “non proliferazione di armi di distruzione di massa” il Sottosegretario slovacco ha dichiarato che tale politica viene sostenuta non solo attraverso azioni diplomatiche, ma anche con misure concrete. Sulla lotta al terrorismo, ha ricordato che la Slovacchia è il primo Paese ad avere ratificato 13 accordi in materia di lotta al terrorismo. Infine le Parti si sono soffermate sul processo di allargamento in ambito NATO.
Il 22 novembre 2006, l’on. Magdaléna Vášáriová, Vice Presidente della Commissione Cultura del Parlamento slovacco è stata ricevuta dalla Presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea, on. Franca Bimbi e dal Presidente della Commissione Cultura, on. Pietro Folena.
Nel corso del colloquio con la Presidente Bimbi sono state affrontate, tra l’altro, le questioni dell’approvvigionamento energetico e della stabilità politica di alcuni paesi dell’Asia centrale (Bielorussia e Ucraina). Da parte sua, l’on. Vasariova ha ricordato che il suo paese ha approvato il Trattato costituzionale europeo.
Nell’incontro con il Presidente Folena, l’on. Vasariova ha auspicato il rafforzamento della cooperazione parlamentare e quindi un rapporto più stretto tra le Commissioni cultura dei due Parlamenti anche al fine di patrocinare in comune l’esposizione di opere di arte. E’ stato quindi espressa da entrambi la convinzione della necessità di una maggiore promozione della cultura in ambito europeo anche per valorizzare l’unità e l’identità culturale dell’Europa.
Il 2 ottobre 2006, il Presidente della Commissione Esteri, Umberto Ranieri, ha incontrato l’Ambasciatore slovacco, Stanislav Vallo.
Il Rappresentante slovacco ha trasmesso al Presidente Ranieri l’invito a recarsi in visita a Bratislava nell’aprile prossimo, indirizzatogli dal suo omologo slovacco, on. Boris Zala. Il colloquio si è incentrato sul quadro politico slovacco alla vigilia della visita ufficiale a Roma del Primo Ministro Fico e sugli sviluppi delle relazioni slovacco-ungheresi che hanno conosciuto in questi ultimi mesi alcuni attriti a seguito dell’ingresso nel nuovo Esecutivo di Bratislava di una formazione accesamente nazionalista.
Il 26 settembre 2006 la Presidente della XIV Commissione, on. Franca Bimbi, ha incontrato l’Ambasciatore slovacco, Vallo.
Quest’ultimo ha sollecitato maggiori contatti tra i parlamenti dei due paesi proponendo due binari di cooperazione: rapporti diretti tra le Commissioni e creazione di Gruppi di amicizia, oltre alla ricostituzione del gruppo di amicizia UIP. L’Ambasciatore ha, inoltre, fatto riferimento alla situazione politica interna menzionando, in particolare, i difficili rapporti con l’Ungheria a causa della presenza all’interno del governo di Fico del partito dell’ex premier e uomo forte slovacco Mečiar e del Partito ultranazionalista di Slota. Vi sono stati anche episodi di violenza ed intolleranza tra la minoranza ungherese e gli slovacchi che hanno contribuito ad acuire le tensioni interne. Al fine di stemperare la tensione interna è stata costituita una commissione mista slovacco ungherese per i problemi nazionali. Vallo ha ricordato, altresì, che il PSE avrebbe preso una decisione sull’eventuale proroga della sospensione del partito[28].
Il 21 luglio 2006, il Presidente della Commissione Esteri, Umberto Ranieri, ha ricevuto la visita dell’Ambasciatore slovacco, Vallo.
