Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Stati Uniti
Serie: Schede Paese politico-parlamentare    Numero: 41
Data: 10/11/2011
Descrittori:
USA     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

Casella di testo: SCHEDA PAESE
politico-parlamentare

n. 41 –  10 novembre 2011

Stati Uniti                                    

 


Il quadro istituzionale

Superficie: 9.161.923 km2

Capitale: Washington, D.C.

Abitanti: 307.700.000 (metà 2009)

Lingua: inglese

Gli Stati Uniti sono una repubblica federale di tipo presidenziale composta da cinquanta Stati e fondata sulla Costituzione adottata nel settembre 1787 ed entrata in vigore nel 1789 (emendabile su proposta di due terzi di entrambe le camere o due terzi delle Legislature degli Stati).

Del potere esecutivo è investito il Presidente degli Stati Uniti, eletto con un mandato quadriennale tra i cittadini statunitensi con almeno trentacinque anni di età e residenti nel paese da almeno quattordici anni. Per quanto concerne l’elezione presidenziale, una volta selezionato, prevalentemente attraverso il ricorso ad elezioni primarie, il leader politico che i due maggiori partiti (Partito democratico e Partito repubblicano) proporranno alle rispettive Convention nazionali quale candidato ufficiale alla Casa Bianca, un collegio di 538 “grandi elettori”, votati dai cittadini, eleggeranno il Presidente. Secondo un emendamento costituzionale del 1951, il Presidente può essere rieletto una sola volta.

Il potere legislativo è esercitato dal Congresso, organo bicamerale composto da Senato e Camera dei rappresentanti.

Il Senato si compone di due membri per Stato, eletti dai cittadini per un mandato di sei anni (si rinnovano approssimativamente per un terzo ogni due anni). Il Senato ha completo potere di iniziativa legislativa tranne che per i progetti di legge in materia finanziaria che sono prerogativa della Camera dei rappresentanti, pur potendo la camera alta emendare o rigettare qualsiasi legislazione originata in quest’ultima. Beneficia inoltre del potere di concedere o meno il suo “advise and consent” alla ratifica di tutti i trattati stipulati dal Presidente in materia di politica estera, essendo una necessaria una maggioranza dei due terzi per la loro approvazione (sfugge tuttavia a tale forma di controllo la copiosa categoria degli “accordi esecutivi internazionali”). Analogo consenso dal Senato deve ricevere la nomina degli ambasciatori, dei giudici della Corte Suprema e dei responsabili delle amministrazioni federali (equivalenti ai ministri) effettuata dal Presidente. È infine attribuito alla camera alta il potere di destituire tutti gli alti dignitari dell’Unione, compreso il Presidente, su accusa (impeachment) sollevata dalla camera bassa.

La Camera dei rappresentanti si compone di 435 membri eletti per due anni con un sistema uninominale maggioritario a turno unico su base statale in proporzione alla popolazione dello Stato stesso (il numero dei rappresentanti di ogni stato viene determinato da un censimento decennale).

Per “Freedom House”, gli Stati Uniti sono uno Stato “libero” in possesso dello status di democrazia elettorale, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit lo classifica come  “democrazia piena” (cfr. infra “Indicatori internazionali sul Paese”).

 

La situazione politica

Attuale Presidente è Barack Obama (n. 1961), eletto nel novembre 2008 con il voto di 365 collegi elettorali (52,9% del voto popolare) contro i 173 collegi (45,7%) conquistati dal candidato repubblicano Mc Cain. Vice Presidente in carica è Joe Biden.

Nelle elezioni di metà mandato del novembre 2010, i repubblicani hanno ripreso il controllo della Camera dei rappresentanti (242 seggi ai repubblicani contro i 193 dei democratici) ed hanno eroso la maggioranza dei democratici al Senato (51 seggi ai democratici contro i 46 seggi dei repubblicani). Al centro del dibattito politico vi è, accanto alla crisi economica internazionale, la gestione dell’economia domestica e soprattutto i suoi riflessi sul tasso di disoccupazione, che attualmente si attesta attorno al 9% e che non si prevede possa conoscere significativi miglioramenti nel corso dell’anno prossimo. Proprio la disoccupazione rappresenterà un tema di punta della campagna per le elezioni presidenziali del novembre 2012, in occasione delle quali il presidente Obama, in cerca di un secondo mandato, si confronterà con il freddo responso che hanno sinora ricevuto dal pubblico e dai repubblicani le iniziative del suo governo volte a creare nuovi posti di lavoro. A quest’ultimo fine, la Casa Bianca sta considerando –insieme alle grandi società americane – un piano che si propone di attrarre mille miliardi di investimenti esteri in cinque anni (cifra non facile da raggiungere, e che peraltro non sarebbe sufficiente a riportare gli investimenti ai livelli pre-crisi). Sui rapporti commerciali con la Cina, è in queste settimane stato approvato dal Senato un progetto di legge che consentirebbe al dipartimento al Commercio di bilanciare i prezzi di beni importati espressi in valute considerate sottovalutate con i cosiddetti "countervailing duties" (diritti di compensazione, imposizioni fiscali che si aggiungono ai dazi doganali per riequilibrare il prezzo di prodotti esteri che nel paese di provenienza godono di un regime fiscale più favorevole); tuttavia, appare al momento difficile la sua approvazione; si tratta peraltro di un provvedimento che, peraltro, qualora approvato dal Congresso, sarebbe con tutta probabilità avallato e quindi ratificato da parte presidenziale. In materia di politica estera,i successi ottenuti con l'uccisione di Osama bin Laden e del seguace Anwar Al Awlaki hanno liberato Obama dal complesso del presidente "debole" sulle questioni di sicurezza nazionale. Ancor più recentemente, la conclusione di buon esito delle operazioni in Libia e soprattutto la decisione del ritiro delle truppe in Iraq hanno contribuito a rafforzare la sua popolarità, inficiata dalle contingenze economiche.  In materia di politica estera, infine, tensioni elevate si sono registrate con il governo di Teheran, anche in conseguenza della scoperta di un complotto che agenti iraniani stavano ordendo contro l’ambasciatore saudita negli Usa.

 


 

Indicatori internazionali sul paese1:

Libertà politiche e civili: Stato “libero” (Freedom House); democrazia piena (17 su 167 Economist)

Indice della libertà di stampa: 20  su 178

Libertà di Internet: - Nessun filtraggio

Libertà religiosa: Assenza di eventi significativi (ACS); generale rispetto della libertà religiosa (USA)

Corruzione percepita: 22  su 178

Libertà economica: Stato “prevalentemente libero” (9 su 179)

Variazione PIL:  2009: - 3,4 per cento; 2010: + 3,03  per cento

 

Fonti: IFES, Freedom House, Statesman’s Yearbook 2011, Economist Intelligence Unit ViewsWire; Agenzie di stampa

 

 

1    Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà economica come riportata dalla fondazione Heritage la condizione della libertà di Internet come riportata da OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative presenti nel dossier  dossier Analisi dei rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (documentazione e ricerche 29 luglio 2011) e nella nota Le elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre 2011).

 

 

 

 

 

 

Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale

( 06 6760-4939 – *st_affari_esteri@camera.it

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File: Es0949paese.doc