Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Oman | ||
Serie: | Schede Paese politico-parlamentare Numero: 32 | ||
Data: | 14/06/2011 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
SIWEB
n. 32– 14
giugno 2011
Oman
Il quadro istituzionale
L’Oman è un sultanato. La Carta fondamentale dello stato del 1996 sancisce che l’Islam è la religione ufficiale dello Stato e che la sharia è la fonte della legislazione.
Dal punto di vista della forma di
governo, l’Oman è una monarchia assoluta ereditaria. Il potere legislativo,
come stabilito dall’articolo 58 della legge fondamentale dello stato è
esercitato da un parlamento bicamerale, composto da una Camera Alta (Majlis
al-Dawla, Consiglio di Stato) con 59 membri nominati dal sultano, e una Camera
Bassa (Majlis al-Shura) di 84, in carica per quattro anni rinnovabili. Questi
ultimi sono eletti in 59 distretti elettorali (plurinominali e uninominali); i
distretti con una popolazione superiore alle 30.000 unità presentano un sistema
elettorale plurinominale e nominano due rappresentanti ciascuno.
Tale camera si occupa di questioni legate alla politica interna, ma non gode di poteri legislativi né di veto.
Per Freedom House, l’Oman è uno “Stato non libero”, non in possesso dello status di “democrazia elettorale”, mentre il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit lo definisce un “regime autoritario”.
Le libertà di assemblea e di associazione sono riconosciute entro i limiti dalla costituzione, ma ogni raduno pubblico necessita di un preventivo permesso ufficiale ed il governo ha la possibilità di impedire qualsiasi incontro pubblico.
La libertà d’espressione e il dibattito democratico sono limitati e la critica al sultano è proibita. Per quanto concerne la libertà di stampa, osservatori internazionali evidenziano significative interferenze delle autorità nei media; infatti il governo permette l’emissione di pubblicazioni private, ma molte di queste accettano sussidi governativi e praticano l’auto censura. L’slam è la religione di stato, ma la libertà di praticare riti religiosi è assicurata se sono coerenti con la tradizione e non infrangono l’ordine pubblico. In particolare i non musulmani godono del diritto di culto ma non di proselitismo, anche se sono liberi di mantenere contatti con i propri correligionari fuori dal Paese. I partiti politici non sono permessi e non esiste alcuna organizzazione politica d’opposizione.
La situazione politica
Dal 1970 è sultano dell’Oman Qaboos (n. 1940), figlio del deposto Said bin Taimur. Cinque anni dopo è stata promulgata la Legge fondamentale. Nel 2002 il diritto di voto è stato esteso a tutti i cittadini maggiori di 21 anni.
L’Oman è stato toccato dalle proteste che hanno coinvolto il Nord africa e il Medio Oriente a partire dal 17 gennaio con una 'marcia verde' a Muscat, nella quale i manifestanti chiedevano al sultano di rimuovere dall'incarico alcuni ministri sospettati di corruzione.
Breve cronologia degli avvenimenti in Oman, dall’inizio della crisi in nord africana a oggi:
1° marzo: per fronteggiare le proteste il sultano si dichiara disponibile ad un potenziamento dei poteri legislativi della Shura.
1° aprile: Un giovane ventiduenne è rimasto ucciso e altre sei persone ferite nel corso degli scontri tra manifestanti antigovernativi e forze di sicurezza scoppiati dopo la preghiera di mezzogiorno a Sohar, città industriale 230 chilometri a nord di Muscat.
12 aprile: il governo ha annunciato un piano di assunzioni nell'esercito, nella polizia e nella scuola per rispondere alle proteste dei disoccupati, promettendo 50 mila nuovi posti di lavoro.
13 aprile: Gli agenti anti-sommossa omaniti hanno disperso una manifestazione di circa un migliaio di giovani che da lunedì sera hanno occupato la strada che collega il nord del sultanato alla capitale Muscat per protestare contro la disoccupazione.
18 aprile: Il sultanato dell'Oman metterà a disposizione un miliardo di Riyal (l'equivalente di 2,6 miliardi di dollari) per "soddisfare le esigenze" di quanti protestano nel paese del Golfo arabo chiedendo lavoro e riforme politiche. I produttori di petrolio dei paesi del Golfo arabo, per evitare che le rivolte popolari prendano possesso della loro regione, hanno messo a disposizione un pacchetto di 20 miliardi di dollari di aiuti contro le proteste in Bahrein e Oman.
21 aprile: Il Sultan Qaboos Bin Saeed, ha perdonato 234 cittadini che avevano partecipato alle recenti proteste di Sohar, Ibri, Dhank e Yanqul.
22 aprile: nella città portuale di Salalah, nel sud del Sultanato, tremila persone sono scese in piazza per chiedere riforme in senso democratico. L'imam Amer Hargan ha parlato ai fedeli in auto, in strada davanti all'ufficio del governatore, invece che nella moschea.
6 maggio: In tre città dell'Oman (Muscat, Salalah e Sur) dopo la preghiera islamica del venerdì i sono svolti dei sit-in per chiedere l'applicazione delle riforme promesse dal governo.
14 maggio: La polizia dell'Oman ha arrestato a Salalah dozzine di dimostranti che manifestavano per lavori e salari migliori
17 maggio: Le autorità dell'Oman hanno arrestato alcuni attivisti che manifestavano a Muscat, la capitale del sultanato, per chiedere riforme in campo sociale, politico ed economico.
Fonti: The Statesman’s Yearbook 2011, Unione interparlamentare, Freedom House, Human Rights Watch, Arab Reform Bulletin –Carnegie endowment for international peace, Brookings Institution, Economist Intelligence Unit, Agenzie di stampa
Indicatori internazionali sul paese[1]:
Libertà politiche e civili: “Stato non libero”; diritti politici:6 libertà civili:5 (Freedom House); regime autoritario, 143 su 167 (Economist)
Indice della libertà di stampa: 124 su 178
Libertà di internet 2009: “filtraggio” selettivo per tematiche politiche, pervasivo per le sociali, sostanziale per quanto riguarda gli strumenti di internet; assenza di censura su temi legati ai conflitti e alla sicurezza (OpenNet Initiative)
Libertà religiosa: limitazione della libertà religiosa (ACS);
Libertà economica: 34 su 179 (Heritage Foundation)
Corruzione percepita: 41 su 178
Variazione PIL 2009: 1,1 per cento circa
Servizio Studi – Analisi dei temi di politica estera nell’ambito dell’Osservatorio di Politica internazionale |
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File: ES0695paese.doc
[1] Gli indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca, descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit; la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA (indicato con USA); la condizione della libertà di Internet secondo Open Net Iniziative; la condizione della libertà economica secondo l’Heritage Foundation il tasso di crescita del PIL come riportato dal Fondo Monetario internazionale; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulterioriinformazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alla nota esplicativa presente in Le elezioni programmate nel periodo febbraio-aprile 2011 (documentazione e ricerche n. 85, 9 febbraio 2011).