Nel corso dell’incontro, l’Ambasciatore ha riassunto al Presidente Ranieri il risultato delle ultime elezioni legislative in Slovacchia (17 giugno 2006) ed ha auspicato l’avvio di relazioni parlamentari più strette, soprattutto tra le Commissioni esteri. L’Ambasciatore Vallo ha fatto altresì riferimento alle preoccupazioni manifestate a livello internazionale circa l’alleanza di governo formatasi tra i socialdemocratici ed i nazionalisti di estrema destra: il PSE europeo ha addirittura minacciato di espellere i socialdemocratici slovacchi. Il Presidente Ranieri ha convenuto sulla necessità di intensificare i rapporti parlamentari ed ha suggerito di aspettare, prima di esprimere una valutazione sull’operato del nuovo Governo slovacco.
RAPPORTI BILATERALI
(a cura del MAE)
L’Italia è un partner importante per la Slovacchia, non solo alla luce del soddisfacente andamento delle relazioni economiche, ma anche in virtù del costante sostegno italiano alla sua politica europea ed atlantica. Alla visita effettuata dall’allora Presidente del Consiglio Berlusconi il 19 novembre 2004 ha fatto seguito quella dell’allora Ministro Fini, il 17 febbraio 2005, in occasione della firma dell’acquisizione da parte di ENEL del 66% della società statale dell’energia, Slovenske Elektrarne. Il 3 ottobre 2006 il Premier Fico ha incontrato l’allora Presidente Prodi, il Ministro D’Alema ed il Presidente della Camera dei Deputati Bertinotti. Il 27-28 febbraio 2007 si è svolta la visita di Stato del Presidente della Repubblica Gasparovic. Il 18 luglio 2007 si è infine svolta la visita dell’allora Presidente del Consiglio Prodi a Bratislava.
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19 aprile 2002 |
Bratislava |
Visita del Ministro dell’Interno, On. Claudio Scajola |
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29-30 aprile 2002 |
Bratislava |
Visita del Ministro per le Politiche Comunitarie, Rocco Buttiglione |
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9-10 luglio 2002 |
Bratislava |
Visita di Stato del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, accompagnato dal Vice Ministro per le Attività Produttive Urso |
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7 aprile 2003 |
Bratislava |
Visita del Ministro dei Trasporti Lunari |
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12-13 maggio 2003 |
Bratislava |
Visita del Vice Ministro per le Attività Produttive Adolfo Urso |
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5 maggio 2003 |
Bratislava |
Visita del Vice Presidente del Consiglio Gianfranco Fini |
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17 giugno 2003 |
Bratislava |
Visita del Ministro della Giustizia Roberto Castelli |
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9 luglio 2003 |
Bratislava |
Visita del Ministro della Difesa Antonio Martino |
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14-15 luglio 2003 |
Bratislava |
Visita del Presidente della Camera Pierferdinando Casini |
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9-10 settembre 2003 |
Roma |
Visita del Vice Primo Ministro Pal Csàky |
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Ottobre 2004 |
Bratislava |
Visita del Presidente della XIV Commissione Camera dei Deputati (Politiche UE), Stucchi |
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19 novembre 2004 |
Bratislava |
Visita dell’On. Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi |
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17 febbraio 2005 |
Bratislava |
Visita del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, On. Gianfranco Fini |
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maggio 2005 |
New York |
Incontro del Sottosegretario Drago con il Segretario di Stato Vasaryova |
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7-9 giugno 2005 |
Roma |
Visita del Presidente del Parlamento Hrusowsky, che incontro il Presidente Berlusconi, il Presidente Casini ed il Ministro della Cultura Bottiglione |
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27-28 giugno 2005 |
Bratislava |
Visita del Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, On. Gustavo Selva |
