Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||||
Titolo: | Islanda - Referendum sull'accordo Icesave | ||||
Serie: | Note elezioni nel mondo Numero: 92 | ||||
Data: | 12/04/2011 | ||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
SIWEB
n. 92 – 12
aprile 2011
Islanda - Referendum sull’accordo Icesave
Il 9 aprile 2011 si è tenuto in Islanda il secondo referendum sulla legge per l’accordo Icesave, relativa al rimborso richiesto da 320 mila cittadini britannici e olandesi per il fallimento di tale banca on line islandese.
La decisione del Presidente della Repubblica Grimsson di sottoporre a referendum l’accordo, assunta il 20 febbraio scorso, è stata peraltro contestata dal primo ministro Sigurdardottir.
I votanti sono stati il settanta per cento della popolazione, il sette per cento in più rispetto alla precedente consultazione del 6 marzo 2010, relativa alla prima proposta di legge sull’accordo Icesave.
Il NO è prevalso col 58,9 per cento, mentre il SI ha ottenuto il 39,7 per cento dei voti.
Nel sud del Paese si è avuta la maggior mobilitazione contro il testo, con i NO che hanno raggiunto il 72,9 per cento.
Elettori Registrati: |
227,896 |
(IFES, 2009) |
Votanti: |
230.000 circa |
70 % |
SI |
39,7% |
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NO |
58,9% |
La banca islandese Landsbanki, tramite l’istituzione della banca on line Icesave, aveva attirato molti investitori britannici e olandesi, puntando sull’alto tasso di interesse offerto.
In seguito alla crisi finanziaria del 2008, tale banca, così come le altre principali banche nazionali (che da sole rappresentavano il 923 per cento del PIL del Paese), fallirono, non essendo più in grado di finanziare le proprie operazioni, né tanto meno di rimborsare i creditori.
La Banca Glitnir fu nazionalizzata il 29 settembre 2008, Kaupthing e Landsbanki il 5 e 6 ottobre.
In seguito al fallimento di Icesave, Regno Unito e Paesi Bassi, pur avendo parzialmente indennizzato i loro cittadini danneggiati dal crollo della banca, hanno comunque chiesto all’Islanda di farsi carico del rimborso per un ammontare complessivo, nei confronti di 320.000 cittadini britannici e olandesi, di circa 3,8 miliardi di euro (il 40 per cento del PIL dell’Islanda). Parte di questa somma (l’85 per cento) si sarebbe recuperata attraverso l’attivo futuro atteso delle banche, così che, con gli interessi, la somma totale che l’Islanda avrebbe dovuto onorare sarebbe risultata di circa di 2 miliardi di euro.
Nonostante il rifiuto iniziale, il 14 novembre 2008, su spinta dell’Unione Europea, il governo islandese si dichiarò favorevole ad indennizzare i 320 mila clienti di Icesave con un limite di 20.887 euro a persona.
Il 5 giugno 2009 l’Islanda siglò un primo accordo con i due paesi col quale si impegnò a restituire il prestito di 3,8 miliardi di euro, rimborsabile in 15 anni ad un tasso di interesse del 5,5 per cento, di cui i primi rimborsi si sarebbero avuti a partire da sette anni dopo. Il testo stabiliva anche che la garanzia di Stato non poteva estendersi al di là del 2024, provocando l’opposizione di Regno Unito, Paesi Bassi e Fondo Monetario Internazionale.
Nel dicembre del 2009 venne elaborata una seconda proposta di legge, che sopprimeva il limite del 2024; il presidente islandese Grimsson si rifiutò di promulgarla e convocò un referendum per il 6 marzo 2010.
Il 93 per cento della popolazione rigettò l’accordo.
I negoziati, quindi, sono proseguiti per giungere all’elaborazione di un secondo testo, la nuova legge sull’accordo Icesave, votata il 16 febbraio scorso dal Parlamento con 44 voti a favore su 63.
In questo secondo testo l’attivo della banca Landsbanki è stato rivalutato; di conseguenza, la somma che l’Islanda dovrà restituire ammonta a 293 milioni di euro; inoltre il rimborso avrà luogo a partire dal 2016, per permettere all’Islanda di superare la crisi attuale, e sarà esteso fino al 2046; il tasso di interesse è stato ridotto dal 5,5, al 3,2 per cento. L’attuale testo comprende anche una clausola di garanzia di Stato che condiziona il rimborso alla performance economica di Reykjavik.
Il NO espresso nel referendum del 9 aprile rappresenta un ostacolo per la coalizione governativa islandese guidata da Johanna Sigurdardottir, come dimostra la richiesta di elezioni anticipate avanzata dai leader dell’opposizione.
Sul piano internazionale, la consultazione popolare potrebbe in parte condizionare la questione dell’adesione dell’Islanda all’Unione Europea, candidatasi ufficialmente il 17 giugno 2010.
Per ulteriori informazioni sulla realtà politico-istituzionale islandese si rinvia alla relativa scheda-paese politico-parlamentare (2 marzo 2011)
Indicatori internazionali sul paese[1]:
Libertà politiche e civili: “Stato libero” (Freedom House); “democrazia completa” (Economist)
Indice della libertà di stampa: 1 su 178
Libertà religiosa: assenza di eventi significativi (ACS); situazione di rispetto in concreto (USA)
Corruzione percepita: 11 su 178
Variazione PIL 2009: -6,8 per cento
Fonti: Fondation Robert Schuman, Observatoire des Elections en Europe ; Election Guide Digest - Ifes
Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale |
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File: es0760ele.doc
[1] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).