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20 luglio 2006 |
Roma |
Visita del Ministro degli Esteri slovacco Kubis. Colazione di lavoro con l'On. Ministro D'Alema |
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3 ottobre 2006 |
Roma |
Visita del Primo Ministro Robert Fico |
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27-28 febbraio 2007 |
Roma |
Visita di Stato del Presidente della Repubblica Ivan Gasparovic |
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18 luglio 2007 |
Bratislava |
Visita del Presidente del Consiglio Prodi |
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29 ottobre 2007 |
Bratislava |
Visita del Ministro dello Sviluppo Economico Bersani |
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12 novembre 2007 |
Bratislava |
Visita del Ministro della Giustizia Mastella |
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17 dicembre 2007 |
Roma |
Visita del Sottosegretario agli Esteri Algayerova e suo incontro con il Sottosegretario Crucianelli |
2. Relazioni economiche, finanziarie e commerciali
Nel 2007, l'Italia ha fatto registrare, in controtendenza rispetto agli anni precedenti, un netto rialzo del volume dell'interscambio bilaterale che ha raggiunto complessivi 4,4 miliardi di euro, con un aumento delle esportazioni italiane pari al 18,4% e delle importazioni pari al 22,6% ed un saldo commerciale che, come nel 2006, resta stabilmente favorevole alle esportazioni slovacche. Nonostante tale aumento, l’Italia risulta all’ottavo posto tra i principali partner commerciali dopo Germania, Repubblica Ceca, Russia, Ungheria, Cina, Corea e Polonia e risulta scesa dal terzo al quarto posto fra i principali Paesi clienti, a causa della notevole performance della Francia, che nel 2007 ha assorbito una quota quasi doppia di importazioni slovacche rispetto al 2006.
Nei primi undici mesi del 2008 le esportazioni italiane verso la Slovacchia hanno raggiunto i 1.701 mln di euro (+10%), mentre le esportazioni slovacche verso l’Italia hanno toccato i 2.458 mln di euro (-1,5%), per un interscambio complessivo pari a 4159 mln di euro ed un saldo favorevole per gli slovacchi di 757 mln di euro[29]. Desta preoccupazioni, anche se in linea con l’andamento generale dell’interscambio slovacco nell’attuale congiuntura economica, il dato relativo al novembre 2008, che registra un netto calo sia delle esportazioni (-10,1%) che delle importazioni italiane (-4,8%) rispetto al novembre 2007.
Per quanto riguarda il settore turistico, l’Italia è una delle più importanti mete estere del turismo slovacco. L’Italia, infatti, nella graduatoria tra le mete di viaggi per vacanze e per affari si colloca rispettivamente al terzo (preceduta da Croazia e Repubblica Ceca) e al quarto posto (preceduta da Repubblica Ceca, Ungheria e Austria), con quote pari al 9,6% e al 3,8%, registrando comunque un incremento generale dei viaggi del 15,7%.
Dalla costituzione della Repubblica slovacca (1993) sino al 2006[30], gli investimenti diretti esteri dell'Italia ammontano complessivamente a più di 2 mld di dollari. Con questo dato, che secondo la Banca Nazionale slovacca rappresenta il 12,3% del totale degli IDE nel Paese, il nostro Paese si pone al quarto posto, dopo l’Olanda, la Germania e l’Austria, nella graduatoria dei maggiori investitori stranieri. Nel solo 2006, l’Italia è stata tuttavia il principale investitore straniero nel Paese (851,7 mln di euro), seguita dall’Austria (240 mln di euro), la Corea (211,7 mln di euro) e la Germania (130,9 mln di euro).
I dati preliminari forniti dalla Banca Centrale slovacca indicano per il 2007 cessioni di partecipazioni italiane pari a 1.900 mln di corone (circa 56 mln di euro). Si sarebbe così verificata una parziale dismissione degli investimenti (in partecipazioni) realizzati negli anni precedenti, da ricollegarsi – ove confermati – a fattori quali l’apprezzamento della valuta locale, la congiuntura dell’economia italiana, la forte concorrenza asiatica nel settore dei beni di consumo, il trasferimento degli investimenti verso Paesi che presentano un costo del lavoro più competitivo.
Nel 2005 ENEL si è aggiudicata la privatizzazione del 66% dell’Ente per l’Energia Elettrica “Slovenske Elektrarne”, un’operazione del valore di 840 milioni di euro che segna tra l’altro il ritorno di ENEL alla produzione nucleare. Operano in Slovacchia circa 400 imprese a capitale italiano, la maggior parte delle quali di piccole e medie dimensioni e provenienti dall’area del Nord-Est, che hanno deciso di trasferire in loco tutta o buona parte della loro attività produttiva o, altrimenti, avviato nuove attività imprenditoriali principalmente in settori ad alta intensità di manodopera quali tessile, calzaturiero, plastico, del legno e meccanico.
Tra i più importanti investimenti italiani si possono ricordare: ZVL Auto, GFT, Riko Sport, Kablo (Pirelli), Eldor, Embraco Slovacchia, Coopbox Eastern, Kosit (partecipata da 4 societa’ municipalizzate italiane: AGEA di Ferrara; ASM di Brescia; VESTA di Venezia e META di Modena). Particolarmente importante è la presenza italiana nel settore bancario: Unicredit (detiene una partecipazione in Unibanka ed, ora, UniCredit Bank), VUB (partecipata per il 96,49% da Banca Intesa); Banca Popolare di Vicenza, Banca Popolare dell`Emilia Romagna (queste ultime banche detengono una partecipazione del 13,8% nella Ludova Banka).
Nel settore dei servizi vi sono prospettive di sviluppo per i trasporti e la logistica (che si avvantaggiano in primo luogo dei risparmi fiscali ed assicurativi, del basso costo della manodopera e della centralità geografica del Paese in Europa) e per la finanza agevolata. In particolare, l’Aeroporto di Bratislava (Letsiko M.R. Stefanika) indirà a breve una gara per la costruzione di un nuovo terminal, un appalto dal valore complessivo ricompreso fra 82,6 e 115,6 milioni di euro. Notevoli potenzialità di espansione si registrano nel settore delle privatizzazioni del patrimonio demaniale (terreni) e nel settore immobiliare.
Interessanti ulteriori opportunità sono altresì offerte dal Programma Nazionale Slovacco Operativo Industria e Servizi, inserito nell’ambito del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, che prevede la possibilità per le imprese di ottenere contributi in conto capitale, fino al 75% delle spese totali eleggibili, nei settori dello start-up e avviamento d’impresa, innovazione tecnologica, efficienza energetica, internazionalizzazione, consulenza tecnica, servizi di supporto aziendale.
3. Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche
Dopo la divisione della Cecoslovacchia nelle Repubbliche Ceca e Slovacca, i due nuovi Stati hanno deciso di subentrare, per quanto di rispettiva competenza, negli impegni assunti in materia culturale dal precedente Stato unitario.
A seguito del decreto di ristrutturazione della rete degli Istituti di Cultura è stato istituito, a decorrere dal 1° gennaio 1999, l’Istituto Italiano di Cultura di Bratislava. Nell’aprile 2000 è stato aperto l’Istituto di Cultura Slovacca a Roma.
L’insegnamento della lingua italiana è impartito presso le Università “Comenio” di Bratislava e “Matej Bela” di Banska Bystrica, dove operano due lettori di italiano inviati da questo Ministero. Altri lettori di italiano, assunti localmente direttamente dalle istituzioni accademiche slovacche, sono attivi presso le facoltà di Economia, Architettura e Pedagogia dell’Università “Comenio”, presso l’Università delle Arti Visive, Figurative, Musicali di Bratislava e presso la facoltà di Filosofia dell’Università di Nitra e la facoltà di Economia dell’Università Matej Bela di Banska Bystrica.
Sono in corso negoziati per addivenire ad un nuovo Accordo Culturale, Scientifico e Tecnologico unificato (in sostituzione di quello Culturale firmato a Praga nel 1971 e di quello Scientifico-tecnologico firmato a Roma il 31/11/1990 con la Cecoslovacchia e ancora in vigore) e ad un Programma Esecutivo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica.
Nel 2006-07 risultavano 120 cittadini slovacchi iscritti presso Atenei italiani.
Per quanto riguarda le borse di studio sono 80 le mensilità offerte dall’Italia (€ 619,75) per il 2007-08 e 40 quelle offerte dalla Slovacchia per borse da 3 a 10 mesi, in aggiunta a 10 mensilità per borse estive della durata di un mese.
Le tematiche migratorie fra Italia e Slovacchia non presentano aspetti di particolare rilievo. In base ai dati disponibili, i cittadini slovacchi regolarmente residenti in Italia sono oltre 6.900. I flussi migratori più consistenti provenienti da tale Paese riguardano i lavoratori stagionali. Dalla Slovacchia non transitano rilevanti flussi di immigrazione clandestina. Sul piano multilaterale è da segnalare che in seno all’InCE, di cui la Repubblica Slovacca è membro, il Gruppo di Lavoro sulle Migrazioni ha gettato le basi di una più proficua collaborazione tra i Paesi membri in materia migratoria al fine di contrastare i flussi di clandestini e rendere più efficace la lotta al crimine organizzato e al narcotraffico.
4b. Collettività italiana in Slovacchia
La Slovacchia non può essere propriamente definita terra di accoglimento della tradizionale emigrazione italiana. Essa ha nondimeno esercitato nel corso dei secoli, di quando in quando, un potere di attrazione nei confronti di singoli individui che, richiamati dalle opportunità a vario titolo offerte dallo sviluppo culturale ed economico dei territori facenti parte dell’Impero asburgico, sono giunti in alcune zone della Slovacchia senza tuttavia che essi si trasformassero in volano per la costituzione di veri e propri nuclei di “italianità”. Risalgono al ‘700 e ‘800 alcune opere di costruzione e restauro di edifici pubblici e privati effettuate da artisti ed artigiani provenienti principalmente dalla Lombardia.
Gli italiani regolarmente iscritti all’anagrafe consolare dell’Ambasciata sono circa 620. Di costoro, il nucleo più consistente è costituito dai rappresentanti di una recente presenza imprenditoriale e produttiva italiana (tra di essi si annoverano anche numerosi ristoratori e commercianti), facilmente identificabile per la comune affiliazione alla Camera di Commercio italo-slovacca, la maggiore istituzione associativa italiana, che opera in stretta concertazione con gli altri enti pubblici italiani (Ambasciata, Istituto per il Commercio Estero, Istituto di Cultura).

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PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE |
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ESPORTAZIONI |
IMPORTAZIONI |
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1. Macchinari e veicoli (43,1%) |
1. Macchinari e veicoli (58,7) |
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2. Beni di consumo (30,2%) |
2. Beni di consumo (18,1%) |
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3. Prodotti industriali (10,4%) |
3. Prodotti industriali (9,4%) |
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4. Prodotti chimici (8,6%) |
4. Prodotti chimici (7,2%) |
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5. Materie prime (3,1%) |
5. Prodotti alimentari (2,5%) |
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Fonte: Rapporto congiunto MAE/ICE, II semestre 2007. |
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QUOTE DI MERCATO |
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PRINCIPALI FORNITORI |
% |
PRINCIPALI ACQUIRENTI |
% |
|
1. Germania |
19,87 |
1. Germania |
19,87 |
|
2. Repubblica Ceca |
11,46 |
2. Repubblica Ceca |
11,46 |
|
3. Russia |
9,40 |
3. Francia |
11,40 |
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8. Italia |
4,00 |
4. Italia |
6,10 |
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Fonte: Rapporto Congiunto MAE/ICE, II semestre 2007. |
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INVESTIMENTI DIRETTI NEI DUE PAESI |
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In Slovacchia (1) |
milioni di € |
% tot |
In Italia (2) |
milioni di € |
% tot |
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1. Paesi Bassi |
2,750 |
19,1 |
1. Francia |
4.752 |
30,9 |
|
2. Germania |
2,577 |
17,9 |
2. Lussemburgo |
3.536 |
23,0 |
|
3. Austria |
2,094 |
14,8 |
3. Stati Uniti |
1.314 |
8,5 |
|
4. Italia |
1,747 |
12,3 |
4. Regno Unito |
1.150 |
7,5 |
|
5.Ungheria |
864 |
6,0 |
5. Germania |
1.073 |
6,9 |
|
6.Regno Unito |
746 |
5,2 |
6. Belgio |
1.035 |
6,7 |
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7.Rep. Ceca |
582 |
4,7 |
Slovacchia |
N.D. |
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Fonte: (1)Rapporto congiunto MAE/ICE, II semestre 2007. (2) MAE-DGCE su dati ICE relativi ai flussi di investimenti esteri diretti dal gennaio al settembre del 2002. Il dato relativo alla Slovacchia non è presente nella graduatoria dei primi 36 Paesi. |
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SACE * (anno – milioni di Euro) |
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Categoria di rischio |
1 |
apertura senza restrizioni |
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Impegni in essere (a) |
0 |
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Indennizzi erogati da recuperare (b) |
0 |
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Esposizione complessiva (a+b) |
0 |
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ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE DEBITORIA |
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Ultima intesa Club di Parigi |
21.4.1991 |
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Fonte: MAE-DGCE. * Fonte SACE: rapporto Settembre 2006. |
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[1] Articolo 7, comma 1, del decreto-legge 112/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
[2] Articolo 8, comma 1, del decreto-legge 112/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
[3] Si consideri che l’articolo 8-bis del DL 30 dicembre 2008, n. 208, introdotto in sede di conversione in legge, novella il comma 167 dell’art. 2 della legge finanziaria 2008, prevedendo che il Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell’ambiente, d’intesa con la Conferenza permanente Stato-regioni, definisca con uno o più decreti la ripartizione fra le regioni della quota minima di incremento dell’energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili necessaria per raggiungere l’obiettivo del 17 per cento del consumo interno lordo entro il 2020, e dei successivi aggiornamenti proposti dall’Unione europea.
[4] Tale quota è stata poi innalzata dal D.Lgs. n. 387/2003 (art. 4), che ne ha stabilito un incremento annuo dello 0,35% per il triennio 2004-2006, demandando a successivi decreti la fissazione degli ulteriori incrementi per i trienni successivi. Su tale norma è successivamente intervenuta la legge finanziaria 2008 (L. 244/07, comma 146 dell’art. 2), che ha fissato l’incremento annuo della quota minima d'obbligo, con riferimento al periodo 2007-2012, in 0,75 punti percentuali, prevedendo che gli ulteriori incrementi per gli anni successivi al 2012 saranno stabiliti con decreti ministeriali.
[5] Con DM 18 dicembre 2008 sono state stabilite le direttive per l’attuazione della disciplina di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili introdotta dalla legge finanziaria 2008.
[6] Tale disegno di legge, recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, è stato approvato dalla Camera dei Deputati (AC 1441-ter) ed è attualmente all’esame del Senato (AS 1195).
[7] Fonte: “Sicurezza degli approvvigionamenti energetici: stato dei Progetti e degli Accordi internazionali al 2008”, Ministero dello sviluppo economico e Istituto per la promozione industriale.
[8] Il terminale di rigassificazione di GNL nell’offshore della Toscana, attualmente in fase di realizzazione, sarà collocato al largo di Livorno ed entrerà in funzione nel 2011.
[9] Il terminale di rigassificazione di GNL “Adriatic LNG”, attualmente in fase di costruzione, sarà collocato al largo di Rovigo ed entrerà in funzione al termine del 2008. E’ incluso nella lista delle “opere strategiche per la modernizzazione e lo sviluppo del paese” ed è nella lista dei progetti di comune interesse europeo (decisione del Parlamento e del Consiglio del 26 giugno 2003).
[10] Proposta di regolamento che istituisce un'Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia (COM(2007)530);
[11] Proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE) n. 1228/2003 relativo alle condizioni di accesso alla rete per gli scambi transfrontalieri di energia elettrica (COM(2007)531) e proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE) n. 1775/2005 relativo alle condizioni di accesso alle reti di trasporto del gas naturale (COM(2007)532), che propongono, tra l’altro, la costituzione della rete europea degli operatori dei sistemi di trasmissione per il gas (REGST –G) e per l’elettricità (REGST -E), e il miglioramento dell’accesso agli impianti di stoccaggio del gas e agli impianti di GNL.
[12] Proposta di direttiva che modifica la direttiva 2003/54/CE relativa a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica (COM(2007)528), e proposta di direttiva che modifica la direttiva 2003/55/CE relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale (COM(2007)529), dirette, inoltre, a garantire l’effettiva separazione delle attività di trasporto da quelle di generazione e fornitura, a rafforzare l’indipendenza delle autorità nazionali di regolamentazione e a migliorare la solidarietà e la cooperazione nazionali.
[13] Fonte: CIA Worldfactbook 2008.
[14] Gasparovic (leader del piccolo partito di opposizione HZD, nato da una scissione con l‘HZDS), è risultato a sorpresa vincitore sul carismatico Vladimir Mečiar, il cui Governo populista e dai forti toni nazionalistici fu all’origine dell’isolamento del giovane Stato slovacco fino al 1998.
[15] In neretto i partiti che fanno parte della coalizione di governo. I dati provengono dal sito del Parlamento slovacco.
[16] In particolare, nel primo semestre 2008, la produzione industriale è cresciuta del 6,2% su base annua, con picchi nel settore della produzione di apparecchiature elettriche (+20,4%) e delle attrezzature per i trasporti (+15%). Le previsioni delle agenzie internazionali indicano per il resto dell’anno e per il 2009 un tasso di crescita del 5%.
[17] Nonostante i dati positivi sull’andamento dell’interscambio (v. infra), risalgono al novembre 2008 i primi annunci circa possibili tagli alla produzione nei settori più colpiti dalla diminuzione degli ordini e delle commesse estere: nel comparto automobilistico la produzione della Volkswagen Slovakia è diminuita del 10% al 31 dicembre 2008. L’associazione dei produttori slovacchi di macchinari (ZSP) non esclude consistenti riduzioni della capacità produttiva del settore o, addirittura, il possibile fallimento di alcuni operatori.
[18] La Commissione governativa è composta dallo stesso Premier Fico, nonché dai Ministri competenti per i settori più direttamente interessati dall’attuale congiuntura economica (Economia, Finanze, Affari Sociali e Famiglia, Agricoltura ed Istruzione), il Governatore della Banca Nazionale Slovacca, un rappresentante dell’opposizione e rappresentanti sindacali e delle organizzazioni imprenditoriali.
[19] Più nel dettaglio, il piano prevede un incremento del reddito minimo annuale non tassabile (da 3.435€ a 4.017€) e un aumento del premio per i lavoratori con salari più bassi, l’abbreviazione della procedura di rimborso dell’IVA da 60 a 30 giorni a coloro che non hanno pendenze fiscali; per i datori di lavoro si prevedono incentivi a chi rinunci a licenziare e sgravi ad hoc sui contributi sanitari, un contributo dal 15% al 30% dello stipendio netto in caso di assunzione di un disoccupato da almeno 3 mesi, un contributo dall’11% al 20% dello stipendio medio ai disoccupati che trovino un lavoro remunerato in misura non superiore di 1,7 volte la soglia minima di povertà, nonché il pagamento del fondo sociale e sanitario da parte dello Stato per coloro che decidano di avviare una piccola impresa.
[20] In tale ambito, è allo studio un progetto che prevede la costruzione di un nuovo terminal presso l’aeroporto di Bratislava ed il rinnovamento delle infrastrutture ferroviarie e delle telecomunicazioni.
[21] L’incremento dei flussi di esportazione nel primo semestre 2008 ha riguardato la Francia (+31,83%), la Repubblica Ceca (+14,3%) e la Germania (+6,3%), mentre l’aumento delle importazioni ha riguardato la Russia (+50,0%), la Cina (+22,61%), la Corea del Sud (+19,1%) e la Germania (+21,3%).
[22] Secondo i dati preliminari forniti dalla Banca Centrale slovacca relativi al 2007, gli IDE ammonterebbero in termini di partecipazioni a 27,3 mld di corone (pari a circa 820 mln di euro), in larga parte provenienti da Austria, Olanda, Cipro e Repubblica Ceca e diretti nel settore dell’intermediazioni finanziaria (35,8%), delle attività immobiliari e commerciali (26,3%) e della produzione industriale (25,7%)
[23] La CPS è un rapporto dettagliato in merito alle priorità dell’assistenza finanziaria e tecnica della Banca Mondiale verso un paese membro.
[24] Al riguardo, si segnala che la Repubblica di Slovacchia è stato il primo paese ad usufruire dell’assistenza della BM nell’ambito del nuovo Programma di “Social and Institutional Development and Economic Management Technical Assistance” (SIDEM), mirato a promuovere il consolidamento istituzionale e macro-economico nei paesi divenuti membri dell’UE ma ancora eleggibili all’assistenza finanziaria della BM.
[25] 1 SDR =1,48488 USD (25.09.06)
[26] L’Articolo IV dell’Accordo di adesione stabilisce che il FMI debba tenere periodiche discussioni bilaterali con i Paesi membri. Uno Staff di esperti ha il compito di visitare il paese e di redigere un rapporto, che costituisce la base per le discussioni in seno al Consiglio Esecutivo del FMI.
[27] Al riguardo va segnalato che il 22 ottobre 2008 la Fondazione della Camera ha organizzato un incontro di un’intera giornata, intitolato “Eredità ed attualità della primavera cecoslovacca”, al quale hanno partecipato, oltre al Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, al Presidente della Fondazione della Camera, Fausto Bertinotti, il Primo Vicepresidente del Consiglio nazionale della Repubblica slovacca, Miroslav Ciz ed il Primo Vicepresidente della Camera dei deputati della Repubblica ceca, Miroslava Nemcovà.
[28] Si ricorda che nel luglio 2006 il PSE aveva approvato una risoluzione che condannava la coalizione di Fico con il Partito ultranazionalista SNS di Slota; successivamente, il 12 ottobre, il PSE decideva di sospendere in via temporanea lo SMER dal Gruppo Socialista europeo. Tale sospensione è stata poi confermata il 4 ottobre 2007; all’onorevole Piero Fassino è stato attribuito un incarico internazionale, che lo vede quale “uomo di contatto” per riportare i socialisti slovacchi dello SMER all’interno del PSE.
[29] La voce più importante dell'export italiano nei primi mesi del 2008 è rappresentata dalle macchine e mezzi di trasporto con una quota del 41,4% sul totale (con una flessione del 2,1% rispetto all’anno precedente), seguita dai beni di consumo con una quota del 31,1% (-3,7%) e dai prodotti industriali con una quota del 10,3% (-4,8%). Per quanto concerne le esportazioni slovacche in Italia, la voce più significativa, pari a più della metà del totale, è costituita da macchine e mezzi di trasporto (57,9%), seguiti dai beni di consumo (20,4%) e dai prodotti industriali (8,1%), in leggera flessione rispetto al medesimo periodo di riferimento del 2007. L´analisi dei dati disaggregati d’interscambio conferma l’intenso traffico di perfezionamento passivo nell’interscambio con l´Italia, in particolare nei settori dell’abbigliamento e in quello calzaturiero, a seguito dei processi di delocalizzazione delle attività produttive di numerose aziende italiane in Slovacchia.
[30] Anno di riferimento relativo agli ultimi dati ufficiali forniti dalla banca Centrale slovacca (cfr. Rapporto Congiunto MAE-ICE, relativo al 1^ semestre 2008).